10.31.2010

 

Condividi il ragno che porta guadagno

Tira una brutta aria, dicono. È una bomba l’accordo tra Facebook e il Viminale, dicono. Pare che tutti gli utenti italiani del social network potranno essere spiati dalla polizia, in modo del tutto arbitrario, senza se e senza ma. C’è fermento: chi minaccia di cancellarsi, chi si dichiara indignato, chi, solerte, ha creato il gruppo di contrasto proprio su Facebook, e sono certa ci sia già pronta da qualche parte la petizione da firmare.

Mi ripugna questa ipotesi, ma come al solito allo stesso modo, conoscendo Facebook e le sue dinamiche, mi fa molto divertire. Pensare ad uno stato la cui polizia è scesa in piazza a protestare contro i tagli del governo, o che i suoi “uomini migliori” stiano ancora aspettando d’esser pagati per il tempo impiegato per arrestare Provenzano, che investe risorse ed energie per spiare milioni di persone impegnate per lo più a giocare a Farmville, lo trovo esilarante.

Mi fa schifo, certo, ma non mi fa paura. Cosa pensa il ministro per il razzismo e la deportazione, maroni, che io d’incanto smetta di dire che siamo governati da un tizio vecchio e pedofilo, mafioso e ladro, piduista e debosciato? Che per timore di avere qualcuno che legge i miei messaggi privati, possa smettere di avere delle idee o un ideale? Ma soprattutto, cosa spera di trovare tra i milioni di iscritti a Facebook, forse le prove che è in atto un’attività eversiva che porterà il popolo alla Rivoluzione, o che si possa pianificare l’eversione condividendo un link?

Negli anni – ormai dieci – di opinioni condivise su blog, forum e news group, ogni volta che qualcuno ha provato a tapparmi la bocca, io ho tentato di urlare più forte, e se davvero uno schiavo della DIGOS perderà il suo prezioso tempo a leggere di me e del “mio amore”, della mia gatta e del mio mal di schiena, della cena da preparare o dell’aperitivo da andare a bere, troverà sempre un riferimento a sé alla sua inutilità, alla sua triste vita, ora che è comandato da uno che a sua volta è comandato da quel che resta di bossi. Troverà un invito a ribellarsi, lui poliziotto italiano, comandato da chi dell’Italia se ne fotte sentendosi straniero in patria.

Mi fa schifo sì, sapere che si attenta alla libertà di avere un’opinione, che si tende col terrore ad eliminare la possibilità di veicolare la verità in un paese schiacciato dalla propaganda fascista, ma non sarà certo cancellando l’account e andando a nascondersi in una nicchia del web che si potrà contrastare il regime. Bisogna deriderlo, ridicolizzarlo più di quanto già non faccia da sé.

E poi bisogna continuare a svelare, fino allo sfinimento, la vera identità della feccia che ci governa, perché sia chiara a chi lo ha votato, e a chi si dichiara pronto a rivotarlo. Sono tutti coloro i quali, quando si trovano davanti ad una persona che ha il coraggio di ammettere di avere un’idea figlia di un’ideologia, svelti ti ricordano tutti i mali del comunismo italiano, parlandoti della Cina o della Corea del Nord. Sono gli stupidi che hanno costruito la loro conoscenza su una propaganda ignorante e lobotomizzante, che della storia passata e futura non sanno nulla, se non quello che gli è stato inculcato da chi li considera solo e soltanto numeri necessari per stare abbarbicati al potere.

Sono quelli che non corrono rischi nemmeno su Facebook, dove passano le ore a condividere link di abnorme intelligenza: “Condividi il ragno che porta guadagno, o il gatto nero che non porta sfiga. L’amore che tutto può, o meglio una ragazza con le tette di una senza.” Sono quelli che ricordandoti la Cina, non si accorgeranno mai che con la loro mediocrità, hanno fatto sì che tutti potessimo sentirci cinesi, quando si lavora così come quando ci si rilassa giocando con Farmville.

Rita Pani (APOLIDE POBA maresciallo!)


10.29.2010

 

Grazie a tutti gli imbecilli che hanno votato questo governo.

Grazie a tutti gli imbecilli che hanno votato questo governo. (leghisti compresi)

Questo è il governo che fece ricoprire una tetta su un quadro del Tiepolo. Non ce lo dimentichiamo. Quella rosea rotondità metteva in imbarazzo i ministri seduti al tavolo della sala stampa. E le ministre! La carfagna o la gelmini, arrossivano sapendo quel piccolo seno alle loro spalle. “La verità svelata dal tempo” s’intitola l’opera che appare dietro il tizio debosciato, quando seduto su un paio di cuscini racconta balle agli italioti. Che paese paradossale.

È il governo della libertà, anzi, delle libertà. Loro abbondano sempre. Per esempio ora se ti apparti in auto per scambiare qualche effusione da innamorato brufoloso rischi fino a tre anni di carcere. Questa notizia è stata presa molto male un po’ da tutti, ma poi il governo, nella sala stampa della tetta ricoperta, ha spiegato che era un atto necessario a contrastare l’orripilante fenomeno della prostituzione. (30 euro in macchina, 5.000 ad Arcore.)

Grazie a tutti gli imbecilli che hanno votato questo governo.

L’Italia è pronta ad avere un premier gay? È una bella domanda. Più prende piede l’ipotesi di Niki Vendola presidente, più a giovanardi viene l’orticaria. In Italia c’è ancora tanta gente che non comprende l’amore tra persone dello stesso genere, al punto che a volte gli omosessuali vengono massacrati da nazisti puritani, solo perché trovati a scambiarsi effusioni. No, davvero non so se l’Italia sia pronta ad un premier gay, ma in compenso vedo che sopporta bene un premier pedofilo.

Il governo delle libertà, è molto proibizionista. Niente sesso, niente libertà sessuale, niente droga. La droga uccide. Da quando si rischia la galera se trovato a farti una canna, anche quando si va al tabacchino a comprare le cartine ci si guarda le spalle per essere certi che giovanardi non ti stia spiando. Comprare le Rizla grandi è un gesto adrenalinico. Fumare erba è immorale. Lo pensano anche ad Arcore, e forse per questo preferiscono far pippare coca alle prostitute minorenni.

Grazie a tutti gli imbecilli che hanno votato questo governo. (leghisti compresi)

L’immigrazione è una piaga. Girano gli autobus prigione nelle città, e la badante uscita da casa senza documenti non tornerà mai dalla vecchina che assiste. I clandestini dopo essere stati messi per un tempo congruo in un lager saranno rispediti nei loro paesi di origine, e chi se ne frega se c’è la fame o la guerra? L’Italia padana non riconosce più lo status di rifugiato, non concede più asilo politico: inutile far domanda, persino se rechi ancora sulla pelle le cicatrici dell’oppressione. Salvo il caso che tu sia minorenne, avviabile alla prostituzione, e che ti capiti in sorte il tizio assistente sociale, il quale non solo ti farà uscire dalla Questura, ma ti regalerà un Audi e almeno una comparsata in Tv. Questione di culo.

È bello davvero che ci siano stati tanti italioti che col loro voto ci hanno assicurato tanta morigeratezza, tanto amor patrio da farci un paio di guerre, tanta moralità da farci vergognare se guardiamo con cupidigia un sedere che non ci appartiene. È bello sapere che noi donne siamo tutelate da un ministro come la carfagna, che la scuola è in mano alla gelmini, che l’igienista maitresse del debosciato stia insieme al figlio scemo di bossi nel consiglio regionale della Lombardia, magari anche lei (non lo so) ad occuparsi di pari opportunità.

Se non son affari di mafia, sono affari di sesso, e se non è sesso è soltanto deboscia. Intanto tutto intorno il paese muore.

Rita Pani (APOLIDE)



10.28.2010

 

Citazioni storiche

Stamani, commossa da tanto spessore italiota, non ho parole mie che possano scrivere un altro pezzo di storia. Voglio regalarvi queste, che bene segnano il passo del nostro andare … andare lontano. Ahimè, davvero troppo lontano.

