1.31.2009

 

Italiani go home

Dall'inizio dell'anno ad ora, per lavoro, ci sono:
89 morti
89150 infortuni
2228 invalidi

Mi chiedevo come sarà stato per quei 300 lavoratori italiani in Inghilterra, sapere che per strada da giorni infuria la protesta, razzista, del “lavoro inglese agli inglesi?”
Allora ho letto un po’ di cronache, ma ammetto d’essere rimasta in molti casi delusa, dal tentativo tanto puerile, quanto ridicolo di minimizzare l’accaduto. Però poi l’ho scoperto come si sentivano questi lavoratori ospitati su una nave albergo nei pressi della piattaforma petrolifera in costruzione, e cito a memoria: “qualcuno mostrava il dito medio, qualcuno faceva il gesto dell’ombrello all’indirizzo dei fotoreporter”.

Poi le scusanti erano anche accettabili: la ditta ha portato con sé solo i tecnici specializzati. Forse in Inghilterra non ce ne sono. Certo è strano questo mercato del lavoro, perché i famosi scarpari italiani, portano all’estero solo il loro buon nome, e la loro reputazione, per pagare operai locali 3 euro l’ora, e rivendere le scarpe a 250 euro (ma quelle più a buon mercato) nei negozi italiani, alle signore che non hanno ben capito che qualcuno le sta truffando, mentre chi vince un appalto per un lavoro all’estero pagato preferisce portare le sue professionalità. Che sia perché le professionalità locali costerebbero di più? Non so rispondere, e continuerò a vivere nel dubbio.

Certo, io pensavo che un po’ ci sarebbero rimasti almeno male, memori anche delle volte in cui abbiamo sentito dire che gli stranieri i posti di lavoro li rubano a noi, in patria, nella raccolta dei pomodori, nelle campagne in generale, appesi alle impalcature, o come un ragazzo che conobbi tempo fa, con una laurea in ingegneria elettronica e un’altra in ingegneria meccanica, assunto prima per l’installazione di impianti d’aria condizionata e mai pagato dal datore di lavoro, e dopo assunto per smanettare un computer e pagato 300 euro “perché lui è straniero.”
Ma in Inghilterra dicono che il razzismo, espresso con cartelli che noi ben conosciamo “tornatevene a casa vostra” sia solo un fenomeno legato alla crisi economica, che fa paura …

Noi in Italia, questa scusa non possiamo accamparla, perché per fortuna la crisi non c’è e per superarle ormai tutte le strategie sono state “messe in campo”: social card con ricarica bimestrale per qualche fortunato possessore, soldini per comprare una macchinina nuova, ma pochi, ritoccare le pensioni. Anzi no, questa no. Il ministro delle finanze non aveva parlato col ministro del welfare e c’è stato un piccolo fraintendimento. Ma le banche sono sicure. Sicurissime, lo ha detto sempre il ministro delle finanze, quindi dobbiamo fidarci. Sì, sì.

Rita Pani (APOLIDE)

1.30.2009

 

Senza vergogna.

Non so quanti di voi ieri sera abbiano visto le immagini del CPT di Lampedusa. Io le ho viste e poi non ho guardato più, perché mi sono vergognata molto, e non nego che quelle immagini mi hanno fatto molto male. Male fino alle lacrime.

I leghisti che parlano (emettono aria e non sempre dalla bocca) non riesco più ad ascoltarli, perché mi fa rabbia sapere che spesso sono rappresentanti di un popolo ai cui dichiarano di non appartenere. Ma disgraziatamente non perdo l’abitudine di leggere i giornali, trovando notizie che dovrebbero far rabbrividire chi le legge, e dichiarazioni che dovrebbero far vergognare non chi le legge, ma chi le riferisce ai giornalisti incapaci di controbattere.

La guerra al negro ds’ha da fare, e in guerra tutto è lecito. Non sono riusciti nell’intento con la caccia allo zingaro, sebbene abbiano provocato qualche incendio punitivo, e la deportazione di centinaia di persone di cui dopo non si è saputo più nulla. Il piano tattico era abbastanza semplice: bastò instillare nella popolazione sempre più spaventata dallo spettro della fame imminente, la preoccupazione della sicurezza, e così in ogni angolo di strada apparivano gli zingari ruba bambini, intenti a strappare candidi infanti dalle braccia della madre. Inutile ricordarvi che poi nessuno degli accadimenti denunciati è finito in tribunale, ma gli zingari sono stati deportati ugualmente.

L’unione europea, sentite le promesse elettorali e post elettorali del governo fascista, impose commissioni e ispezioni stabilendo che in Italia non vengono rispettati i diritti civili, e fece fare due passi indietro al programma di schedatura di massa iniziato a Milano, e Roma. Schedatura con tanto di impronte digitali anche dei bambini.
Ora ci riprovano. La guerra al negro va avanti, e il ministro padano dell’Interno italiano, sgancia l’ennesima allarme: “In Italia traffico di organi su minori, bisogna effettuare il database del DNA.” Ovviamente per porre rimedio al problema.

Trovo quantomeno singolare il tempismo con il quale un ministro padano del governo italiano prenda a cuore un problema che in Italia fa discutere da una ventina d’anni o poco meno, cioè da quando scomparve Santina Renda a Palermo, bimba della quale non si seppe più nulla e di cui i resti non furono mai ritrovati.
Tuttavia questo è il modello comportamentale delle personalità che rappresentano l’Italia, c’è poco da fare. E soprattutto, state certi, non passerà molto perché il popolo rimbecillito utilizzi questo pretesto per giustificare un atto ignominioso al quale spero almeno i medici specializzati in trapianti rispondano indignati. Sul cittadino comune, ho smesso da tempo di contare.

Rita Pani (APOLIDE)

1.29.2009

 

Battisti 2 … la situazione precipita.

La gravissima situazione diplomatica tra Italia e Brasile, provoca nuove preoccupazioni in Italia.
Non vorrei essere catastrofista, ma gli sviluppi non lasciano presagire nulla di buono, tant’è che persino a Canale 5 c’è molta preoccupazione, come ci racconta il quotidiano Repubblica, che citerò nei passi più significativi e salienti:
ROMA - Il caso Battisti non ci voleva. La querelle italo-brasiliana sulla mancata estradizione dell'ex terrorista, condannato in Italia a quattro ergastoli, sta mettendo in difficoltà i responsabili della Fattoria, quarta edizione del reality che sta per tornare su Canale 5 e che sarà nuovamente ambientato in Brasile. All'interno della produzione del programma, realizzato da Endemol-Mediaset, si registra un certo imbarazzo per gli sviluppi della vicenda Battisti, che ha già coinvolto la première dame francese Carla Bruni, che ne ha parlato su RaiTre quando è stata ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, e che sta mettendo a rischio la partita di calcio Brasile-Italia, amichevole in programma il 10 febbraio.

Del grave rischio per la partita di calcio, avevo già detto nel mio post precedente, ma una cosa che Repubblica riporta, io proprio non l’avevo, colpevolmente, considerata:

Intanto Paola Perego, che sostituisce Barbara D'Urso nella conduzione del programma grazie ai buoni ascolti ottenuti con La talpa, continua a reclutare concorrenti visto che la data di partenza è fissata per domenica 8 marzo, quando saranno spente le inevitabili polemiche che il Festival di Sanremo si lascerà alle spalle.

Sì. Colpevolmente non avevo considerato il duro periodo di polemiche, derivanti dal festival di Sanremo e le preoccupazioni che questo provocherà nei cassintegrati italiani. Ma sono sicura che se è riuscito ad abolire l’ICI, il presidente del Milan, padrone di qualche brasiliano, e proprietario anche di Canale 5, rimetterà tutte le cose a posto.
Tintinnio di forconi per tutti.
Rita Pani (APOLIDE)

 

Battisti

Il primo pensiero va alle vittime della strage di Bologna. Sono passati molti anni, e i loro parenti, ogni primo di Agosto, si ritrovano a commemorare i loro morti, a volte persino irritati da certi figuri di governo che o si rifiutano di presenziare, o presenziano ogni anno in tono minore.

Poi penso ai terroristi neri che vivono beatamente all’estero, o che sono diventati deputati europei, che hanno fondato partiti messi al bando dalla legge e poi rispuntati come se nulla fosse, proprio come se la Costituzione Italiana non fosse pregna di antifascismo, come se non esistesse la legge n.645 del 20 giugno 1952 (tutt’ora in vigore).

E si potrebbe far viaggiare la memoria a ricordare stragi impunite, connivenze tra terroristi stragisti e i servizi segreti italiani, misteri, loggia P2, e quanto ancora salta in mente alle persone lucide, per restare interdetti davanti al caso Battisti, che come tutte le cose italiane, oggi assume la solita parvenza ridicola.

Perché se non bastava la decisione di richiamare in patria l’ambasciatore italiano in Brasile, non bastava nemmeno il tentativo di ingerenza verso un governo straniero (forse hanno imparato dal Vaticano) oggi una più dura ritorsione si profila all’orizzonte: il fascista la russa, ha chiesto che non si giochi una partita di pallone, amichevole, tra l’Italia e il Brasile. E i giornali non hanno perso certo l’occasione di tastare il polso degli italioti, con un sondaggio pertinente: è il caso di giocare o no la partita? Per fortuna la maggioranza si esprime per il sì. Sennò magari potrebbe scoppiare la rivoluzione.

Rita Pani (APOLIDE)

PS

Prima che le povere menti bacate dei soliti fascistoidi grafomani si sbizzarriscano, non ho mai condiviso nulla della politica di Battisti, e sono profondamente convinta del fatto che compie un reato debba pagarne le conseguenze. Tutti, nessuno escluso. Né rossi, né neri, né Berlusconi.


