3.31.2010

 

Una volta tanto rispondo agli insulti

Il partito dell’amore oggi mi ha scritto 16 mail. In quella più romantica mi si dava della troia comunista, in quella quasi vescovile mi si prometteva la morte. Di 16 coglioni solo uno ha avuto il coraggio di firmarsi: Mork 82.

Vorrei rassicurare tutti: nessuno dei miei troppi peli superflui ha tremato, e non mi sento una vittima. Nemmeno un po’. Al contrario garantisco che potrei vestire bene i panni del carnefice, perché saranno anche vere certe mie fragilità, ma riesco ancora a menar le mani come un camionista ubriaco, all’occorrenza.

L’opinione politica di questa massa informe di decerebrati non esiste. Semplicemente non hanno avuto il coraggio di crearsene una. Vanno a votare con lo stesso animo col quale inviano l’sms per far vincere un cantante al concorso di Maria De Filippi. Vanno in piazza pagati dalla stessa società di casting, guardano al paese come fosse la villa di Arcore che non possiederanno mai. È gente questa, che le figlie al re le dà gratis, ma poi vorrebbe castrare i pedofili. Con la castrazione chimica, ovviamente, solo che se poi provi a chiederli cosa sia, non ti sanno rispondere.

Poi ci sono i leghisti e la loro secessione, i leghisti e il loro razzismo da spettacolo da varietà, che ben sopportano persino di votarlo il figlio del loro aspirante monarca “tutto padano”. Approvano la discendenza, come se stessimo a parlare di Charls, il figlio di Betty, che a sua volta ha generato Herry (e spero di non sbagliarmi). Ma forse avrei potuto usare anche i reali di casa nostra, il nullafacente vecchio Savoia che ha generato un assassino che ha generato un cretino al quale non bastando i soldi rubati da nonno, ha venduto olive, ballato e cantato in tv. A voi piace.

Che io sia comunista è indubbio quindi (troie lo saranno sicuramente le vostre madri dubbiose anche della vostra reale discendenza biologica) ma ricordatevi sempre che voi siete quelli che alla Regione Lombardia hanno portato l’igienista di berlusconi, il figlio di bossi e un’altra mezza dozzina di servi che non faranno mai i vostri interessi, ma al massimo sapranno vuotare le casse, per poi riempirvi di tasse federali, che voi sicuramente troverete il modo di far pagare ai tanto vituperati extracomunitari, quelli che sprangate la notte (ma sempre in gruppo che da soli vi viene male) e che sfruttare di giorno.

E soprattutto, ora che leggete, vergognatevi! Nemmeno ad insultare siete capaci.

Visto come si fa?

Rita Pani (APOLIDE odiante)


3.30.2010

 

Del voto italiota

È da così tanto tempo che scrivo questo blog, che stamani potrei consigliarvi, se aveste voglia di sapere cosa penso di questa farsa elettorale, di andare negli archivi on line, e scegliervi un pezzo a caso di quelli che ho già scritto in precedenza. Tanto cosa c’è da aggiungere di più? Forse solo che elezione dopo elezione, ciò che resta di bossi stringe sempre più forte ciò che resta delle palle di berlusconi. Per il resto stiam sempre là, con la gente disposta a fare la rivoluzione via Social Network, o al massimo con l’Iphone.

Ho provato persino a leggere le dichiarazioni pro forma dei diretti interessati, ed è un pianto. Io, che detesto le feste comandate, mi son trovata a pensare: “per fortuna che arriva Pasqua”, così almeno ci potremmo distrarre con menù, rischio calorie, esodo, pasquetta, cioccolato, e agnellini sgozzati. Saranno un paio di giorni di respiro, prima di rientrare nel vortice “delle riforme” troppo spesso minacciate e mai attuate dal regime.

L’unica novità di questa ignobile farsa, infatti, è il primo sensibile segnale di fine del tizio del consiglio, che però sembra aver varato un decreto interpretativo anche per la matematica, ignorando i numeri. È riuscito a dare il primo colpo di scure alla creatura della P2, e ora l’unico modo che avrà per non “farsi fare fuori” (come ama dire) sarà proprio quello di accelerare con le ultime devastazioni.

Per il resto davvero non c’è da dire molto. Posso anche comprendere lo scoramento che ha portato alla grande astensione, ma se poi accade che a Brescia il più votato sia stato quell’imbecille del figlio di bossi, allora tenetevelo, in silenzio e senza lamento. Questa volta è toccato alla categoria dei contadini, chiamati a raccolta con la candidatura di zaia. Il prossimo giro si vedrà.

Concordo con molte delle obiezioni che ho iniziato a leggere già ieri nel tardo pomeriggio, è difficile scegliere il meno peggio tra una montagna di merda, ma il problema resta sempre lo stesso: che fare? E la domanda che resta appesa per un po’, dopo cade nel vuoto della retorica, delle frasi fatte, delle rimostranze, delle critiche sterili. E quel che è peggio, è che anche chi si dichiara comunista, finirà dentro le discussioni riguardanti il PD. (Ma a me, che mi importa del PD?)

Potrei concludere invocando l’unità a sinistra, ma anche questo sta svariate volte negli archivi del mio blog. L’ho ripetuto così tante volte che le parole sembrano persino aver perso senso. Non si tratta più di attendere il Messia, si tratta di riprendere la politica NOI in mano, ma anche dir questo ormai mi è venuto a noia.

Attendo la redde rationem … anche se a questo punto non so più chi la presenterà a chi. Un Italia nazista al nord, della camorra al centro, e consegnata alle mafie al sud, non sarà così semplice liberarla.

Rita Pani (Sempre più APOLIDE)


3.29.2010

 

Dedicato a un viola (non tutti uno solo)

L’altra sera mi hai mandato un messaggio sul cellulare, quando da poco il Maestro Monicelli aveva finito di parlare. Mi hai scritto: “Rivoluzione!” Oggi ti vedo, e ti abbraccio. Non hai più la keffia, per fortuna, l’hai sostituita con la sciarpetta viola, lunga e annodata al collo. Ti dona quel colore a te che hai gli occhi azzurri.

“Oh! Sei un viola o va di moda?” Ti chiedo mentre ti faccio salire in macchina, e sorridi dicendomi che sì, ti riconosci. Poi ci sei stato a Bologna, ed eri proprio là. Mi dici di quando alla fine avete visto Santoro, che Travaglio era intimorito, che finalmente hai trovato il modo per non lasciare l’Italia.

Si chiacchiera come sempre, e poi non ti vedevo da un pezzo, dovevo mettermi in pari con le notizie sugli altri, sui tuoi e le mie quasi scontate. “Stai facendo persino fili bianchi tra la barba, tra poco sarai uomo anche tu.” E te lo devo dire ancora: “Quanto ti dona quel viola!” Ne parliamo per un po’, perché è almeno da un anno prima del cinque dicembre, che le bancarelle dei mercati, paiono addobbate dalle rimasuglie di una fabbrica di bare, dagli scampoli avanzati dalle stoffe per corone, nastri e fiocchi. Io ho solo un maglione, ma è più tra l’azzurro del cielo e del lillà: “Allora, hai votato Di Pietro?”

“No, ci ho pensato, ma poi non ci sono andato, perché tanto son tutti uguali.”

È proprio una bella tonalità il viola della tua sciarpa. Mi è rimasta proprio impressa, perché alla fine lo sai anche tu, sei bello. La pelle scura, la barba nera, e quegli occhi così chiari. Sì ti sta bene il viola. “Quindi non hai votato? Pensavo che voi, votaste per Di Pietro.”

“No, non è che se uno è viola deve votare per Di Pietro. Io mi sono rotto i coglioni di questa politica sterile, ho sentito in stazione che hanno inquisito anche Lombardo. È solo tutta una merda, son tutti uguali. Poi mica sarebbe stato il mio voto a fare la differenza.”

Lo ammetto, un po’ ti ci ho trascinato a continuare nella filippica viola delle cose che devono cambiare, e quando ci siamo dovuti fermare al lungo semaforo rosso dei lavori in corso, per un attimo ho provato a contare ogni tuo “Change”. Ne hai detto così tanti che quando abbiamo raggiunto Terni, avrei tanto voluto chiamarti Barak. Ma ti ho fregato – ed è stato bello – quando a bruciapelo, mentre spegnevo il motore e la musica della radio spariva, ti ho chiesto: “Ok, ma allora, cosa proponi?”