“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione.” Alcide De Gasperi

“Pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza.” Enrico Berlinguer

“La fonte delle organiche deficienze del movimento socialista era anche da cercarsi nella visione fatalistica di una rivoluzione che sarebbe dovuta giungere per un sviluppo automatico, quando il capitalismo fosse arrivato all'ultimo grado della sua maturazione.” Palmiro Togliatti

“L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.” Sandro Pertini

“In Italia vi è un'onda di corsi e ricorsi che fa passare l'opinione pubblica media, e talvolta anche quella di cospicue personalità politiche, da una autarchia avvilente e incostruttiva a una vera e propria soggiacenza alle altrui esperienze e fenomenologie.” Giulio Andreotti

“Bunga bunga! L’ho copiato da Gheddafi” silvio berlusconi.

“Prendiamo un forcone, andiamo a passi lenti verso i Palazzi, e riprendiamoci la nostra dignità.” Rita Pani (APOLIDE)



10.27.2010

 

Mostri

Non c’è crimine più orribile della pedofilia. Lo penso, lo si sente dire spesso da chiunque non sia un pedofilo. Ogni volta che purtroppo si viene a conoscenza di un atto di tale aberrazione, le coscienze civili vengono smosse al punto che è facile ritrovarsi a pretendere la vendetta estrema; c’è chi senza alcuna remora piazza la sua faccia davanti alla prima telecamera disponibile, e invoca strillando la pena di morte.

L’ultimo caso è quello ancora troppo vivo di Avetrana, nel quale queste strane coscienze civili italiote sguazzano e si rivoltano. In principio fu il mostro, per il quale in tanti si augurarono l’intervento risolutivo dei carcerati, o il pietoso gesto del mostro sul mostro che per pareggiare il conto avrebbe dovuto lui stesso togliersi la vita.

Poi c’è calderoli. Lui è quello che ogni volta promette la legge sulla castrazione chimica, ma si intuisce che non osa chiedere la castrazione fisica per motivi di correttezza politica.

Sì, la pedofilia è il reato più schifoso che c’è, capace persino di far traballare le certezze di chi nella vita ha sempre pensato e continua a pensare basando il suo pensiero sulle basi fondanti della civiltà. È un reato così orribile, che è facile perdere di vista persino sé stessi. Cosa avrei fatto io, se avessero toccato una delle mie bambine? Me lo sono sempre chiesta, e molto spesso la risposta che mi davo non mi piaceva. Non mi piacciono e diffido delle folle di sconosciuti che si radunano per i linciaggi, ma avrei sperato – in cuor mio – di potermi trovare faccia a faccia col bastardo. Io e lui.

Invece è normale che dopo un caso simile, le folle si radunino, che appaiano gli striscioni “A morte il mostro!” che girino su Internet le foto dei mostri violentatori, sempre più o meno uguali, solcate dalle rughe della fatica di una vita miserabile, o di lavoro duro. Sono sempre più o meno uguali nella loro miseria le facce dei mostri.

Le folle in Italia si radunano sempre. Per i mostri, per la squadra di calcio che rischia il fallimento, per applaudire il morto che passa, per esultare al passaggio di berlusconi, il tizio su cui ora la procura di Milano indaga non per pedofilia, ma per le notti brave di sesso e droga senza scrupoli, con ragazzine minorenni.

Sarà anche vero che la ragazzina marocchina, minorenne all’epoca dei fatti che coinvolgono il tizio non è morta, e forse in cuor suo sperava che il sacrificio le avrebbe portato fama e danaro – obiettivo che comunque raggiungerà – ma per me, un vecchio di 70 anni o su di lì, che mette le mani addosso ad una ragazzina di 15 o 16 anni, è e resta un bastardo pedofilo.

Se la legge fosse davvero uguale per tutti, se i reati avessero davvero la stessa gravità per chiunque li compie, oggi calderoli richiederebbe la castrazione chimica per uno che già in teoria dovrebbe essere stato castrato dalla vita e dall’età. Ci sarebbero i pullman carichi di curiosi davanti ad Arcore o ai night club presso i quali il vecchio porco acquistava la carne fresca vendutagli da lele mora. Ci sarebbe la folla delle coscienze civili davanti a palazzo Grazioli con gli striscioni: “Il mostro in galera.” Ci sarebbe stato un bastardo che lodo o non lodo – ecco perché assolutamente reiterabile – avrebbe presentato le sue dimissioni, andando a nascondersi nell’anfratto più nascosto che c’è.

Invece siamo in Italia, divisi a metà, tra chi proverà sempre più ribrezzo davanti a quella faccia di gomma, che solo grazie al trucco e alla plastica, alla facilità rubata della vita, ai capelli posticci, e alla ricchezza ostentata, non potrà essere mai uguale a quella dei mostri. Tanto più che ci sarà anche colui che uscito dalla folla che anela il linciaggio penserà che berlusconi no, non è un mostro, ma un tizio che beato lui, si può permettere di usare il corpo di una ragazzina.

Perché c’è anche questo: le vittime dei mostri disgraziati sono bambine, quelle dei mostri debosciati, sono giovani donne. Una sorta di soluzione che già dà l’assoluzione.

Rita Pani (APOLIDE)


10.26.2010

 

Alle spalle del Ruanda

Tanto non ci impressioniamo più, nulla ci fa più sobbalzare e nulla ci dà più un brivido. Quindi nessuna sorpresa nell’apprendere che anche quest’anno l’Italia fa la sua porca figura nella classifica dei paesi più corrotti, secondo il Trasparency International. 12 posizioni guadagnate in soli 3 anni, e un piazzamento di tutto rispetto alle spalle del Ruanda.

Sì, magari un pizzico di preoccupazione quando il ministro del razzismo maroni, dopo aver già fatto massacrare i cittadini di Terzigno e delle zone limitrofe – per altro già abbondantemente massacrati dal cancro e dalle leucemie – promette morte e violenza.

Forse un conato di vomito, di fronte alle dichiarazioni dementi di buttiglione che equipara i gay agli evasori fiscali – rei di essere immorali.

Ecco, forse persino un ghigno cinico potrebbe stamparsi sui nostri volti, sapendo che nel paese più corrotto del Ruanda e di Samoa, esiste questo grande richiamo alla moralità sessuale. E se poi ci fermassimo un attimo a pensare alla moralità sessuale dell’evasore fiscale che ci governa – sarà sbagliato – ma il ghigno potrebbe diventare una sonora risata. Perché davvero non ci impressioniamo più.

Soprattutto se fosse vera (e pare non lo sia) la storia della ragazza minorenne marocchina, che racconta di serate di sesso ad Arcore col tizio mandrillo del consiglio. Oh beh! Non per il fatto che ella sia minorenne,visto il ben più noto precedente con la letizia del presidente, ma per il fatto che sarebbe stata marocchina. Chissà cosa ne potrebbe pensare la lega di bossi!

Eppure dovremmo preoccuparci, perché lo Stato è in deficit. Così economicamente precario da aver approvato soltanto dieci leggi in un anno, e queste comprendono anche 18 decreti legge. In pratica il parlamento è paralizzato per il fatto di non avere soldi per poter produrre le leggi che servirebbero – anche – allo sviluppo e al risanamento dello stato stesso. Quel poco che si lavora (lavora è una parola grossa) lo si fa per risolvere l’annosa questione della giustizia, intesa ovviamente come impunità del tizio più corrotto che il governo italiano ricordi nella sua storia.

Ed è strano. Quando mancano i soldi per produrre e guadagnare, le industrie usano mettere in cassa integrazione o licenziare i dipendenti. Chissà com’è che per l’Azienda Italia, ormai sull’orlo del fallimento, non si applica lo stesso principio.