1.28.2009

 

Tutti a Lourdes

Onorevoli in «trasferta» a Lourdes. Oltre 50 tra deputati e senatori, accompagnati dai familiari (salgono così a 170 i partecipanti al tour), guidati dal cappellano di Montecitorio, monsignore Rino Fisichella, pronti a partire in pellegrinaggio il 6 e 7 febbraio prossimi, in occasione dei 150 anni delle apparizioni della Madonna a Santa Bernardetta. «Considerata l'esperienza positiva dei pellegrinaggi del mese di settembre - spiega l'arcivescovo Fisichella - abbiamo pensato di andare a Lourdes per visitare la Grotta della Madonna in questa particolare occasione». Ci saranno anche il ministro della Giustizia alfano e il sottosegretario giovanardi. Il vicepresidente della Camera Lupi (Pdl), tra i promotori dell'iniziativa, mette l'accento sul fatto che «in Parlamento c'è una comunità cristiana che si ritrova tutte le mattine a messa e che ogni martedì si riunisce dopo i lavori parlamentari per un momento di confronto e di riflessione».
Tutto questo non vi fa sentire un po’ meglio? Non è bello sapere che ogni martedì, dopo aver tanto lavorato per noi, queste personcine devote si riuniscano a riflettere e confrontarsi? A me sembra di vederli, di sentirli, mentre si danno del “fratello o della sorella” e invocano il perdono di Dio per aver inflitto un altro duro colpo alla nostra sopravvivenza.
Me li figuro anche in viaggio per Lourdes, magari in un aereo di stato, che farla in pullman sarebbe troppo da pellegrini, arrivare davanti alla grotta dalla quale sono stati allontanati tutti i credenti e malati, tutte quelle ingombranti carrozzelle che in Italia vengono cacciate persino dai negozi Oviesse, perché rompono le balle alle signore impegnate a salvare l’economia della Patria, facendo shopping.
Poi vedo queste pie anime tornare, purificate nel corpo e nella mente e aspettare un altro martedì di lavoro per conto di Dio, l’unico che loro stessi riconoscono, quello della mafia e della P2, delle corruzioni, dio dei corruttori, protettore (nel senso di magnaccia).
Strano, pensavo che si unisse anche lui al pellegrinaggio, magari con l’intento di bagnarsi bene il capo, convinto che la Madonna gli facesse crescere dei capelli un po’ meno ridicoli di quelli che si è fatto montare.

Rita Pani (APOLIDE)

1.27.2009

 

Mangia come parli

Non sono in grado di ricordare, a memoria, quale decreto abbia trasformato i sindaci in fantasiosi sceriffi e moralizzatori, ma sono in grado di ricordare alcune delle più bizzarre ordinanze comunali, emesse da quando il governo ha sancito la libertà di malata fantasia. È probabile che molti sindaci siano stati deviati, e obnubilati dalla stella da sceriffo virtualmente appuntata loro al petto, per garantire a noi cittadini la tanto agognata sicurezza.

Non sono nemmeno in grado di datare il fenomeno di ubriacatura collettiva, che da un certo punto in poi ha colpito molti comuni, grandi e piccoli, di destra e di sin… insomma, dell’altra parte. Ricordo Firenze, con le quote rosa per la toponomastica: metà strade intitolate agli uomini e metà alle donne (proposta PD). Le varie sentenze anti barboni, che prevedevano il divieto di sostare, con o senza animali, per periodi più lunghi di un’ora e specialmente nelle ore notturne. I comuni che hanno letteralmente divelto le panchine dai parchi, poi ripristinate per l’esclusivo uso dei pluri sessantenni (che se solo avevi 59 anni e ti mettevi a leggere un giornale, rischiavi una multa). Altri comuni che proibivano a gruppi di tre persone, di sedersi su una sola panchina. Poi c’erano le ordinanze chiaramente razziste, che essendo scritte male hanno provocato non pochi guai alle amministrazioni comunali, come per esempio quella che sottoponeva tutti i nuovi residenti a controlli igienico sanitari dei loro appartamenti.

A Roma è proibito rovistare dentro i cassonetti per debellare ancora una volta il problema del vagabondaggio. Perché pareva troppo difficile interrogarsi sull’estremo bisogno che può portare un essere umano a cibarsi di spazzatura, senza provare una fitta al cuore. Ma ci fu anche la città di San Francesco che proibì ai poveri di mendicare davanti alle chiese, probabilmente per non danneggiare gli introiti delle stesse.

Ora è il turno di Lucca con l’autarchia alimentare. Sarà proibita in città la cucina etnica e comunque non italiana, con obbligo per i ristoratori di avere almeno un piatto locale nei propri menù. Non voglio assolutamente indugiare sul significato del termine multirazziale, e nemmeno su quanto questo principio, se fosse applicato, sarebbe fonte di ricchezza per noi e per le generazioni a venire.

Vorrei invece porre e pormi un quesito: “A Lucca chiuderanno anche i Mc Donalds?” O qualcuno vuol farmi credere che quei panini grassi e maleodoranti, raffigurati nei tabelloni pubblicitari con la didascalia “la foto è solo rappresentativa del prodotto che potrebbe differire … “ rappresentino il buon cibo italico, fabbricato a Taiuano?

Rita Pani (APOLIDE)


 

Parallelismi

Che sorpresa questo Obama! Non si è ancora capito bene cosa voglia fare in Afghanistan, ma almeno è certo che inizierà una reale politica ambientale, partendo proprio dai consumi dei carburanti delle auto, tanto cari all’ex texano petroliere. Pare che finalmente dall’America partirà “the new deal” verde, e le dichiarazioni di Obama sono di quelle che David Letterman non potrà usare nella rubrica del suo show, intitolata “Presidential Speeches

Ha davvero detto cose importanti, come: "Vogliamo ribaltare la situazione: non posso promettere una soluzione rapida, ma i giorni in cui Washington trascinava i piedi sono finiti". "La mia Amministrazione - ha detto ancora il presidente riferendosi ai cambiamenti climatici - non negherà i fatti, si farà guidare da questi".

"Voglio essere assolutamente chiaro il nostro obiettivo non è di porre nuovi ostacoli ad una industria già in pesanti difficoltà; è di aiutare i costruttori americani a prepararsi per il futuro". Entro marzo dovrebbe quindi essere approvato un regolamento transitorio, a lungo rinviato da Bush, che a partire dal 2011 fisserà i vincoli che dovranno portare le case automobilistiche a costruire entro il 2020 mezzi in grado di percorrere mediamente 35 miglia a gallone, cioè circa 15 chilometri con un litro.

Come non notare i parallelismi con il nostro governo?

Anche l’Italia è un paese attento al new deal verde, e infatti è di qualche giorno fa la notizia, che verranno costruite nuove carceri eco sostenibili, con addirittura le lampadine a basso consumo energetico, e – sorprendeva il ministro teleguidato della giustizia – addirittura i muri di cinta saranno verniciati con vernici a basso impatto ambientale. Non solo, le carceri potrebbero a breve diventare a gestione privata, così che magari, il gestore stesso possa un giorno ritrovarsi a vivere in ambienti salubri.

Per il resto l’Italia ancora non teme la dipendenza petrolifera, illude il popolo col miraggio dei termovalorizzatori, che producono più diossina che energia, e soprattutto mira ancora alla posa della prima pietra di qualche nuova centrale nucleare, che tanto costruirla non è importante, l’importante in Italia, e spendere danaro per fare finta.

Rita Pani (APOLIDE)


1.25.2009

 

Lo statista (macho man)

«Sì - risponde il presidente del Milan - ma questa è una cosa in itinere. Anche in uno Stato il più militarizzato e poliziesco possibile, cose del genere possono sempre capitare. Non si può pensare di mettere in campo una forza tale, dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle donne in Italia e credo che non ce la faremo mai».

Credo che la cosa più gentile e illuminante che si possa dire in merito all’ennesima esternazione istituzionale del presidente del Milan, è che esso è un idiota. Idiota e troglodita, affetto sicuramente da una cronica regressione giovanilistica, con l’aggravante dell’illusione machista.

E per favore, non assolvetelo, non gridate alla sua “ingenuità” al suo voler essere simpatico, perché questo essere ormai amorfo, al massimo è simpatico quanto una colonscopia.

La dichiarazione dello statista – macho man – la dice lunga sulla reale considerazione che deve avere delle donne, o la dice un po’ più lunga di quanto non avesse fatto fino a ora.

E non ditemi nemmeno che dovremo esserci abituati, visto il ricco repertorio di idiozie istituzionali, con le quali si esibisce in Italia, e –poveri noi- anche all’estero, perché io, da cittadina senziente, civile e da donna, all’oltraggio non voglio e non posso abituarmi.

Capisco bene che se è riuscito a raccontare una barzelletta sui lager nazisti, mentre tutti gli altri capi di stato erano impegnati ad osservare nel tentativo di risolvere, lo sterminio del popolo palestinese, questa ennesima idiozia potrebbe passare quasi inosservata, ma è proprio il perseverare del fare insultante e oltraggioso che va stigmatizzato, e denunciato.

Non è possibile che la perenne campagna elettorale, unito alla colpevole incapacità di questo governo populista e imbecille, prosegua nell’intento di distruzione della nostra società, che ha ormai accantonato la politica per rincorrere il miserabile interesse privato di uno stuolo di razzisti, o un gruppuscolo di malfattori, ladri, evasori fiscali e affaristi, che occupano il loro tempo politico alla cura dei propri orticelli o dei loro latifondi.

È soltanto dal 1996 che il reato di violenza sessuale appare nel nostro codice penale come un reato contro la persona, e non contro la morale, come era sempre stato, e il 1996 aveva da tempo segnato la distanza dall’uomo di Neandertal le caverne e le clave. Ma evidentemente, per questo governo l’unico concetto di modernizzazione da perseguire, risiede nel numero di tornelli che riuscirà ad installare, o ai soldati che riuscirà a promettere di mandare per strada, durante tutte le campagne elettorali a venire.

Rita Pani (APOLIDE)

1.24.2009

 

In-sicurezza

Ieri sera ho visto una serie di commenti che alcuni miei conterranei hanno lasciato sul Myspace di quel tale, che si augura di poter “riportare il sorriso in Sardegna” spronato dal suo padrone e burattinaio di Arcore.

Ammetto che il tenore delle brevi righe lasciate, mi ha provocato una grande tristezza. Osannanti si dichiaravano – nel migliore dei casi – speranzosi di poter di nuovo sognare. Tentando di comprendere sono giunta alla conclusione che non è del tutto sbagliato, dal momento che la maggioranza delle persone sembrano vivere bene in questo stato di narcolessia.

