10.30.2006

 

Stimoliamo il governo

Invecchio. Rapidamente ed inesorabilmente invecchio al passo col rinnovamento del mondo, nei suoi usi e nei suoi s-costumi.
Mi ricordo quando ero giovane. Bei tempi! E che nostalgia. Sembra ieri eppure è così lontano.
All’epoca al governo c’era la Dc oppure Arlecchino servitore del pentapartito, il governo multicolore. Eravamo ancora un popolo cosciente e un governo di destra non era contemplato. I lavaggi politici a base di varechina poco gentile e smacchiatori in gel non erano stati ancora inventati, per cui noi si era rossi e i fasci non avevano depurato le loro reni alle fonti di Fiuggi.
La protesta era protesta, le manifestazioni erano di protesta, l’occupazione della scuola si scriveva ancora con due “c”, destinando la K, al massimo, a Kossiga.
Va così veloce il rinnovamento del nostro paese che il movimento è invisibile ad occhio nudo. La perdita di civiltà e i numerosi lavaggi sbiancanti ci hanno fatto subire cinque anni di governo delle destre (come se non ne bastasse una sola, abbiamo anche dovuto moltiplicarle); la perdita di coscienza e l’ingentilimento candegginico ci hanno fatto credere di avere la sinistra al governo, ed è per questo che è impercettibile la velocità della mutazione al punto, mi dico, di far apparire tutto esattamente fermo a cinque anni fa.
Se prima era inutile scendere in piazza e protestare, perché i ministeri nemmeno si degnavano di aprire tavoli di discussine tra le parti, uccidendo di fatto il senso stesso del sindacato, oggi i pensionati scendono in piazza non a protestare ma (e cito) per «Una manifestazione per stimolare il governo a recuperare e a risolvere i troppi problemi insoluti» dice il segretario del sindacato CISL.
Con la sinistra al governo non si protesta, quindi, ma si stimola. Ci tengono a precisare i sindacati, che la manifestazione è diversa da quella indetta da forza italia e an per il prossimo due dicembre. E hanno ragione, perché loro stimolano e gli altri (ora che il mondo è a testa in giù) protestano. I poveri stimolano il governo affinché si possa sopravvivere decorosamente i ricchi evasori fiscali chiedono di pagare meno tasse di quelle che già non pagano. E protestano. Non è chiaro come si ponga in tutta la questione l’Italia di mezzo, probabilmente, secondo logica, metà degli appartenenti al neo movimento politico stimoleranno il governo, l’altra metà protesterà. E’ solo un’ipotesi naturalmente.
Ora però c’è un altro problema: il 4 Novembre p.v. PdCI, PRC insieme ai Verdi protesteranno contro la finanziaria, specificando che le proteste sono contro il precariato. L’imperativo categorico è partecipare tutti e restare coesi, per protestare CONTRO la finanziaria di questo governo. Non si è ancora capito se si aggregheranno i sindacati della stimolazione. Inutile dire che la manifestazione di protesta per la finanziaria dei partiti al governo, sarà nettamente differente dalla manifestazione di protesta contro la finanziaria dell’opposizione.
Non è difficile capire, sembra, ma non lo è.
Sì, la velocità del rinnovamento è talmente veloce da farci piroettare quando ci passa silenziosamente accanto. Perché protestiamo se li abbiamo votati? E non li abbiamo solo votati, ma siamo anche stati invitati “alla fabbrica del programma”; siamo stati persino i primi a pagare un Euro per votare alle primarie. Perché protestiamo contro quelli che abbiamo delegato a protestare? Non dovrebbe valere la regola che io ti delego, ma se non funzioni ti caccio? Evidentemente no.
Stimoliamo il governo con un forcone nel sedere (e non in senso metaforico), magari non è un gesto innovativo ma potrebbe essere utile al processo di equità e giustizia sociale.

Rita Pani (APOLIDE)


10.28.2006

 

Quando scappa, scappa

Compagne, compagni.

In questi momenti così difficili per il Paese, ci sono attimi di vita ai quali dobbiamo sottostare per necessità, perché per quanto si possa provare a R-Esistere, la vita stessa ci impone la resa.
Sono quei momenti che ci rendono davvero tutti uguali e che se vissuti in particolari circostanze a volte ci impongono di bussare a porte, bere caffè non necessari nei bar o nasconderci dietro cespugli nascosti, anfratti e talvolta persino portoni incustoditi.
Come avrete appreso dai giornali, oggi in Parlamento si è sfiorata la tragedia, che per fortuna non ha provocato vittime, ma ha lasciato una deputata ex show ex girl di forza italia traumatizzata per aver trovato un uomo nel bagno delle signore, e una deputata di PRC sotto shock probabilmente per essere stata presa per un uomo.
Dobbiamo chiedere con forza che il Parlamento si occupi in tempi brevi del sito orinatoio dell’onorevole Vladimir Luxuria prima che il suo utilizzo del bagno riservato alle donne possa creare delle vittime. In sei mesi, questo governo non è ancora riuscito a trovare il modo di stabilire dove la compagna Luxuria debba andare ad espletare i suoi bisogni fisiologici.
Dobbiamo impegnarci perché ancora una volta il nostro paese non si debba ritrovare a fare i conti con i danni arrecati dalla catastrofe annunciata.
Una nazione democratica e civile non può assolutamente accettare che una sua deputata possa subire un trauma psicologico mentre si reca, magari in emergenza, a pisciare.
Per questo compagne e compagni vi invito ad inviare una e-mail al vostro deputato per chiedere con forza che l’annosa questione venga risolta al più presto e che vada a toccare tutte le altre problematiche connesse al problema.
Caro ….. Chiedo che il Parlamento italiano si attivi in tempi rapidi a scrivere, modificare ed approvare le nuove norme d’etichetta parlamentare per l’utilizzo dei cessi con la creazione di zone riservate alle diverse categorie comprendenti: uomini, donne, omosessuali dichiarati e non, transgender, negri. Vi prego inoltre di suddividere le suddette categorie in altre sottocategorie che diversifichino l’appartenenza religiosa, in modo da ovviare ai problemi derivati dall’incivile incompatibilità. Chiedo inoltre che si disponga di flessibilità nell’elenco delle sottocategorie, e la creazione di zone riservate, per esempio a negri omosessuali ed ebrei, a bisessuali cattolici bianchi, e comunque per ogni particolare commistione di categorie che potrebbero venirsi a riscontrare.
In seconda istanza chiedo che venga destinata un’ aiuola dotata di vanga in uso esclusivo all’onorevole gardini.

Rita Pani (APOLIDE)


10.27.2006

 

L’ESPROPRIO DEL TFR – AL POSTO DELLA PENSIONE, L’ESTREMA UNZIONE?

Hanno liquidato la cara, vecchia “liquidazione”, e l’hanno sostituita con il TFR = Trattamento di Fine Rapporto = Trattamento di m****. Scusate, volevo dire di cacca.L’accordo stipulato tra il governo Prodi(torio) e le cosiddette “parti sociali”, ossia i sindacati e la Confindustria, è semplicemente inaudito e vergognoso. Se questo è il risultato della tanto osannata e agognata “concertazione”, allora è meglio lo scontro di classe, la lotta dura (e senza paura), dato che con il sistema concertativo siamo sempre noi lavoratori a prenderlo in quel posto.

Ma va là, non lamentarti come il solito! E chi si lagna? Io non mi lagno, mi infurio e basta!
Eppure, dando uno sguardo in giro mi pare di non essere il solo ad indignarsi e protestare.
A destra c’è chi grida e rumoreggia contro un presunto “esproprio proletario” del TFR commesso contro i “poveri padroni”, scippati e derubati dei NOSTRI soldi accumulati durante lunghi decenni di duro lavoro. E pretendono ancora di più: di farci lavorare fino a 70 anni!
Quando parlo di duro lavoro mi riferisco anzitutto a chi lavora in fabbrica per otto ore al giorno, costretto ad alienarsi diventando un automa (ricordate il mitico Charlotte, cioè Charlie Chaplin nel film “Tempi moderni”? In fondo la vita in tante fabbriche del mondo, specie del Terzo mondo, è ancora così, se non peggio). Mi riferisco a chi suda in miniera, rischiando ogni giorno di morire sepolto sottoterra (l’unica “consolazione” sarebbe quella di risparmiare le spese per la tumulazione), a chi è rinchiuso in un arido ufficio per lunghe, interminabili ore, immerso tra pratiche inutili e noiose da sbrigare, ma altresì a chi insegna in una scuola, dentro una classe di 25 alunni scalmanati e svogliati, a chi opera in un ospedale, assistendo e curando gli infermi, a chi deve pulire i bagni, a chi altrove è condannato a sgobbare, travagliare, crepare, senza nemmeno più la speranza o l’aspettativa di una vecchiaia serena e decorosa.
Lavori usuranti o meno, i soldi sono sempre i nostri! Purtroppo, sono un povero ingenuo…
Miseri e tapini, questi padroncini. Che pena mi fanno! E dire che si erano pure illusi!
E’ proprio così, questo accordo concertativo è una “rapina” organizzata in piena regola contro le grandi e potenti imprese neocapitaliste (ma chi ci crede?), tant’è vero che i rappresentanti della Confindustria hanno approvato e sottoscritto l’intesa. Sono stati davvero così sciocchi?
Altrove, invece, cioè negli ambienti dell’estrema sinistra, al di fuori dell’area filo-governativa, in quei settori che un tempo si definivano “extraparlamentari” (che bei tempi quei tempi, benché all’epoca io fossi ancora in fasce a vagire e poppare il latte materno) si urla e ci si indigna contro lo scandalo dell’ennesimo “esproprio capitalistico” perpetrato ai danni di noi “ricchi” lavoratori (dalle dichiarazioni fiscali rese note nell’ultimo anno risulta che un umile maestro elementare guadagnerebbe più di un dentista indigente, anzi nullatenente, o di un miserabile gioielliere: che bella soddisfazione!).
La classe lavoratrice è stata scippata anche del TFR, ossia dei preziosi e sudati risparmi accumulati durante un’esistenza di fatiche, di stenti, rinunce e sacrifici.
Penso soprattutto ai milioni di operai, produttori e lavoratori salariati, a tutti quelli che per anni svolgono lavori davvero usuranti e logoranti, e che alla fine della loro “carriera” si trovano totalmente stressati, sfiniti fisicamente e mentalmente, senza una pensione degna di tal nome, senza la liquidazione (ormai liquidata e svenduta a tutti gli effetti), senza un reddito accettabile, magari con un mutuo bancario ancora da saldare, con altri obblighi arretrati da onorare, oppure con schiaccianti interessi da restituire agli usurai. Che bella prospettiva!
Tra la prima interpretazione (“esproprio proletario” contro i padroni) e la seconda (“esproprio capitalistico” contro la classe lavoratrice), io (chissà perché?) propendo per la seconda versione. Ma che ci volete fare! Sarà forse che sono di parte, essendo anch’io un lavoratore dipendente che versa interamente le tasse al fisco. Ma che soddisfazione quando ho appreso di guadagnare più di un dentista o di un gioielliere. Se lo sapesse la mia compagna, mi porterebbe immediatamente in un negozio di Cartier a fare spese folli e rovinose.
Sì, mi sento davvero rapinato, umiliato, beffato, non una ma tre volte!
Prima di tutto mi è stato sottratto il sacrosanto diritto ad andare in pensione ad un’età ancora decente, in grado di godermi il meritato riposo, quantomeno quando sarò ancora vivo, e non invece da morto, oppure da vecchio decrepito e rimbambito.
Quindi sono stato privato della possibilità di percepire una pensione decorosa, ossia un reddito tale da rendermi autosufficiente nella cosiddetta “terza età”, e non ricevere un’elemosina, costringendomi ad “integrare” la pensione dell’INPS con altri fondi di varia matrice o natura (banche, assicurazioni, sindacati, INPS, ecc., sono tutti in competizione per accaparrarsi i ghiottissimi miliardi di euro del TFR estorti come ben sappiamo alle classi lavoratrici).
Infine, sono stato derubato della cosiddetta “liquidazione”, che mi viene letteralmente estorta e prosciugata con l’accordo sulla “previdenza integrativa”: in pratica il TFR diventa un “fondo perduto”, in tutti i sensi. Ma se io lo perdo qualcun altro lo intercetta. Anzi, ne fa incetta!
Tutto questo grazie a chi? Ma alla “cara e buona” concertazione tra le “parti sociali”, tra cui dovrebbe esserci (se non erro) anche quella parte che avrebbe dovuto rappresentare e tutelare i miei interessi, ovvero gli interessi dei lavoratori.
Se non si fosse capito chiaramente, la parte a cui mi riferisco è il sindacato. Amen!
Insomma, sono stato ingannato, scippato, svenduto, schiaffeggiato, deriso, per almeno tre volte. Allora dico addio al TFR! Addio alla pensione!