Rita Pani (APOLIDE)


10.24.2010

 

Simboli religiosi

Tempo fa, uno degli argomenti in auge per deviare il pensiero dalle cose veramente importanti che accadevano intorno a noi, fu il crocefisso. Ora non ricordo chi fu il genio che partorì l’arma di lobotomia di massa, ma ricordo che dovettero scomodarsi persino i giudici e tribunali. Era giusto o no, trovare nelle scuole, negli uffici pubblici e persino negli ospedali il crocefisso? Anche i giornali, che non sanno mai resistere interrogarono a proposito i propri lettori. Io pensavo allora, come penso oggi, che francamente non mi importava nulla di cosa stesse appeso alle pareti. Non essendo posseduta da alcuna entità demoniaca, non mi sono mai sentita disturbata o in pericolo dinnanzi ad alcun simbolo religioso.

Oggi però la mia convinzione si è fortificata perché vengo da un ospedale, che di simboli religiosi ne aveva ben due: uno sulla parete alle spalle del letto, il crocefisso, e l’altro in quella di fronte, la televisione. Ad essere sincera del secondo mi sono accorta subito al mio arrivo in stanza, per nulla discreto, sistemato su un trespolo, ed orientato in modo che la sua vista non potesse sfuggire a nessuna delle due degenti. Il primo era assai più discreto, al punto che l’ho notato solamente nel momento in cui, con fatica, cercavo un po’ più di comodità. Se dovessero ripropormi oggi la domanda che lessi all’epoca dell’inutile diatriba italiota, forse risponderei che sì, sono favorevole all’esposizione del crocefisso al posto di ogni televisore non richiesto che ormai sta ovunque, in farmacia come al bar, al ristorante come al tabacchino, lungo i binari delle stazioni o dei metrò, nelle sale d’attesa e nei centri commerciali. Il crocefisso ha di buono che sta zitto.

Credo per altro che il secondo simbolo religioso affisso alla parete di fronte ai letti dei degenti del reparto fosse assai più adorato di quello silenzioso e discreto della parete opposta, perché passeggiando (si fa per dire) lungo il corridoio a volte notavo che anche le sedie destinate ai visitatori magicamente erano orientate nella sua direzione, dandomi la sensazione che fosse assai più importante prestare attenzione a lui che al disgraziato dolente, incerottato e pieno di tubi che giaceva sul letto. Proiettava visioni oniriche di una ragazza morta nel pozzo, per lo più, o giochi d’intelletto per deficienti che promettevano e non mantenevano di vincere euro con almeno quattro zeri.

E non essendo sola in stanza, qualche radiazione malefica è toccata anche a me. Ne avevo sentito parlare del fantastico TG1, e un’idea seguendo le cronache sui giornali me la ero fatta di quanto malvagio potesse essere il dio tanto adorato dalla demenza italiota, ma davvero non avrei mai creduto che per la logica dell’altro dio importante, il danaro, ci fosse qualcuno disposto ad abbassarsi a tanta indegnità. Come la signorina bionda e procace, che si affaccia dallo schermo e racconta i fatti di Terzigno pressappoco così: la popolazione di Terzigno, stufa dell’invasione di contestatori venuti da chissà dove, ha chiesto alla polizia di intervenire, per riportare la calma di sempre nella città.

Sì, più ci penso più me ne convinco. È assai meno deleterio quel pezzetto di legno appeso alle pareti, perché male che vada è l’uomo che si rivolge a lui, e non così oscenamente il contrario.

Rita Pani (APOLIDE)

PS: grazie papà per aver pregato per me, lo apprezzo molto. Ci sarei rimasta molto male se mi avessi detto d’aver sentito alla Tv che il mio intervento, tutto sommato, era di routine ;-)


10.18.2010

 

A presto

Vado a spietrarmi e torno ... abbiate pazienza e fate i bravi.
Ciao a tutti
R.

 

Ai genitori banali come me

E come fai a dire a tuo figlio: “Questo non si fa?”. Come fai a spiegare a un bambino cosa è bene e cosa è male? Io mi ricordo ancora i “chiedi scusa se sai d’aver sbagliato”, ma potete immaginare quali fossero gli errori; una parola di troppo o un calcio tirato ad uno stinco a tradimento, per la rabbia infantile del gioco rubato. Più passavano gli anni, più mi era chiaro cosa fosse bene e cosa fosse male. E non sempre queste cose concordavano col pensiero di chi tanto mi aveva insegnato, ma ormai era “tardi”, le basi fondamentali di un’intera esistenza erano già state consolidate. Tutte insieme ne facevano una sola, da tenere sempre a mente, fino al punto di poterla pure scordare tanto era presente in ogni piega della vita: l’onestà. Sì, lo ammetto, sono una persona onesta. No, non che sia perfetta: tante ne ho fatto e spero che tante ne possa ancora fare. Ci sono, ammettiamolo, piccoli atti delinquenziali che ci allietano le giornate più grigie, così piccoli che in confronto alla vita deviata che ci scorre intorno, ci si vergogna persino a raccontarli.

Penso a volte se quel che sono sia frutto del retaggio di un’educazione cattolica, o se sia per via della genetica che m’è toccata in sorte. E non so rispondermi, perché noi viviamo in un paese che del cattolicesimo, ogni giorno di più sta facendo bandiera. E qualcosa non torna. A volte mi pare che i dieci comandamenti li ricordi solo io, che non essendo cattolica posso allegramente trasgredire. Eppure non rubo, non uccido e nemmeno bestemmio. Per il resto me la cavo.

E come fai a spiegare a tuo figlio che non è bene uccidere? Amanda Knox vuole uscire dal carcere, si vuole sposare e adottare un bambino. Lo racconta in un libro che a breve sarà in tutte le librerie, probabilmente, per una questione di marketing, contemporaneamente all’uscita del film che racconterà la sua storia. Una bella storia, di quelle che meritano davvero di essere raccontate e magari prese a modello per la prossima generazione di nuovi scrittori. La ragazza arriva dall’America in Italia, per studiare, si innamora di un ricco rampollo di una famiglia del sud, poi una sera annoiati vanno a casa di un’amica, la violentano e l’ammazzano. Da qui la sua vita cambierà portandole fama e onori. Fuor di fiction, si creeranno comitati spontanei per la libertà di Amanda, fan club e la sicurezza di un futuro dorato dagli incassi di diritti d’immagine e interviste.

Come glielo dici che non è bene uccidere, quando sarà libero di leggere su un giornale che il partito di maggioranza che è al governo si spacca “perché al suo interno c’è chi sostiene che non è bene mandare in carcere un ragazzo di vent’anni, che ha ucciso una rumena per un biglietto della metro?”

Come gli insegni che la vita ha un senso se te la guadagni, in un paese in cui avere un padre camorrista può essere utile per passare le selezioni per il grande fratello, nella televisione di proprietà del tizio che governa? Tu che sei un padre banale, di quelli che si alza la mattina e ha ancora la fortuna di poter andare a lavorare, non avrai il dubbio che tutta la tua vita e quella dei tuoi figli, sia stata un errore?

Per non parlare dell’onestà, in un paese dove il più ladro di tutti è quello che s’è rubato persino l’Italia. Vallo a spiegare a tuo figlio, che non è bene rubare.

E così, in giornate come queste, forse un po’ più grigie e pesanti di altre, me ne sto qua a guardare la nebbia che sale e penso che non è poi una grande consolazione dirsi che va bene, che almeno sono onesta e che ormai non potrò cambiare più. Anche io scrivo i libri, trovarli è difficile perché la grande distribuzione mi ignora, un altro manoscritto giace a impolverarsi sul tavolo di più di un editore, che forse prima o poi lo leggerà. Speriamo che il fatto di non aver mai ammazzato nessuno non mi arrechi danno. Chissà magari forse è utile confessare che una volta ho rubato delle pere da un pereto.

