1.28.2012

 

Creare occupazione


 «Per creare occupazione occorre che produrre in Italia diventi una cosa più competitiva»
Mario Monti (che è professore)

L’altro giorno seguivo un dibattito sulla riforma del lavoro, e a un certo punto, dopo una miriade di frasi fatte estrapolate a memoria dal manuale del perfetto berlusconista, mi era parso di comprendere dove si volesse andare a parare.
Ora dopo aver letto questa ennesima perla di saggezza del Professore, quel che fino a ieri, per me era un sospetto, oggi è certezza.

La riforma del lavoro, in Italia, è sintetizzabile in uno slogan – che mi pare tanto vadano di moda: “Lo stipendio non sia un tabù”. Perché oltre mi pare non si possa andare. Dopo più di vent’anni, siamo ancora al punto della necessità di “mobilizzare” per produrre.
Nemmeno da tanto lessi da qualche parte che il vero segreto per uscire dalla crisi era sì creare posti di lavoro, ma questo sarebbe stato possibile soltanto licenziando.
In effetti non fa una piega, io prendo il tuo posto, tu prenderai quello di un altro e così via, a rotazione. E andrebbe tutto bene, se non fosse per quel vizio animale di mangiare tutti i giorni, e di avere tutti i giorni delle necessità.

Per creare occupazione occorre che produrre in Italia diventi una cosa più competitiva”, quanto è vero professore! Magari eliminando il ladrocinio, il sistema tangentizio, il nepotismo, l’arroganza del potente, il marchionismo, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro nero. “Competitivo”, in Italia, al massimo può assumere il significato di “cinesizzazione” è nulla di più. Ma noi comunisti, lo dicevamo già in tempi non sospetti e ancor prima di smettere di mangiare i bambini. Noi lo diciamo da quando della schiavitù iniziammo a sentire la puzza, solo che guardavamo a un’altra Asia. Noi si diceva: “Ci faranno diventare tutti giapponesi.”

Per creare occupazione bisogna creare occupazione. Smettere di licenziare a cazzo, quando al padrone, che pur ha un’azienda in attivo è consentito trasferire la sua attività dove i negri sono ancora più a buon mercato di quanto non siano in Italia. Per creare occupazione, si dovrebbero espropriare e autogestire tutte quelle imprese che hanno arricchito i loro schiavisti con la pelle umana dei propri lavoratori. Ma questa è un’altra storia.

Rita Pani (APOLIDE)




1.27.2012

 

Gli scaffali vuoti


L’importante è continuare a far girare le cose al contrario, in modo che noi, centrifugati, non si possa ritrovare l’orizzonte. “La merce scarseggia nei supermercati del sud” ed è panico e follia. Ho visto una signora anziana aggirarsi per la Lidl, aggirarsi tra gli scaffali vuoti e risolversi a comprare un collutorio, per ripagare la fatica, forse per pacificarsi col gesto di comprare. Comprare per certificare una sorta di esistenza in vita.
La merce scarseggia nei supermercati, e in giro se ne parla. Tra le bancarelle del mercato i venditori son quasi eroi per essere riusciti ad arrivare a venderti qualcosa: “Che nei supermercati non c’è nulla”. In compenso abbonda la spazzatura, tra le buste colorate se sei fortunato, riesci a scorgere ancora il cassonetto. Ma questo non è un problema.
Non c’è la benzina, ed è panico e follia. Ore di coda davanti al distributore, il passaparola che spia la presenza di carburante sull’autostrada, e le macchine rimaste a secco ferme e abbandonate, come nei più classici degli scenari da film apocalittico.
Si torna dalla spesa con l’aria afflitta di chi ha perso qualcosa, oppure con l’aria soddisfatta; la stessa che aveva la signora del collutorio, per aver trovato il Sidol lucida ottoni. E chi se ne frega se non hai ottoni da lucidare? Acquistare qualcosa è un valore, e poi magari domani il Sidol lo si potrà barattare con qualcos’altro al mercato nero.

In principio si discusse sui blocchi autostradali, c’era chi era pro e chi era contro, così come ci ha insegnato l’induzione alla tifoseria da parte dell’ex non governo berlusconiano; oggi si attende solo che i camionisti la smettano di “rompere i coglioni” che tanto non succede nulla.