Dio quanto ti sta bene il viola! Pure se fosse di un tono minore. Pure se fosse di stoffa invece che di lana. Non ti abbassare gli occhiali da sole, lascia pure che tutti stiano a notare quanto il viola faccia pendant col tuo viso. L’ho notato ancora quando ti sei girato, un attimo prima di attraversare la strada.

Allora, non dirlo più Rivoluzione. Metti che un giorno dovesse accadere …

Rita Pani (APOLIDE dedicato)


3.28.2010

 

Il comizio del Papa

La campagna elettorale si è di fatto conclusa oggi in Piazza San Pietro, col comizio del Papa che ha tentato in tutti i modi di spiegarci che dobbiamo avere il"coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti".

Sto cercando di comprendere cosa mai abbia voluto dire, forse per via di quel noi che a volte lascia nel dubbio. Starà usando il plurale maiestatis o si starà riferendo al gregge? O alla sua corporazione? Certo non ha reagito bene alla richiesta svizzera di creare una lista di “preti pericolosi” così come avviene in quel paese per altre categorie di lavoratori dell’infanzia.

Non si comprende bene chi non debba lasciarsi intimidire, se sia un invito a proseguire.

In effetti anche ieri notte, leggendo una dichiarazione del Vaticano, sono rimasta alquanto perplessa: in pratica si esprimeva preoccupazione per il “timore di poter perdere credibilità.” Non so chi scriva queste cose, ma sicuramente deve essere un genio. Certo che sarebbe un bel problema, se la fede perdesse credibilità. Ci sarebbero anche tutte le preghiere da riscrivere ex-novo.

Mi ha fatto un certo effetto vedere la gente che usciva dal seggio col rametto di olivo tra le mani. Per un attimo mi son confusa e ho pensato: “Ma che, è tornato Prodi?” Poi invece mi sono ricordata che oggi era domenica delle Palme, e per questo si devastano gli olivi. In realtà, mi ricordo che a Carbonia si devastavano le palme di via Gramsci, ma solo nottetempo come se fosse un furto. O forse lo era? Mah! Va bene, del resto quanti misfatti si compiono in nome della Pace? Ci si fanno persino le guerre.

Si votava anche all’Aquila oggi, nei MAP, nei container e c’era la televisione. Quindi la DIGOS ha provveduto a fermare e identificare i rivoltosi della carriola, che secondo il pensiero del tizio del consiglio, chiaramente espresso nella propaganda elettorale, non esiste ed è solo frutto del morbo comunista. Fortunatamente i facinorosi eversivi avevano nascosto altre carriole sotto un tendone, riuscendo a sfuggire alla Gestapo. In compenso però è stata riaperta una chiesa.

Rita Pani (APOLIDE ha votato)


3.27.2010

 

ATTENZIONE! ATTENTATI

Puntuali, come le littorine di mussolini, arrivano gli attentati che obbligheranno i telegiornali a parlare ancora di lega e berlusconi, anche in questo giorno in cui avremmo potuto riposare le orecchie, e smettere di sentire sempre le stesse idiozie.

C’è da dire che stanno affinando il tiro, ora almeno un ferito lieve lo provocano – un sacrificio per la padania – mentre prima si limitavano a infilare bombe di carta pesta dentro i cassonetti, o microspie grosse come scatole di scarpe sotto la scrivania del tizio.

Oltraggiosi, come sempre, nella loro meschinità. È vero che ormai ci siamo abbondantemente avariati, ma davvero: “chi è l’autore dei testi minacciosi che si spaccia per un anarchico?” Palesati, te ne prego. Vorrei stringerti la mano. Ve lo immaginate un anarchico che mandando un po’ di cipria al nano, dentro una busta, vi allega biglietto con su scritto: “Farai la fine del topo?”. Non voglio credere che insieme a tutto pure il pensiero anarchico sia andato a farsi fottere. Fossi anarchica rivendicherei di non aver rivendicato, con un linguaggio così puerile, lo spot pubblicitario.

Doveva essere la giornata del silenzio e della riflessione e invece si apprendono le minacce di ritorsione che la RAI attuerà verso Michele Santoro, reo d’essere stato libero per una sera soltanto. Dovevo far silenzio anche io, godermi il nuovo rosso dei capelli, fare nulla in un sabato mattina pieno di cose da fare, e invece sono qua, a scrivere ancora di queste piccole miserie quotidiane, come se avessi assistito alla questua di un mendicante pietoso, che aggrava la sua miseria soffrendo anche nel volto.

Che sia stato un modo, quello della lega, di ribattere alle molteplici apparizioni del tizio ieri, anche negli schermi della vigilanza interna dei centri commerciali, nei televisori che ormai adornano ogni stazione per ricordarci di bere un caffè, comprare una tv nuova o bere un Campari? Intanto calderoli ha raggiunto lo scopo, dichiarando che non li fermeranno. Ci manca bossi – ma non escludo che entro la giornata appaia anche lui – a ricordare di votare suo figlio che almeno il costo di una pallottola lo sa a memoria.

Che paese patetico! Che politica infame. Che gente stupida quella che si farà terrorizzare dalla propaganda di questa feccia e non ha paura di un futuro che non tarderà ad arrivare.

Buon voto a tutti.

Rita Pani (APOLIDE)


3.26.2010

 

Voterò Falce e Martello

Andrò a votare con la grande tentazione di scrivere sulla scheda: “PIAZZALE LORETO RITORNERA’”. Prevarrà, al solito, il mio senso di responsabilità e voterò una falce e martello. Nulla mi ispira, nulla mi convince, se non che il nemico è da abbattere, e visto che tecnicamente non posso farlo, contribuirò a modo mio a rivendicare il mio diritto all’ideale, così vituperato, distorto ed oltraggiato da troppi anni di barbarie generalizzata.

L’Italia ha problemi di memoria, e l’Italia ha paura della democrazia reale, per questo con troppa fretta persino la sinistra ha ceduto alla tentazione di fagocitare sé stessa, facendosi alibi e scudo della devastazione berlusconiana, adagiandosi sul gioco facile dato dalle necessità.

Voterò per un simbolo, senza alcuna cognizione né di chi siano i candidati umbri, che non ho potuto conoscere, né di quale sia il programma. Votare per un simbolo, oggi, è il massimo della libertà che mi è data, e non gliela lascerò; soprattutto, rivendicando la libertà (quella vera e non quella provvisoria) non mi turerò il naso.

Deve sapere quel tizio di gomma, che non mi rappresenta, che non mi rappresenterà mai, e che resterò APOLIDE nell’anima fino a quando lui calpesterà la stessa terra che calpesto io. Non potrò e non vorrò mai sentirmi italiana, fino a quando resterà anche una sola persona capace di prostituirsi per 100 euro, vendendo così il culo di tutti noi. Poco elegante come figura, ma questo è, e il mio non lo avranno mai.

Deve sapere, ogni donna capace di sorridere davanti alle aberrazioni di un vecchio maiale, che mai avrà la mia solidarietà, nemmeno nelle più disgraziate occasioni. Sappiano le donne che andranno a votare le “sue” candidate, che mai potranno essere rappresentate come donne, da donne su cui un pervertito è arrivato a rivendicare la “ius primae noctis” ossia il diritto di prelazione del vecchio erotomane.

Il mio voto alla falce e martello si farà triste, forse, ma sarà sempre meglio che rischiare di lasciare il mio nome in balia di una banda di malfattori e mafiosi, di porci, ladri e piduisti.

Nessun invito a fare come me, ma l’unico invito ad andare a votare anche annullando la scheda con una sequela di parolacce che comunque non sarebbero mai abbastanza.

Ha già detto che comunque non cambierà nulla, sebbene già avesse detto che se pure locale il voto avrebbe avuto valenza politica. E quel suo “cambiare nulla” deve spingerci una volta di più a fare il nostro dovere e tornare veramente alla “vigilanza democratica”, verso la Costituzione, verso l’ambiente, verso gli ultimi di questo paese ormai ultimo anche lui.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Quel che oggi sappiamo

Tralascio i numeri, il successo, la miracolosa apparizione di Luttazzi, l’orgasmico intervento di Monicelli. Tutto credo si sia già detto sull’evento Web di ieri sera “Rai per una notte”. Oggi è un altro giorno, e per certi versi migliore di ieri, se abbiamo avuto la fortuna di rituffarci per qualche ora nella libertà di dire e di ascoltare.