Rita Pani (APOLIDE)


10.16.2010

 

Per futili motivi

"Siamo tutti colpiti dal fatto che una donna possa morire per motivi così futili, per un'aggressività senza senso", ha aggiunto il sindaco a margine di un incontro con le comunità cinesi d'Europa. E ha aggiunto: "saremo vicini alla famiglia pagando le spese per i funerali e il trasporto della salma. Ho conosciuto per qualche momento il marito Adrian e mi è sembrata un'ottima persona, il che dimostra che ci sono tantissimi immigrati che lavorano seriamente e con grande impegno a favore della comunità italiana. Dobbiamo quindi superare ogni pregiudizio - ha concluso - perchè la violenza e le buone azioni possono arrivare da qualsiasi parte".

Sono belle parole. Peccato che le abbia dette il sindaco di Roma, arrivato a coprire quella carica dopo una campagna elettorale di terrore, necessario a far sortire la richiesta popolare di sicurezza. La signora violentata e uccisa dai rumeni, la ragazza del Lesotho violentata dagli extracomunitari e salvata da uno dei firmatari del patto sicurezza (o qualcosa di simile), e i primissimi atti ufficiali del neo eletto sindaco, nello smantellamento dei campi rom, e la conseguente deportazione di centinaia di persone, tra cui donne e bambini, di cui non si seppe più nulla, nemmeno su quale sponda del Tevere ricostruirono le loro baracche.

Certo, nessuno avrebbe potuto dire nulla di diverso davanti a un filmato che mostra l’inutile distruzione di due vite umane. Eppure anche nelle parole del sindaco di Roma, c’è quel fondo di razzismo che se stiamo attenti, possiamo riscontrare ogni giorno nelle nostre vite. “L’ottima persona che dimostra che ci sono tantissimi immigrati …” si usa il pregiudizio con la speranza di superare ogni pregiudizio, senza considerare che è stato proprio il pregiudizio ormai insito in troppi di noi, a causare questa morte.

Il ragazzo è un bravo ragazzo. Si è sentito male. È pentito. Ora in carcere ha paura. Io ci credo. Il ragazzo non voleva uccidere. Io credo anche a questo. È un ragazzo di vent’anni che probabilmente come molti ragazzi di vent’anni non vengono più educati a discernere tra una cazzata giovanile e la gravità di un atto criminale. È da troppo tempo ormai, che le vite umane nono sono più solo e soltanto tali, ma assumono più o meno importanza per il grado di diversità che si riesce ad attribuire loro.

È quel razzismo latente, insito nella maggior parte delle persone, anche in quelle che guardandovi negli occhi giureranno di non essere razzisti. È quel razzismo delle frasi che iniziano con: “Io non ho nulla contro di loro, però …” o quelle altre tipo: “Io non sono razzista, ma gli zingari …” E le più comuni, quelle che sempre per non essere razzisti, sono troppi, puzzano, sono proprio brutti, fanno prostituire le mogli, sono grandi lavoratori.

“Ma al tuo paese non la fate la fila?” Pare essere stata questa la frase che ha scaturito la morte di una donna. E se la vicenda non fosse così tragica e terrificante, potrebbe suonare anche ridicola in un paese come l’Italia.

Rita Pani (APOLIDE)


10.15.2010

 

Terrorizzare è già terrorismo

La testa mi dice che dovrei esserci domani, a Roma. Il fisico però mi riporta alla realtà. E mi dispiace. Mi dispiace soprattutto perché è un po’ come fare un favore al ministro padano per il razzismo della Repubblica Italiana, maroni.

“Bisogna isolare i violenti”, dice colui che non è riuscito a isolare sedici teste di cazzo, tifosi di calcio (o nazisti all’occorrenza) a Genova. Quello che il giorno dopo, da ministro quale è, ha risposto alle obiezioni sul suo operato con un intelligentissimo, quanto eticamente ineccepibile: “Le critiche mi fanno ridere.”

Speriamo che l’intento di questa sorta di ministro sia solo quello di scoraggiare la partecipazione, e speriamo altresì che la fame prevalga sulla paura. Insinuare il terrore è già terrorismo. E in Italia, quando il terrore arriva certificato dai servizi segreti, è ancor più terrorismo. Sempre Genova ne fu un esempio con gli infiltrati della polizia ad innescare tutto ciò che ben sappiamo, che finì con la morte di Carlo Giuliani.

Puzzano di marciume e fascismo, questi appelli alla paura. Puzzano di minacce di regime.

I lavoratori scendono in piazza per rivendicare il diritto al lavoro, per essere un numero sufficiente per essere notati, anche se solo un attimo, da una stampa che ormai da tempo ha smesso di interessarsi dei presidi permanenti, dei blocchi dei porti, della gente sui tetti, di quel numero impressionante di persone che un governo inconcludente e malavitoso ha colpevolmente portato alla fame.

L’Italia è lenta ma si muove. Questo è l’unico problema che agita il tizio capitalista del consiglio. Inizia ad emergere, accantonata la vergogna, la realtà di un paese che è già morto da un pezzo, e che com’era prevedibile, avrebbe reagito solo e soltanto quando avrebbe perso la garanzia della sopravvivenza. Un conto e fingere di fare le lotte per la libertà e la democrazia, un conto è non riuscire più a campare.

È comunque comprensibile la preoccupazione delle forze dell’ordine, dopo i ripetuti attacchi alle sedi dei servi della CISL. Si pensa a come equipaggiare la celere per annientare il terrificante lancio delle uova. Torneranno gli idranti?

Dice che sospetta, il ministro, di infiltrazioni addirittura straniere che "staccandosi vadano a spaccare vetri. L'occasione è ghiotta perché si infiltrino anche gruppetti stranieri". Che si riferisse ai leghisti della Val Brembana?

E mi dispiace così tanto non poterci essere …

Rita Pani (APOLIDE)


10.14.2010

 

Tea Party. (Latte o limone? Gradisci un biscotto?)


"Bisogna dare alla gente un nuovo sogno - spiegava il tizio nei giorni scorsi - . Possiamo farlo con una cosa simile ai "Tea party" americani".

Sì. Credo che sia la cosa di cui maggiormente abbiamo bisogno. Un altro sogno a cui aggrapparci, un’altra fantasia americana dalla quale farci coccolare. Abbiamo anche la Sara Palin de noantri, quella meravigliosa creatura tutta plastica, volgarità e botulino che degnamente potrà rappresentare tutto l’universo delle sognatrici al femminile: la santanchè, quasi meglio dell’originale, almeno per il suo quoziente di ignoranza.

Abbiamo bisogno di sognare che finalmente una donna si faccia paladina delle donne, della vita, della religione, dell’individualismo di ognuna di noi. Dobbiamo sognare di poter un giorno dichiararci in vita, vestite con straccetti che non costino meno di 30.000 euro, avere un armadio di scarpe, finanziare la ricerca scientifica per la lotta all’invecchiamento della pelle, per le labbra gonfie permanenti, vincendo il limite del botox da iniettare ogni sei mesi. Lotteremo insieme per lo sbiancamento anale, per il ringiovanimento delle vagine strausate, e per l’abolizione del burqa che tanta dignità toglie alle donne.

Sì. Ci vogliono proprio i Tea Party in Italia, ed è un bene che se ne occupi proprio il tizio. Chi meglio di lui potrebbe incarnare i fondamenti del movimento politico che fa sognare gli americani delusi? Toccherà a lui donare il sogno giusto da fare all’italiota medio che rischiava di svegliarsi, per il fastidioso bagliore di realtà che iniziava a filtrare da sotto la porta della sua vita. Niente tasse, niente immigrazione, individualismo, e soprattutto “restituire l’onore alla patria”. In questioni d’onore – cari miei ammettiamolo- non credo che ci sia tizio più ferrato del tizio. Non passa giorno che un suo subalterno non venga preso mentre fa affari con la mafia. Tutte persone naturalmente idonee a partecipare al Party.