E non è vero che non succede nulla: succede eccome. Succede che anziché aprire tavoli di trattativa si aprano le galere per chi ha protestato, prima in Val di Susa e poi chissà, magari al casello autostradale di Salerno, o a Palermo. E noi saremo favorevoli o contrari? Già, la nostra opinione, anche quella sembra essere fondamentale. Ieri alla radio la domanda veniva posta ai radioascoltatori in merito al governo Monti: siete favorevoli o contrari? E giù con telefonate più o meno dotte sull’argomento, proprio come se fosse una questione politica. Lo difendeva un nervoso Zucconi, lo attaccava un ascoltatore di Bari. E io pensavo: “Perché fanno finta di non sapere?”

Non sanno che gli arresti di chi protesta è un atto dimostrativo? È un modo per dire a chi a breve si ritroverà a comprendere che bloccare il paese è atto sacrosanto, che non c’è nulla da decidere, non c’è più nulla da contrattare, perché a questi uomini e donne di governo tecnico è stata data licenza d’uccidere. Con l’alibi della crisi economica e globale loro possono tutto, anche sospendere quel minimo di democrazia che ci era rimasta, e così sarà quando metteranno mano agli ammortizzatori sociali, dopo aver già ucciso la possibilità di campare lavorando.

Quindi mentre continuiamo ad aggirarci tra i banchi vuoti del supermercato, scoprendo che in fondo si può vivere anche senza uova, per tornare a sentirci in pace con noi stessi e con questo mondo che gira al contrario, ci accontentiamo di leggere del tizio che ricusa i giudici del processo Mills, che in Regione a Milano son tutti ladri, che il Vaticano ha licenziato un prelato che aveva denunciato pratiche malavitose e ruberie … Un inquisito al giorno per tranquillizzarci, per dirci che in fondo nonostante la crisi le cose non vanno poi così male. È tutto a posto, quando tutto è come sempre. 

Rita Pani (APOLIDE) 

1.25.2012

 

Onorevole fede


Sì, fede ha detto che si candiderà dopo aver lasciato la televisione. Non mi stupisce e meno ancora mi stupirò quando lo sentirò chiamare onorevole. Nessuno stupore perché in fondo è la degna conclusione di una carriera brillante, iniziata con l'aver sposato una figlia di un capo, passando poi per il gioco d'azzardo e finire meritoriamente alla destra di un altro padrone, malavitoso serio, vicino alla mafia. Arrivare all'apice della carriera col grado di pappone, e soprattutto meritare l'accanimento dei giudici comunisti, è quanto di più meritorio un uomo possa mai sperare di riuscire a fare in una vita di sacrificio e dedizione, per il quale non basta un semplice cavalierato; è assai più equa una carica da senatore, se non da ministro. Basta non mettere limite alla provvidenza, e non scordare mai che siamo in Italia, il paese dove tutto il peggio è possibile.

D'altronde la legge elettorale non si può cambiare, lo ha detto la corte costituzionale che il referendum era una presa per il culo, per un popolo che si accontenta della parvenza di democrazia, e quindi ancora una volta, quando andrete a fare finta di votare per il cambiamento, per la speranza e per la rinascita, ci toccheranno gli altri governi che ci meritiamo.

Cambiare la legge elettorale vorrebbe dire correre il rischio di tornare ad avere un sistema democratico, e in questo tempo di crisi economica, l'Italia non se lo può permettere. Che direbbero le banche? E la Marcegaglia o i Marchionne? I Benetton e i Montezemoli? E tutti gli altri bastardi profittatori.
Nessuno stupore quando sentiremo annunciare la candidatura del vecchio porco miserabile, quello che si accontentava degli avanzi del padrone: ci diranno che è martire della magistratura comunista, ancora una volta ci spiegheranno come ormai in Italia sia impossibile telefonare, e non perché non ci son gli euro per la ricarica, ma perché il nemico ci ascolta. Diranno che il giornalista ha pagato caro il suo impegno di combattere la stampa comunista, la verità nascosta dalla stampa di sinistra che ha fatto cadere il governo precedente. Diranno minchiate, e riprenderemo esattamente da dove abbiamo interrotto.