Oggi, sapendo quel che abbiamo appreso ieri, vediamo (con sommo disgusto e un poco di schifo) il re ancora più nudo. Dice, esso, ai giornalisti che lo interrogano a Bruxelles che l’Agcom dovrebbe sanzionare Santoro … E a me, che le cose un po’ me le figuro, viene da pensare: “Come lo avrà chiesto al suo servo dell’Autority?”

Magari l’ha già fatto ieri sera, al telefono, ormai sicuro di non esser più ascoltato: “Emerita testa di cazzo … ma per che cosa vi pago? Buttatelo in galera, passatelo per le armi, ma fate qualcosa …” Perché agli stessi giornalisti, questo tizio dice anche che (cito) “dovrei essere molto severo nei confronti di ciò che è stato fatto in queste trasmissioni”.

E chi mai sarebbe “lui” per dover essere severo nei confronti di qualcuno? Chi gli ha dato l’autorità per essere severo? Nessuno, se non la sua malattia mentale che lo porta a vedersi padrone dello stato che qualche imbecille gli ha posto in mano. La psicosi del despota, anziché essere tenuta a bada dalla sua squadra di servi e lacchè, è stata alimentata negli anni, fino ad arrivare fino ad oggi, giorno in cui finalmente si parla apertamente di ribellione e di Rivoluzione (termine da me usato spesso e pagato a carissimo prezzo).

A tutto questo, andrebbe aggiunto qualcos’altro che oggi sappiamo, ma continuiamo ad ignorare; per esempio ieri, per altre vie, abbiamo saputo che le intercettazioni riguardanti Fassino, e la sua fanciullesca eccitazione per “avere una banca”, finirono prima che sul tavolo di un magistrato, su quello del presidente del consiglio, padrone del giornale al quale passò il prezioso materiale.

Sappiamo anche che il suo servo di punta, feltri, oggi è stato sospeso per sei mesi dall’ordine dei giornalisti per il caso Boffo, e per aver consentito all’agente segreto de noantri farina, in arte betulla, di continuare a firmare i suoi articoli benché radiato dall’ordine. Perché la legge è sempre uguale per tutti ma non per il re.

Potremmo, in fine, finalmente renderci conto di quale valore abbia la libertà di dire, di essere presenti, di continuare a R-esistere utilizzando il Web in modo utile e ragionato, e quindi dovremmo prepararci a combattere il prossimo assalto, che tenterà – e lo farà - per toglierci anche questo.

Tornando a ieri, non giurerò di farla sempre fuori dal vaso. Temo di non sapere proprio come la si possa fare dentro.

Rita Pani (APOLIDE senza catene)


3.25.2010

 

Se in Pakistan muore un cristiano

La Farnesina questa volta si è incazzata davvero, ed è “scesa in campo” armata fino ai denti per i “diritti umani” calpestati in Pakistan. Vuol sapere tutto, ma proprio tutto, del cristiano incendiato perché non voleva convertirsi. In un paese normale un tale gesto ci avrebbe inorgoglito; in Italia, se fosse possibile, farebbe sorridere. Del resto il ministro degli esteri è quel tale che si schiera contro la Svizzera a favore della Libia, il paese nel quale l’Italia respinge le vite di migliaia di persone disperate, senza curarsi della fine che faranno. E noi sappiamo bene che i migranti muoiono incendiati dal sole del deserto, dalla fame e dalla sete, quando non muoiono affogati.

Hanno incendiato un cristiano, e bisogna vederci chiaro, soprattutto ora che si sono le elezioni. Il voto cattolico potrebbe fare la differenza, in questo paese dove gli uomini in gonna lunga contano più dei cittadini. Io non lo sapevo, ma recentemente, proprio prendendo spunto dagli attacchi contro le minoranze religiose - e in particolare quelle cristiane - registratisi in diverse parti del mondo, l'Italia ha sollevato, a più riprese, il tema della difesa della libertà di religione e della tutela delle minoranze religiose in ambito UE.

Mi accorgo di sorridere sempre meno. Avrei voluto saperlo, avrei voluto assistere alla sollevazione italiana in difesa della libertà di religione. Avrei voluto sgranare gli occhi verso il paladino della guerra santa, e scoppiare a ridergli in faccia. “Come? L’Italia esige la tutela delle minoranze religiose?” così avrei chiesto. Il paese in cui anche in campagna elettorale di promette la caccia all’islamico, si assicura che mai e poi mai i nostri panorami saranno stravolti dalle moschee, si continuano le battaglie contro le altrui culture, si erge a garante della libertà di culto?

L’Italia per i diritti umani. Come sarebbe bello se fosse vero. Il problema è che contro l’Italia fioccano denunce contrarie, e non solo perché le leggi razziali e la loro applicazione silenziosa, di fatto negano qualunque diritto dell’uomo, ma addirittura abbiamo un tizio del consiglio direttamente denunciato per la violazione degli stessi diritti.

Nonostante il mio ateismo, sono profondamente convinta che sia inaccettabile il fatto che un cristiano sia morto in Pakistan. E questo anche se vivo in un paese dove un ministro della repubblica porta a passeggio un maiale nel luogo di culto degli islamici. L’Italia che fa chiudere le moschee, che fa rapire gli imam dalla CIA, che tollera e favorisce la caccia ai rom, che se ne fotte di chi muore per strada massacrato con le spranghe, è l’esatta rappresentazione della pochezza che ci governa. Nessun ideale politico, nessuna presa di coscienza, nessun fervore verso la collettività. Solo servile opportunismo, propaganda e un grande, grandissimo senso del ridicolo che ci rende miseri agli occhi di chi guarda.

Rita Pani (APOLIDE)


3.24.2010

 

Il lavoro nobilita l'uomo

Il figlio scemo di bossi è stato candidato, dice il padre, perché ha lavorato. E questa sì che è una notizia! Sapere che un giovane padano nemmeno troppo intelligente, possa aver lavorato in questa Italia, senza dover essere un rumeno o un polacco, è davvero una notizia da render nota, per aumentare l’ottimismo di tutti coloro che stanno cercando un lavoro, o di tutti quelli che lo stanno perdendo.

Finalmente qualche giornale si è accorto della piaga della tratta degli schiavi, in atto in questo nostro paese incivile. Ho trovato un bell’articolo sull’Unità che racconta la schiavitù nel settore edilizio, quello che secondo il tizio palazzinaro del consiglio, dovrebbe essere il settore trainante per la nostra economia. In questa campagna di farsa elettorale, durante uno show a Roma, criminalizzò le regioni comuniste per non aver voluto attuare il “piano casa”, ossia l’abuso edilizio legalizzato che avrebbe potuto dare una stanza in più alle famiglie italiane, e facile arricchimento per tutti i palazzinari come lui. Questione di lobby.

Mi spiace un po’ che l’articolo letto non andasse oltre, restando chiuso nell’ambito dell’edilizia. La realtà dell’inciviltà italiana va ben oltre e io e ne sono testimone. Non è solo il costruttore a praticare la schiavitù, ma anche il privato cittadino. Me ne sto rendendo conto, ora che settimanalmente prendo almeno una decina di contatti in cerca di lavoro. Tutte le telefonate si interrompono dopo la fatidica domanda: “Scusi, ma lei è italiana?” Ora ho imparato a rispondere: “No! Per fortuna sono sarda!” E c’è da aggiungere che da un pezzo ho smesso di cercare lavoro per le mie competenze, perché nell’incivile Italia, a 45 anni anche se sei capace, non sei più buona né per fare il tuo mestiere, né per improvvisarti ballerina di lap dance – settore veramente in via di sviluppo.

C’è chi lo chiama malcostume, c’è chi dice che ormai l’Italia sia un paese di merda. Io continuo a pensare che l’Italia sia ormai un paese incivile reso tale da troppi anni di berlusconismo; un fenomeno combattuto, assecondato, e troppo spesso sposato a modello. E’ vero che il bisogno spinge l’uomo ai più impensati compromessi con sé stesso, ma è anche vero che se si avesse conservato il limite della propria dignità, molte cose non sarebbero diventate tacitamente lecite. La schiavitù è lecita quando ci si presta ad essere schiavi.

Dicevo? Ah, sì! La lega non regala niente, loro ci tengono alla loro padanità. La parola lavoro è per loro il Verbo: «Noi siamo quelli che mandano avanti chi lavora. E anche con mio figlio è stato lo stesso. Lo abbiamo fatto venire in consiglio federale e gli abbiam detto: vediamo un po’ quello che hai fatto »

Peccato che a noi non lo abbia raccontato.