Ma mi spetta almeno l’estrema unzione? Gratis… o devo pagare ancora?
Ai posteri l’ardua sentenza… Al governo Prodi(torio) e alle “parti sociali” (sembra un film con un cast di quelli eccezionali) va il mio più sentito e caloroso ringraziamento.

TFR = Ti Faccio un bel Regalo!

Lucio Garofalo


10.26.2006

 

Due passi nella storia recente

Mi ha scritto un tale ( che non nomino perché ne avrebbe piacere) che si chiede come mai io non sia ancora finita in galera, per le offese che avrei profuso negli anni a persone “che hanno sacrificato loro stessi per poter migliorare la nostra vita”. Scrive anche dell’altro il servo tonto, ma non è rilevante né peggiore di molte altre cose che ricevo quotidianamente insieme alla marea di “spam”.
Mi piacciono le coincidenze, e caso vuole che abbia letto questa mail un attimo prima di leggere l’articolo di Giovanni Bianconi sul Corriere.
Armata di una buona dose di dietrologia vorrei fare due passi nella storia recente del nostro paese e nell’incomprensibile quanto colpevole immobilismo dell’italiano.
Sono tante le malattie che hanno colpito il nostro paese nell’ultimo decennio, tutte malattie indotte dall’applicazione del Piano di Rinascita Democratica studiato dalla Loggia P2; la disintegrazione della classe operaia, dei sindacati, della protesta seria ed organizzata. Le priorità sono andate via, via cambiando, fino a trasformare un popolo civile ed intelligente, in un popolo ipnotizzato dai lustrini e reso innocuo dalla televisione. Ho scritto molte volte che per ottenere il controllo di una popolazione è stato necessario uccidere la volontà di pensiero politico e la politica stessa, non voglio quindi ripetermi, ma basterebbe pensare come, se una volta a guidare una protesta erano “le figure di rilievo” della politica, da un certo punto in poi, questi siano stati sostituiti da attori, registi, veline da calendario show girl (che non si capisce perché restino sempre girl anche quando anagraficamente sono women passate).
Insomma, era il 5 Novembre 2002 e i girotondisti guidati da Nanni Moretti, presi per mano, circondavano i palazzi di giustizia, come a volerli proteggere in un grande abbraccio di solidarietà. All’epoca pensai: “Cazzate”! Oggi continuo a pensarla allo stesso modo. La mia protesta sarebbe stata diversa, un milione di persone davanti al Parlamento Italiano ad impedire l’uscita dei parlamentari, ad oltranza, fino ad ottenere le dimissioni di un governo “impegnato a non sacrificare loro stessi per migliorare la loro già bellissima vita”. Comunque l’indignazione da avanspettacolo per la legge Cirami andò avanti per quasi dieci minuti, ed approvata la legge, fatto l’inganno, tutti a casa con l’autografo di Moretti da aggiungere a tutti glia altri di altre celebrità ottenuti durante le altre “spettacolari” proteste contro le innumerevoli leggi ad personam. In quei giorni caldi di “manifestazioni itineranti”, proprio come il circo, la personam ebbe a dichiarare: "Non abbiamo votato leggi 'ad personam'. Ci sono leggi generaliste promulgate nell'interesse di tutti. Esse nascono da comportamenti processuali dei magistrati che sono, questi sì 'ad personam' e per fini di lotta politica. Le nostre sono quindi leggi a favore di tutti i cittadini affinchè a loro non accada ciò che è capitato ad alcuni".
Detto questo, fatti i due passi nella storia, basta leggere l’articolo di Giovanni Bianconi per scoprire se nell’ultimo decennio abbiamo conservato integra la nostra facoltà di discernimento.
Ora i girotondi non vanno più di moda, gli operai non esistono più, la Cirami ha prodotto l’esempio Previti colpito da una carcerazione domiciliare con permesso straordinario per svolgere la sua attività di senatore (non fa ridere!) che in seguito all’indulto diventerà un caso pietoso da assistenza sociale (nemmeno questa fa ridere!) ai sindacati è consentito esistere previo innesto di museruola, l’antiberlusconista va fiero d’aver vinto le elezioni e quindi tutto viene assunto come “normalizzato” mentre di normale non c’è proprio nulla. Come scrivevo qualche giorno fa, l’Italia è il paese in cui un dirigente d’azienda pubblica, ladro, preso con le mani nel sacco viene deposto, pagato profumatamente e trasferito a far danno in altra azienda. Non stupisce nessuno; nessuno si arma di forcone, ci si sdegna al bar mentre si fa colazione e si protesta perché il cornetto ha poca marmellata. L’Italia è il paese in cui un presidente del consiglio può usare impunemente i servizi segreti per il suo tornaconto personale, creando liste di “nemici” ed utilizzando una terminologia che darebbe fastidio persino a Pinochet , e promettere di tornare entro due anni a rigovernare l’Italia. Non è prevista accusa, non è prevista galera, non è previsto il risarcimento dei cittadini gabbati, ma soprattutto non è prevista radiazione.
La cosa triste è che lo sporco ci sovrasta ma attendiamo fiduciosi che qualcuno faccia pulizia, rifiutando a priori l’idea di essere noi a cominciare.

Rita Pani (APOLIDE)


10.25.2006

 

Non ce n'è più per nessuno


Per essere conscio devi essere disoccupato a 40 anni, per comprendere devi essere uno di quelli trasformati in precari dopo decine di anni da lavoratore a tempo indeterminato. Per soffrire devi avere coscienza.
Siamo in procinto dell’ecatombe ma non tutti se ne curano. Il cancro del pessimismo è stato sconfitto da chi insegna a camminare sui carboni ardenti, da chi si è inventato gli “stage” del pensiero positivo, i reality show, e la cravatta regimental d’ordinanza.
La ripresa è dietro l’angolo, dice Prodi e a me viene da gridare: “No! Vi prego, non riprendetemi, mi avete già fatto tanto male una volta”.
Potranno cambiare cento governi e per cento volte ancora sentiremo parlare di riforma pensionistica, senza che nessuno abbia mai il coraggio di dire che, l’abolizione totale della pensione statale è vicina.
Cosa sarebbe sennò il precariato dilagante?
La schiavitù appena accennata dall’allora ministro Treu e ratificata da maroni, vilmente nascosto dietro il nome di Marco Biagi, è stato il principio della fine, ne siamo vittime.
Forse voi non lo sapete, e nel caso ora ve lo racconto io.
Non ce n’è più per nessuno, e se vogliamo restare in tema di luoghi comuni ecco un altro che cade all’uopo: fatta la legge (invero solo pensata) trovato l’inganno.
Capita così in Italia che si sparga la voce all’interno di una società che lavora per un grosso ente di stato, che un post comunista al governo voglia vederci chiaro sui contratti di collaborazione troppo continuativi che denoterebbero una collaborazione continuativa di fatto che, per legge, dovrebbero sortire in un’assunzione a tempo indeterminato e allora che si fa?
L’ente di stato delega ad una delle sue più grosse società di assorbire i dipendenti delle società minori che lavorano alla gestione funzionale dell’ente stesso, passandosi di mano i dipendenti ma cambiando forma contrattuale, ovvero non più schiavi a progetto ma liberi schiavi a regime di Partita Iva.
Il post comunista che andrà a fare le pulci all’Ente al quel punto si troverà davanti una marea di “liberi professionisti” che non si sa bene perché a malapena guadagnano 1000 euro mensili. Nessun precario. Le piccole società satellite però non ci stanno a perdere le commesse e quindi vengono risarcite. Da chi? Purtroppo non lo so, sennò lo direi.
Se quindi a 40 anni ti ritrovi con un solo decennio di contributi pagati, se non sai bene cosa ti fa cumulo o no ai fini di una pensione che tende a sparire allora guardi avanti e ti chiedi del domani, ma non sai risponderti.
Di contro consoci un tale che è stato un poliziotto per 19 anni, sei mesi ed un giorno. Il tale aveva la tosse, anche un’asma se vogliamo, ma a 18 anni di servizio ha iniziato a “marcare visita” (si dice in gergo) per un anno, sei mesi ed un giorno. All’età di 42 anni è andato in pensione, riformato per causa di servizio, prende la pensione privilegiata e periodicamente smette di curarsi per un paio di mesi, pronto a farsi ricoverare in un ospedale militare per farsi riconoscere l’aggravamento. Nei periodi in cui non è impegnato a fare finta d’essere malato gestisce una piccola azienda agricola che produce olio ( a volte adulterato).
E’ rischioso andare a parlare di giustizia sociale, si rischia di rasentare il populismo o la demagogia, ma è impossibile non raffrontare le diverse realtà che popolano il nostro paese. Quando leggo che Prodi si è accordato con Montezemolo è un moto spontaneo chiedermi se non fosse il caso di accordarsi con i lavoratori in via d’estinzione, prima che col capo degli schiavisti.
Ci sono anche i quarantenni come me, che hanno rinunciato all’idea di trovare un impiego per le loro professionalità e si adatterebbero a qualunque cosa, persino a lavare le scale di un condominio o lavorare come lavapiatti ma sapete che accade? Che chi ha bisogno non assume italiani.
Lungi da me l’idea di prendermela con l’extracomunitario, è ovvio che fa parte del pacchetto “ evasore fai da te”. Non si assumono italiani perché è più semplice schiavizzare un extracomunitario, cacciarlo senza pagarlo, perché l’italiano è uno schiavo che volendo può ancora fare una vertenza di lavoro, ma l’altro italiano è un bastardo che si lamenta delle mani altrui nelle proprie tasche mentre tiene le sue in quelle degli altri.