C’è bisogno di rinverdire il sogno di smettere di pagare le tasse. Vedersi un domani ancor più liberi di evadere il fisco, liberi di sparare addosso all’extracomunitario islamico, e sparargli in nome di Dio. E poi la difesa della vita. Bisogna sognare che i finanziamenti dello stato a don verzè sortiscano il risultato di far vivere quell’ammasso di plastica e pelo pubico trapiantato, 120 anni – come da contratto – per poter poi applicare il metodo a tutti i proseliti che ne faranno richiesta.

Sì. I Tea Party sono già tra noi. Sponsorizzati in America dalla FOX, in Italia saranno spinti dalla TV di stato e da mediaset, quindi se possibile ancor meglio dei fratelli americani, e da Internet, e dalla schiera di paladini e promotori della libertà, che già vagano di casa in casa ad annunciare la buona novella. Non ci resta che attendere.

La libertà ce l’hanno già tolta, la democrazia anche. Se vi eravate illusi che restassero i sogni, continuate pure a dormire. (Per fortuna a me ogni tanto appare in sogno Denzel Washington)

Rita Pani (APOLIDE)


10.13.2010

 

MISTICO

L’ho sentito davvero, un tale sul treno, che si lasciava andare ad un’analisi politica approfondita, una di quelle che probabilmente ha imparato in anni e anni di erosione cerebrale, dovuta a troppe ore di emilio fede in TV.

Voglio dire, prima di ogni altra cosa, che l’uomo in divisa tizioista d’ordinanza, abito blu camicia celeste e cravatta azzurra, non solo viaggiava in modo sospetto su una seconda classe di un regionale di Trenitalia, ma puzzava da far spavento, al punto che quando la signorina che viaggiava davanti a me, ha pensato di togliersi le scarpe da tennis, per raggomitolarsi e dormire, l’avrei quasi ringraziata.

L’ho sentito davvero affermare che l’Italia è cambiata, che è “ringiovanita”, perché la sinistra perde tempo a ricordare che il tizio ha settant’anni, ma l’importante è sentirsi giovani dentro. Io non ci potevo credere. Mi sentivo come i pastorelli di Medjugorie rapita, in estasi; avrei quasi potuto levitare. Il vicino di posto, che sedeva proprio accanto a me si agitava – probabilmente si vergognava pure dal momento che era palese la loro conoscenza - e bene o male comunque a modo suo provava a spiegare ciò che nemmeno dovrebbe essere spiegato, ricevendo in cambio le memorabili perle di saggezza.

La povertà: la povertà esiste perché permettiamo ai poveri di entrare da clandestini in Italia, ma ora che finalmente maroni ha praticamente azzerato gli ingressi dei criminali che vengono in Italia per delinquere, si inizia a vedere anche la ripresa. Lo sai che questa è gente che non ha voglia di lavorare. Se uno è povero deve lavorare di più.

Il lavoro che non c’è: il lavoro c’è. E’ la voglia che manca e poi cosa sono queste pretese di scioperare. Diciamocelo, la gente non ha voglia di alzarsi alle quattro del mattino. E anche questi politicanti come fini, mica si alzano alle quattro del mattino.

La crisi economica: dovevamo per forza prima salvare l’America, perché se non lo avessimo fatto, noi saremmo finiti col culo per terra. Altro che! E poi per uscire da questa crisi bisogna spendere, ma l’italiano per certe cose è rimasto indietro. È rimasto a quando nascondeva i soldi sotto la mattonella, ecco perché i grandi finanzieri non rischiano e portano i capitali all’estero.

(Deve essere stato più o meno in questo punto che il mio vicino – quello sano di mente – si è accorto che scrivevo, e che bello sguardo!)

La mafia. (Purtroppo si è agitato rilasciando maggiori effluvi.) Ecco! Da quando c’è questa sinistra sembra che la mafia l’abbia inventata berlusconi. Non è vero. La mafia è sempre esistita, e solo ora finalmente si sta combattendo veramente. Questo governo passerà alla storia per essere sto quello che ha sconfitto la mafia.

La scuola: in una democrazia tu hai diritto di scegliere come far educare tuo figlio. Ci sono le scuole private proprio perché le scuole statali non hanno mai funzionato. E per fortuna …

E quanti “perché dovrebbe essere un problema” ho sentito! Perché dovrebbe essere un problema, se le ministre non sono tutte come Rosi Bindi. O perché dovrebbe essere un problema avere un uomo che si sente giovane dentro, e ha ancora voglia di divertirsi; insomma, un Bignami del testadicazzismo berlusconista, nel quale, ad onor del vero, mancava solo “i comunisti mangiano i bambini.” Così maleodorante da avermi lasciato il dubbio, che a furia di ingoiare marciume si fosse decomposto dentro.

(E temo d’averglielo detto)

Rita Pani (APOLIDE)


10.11.2010

 

Bombardiamo?

Questa volta son quattro, e quattro morti sono tanti. I sondaggi – quelli reali e non quelli della propaganda – danno il tizio per spacciato, quindi bisogna, è necessario, urge andare a Ciampino. Non usava più attendere le bare in diretta tv, anzi, quasi non usava più nemmeno parlarne troppo a lungo sui giornali. I feriti erano sempre lievi, anche quando perdevano un braccio o una gamba, ed esistevano solo in scarni trafiletti da quattro righe. Fino agli ultimi, morti alla spicciolata uno oggi e uno domani, si poteva leggere che il ministro della guerra e il presidente della Repubblica – se non impegnati in altro – avevano atteso l’arrivo della salma in compagnia dei familiari. Il tizio aveva sempre di meglio da fare. Quattro è una strage, meglio esserci, gli avrà detto uno dei suoi consulenti d’immagine. E c’è.

34 morti in Afghanistan, 34 morti in guerra in tempo di pace, 34 morti anticostituzionali capaci di dividere il popolo in patrioti o eversori a seconda di come li si guardi. 34 morti onorati o nascosti a seconda dell’opportunità politica del momento. Questi ultimi quattro, come già detto, tornano utili se non altro a far calare un velo pietoso sull’attuale situazione politica, che di politico ha proprio nulla.

Serve per esempio a ridare un minimo di senso ad un parlamento tenuto in ostaggio da due anni da un governo che non governa se non gli interessi privati di un uomo solo, il padrone. Serve al ministro della guerra a riavere un minimo di indecente decenza, una sorta di rivalsa in senso di dignità. Peccato che, essendo un fascista, nemmeno sappia che cos’è la dignità, e davvero nulla di dignitoso sia uscito dalla sua bocca.

Non è tanto lo squallore di domandarsi se sia il caso o meno di “dotare” i nostri aerei di bombe, ma l’arroganza con la quale, il ministro della guerra, di fronte alle telecamere e quindi direttamente in faccia agli italiani, abbia preteso di passare anche lui come una sorta di eroe benefattore, che non ha permesso fino ad ora – per sua scelta – di seminare ordigni dal cielo. E sempre per mostrarsi umano ha anche aggiunto di “non sentirsela di assumersi una responsabilità così” in completa autonomia.

L’italiano normodotato avrebbe perso un attimo della sua esistenza a far notare al ministro che in base all’articolo 11 della nostra Costituzione, non solo l’idea di bombardare un paese straniero non era nemmeno da contemplare, ma avrebbe anche fatto notare che in un paese in cui vige la democrazia, ed esiste un parlamento, simili decisioni non avrebbero mai potuto essere prese autonomamente. Invece no. Invece si aprono le porte di un’opposizione che non si oppone, che invita al dialogo e alla discussione; porte che però vengono immediatamente socchiuse dalla stessa opposizione che senza troppa convinzione si chiede quale sia il ruolo dell’Italia in Afghanistan. E sì, si deve discutere dal momento che persino al ministro della guerra è noto che le bombe lanciate dagli aerei, non siano poi così intelligenti da saper distinguere una vita umana dall’altra.