Prepariamoci quindi a vederlo in parlamento, perché è possibile. Tra le altre cose, in questa logica meritocratica potrebbe anche non doversi escludere di trovarci i bertolaso, le cricche, gli ignari (tutti coloro delle cose a loro insaputa) e tutta quella schiera di malfattori che ogni giorno continuano imperterriti ad occupare le pagine dei giornali, tra una nave che affonda e un nuovo omicidio vero o presunto.

E poi a leggere bene i giornali, sembra che l'aggravarsi della crisi sia da imputare a Bersani, e che il pdl (rinverginito) sia il più grosso partito d'opposizione. Fa ridere, lo so. Ma mai quanto rideremo quando fede sarà eletto, e noi ci chiederemo come questo sia stato possibile. Perché lo faremo.

Rita Pani (APOLIDE)

1.23.2012

 

Cose di tipo diverso


Non penso più che gli uomini o le donne che si avvicendano al governo di questa nazione ridicola siano dei "senzapalle", credo siano proprio perfidi e bastardi, al punto di non aver mai avuto il coraggio delle parole.
Perché ci vuole coraggio a parlare, e soprattutto a chiamare le cose col proprio nome. Non si fa più ormai, da quando la propaganda ha compreso che utilizzare la "neolingua" a volte tranquillizzante, a volte narcotizzante era di gran lunga più semplice e proficuo.

Al di là delle diatribe, delle analisi più o meno politiche degli accadimenti, in queste ultime settimane pare proprio che l'Italia si stia muovendo, e come primo passo si stia impedendo la circolazione delle merci - peggio che mai della benzina.
I blocchi interessano ormai tutt'Italia e ci sono problemi ai caselli autostradali, inizia a scarseggiare la benzina nei distributori del sud e della Sicilia, presto potrebbero esserci problemi per tutte le merci in tutti i supermercati.

No, il ministro Cancellieri non ha il coraggio delle parole, così dichiara di essere molto preoccupato perché i blocchi ai caselli autostradali, potrebbero "sfociare in cose di tipo diverso".

Ma è davvero così difficile chiamarle Rivolte? E' così tragico ammettere che siamo prossimi alla guerra civile? Come si combatte una cosa di tipo diverso? Forse con la polizia diversamente armata?

Le cose di tipo diverso a noi italiani non piacciono per definizione. Sono diversi i gay, i negri di qualunque etnia, sono diversi persino i meridionali rispetto alla logica padana. "Diverso" è una parola importante, che negli anni utilizzata al massimo della sua potenzialità ha dato risultati notevoli. Proprio l'altro giorno un servizio di un telegiornale che criticava le vacanze in famiglia del presidente Fini, evidenziava come il loro tempo fosse trascorso in maniera differente da quello dei "diversamente fortunati". Poi i disabili, diversamente abili - che storpio pare proprio brutto, o zoppo e cieco, sordo o muto, tetraplegico, paraplegico - diversi. (Da chi?)

E allora speriamo che la nostra intera esistenza possa sfociare in una cosa di tipo diverso, anche perché ci stanno portando dritti e tirandoci per i capelli.
Quell'altro senzapalle di Monti - il professore - ha ribadito un'altra formula magica inventata dalla Marcegaglia, ossia che l'articolo 18 non è un tabù.

Poi provano a spiegare che si potrà licenziare con più facilità, ma gli stipendi saranno più altri per permettere una maggiore capacità di spesa agli italiani, e che perdere i diritti ce ne farà ottenere sicuramente degli altri. Ovviamente fingendo di ignorare la prassi consolidata dei "ricatti d'assunzione", quelli che al momento del contratto devi accettare per lasciare libertà di licenziamento al padrone ...

Che si diceva? Sì, le cose d'altro tipo. Se sapesse il ministro quante me ne passano per la mente ...

Rita Pani (APOLIDE) 

1.20.2012

 

Concordi?


Concordia, mai nome fu più azzeccato. Un naufragio a riappacificarci con la vita, a farci dimenticare quel termine un po' stronzo, che era lo Spread. Concordia, recita il dizionario italiano: "Armonica conformità di sentimenti, di voleri, di idee tra due o più persone", non è forse vero? Nulla di più concorde, in questa nave che affonda, come l'Italia che conosciamo. Sembra una parodia della nostra vita, questa barca che a breve, magicamente, svanirà; come tutto il resto.