Rita Pani (APOLIDE)


10.23.2006

 

Trance di vita

(o la vita a trance ma anche la vita in trance)

Ho avuto da fare. Il mio cane è impazzito dopo aver saputo della meritoria operazione culturale dell’assessore alla cul-tura di Milano, dell’allestimento della mostra sulla cacca. Ha iniziato a produrre opere per una sua eventuale mostra permanente e a me è toccato raccoglierle. Purtroppo la pioggia rendeva friabili i suoi dolmen; che fatica!
Ho accompagnato un’amica a comprare un’auto. Versava un usato valutato 23.000 euro, acquistava una nuova che ne costa 33.000. Il venditore era un residuato dell’era barbarica detta anche “berlusconismo”. “Io non sono un venditore d’auto, io sono più un consulente per l’acquirente”. Siamo state un paio d’ore a contatto con l’individuo che in quel lasso di tempo ha prodotto tante perle di idiozia quante opere il mio cane dissenterico. “Noi applichiamo la politica della coccola. Vendiamo auto di prestigio, quindi abbiamo a che fare con una certa clientela che dobbiamo coccolare. Le chiedo scusa, posso farle una domanda? Vuole un caffè?”
Poveretto, gli squillava di tutto. Emetteva talmente tanti bip che, perdendomi nei miei pensieri di concentrazione tantrica, atti ad evitare un aggressione, ho immaginato che anche il suono dei suoi peti fosse bippato. “Noi trattiamo bene i nostri clienti, li coccoliamo, li trattiamo bene, quindi ci faccia pubblicità”. “Le chiedo scusa, posso farle una domanda? Vuole un bicchier d’acqua? Noi abbiamo tutto, perché la nostra politica non è semplicemente vendere auto.” Ed ecco che ad un tratto l’italiota residuato barbaro emette la sua più fastidiosa perla: “Le chiedo scusa, posso farle una domanda signora XYZ? E’ legalissimo. Potremmo diminuire di 10.000 euro questa cifra – e racchiude in un circolo i 33.000 – e questa cifra? Facendo lo stesso segnaccio con la penna. Sa, così visto che lei non esige fatturazione, io pago meno tasse”.
Mentre uscivo dall’autosalone che non è un autosalone, visto che la loro politica è della coccola e non di vendere auto, ho pensato all’annosa bufala che ogni governo si porta dietro come immancabile bagaglio certificante pulizia, giustizia ed equità: la lotta all’evasione fiscale.
Una caterva di “minchiate cosmiche” ( mi si passi il francesismo) che nonostante tutto, in Italia, mantengono una parvenza di serietà, persino quando le disse tremonti.
A proposito, per onestà intellettuale devo riconoscere all’America il merito di aver condannato a 24 anni Jeffrey Skilling, amministratore delegato della Enron, per truffa. In Italia, invece un amministratore delegato ladro di un’azienda che succhia soldi pubblici per far fallire un’azienda e ridurre alla fame migliaia di famiglie di lavoratori, non solo non viene arrestato, ma dimessosi da un’azienda va subito a ricoprire la stessa carica in un’altra.
Prometto sempre di disintossicarmi dalla politica, ma poi è la politica che viene a stuzzicarmi, persino mentre sono intenta a demolire la mostra personale del mio cane, che non può diventare una permanente. Così ho visto che c’è stato fermento in Veneto.
Secondo Pinocchio da Arcore, Prodi sarebbe un bugiardo. Non c’è nulla di strano se pensiamo che il bue diede del cornuto all’asino. E’ stato decisamente peggio sapere che è tornato in auge il celodurismo. L’ha detto bossi: “ce lo abbiamo ancora duro, è per questo che ci sono tante donne”!
A prescindere dalla valenza politica dell’affermazione che mi astengo dall’analizzare, questa frase detta da un reduce da ictus e da un vecchio di 70 anni che ha subito un cancro alla prostata mi impone una riflessione:
“Chi è il bugiardo”?
Rita Pani (APOLIDE)


10.20.2006

 

I potenti del mondo

Soffermiamoci un attimo a pensare ai potenti del mondo. Loro lavorano per noi, lo fanno con solerzia, sono sempre impegnati in incontri ai vertici di qualcosa, viaggiano in tutto il mondo senza neppure potersi permettere di cedere al jet leg. Quando arrivano dall’altra parte del mondo non possono scendere dalla scaletta e attraversare il “red carpet” con l’aria di chi agogna una doccia e un letto (nemmeno in questo preciso ordine), ma freschi e pettinati, col tailleur a posto se trattasi di “potente” devono filare ritti come fusi, riuscendo persino a sorridere cordialità.
Sono i potenti del mondo. Viaggiano con le valigette atomiche, posseggono il destino dell’umanità.
Si incontrano per parlare di noi, per agire in nostra vece, arrivano addirittura a sentenziare chi vive e chi muore. Tutto quello che fanno ci riguarda da vicino al punto che ogni volta che un potente si sveglia a me torna alla mente una frase di Jim Morrison che faceva pressappoco così: “vivi al meglio ogni attimo della vita perché potrebbe essere l’ultimo”.
Insomma, ci avete pensato ai potenti del mondo? Diciamo subito che al solito noi siamo italiani, ed anzi ora ci va di lusso, perché a Prodi tutto si potrà dire, tranne che sia un aspirante potente. Non ne ha i tratti, penso che sia antropologicamente inadatto. Perché non è semplice essere un potente del mondo, non è facile gestire il destino del mondo. Fino a sei mesi fa c’era uno che aveva appena incominciato a studiare da potente; egli infatti aveva fatto le corna con la mano posando in una foto di gruppo dei partecipanti ad un vertice dei grandi (sic!) e aveva molestato qualche operaia in una fabbrica russa. Offese un ministro donna danese trattandola più o meno da “donna imbecille”; quasi scoppiò un affare di stato. Fortuna che non ha completato lo stage.
Prendiamo bush per esempio, qualche anno fa (e non era halloween) vestito da aviatore si fece teletrasportare sul ponte di una nave in mezzo al mare per annunciare la vittoria della guerra in Iraq. A distanza di tre anni, riesce ad affermare che forse la guerra in Iraq è uguale al Vietnam, ma che comunque l’esercito americano non rinuncerà al suo obbiettivo: la vittoria. Come in Vietnam?
E’ talmente potente che ogni tanto cade dalla bici (ma sarà vero?) o si strozza con le noccioline. Il suo omologo venezuelano Chavez l’ha definito “el vaquero alcolico”.
Ricordo il film di Moore, bush veniva descritto come il fratello scemo dello scemo.
Putin. Temo sia potente. Personalmente non mi è mai piaciuto, ha il viso che non tradisce emozione. Riconosco che questa è un’opinione personale e priva di qualunque tipo di fondamento, ma dopo aver letto la trascrizione di una frase scappata da un microfono rimasto aperto: “Katsav si è rivelato un uomo forte, ha stuprato ben dieci donne! Non me lo sarei mai aspettato da lui. Ci ha sorpreso tutti, lo invidiamo" una domanda me la sono posta. Non sarà che per diventare potente uno deve vivere nel mito di Ted Bundy? E se Katsav è un uomo forte, Ted era un supereroe?
Ci avete fatto caso? Se ne scopre uno e ne vengono dieci appresso. Succede un po’ ovunque. Un omicidio in famiglia dieci omicidi in famiglia. Un bimbo ucciso, troppi bimbi uccisi (fossero anche solo due) Un erotomane molti erotomani.
Riconosciamo a Putin l’invidia per Katsav e diamo ad Aznar quel che è di Aznar. Con gesto signorile l’ex potente di Spagna ha infilato una penna tra le tette di una giornalista, che giustamente pretende delle scuse.
Il fatto è che questi potenti, si sono incontrati ancora in Finlandia e io penso che sia lecito chiedersi di cosa abbiano parlato? Saranno rimasti tutti attoniti a guardare le tette della Merkel fantasticando di essere tutti uomini veri come Katsav?
Vivo ogni attimo della vita, perché potrebbe essere l’ultimo, ma al solo pensiero che io possa morire per mano di questi imbecilli mi fa tremendamente incazzare.

Rita Pani (APOLIDE)


10.18.2006

 

L'Italia di mezzo

Se ne sentiva davvero il bisogno. Un altro movimento politico. Ormai sono talmente tanti che prima o poi qualcuno dovrà inventarsi un “libro dei nomi” in modo che il futuro padre fondatore possa, per tempo, sceglierlo senza recare troppo danno al futuro della creatura.
Un classico libercolo suddiviso in colori: rosso per la sinistra, bianco rosa grigio per il centro e nero per la destra, in ordine alfabetico, da utilizzare a seconda della parte politica che vorrà affiancare. Forse sarebbe meglio anche una categoria neutra per coloro che prevedono di aderire alla pratica del voltagabbanismo.
Se solo questo libercolo fosse stato dato alle stampe qualche mese fa, oggi non assisteremmo al battesimo della creatura folliniana: “L’Italia di mezzo”, detto anche “il partito del cane che morde”.
Comprendo che ormai non si capisce bene cosa sia e soprattutto dove sia “il centro”, ma “di mezzo” è davvero triste.
Un terzo piano in un palazzo di cinque, il secondo di tre figli, il mercoledì oppure il prezzemolo. Non oso pensare ai prossimi manifesti elettorali di Follini, quel faccione dallo sguardo ipermetrope che ti guarda in ogni angolo di strada e ti dice: “Io mezzo!”
Bicchiere? Bottino?
Ho visto il simbolo, e vorrei complimentarmi col grafico che l’ha progettato. Ore e ore di sudore e duro lavoro. Non è un cerchio, ma un centro bianco, tra due mezze circonferenze verdi e rosse. Il bianco infatti sta “ in mezzo” al tricolore. Complimenti davvero per l’elaborata ricerca e la fantasia.
Ironia a parte credo che stia nascendo una nuova strategia politica verso la quale dovremmo porre più attenzione; si tratta del “terzincomodismo”.
Interessante anche la dialettica interna all’ormai sfaldato UDC:
“Che vuoi fare da grande?” Chiese Follini all’UDC
“Creare il centrodestra capace di governare l’Italia e certo non aiuteremo Prodi a vincere le elezioni”, rispose Bottiglione, probabilmente vittima di un’amnesia.
Mi ci trovo bene alla finestra di questa Italia di su, di mezzo e di giù. Guardo a destra e a sinistra lo scorrere del traffico caotico, col suo chiasso insopportabile, con le frenate stridenti, le accelerate improvvise e le ulteriori repentine frenate. Mi diverto.
Sono giunta ad una conclusione: questa politica non è volta al bipolarismo, questa politica è semplicemente bipolare. Urge una terapia.