Ma tanto son solo chiacchiere che finiranno domani, con un’altra spettacolare diretta tv. Sepolti gli eroi con la terra, si seppellirà la guerra con ricatti e dossier. Il Parlamento tornerà a fare quel per cui è delegato, salvare la faccia – perché il culo, ricordatevelo, non ce lo ha in pericolo ormai da un pezzo - e i danari del suo impero. Continuerà anche la guerra per la pace, con le bombe che ammazzano già senza intelligenza alcuna. Tutto tornerà ad essere innaturalmente normale come sempre.

Rita Pani (APOLIDE)


10.09.2010

 

Una volta era delazione

La Marcegaglia disse: “Vogliono la guerra.” Ma noi la guerra ce l’abbiamo già. Siamo in Afghanistan per spezzare le reni al nemico, per fargli tagliare la barba, per togliere il burqa alle donne, per dare le caramelle e le matite colorate ai bambini, per rubare l’oppio, per far passare i gasdotti, per essere schiavi fedeli degli USA, per gratificare il nostro governo fascista.

Quattro morti è una mezza strage. Sarà difficile ignorarle persino per il branco di cani addestrati che sono al servizio del tizio padrone dell’Italia, quindi possiamo supporre che il grosso dell’operazione di dossieraggio contro chi ha osato opporsi al regime, non tanto per etica o morale, ma solo per interesse privato e personale, sarà rimandato a domani. Oggi l’Italia “fortunatamente” avrà da piangere un altro po’ di vite umane, e rifarsi la bocca dalle amarezze quotidiane. Morti di distrazione di massa, da avversare o idolatrare a seconda di come ci si ponga rispetto alle cose pietose di questo paese.

Il resto può attendere, o forse no. Mi è difficile fare previsioni politiche. (Sì, è politica)

È la politica che arriva ben prima del caso Boffo, è la politica dei calzini stravaganti del giudice Mesiano, ma anche la politica dei travestiti, iniziata da gente come corona che fotografò l’ingenuo gesto di Sircana, allora portavoce di Prodi e finita a suon di cadaveri mai morti per cause naturali, quando ci fu da conquistare la Regione Lazio. È la politica fascista della delazione, riveduta e corretta con i ritmi dettati dall’evoluzione mediatica, di cui tutti sappiamo chi sia il tizio proprietario.

Un gossip appesantito, capace di entrare nelle case dell’uomo qualunque a raccontargli ciò che saprebbe già, se avesse mantenuto un minimo di capacità di discernimento, e che invece, come cinquant’anni fa, come per miracolo gli apparirà vero, solo perché l’ha detto la televisione, o perché terrà in mano un giornale patinato che il tizio chiamerà “libro”.

L’uomo qualunque non si soffermerà nemmeno per un secondo a ragionare sul metodo con cui vengono avversati gli oppositori del governo. E poco importa che la ribellione nasca non per le difficoltà di un popolo ma per la tutela dell’interesse privato – questa volta addirittura degli industriali che tanto hanno fatto per metterci in ginocchio.

A colui che oggi vivrà il lutto per gli eroi, come una tregua dalla quotidiana guerra dello schifo e della nausea italica, non importa di domandarsi quando e come questo governo fascista, allargherà a macchia d’olio la caccia agli “eversori”. In che modo si deciderà di zittire le voci che libere lo sono veramente. Oggi tocca ai traditori, domani toccherà ai nemici. Nemmeno si perderà tempo a riflettere sull’urgenza di porre un limite alle intercettazioni telefoniche. Chissà che accadrebbe in Italia, se per caso tra le telefonate di uno dei servi spuntasse la voce del tizio padrone che ordina di castigare questo o quello, reo di non avergli baciato pubblicamente il culo, in segno di massima devozione. Vero! Non accadrebbe niente di diverso di quanto accada già. In fondo tutti sanno chi è il mandante ma se non lo dice la televisione, si può ancora fare finta che non sia così, e sentirsi normali, magari patrioti.

Rita Pani (APOLIDE)


10.08.2010

 

Io lo voglio il libro.

Per fortuna non è caduto il governo. Sarebbe stato un problema in questi momenti così difficili, restare senza. Per fortuna che c’è fini, che come dice lui stesso, è ben visto anche dagli elettori di sinistra. Per fortuna che nessuno ha osato interrompere il lavoro del tizio del consiglio. C’è molta gente che non vuole ricevere a casa il libro che stanno stampando in tutta fretta, per raccontarci la meraviglia delle nostre vite; io vado contro corrente. Io lo voglio, non vedo l’ora di riceverlo. E già so che non me lo manderanno, che non avrò questo privilegio. Spero che facciano in tempo a scriverci sopra anche che, finalmente, il Lodo Al Fano è stato approvato, e che il tizio finalmente potrà sfoggiare nelle occasioni solenni, siano esse le cene con le preferite o le recite d’avanspettacolo istituzionali, oltre al suo impeccabile trucco anche lo scudo spaziale.

Oggi è in atto la prima protesta della scuola italiana in seguito al più grande licenziamento di massa che si ricordi negli ultimi 150 anni. Il tizio ha dichiarato: “Ora processo breve e intercettazioni.”

Il presidente della Repubblica, in un raro momento di veglia, ha chiesto al parlamento di mettere in calendario la discussione sulla disastrosa situazione economica, viste anche le recenti pressioni dell’Europa sempre più preoccupata dai conti italiani. Il tizio, in risposta prepara l’approvazione della riforma della giustizia col processo breve e la stretta sulle intercettazioni telefoniche.

È dell’altro ieri l’ennesimo morto sul lavoro, in Sardegna. Un edile volato da un tetto. Altre tre fabbriche del settore chimico sono in dismissione in varie regioni italiane. Sta per concludersi il periodo di cassa integrazione per decine di migliaia di lavoratori, e nessuno sa ancora che fine faranno. Per fortuna il governo non è caduto e si troverà presto soluzione al processo breve e alle intercettazioni telefoniche.

Prosegue la dismissione delle strutture sanitarie pubbliche italiane, che non sempre sono “semplici” ospedali, ma a volte anche quelle strutture dedicate al supporto della cura del disabile o degli anziani non autosufficienti. Nel paese non federale ma “federalizzato” da tempo, questo genere di competenze sono passate ai comuni, che non avendo fondi a disposizione riescono a mandare sì e no un assistente sociale una volta ogni tanto. Voglio leggere sul libro del governo che è stato approvato il processo breve e che sono state riviste le regole delle intercettazioni telefoniche, ma anche che grazie a fini visto bene da sinistra, lo scudo spaziale è una realtà.

Ci sarà anche tutto il resto sul libro: L’Aquila ricostruita che non si può ricostruire per via delle macerie. L’inceneritore di Acerra sul quale indaga la magistratura e la spazzatura che appare e scompare nelle città o nei parchi nazionali. E ci sarà la mafia sconfitta dallo stato, e non ci sarà lo striscione apparso in Piazza Alfano a Barcellona Pozzo di Gotto, così palesemente filo governativo: “Viva la mafia”.

Rita Pani (APOLIDE)


10.07.2010

 

Più IRPEF per tutti

E dopo la pajata con gli osei, esultano i leghisti, che col ricatto palesato con le promesse di prossime elezioni, portano a casa il federalismo fiscale per fisco e sanità. Ovviamente esultano perché son cretini, dato che l’unico vero effetto della spartizione del danaro ancor più localizzata, di quanto non sia già da anni, sarà quella di un vertiginoso aumento delle tasse, oltre che la sempre più capillare privatizzazione della sanità, che alla fine porterà all’obbligo di stipulare assicurazioni sanitarie, per assicurarsi d’essere curati.