Ma ci sarà anche per loro un momento di veglia? – mi chiedo – e soprattutto continuo a domandarmi perché siamo rimasti così in pochi a pretendere d’essere trattati col rispetto dovuto alle nostre intelligenze.

Prendendo i casi di violenza sulle donne dei giorni scorsi (almeno quelli noti) è facile cogliere anche la velocità con la quale lo sputo si poggia sui nostri visi. Dopo lo stupro alla fermata dell’autobus, un intero quartiere si è dichiarato pronto alla caccia all’uomo, e l’intervento del comune della sicurezza non ha tardato ad arrivare, radendo al suolo un agglomerato di baracche fatiscenti occupate dagli uomini cattivi.

Il giorno dopo altro stupro a Guidonia, cinque uomini incappucciati, che hanno spinto anche il presidente del Milan, a prendere posizione: aumentare la presenza dell’esercito di dieci volte.

Ma siccome, per quanto questo sia il paese in cui non solo i treni non arrivano in orario, ma a volte neppure arrivano, è anche il paese in cui tutti i cittadini italiani hanno diritto alla sicurezza e quindi, dopo l’ennesimo stupro, a distanza di 24 giorni è stato arrestato il giovane che violentò una ragazza alla festa di Capodanno organizzata dal comune.

ROMA - E' già è a casa D.F., il ragazzo fermato ieri e accusato di aver abusato di una giovane la sera di capodanno alla festa "Amore 09" alla Fiera di Roma. Il giudice Marina Finiti ha deciso la convalida del fermo e la concessione degli arresti domiciliari. A quanto si è appreso, secondo il magistrato gli arresti domiciliari rappresentano una misura cautelare sufficiente, in relazione sia all'incensuratezza del giovane e per comportamento tenuto dal 22enne nel corso delle indagini: ha confessato ed è apparso consapevole e sofferente per il gesto compiuto. [ARTICOLO]

E allora, se questo non vi offende e soprattutto, se ancora non vi è bastato: andate a cagare!

Rita Pani (APOLIDE)

1.23.2009

 

Il vaticano su youtube

Quant’è bello parlare. Ci sono persone che possono farlo, affacciati a una finestra, seduti su una sedia tutta d’oro tempestata di brillanti, o dalle radio e dalle televisioni. C’è gente che addirittura è pagata per farlo, e gente che non si pone il problema del pubblico che avrà, perché che piova o tiri vento, ha sempre una piazza di gente adorante, col collo rivolto in su, a guardare un puntino bianco che spunta da dietro un vetro spesso dieci centimetri, appena sopra un drappo amaranto appeso alla finestra. E parla.

Una chiacchiera che va avanti da secoli e secoli, sempre la stessa, la domenica a commentare un libro antico, le cui pagine non cambiano mai il loro significato, e gli altri giorni a caso: basta una giornata mondiale di qualcosa per poter essere autorizzati a dire qualcosa ed essere applauditi.

La giornata della famiglia? Il papa dirà che tutti hanno diritto ala famiglia, persino gli orfani. La giornata del malato? Il papa dirà che tutti hanno diritto alle cure mediche. La giornata della sagra della bruschetta e dell’olio di oliva? Non temete, il Santo Padre non mancherà di dire che tutti, anche i più umili hanno diritto alle bruschette.

Oggi era la giornata mondiale delle telecomunicazioni, e ligio al dovere, il papa ha detto che tutti, anche i più poveri e diseredati devono avere diritto di accedere al dono immenso che è Internet, soprattutto ora, che il canale del Vaticano è sbarcato su youtube, perché visto che non bastava l’Angelus della domenica, la reunion del mercoledì, ci saranno pillole quotidiane offerte al gregge navigatore.

Quant’è bello parlare. È quasi uno sport, a volte un lavoro di quelli che ti fanno sentire fortunati: “Sono pagato bene per fare il lavoro che mi piace fare e senza neppure faticare.”

Io non so ma mi domando: “Oltre che parlare, si fermerà qualche volta ad ascoltare?” Io immagino che a uno come lui non capiti spesso di sostare in attesa di un treno in una stazione, e nemmeno gli capiti di scendere le scale di una fermata di una metropolitana. Eppure basterebbe che una volta ogni tanto, invitasse a pranzo uno di quei preti che degli ultimi e dei diseredati, hanno fatto la loro ragione di vita (perché ci sono, per fortuna). Non so, penso a uno come don Gallo, nel momento in cui il Santo Padre gli dicesse di dotare ogni disperato di un computer portatile, o dato che va tanto di moda di un Blackbarry modello Obama, per accedere a Youtube ad ascoltare le sante parole.

Per fortuna che si è anche raccomandato affinché i navigatori non si distaccassero troppo dalla realtà sociale, nella quale comunque è bene vivere, perché se non lo avesse fatto, io avrei avuto il sospetto che il primo dissociato dalla realtà, fosse proprio lui.

Rita Pani (APOLIDE)

1.22.2009

 

Città più sicure

Devo tornare sui manifesti che foderavano i muri di Roma alla fine dell’anno scorso. Più di mille stranieri espulsi, recitava a caratteri cubitali, e tutto grazie al nuovo sindaco e alla sua giunta di vendicatori. Le elezioni, d’altronde, le aveva vinte cavalcando l’onda di indignazione generale creata dalla spettacolarizzazione, a volte ambigua, di due terribili casi di violenza sulle donne.

Concorde col resto della sua coalizione, impegnata a vincere le elezioni, prometteva forse meno ricchezza e lavoro, ma sicuramente più esercito. Poi le cose sono andate come sappiamo, e l’esercito è arrivato davvero, con soldati declassati al ruolo di vigilantes dell’immondizia, o guardia giurata ai capolinea delle metropolitane. Quando poi è arrivata abbondante la pioggia, è stato davvero il momento dell’apoteosi della propaganda. Assai meglio di quando i treni arrivavano in orario; per fermare le acque del Tevere sono arrivati a Roma persino gli incursori della marina – gli arditi.

Erano bastati un paio di slogan, qualche foto nei luoghi del delitto, una stretta di mano ai cittadini eroi che avevano messo in fuga un violentatore, una camionetta qua, una là per farsi eleggere, e forse il cittadino aveva scordato che la politica non si fa con gli slogan. Ma chissà, a molti sarà bastato vedere l’uomo bianco in marcia contro i campi rom, ad altri non sarà sembrato vero sentirsi legittimare l’atavico senso di razzismo, per illudersi di poter tornare a essere umani senza possedere alcun senso civico.

Poi non si pagava più l’ICI, e questo, ancor più delle camionette militari, faceva sperare in una vita migliore.

Oggi, per dirla volgarmente, le chiacchiere stanno a zero, eppure il sindaco fascista che fa? Si prepara a prodursi in una nuova perfomance di slogan, e atti propagandistici dopo l’ennesimo brutale stupro di una donna, a Roma. Riunioni straordinarie del consiglio comunale, riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza, che probabilmente sortiranno una nuova e pericolosa caccia allo straniero, che rasserenerà l’animo dei cittadini spaventati.

Gli stessi che forse non si sono accorti che, quasi tutti i comuni di Italia, a un certo punto della sera spengono i lampioni delle strade per risparmiare sull’energia, o che non si sono accorti che laddove i lampioni mancavano, continuano a mancare. Non hanno visto che mentre le vie del centro sono controllate da telecamere e pattuglie, nelle periferie delle città è quasi festa quando si vede passare una pattuglia delle forze dell’ordine, che in molte città italiane non hanno nemmeno i fondi per rifornire le auto di carburante.

E per la nostra sicurezza, anche il governo si appresta a varare nuove norme: non si potrà manifestare nei pressi dei luoghi di culto, per non dover assistere a fatti come quelli di Milano o Bologna, quando i mussulmani si sono messi a pregare davanti a un duomo o una chiesa.

Sarò strana io, ma a me un uomo che prega non fa paura. Una strada buia e deserta sì.

Rita Pani (APOLIDE)



 

E se lo dice gasparri ...

Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Nessuna censura e nessun editto. Ma la verità è sotto gli occhi di tutti. In Rai ci sono conduttori faziosi, arroganti. Santoro è un recidivo". Lo dichiara il presidente del Pdl al Senato, maurizio gasparri.

Ora, io lo so, ai più questa dichiarazione potrà sembrare anche una cosa seria, sebbene l’abbia detta gasparri, mentre a me pare solo l’ultimo anello di una serie di cazzate cosmiche, plausibili solo in un paese come il nostro.

Attenzione, perché sarebbe facile fare un parallelismo con emilio fede alla ricerca di pari e/o peggiore faziosità, avendolo visto spesso fingere l’orgasmo dinnanzi a una foto ritoccata del suo padrone, ma quelli che parlano bene vi direbbero che non è la stessa cosa, essendo rete 4 la tv abusiva di proprietà del presidente del consiglio – insomma una televisione libera – mentre la RAI è la TV di stato (sotto smacco del presidente del Milan e del consiglio).

Nessuna censura e nessun editto, proprio il giorno in cui il governo, è riuscito a estromettere il presidente di vigilanza della RAI, Villari, legalmente e istituzionalmente eletto dal governo stesso, solo per evitare che al suo posto sedesse Leoluca Orlando, reo di far parte dell’Italia dei Valori, unico partito o formazione politica, ancora dichiaratamente all’opposizione. Una marionetta alla quale è stato difficile spezzare i fili.

Io non so cosa abbia mai fatto di grave Santoro, forse ha indugiato troppo sulla catastrofe vissuta dal popolo palestinese, ma se proprio dovessi preoccuparmi, lo farei il giorno in cui si dimostrasse un filo berlusconiano.

Pare che anche Fabio Fazio sia colpevole di faziosità, e a me pare che questi illuminati di governo si siano semplicemente confusi col suo cognome, perché è difficile per me ricordare un altro esempio simile di leccaculismo, un uomo per cui tutte le donne sono belle, tutte le canzoni sono musica d’arte, i libri tutti capolavori, i film tutti spettacoli arricchenti compresi quelli di Vanzina o Massimo Boldi.