Rita Pani (APOLIDE)


10.17.2006

 

La fame di bondi.


Se bondi digiuna o mangia a quattro ganasce, vi giuro, non è cosa che mi interessi. Ognuno ha diritto di rendersi ridicolo come meglio crede. Difendere il padrone, quando si è fedeli servitori, poi, in quest’era in cui ci si sgomita e si tradisce, paradossalmente potrebbe avere anche un che di meritorio.
Leggendo quanto dichiarato da bondi all’agenzia Adnkronos, non ho sorriso; è difficile ridere di chi può far scaturire solamente un sentimento di fastidio epidermico. Andando avanti con la lettura mi sono veramente incazzata, perché ormai la menzogna è diventata realtà storica.
Dice bondi: “'Io voglio contro l'imbarbarimento e le vendette che caratterizzano la vita politica italiana. Perche', lo dimostrano i casi Craxi e Tortora, in alcuni periodi della nostra storia emerge un dato di ferocia, di cattiveria e di disonesta' utili a lavarsi la coscienza''.
Non è solo disonesto accomunare i nomi di Craxi e Tortora, ma è abominevole e disgustoso.
Terrificante è il silenzio.
Siamo vittime, colpevoli, del silenzio e della menzogna. A memoria non trovo alcun punto di contatto tra un innocente ucciso dalle vicissitudini di un errore giudiziario e un pluricondannato, scampato alla galera perché latitante in Tunisia.
In tanti hanno provato e riprovato a riabilitare la figura di Bettino Craxi, e alla fine, col sistema della reiterazione della menzogna da assumersi come verità, il berlusconismo ci è riuscito.
Non c’è più vergogna. Non c’è più morale. Non c’è più etica.
Da tempo dico che abbiamo perso non solo la capacità di indignarci, ma soprattutto la libertà dell’indignazione. Ci si indigna a comando, a seconda di quello che racconta la televisione. Passa per “normale” anche una manifestazione contro le tasse di coloro che in maggior parte le tasse le evadono.
Così bondi ha deciso per lo sciopero della fame anche perché, afferma: ''Di fronte alla collera che sale dal Paese, mi sarei aspettato dal Presidente della Repubblica, che stimo, una parola, non per avallare una proposta di legge punitiva, ma per richiamare la maggioranza di governo a non imbarbarire il confronto politico e ad avere rispetto per l'opposizione''.
Di quale paese parla? Di Arcore? Del piccolo borgo “Villa San martino”? Del paese della cuccagna?
Considerato che il decreto Gentiloni non entrerà in vigore prima di due anni, non oso pensare cosa avrebbe fatto bondi se la legge fosse stata più immediata. Sarebbe ricorso all’automutilazione dei genitali? Si sarebbe amputato un braccio per protesta?
Un pensiero di solidarietà ed un abbraccio a Mario Congiusta, padre di Gianluca ammazzato a Siderno che lo sciopero della fame lo fa davvero per chiedere giustizia per suo figlio.

Rita Pani (APOLIDE)


10.14.2006

 

Vita reale e vita percepita

Non è semplicemente politica, è la vita. Forse non proprio la vita reale ma la vita percepita. La differenza è legalizzata dall’inflazione, quindi non chiedetevi cosa mai abbia voluto dire.
Avete presente Hussein Chalayan?
Chièèèèhussein?
Hussein è quello stilista, molto artista che varia tra la moda e l’installazione, creativo e trasgressivo, che crea i suoi abiti per stupire, per scioccare. Hussein è “abituato ad abbattere le barriere tra le diverse discipline artistiche”. Non è un fesso, sia chiaro, è uno che è riuscito a regalare alcuni tra i momenti più memorabili degli eventi di moda. Chi (oltre me) non ricorda la sua performance in cui le modelle erano vestite all’inizio della passerella per poi arrivare nude alla meta? Dicono che fu un momento storico quando egli “riuscì a portare in passerella la disvelazione”.
Hussein per inciso, e per tutti gli appassionati d’arte è il Maestro che ha inventato la gonna di legno apribile sul davanti.
Nella vita reale Hussein Chalayan avrebbe indossato una camicia di ghisa prima di essere gettato dal ponte della Scaffa a Cagliari.
Nella vita percepita, invece, ha vinto persino alcuni premi.

In Italia un gioielliere guadagna come un maestro, un avvocato immobiliarista è costretto a saltare il pranzo, i dentisti chiedono un obolo ai poliziotti per poter sopravvivere. Nella vita reale avremmo letto sui giornali dell’arresto di alcuni gioiellieri, avvocati, dentisti, tutti accomunati dall’evasione fiscale, nella vita percepita ci vengono raccontati questi fatti in chiave quasi buffa e goliardica:
“An vedi oh! Ma as biu? Va che roba! Varda, varda”!
C’è la festa del Cinema a Roma, una Roma che pare non esistesse prima dell’avvento dell’Auditorium ( uno degli edifici più brutti in assoluto che io abbia mai visto, quasi più orribile della piazza disegnata da Giò Pomodoro per Carbonia). La festa del cinema deve consacrare le divine e se ieri è stato il giorno della bellissima quanto brava Nicole Kidman oggi finalmente si gioca in casa con l’apparizione della diva nostrana Monica Bellucci.
Nella vita reale la Kidman ha dichiarato: ""Per interpretare Diane sono passata dentro me stessa"
Nella vita percepita la Bellucci dice: “Faccio la baronessa un po’ mignotta”.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Camici sporchi

Ricevo e volentieri divulgo:

Ieri sera, in una sala conferenze a Chiavari (GE) è stato presentato il romanzo di Roberto Dantès "Camici sporchi", un libro che denuncia casi di malasanità, scritto da un medico. E' intervenuto un deputato, l'On Gabriella Mondello, che ha dichiarato di aver ricevuto telefonate da parte di infermieri e medici del locale ospedale che sono stati minacciati di ritorsioni se avessero preso parte all'evento.
Cosa aspetta a ricredersi chi dice che siamo in democrazia?
Raimondo S.

10.13.2006

 

Caro Romano n numero



Ciao Romano, ti ricordi di me?
Sono quella comunista, che aveva promesso di seguire passo, passo l’operato del governo dal momento che con estremo sacrificio, vi aveva votato.
Ho letto che sei stato dal Papa, appena tornato dal Libano, dove sei andato subito dopo essere stato ad Orvieto, di rientro dalla Cina con una tappa negli States. Non ti invidio. Chissà che stress!
Ma bando ai convenevoli; sento la necessità di scriverti per spiegarti, col dovuto rispetto, perché a noi che non abbiamo più da un pezzo l’anello al naso, non la potete dare a bere.
Quando ieri ho letto il titolo dell’Unità: “TV arriva la riforma” ho istintivamente emesso un gioioso “finalmente”, salvo poi doverlo rimangiare quando ho capito che la riforma Gentiloni, per partire, doveva aver optato per viaggiare in treno, dal momento che non arriverà a destinazione prima di due anni.
Quando il tuo antagonista, quello miracolato sul cuoio capelluto, a sera, ha iniziato a sbraitare frasi sconnesse su democrazia e banditismo, ho immediatamente risolto l’arcano e ho compreso dov’era l’inghippo: far finta di fare per dire che s’è fatto.
Caro Romano, non va bene, e se hai pazienza ti spiegherò perché.
La precedente legge gasparri fu una di quelle leggi “ad personam”, una di quelle contro le quali noi, civili superstiti di una civiltà democratica, sbraitammo a vuoto; ricordi? La legge bufala sul digitale terrestre, sulle frequenze, dei 35 milioni di contributi statali per l’acquisto della scatola magica prodotta in massima parte dal fratello dell’ex presidente del consiglio che ovviamente era ignaro di questo banale particolare indecente. La stessa legge che correggeva una legge precedente, salvando il trasferimento di Rete 4 sul satellite.
Quella legge stabiliva, per esempio che quattro regioni pilota, tra qui la Sardegna avrebbero visto lo spegnimento dell’analogico al primo Gennaio 2006. Ci fu una corsa ridicola all’acquisto dei decoder, fino al punto che furono inseriti tra i premi delle raccolte punti nei supermercati. Inutile dirti che la gente (quasi tutti) spesero i 50 euro (20 di sconto statale) per fornirsi dell’inutile attrezzo che ovviamente non servì a meno ché non si spendesse ancora un po’ di danaro per acquistare le tessere prepagate che, non sto a dirti chi andarono ad arricchire. Volendo essere puntigliosi si potrebbe spendere qualche parola anche sulla truffa della cancellazione del canale, per il quale qualche milione di creduloni inebetiti dal pallone spesero qualche decina di Euro, ma non è questo il punto.
Inizi a capire, caro Romano, perché la riforma Gentiloni avrebbe dovuto entrare in vigore un paio di mesi fa e non dopodomani?
Perché sembra che allungando ancora i tempi della riforma, si voglia continuare a giocare un bluff che è già stato scoperto. Non solo, se vogliamo c’è di peggio, dal momento che la riforma Gentiloni prevede ulteriori innovazioni tecnologiche che coinvolgeranno molti altri settori delle telecomunicazioni, rendendo di fatto obsoleti ed inutilizzabili i già inutili decoder venduti a cittadini sprovveduti. Chi guadagnerà sulla produzione e sulla vendita dei nuovi e più teconologici decoder?
E’ che noi, povere menti semplici, abbiamo sempre la sensazione che l’operato del vostro governo non abbia il coraggio della giustizia. Ogni volta che vi accingete a riportare il paese ad un livello di civiltà accettabile, non potete fare a meno di lanciare un salvagente al nemico. Non osate, siete buoni o c’è di più?
Caro Romano, dopo la gasparri, malignamente attribuita a Fedele Confalonieri, lo stesso ebbe a dichiarare: "regalerà al nostro gruppo un bacino potenziale di crescita di 2 miliardi"
Adesso la domanda che ci poniamo è un’altra, ovvero: “Quante cose potranno cambiare da qui a due anni? E il fatto che ancora non ci sia stata la legge che attendiamo sul conflitto di interessi, non può farci supporre che per quel tempo il bandito che grida ai banditi possa essere ancora in grado di riformare una riforma che nemmeno ha avuto il tempo d’essere applicata?
Te lo chiedo, perché è già successo.