Un coglione a capo di una nave, obnubilato dalla sua porzione di potere che lo fa sentire un padreterno. Un inetto debosciato che porta a picco la vita delle persone che avrebbe dovuto condurre alla serenità effimera del riposo e della vita alleggerita dalla vita opprimente. Non vi ricorda qualcuno? Non vi ricorda chiunque in Italia, negli ultimi vent'anni abbia ricoperto una minima carica di responsabilità?

Lo so, non sono la prima a dirlo, ma ci sorrido mentre attonita assisto al moltiplicarsi di virgole e punti scritti a dispetto dei morti che già non ci sono più. "Che culo! C'era pure una zoccoletta clandestina!" devono aver urlato da qualche parte, quelli che sono impegnati a fregarci in silenzio. E che culo! Clandestina, in questo caso sebbene la signorina sia moldava, non significa rozzo figuro venuto in Italia per delinquere o rubarci il lavoro, ma proprio clandestina nella sua accezione migliore: viaggiatrice senza biglietto.

Allora il comandante coglione non è più tanto coglione, e la gente intorno inizia a rivalutarlo, spiegandoti che forse non sappiamo come vadano queste cose, che forse non è poi così grave il fatto che si divertisse anche lui: "Stava in crociera, cosa doveva fare il monaco?" E poi quelli che pensano meglio provano a piegarti che loro non hanno idea di come avrebbero reagito dinnanzi alla paura: "Perché quando hai paura, che ne sai? Scappare forse è normale, è l'istinto che te lo dice."

Io, che spesso mi diverto anche quando non dovrei, ci infilo là una domanda: "Notizie dello spread?"
E mi sento aliena, perché non ho risposta se non nelle altre cronache che finalmente hanno capito che lo spread non è quello che non ci fa mangiare.

"Il vino sulla tavola e la moldava in plancia." Titolo in grande di Repubblica. Poi sotto si legge che ormai è prassi far firmare ai lavoratori fogli in bianco di dimissioni, e che la firma è la conditio sine qua non per ottenere un posto di lavoro e una spada di Damocle sulla testa.

Vivere sotto ricatto è diventata prassi, e nemmeno si è sicuri di poter alzare la testa, perché ad oggi ci stiamo ancora chiedendo se i forconi siano stati alzati dalla popolazione stanca oppure dalla mafia del pdl. E allora altre discussioni: il forcone alzato dalla mafia va sostenuto oppure abbassato? E se ci lamentiamo su tutto allora quando ne usciamo? E se per l'infiltrazione di un paio di forza nuova mettiamo in discussione la protesta dei cittadini per bene, allora dove andremo?

Ma nessuno che ponga la domanda che dovrebbe trovare risposta: accettare la partecipazione mafiosa in una protesta di cittadini, non ci fa tutti mafiosi? E se accettiamo, potremo ancora chiedere, esigere o pretendere che la mafia venga estromessa dalla vita dello Stato?

E poi ancora l'osannare la NON politica, l'apartitismo, quello che alla fine fa digerire anche i fascisti.
Ecco perché alla fine la Concordia ci ha salvato. Perché è meglio avere nulla da dire e da pensare.

Rita Pani (APOLIDE)

1.18.2012

 

Vada a bordo,cazzo. (E il gioco è fatto)


Il capitano è già a casa, scrivono i giornali questa mattina. Agli arresti domiciliari, è arrivato al suo paese nottetempo, criticato ma protetto dalla cittadinanza che ora teme il circo mediatico, in questo paese di panem et circenses.

Quel che resterà di questa storia, quando tutte le telecamere saranno spente, temo sarà quella frase disperata: "Vada a bordo, cazzo!" che da ieri gira, e si annuncia già come il "tormentone" dell'anno. Finirà, immagino, dopo che un po' di bare allineate saranno benedette tutte insieme, in diretta TV, così come si usa fare quando la morte fa spettacolo, e aiuta la sopravvivenza dei vivi. Sappiamo tutto ormai di quella nave, e di quella crociera. Tutto il visibile è stato visto, le persone allineate come formichine, le immagini sottomarine, l'inchino al capitano, la faccia da coglione del capitano, la sua codardia - ancora da decifrare - e altro sapremo in ore e ore di dirette televisive alla ricerca di uno scoop che ci tenga distanti dal resto e obnubilati.
L'invisibile è quello che si dovrà dimenticare, di quella nave come troppe altre, che forse resterà inghiottita dal mare, e chissà, magari diventerà un altro reperto di archeologia sottomarina, che si potrà anche sfruttare negli anni a venire, quando finalmente avremo scordato i morti, la strage e tutte le altre anomalie.