Nessuna censura e nessun editto, ma io i giornali li leggo e li leggo quasi tutti, e trovo tra le righe il deserto del silenzio. Quel deserto fascista capace di dirti chi nella casa del grande fratello ha fatto vedere per prima le tette, ma non ti dice che ad oggi siamo arrivati a 60 morti 60738 infortuni 1518 invalidi di lavoro.

Rita Pani (APOLIDE)

1.21.2009

 

L'incoronazione di Obama

Dopo aver letto tanta preoccupazione sui giornali, non posso astenermi di dire la mia sulla nuova era americana. Tutto il mondo ieri è stato a guardare, e tutto il mondo oggi si domanda: “L’abito giallo della signora Obama è stata una svista, o dovremo abituarci a vederla vestita malissimo?” C’è da dare atto – scrivono i giornali – che con l’abito bianco delle cerimonie serali, la prima donna americana si è decisamente riscattata.

Questa in sintesi la cronaca di una giornata lunghissima, così zeppa di parole che come al solito, alla fine, sono state difficili da controllare, e così c’era chi disegnava il parallelismo con Kennedy “Una cerimonia così imponente è commovente, mi ricorda tanto il funerale di Kennedy, con i bambini tenuti per mano dalla mamma.” E chi, probabilmente coadiuvato da sostegni chimici è riuscito a descrivere l’attimo “dell’incoronazione” di Obama.

Dodici ore di chiacchiere non solo sul destino del mondo, ma sul destino di una coppia, di un uomo costretto a vivere “con la suocera in casa”. Dodici ore di previsioni importanti per il futuro del pianeta: “Chissà a che ora si spegneranno le luci della casa bianca, e Michelle passerà le serate nella sala ovale, o farà la mamma negli appartamenti privati?”

E ancora oggi, i dilemmi sul guardaroba presidenziale: “Michelle ci insegnerà un nuovo stile?”

Chissà, forse è davvero di questo che abbiamo bisogno per credere in un mondo migliore, facendo finta di non sapere nulla della storia americana, illudendoci persino di non sapere che dopo bush, anche Duffy Duck sarebbe stato salutato con gioia e felicità dal mondo intero.

Rita Pani (APOLIDE)


1.20.2009

 

Che culo! Il PIL a -2

"La crisi non è così drammatica come tutti vogliono pensare e il meno 2 per cento del Pil previsto significa che torneremo indietro di due anni e due anni fa non stavamo così male". E ancora: "Bisogna avere paura di avere troppa paura. Tutti dobbiamo dare un contributo affinché la crisi non sia così drammatica". LINK

Come al solito noi comunisti, non avevamo capito nulla. Faziosi come siamo, impegnati a dar contro al governo, per molti mesi abbiamo continuato a preoccuparci e a diffondere notizie false e tendenziose; terroristi della parola. Io davvero devo fare mea culpa. Pensavo che l’abbassarsi costante del PIL fosse una cosa tanto grave quanto indicativa di un’economia ormai allo stremo, e mi sbagliavo.

Ora che il presidente del Milan mi ha spiegato che il PIL è come una macchina del tempo, che ci riporta indietro, non mi resta che sperare in una discesa assai più veloce, almeno fino al raggiungimento del -6%, perché io, sei anni fa, stavo benissimo. Avevo addirittura un lavoro, e potevo inviare un curriculum a chi ancora cercava persone da assumere.

Ho persino deciso di assecondare le richieste di responsabilità civica, e di abbattere la crisi economica, smettendo di aver paura che domani l’unica persona che ancora riesce a portare qualche euro dentro questa casa, possa ricevere una di quelle lettere che ti invitano a trovare alloggio sotto uno dei ponti del Tevere. Perché mai avere paura di non poter nemmeno sopravvivere? È così che ci facciamo del male, e poi, come Kakà insegna: “i soldi non sono tutto nella vita.”

Ho letto una ricerca sui blog italiani, e sembra che la parola (o parolaccia) più citata dai blogger sia berlusconi. Qualcuno dei miei lettori ha criticato “l’accanimento”, altri hanno chiesto spiegazioni del perché.

Perché di fronte a tali dichiarazioni, in un paese normale, non ci dovrebbe essere bisogno di rimarcare il concetto dell’inutilità politica di un tale buffone, e invece ci ritroviamo a dover ancora ribadire, sottolineare e spiegare a chi pare essere arrivato fresco, fresco dalla luna.

È in mano a un tale buffone che stanno i destini delle nostre sopravvivenze, e ritengo sia un preciso dovere morale continuare a ricordarlo a tutti coloro che col loro voto lo hanno reso possibile, e ricordarlo sempre più a quel popolo di miei ex compagni che anche solo per un attimo si sono lasciati affascinare dalla svolta americaneggiante di Veltroni, e dalla nefasta tentazione dei residui di sinistra di partecipare alla depoliticizzazione di un intero sistema democratico.

Sento il bisogno di perseverare con la mia strategia della tensione, invitando chi legge a domandarsi perché in Italia si parli così poco della reale situazione delle banche. Abbiate paura, e nemmeno poca, soprattutto se ancora avete affidato a loro i sacrifici di una vita, che spesso magari sono pari a quanto il presidente del Milan spende in bigiotteria. Abbiate paura di non aver paura, prendete uno scalpello e spostate una mattonella del pavimento, sarà un posto più sicuro della banca, dove tenere le vostre certezze che valgono ogni giorno di meno.

Rita Pani (APOLIDE)

1.19.2009

 

Sono tornata

Come sempre, quando mi allontano da casa per qualche giorno, evito accuratamente ogni tipo di disinformazione di massa. Poi è inevitabile sentire le voci di qualche radio, o vedere una pagina di Internet aperta. Ho imparato che in tre o quattro giorni, in mia assenza, il mondo non può essere stato salvato, e quindi sono certa che troverò tutto come l’ho lasciato, o al massimo peggio. Certo non è esattamente quello che appare dai giornali on-line, dove già da oggi la sanguinaria guerra di Gaza, sembra solo un lontano ricordo, e non sembrerebbe nemmeno che in Italia ci siano stati 54 morti ammazzati dal lavoro in 19 giorni.

La crisi economica è qualcosa di distante, infatti le banche che crollano non sono italiane, perché noi per ministro abbiamo tremonti, il ragioniere creativo, capace si ammettere che la poverty card, altro non è che una cosa improvvisata. Il numero spropositato di licenziamenti, e la disoccupazione, sembrano essere cose del passato ora che gran parte dell’Italia è rimasta col fiato sospeso, in attesa del summit di questa sera tra il presidente del consiglio e galliani, al lavoro per definire la sorte di kakà. E siccome noi sappiamo quanto impegno ci metta il presidente del consiglio, a risolvere i nostri problemi, tutti possiamo sentirci sollevati sapendo da un’ultim’ora che “kakà è e resterà del Milan”.

Certo non tutto fila per il verso giusto, ma lo sappiamo, le brutte notizie non mancano mai, quindi figuratevi il mio patema d’animo quando ho letto che la boniver aveva fatto outing: “io, deturpata dalla cura antirughe”. Giuro che per me, che avevo sempre pensato che lei deturpata ci fosse addirittura nata, è stata davvero una notizia sconvolgente, di quelle che a ragione devono occupare una parte importante della stampa, forse anche un po’ di più di quell’altra che questa mattina campeggiava su Repubblica, e che informava della partenza della nave per Hammamet, con a bordo i pellegrini di bottino craxi.

Insomma, volevo solo dirvi che sono tornata anche se non è stato facile, perché è vero che per andare a Milano ci vogliono 3 ore e 59 minuti, ma vi garantisco che ce ne ho messo 2 e 30 per un percoso di 80 chilometri con treno Regionale. Succede anche questo, nel paese in cui non succede nulla, che Sali su un treno a Termini e si ferma a Tiburtina. Il controllore avvisa che il treno si è rotto, e il ritardo sarà imprecisato. Lo stesso controllore che poi ti dice: “si avvisano i signori passeggeri che il treno regionale… diretto a … oggi è soppresso”. Peccato che per un’altra ora nessuno ti dica come farai a tornare a casa, e anche quando te lo dicono si scordano di dire il binario dal quale partirai. Ma dopo – siamo in Italia - il treno arriva ma è troppo corto per contenerne due. Così capita anche che, dopo il treno velocissimo e rossissimo, si possa tornare a casa seduti sul piccolo vano portabagagli, proprio davanti alla porta del cesso.

Rita Pani (APOLIDE)

1.16.2009

 

Non avrai altro Dio all'infuori di me

Non avrai altro Dio all'infuori di me

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Sto vedendo le foto trofeo dei vigili urbani di Parma, quelle che mostrano il bianco accanto al negro appena pestato. Dicono che sia nella natura dell’uomo; ho visto uomini (o presunti tali) posare poggiando un piede su un’antilope, o un ghepardo, col pesce in mano, o col cinghiale morto sul cofano della macchina.....

Ho letto la storia scritta da Alex Haley, più di una volta, e scorrendo le pagine del libro sentivo il frusciare delle siepi, mentre la nera preda scappava. Il tintinnare delle catene. Le catene di Kunta Kinte. Vi erano descritti quei viaggi nelle navi dei negrieri, dove le anime delle persone prigioniere se ne andavano scappando via dalla bocca, nel vomito. ....

Ero ragazzina quando leggevo quelle storie, e mi vergognavo profondamente, e mi sentivo quasi immune da tanta malvagità. Le navi erano quelle che più mi davano il senso della sicurezza: quelle descritte erano spinte dalle vele, gli schiavisti erano vestiti in modo buffo. Tutto era così arcaico rispetto al mondo nostro, che pensavo davvero che mai una cosa del genere non sarebbe mai più capitata.....

In effetti non capita più, almeno così. Perché siamo evoluti, perché la scienza ha dettato il passo del progresso, perché abbiamo le navi veloci e da crociera, gli aerei, e i computer. Abbiamo pastiglie per inturgidire il pene dell’uomo, per non farci mangiare, o per far crescere i nostri figli, persino per tenere lucido il pelo del cane. ....