Rita Pani (APOLIDE)


10.12.2006

 

Se non ci fossero le Iene

Ci vorrebbe un miracolo, ovvero un giorno tutti i tralicci dei trasmettitori TV cadono rovinosamente a terra e i satelliti di trasmissione vengono colpiti da raggi laser alieni. Purtroppo non credo ai miracoli.
In Italia le cose non cambieranno mai, perché è chiaro che i problemi esistono solo quando è la Tv satiricomicainformativa ad urlarlo.
Dov’era Casini quando scoppiò il caso di Alessandro Martello? Per chi non lo ricordasse, Martello era un collaboratore del viceministro alle finanze del governo berlusconi, miccichè; fu accusato di aver introdotto 20 grammi di cocaina all’interno del ministero. Come finì quella storia?
Con la solita litania inventata dal berlusconismo, ovvero i giudici sono comunisti e le forze dell’ordine sono deviate dai comunisti.
Ora che l’abitudine di qualche deputato ci viene introdotta dalle Iene, gruppo di persone dedite allo spettacolo di intrattenimento, ecco che si affilano le spade: “Obbligo dei test sulla tossicità dei deputati”.
Ho sempre ammesso di avere una mente semplice ed è per questo che mi chiedo se non sarebbe il caso, insieme al test antidroga, di dare una lettura anche veloce alla fedina penale dei deputati per stabilire se sia il caso che un pregiudicato o pluripregiudicato sieda tra gli scranni dei palazzi del governo.
Giusto per non essere in difetto, oltre al test per la droga, il controllo della fedina penale, ci metterei anche un semplice test di cultura generale, attitudinale e di intelligenza. Ah! Vero, anche questo viene fatto dalle IENE però non desta alcuno scalpore e nessuna presa di posizione il fatto di sapere che alcuni dei deputati del parlamento italiano non sappia chi sia Nelson Mandela.
Fino a che resteranno in piedi le antenne o fino a quando non si combatterà una battaglia per il recupero della nostra dignità di esseri bipedi pensanti, avremo sempre questi esempi di indignazione tele/comandata e scorderemo di incazzarci per le cose per le quali varrebbe la pena incazzarsi duramente.
Prendete l’assessore alla cultura di Milano, magari non si farà nemmeno una sigaretta, ma sta organizzando una bella mostra sulla merda: “Una mostra sulla cacca vista anche sotto il profilo naturalistico, oltre che nel suo aspetto di rapporto con la storia dell'arte. L'ha annunciata l'assessore alla Cultura… “

Rita Pani (APOLIDE)


10.11.2006

 

Cioè

Secondo una ricerca effettuata dall’università La Sapienza, i giovani hanno molti più interessi culturali rispetto ai loro genitori. Certo, la fruizione di libri e spettacoli teatrali dovrebbe tener conto della qualità piuttosto che della quantità: meglio una qualsiasi novella di Maupassant alla lettura dell’opera omnia di Totti o del recente “libro” di Materazzi.
La cosa, dunque, potrebbe anche esser positiva se solo non ci si soffermasse poi a valutare un altro studio, condotto dall’Invalsi, che ha testato le conoscenze dei più giovani. I risultati di questo test sono, a dir poco, devastanti.
Infatti, nell’ambito delle Scienze è evidente una certa qual confusione: molti ancora non hanno optato per la concezione copernicana dell’universo e probabilmente, a casa, ogni qualvolta si predispongono a fare qualche gita, sacrificano delle capre affinché il favore degli dei gli sia propizio.
Tuttavia, è nella Matematica che la preparazione si dimostra oltremodo carente: chiedere di tabelline, unità di misura e geometria a questi ragazzi, sembra essere cattiveria gratuita mentre il loro sguardo, spento e rassegnato, rimanda la memoria alle foto dei seviziati nel carcere di Abu Grahib.
Se qualcuno, non sapendo come regolarsi con la bilancia, ha difficoltà nel calcolare un perimetro, diventa sensibilmente più difficile estorcere una definizione di diametro o il risultato di una somma con decimali, in quanto la virgola ricorda materie letterarie e ciò ingenera confusione. Si sconfina poi nel campo del paranormale se ci si azzarda a chiedergli di riconoscere un triangolo rettangolo che, nella loro testolina, sono due figure geometriche ben distinte e, nel loro candore, mai si sognerebbero di farle accoppiare contro natura per produrre un ibrido mostruoso.
Note dolenti anche per la lingua italiana che continua a essere materia ostica se è vero che molti soggetti, pur reiterando nell’intercalare “cioè”, non sono in grado di spiegarne il significato; infatti, alla domanda: “Che cosa significa cioè?”, hanno risposto: “Cioè... perché cioè significa qualcosa? Cioè... ma che... davvero? Mi state prendendo in giro? È una domanda a trabocchetto? E, niente niente allora, magari, adesso verrete a dirmi che anche mamma ha un significato, vero?”
Per quel che concerne la Storia, un giovane su tre reputa che la Stele di Rosetta sia un tramezzino realizzato con pane particolarmente raffermo, e mentre solo la metà risponde esattamente alla domanda: “dimmi un argomento a piacere”, un significativo 49% è rimasto inebetito dal termine argomento, di fronte al quale gli esaminandi hanno assunto la stessa espressione che doveva avere l’uomo preistorico quando vide il fuoco per la prima volta. Al rimanente un percento, il verbo “dimmi” ha probabilmente rievocato il trauma di qualche abuso recentemente subito, producendo come unico effetto la chiusura in un ostinato mutismo che psicologi e assistenti sociali riusciranno difficilmente a scardinare nei decenni a venire.
Non va molto meglio passando a temi di più stretta attualità: la stragrande maggioranza dei giovani, pur ammettendo di non conoscerla, pensa comunque che Valentina ne abbia combinate di veramente grosse, se così tanta gente di ogni età manifesta apertamente di non amarla, addirittura bloccando le autostrade e innalzando espliciti cartelli con la classica contrattura da sms che caratterizza il corrente gergo giovanile: “NO TAV”.
Tuttavia, sono in molti a ritenere che lo spropositato interesse dedicato dai media a questa Valentina, sia dovuto niente altro che a un’abile strategia editoriale atta a pubblicizzare il prossimo calendario di Max.

dirtyboots


 

Fuori il Corano da Milano

Eravamo rimasti a Como, alla madre che deve scoprirsi il viso quando accompagna la bambina a scuola e siamo arrivati a Milano, dove la lega organizza una manifestazione per protestare contro la scuola araba. E’ doveroso precisare che i militanti partecipanti erano solamente una ventina, armati di pacifici cartelli con su scritte frasi di pacifica civiltà come “ La scuola di Corano mai a Milano” oppure “ Padroni in casa nostra”, ma a mio parere una ventina di cretini tutti insieme sono sempre troppi.
Mi ha sorpreso anche la presa di posizione del ministro Fioroni che dichiara l’impossibilità dell’esistenza di una scuola araba non dotata di autorizzazioni. Sono quelle inerenti l’agibilità, per esempio, o riguardano il programma d’istruzione? Mi piacerebbe saperlo, come mi piacerebbe sapere perché un ministro si senta obbligato a rispondere ad un manipolo di cretini mentre sovente mancano le risposte per le scuole già presenti nel territorio.
Se la disputa fosse stata sulla sicurezza dei bambini, avrei non solo capito ma avrei approvato il ministro, se invece come sembra, a giudicare dalla chiarezza dei cartelli della ventina di manifestanti (cretini), il discorso è chiaramente razzista, forse avrebbe fatto bene il ministro a dotare d’ufficio la scuola di tutte le autorizzazioni necessarie per far sì che la scuola potesse funzionare.
Certo è strano che nella storia non si abbiano notizie di proteste davanti alle altre scuole internazionali di Milano come la Scuola américaine de Milan, la Scuola internationale de Milan, la Scuola D'Oxford, o The Sir James Henderson British School of Milan.
Non le conosco, magari sono delle ottime scuole, ma le ho trovate tutte insieme in un sito che le pubblicizza probabilmente tradotto col traduttore di “Gooooooogle”.
Ma forse a guardar bene c’è dell’altro: perché far funzionare una scuola araba in un paese che ha scientemente demolito la scuola e l’istruzione? Ci sarebbe forse il rischio di avere degli arabi istruiti contro un branco di italiani rincretiniti dalla controriforma della riforma della ex riforma?
Basterebbe soffermarsi a pensare che i ragazzini descritti dallo studio dell’INVALSI , incapaci di stabilire che la superficie di un tavolino dista dal pavimento 78 centimetri e non 78 metri sarà la classe dirigente del futuro per cedere totalmente allo sconforto.

Rita Pani (APOLIDE)


10.10.2006

 

No alla tassa sulle rassegne stampa

Sono contrario all'imposizione di una tassa sulle rassegne stampa realizzate senza scopo di lucro.

Chiedo pertanto che il Parlamento abolisca con un opportuno provvedimento il primo comma dell'articolo 32 del capo IX del decreto legge 3 ottobre 2006 n. 262, recante "Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria", con cui sono state anticipate alcune delle misure previste dal disegno di legge finanziaria 2007.

Questa tassa non aggiungerebbe niente al lavoro dei giornalisti e degli scrittori, ma sarebbe solo un ingiusto guadagno per i gruppi editoriali a cui questi autori hanno ceduto la gestione dei loro diritti.

Chiedo che la legge sul diritto d'autore venga ripristinata nella sua precedente formulazione, in base alla quale "gli articoli di attualità di carattere economico, politico o religioso, pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l'utilizzazione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dell'autore, se riportato".

Chiedo al governo del mio paese di promuovere come previsto dalla stessa Costituzione, lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, anche e soprattutto attraverso la libera circolazione dei saperi e la difesa del diritto a "cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere", stabilito dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Mi impegno a fare quanto e' in mio potere affinche' venga pubblicamente denunciato ogni tentativo di soffocare la libera iniziativa culturale dei cittadini con obblighi e tassazioni contrarie ai principi costituzionali e ai diritti umani universali.

Firma su

peacelink


10.09.2006

 

Sulla Politkovskaya, Putin rassicura Bush.