Rita Pani (APOLIDE)


3.23.2010

 

Urgente e indispensabile

"Esiste al mondo un altro paese, che non siano gli Stati di polizia o le dittature, in cui un cittadino non possa parlare liberamente, anche di cose private, senza veder intercettate e sbattute sui giornali le sue parole, distorcendole e utilizzandole per screditarlo, per renderlo ridicolo? Cambieremo questa situazione, al più presto. E' urgente e indispensabile" silvio berlusconi piduista.

Sono queste le cose che mi fanno sprofondare nella più terribile solitudine, che mi danno la sensazione di vivere in un universo parallelo, dal quale non riesco a uscire. Siamo arrivati al punto in cui la società italiana non si può più distinguere in due diversi schieramenti politici: destra o sinistra. Ci si distingue tra cretini e senzienti.

È urgente e indispensabile proibire le intercettazioni telefoniche, in un paese in cui alcuni operai, per essere pagati per il lavoro svolto, devono cospargersi di benzina e salire sulla gru del cantiere, per far si che il padrone arrivi con cinque mila euro in bocca, accompagnato dalla polizia.

Sì è davvero urgente e indispensabile che le sue chiacchiere di furti e di figa non finiscano sui giornali, che le sue mire autoritarie non traspaiano persino agli occhi del cretino che ancora lo osanna, aiutato dalla pochezza di tutto il resto che ci circonda, politicamente parlando – se ancora è possibile parlar di politica.

Esiste al mondo un altro paese in cui un tizio come berlusconi possa governare? Esiste al mondo un altro paese in cui sia possibile ciò che è possibile subire in Italia? Esiste al mondo un altro paese in cui il suo popolo sia tanto inebetito da non riuscire a reagire?

Potrebbe essere urgente e indispensabile l’attuazione del presidenzialismo diretto, lasciare che i cretini lo votino persino per andare a far del Quirinale un lupanare, attendere che il letto di Putin o quello di Napoleone vadano a violentare la bellezza artistica di uno dei palazzi più belli del mondo. Lasciare che il megalomane occupi l’unica casa che non può comprare, per farci le feste, per addobbarlo con mega schermi e oggetti kitsch, ballerine e puttane. Attendere con pazienza che cambi le regole d’ingaggio per i corazzieri, che dovranno per legge essere più bassi di lui.

Continuano a dirmi che devo attendere l’esito delle urne, e me lo dicono come se ancora andare a votare fosse un’azione pregna di sacralità, che odora di democrazia e libertà. Ma io sono “sarda” e non ci credo più, e se perdesse sarebbe più svelta la sua reazione devastante. Sono sempre più convinta che l’Italia non rinascerà prima di aver visto crollare persino l’ultimo muro. Per questo si fa urgente e indispensabile lasciarlo continuare ...

Il cretino rinsavirà solo quando comprenderà che non ce n’è più per nessuno, tranne che per il re.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Acqua

Se fosse stato furbo, l’imbecille, anziché promettere di debellare il cancro in tre anni, avrebbe promesso l’acqua dai rubinetti a chi ancora, nel 2010 non la ha. Ma il tizio è fatto così, è una vita che riempie le case degli italioti di aspirapolvere.

Dice che deve spedire le lettere a tutti gli italioti per spiegare tutto quello che è riuscito a fare in due anni, tra miracoli e decreti, per raccontarci di tutti i primati che abbiamo raggiunto dopo il suo faraonico impero. Siamo i primi in Europa con meno libertà di stampa, i primi in Europa con minor accesso garantito all’ istruzione, siamo i primi a non garantire i diritti umani, siamo i primi a vivere in un regime semi democratico, e siamo anche i primi a non avere delle condotte idriche che garantiscano in egual modo a tutti i cittadini di avere l’acqua, e spesso pagando cara l’aria che circola nelle tubature.

Dicono così, sì, che in Italia "si assiste a uno spreco assurdo: le reti sono un colabrodo. Disperdono in alcuni casi anche un terzo della risorsa, mentre sono 8,5 milioni gli italiani che vivono in zone ove l'acqua ha difficoltà ad essere erogata con continuità''. Otto milioni e mezzo, quasi quanti nel mondo di siccità muoiono.

In effetti, proprio sabato, mentre il tizio del consiglio prometteva di curare il cancro, e calpestava Paolo Borsellino, mentre sbraitava contro i poteri dello stato che lui stesso – in teoria – dovrebbe governare, un numero maggiore di persone di quelle pagate per applaudire l’idiota, gratuitamente manifestava a favore dell’acqua pubblica. Ma se ne è parlato poco, perché ci sono le elezioni, perché ancora c’è chi ha bisogno di comprendere la fine che abbiamo già fatto.

Purtroppo non siamo in America Latina, non ci governa Evo Morales e abbiamo già da tempo perso la dignità. Basterebbe guardare all’impegno con cui si è arrivati a frugare su Marte, in cerca del prezioso liquido, per comprendere per cosa si stermineranno i popoli quando sarà finito il petrolio. Anche leggere i numeri della disparità tra mondo e mondo potrebbe aiutarci a comprendere che comunque sulla vita e sulla morte c’è sempre qualcuno che decide, ma è un esercizio che possiamo rimandare ancora, perché tanto noi la doccia ce la facciamo, e persino la mia gatta preferisce bere l’acqua corrente dal bidet che non quella che ha nella ciotola.

A ben guardare poi, gli esperti dicono che la gravità del problema si sentirà intorno al 2030/2050, e questo sì che ci mette al riparo, perché tanto noi non ci saremo. Staremo lì lì per diventare petrolio, ci staremo preparando a far ricominciare il giro …

Rita Pani (APOLIDE)


3.22.2010

 

Gli venisse un cancro (davvero)

Luigi Di Bella era un professore che a ridosso degli anni 2000, tentò di far riconoscere i suoi studi per la cura del cancro. Era un omino che sembrava uscito dalla matita di Matt Groening, ma di un altro tempo, di un’altra scuola.

Non ho alcuna cognizione in materia per poter dire se la teoria del Professor Di Bella fosse efficace oppure no, ma mi ricordo che come per tutte le cose in Italia, si formarono subito due curve di tifosi antagonisti, che facevano il tifo o osteggiavano – anche pesantemente l’omino. Parte della destra di allora fu a tratti feroce, e il tutto finì nel silenzio dopo molti anni quando l’allora ministro della salute e sana e robusta costituzione era il fascista storace (sì è stato ministro della salute anche lui).

Oggi ho tenuto il computer spento per quasi tutto il giorno, ho letto pochissimo delle dichiarazioni del tizio manifestante del consiglio, ho visto solo – me ne avete mandato un’infinità - le immagini chiarificatrici del nuovo manuale interpretativo dei numeri, rispetto ai partecipanti a pagamento della ignobile farsa di sabato a Roma. Una cosa però non poteva sfuggirmi, l’ultima promessa: "Sconfiggeremo il cancro entro tre anni!"

Lo ha detto stando accanto agli ex di AN, quelli che del professor Di Bella fecero polpette. Poca cosa, direte voi, rispetto all’immagine di Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia, calpestato dalle scarpe di un gregge ignorante. Per me invece è importante.

Chissà quanti di quelli che dopo la promessa hanno osannato tra applausi e grida, hanno avuto un parente o un amico che di cancro ci è morto. Chissà quanti di loro stessi, si saranno imbattuti negli ingranaggi della sanità italiana, che se sei povero o nasci nella regione sbagliata, di cancro ci muori. Nessuno sembra essersi voltato indignato per andare via. I cento euro, erano comunque da guadagnarsi fino in fondo.

Un popolo che non accusa il colpo, o lo sputo in faccia che questo maniaco del consiglio infligge ogni volta che erutta qualcosa dal suo orifizio, è un popolo perso. Un popolo che non esige rispetto, è finito. Temo che a poco servirebbe ribadire il disastroso stato della ricerca scientifica in Italia, ancor meno il degrado della sanità, meno che mai parlare del futuro che ci prospetta la devastazione della scuola e della cultura.

C’è poco da far satira, e nulla da ridere. Assai meglio imparare a odiare sempre più forte, e iniziare a mandare l’odio a memoria, perché forse così la prossima generazione potrà salvarsi. Mi piace ricordare che in America, alla fine, chiamarono il Professor Di Bella (oncologo) Dr. Hope. Anche ieri berlusconi lo hanno chiamato Pagliaccio.