Altro effetto del decreto propaganda, sarà quello di salvare la faccia del tizio, il quale proprio fino a ieri ancora prometteva “meno tasse”. Ci vuole una certa statura morale per avere il coraggio della verità, e questa non appartiene a quel tizio; vile abbastanza da elargire a piene mani menzogne e falsità. Ci vogliono palle per improvvisare una conferenza stampa e dire al popolo affamato che le casse sono vuote, e che quel poco che vi è rimasto dentro, o che ci entrerà è già stato destinato alla spartizione tra il comitato d’affari che non governa questa povera Italia.

Ma per fortuna che nulla di questo è serio. Per fortuna è solo iniziata la campagna elettorale, con un panorama così desolante che chi può corre ai ripari, cercando di conquistare un voto in più. Ai legaioli basterà credere di aver vinto la guerra, che il federalismo fiscale è realtà (vige da anni ormai, ma loro non lo sanno) e voteranno ancora il loro capo indiscusso, e persino il di lui figlio scemo, accettando questo con abnegazione e spirito di sacrificio.

È campagna elettorale, che ci traghetterà fin verso la primavera, e si spera passando per un inverno non troppo rigido e piovoso, che se piove in Italia ormai si muore. Il team della libertà è al lavoro, e presto un’altra bella porzione di italioti addomesticati, riceverà a casa in omaggio il terzo libro del tizio editore del consiglio, che per la modica cifra di 10 milioni di euro, ci renderà edotti su tutte le opere di questo governo, che immagino vadano dalla ricostruzione dell’Aquila, alle lavagnette multimediali per le scuole (che non ci sono più), passando per i tornelli negli uffici del pubblico impiego, e la democrazia esportata in Afghanistan.

Ma almeno questa volta dobbiamo ammettere che il PD si era svegliato in anticipo sulle squadre avversarie, e da tempo fuori da ogni sede del PD campeggiano immagini di Bersani con le maniche rimboccate, come chi davvero volesse fare qualcosa, finalmente. Le ho viste anche questa mattina, dopo aver letto che l’ipotesi Montezemolo piaceva sempre più al PD. Ho guardato Bersani seduto un po’ scomposto, le sue maniche rimboccate e dopo anche le mie. In effetti oggi fa caldo che sembra ancora estate. Avevo capito male.

Rita Pani (APOLIDE)


10.06.2010

 

L'agognata libertà.

Era così bella la libertà. Tutti da ragazzini un pensiero ce lo abbiamo fatto sopra, la volevamo la libertà. A volte poi ci siamo ritrovati incastrati in vite non nostre, e quanto coraggio c’è voluto per riprenderci la nostra agognata libertà. Chi pensava, poi, voleva essere libero di volerlo fare, e per la libertà ha lottato. In effetti le donne lottarono per liberare loro stesse e non era nemmeno troppo tempo fa, sebbene guardiamo oggi ad altre donne con l’aria altezzosa di chi pare saperne troppo di questa cosa chiamata libertà. E gli slogan? La chiedevamo con forza la libertà. Un tempo si chiedeva persino quella di studiare, di amare.

Poi la libertà ci è piovuta addosso come la pioggia di oggi, così copiosa da provocare l’alluvione nelle nostre vite. Oggi è nato un nuovo movimento, che promette di essere ancora più grande, ancora più libero e generoso di quanto non sia stato il primo grande partito della libertà, che a sua volta – narrano le cronache – corre al riparo riunendo addirittura il “team della libertà”, che nel suo nucleo racchiude i circoli della libertà, i promotori della libertà e la loggia della libertà.

Così ingordi di libertà ne abbiamo mangiato tanta per quasi un ventennio, e siamo finiti per essere così sazi da esserne nauseati. Almeno io lo sono, al punto che oggi penso che forse, quando ci siamo accorti dello sperpero che si stava facendo di un termine prezioso come l’acqua, sarebbe stato forse il caso di tenere tutto in equilibrio promettendo uno stalinismo duro. Magari oggi, con la pancia vuota, avremmo trovato ancora una speranza per riempirla il tanto giusto che sarebbe bastato a sorseggiarne tutti i giorni.

Invece anche a sinistra non si resistette, e si dovette fare ricorso alla libertà da apporre come marchio distintivo, una sorta di sigillo di garanzia. Capisco che scrivere su un simbolo “Sinistra e Stalinismo” non avrebbe avuto nulla di fascinoso da proporre, se non altro per l’indicibile acronimo, ma magari perché non correre d’anticipo (senza team) e offrire “Sinistra e Civiltà”? Tanto, dove stavamo andando a parare, noi lo avevamo capito benissimo.

Ma era così bella la libertà, che non si è saputo resistere. Liberi dalle regole, liberi dalla morale, e liberati soprattutto dalla coscienza. Non ci è voluto tanto, è bastato far credere che si fosse liberi di non pagare le tasse, che essere “furbi” fosse un titolo da inserire in curriculum, e che essere donne potesse diventare un valore aggiunto nel caso si fosse state abbastanza provocanti e compiacenti. Il resto è sotto gli occhi di tutti.

Un paese che muore sotto la pioggia, un paese che smette di alimentarsi, un paese impoverito dall’ignoranza retrograda, un paese in cui lentamente ti stanno insegnando che è giusto morire se non puoi pagarti le cure, ma dove è proibito morire se non esiste una cura. Un paese che non produce ma che si indebita per spendere perché in fondo è l’unico modo per sentirsi veramente liberi di essere.

E torneremo a votare in primavera, e di libertà di scegliere come essere liberi ne avremo assai poca, nonostante la miriade di offerte. L’unica cosa certa è che prima di tutto dovremo avere il Lodo Al Fano, e quella sì che potremo chiamarla libertà!

Rita Pani (APOLIDE libera veramente)


10.03.2010

 

Il Piano Vita

Domenica mattina e non sto niente bene; come una puerpera vivo con la borsa sotto al letto, pronta ad andare. Solo che anziché l’ansia di vedere e stringere tra le braccia il mio bambino, non vedo l’ora di sapere di essere stata liberata da una pietra. Non sono arrabbiata, non me lo posso permettere, ma sono preoccupata, e come un indiano che posa l’orecchio a terra, io ascolto l’intensità del dolore, cercando di capire se sia il caso di chiamare un’ambulanza. Attendo di comprendere se e quando la nausea si trasformerà in vomito. Mi interrogo sull’opportunità o meno di recarmi al primo pronto soccorso e per l’ennesima volta dire in modo urbano, che no, non sto tanto bene. Ormai vivo così da tre mesi, e no, non mi arrabbio. Mi preoccupo.

Potrete capire con quale entusiasmo io abbia letto questa mattina che Palazzo Chigi accelera col “Piano vita”. Dovrebbe essere una bella cosa, la politica che torna ad occuparsi della vita di tutti noi. Potrebbe essere finalmente l’inizio di un mondo nuovo, che tutti si sentirebbero obbligati a prender d’esempio. Il Piano Vita lascia immaginare che tutti noi esseri respiranti, finalmente si possa essere accompagnati a riprenderci la vita, con un lavoro, con l’acqua gratis, con un carovita equo, e persino con il diritto di essere operati con anticipo rispetto all’arrivo della morte.

Ora infatti, il mio Piano Vita, prevede nell’ordine: il ricovero, l’intervento, la convalescenza, un lavoro che mi consenta di vivere dignitosamente … e se finalmente l’opera del governo potrà fornirmi gli strumenti per accedere alla vita, io non posso che esserne contenta.

Però poi mi sono svegliata del tutto. È sempre domenica, ho sempre i dolori, ho sempre il dubbio di non saper che fare di me, e il Piano Vita è un’altra cosa.

Il Piano Vita del governo, è il prezzo che ci accingiamo a pagare alla chiesa, solo per aver un buffone bestemmiatore a capo del governo, che della famiglia se ne fotte (tranne che della sua). Un satiro maiale, che non destò preoccupazione nella chiesa quando fu palese il suo interesse per le ragazzine minorenni, ma che ha urtato la suscettibilità ricattatoria della CEI offendendo Dio e non le donne o gli ebrei.