Siamo così evoluti da aver divido il mondo in tre, persino in quattro così da risparmiare persino nell’approvvigionamento di schiavi. Non c’è bisogno di andare a prenderli, loro arrivano volontariamente, e noi possiamo dargli la caccia a casa nostra. Non dobbiamo comprarli al mercato, si vendono loro.....

Sto vedendo quelle foto, ma non c’era bisogno di guardarle, bastava ancora leggere le accuse della lega al Cardinale Tettamanzi, uno dei pochi uomini di chiesa che meritano il mio rispetto, per comprendere che ci sono persone che probabilmente hanno ancora le navi a vela, ma non potrebbero fare a meno della pastiglia per far indurire il pene. Gente così infame e vigliacca da farsi scudo con Dio. ....

Ho letto di borghezio che cita il catechismo: “non avrai altro Dio all’infuori di me”. Bisognerebbe dire a borghezio che non si deve nemmeno nominare Dio invano.....

L’unica cosa di cui forse potrei essere grata a quel tale, è di avermi dimostrato ancora una volta che Dio non esiste, perché se fosse esistito, lo avrebbe già folgorato con un fulmine divino.....

Rita Pani (APOLIDE)....


1.14.2009

 

Cosa teme davvero berlusconi?

Ieri uno, oggi un altro e così siamo a 39 morti, 39234 infortuni,980 invalidi in 14 giorni. Da nord a sud, sembra questo ormai l’unico filo capace di tenere insieme i pezzi di un’ Italia ormai disgregata dal nulla megalomane che la governa.

Immagino bene quanta soddisfazione avranno i leghisti nell’apprendere che lo stato italiano farà pagare il pizzo sui permessi di soggiorno a quella massa enorme di persone, uomini e donne, che anche loro sfruttano come un vecchio contadino il mulo da soma. Una soddisfazione irresponsabile, che chi la prova non sa definire. Noi sì, o almeno ci proviamo, scavando per esempio tra le righe dei proclami politici della stessa maggioranza, che dicono molto di più di quanto non venga scritto sui giornali asserviti o disattenti.

Ce lo ha detto Fini, senza dircelo davvero, che portare a governare l’interesse privato, non giova a chi governa. Perché fare affari ha delle regole, dei fondamenti; gli affari sono basati sulla contrattazione, e chi fa affari non deve mai sentirsi in perdita. La contrattazione ha dei costi, e noi, popolo, siamo la moneta di scambio. Quindi quando qualcuno ha pensato che il lodo alfano, per esempio, a noi non importasse, ha sbagliato, perché non aveva previsto e non sapeva cosa Berlusconi avrebbe poi dovuto cedere in cambio dell’impunità ottenuta.

Noi, che siamo gente seria, da un tipo come berlusconi non compreremmo nemmeno una aspirapolvere usata. Loro, invece si sono fidati, ed ecco fioccare i decreti approvati con la fiducia, quelli che riguardano tutti noi, l’economia, l’istruzione dei nostri figli, “la sicurezza” di poter accanirsi contro i deboli, per una mera dimostrazione alla stregua di un balcone di Piazza Venezia. E perché nessuno si pone la domanda giusta? Di chi ha paura berlusconi? Dell’opposizione sleale? Di quel comunista eversivo di Di Pietro? Siamo seri, per favore, è palese che non esiste una reale opposizione in un Parlamento che per giunta non esiste più nella sua forma e nella sua dignità politico/istituzionale; berlusconi ha paura di tutti coloro che in meno di un anno hanno capito l’egocentrismo malato e disonesto di un uomo che vorrebbe davvero essere solo al comando.

Questo è stato reso possibile dal voto di una maggioranza di italiani addormentati, sognatori, (loro sì) veri utopisti. Gente che ha pensato che un uomo solo con tanti interessi, avrebbe potuto dividere qualcosa persino con loro, servi obbedienti e muti.

E mentre si consumano ricatti, pressioni, contrattazioni, promesse, noi stiamo qua ad attendere di sapere che fine faremo, inghiottiti dalla crisi economica (che non c’è), irretiti da una televisione che il giorno stesso in cui l’ADUSBEF denunciava l’ennesima truffa delle italiche banche che con strani codicilli si sono mangiati i margini di risparmio dei clienti strozzati dai mutui, stimolava ad accenderne dei nuovi, e non per mezzo di una pubblicità, ma per mezzo dei telegiornali.

Ed è solo un esempio di un paese che pensava di risolvere tutte le sue problematiche etiche, morali ed economiche per mezzo di un tornello.

Non posso fare a meno di concludere con un’epica citazione: «No, non andrò all'insediamento di Obama: non sono andato a quello di bush e poi sono un protagonista non una comparsa» silvio berlusconi, Ansa 13 gennaio ore 17.20

Rita Pani (APOLIDE)

1.13.2009

 

Merci silviò

"Non male- scrive Les Echos - per un'operazione il cui prezzo, 300 milioni, resta ragionevole. Ci si può persino chiedere se silvio berlusconi non ha reso un servizio a Air France-KLM nell'aprile 2008, quando ha fatto fallire il progetto di acquisto di Alitalia per 1,5 millardi di euro in nome dell' 'italianità'. Dopo tutto, la compagnia con la quale si è fidanzata Air France - Klm ha già archiviato buona parte della sua ristrutturazione. Non è più il vettore malato che perdeva 1 milione di euro al giorno, ma un gruppo depurato dai suoi debiti dopo la fusione con il suo rivale di un tempo Air One".

Mangiavo un panino in cucina e mi sono soffermata a vedere i primi dieci minuti di un telegiornale, che ovviamente se ne fotteva della guerra a Gaza o delle disgrazie nostre. Quasi un quarto d’ora dedicata alla straordinarietà del primo volo della nuova, nuova Alitalia. Ragazzi! Che risate.

Sembrava davvero lo scoop dell’anno, un intervista alla Madonna di Lourdes in persona sarebbe sembrata una cosa assai meno incredibile. La ripresa scava sui volti dei passeggeri palermitani già seduti ai loro posti, e la voce narrante, con enfasi dice: “… su un aeromobile della Airone …” poi le hostess con le divise della stessa compagnia chiudono le cappelliere, e la voce narrante, sempre più enfatizzata, dice che … “il volo è partito con venti minuti di ritardo, che ha comunque recuperato durante il volo”…

Altro servizio, a Milano si intervistano i passeggeri che poco prima si erano visti accomodati sui grigi sedili della nuova Airone che però è CAI, anzi no, Alitalia, e un’altra voce sempre allegra e pimpante racconta che … “il primo volo della Alitalia privatizzata e non più pubblica, è arrivato con 15 minuti di ritardo, ma a causa di turbolenze” … Nemmeno il tanto di fare pace col cervello? Se sei partito con venti minuti di ritardo, e hai recuperato in volo, poi arrivi in ritardo perché c’erano turbolenze?

Un bel telegiornale alla vaselina, insomma, che si è guardato bene dal raccontare quanto ancora stiano festeggiando a champagne i vertici di Air France, e di come dopo la firma, si siano messi a ballare sopra i tavoli, rotolandosi dalle risate sotto il tavolo. Ma che importa? Come ha detto un imbecille di quelli intervistati dai solerti giornalai: “è importantissimo per il nostro paese volare ancora con ali italiane.” E si fottano i dipendenti sacrificati, e si fottano pure le nostre tasche, l’importante è voler italien. Oui.

Rita Pani (APOLIDE)


1.12.2009

 

34 morti 34486 infortuni 862 invalidi

Come tutte le guerre anche quella in Palestina si appresta a finire, così bruscamente come era iniziata. No, non smetteranno di morire, ma per tutti coloro che si ritengono appagati dalla stampa nazionale, la guerra di Gaza verrà relegata all’oblio insieme al sangue dei troppi morti. Noi proveremo a parlarne ancora, fino a quando avremo voce.

Come ho deciso di fare per la nostra guerra nazionale, quella dimenticata, mai presa sul serio da questo governo dell’apparenza e dei miracoli, che discute ancora di Villari e di intercettazioni, di cerone e sorrisi incoraggianti, mentre la gente muore.

34 morti
34486 infortuni
862 invalidi

Questo è il sanguinoso bilancio della nostra quotidiana guerra col lavoro, quello che è diritto fondante della nostra Repubblica, quello che è fonte di vita e anche di sopravvivenza. Una guerra che non è stata dichiarata e che non si vuole combattere. 34 morti in 12 giorni, in un mese faranno una strage che come ogni strage che si rispetti, in Italia, resterà impunita.

Lo capisco, la guerra dei missili e dei carri armati è più evidente, tocca il cuore con i bambini orfani e mutilati, con le donne in lacrime e la povertà. I figli di chi muore al lavoro, li vediamo un attimo durante i funerali del genitore, ma solo se egli è stato così accorto da morire in compagnia, perché se muore solo, è uno, un numero per chi come me ha voglia e si impegna di contarli, di cercarli tra le righe nascoste di un’agenzia.

Oggi il mio compito è stato facile, perché solo oggi ne sono morti tre, e non si potevano certo nascondere all’opinione pubblica, sotto il velo di un esercito impegnato a spalare neve, o con i tornelli anti fannullone, o con tutti gli italiani che sembrerebbero chiedere a gran voce di abrogare il diritto di intercettare le telefonate di tutti i cittadini, o con positivismo imbarazzante di un uomo ridicolo.

Se solo avessimo ancora un sindacato, domani tutte le imprese, tutti i cantieri, tutte le fabbriche del nostro paese rimarrebbero chiuse, e la piazza di Palazzo Chigi sarebbe invasa da gente semplice come me, armata di forcone, per assicurarsi che dal palazzo nessuno esca prima di aver preso seri provvedimenti per far cessare lo stillicidio di questa guerra infame per la vita. E chissà cosa dichiarerebbe l’imbecille che si è detto inquietato per aver visto dei musulmani pregare nelle piazze, vedendo i forconi degli italiani incazzati.