L'invisibile è comprendere finalmente che le crociere Costa sono diventate accessibili a quasi tutti, anche a coloro che vogliono fingere di essere un po' ricchi comprando pacchetti offerta sul modello "low cost", perché come tutte le altre aziende che si rispettino, c'erano a bordo le maestranze extracomunitarie, quelle invisibili anche loro, che muovendosi con discrezione pulivano cessi o preparavano pietanze della tradizione italiana, in cucina. Lo si evince dai nomi dei dispersi, e c'è da gioire del fatto che forse, almeno per una volta, essendo sulla lista dei dispersi, son diventati persone anche loro, che se non fossero morti non ce li saremo mai nemmeno immaginati.

Poi, come per ogni tragedia che si rispetti, ecco nascere gli eroi. Anche di quelli sentiamo un bisogno disperato. Di solito sono uomini (quasi mai donne) che non hanno fatto nulla di più che il loro dovere; ma anche questo, ormai, fa parte delle eccezioni in questo paese al contrario, dove è speciale quello che dovrebbe essere normale.

E così un'altra tragedia è giunta in soccorso di questo paese che come la Concordia, affonda lentamente, piegandosi su sé stesso sulle proteste che non trovano spazio sotto il tendone del circo mediatico, e non attecchiscono, non coinvolgono e non contagiano. "Vada a bordo, cazzo!" è più simpatico di uno slogan lanciato in Sicilia, forcone in mano, e senza dubbio più sensato dei cartelli dei taxisti romani, che hanno paura di "Questo governo comunista".

Ci sarà solo da aspettare per vedere tutti i numeri del gradimento popolare, soprattutto quando finalmente il comandante codardo siederà al banco degli imputati, nel processo che ci sarà. Per assistere a quello dell'omicidio Scazzi, per entrare a teatro si fanno due ore di fila, chissà come andrà per Schettino!

Rita Pani (APOLIDE)


1.14.2012

 

Ci hanno rubato


Da sempre ci avete rubato. Ci rubavate l'acqua, quando era il tempo della siccità, del razionamento, dei campi che diventavano deserto. C'erano i piani idrici, e le industrie avevano la priorità. Prima l'acqua al polo industriale di Portovesme, poi, se ne restava alle case. Passavano le autobotti per approvvigionare i serbatoi che come funghi decoravano i tetti e i balconi delle case. Tanconi neri di polietilene, o azzurri a deturpare ciò che già aveva l'estetica della miseria operaia.

Ci avete rubato la salute, con i fumi neri, con i fanghi rossi, con i metalli pesanti, con quelle polveri che a seconda del vento ricoprivano i tetti, le auto e foderavano i polmoni della gente che, ignara, continuava a respirare. Ci avete rubato il mare, inquinandolo di fanghi rossi, di fuoriuscite di putridume tossico.
Hanno rubato la vita a centinaia di persone, morte o sopravissute alle leucemie, diventati vecchi anzitempo, con le protesi alle ossa, o ai denti corrosi dalle chemioterapie.

Siamo sempre stati terra di conquista - ma ammettiamolo - ci siamo anche lasciati conquistare dalla possibilità di avere quel lavoro sicuro, quello che bastava a campare la famiglia, a noi che non avevamo molte pretese, che bastava poter spendere nei negozi che da sempre sono spuntati come funghi.
Siamo stati terra di lotte operaie, abbiamo contribuito a creare quelle condizioni di lavoro umano, per scordare il passato ormai dimenticato, della tirannide fascista e della silicosi che svuotava gli uomini dei loro polmoni.