Rita Pani (APOLIDE odiante)


3.20.2010

 

L'adunata del sabato

Pure se fossero mille sarebbero troppi. Pure se fossero mille, saranno un milione. Lo ha deciso lui, il saltimbanco del consiglio, il tizio che vorrebbe tanto essere il duce, e invece è solo un ricchissimo poveraccio che non ha ancora capito che forse potrà comprarsi un po’ di gente, ma non potrà mai comprarsi le persone.

Oggi si ripristina una sorta di sabato fascista, quello dedicato alle adunate. Il momento della settimana dedicato alla sana e robusta costituzione, all’indottrinamento, o semplicemente a compiacere il duce. E a momenti sembra di esser tornati davvero così indietro, come quando non era possibile astenersi dal partecipare. Il regime non lo permetteva e i trasgressori venivano spesso rinchiusi, pestati, e oliati col ricino. In piazza ci dovevi andare, anche se non volevi. Oggi magari rastrellare la gente per strada – a meno ché non siano extracomunitari – non è più possibile, ed ecco che in barba ad ogni norma, giuridica o democratica, il tizio megalomane del consiglio attua il suo disegno di propaganda con il metodo a lui più consono: pagando.

Il despota arrogante, pretende che coloro ai quali “lui” ha regalato una casa in Abruzzo, vadano a Roma per ringraziarlo (dixit!). Fa requisire un traghetto di linea espropriando le cabine ai viaggiatori che magari da mesi avevano prenotato e pagato il biglietto, per offrirle ai suoi “supporters”. Invia illegalmente SMS alle utenze di privati cittadini, invitandoli ad andare in Piazza San Giovanni. Rende gratuita la Metro di Roma per tutta la tratta interessata dall’adunata del sabato, assicurando che sarà il pdl a pagare. In realtà tutta questa ridicola farsa sarà a carico del pdl, e forse noi abbiamo cordato che quindi saremo noi a pagare, visto che alla fine i soldi rientreranno col finanziamento pubblico ai partiti, già cancellato con volontà popolare da un referendum, e reintrodotto successivamente con una squallida manovra bipartisan.

Mi dicono che in molti abbiano approfittato del passaggio gratuito in nave per raggiungere Roma e la manifestazione sull’acqua pubblica. Non so se sia vero, e nemmeno lo trovo esaltante. Per mia natura, da un tizio come quello, non prenderei mai nulla, nemmeno gratis o per fargli un dispetto. Poi sono una di quelle che alle manifestazioni ci è sempre andata col senso del dovere e con le scarpe proprie, convinta che fosse importante esserci e partecipare.

Quindi tra qualche ora vedremo il gregge prono, e mi andrebbe quasi di fare una sorta di concorso, perché già si sa che nulla di politico emergerà da questa miserabile e costosissima farsa: “Dopo essere stati chiamati coglioni e farabutti, quale insulto rivolgerà oggi il tizio della cupola, a noi persone senzienti?”

… Non si vince nulla, eh!

Rita Pani (APOLIDE in piedi)


3.19.2010

 

Nessuno, nessuno



'Certamente non lasceremo nessuno senza lavoro'. silvio berlusconi

Meno male, son contenta di averglielo sentito dire, durante il quotidiano siparietto televisivo. Sono molto contenta e anche un po’ sollevata, mi preoccupava il fatto che per un’intera mattina non avesse sparato nemmeno una cazzata.

Ho quasi sempre sentito pareri concordi, in merito alla presunta intelligenza del tizio del consiglio, io ho sempre dissentito. Per me è cretino, instupidito dall’arroganza che gli fa perdere ogni contatto con la decenza. L’unica sua fortuna è avere una tale disponibilità economica che gli permette di pagare uno stuolo di servi che il più delle volte mettono le pezze sulle sue tragiche affermazioni.

Lo aveva capito anche Montanelli prima di me, quando disse che berlusconi avrebbe vaccinato il popolo italiota. Ma purtroppo c’è sempre chi rema contro, chi a quel tizio ha montato i fili sotto le ascelle, chi tira le briglie quando il cavallo vuol andare per fatti suoi. Questa è la vera disgrazia. Per far finire quest’era barbarica berlusconiana basterebbe aumentare il suo dosaggio di dopamina, (dato che pare sia “il germe” dell’ambizione) illuderlo davvero di poter essere imperatore, e lasciarlo parlare fino a quando i suoi servi sentiranno l’urgenza di avvolgerlo in una camicia di forza - firmata magari - ma di forza.

Ha detto anche che in effetti in Italia, c’è la crisi, ma ovviamente non è grave come negli altri paesi, e oggi non potendo promettere danari agli elettori – non hanno fatto in tempo a cancellare il reato – ha fatto finta di fare un favore agli italioti e ne ha fatto uno bello grande agli industriali: incentivare gli acquisti di moto, elettrodomestici, impianti di condizionamento d’aria … E subito il solerte telegiornale ha fatto scattare il sondaggio, che manco a dirlo, vede il 60% degli italiani pronti ad “approfittare” della succulenta occasione. Dato che nessuno resterà senza lavoro, mi pare normale fidarsi e correre ad acquistare.

Se solo questo pupazzo di cera fosse un uomo, troverebbe il coraggio di andare a dirlo alle migliaia e migliaia di lavoratori sui tetti, a quelli nei presidi permanenti nelle piazze d’Italia, o davanti ai cancelli delle fabbriche ormai chiuse, alle persone che due volte a settimana leggono e rileggono gli annunci sui giornali, sapendo che a sera avranno pianto tutte le lacrime che rimanevano. Non lo farà mai, purtroppo …

Parlerà domani in compenso, davanti al suo popolo a cui sarà pagato viaggio e disturbo. Un popolo che durante il viaggio verrà ammaestrato ad esultare, da qualche assistente di studio preso in prestito dalla televisione. Un applauso forte alla parola comunisti, una ola per i giudici comunisti, esultanza a piacere per la crisi che non c’è, e se pure c’è a noi ci fa una pippa.

Rita Pani (APOLIDE dall’odio Resistente)


3.18.2010

 

Itunevneb ni Ailati

Ho avuto una giornata così infame, che quasi, quasi mi verrebbe da dire ai berluscones, “grazie di esistere”. Insomma, sentire denis verdini sindacare sull’arresto di Frisullo, sull’opportunità di ridare alla Puglia un governo di destra, che a suo dire è stato meglio di quello di Vendola, e soprattutto sentirgli dire “a noi gli arresti non piacciono mai”, è stato meglio di un film del mio amato Landis.

Il coordinatore del pdl, inquisito per corruzione, che si dice preoccupato per il futuro governo della Puglia in un campo delicato come quello della sanità, è davvero una minchiata cosmica dal valore stratosferico, che se solo si potesse mettere all’asta avrebbe superato i cinque milioni di dollari che qualche imbecille pagherà per la siringa che ha ucciso M. Jackson. Tanto più che in Puglia ancora si parla della giunta fitto, sul quale già dal 2006 pende persino una richiesta d’arresto, rimasta inevasa solo perché al riparo in Parlamento. E altre ne vennero di indagini e inquisizioni, e più il giovane malavitoso si metteva in vista alla corte del re, più aumentavano i suoi poteri, fino a diventare addirittura ministro.

Io li sto ad ascoltare, a volte, cercando ovviamente di non guardarli in faccia per tutelare il mio stomaco già provato, e se non fosse per il disastro che mi circonda, e che ormai sembra lambire la vita di un gran numero di persone, li troverei persino esilaranti.

Quando denunciano le anomalie al contrario, ormai non mi aspetto più che qualcuno reagisca, semmai spero di incontrare un cretino che abbia il coraggio di annuire, sottolineando il Verbo appreso durante il catechismo televisivo. Trovare un imbecille che abbia imparato a memoria che “soltanto in Italia si intercetta il premier”, o che bertolaso a modo suo è un eroe, perché ha salvato Napoli dall’immondizia, o l’Aquila dal terremoto.

Non perderei più tempo a spigargli che l’Italia gira al rovescio, che ormai siamo arrivati al punto in cui, potrebbe accadere persino che un uomo denunci una donna perché non si è lasciata violentare, inquisire un negro perché non si è lasciato bruciare vivo. Semplicemente credo che potrei appenderlo a testa in giù per farlo sentire in pace con sé stesso, e perfetto ingranaggio di questo paese al contrario.