Sottotiolo: "Ehhh?"

So che mi appresto alla reiterazione, ma è che il pianeta America proprio mi attrae, mi concupisce, mi lascia col dubbio di vivere in un mondo virtuale costruito sulla beffa.
Due giorni fa, a Mosca è stata uccisa una giornalista, i fatti sono noti. La stampa di tutto il mondo non ha fatto altro che interrogarsi sul misterioso silenzio di Putin, insinuando quasi che questo fosse colpevole. Oggi la svolta: il Cremlino rompe il silenzio, e Putin finalmente assicura che le indagini saranno obiettive e rigorose. Non ci sarebbe nulla di strano se le parole del presidente fossero state rivolte alla popolazione, ai colleghi della giornalista Politkovskaya, ai familiari, agli amici. Invece no. Vladimir il vampiro, ha sentito la necessità di rispondere alle “pressanti richieste” del suo omologo americano Giorgio doppiovvu Bush in cerca di rassicurazione e giustizia.
Abbiate pazienza, ma la domanda sorge spontanea: “Ehhh?”
Ho sempre pensato che “avere la faccia come il culo” fosse prerogativa italiana, ma probabilmente per effetto della globalizzazione, questo costume deve essere stato esportato.
E’ in questi momenti che torna alla mente Ustica, piuttosto che il Cermis, momenti tragici che a distanza di decenni pesano ancora del dolore e dell’ingiustizia subita.
In questo caso non mi ha stupito “la pressante richiesta di Bush”, quanto la solerte risposta di Putin. Il Presidente delle guerre di sterminio e razzia, delle stragi impunite, delle torture, del rigetto dell’articolo 3 della Convenzione di Ginevra, dell’abrogazione dei diritti civili con l’invenzione del Patriot Act, chiede al Presidente di uno Stato estero rassicurazioni sulle indagini per l’omicidio di una giornalista?
Mi risorge la domanda: “Ehhh?”
So che non dovrei, ma mi scappa da ridere. In effetti mi è scappato da ridere anche in un altro momento poco opportuno nella giornata di oggi, ovvero quando apprendevo del test nucleare della Corea del nord. Un evento drammatico, senza dubbio, preoccupante quanto può esserlo qualcosa che ha a che fare con la possibilità di accelerare l’autodistruzione umana. E’ che a volte penso davvero che ormai i cronisti dei telegiornali parlino perché pagati per farlo, senza porre un minimo di attenzione a quello che dicono, o forse come un tempo sono pagati a riga e quindi non importa cosa dici, ma quanto dici. Allora la notizia data dai telegiornali suonava pressappoco così: “In Giappone si discute sull’opportunità di armarsi col nucleare sebbene fino ad oggi l’argomento è stato un tabù essendo stato l’unico paese ad essere colpito dalla tragedia di un attacco nucleare”. Poi il discorso fila via che sembra davvero liscio: “Sono oltre duemila i soldati americani che proteggono il Giappone nelle basi che li ospitano nel territorio e ancora non è possibile sapere quanti armamenti nucleari siano presenti nelle basi americane in Giappone”.
Posto che le bombe atomiche in Giappone non le tirò mio nonno, ci si potrebbe chiedere: “Ehhh?”

Rita Pani (APOLIDE)


10.07.2006

 

Cristiana Democrazia

Da comunista, figlia, madre e sorella del glorioso P.C.I. seguo con interesse i fatti di Orvieto. Invero un interesse dettato dal cinismo di fondo che negli ultimi anni, si è impossessato di me. Le prime cronache raccontano le esternazioni sul merito e sull’opportunità e sono tutte interessanti. Quelle di D’Alema, Prodi o Veltroni, dichiarazione prive di politica, ma arricchite dalla propaganda del nulla assoluto che in questo ultimo quinquennio è riuscito a scalzare la politica dalla politica, lasciandoci immersi nel metaforismo di massa, fatto di letteratura calcistica e cultura gòssipara.
Secondo Prodi, si necessita di coraggio per «riformatore, il che non vuol dire moderato, in cui si trovi a casa propria chi si sente socialista e chi si sente popolare. Un partito governante per il bipolarismo. Un partito popolare che rappresenti la parte dinamica della società italiana». Per costruirlo nessuno «deve liquidare il proprio passato», non servono «abiure» ma la sintesi di quello che abbiamo condiviso, delle nostre storie che trovano nuovo slancio».
L’ho letta e riletta e alla fine ho avuto la sensazione che Prodi si sia servito per questa dichiarazione dello stesso autore che scrive gli oroscopi di Branko: “Ariete ci hai le corna ma anche no pure se sei sagittario. Bilancia, esci se ne hai voglia oppure no. Domani bella giornata per i nati nel cancro sempre chè non piova”.
D’Alema non è stato più onesto: «Io sento come bisogno che gli assenti di oggi siano presenti la prossima volta», dice. Il gran rifiuto della sinistra Ds pesa «non per una esigenza di partito» ma perché «è una ricchezza per il nuovo soggetto che vogliamo costruire». Bisogna «gettare le basi di un patto che unisca, per un grande partito che va dalla sinistra radicale ai moderati. perché un grande partito senza le ali non vola, e molto spesso le idee più innovative sono venute dalle posizioni più distanti rispetto a quelli che avevano responsabilità di direzione».
Ho trovato politicamente rilevante il passaggio dalle ali, e spero non sia un plagio di una cartina di un bacio Perugina.
Stranamente è Rutelli a dire l’unica cosa sensata, ovvero che “la pazienza degli elettori non è infinita”, ed anche Veltroni ha l’aria di aver capito tutto: “E’ l’ultima chance!”
La discussione interna ai DS è nota da tempo, la discussione all’interno dell’attuale maggioranza di governo è meno nota ma più pressante.
La sintesi di Orvieto potrebbe essere questa: l’esigenza di creare un partito politico che però non deve essere partito e nemmeno politico. Deve essere una “cosa” che dia la possibilità di far restare saldi al potere quelli che già ci sono, alimentando le possibilità di riciclarsi all’interno dello stesso, senza dover più cambiare bandiera quando gira il vento. Un partito non partito che sia governo e opposizione allo stesso tempo, un bianco che può essere nero, un gatto che diventa topo, una tesi e un’antitesi, una mora bionda ed una rossa calva.
Rutelli ha davvero ragione, la pazienza degli elettori non è eterna, ma forse non sa che gli elettori la pazienza l’hanno proprio finita.
Attendo sviluppi da Orvieto e propongo il nome per la creatura non creatura: Cristiana Democrazia.

Rita Pani (APOLIDE)


 

FF.SS.

UNA RIFLESSIONE SULLA TRISTE REALTA’ DELLA SCUOLA ITALIANA

Il titolo, un po’ lungo, potrebbe forse rievocare i divertenti e geniali film della regista Lina Wertmuller (con la celebre coppia di attori formata da Giancarlo Giannini e Mariangela Melato). Eppure non si tratta di un film o di una fiction, ma di una grottesca e “normale” situazione alquanto presente e diffusa in tante realtà scolastiche del nostro Paese.
Ho deciso di raccontare in forma ironico-surreale (spero) lo “scandalo” (un piccolo scandalo, non meno scandaloso dei grossi scandali nazionali ed internazionali) a cui ho avuto il dispiacere di assistere durante un collegio dei docenti della mia scuola all’inizio del nuovo anno scolastico.
Francamente ho assistito ad un ignobile e vergognoso “mercato delle vacche”, senza offesa per le vacche e per i loro padroni/venditori. La differenza consiste nel fatto che il mercato delle vacche ha una sua maggiore dignità e legittimità, una sua serietà, addirittura una sua nobiltà, almeno rispetto al “mercato” che ho seguito nel corso di una seduta del collegio dei docenti.
Tra i vari punti fissati all’ordine del giorno della suddetta riunione collegiale, figurava l’attribuzione degli incarichi relativi alle FF.SS. (che non significa Ferrovie dello Stato, anch’esse ormai in rovina), cioè alle Funzioni Strumentali al Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F., come dire “appoffatevi”!) che ogni istituzione scolastica, nella sua “autonomia”, si sceglie e decide di mettere in mostra alla stregua di una ditta di formaggi, di una società finanziaria, di un’agenzia di viaggi che espone e promuove le proprie offerte ai clienti.
Per chi non lo sapesse, le Funzioni Strumentali, originariamente chiamate “Funzioni-obiettivo”, sono state istituite con il Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori del Comparto Scuola, approvato durante il primo governo Prodi, per il quadriennio 1998/2001. Alcuni importanti passaggi normativi contenuti in questo contratto (che in un certo senso ha segnato un vero e proprio spartiacque storico e antropologico-culturale nel mondo della scuola italiana) hanno introdotto, incentivato e legittimato, un processo di mercificazione dell’istruzione scolastica e di tante attività, progettuali, organizzative, ecc., che in passato erano svolte gratuitamente, o quasi, per passione e vocazione, e non certo per denaro. Non intendo qui soffermarmi oltre sul discorso storico-politico concernente l’istituzione dell’autonomia scolastica, delle funzioni-obiettivo (o “funzioni strumentali”), delle RSU, nella realtà della scuola italiana, per non annoiare troppo i lettori. Mi interessa invece approfondire altri aspetti.
Voglio comunque esporre la mia opinione in breve.
Io ritengo che questo processo di mercificazione di un bene comune e prezioso quale il sapere (o la cultura) in effetti era già in atto da tempo, ma con il CCNL del 1998 è stato praticamente “legalizzato”, ovvero sancito per legge. Ebbene, tale “mercificazione” dell’istruzione scolastica è, a mio modesto parere, tra le cause principali che hanno provocato negli ultimi anni la rovina, il degrado e la svalutazione (politico-economica, sociale, intellettuale) della scuola italiana, con la conseguente, inevitabile perdita (o diminuzione) di prestigio e di potere contrattuale degli insegnanti, che in tal modo sono stati ridotti in un pietoso stato di necessità materiale, proprio per renderli maggiormente sensibili al “fascino” e alla “seduzione” dei fondi economici aggiuntivi, per quanto possano essere miseri e per nulla appetibili, almeno per dei seri professionisti ben pagati quali dovrebbero essere considerati gli insegnanti.
Ai miei occhi le Funzioni-obiettivo apparvero immediatamente, e così si sono rivelate e confermate alla prova dei fatti, come vere e proprie “disfunzioni con un solo obiettivo”: arraffare i soldini assegnati in anticipo ad ogni funzione, ossia ad ogni “vacca”.
Ebbene, dall’anno scolastico 1999/2000 (cioè dal primo anno in cui entrarono in vigore e furono applicate tali “funzioni”) sino ad oggi, ho assistito a tante farse, commedie, pagliacciate, buffonate, guerre tra poveri, ma allo “scandalo” davvero grottesco messo in scena nella succitata riunione, francamente non avevo ancora assistito.