Rita Pani (APOLIDE)

 

DA DIFFONDERE E DENUCIARE IN TUTTI I PAESI

Da Fulvio Grimaldi
Un sito di criminali http://stoptheism.com/ invita ad uccidere i pochi volontari che prestano assistenza sanitaria a Gaza sotto le bombe israeliane.Si tratta dei volontari dell'ISM (International Solidarity Movement), americani, australiani, spagnoli, italiani, ecc.da cui provengono le rare notizie sulla reale entità dell'aggressione israeliana a Gaza. Tra di essi, Vittorio Arrigoni, cooperatore e attivista dei diritti umani.E' un vero e proprio incitamento all'assassinio supportato da foto segnaletiche. E' inconcepibile che esso sia ancora on-line. Il Governo e il Ministero degli Affari Esteri si attivino subito per chiederne l' immediato oscuramento e chiusura e per assicurare i responsabili alla giustizia.

1.11.2009

 

Educazione civica: inizia il grande fratello 9

E siamo qua ancora una volta a ricrederci, sulla presunta inutilità della televisione italiana. L’aveva detto la gelmini che l’educazione civica era importante, e non si è smentita, semmai è questo popolo ingrato che ancora non ha compreso quanto il governo faccia per noi. Pensate che il cinque gennaio scorso, canale 5 ha messo in onda il docu-film sulla vita del grande statista bettino craxi, morto esule ad Hammamet e oltre i familiari non l’ha guardato nessuno. Ora però il governo che non demorde proverà a farci una nuova lezione di educazione civica, con la nona edizione del grande fratello, dove a tutti i costi si cercherà di insegnare che le differenze possono coesistere. Nella stessa casa, quest’anno saranno rinchiusi, un non vedente, un vigile gay di Milano, un rom, e una dipendente Alitalia licenziata, sindacalista dal bell’aspetto.

È un’operazione encomiabile, anche se io sto molto in ansia per il concorrente non vedente e non perché metterà a rischio la sua incolumità, per una situazione abitativa nuova nella quale avrà più difficoltà ad ambientarsi, ma per il suo senso dell’olfatto più sviluppato del normale, che verrà messo a dura prova quando, dopo il secondo giorno di permanenza, i partecipanti del documentario scientifico inizieranno ad esprimersi col solo linguaggio dei peti.

La produzione non ha ancora svelato se quest’anno, dopo il tugurio, e le altre punizioni fisiche e corporali di cui non ricordo i nomi, i concorrenti in difetto saranno spediti a vivere in un campo nomadi, in onore al partecipante rom. Questo concorrente ha subito suscitato la curiosità degli altri, che attendono di vedere se egli dorma sul pavimento avvolto da una coperta, e in quanto tempo si abituerà a stare all’interno delle mura domestiche o ad utilizzare i servizi igienici.

Dopo averla vista girare di trasmissione in trasmissione, c’è ansia e attesa anche per la dipendente di Alitalia. La produzione pare le abbia imposto di lasciare a casa il cappio, che ormai lei si era abituata a portare con sé a mo’ di borsetta, per evitare che s’impicchi sul serio nel momento in cui dovesse essere eliminata. In compenso potrebbe essere tra le prime a esprimere il meglio di sé con un filo interdentale tra le chiappe, reggiseno e occhiali da sole il cui uso nella casa da quest’anno sarà obbligatorio per dimostrare che il popolo italiano può essere solidale con i non vedenti.

Mistero per la partecipazione del vigile urbano gay, dal momento che il vicesindaco fascista di Milano, de corato ha dichiarato: la notizia è falsa dal momento che a Milano non esistono vigili urbani omosessuali, perché quei pochi che c’erano sono stati deportati.

NON staremo a vedere.

Rita Pani (APOLIDE)

1.10.2009

 

Esilarante trasformismo

‘’La riforma della giustizia è indispensabile. La presenteremo al primo Consiglio dei ministri di gennaio'’, sottolineando che in Italia la giustizia civile e quella penale hanno tempi troppo lunghi, dai 5 agli 8 anni per la durata media dei processi. E sulle intercettazioni annuncia un giro di vite: ‘’Da subito mi sono detto insoddisfatto per il testo sulle intercettazioni prodotto dal governo che non cambierebbe per nulla una situazione inaccettabile” dice il presidente del Milan “bisogna restringere le intercettazioni anche sulle indagini sui reati contro la pubblica amministrazione e sono certo che questo convincimento sia quello di tutta la maggioranza e auspico un emendamento al testo da parte del consiglio dei ministri” Conferenza stampa fine anno.

"Le intercettazioni devono continuare ad essere un mezzo per arrivare a scoprire i reati compiuti". Lo ha detto il premier silvio berlusconi, a Cagliari per l'apertura della campagna elettore del centrodestra in vista delle consultazioni regionali del 15 e 16 febbraio prossimi, riguardo la lettera del presidente della camera, gianfranco fini, pubblicata stamane sul quotidiano Il Corriere della Sera. "Non c'e' nulla di diverso rispetto alla bozza del Governo", ha aggiunto il presidente del Milan, "tant'e' che anche per la corruzione, come reato contro la pubblica amministrazione, nel disegno di legge del Governo c'e' questo riferimento preciso".

(10 gennaio 2009)

Esilarante trasformismo. Lassù qualcuno mi ama, e deve essere per questo che è iniziata un’altra campagna elettorale. Queste ormai solleticano l’angolino del mio animo più cinico e perverso. Vorrei essere capace di bisbigliare, alle orecchie dei miei conterranei addormentati, svegliati, ricorda, pensa. Pensa all’ICI e alle multe ingiustificate che prendi ogni volta che usi l’auto, pensa alla Maddalena e ai porci che si stanno arricchendo per costruire un recinto ad altri maiali, pensa a quando devi pagare l’ombra quando vai al mare, il tuo mare. Pensa alla villa abusiva della Certosa, e pensa che figura di merda ha fatto tua madre, o tua nonna quando ha provato a pagare la spesa al supermercato (del presidente del Milan) con la social card, e le hanno detto che era vuota.

Ricorda, quella bella barzelletta del bimbo che si reca ad omaggiare il presidente del Milan con un mazzo d’asparagi, e quando questi gli chiede il perché di quel regalo tanto originale, il bimbo risponde: “Mio babbo lo dice sempre: custu bolliri sparau.”

Rita Pani (APOLIDE SARDISSIMA)

 

La Sardegna dei vincoli


Distrattamente ho letto un’agenzia che rilanciava uno slogan: “Contro la Sardegna dei vincoli.” Ho avuto una giornata difficile e per un attimo, solo per un attimo, ho pensato che si trattasse dei vincoli militari che da sempre violentano la mia isola. I vincoli per cui un libero cittadino di Sardegna non è libero di andare per mare quando gli americani sparano i loro ordigni radioattivi. I vincoli che impediscono ai pescatori di pescare, agli allevatori di far pascolare le loro bestie. Ma è stato un attimo, solo un attimo perché poi ho letto bene e si tratta ancora di lui, dell’abusivo di Arcore, che ha appena finito di costruire un altro burattino alla stregua di pili, da candidare alla carica di presidente della Regione (io mi rifiuto di usare la parola governatore, che l’America – grazie a Dio – è lontana).

Trattasi si un altro calvo, che però si chiama cappellacci, lo sconosciuto di Cagliari, di cui ad oggi si sa che è erede di suo padre, commercialista, che vanta una antica amicizia col palazzinaro dell’Edilnord, poi presidente del Milan, ed ora ancora presidente del Milan. Un tale che per premio per la maturità, scrivono le cronache, fu mandato in viaggio ad Arcore.

Così in un attimo ho compreso quali fossero i vincoli: quelli ambientali, quelli che finalmente Soru aveva ripristinato per salvare il salvabile, quello che ha impedito fino ad oggi alla figlia del presidente del Milan di mangiarsi quel poco che resta della Sardegna del nord.

Quei vincoli così scomodi per il palazzinaro più ricco che c’è, che lo hanno indotto ad una campagna acquisti anche in Sardegna, fino a quando qualcuno ha finalmente ceduto facendo cadere il governo.

Dei furti e delle ruberie alla Maddalena, qualcosa già si sa, ma purtroppo tutta la verità e il ladrocinio lo sapremo soltanto dopo che tutto sarà finito, quando l’arcipelago avrà subito l’estremo oltraggio, e soprattutto quando una legge sul segreto di stato, o un codicillo metteranno tutti al sicuro.

Lo slogan “Contro la Sardegna dei vincoli” dovrebbe essere una spinta in più per non far passare lo straniero.

SARDIGNIA NO EST ITALIA! A FORAS.

Rita Pani (SARDA)


1.09.2009

 

21 morti sul lavoro dal 1 Gennaio

Nuovo morto ammazzato dal lavoro in Italia. Aveva quarant’anni ed è stato schiacciato da un macchinario, in provincia di Trapani. In Italia prosegue la guerra quotidiana e silente, il lavoro bombarda e miete vittime e nessuno che difenda i poveri cittadini inermi, colpevoli solo di voler far campare le loro famiglie.

21 morti in 9 giorni, e di questo passo l’Italia riuscirà a battere anche il personale record dell’anno passato che si è chiuso con l’invidiabile primato nella classifica dei paesi europei con più morti di lavoro.

Il governo dei miracoli, intanto, il 18 dicembre scorso, col consueto decreto “mille proroghe” (quello che annualmente rimanda le cose da fare o nasconde piccole perle di ladrocinio di stato) ha prorogato quattro dei cinque punti che sarebbero dovuti entrare in vigore dal primo Gennaio di quest’anno. Tutti tranne il DVR (Documento di Valutazione del Rischio) che tutte le aziende dovranno rivedere.

Inoltre non sblocca le assunzioni dei tecnici delle Asl, che hanno il personale ridotto all'osso (1849 tecnici, a fronte di 5 milioni di aziende da controllare), ma almeno promette che nel 2009 saranno creati i nuclei specialisti dei vigili del fuoco, per l'assistenza all'impresa e per una "maggiore sicurezza per i lavoratori", promettendo un assunzione di 1400 vigili del fuoco entro Marzo 2009.

Cosa importa se già esiste il personale specializzato che potrebbe assumersi all’interno delle ASL, ente preposto al controllo della sicurezza sui cantieri e nei luoghi del lavoro? La divisa è la divisa, più appariscente di un anonimo omino con una cartella e un vecchio giubbotto invernale. Meglio veder sfrecciare per le vie le macchine rosse con un lampeggiante blu, che una Panda scalcagnata bianca, decorata dalla ruggine. Anche l’occhio vuole la sua parte, e il cittadino italiano – si sa – non è immune alla propaganda, convinto ancora che la divisa abbia un suo fascino.