Dopo non era più l'acqua ma l'energia, che le industrie pagavano a cifre irrisorie, dopo aver ricattato lo stato, abbassato i costi di produzione per continuare ad arricchirsi lasciando la speranza agli operai di poter ancora provare a sopravvivere, mentre il tempo cambiava.

Il tempo della nuova economia, così vecchia da far paura. Vecchia come l'800 quando si lavorava per mangiare e tenersi in forze per lavorare.

Avete rubato la storia di un popolo che ha lottato, e che colpevolmente si è piegato al sogno berlusconiano, delle belle auto che sfrecciano sulle nostre strade inadeguate, il sogno delle barche che da mezzo al mare ci guardano da lontano, come se non volessero sentire il nostro odore.

Ci avete rubato le spiagge, le coste con le bombe americane, quelle che giacciono in fondo a quel mare dove a noi è fatto divieto nuotare. Avete testato uranio impoverito e regalato altro cancro, sfruttato le nostre risorse, ed oggi è miseria.

Altri americani se ne vanno chiudendo l'Alcoa, fabbrica che ha chiuso il suo bilancio in attivo. Un migliaio di sognatori resteranno a casa, non vivranno più. Qualcuno forse si ucciderà come si usa fare quando vince la disperazione - e in Sardegna più che in altri luoghi. Qualcuno non avrà nemmeno la pensione, ma erediterà una bella malattia da combattere ancora, come una volta, forse, ha combattuto per conservare il diritto di lavorare e di ammalarsi.

Ci hanno rubato tutto, noi lo sapevamo, qualcuno lo gridava, in troppi hanno voluto fingere di non sapere, perché alla fine la vita è quella che spera nel domani. Ma ci hanno rubato anche quello. O forse glielo abbiamo lasciato rubare.

Rita Pani (APOLIDE)

1.12.2012

 

Tecnicamente, un governo


Va da sé che il camorrista è salvo, sennò che camorrista sarebbe?
La Lega aveva lasciato libertà di coscienza, perché bossi sulle carte del caso cosentino non aveva trovato nulla. Plausibile, dal momento che non sa leggere, ma cacchio! Avesse guardato almeno le figure, forse qualcosa avrebbe notato; un incontro con i boss, magari.

Va da sé che se stai al governo di quest'Italia per tanto tempo, e fai affari con i pregiudicati malavitosi che siedono in Parlamento, o sei complice o sei affiliato, e come tale ti comporterai.

Bossi è un camorrista, perché per l'ennesima volta ha salvato un camorrista dall'arresto, andando contro il volere di quel popolo su cui ha costruito la sua fortuna, che ha umiliato e sfruttato per il suo interesse personale - con un occhio in Tanzania - dove oggi si scopre aveva investito parte dei soldi del finanziamento pubblico in maniera personalistica, senza rendere conto a nessuno, e per interesse privato. Proprio come farebbe un camorrista, o un ladro (anche di quelli a loro insaputa) che per anni hanno depredato le casse dello stato, pagando le mafie e la camorra.

La democrazia dov'è?

Non c'è, e non c'è da tanto tempo. Ci hanno lasciato l'odore, così che ogni tanto potessimo annusarla fingendo di contare ancora qualcosa in questo sistema marcio e malato fino al midollo, che ormai lavora solo e soltanto per continuare ad alimentare e tenere insieme sé stesso.
Ho letto le esultanti dichiarazioni del padrino del pdl e di tutti i malavitosi come lui, e francamente non ho più nulla da scrivere, anche perché mi verrebbe da vomitare e vomitare, oggi, è un lusso giacché abbiamo ancora la fortuna di poter mangiare. Sarebbe uno spreco, con quel che costa.

Rita Pani (APOLIDE)

1.11.2012

 

Spiccioli di demagogia


Sì, lo ammetto, qualche volta mi sveglio demagogica. Che ne so? Sarà perché non faccio colazione con i biscotti del mulino bianco, sarà perché bevo troppi caffè, o forse sarà solo perché a volte sono così confusa da non riuscire a comprendere la logica delle cose.
Sarà anche perché non posso fare a meno di leggere i giornali o notare le evidenze, quelle che a volte a mezza bocca, demagogicamente, mi fanno sussurrare: "Ci vorrebbe un mitra."