Per una barzelletta, potremmo pagare in civiltà, lasciando che malavitosi ignoranti come questi che ci governano legiferino sul biotestamento, o impongano per legge le loro scelte sconsiderate, annullando la volontà del singolo, che persino il cattolicesimo riconosce nel diritto al libero arbitrio, arrivando nuovamente a ridiscutere della pillola abortiva, e perché non della soppressione degli omosessuali, che fa tanto cristiano?

E pagheremo in soldi e ancora civiltà, dato che per ripulire l’ormai putrida coscienza di un solo tizio, il Piano Vita del governo, potrebbe anche prevedere “il sostegno diretto alla libertà di educazione”, ossia pagare le famiglie che decideranno di iscrivere i loro figli alle scuole private, sottintendendo della chiesa.

Sì, è sempre domenica, ho sempre la nausea, i dolori non si placano. Forse è meglio che al mio Piano Vita ci pensi da me.

Rita Pani (APOLIDE)


10.02.2010

 

Il pericolo corre sul Web

È la solita mestizia delle cose italiane, persino questa nuova farsa dell’ “agguato” a belpietro, che come sapevamo fin dal principio, seguendo il classico copione tutto italiano degli improbabili lanciatori di duomi, doveva sortire pena solidaristica da elargire a piene mani, e tanta, tanta preoccupazione da potersi industriare per la soluzione del problema.

Ecco che quindi prende la parola il ministro della civiltà razzista maroni, che invita al classico “abbassamento di toni”. Ovviamente, nella logica tutta italiana, a dover abbassare i toni, non saranno i giornali di proprietà del tizio, i suoi servi addetti alla disinformazione e alla propaganda, e nemmeno lui stesso, quando dà fiato alla bocca dinnanzi ai suoi fan italioti esaltati, inveendo contro la magistratura, contro le donne, contro gli ebrei. La preoccupazione del ministro per il razzismo, ovviamente, riguarda quelle poche voci libere che ancora stampano qualche foglio di carta, o il Web.

Sì, è su Internet che il ministro vede la minaccia, e il pericolo. Là si annida il terrore del libero pensiero, della gente che si conserva pensante, nonostante loro, e anche di tutti coloro come me, che nemmeno per un attimo si sono preoccupate dell’incolumità di un addetto alla propaganda per il pericolo in cui si sarebbe trovato, dinnanzi a un uomo travisato con la sola pettorina recante la scritta “Guardia di Finanza”.

Ci sarà quindi presto un summit a Milano, per organizzare e discutere un potenziamento delle scorte degli obiettivi sensibili, che secondo il ministro ora, grazie al libero pensiero, si troverebbero in una situazione assai più delicata.

Chi sarebbero questi obiettivi sensibili? Non i giudici, non gli inquirenti, non i servitori dello Stato, ma solo e soltanto i servi del re.

Tanto in Italia per chiudere la bocca ai giornalisti, quelli veri, non c’è nemmeno bisogno di inscenare un attentato: basta tagliare i fondi, non stipulare i contratti, inventarsi codici etici che di etico non hanno proprio nulla, instaurare la censura di governo. E se poi il giornalista dovesse insistere con l’assurda pretesta di fare comunque il suo lavoro, basta passare alle minacce vere, quelle fatte in sordina e senza clamore che anche solo per un attimo metta il serio professionista davanti alla pesante domanda: “La mia vita, vale davvero tutto questo?” [E in genere si risponde di sì.]

Ora scusatemi, ma sono anche io molto preoccupata: c’è un vigile urbano che passa davanti a casa mia almeno due volte al giorno … chiuderò la porta a chiave.

Rita Pani (APOLIDE)


10.01.2010

 

Tutto, tranne che maiali.

Qualche giorno fa, ubriachi d’amor patrio e colti da impeto di rivalsa, i cittadini italiani hanno iniziato a raccogliere le firme per una sorta di class action contro quel che resta di bossi, reo di aver offeso i cittadini romani chiamandoli maiali; un’onta da lavare col sangue.

Per due giorni, i cittadini italiani hanno assistito all’ennesima ignobile farsa inscenata dal capo cosca di un governo ignominioso e tutto è fermo e docile come una primavera; salvo consolarsi guardando e riguardando, con ammirazione, quel filo sottile di speranza dato dalle parole di Antonio Di Pietro. Non mi risulta però l’invasione della piazza, né tantomeno un abbozzo di rivoluzione.

In molti mi avete chiesto un parere sulle dichiarazioni fantascientifiche della tizia, la drag queen del consiglio. Così tanti che mi avete commosso. E mi spiace deludere le aspettative, ma non ho nulla da dire. Tutto in fondo è già stato detto, e anche di più. Che si potrebbe aggiungere dopo aver appreso che il tizio dopo aver salvato più volte il mondo dalla guerra, è stato capace di salvare anche le banche americane? Nulla, se non un sentito ringraziamento per tanta opera di sacrificio. Come non inchinarsi dinnanzi a chi con la sua opera indefessa è riuscito a liberare il paese dalla mafia? Come non tacere, ora che sappiamo che la Salerno Reggio Calabria sarà finalmente ultimata?

Ma ancor di più, cosa si può o si potrebbe aggiungere alle dichiarazioni istituzionali, rilasciate in diretta tv da un reo confesso durante una seduta della Camera e del Senato, che una volta erano i luoghi deputati alla salvaguardia della nostra democrazia? Tanto di cappello al suo coraggio e al senso di responsabilità. Nemmeno Gui e Tanassi, i dilettanti precursori dell’epoca tangentizia, in Italia, osarono tanto. Quale uomo, se non lui, avrebbe potuto tranquillamente ammettere non solo di aver corrotto deputati e senatori per ottenere una proroga al suo mandato a delinquere impunemente, o di aver pilotato gli appalti per la truffa del secolo, del ponte sullo Stretto di Messina?

Non sento davvero di avere nulla da aggiungere in questo nostro momento storico. Tutto è scritto e tutto si continua a scrivere, nonostante noi, sulle pagine di storia quotidiana. Le banche d’America sono salve, e quindi cosa conta la vita di un operaio che si ammazza perché da un anno non lavora? È una cacca di mosca, al confronto. Che importa se anche il Presidente del Senato è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, quando la mafia è stata vinta? E se i senatori di questa repubblica, sono costretti a dire in un tribunale che per mafia li processa, che nella loro vita non hanno mai incontrato Provenzano, perché non dovremmo crederci sebbene abbiano sul capo già due condanne a molti anni di galera?

Tutto ciò che ci viene d’aggiungere è solo ridondanza. Rumore fastidioso. E a me di essere politicamente scorretta non va proprio. È ora di smetterla col buonismo che ci rende tutti stupidi, bisogna smetterla con questo stato vecchio che non vuole ringiovanire quanto il tizio suo premier. Accettiamo di buon grado che si possa ventilare l’idea di eliminare dalle nostre vite gli handicappati, che si possa insultare qualcuno chiamandolo ebreo, che si possa dare ad ogni negro il suo giusto colore. L’importante è accettare l’ineluttabile: solo il più grande evasore fiscale d’Italia potrà prometterci di pagare meno tasse, solo il più grande mafioso potrà giurarci di combattere la mafia. Solo colui che non soddisfatto delle logge massoniche presenti in Italia, avrà l’ardire di crearsene una tutta sua per poter meglio gestire la vita economica di tutti noi.

Ma per favore, non ci si chiami maiali, sennò è la volta buona che ci incazziamo davvero.

Rita Pani (APOLIDE)

PS: una sonora pernacchia sul modello di Totò e Peppino arrivi al cuore e alle orecchie di tutti quelli imbecilli che videro in fini il fascista la speranza del mondo nuovo. E una doppia, a chi non ebbe nulla da eccepire sull’improbabile santa alleanza tra i futuristici futuristi fascisti, e il PD.


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