Rita Pani (APOLIDE che odia)


3.17.2010

 

Free Call Day

Il ministro che amministra la giustizia, con quel suo fare da Jhonny Stecchino, oggi ha detto che non accetterà mai più pareri non richiesti sulle azioni del governo, dal CSM. Poi ha aggiunto che se pure glieli avessero mandati, li avrebbe rispediti indietro con lo stesso postino. Queste sono le istituzioni italiane.

Ora leggo che il tizio del consiglio ha ordinato – non so su quale catalogo – un milione di persone per la manifestazione di sabato prossimo a Roma. Una manifestazione di propaganda con la quale si chiederà anche “libertà di telefonare”.

Difficile resistere alla tentazione di andare. Anche io, in fondo, vorrei essere libera di telefonare, solo che con quel che mi costa dal cellulare non lo faccio quasi mai, e se Tiscali non si muove ad attivarmi la linea, presto non potrò farlo nemmeno dal fisso.

Ironia a parte, è davvero una bella trovata una manifestazione in cui l’uomo al governo, l’amico dell’agente segreto Betulla, che a suo tempo fece controllare anche le utenze dei suoi avversari politici, dei giudici, e dei suoi concorrenti economici, che utilizzò la rete telefonica italiana per i cazzi suoi (mi si passi il francesismo), oggi chieda la libertà di telefonare. Aumenta il perverso fascino di questo paese ridicolo e paradossale, in cui lo stato combatte sé stesso e non si sa mai chi vinca o chi perda - a parte noi.

Io già me la immagino la folla davanti al palco: in prima fila i ricattatori che torneranno liberi di inviare le loro richieste d’estorsione via fax. Poi i rapitori, costretti fino ad oggi ad utilizzare le cabine telefoniche – che fa tanto morto di fame – per non più di 45 secondi per chiedere i riscatti. Dietro i molestatori, quelli che hanno dovuto smettere di ansimare al telefono dopo le leggi sullo stalking, e ancora dietro i poveri amanti, che ogni volta che chiedono alla bella di descrivergli le mutandine che indossano o se si stanno toccando proprio là, gli si ammoscia tutto pensando al maresciallo con le cuffie che ascolta e magari partecipa. In ultima fila, quei poveri disgraziati che attendono di fumarsi una canna, e anziché essere espliciti e diretti devono chiedere al pusher, se il dvd è stato masterizzato. Che poi sarebbe un reato pure questo, ma certo minore di spacciar droga. I tangentisti, i malavitosi, i mafiosi, i ladri di professione, gli utilizzatori finali saranno tutti sul palco a cantare una squallida canzoncina e a raccontare favole.

Fa ridere, ma anche no. In fin dei conti non ci dobbiamo scordare che siamo stati anche il primo paese in assoluto che ha portato in piazza gli evasori fiscali, nella memorabile giornata del No Tax Day; o una manica di fedifraghi e qualche prete pedofilo in difesa della famiglia nel patetico Family Day.

Contiamoli e se possibile mandiamo a memoria le facce degli italioti che parteciperanno al mirabolante Free Call Day. [ A tutti i partecipanti sarà offerta una ricarica telefonica di 5 euro con gli auguri del tizio della cupola ]

Rita Pani (APOLIDE)


 

Tutto sommato siam fortunati

E siccome non bastava morire uccisi dal lavoro, si può anche decidere di morire di disoccupazione. Ieri due, un meccanico di Napoli e un impiegato in un supermarket a Salerno. Uno si è impiccato e l’altro si è sparato. Uno aveva 59 anni, e l’altro 47.

Non vi è risalto per queste notizie, appaiono e un attimo dopo scompaiono nella selva di informazioni diffuse via Internet, e in televisione non trovano spazio, divorato a grandi morsi dal nulla che ci tiene ben saldi oltre la realtà.

Un silenzio che a volte è utile in modo bipartisan, per convincersi che tutto poi non sia così grave come i comunisti sporchi e cattivi vogliano far credere. Certo, quel che resta della sinistra ancora ogni tanto pronuncia la parola “lavoro”, mentre a destra ormai è ovvio che la guerra sia intestina.

Non bisogna dire che ogni giorno c’è chi si uccide per disperazione, perché si potrebbe insinuare il dubbio anche in colui che si sente fortunato, perché ancora ha un lavoro retribuito, e perché si accontenta di quel che ha. Si è ormai radicata in molti l’idea del meno peggio, che è diventata quasi una filosofia di vita. Anche la mia, purtroppo.

Da anni ci trasciniamo così, senza pretendere nulla di più, facendoci forti di un senso di responsabilità che abbiamo sviluppato partecipando a questa sorta di Resistenza passiva, fatta di civiltà e di invasioni di piazza festose.

Sono fortunato perché ho un lavoro sottopagato, sono fortunato perché mi hanno rinnovato tre mesi di contratto, sono fortunato perché ancora posso mettere dieci euro di carburante in macchina, sono fortunato perché posso ancora fumare un tabacco di merda che mi squassa i polmoni ad ogni tirata, sono fortunato perché ancora non ho deciso di impiccarmi. Ce la raccontiamo tutti i giorni questa favola, che esorcizza e ci mette al riparo dalle forti sensazioni e tentazioni.

In questi giorni, poi, in cui ci ostiniamo a difendere coi denti la Costituzione, tutto stride ancor di più. L’articolo 1, il più importante, non viene citato quasi mai. Eppure sta alla base della vita democratica dell’Italia, essendo una Repubblica fondata sul lavoro. Come potremmo reagire essendo coscienti che ogni giorno si muore da Pordenone a Palermo, solo perché il lavoro non c’è?

Reagire è una parola grossa, molto spesso mi sembra più un tignoso tentativo di non soccombere, di non darla vinta a questa feccia che ci governa; un altro e diverso modo di “accontentarci” sentendoci partecipi di una storia che non saremo noi a scrivere.

La rivoluzione non è un pranzo di gala.

Rita Pani (APOLIDE)


3.16.2010

 

Nonnitudine [Nota Personale]


Ieri pomeriggio, son diventata nonna :))) Tre bellissimi nipotini.
Ciao a tutti
R.

 

Dalla politica al gossip

Per oggi niente politica. Voglio dedicarmi un po’ al gossip e alleggerire la vita. Voglio scrivere di quelle notiziole che nei quotidiani stanno in fila, una sotto l’altra, con un massimo di quattro righe. Quelle cose che parlando ti vengono in mente all’improvviso e rivolgendoti al tuo interlocutore gli dici: “Oh, ma hai sentito di …”

Il gossip non deve essere per forza divertente, ma sorprende quando te ne occupi poco e male, quando sai di non sapere.

“Oh, ma lo sai cos’ho letto?” Che in Italia, a partire dal primo dell’anno, ci sono già stati 214 morti, ammazzati dal lavoro.

Devo ammettere che se solo ieri non ce ne fossero stati 3, tutti insieme, probabilmente oggi avrei continuato a pensare anche io alla politica, sorridendo tra una farsa e un’altra, inacidendomi per la povertà morale di una classe dirigente di malavitosi e criminali fascisti, facendomi il sangue amaro continuando a chiedermi il perché di questo declino barbaro. Pensare ad altro, con un ottimismo di fondo, aiuta. Per esempio gli analisti che producono statistiche e numeri, ad uso e consumo del ministro sacconi (di cosa mettetecelo voi) che sorridente annuncia il miracoloso calo dei morti ammazzati di lavoro, durante questo ultimo moderno periodo d’oro berlusconiano. Se dicesse chiaro: “abbiamo fatto in modo di uccidere il lavoro per non permettere al lavoro di uccidervi”, credo che la folla radunata sotto palazzo Venezia esulterebbe sventolando il cappello.

Non riesco a perdere il vizio; dovevo parlare di gossip:

“Oh, ma sai cosa ho letto?” Una donna ucraina, residente in Italia da dieci anni, e in regola con i permessi, ha partorito una creatura e l’ha ammazzata soffocandola con un fazzoletto. La donna poi si è recata all’ospedale con un’emorragia, e il corpicino del bimbo chiuso nella borsetta. Questa sì che è una notizia da gossip. Una madre che uccide il figlio, ci ha insegnato il plastico di Porta a Porta, è una notizia che vale la pena raccontare. Guardando i nostri figli vivi, possiamo farci grandi e belli rispetto all’altrui “mostritudine”, possiamo provare sentimenti veri, di pena o di rabbia, di compassione o di odio, che servono sempre a ricollocarci in una dimensione umana dalla quale scivoliamo via, spesso, senza nemmeno accorgerci.