E’ un piccolo grande espediente ormai abusato da questo governo di illusionisti, al punto che non pare nemmeno ridicolo il fatto che una città come Milano, abbia avuto bisogno delle divise dell’esercito italiano armate di pale per spalare la neve, ovviamente solo nel centro della città, e con tanto di troupe televisiva al seguito, così che potesse essere mostrata anche a Palermo, o Cagliari, dove se piove si affoga, ma la neve è comunque sempre talmente straordinaria da essere uno spettacolo. Un modo per far dimenticare al resto dell’Italia, quanto inadeguata e incapace sia stata il sindaco moratti, impegnata più a far stare in piedi l’impalcatura che ha in testa, che non a preoccuparsi dei cittadini.

L’ Italia è il paese del “facciamo finta che” … Con i soldati che fanno finta di pulire Napoli, fanno finta di spalare la neve, ed ora i pompieri che faranno finta di tutelare i lavoratori. L’Italia è ormai un paese dogmatico: ai miracoli o ci si crede oppure no.

Rita Pani (APOLIDE)

1.08.2009

 

Guerra del gas. Crisi a Gaza.


Questi sono due titoli del sito pornografico TGcom, salvate questa mattina. Può spiegare meglio di mille parole, in quale Stato stiamo vivendo. Non fate l’errore di credere che non sia importante perché tanto è il TGcom, perché è in pratica il TG4 on line, molto generoso con informazioni sui grandi fratelli, e amici, capace di servizi come “vota il miglior lato b”.

È un esempio molto calzante del sistema Italia, lo stesso che si appresta ad approvare la legge sull’istituzione dell’ordine del tricolore, che vorrebbe equiparare i bastardi che aderirono alla Repubblica di Salò, ai reduci della seconda guerra mondiale e ai combattenti che diedero vita alla nascita della Repubblica italiana, patrimonio democratico che così diligentemente siamo riusciti a dissipare in poco meno di sessant’anni.

Ricordo che, durante la prima ondata di barbarie berlusconiana, una notte capitai col telecomando su un canale della RAI dove veniva trasmesso il “Premio almirante” e una giornalista a casaccio, riuscì a ricordare il fascista come “uno dei padri fondatori della Repubblica”. Ne scrissi, era il 2004.

Non c’è quindi da snobbare il TGcom, o il TG4, perché sono i nemici più subdoli, che vanno a colpire decisamente una fascia di popolazione assai debole e sprovveduta, incapace di discernere e disabituata al pensiero. È la propaganda, quel virus che mangia il cervello di chi preferisce non fare sforzi nella vita, preferendo l’illusione della menzogna allo schiaffo della verità.

La guerra è per il gas, mentre la crisi è a Gaza. E se poi c’è una guerra questa è autodifesa. Se le tasse aumentano, le tasse sono state tolte. La spazzatura di Napoli è stata spostata, il sud è in rivolta per le discariche, ma il centro di Napoli è pulito. Le donne violentate a Roma, non si raccontano, perché tanto c’è l’esercito e i brutti e i cattivi sono stati espulsi.

Ma c’è di peggio. C’è la guerra del gas, e la crisi di Gaza con le bombe e con i morti, perché è bene non domandarsi quali siano i nomi dei 22 operai morti ammazzati dal lavoro, nei primi otto giorni di questo nuovo e fantastico anno.

Rita Pani (APOLIDE)

1.07.2009

 

Epifania, tutte le feste si porta via

Le bombe continueranno a cadere dai cieli di Gaza, ma presto avremo la sensazione che anche quella guerra è finita. Sarà quando un’altra tragedia occuperà le prime pagine dei giornali, e gli indicatori dell’auditel faranno emergere il dato negativo del nostro interesse. La conta dei morti diverrà una breve di quattro righe, fino a quando anche questa non avrà più tanto senso.

Succede così con tutto, la cronaca è come un meteo, con le pressioni alte o basse che vanno e che vengono, e ritorna il sereno. Potrebbe durare anche più di un temporale o un’abbondante nevicata, una guerra, basta che serva a coprire qualcos’altro che non ci vogliono dire.

L’epifania finalmente si è portata via le feste, e la vita, anche la nostra, ha ricominciato a girare con le sue minacce e con le sue promesse disgraziatamente mantenute. Per esempio a Roma per la fine dell’anno campeggiavano i manifesti del comune che recitavano pressappoco così: “I numeri di alemanno, 6216 espulsioni nel 2008. Roma riparte.” Forse è per questo che della ragazza stuprata durante la festa del capodanno organizzata a Roma dal comune, si troverà traccia nella rubrica “ Forse non tutti sanno che …” di un numero della Settimana Enigmistica di un prossimo futuro.

Una guerra a volte può far comodo, ci fa sentire fortunati, e non perché noi possiamo vivere il nostro tempo scandito da noi stessi, e non solo per tre ore al giorno durante le quali sei sicuro che se vai fuori a ritirare i panni stesi nessuno ti bombarda, ma perché i nostri soldati stanno ai capolinea delle metropolitane o nelle discariche dell’immondizia. Quelli impegnati in guerre di pacificazione o imposizione della democrazia non li vediamo più. Certo poi magari anche i generali si incazzano e iniziano a parlare della perduta dignità, iniziano a comprendere che un soldato non è armato per sparare ai gabbiani e ai topi, ma che importa? Mica sono in guerra!

Finirà la guerra e ci resterà la barzelletta più ridicola dell’ultimo decennio, la CAI che ora si chiama Alitalia, e che con grande sorpresa di tutti si assocerà a Air France. Ci resteranno i disoccupati non richiamati al lavoro, e qualcuno, ma solo i più fortunati, si ricorderanno di quella volta che un tizio con le orecchie troppo grandi per un viso umano disse che lui aveva una cordata. Tutta italiana. Gli altri no, non ci faranno caso; sono coloro che non si sono accorti delle nuove addizionali IRPEF che forse alemanno avrebbe dovuto mostrare nel manifesto “i numeri di alemanno …” quel 7,5% di tasse in più che i cittadini romani hanno dovuto sborsare alla fine dell’anno. Tutti i cittadini, anche coloro che non hanno una casa (e ovviamente solo coloro che le tasse le pagano davvero).

Se la guerra non finirà così in breve tempo, come il passaggio di una perturbazione, probabilmente non ci accorgeremo nemmeno che entro domani, la riforma dell’Università, voluta dalla gelmini sta diventando legge, malgrado l’onda, malgrado la protesta, malgrado qualcuno abbia provato a conservare almeno un briciolo dei propri diritti.

Rita Pani (APOLIDE)

 

Israele deve essere come un cane rabbioso

Sarà pure che io vivo in un mondo condizionato da come penso, ma più guardo alla guerra in Palestina e più penso che l’unico modo di imporne la fine, dovrebbe passare per un embargo duro, pressante e lungo nei confronti di Israele, perché oltre a frattini, ormai alla favola della difesa contro i “terroristi” non ci crede più nessuno.

Non sarebbe nemmeno sbagliato ripristinare i veri tribunali capaci di giudicare sui crimini di guerra, dove nemmeno per un attimo nessuno ha pensato di far sedere bush, per esempio, per le stragi infinite delle quali si è macchiato e che lascia in eredità a questo mondo che ha così pesantemente contribuito a distruggere. Dico “veri tribunali” perché a memoria ricordiamo l’ultimo processo farsa, affidato ai burattini iracheni, che dovevano in qualche modo giustificare agli occhi di un mondo distratto, l’omicidio di Saddam Hussein.

È quantomeno paradossale il fatto che dal 1951 ad oggi siano state 72 le risoluzioni (condanne) dell’ONU verso Israele, tutte disattese, e ancor più vergognoso è il fatto che non si discuta mai abbastanza della linea politica dello stesso paese rispetto alla questione palestinese, che pressappoco si rifà a quella descritta in un’intervista dal professor Martin Van Crevel l'Università ebraica di Gerusalemme. Nel corso di un'intervista affermò che Israele ha la capacità di colpire con armi nucleari la maggior parte delle capitali europee:
"Possediamo diverse centinaia di testate atomiche e di missili che possiamo lanciare su bersagli in tutte le direzioni, persino verso Roma. Molte capitali europee sono il bersaglio della nostra aviazione militare." Ha inoltre detto che l'unica strategia significativa nei confronti del popolo palestinese è la "deportazione collettiva", e che l'attuale governo sta soltanto aspettando il momento giusto per farlo. Alla domanda se non si preoccupasse che Israele diventi uno "stato canaglia" qualora effettuasse tale deportazione di massa contro i palestinesi, Crevel ha citato l'ex ministro della Difesa israeliano Moshe Dayan che disse: "Israele deve essere come un cane rabbioso, troppo pericoloso da importunare", e che comunque ad Israele non importerebbe gran che diventare uno "stato canaglia": "Le nostre Forze armate sono la seconda o terza potenza al mondo. Abbiamo la capacità di portare il pianeta alla distruzione insieme a noi, e vi garantisco che è quello che succederà prima che Israele sparisca."

E volendo essere del tutto onesti, non è che il piano di deportazione collettiva non sia stato messo in atto. Questo dimostra una volta di più, caso mai ce ne fosse bisogno, che se l’intento vero era quello di distruggere Hamas, non ci sarebbe stato bisogno di sparare sulle scuole o sugli ospedali da campo della Croce Rossa, e che forse bisognerebbe rivedere il significato del termine “terrorista”.

Rita Pani (APOLIDE)

 

Israele deve essere come un cane rabbioso

Sarà pure che io vivo in un mondo condizionato da come penso, ma più guardo alla guerra in Palestina e più penso che l’unico modo di imporne la fine, dovrebbe passare per un embargo duro, pressante e lungo nei confronti di Israele, perché oltre a frattini, ormai alla favola della difesa contro i “terroristi” non ci crede più nessuno.