Ma, come si usa dire, non c’è limite al peggio.
Il disgusto e l’orrore personali hanno praticamente raggiunto l’acme, fino alla nausea, quando, pur di “spartirsi equamente” la “torta” ha avuto inizio un’operazione di vera e propria “moltiplicazione”, non dei pani e dei pesci, ma delle cosiddette “aree”, vale a dire i settori di intervento e di azione assegnati a ciascuna funzione strumentale. Il fatto è che tale “miracolosa moltiplicazione” è stata eseguita non per venire incontro ad esigenze e scopi davvero “funzionali” o “strumentali” al “buon funzionamento” (scusate la ripetizione) della scuola, quindi per migliorare la qualità dell’offerta formativa, le condizioni di studio e di vita degli allievi, nonché il lavoro degli insegnanti, bensì per consentire ai vari “soci” di partecipare alla “divisione degli utili”, ovvero dei fondi per le FF.SS.
Ecco come “funziona” un’azienda che si rispetti!
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Naturalmente, in base a tale operazione i benefici ottenuti saranno due: sono state messe più “vacche” sul mercato, esattamente 5: il numero massimo a cui può aspirare una scuola come la mia; inoltre le aree di intervento, così dimezzate, frazionate, smontate e rimontate, spostate, nuovamente scorporate, frantumate, scomposte e ricomposte, insomma come il gioco delle tre carte, permetteranno ai colleghi FF.SS. di faticare meno e guadagnare di più. Evidentemente, la mia è una scuola “rivoluzionaria” che ha messo in pratica uno slogan che in passato fu adottato da Democrazia Proletaria e poi da Rifondazione Comunista: “lavorare meno per lavorare tutti”. Naturalmente, lo scenario è ben diverso, circoscritto ad una “oligarchia”.

Certo, le oligarchie sono sempre esistite nella scuola (e fuori).
In passato esisteva una gerarchia molto più rigida, severa, formalista ed autoritaria di quella attuale, che partiva dal vertice ministeriale e scendeva in basso attraverso gli ispettorati, i Provveditorati agli studi, fino a calarsi nella realtà particolare e concreta delle singole scuole, laddove i presidi e i direttori didattici la facevano da padroni, coadiuvati al massimo da un vicario o un vicepreside.
Oggi, con l’istituzione della cosiddetta “autonomia scolastica”, le varie oligarchie presenti nelle singole scuole si sono strutturate ed articolate in modo più ampio e complesso, mutuando gli stili, i linguaggi, la mentalità, i comportamenti, le scelte e gli organigrammi dal modello delle aziende neocapitaliste. E’ questo il modello a cui ci si sta sempre più avvicinando e adeguando.
La differenza principale rispetto al passato, consiste nel fatto che mentre prima le oligarchie si reggevano quasi sempre su autentici valori morali ed intellettuali come le competenze e i talenti personali, le capacità professionali, la cultura e l’onestà individuali, ecc., oggi si basano quasi esclusivamente su caratteristiche quali l’astuzia, l’arroganza, la voglia sfrenata di emergere, la brama di potere e di ricchezza (un miserrimo potere, una miserrima ricchezza).
Sia chiaro che il sottoscritto non nutre alcun rimpianto e alcuna “aristocratica nostalgia” verso la “vecchia oligarchia”, così come Tommaso Buscetta faceva rispetto alla “vecchia mafia”, perché più “giusta”, più “onorata”, più “umana”, al contrario della “nuova mafia”.
La mafia è sempre ed ovunque un’organizzazione criminale, spietata e disumana.
Parimenti le gerarchie e le oligarchie (nella scuola, come dappertutto) sono sempre, a mio avviso, forme organizzative di un potere autoritario ed antidemocratico, in quanto strutturato a livello verticale e non orizzontale, che tende ad escludere la maggioranza delle persone dai canali e dai processi decisionali, riservandoli invece ad un’elite di “professionisti”, di “addetti ai lavori”, di “specialisti”, che di solito non detengono alcuna “specializzazione” o alcuna “professionalità”, se non le “doti” di chi è arrogante, furbo, disonesto, prevaricatore, venale.

Ma torniamo alla riunione in questione.
Quando io, ad un certo punto della seduta collegiale, mi sono permesso di interrompere o “guastare” la “festa” in corso, prendendo la parola con la mia consueta energia, grinta e passionalità (che qualche maligno o maligna scambia per “maleducazione”: questo è un segno del moralismo ipocrita oggi imperante, nella scuola e fuori, sic!), ho avanzato una proposta molto semplice: visto che si stava decidendo il modo in cui investire un fondo più o meno consistente (900/1000 euro circa per 5 persone formano all’incirca 4500/5000 euro, e non sono pochi, ma nemmeno molti) con troppa facilità e superficialità, con troppa faciloneria, ovvero fretta, mi sono chiesto ed ho chiesto alla platea “dormiente” di compiere una verifica democratica, mediante votazione a scrutinio palese, rispetto a quanto stava succedendo, ossia rispetto ai principi, ai criteri, alle modalità, alle procedure adottate, ma soprattutto rispetto alla scelta di partenza di accedere ai fondi da assegnare alle funzioni strumentali.
Purtroppo, come sovente accade in simili casi, soprattutto in contesti in cui si è poco adusi o abituati alla prassi del voto come strumento elementare di verifica e di controllo democratico, la mia proposta, che io ho formulato chiaramente, non è stata avallata dalla maggioranza, anzi è stata bocciata e svalutata anche in virtù dell’autorità messa in campo dal preside e dai suoi.

Ma, a sorpresa, accanto al mio voto nettamente contrario si è affiancato anche quello della vicepreside! Un piccolo segnale, da non trascurare o sottovalutare, che può indurre ad essere un po’ più ottimisti verso l’avvenire, esortandomi a proseguire queste “piccole” battaglie (di retroguardia o di avanguardia che siano) con maggior ardore e convinzione, anche a costo di apparire come il “Don Chisciotte” della situazione. Ma meglio Don Chisciotte che Don Abbondio!
In effetti, la mia “contestazione”, espressa attraverso diversi interventi, anche in altre occasioni (sedute del Collegio dei docenti, assemblee sindacali, eccetera), nasce da una domanda “provocatoria”. Io, infatti, mi chiedo e chiedo a chi mi legge:

1) prima del 1999 le scuole italiane non funzionavano? Come facevano a funzionare senza le tanto agognate funzioni strumentali?

2) Le scuole che oggi rinunciano (e non sono poche come si vuol far credere) a tali fondi e tali funzioni, come fanno a funzionare?

3) Infine, non sono funzioni altrettanto strumentali al P.O.F. anche tutti gli insegnanti che si “limitano” soltanto ad insegnare, i “bidelli” la cui funzione è preziosissima, insomma non sono “strumentali” e “funzionali” all’organizzazione di una scuola tutte le risorse umane, interne ed esterne? Ebbene, perché queste soggettività vengono escluse anche dai compensi straordinari, mentre vengono ad essere privilegiate e valorizzate (economicamente parlando) soltanto alcune “funzioni”, che qualcuno ha deciso di considerare e sancire per legge come più utili e funzionali, soltanto per inquadrarle in una logica di tipo aziendalista e neocapitalista, ovvero in base ai parametri di un presunto efficientismo, di un falso ed erroneo utilitarismo e pragmatismo?

Naturalmente, le risposte sono già implicitamente contenute nelle domande: le scuole italiane funzionavano bene, anzi benissimo, anche prima del contratto del 1998, quando si doveva fare a meno delle FF.SS. e di tutto l’apparato ad esse corredato. Parimenti, oggi le scuole che si rifiutano di accedere a questi fondi straordinari per le FF.SS., mi risulta che funzionino altrettanto bene. Il problema, semmai, riguarderebbe i presidi-manager, i quali dovrebbero fare a meno di uno staff al completo che includa anche le funzioni strumentali.
Ecco dunque la vera risposta, la risposta a tutte le domande: le funzioni strumentali, come altri incarichi aggiuntivi ed altri strumenti organizzativi, fanno comodo soprattutto ai dirigenti scolastici, i quali hanno tutto l’interesse ad organizzare e strutturare le loro scuole secondo un organigramma di tipo aziendalista, proprio perché li esonerebbe da compiti gravosi e impegnativi, da responsabilità che non sono in grado di assumersi e reggere da soli.
Prima di concludere, voglio sgombrare il campo da possibili equivoci e malintesi.
Anzitutto, non è il rancore, o il desiderio di rivalsa, a farmi scrivere queste cose, dato che anche il sottoscritto è stato “invitato” a partecipare alla “festa”, ovvero alla “spartizione della torta”, ma si è tranquillamente rifiutato, per ragioni di coerenza, onestà e dignità.
In secondo luogo, io non contesto la vicenda in questione dal punto di vista strettamente giuridico-normativo, in quanto sono cosciente che la legge consente, esorta, spinge le scuole, ossia i dirigenti, ad accedere a tali fondi aggiuntivi, ad utilizzarli visto che ci sono e sono spendibili. Invece, io ho voluto descrivere soprattutto il senso di nausea e disgusto che ormai si avverte di fronte a tali degenerazioni, ma mi accorgo che sono sempre più numerosi i colleghi e le colleghe che si stanno assuefando al “fetore”, si stanno immunizzando e stanno diventando totalmente indifferenti ad ogni scandalo e ad ogni abuso, ad ogni eccesso di mercificazione e di alienazione, che per me sono e restano intollerabili, ieri, oggi e domani!
E’ quindi una questione di natura etico-morale che io sollevo, rispetto alle modalità e alle procedure formali, che sono altresì sostanziali, in cui sempre più spesso si fanno e si decidono certe cose, ovvero si spendono i soldi disponibili per le scuole, e mi riferisco al cinismo, alla sfacciata e spudorata leggerezza con cui spesso si effettua la “spartizione della torta”, vale a dire la distribuzione delle risorse economiche legate al Fondo di Istituto o ad altri fondi straordinari. Risorse che sempre più spesso i presidi provvedono ad elargire secondo metodi di stampo “borbonico”, nel senso che sono quantomeno dubbi e discutibili.
Infine, qualcuno potrebbe obiettare: “ma te la prendi così tanto per così poco? Ma non sai che c’è di peggio?”. Ebbene, io replico seccamente che proprio da questi “piccoli scandali”, che sono sempre più diffusi nella nostra società, e non solo nelle scuole, si costruiscono e derivano i grossi scandali di portata nazionale come Tangentopoli, Bancopoli, Calciopoli, Spiopoli, Monopoli, Paperopoli, e via discorrendo.