Ma andando in fondo alla notiziola di gossip, leggiamo anche che la donna è stata spinta ad uccidere il suo bambino perché terrorizzata dall’idea di perdere il lavoro.

E ora non so più se sia davvero il caso di cambiare tematiche, di lasciare la politica. Forse è meglio continuare a guardare lo show di cronaca nera, la fiction di guardie e ladri che ci tiene al sicuro da una realtà – per troppi di noi – ogni giorno più pressante.

Rita Pani (APOLIDE)


3.15.2010

 

Guardando un po' oltre

Le elezioni portano sempre bene. In ogni periodo pre elettorale che si rispetti, ogni piccolo paese guadagna almeno duecento metri di asfalto nuovo, e l’Italia intera l’arresto di un mafioso importante. E’ la regola. Se solo si andasse a votare ogni mese, la Salerno Reggio Calabria sarebbe finita, e la mafia sconfitta.

Quando poi si legge che il reddito del presidente del consiglio più disonestamente ricco degli ultimi 150 anni, in questo ultimo anno è cresciuto di nove milioni di euro, viene pure il sospetto di aver sbagliato ad eccedere con le critiche. Lui, in fondo, l’aveva sempre detto che la crisi economica era solo un fattore psicologico, e noi non gli abbiamo creduto, abbandonandoci sovente a reiterate crisi di nervi. Per questo siamo ridotti così, senza lavoro, sui tetti, nell’ex carcere di massima sicurezza all’Asinara, e senza alcuna certezza per le prossime due settimane di vita.

È bello sapere che ha iniziato i lavori di costruzione di una villa ad Antigua. Lascia sperare che vi si possa riparare portandosi dietro tutti i suoi cortigiani, e i nani e le ballerine, le igieniste dentali, le escort e tutta la sua progenie. È un’idea che spinta oltre il limite del possibile, mi fa anche immaginare che potremmo essere noi a spingerli nella notte dentro un aereo che se li porti via.

Il quesito odierno domanda se il tizio del consiglio più inquisito degli ultimi 150 anni sia indagato oppure no. Davvero come se fosse importante, come se servisse a qualcosa. La notizia bomba è che Napolitano è orientato a non firmare per togliere l’ultimo diritto al lavoratore, probabilmente spinto da una sana logica cerchiobottista, ed essere sicuro di non venir più indispettito dalle nostre giuste ed equilibrate rimostranze.

L’altro giorno ho sentito Bersani parlare come un politico, e per un momento ho voluto fare finta di vivere in un paese normale, nel quale la realtà non si teme ma si affronta. Per almeno dieci minuti ho finto di credere che finalmente l’incubo fosse finito, e che noi cittadini fossimo tornati ad essere la parte più importante di uno stato, che senza di noi non potrebbe sopravvivere. È stato solo un momento, e come molte altre cose, in questo periodo di vita, me lo sono fatto bastare.

La realtà è quel che vedo, o forse la realtà è quel che non si vede. L’inconcludenza di questa classe dirigente, l’apatia di un’opposizione tanto appassionata quanto fine a sé stessa, apre la strada al fascismo reale che si prepara a fare l’ultimo deciso balzo, logorando dall’interno un’associazione mafiosa e malavitosa che ha conquistato il potere fingendo di essere un partito politico. Generazione Italia, la chiamano la creatura del trasformista più pericoloso che c’è. Quello che a scuola di fascismo ci è andato davvero, e che a volte con immenso stupore per nulla divertito, sento osannare anche da chi si professa compagno.

È una fortuna non essere ottimisti; è come se si indossassero mutande di latta.

Rita Pani (APOLIDE)


3.14.2010

 

Patologia

«Oggi invierò gli ispettori a Trani. Senza interferire nell'indagine, ma per capire come possano verificarsi tali patologie». Al Fano, ministro della giustizia della Repubblica Italiota.

Un altro capitolo della favola che narra del re perseguitato, da brutti giudici comunisti. Finirà come al solito, che i paladini del re, tutti avvocati, scriveranno un nuovo editto, e forse noi torneremo in piazza. L’Italia saprà la verità da quel giornalista che vuole “mantenersi libero”, dopo aver dato palese sfoggio della sua volontaria e dorata schiavitù.

Direttorissimo, lo chiama. Con quel fare viscido da piazzista di pentole che non s’attaccano e che possono cuocere mille mila pietanze tutte insieme. Con quel lessico da televisione da pailette, culi e calze a rete. Sembra di vederlo nella sua trasfigurazione da cipria, e quello sguardo ormai reso inespressivo che non si sa più se stia per starnutire o stia ridendo: “direttorissimo”.

Quindi sì, in quest’Italia al rovescio bisogna indagare per scoprire qual è la causa della patologia che porta un giudice a fare il proprio dovere, perché la cura, invece, è che una classe dirigente di criminali che non potendo conclamare il fascismo – data la nostra Costituzione – lo applica di fatto. Con la pressante censura, con la limitazione della libertà di stampa e d’opinione, con l’ interesse privato che depreda le casse dello stato, con un associato alla camorra seduto accanto alla cassaforte dello Stato, a gestire così tanti danari che noi, che non spolpiamo elefanti morti ma stiamo imparando a non buttare via nemmeno l’avanzo più piccolo, non possiamo nemmeno immaginare.

Oggi per esempio, grazie alla misteriosa patologia della magistratura sappiamo che la cosca di bertolaso ha bruciato dieci miliardi di euro in nove anni, ma ancora siamo in tempo a credere che i miracoli non siano gratis.

Ieri – ancora un esempio – abbiamo saputo che persino il fratello del re è indagato per “millantato credito”, sebbene a me, che di legge sono ignorante, il reato sembri più simile all’estorsione: “Tu mi dai un po’ di danari e io ti faccio far danaro, intercedendo per te alla corte del re; mio fratello.” Certo poca cosa, argent da poche, 550.000 euro in cambio di una raccomandazione che sembra non abbia chiesto mai.

Ora nell’inchiesta di Trani spuntano i nomi di altri ministri, persino di maroni – ministro per la sicurezza e il razzismo – e tutto potrebbe sembrare normale in un paese che, se non sei perseguitato da un giudice comunista – non vali un cacchio.

Ma per fortuna, fatta la diagnosi, si trova la cura.

Rita Pani (APOLIDE patologica)


3.12.2010

 

Ma senza stupore

Mi affascinano e un po’ cinicamente – lo ammetto – mi divertono, le reazioni istintive rispetto alle faccende del criminale di stato. Non solo le vostre, sia chiaro, o quelle di tutti coloro che mi hanno inviato appelli da firmare o una lusinghiera richiesta di opinioni; quelle che più mi divertono sono le mie, scomposte e decise. Poi mi sorrido e mi ricordo. Solo allora torno alle cose mie, ai miei silenzi, ai miei pensieri.

Davvero, come potremo restare stupiti apprendendo che la procura di Trani indagherà quel criminale per concussione? È innaturale stupirsi di una cosa già nota; rischiamo di essere ridicoli, se non farseschi. Dal momento stesso in cui si paventò l’ipotesi di chiudere le trasmissioni televisive di approfondimento giornalistico o politico, gridammo forte che era in pericolo la libertà, se non la democrazia. Gridammo – come è giusto – al regime, e al fascismo. Allora perché ora che tutto è scritto, ho dovuto pensare: “Ma porca puttana” e un sacco di altre cose irripetibili?

In fondo non siamo rimasti stupiti nemmeno ieri, quando con l’approvazione del “legittimo impedimento” il parlamento italiano ha di fatto sancito l’impunità del padrino e della sua cosca di governo, che di fatto renderà impossibile anche quest’ultima occasione di vederlo finalmente dietro le sbarre. Ed ho scritto una grande cazzata. Perché troppo spesso ci scordiamo che in questi molti anni di barbarie berlusconiana, nemmeno se fosse stato processabile, sarebbe finito in galera, perché il nostro parlamento democratico, per tenere fuori dal gabbio l’illustre ministro previti, già legiferò stabilendo che oltre i 70 anni, in galera non ci si poteva più stare. Non vi fate fuorviare dall’eccesso di giovinezza posticcia: quello è assai più vecchio di quel che appare, e in galera non ci andrà mai, a meno che, un giorno finalmente non si scopra che per affiliarsi alla mafia, ha pure bruciato il santino.