Non sarebbe nemmeno sbagliato ripristinare i veri tribunali capaci di giudicare sui crimini di guerra, dove nemmeno per un attimo nessuno ha pensato di far sedere bush, per esempio, per le stragi infinite delle quali si è macchiato e che lascia in eredità a questo mondo che ha così pesantemente contribuito a distruggere. Dico “veri tribunali” perché a memoria ricordiamo l’ultimo processo farsa, affidato ai burattini iracheni, che dovevano in qualche modo giustificare agli occhi di un mondo distratto, l’omicidio di Saddam Hussein.

È quantomeno paradossale il fatto che dal 1951 ad oggi siano state 72 le risoluzioni (condanne) dell’ONU verso Israele, tutte disattese, e ancor più vergognoso è il fatto che non si discuta mai abbastanza della linea politica dello stesso paese rispetto alla questione palestinese, che pressappoco si rifà a quella descritta in un’intervista dal professor Martin Van Crevel l'Università ebraica di Gerusalemme. Nel corso di un'intervista affermò che Israele ha la capacità di colpire con armi nucleari la maggior parte delle capitali europee:
"Possediamo diverse centinaia di testate atomiche e di missili che possiamo lanciare su bersagli in tutte le direzioni, persino verso Roma. Molte capitali europee sono il bersaglio della nostra aviazione militare." Ha inoltre detto che l'unica strategia significativa nei confronti del popolo palestinese è la "deportazione collettiva", e che l'attuale governo sta soltanto aspettando il momento giusto per farlo. Alla domanda se non si preoccupasse che Israele diventi uno "stato canaglia" qualora effettuasse tale deportazione di massa contro i palestinesi, Crevel ha citato l'ex ministro della Difesa israeliano Moshe Dayan che disse: "Israele deve essere come un cane rabbioso, troppo pericoloso da importunare", e che comunque ad Israele non importerebbe gran che diventare uno "stato canaglia": "Le nostre Forze armate sono la seconda o terza potenza al mondo. Abbiamo la capacità di portare il pianeta alla distruzione insieme a noi, e vi garantisco che è quello che succederà prima che Israele sparisca."

E volendo essere del tutto onesti, non è che il piano di deportazione collettiva non sia stato messo in atto. Questo dimostra una volta di più, caso mai ce ne fosse bisogno, che se l’intento vero era quello di distruggere Hamas, non ci sarebbe stato bisogno di sparare sulle scuole o sugli ospedali da campo della Croce Rossa, e che forse bisognerebbe rivedere il significato del termine “terrorista”.

Rita Pani (APOLIDE)

1.04.2009

 

500 morti, migliaia feriti, 2 bandiere bruciate

Tutto il mondo grida – a ragione – fermate il massacro. Quasi tutto il mondo, è vero. Il governo Italiano no, perché nel governo italiano c’è anche capezzone, che si dichiara sgomento per la barbarie di noi comunisti che incendiamo in piazza le bandiere di Israele. Se la guerra fosse un grande falò di drappi, ci metterei la firma, e se incendiare le bandiere è una barbarie terroristica, allora capezzone dovrebbe avere il senso civico di spiegarci cos’è l’inutile e ennesimo massacro. Dicono che bruciare la bandiera è come bruciare una nazione, perché è un simbolo. Bruciare una nazione evidentemente è meno ripugnante.

Ieri un telegiornale raccontava la guerra di Gaza – la difensiva guerra – spiegando e ribadendo che non vi era alcun intento offensivo, perché l’esercito israeliano, attento e scrupoloso come un buon padre di famiglia, avvisava preventivamente i palestinesi telefonicamente, dell’immediato attacco. Come a raccontarci che se dopo muoiono è colpa loro. Perché la prima immagine che colpisce le coscienze di chi la guerra la vive da lontano, è il sangue, la morte, la mutilazione.

Ho provato spesso a cercare di comprendere come può sentirsi un uomo che vede arrivare i bulldozer davanti a casa sua, che prima sradicano gli alberi e poi abbattono le case. Ho provato a immaginare la sua famiglia che va verso uno di quei campi di raccolta, così simili nella loro logica ai campi di concentramento nei quali molti israeliani furono rinchiusi. Non c’è logica. Non c’è mai logica alla guerra, e meno che mai la trovo nello schierarsi a favore di un massacro.

Possiamo andare in piazza a far sentire la nostra voce, spinti dall’urgenza del raccapriccio, ma anche qua mi sento a disagio, perché troppo spesso e troppo in fretta abbiamo smesso di urlare contro le altre guerre che ancora mietono migliaia di vittime innocenti. Noi che gridiamo basta l’abbiamo gridato anche per l’Iraq, eppure tanto presto ci siamo abituati fino a non pretendere nemmeno più di sapere che ne fosse del quotidiano stillicidio di vite umane. Il governo americano, ad oggi, evita persino di dire quante giovani vite (delle sue) abbia sacrificato per il petrolio.

Il fatto che ci sia in corso una tragedia umanitaria in Congo, è decisamente secondario, in Tv non lo fanno vedere, perché magari potremmo sviluppare l’anticorpo dell’accoglienza, e smettere di pensare alla disperazione che arriva dal mare, come una piaga da affondare o rinchiudere nei lager. Il Darfur poi è un caso a parte, ci ricordiamo noi ogni tanto, ma non abbiamo nemmeno una bandiera da incendiare.

Noi non bastiamo a noi stessi, non possiamo avere quindi la pretesa di essere così decisivi da poter fermare una guerra. Possiamo continuare a fare quello che facciamo, magari sopperire all’abbondanza di ignoranza, perché no, anche bruciando le bandiere. Una bandiera per ogni vita umana? No sarebbe troppo l’inquinamento da diossina.

E a proposito di atti o dichiarazioni ripugnanti, vi lascio con quelle illuminanti del vice sindaco di Milano:

"Per ore il centro di Milano - ha spiegato il vicesindaco di Milano de corato - particolarmente affollato per l'avvio dei saldi invernali, questo pomeriggio è stato sequestrato da un migliaio di manifestanti pro Palestina, circa 200 arabi e il restante i soliti aderenti dei centri sociali. Gravi atti sono stati compiuti contro lo Stato di Israele. Piazza Duomo è stata trasformata in una moschea e la prima giornata degli attesi sconti da parte dei milanesi è stata compromessa nel centro storico".

Rita Pani (APOLIDE)


1.03.2009

 

DIGRESSIONE: parlando d'amore

Quand’ero piccola erano i libri o quei vecchi film in bianco e nero a parlare d’amore. L’amore era sempre un fazzoletto, stretto tra le mani della donzella trepidante, per quel rumore di zoccoli di cavalli, o quello che cadeva per essere raccolto dall’uomo con i capelli impomatati, che lo passava con gentilezza alla candida manina. Trovavo ridicoli quei film, perché noi, pensavo, eravamo avanti: “mi fai accendere?” Non so, forse ho iniziato a fumare, proprio per “cuccare”, e beata gioventù, a volte ci riuscivo.

Pensavo a quante scarpe ha consumato la mia generazione, facendo finta di far tutta la vasca dello struscio serale, per guardare e farsi guardare, fino a trovare il coraggio di chiedere un po’ di fuoco per una sigaretta. E se andava bene, erano chiacchiere a un tavolo di un bar, poi un giro in moto, una passeggiata al mare, e le cose andavano così, come dovevano andare.

Ora dicono che ci siamo evoluti, che siamo andati più avanti, e tutto è cambiato. Non si consumano scarpe, si consuma corrente, per essere sempre connessi col la vasca virtuale più grande che c’è, dove non si fa fatica a passeggiare, e nemmeno ci si impegna a scegliere con cura il vestito da sfoggiare. Si può chiedere quel poco di fuoco persino in ciabatte e pigiama, tanto abbiamo l’avatar glitterato che dice di noi. Cuoricini, stelline lampeggianti circondano il nostro viso ritoccato da Photoshop, nella grande piazza del social network. Su face book chi ti ammira e vuole conquistarti, può persino inviarti un cocktail virtuale, che si risparmia e alla lunga non sbronza. Su myspace invece, quando va bene ti scrivono una poesia, se va male ti mandano le foto che vanno di moda oggi, petto nudo e muso imbronciato e stretto come il culo di una gallina, che pare faccia tanto sexy.

Ed è subito amore. Valanghe di amore verso una persona di cui non hai nemmeno mai sentito l’odore, a volte nemmeno la voce, ma giurano è amore. Nei film in bianco e nero, quelli dei fazzoletti, o nei libri dei cavalli al galoppo, alla fine lui guardando lei negli occhi, le sussurrava ti amo e lei rispondeva solo dopo essersi ripresa dallo svenimento. Noi eravamo avanti, ti amo era quasi una bestemmia, l’amore era dargli una sigaretta dal tuo pacchetto, o farsi poggiare ad un muro mentre si rientrava a casa; poi, molto poi, veniva quel tanto d’amore che era sufficiente a dirlo.

Oggi ti amo è scritto ovunque, con tutte le varianti del caso: TAT, [ti amo tanto] TADB [ti amo di bene] TAUC [ti amo un casino]. E le poesie d’amore sono scritte ovunque: xchè 6 tt la mia vita e nn so vivere sn te. O quelle un po’ più lunghe e complesse, che parlano di cieli e di lune di mari e di monti, di albe e tramonti.

Sembrerebbe bello. Immediato e bello, e poi tutti in un modo o in un altro non predichiamo perché vi sia più amore nel mondo. Quindi perché mai amarsi dovrebbe essere un problema?

Poi a volte usciamo per strada, e la prima preoccupazione è tenere sempre sott’occhio la borsa, se qualcuno ci guarda ci viene il sospetto che lo stia facendo perché è un losco figuro che vuole derubarci o peggio farci del male, se qualcuno ci si avvicina alla fermata dell’autobus a chiederci di accendere una sigaretta, si risponde: “non fumo”, e soprattutto non guardiamo nessuno negli occhi perché non si sa mai.

Una statistica (una di quelle che piacciono a me) stabilisce che le avventure extraconiugali si consumano in maggior parte tra colleghi di lavoro o con relazioni on line.

Senza nemmeno accorgerci siamo diventati delle macchine. A me va di lusso, posso fingere sempre d’aver fatto la ceretta.

Rita Pani (APOLIDE PENSIEROSA)


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