Lucio Garofalo


10.06.2006

 

L'America in ginocchio

America. Non un continente, ma un pianeta. Un mondo incomprensibile, a tratti affascinante.
L’ho già scritto. Io facevo il tifo per quel Clinton del sesso non sesso, delle relazioni di sesso improprio, penetrazione di sigaro cubano, rapporto orale quindi rapporto non sessuale, secondo i canoni americani. Mi era simpatico per la sua umana mediocrità. L’avevo persino rivalutato, quando qualche giorno fa veniva spifferato alla stampa un suo presunto tentativo di concupire l’attrice Demi Moore; voglio dire, Demi Moore è sicuramente meglio di quel cicciotto troione che s’inginocchiava sotto il tavolo e si faceva impastrocchiare l’abitino blu dal NON liquido seminale presidenziale!
Affascinante davvero l’America, non si può negare.
E’ il paese delle Columbine, dove fa più notizia una famiglia che gira in carretto e senza cellulare che una figlia uccisa a scuola; il paese del metal detector nelle scuole; delle torri che cadono per il troppo fuoco che squaglia il metallo ma salva i passaporti degli attentatori islamici.
E’ il paese che tollera le torture, le guerre d’esproprio petrolifero ma non tollera il sesso.
In America non è rischioso fare il poliziotto o il pompiere, in America l’attività più pericolosa dopo quella dello studente pare essere quella dello stagista.
Non è il rombo del motore di un aereo che vola troppo basso a far tremare ancora una volta la Casa Bianca, ma l’ennesimo stagista inginocchiato sotto il tavolo di un pezzo grossissimo, solo che stavolta non è una Monika ma un ragazzino minorenne che manda grossi Kiss al deputato Mark Foley, vicepresidente della commissione che si apprestava a riscrivere le leggi contro la pedofilia.
Nonostante tutto, sembra che non si possa proprio fare a meno di uniformarsi all’America, è dall’immediato dopo guerra che anche l’Italia prova ad imitarne gli usi e i costumi, restando però sempre tre passi indietro. Non siamo capaci e come spesso ho sintetizzato, loro avevano Elvis Presley, noi abbiamo Little Tony. Loro avevano Clinton noi abbiamo Salvatore Sottile che accomoda soubrette sui divani della Farnesina. Noi dimentichiamo e lo scandalo va scemando sotterrato da altri scandali, loro mandano il deputato in una clinica per riabilitarsi. Noi, se la destra non avesse perso le elezioni avremo ancora Sottile portavoce della Farnesina, mentre Foley si è dimesso e si è volontariamente fatto ricoverare in una clinica per farsi disintossicare.
Da cosa? Pare dall’alcool, perché pare, che sia gay fin da bambino, quando, a suo dire, venne molestato da un religioso.

Rita Pani (APOLIDE)


10.05.2006

 

TG R-esistente

Salve e benvenuti al TGR-esistenza. Dal momento che ormai le testate informative sono perennemente in sciopero, viene offerto in questo spazio un modesto contributo riassuntivo dei salienti fatti di cronaca.
Ieri un giovane turco ha mostrato un pacco alla hostess e, minacciando di far saltare l’aereo, lo ha dirottato per incontrare il papa a cui aveva scritto una lettera qualche mese fa rivendicando la sua appartenenza ai papajugend.
L'aereo è poi atterrato a Brindisi anziché a Roma e lì, il pirata dell'aria, dopo essersi messo in cerca di piazza San Pietro, è stato arrestato per vagabondaggio.
Adesso si cerca di sondare il suo passato per capire se è semplicemente uno squilibrato che soffre di sdoppiamento della personalità, oppure se è davvero quel pericoloso terrorista in grado di dirottare un jumbo a mani nude, come vorrebbero far credere le autorità di Ankara.
Per il momento, si è riusciti a scoprire che il suo vero nome è Hakan Ekinci e non, come aveva sostenuto in un primo momento, Cristiano Ekinci.
Quello che non tutti sanno è che Ekinci, fin dalla mattina, mostrando all'inquilino del terzo piano una rana e minacciando di farla saltare, aveva dirottato l'ascensore per cercare di parlare con il postino, reo di avergli recapitato la lettera che lo dichiarava idoneo al servizio militare. Ma il postino era già passato e così, mostrando al bigliettaio una coscia di pollo impanata e minacciando di farla saltare in padella, aveva dirottato un tram per parlare con un idraulico a cui aveva scritto un assegno a titolo di anticipo tempo addietro. Solo che il tram era rientrato al deposito ed egli allora, per andare all'aeroporto, aveva dovuto dirottare un risciò mostrando una scarpa e minacciando di farsi prendere a calci in culo solo per cercare di parlare con il servizio radiotaxi.
Adesso il giovane turco è in carcere a disposizione della magistratura, ma proprio questa mattina, mostrando al secondino un rasoio e minacciando di farsi la barba, ha dirottato il carrello del caffèlatte per poter parlare con Babbo Natale, al quale aveva scritto un anno fa.

Nel frattempo prosegue l’organizzazione della grande manifestazione di protesta nei confronti della legge finanziaria: il corteo dovrebbe partire dai Parioli per poi confluire al centro di Roma passando da via Veneto, via del Tritone, via del Corso, via dei Condotti, via Frattina e, infine, piazza di Spagna, dove avranno luogo i comizi. Durante la marcia di avvicinamento alla piazza, alcuni commentatori stranieri troveranno curioso che gli elicotteri dei partecipanti siano di gran lunga più numerosi di quelli delle forze dell'ordine. Come di consueto in queste occasioni, i negozianti alzeranno le saracinesche e spalancheranno le porte, nonostante si possa trattare del giorno di chiusura settimanale. Nelle prime file del corteo, si potranno riconoscere tutti gli esponenti politici dell'opposizione e, appena dietro ai nomi di spicco, tutti coloro per i quali la fine del secolo scorso è coincisa con l’era della comunicazione. Comunicazione giudiziaria di garanzia, per completezza. Insomma, tutti quelli che si sono scolati la Milano da bere e che poi, dopo aver strizzato la bottiglia, se la sono anche venduta come vuoto a rendere. In coda, invece, si troveranno gli autonomi di Aut. Op. ovvero i lavoratori autonomi di Autonomia
Opulenta con il volto coperto da kefiah in puro cachemire a scandire slogan reazionari mentre daranno simbolicamente fuoco ad alcuni registri contabili.
In mezzo a questi due blocchi, tutti a fare shopping senza richiedere lo scontrino fiscale.
Momenti di tensione si potranno registrare allorquando, all'arrivo in piazza di Spagna, i manifestanti scopriranno che il servizio d'ordine pubblico è assicurato da alcuni battaglioni della Guardia di Finanza in assetto antievasione fiscale. A questa vista, più di qualcuno accuserà un malore e dovrà ricorrere alle cure della clinica privata mobile.
Alla fine, alcuni leghisti, più su di giri degli altri, vomiteranno entusiasticamente diverse tonnellate di polenta nel Tevere, permettendo a Berlusconi di rinnovare il miracolo della camminata sulle acque. La qual cosa divertirà i molti che, pur abitando a Roma da tanti anni, non avevano mai visto una pantegana in doppiopetto. Segno, tra l'altro, che il recupero del Tevere è ormai definitivamente compromesso.

Ultima ora! In tema di eutanasia, questo pomeriggio è stato arrestato Marco Pannella per tentata strage: mentre il noto esponente dei radicali si trovava nella sala d’aspetto della stazione Termini, ha udito una comitiva affermare che gli ci sarebbe voluto un periodo di ferie per staccare la spina.

dirtyboots


10.04.2006

 

Dirotta su Cuba

Insomma, basta salire a bordo, allacciare la cintura, sorbirsi la mimica degli assistenti di volo che ti indicano le uscite di sicurezza, ed attendere lo spegnimento del segnale luminoso chiamare un assistente di volo e dirgli in un orecchio che sei un dirottatore. Non lo sapevo, la mia immaginazione rappresentava sempre qualcosa di più cruento, almeno una finta bomba, un finto mitra se proprio non se ne poteva avere uno vero. Evidentemente dopo l’11 Settembre si può dirottare un aereo anche sulla fiducia, non occorre essere armati ed organizzati.
Se solo l’avessi saputo, domenica scorsa dopo il decollo da Cagliari Elmas avrei chiamato la signorina della Meridiana, acida e con le caviglie gonfie, sgarbata persino con le suore che non avevano capito di dover pagare un euro per mezzo litro d’acqua e le avrei detto di comunicare al comandante di portarmi a Cuba, anziché a Fiumicino.
Ma non sarebbe andato tutto bene perché ci avrebbero pensato i giornalisti di Sky durante una diretta fiume a distruggere il mio intento. Pur non sapendo nulla di me, della bottarga di muggine, del formaggio dolce, e persino del “proceddu” da sei chili e mezzo che avevo in una valigia chiusa da un lucchetto da garage, avrebbero sicuramente inventato un buon motivo per il mio intento e quello dei miei inesistenti complici. Mi avrebbero fatto passare sicuramente per un americana che voleva uccidere Fidel, o per un’islamica che voleva liberare i fratelli rinchiusi a Guantanamo, mai per una che stufa di assistere alla pantomima della vita, inizia a pensare che prossimamente sarà opportuno vigilare e combattere per una porzione di mondo ancora civile.
Cercando di riprendere un po’ di seriosità penso che sarebbe opportuno ricercare l’inventore delle telecronache dirette dai “luoghi dei disastri” e condannarlo ai lavori forzati. Lavori seri e faticosi, come per esempio l’assistenza agli anziani o ai disabili fisici e mentali, l’estrazione del carbone dalle miniere del Sulcis, la bonifica manuale delle zone paludose ricche di zanzare anofele.
Nemmeno ora che scrivo i giornali dicono chi sia il dirottatore, soltanto sul Corriere ho trovato un coraggioso “forse” mentre per tutto il pomeriggio sui teleschermi campeggiava l’immagine di una cartina geografica con delle freccette direzionali e un aero nemmeno animato, poco più che una gif, facevano da sfondo alle parole che avevano la valenza del pettegolezzo. I dirottatori vogliono impedire la visita in Turchia del Papa. I dirottatori disarmati vogliono mandare un messaggio al Papa. I passeggeri scendono, anzi non sono scesi. I dirottatori volevano andare a Roma…Il dirottatore è un cattolico. Il dirottatore è un obiettore. Il dirottatore è un disertore.
Mi torna in mente "L’aereo più pazzo del mondo sempre più pazzo". In quel caso era un attentatore; comprò la sua bomba in uno stand dell’aeroporto prima di salire sul volo per la Luna. Il suo unico problema era quello dell’impotenza.

Rita Pani (APOLIDE)


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