Posso incazzarmi, posso indignarmi, posso ancora pensare, ma davvero non mi posso stupire. Come non mi stupirò a due giorni da questa nuova farsa elettorale, quando finalmente la riforma della giustizia, ucciderà la giustizia stessa con il fare vendicativo che appartiene alla mafia. Non mi stupirò quando le intercettazioni telefoniche saranno loro, un reato, e a noi non resterà nulla se non l’immaginazione, quella stessa che fin da subito ci aveva fatto intuire la realtà delle cose: siamo in un regime malavitoso e fascistoide, che degenererà sempre di più in proporzione alla nostra presa di coscienza. Non mi stupirò nemmeno quando ci tapperanno la bocca.

Ho voglia di stupirmi ancora, sia chiaro, ma per cose davvero impossibili: un mazzo di fiori inatteso, l’invito a una cena dove sei costretta a metterti le scarpe di quelle serie, ricevere una risposta alle tante domande di lavoro, svegliarmi una mattina con la serenità di un bambino.

Rita Pani (APOLIDE e scusate per il doppio post odierno)


 

Brogli o attentati?

Il Viminale lancia due allarmi: brogli e attentati. Speriamo che il Viminale decida per la prima ipotesi, accantonando la seconda.

Dicono che non si debbano usare epiteti offensivi verso la feccia di governo; in tanti a volte mi fanno notare che questo può essere controproducente. A loro vorrei chiedere di dirmi, con onestà, cosa provano dinnanzi all’immagine del tizio del consiglio più malato degli ultimi 150 anni. Mi piacerebbe sapere come si sentirebbero se, costretti all’urgenza di contattate un cardiologo per salvarsi la vita, si ritrovassero nelle mani di un tizio come berlusconi. Forse negli anni, ci siamo posti la domanda sbagliata: “Compreresti un’auto usata da questo signore?” Quella giusta è: “Ti sottoporresti a un intervento a cuore aperto, praticato da un tizio come quello?”

In fondo, ha sempre detto che lui, l’Italia la deve salvare, e il risultato è sotto gli occhi di tutti, anche se in molti non vogliono guardare.

La fortuna – o la disgrazia – è che non siamo in Grecia, non siamo in Francia o in Sud America e nemmeno in Gabon. Siamo come figli bastardi di una patria stuprata. Proviamo imbarazzo, certo, ma non ce ne vergogniamo. Da bravi italiani ormai, lo accettiamo con quel tanto di fatalismo che basta, allargando le braccia come a voler cedere all’ineluttabilità del destino che tanto ci ha castigato.

Anche noi oggi, come in Grecia, abbiamo il nostro sciopero generale, e per ben “quattro ore” si fermerà tutto ciò che avrebbe dovuto muoversi, dicono i giornali in articoli non troppo appariscenti. Uno sciopero così ben organizzato che, farà fermare anche i trasporti funebri, l’unico settore che non sentirà mai la crisi.

E se oggi sono previsti cortei di cui sapremo poco o nulla in molte città italiane (molta gente non sa nemmeno che oggi c’è uno sciopero), domani ci sarà la manifestazione in difesa della democrazia, alla quale, il maniaco del consiglio ha promesso che risponderà in modo duro, dato che per sua stessa ammissione è come se gli avessero infilato una spina su per il culo, “da dargli così tanta energia da battere a braccio di ferro anche Primo Carnera.”

Scusate, dovrei mantenere un atteggiamento più serio e distaccato, ma come si fa quando a seminare la paura di attentati, è una cosa inutile come sandro bondi?

In realtà il capo della Polizia ha spiegato che il disagio socioeconomico in cui versa il paese potrebbe essere come una bomba ad orologeria, e questo sì potrebbe essere un argomento serio a cui pensare, ma come dicevo, non siamo in Grecia e restiamo in questa povera Italia. Il comizio politico che infiamma la piazza degli ultras assoldati nelle curve degli stadi, è incentrato sull’uso della “camicia blu” da combattimento ben abbinata alla cravatta. E se proprio si vuole spingere oltre, basterà ricordare il pericolo comunista che incombe. E chissà che anche Manganelli non sia un po’ comunista … d’altronde, la crisi economica che non c’è mai stata è in fase di soluzione.

E tanto per cambiare, concludo queste mie osservazioni con una nota positiva: “Per fortuna siamo in Europa, altrimenti saremmo andati a votare sotto stretta sorveglianza dei caschi blu.” Non è bellissima ‘sta cosa?

Rita Pani (APOLIDE)


3.11.2010

 

Che si vinca o che si perda

Se avete fatto attenzione ieri, durante il siparietto televisivo di propaganda del vecchio ridicolo e balordo, e del suo scagnozzo, ministro picchiatore fascista, avrete per un attimo sentito parlare di politica. Di quei programmi di cui persino Emma Marcegaglia – dopo di me – ha lamentato la scomparsa. Tra una fantasiosa ricostruzione della saga del panino, pensata dalle menti eccelse dell’italica “sinistra sovietica”, all’orda di radicali che teneva spalle al muro il povero fattorino del pdl, e dopo aver fatto sfoggio del suo animo democratico, facendo cacciare via un giornalista che pensava d’esser libero di parlare, il tizio del consiglio spiega perché bisogna votare a destra.

In primo luogo perché certe regioni ancora in mano ai comunisti non ha permesso di legalizzare l’abuso edilizio, e quindi molte famiglie non hanno potuto aggiungere una o due stanze alle loro case; poi perché bisogna abolire la burocrazia, facendo sì che si possa aprire un’impresa in ventiquattro ore e, in fine, la svolta: piantare alberi e fare piste ciclabili. Due minuti scarsi in più di un’ora di show surreale, trasmesso in diretta televisiva, durante il quale, qualunque persona mediamente senziente avrebbe dovuto porsi l’annosa domanda: “Come è stato possibile mettere una nazione nelle mani di questo criminale?”

C’è molta attesa per queste elezioni, proprio come se una debacle del sistema berlusconiano potesse risolvere la sorte dell’intero paese. C’è molto impegno nell’esortare gli indecisi ad andare a votare, c’è rabbia e preoccupazione. Mi piacerebbe avere lo stesso entusiasmo, far finta di credere che l’inevitabile crollo della più tragica farsa italiana degli ultimi 150 anni, possa restituirci la possibilità di rivivere presto in un paese civile, ma non so mentire e non lo farò. Per almeno un paio d’anni dovremmo ancora sottostare, riempiendo pagine e pagine di parole, aderendo e partecipando alle proteste di piazza, che comunque saranno note solo a chi deciderà di consumare ancora un po’ delle proprie suole di scarpe. Comunque vada non cambierà nulla, se non l’acuirsi dell’arroganza di un potere che farà di tutto per non soccombere.

Ieri, mentre l’Italia franava sotto la pioggia, mentre a Messina crollava il tetto di un ospedale, l’unica cosa che “la politica” prometteva, era l’abuso edilizio. E mentre il pluripregiudicato, plurindagato, malavitoso raccontava la sua favola al popolo dormiente, il Senato della Repubblica, fuori da ogni regola democratica, scriveva per lui la salvezza dalla legge e dalla legalità, approvando di fatto l’impunità per lui e per i suoi sgherri.

Ieri, mentre il Parlamento italiano metteva in sicurezza il suo padrone, nei pressi di Messina la gente spalava fango dalle case, e ricordava di essere stata abbandonata dallo Stato che prometteva e non manteneva. Quei pezzi dello Stato che oggi sappiamo, erano troppo impegnati a rubare e sollazzarsi col giro di 350 escort. Che si vincano o che si perdano le elezioni, state certi, bertolaso diventerà ministro perché ha dato prova di indiscutibile capacità e merita di assurgere alla vera corte del re, quella che salva anche dalla responsabilità. Che si vinca o che si perda, si passerà alla fase due – archiviata quella più pressante della legalità – alla spartizione reale dei danari, con l’imbroglio delle centrali nucleari, del ponte sullo stretto, dei fondi stanziati per le grandi opere infinite. Si metterà mano alla Costituzione – in nome e per conto di una modernità da quarto mondo – perché si possano allungare ancora i tentacoli della piovra di governo.

E noi, che ogni giorno ci anneriamo le mani con l’inchiostro dei giornali degli annunci gratuiti, in cerca di un modo lecito per sopravvivere, staremo sgomenti ad ascoltare Emma Marcegaglia, che parla proprio come ho scritto io, che si chiede il perché sull’emergenza di un paese ridotto alla fame, come se non avesse partecipato al banchetto.

Rita Pani (APOLIDE)


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