Di case a loro insaputa, di vacanze a loro insaputa, di puttane, di camorra, di sperperi, di mazzette, di corrotti e corruttori, non se ne può più.
Per risollevare il morale del cittadino medio, per fortuna ci sono gli omicidi. Quelli belli e misteriosi che avrebbero fatto scorrere la penna di Buzzati, certo, non di quelli orribili che fanno rabbrividire, avvenuti per rapina o criminalità.

Sta iniziando la stagione dei grandi processi, col rammarico di non poter vedere nemmeno una foto della ragazza accusata di aver ammazzato la cugina, in lacrime. Per fortuna però c'è Zio Michele, quello che ormai ne sa una più di una star. Lui è rubicondo, col viso tonico e lo sguardo brillante, mentre la figlia è descritta smunta, smagrita.

Ci sarà anche il processo Parolisi, il militare che ha ucciso la moglie, e intanto si può godere della disputa tra parenti per l'affido di una bimba di soli due anni, che non si potrebbe fotografare, ma di spalle va bene uguale che tanto la faccia non si vede.

Ma hanno ammazzato un padre e una figlia a Roma, e la comunità si ribella. Perché il problema del delitto non è l'efferatezza ma il movente. L'omicidio di una bambina di nove mesi avrebbe potuto essere una buona occasione per distrarre le masse, ma se c'è di mezzo il danaro o la criminalità, allora diventa mostruoso, e un caso politico, con tanto di Presidente della Repubblica in visita dalla moglie sopravvissuta. E le fiaccolate. Utili, non mancano mai.

Il ragazzo sparito prima di Natale, mentre faceva jogging e restituito dal mare barese, è un altro bel parlare. Non può essere stato un incidente, e nemmeno un suicidio, dicono i genitori senza rassegnazione, deve essere per forza un delitto, e chiedono "Chi sa parli", chiedono giustizia.
La pietà smuove le anime. Il dolore altrui ci rende dimentichi del nostro.

I morti che portano svago, da contrapporre ai morti che ci fanno incazzare. La disperazione altrui che placa la nostra. Il bambino investito dalla madre ieri, il bambino investito dal SUV oggi. Altri due accadimenti che potranno distrarci, portarci a parlare di piccoli angeli voltai in cielo, e smettere finalmente di pensare alla vita spicciola.

Di case a loro insaputa, di vacanze a loro insaputa, di puttane, di camorra, di sperperi, di mazzette, di corrotti e corruttori, non se ne può più.
Si potrebbe parlare dell'Alcoa che chiude e finisce di piegare la schiena al sud della Sardegna, della legge elettorale che il governo non cambierà perché "è una questione politica", delle liberalizzazioni che porteranno altre 7000 farmacie in Italia, o i Taxi che finalmente abbonderanno, della fame che s'insinua nelle nostre esistenze e inizia a mietere morti, in Italia come se fosse Africa. Ma poi ci sono le foto di Rutelli, Schifani e Casini che brindano arrostiti dal sole delle Maldive, la notte di capodanno. E torna il sussurro: "Ci vorrebbe un mitra."

Rita Pani (APOLIDE)

  

1.09.2012

 

Esportatori di buoni esempi


Si sente ripetere come una sorta di mantra, che ora l'Italia non deve più vergognarsi, e anche che gli altri paesi europei, da noi, dovrebbero prendere esempio. Io resto un po' così, stupita e dubbiosa. Certo, se consideriamo il nonno che mandiamo in giro a rappresentarci, ora va meglio di prima, almeno dal Professore nessuno si aspetterebbe che possa scorreggiare a tavola, o toccare il culo alla Regina Elisabetta, ma per il resto, davvero, di cosa dovremmo andare fieri ed orgogliosi, e cosa mai potremmo insegnare ad un'altra nazione mediamente civile?

Quale sarebbe l'esempio? Il moltiplicarsi di tasse e balzelli che continuano ad istigare il popolo al suicidio? La desolazione dei negozi che chiudono perché è sempre più difficile trovare soldi da spendere? I vecchi che rovistano nei cassonetti?

C'è di più. Ci sono le nuove vergogne, quelle che provo quando penso all'arroganza tutta italiana che può spingere un tale a veri e propri deliri di propaganda: chiedere alla Merkel di prendere esempio ... Quale?
Da giorni, se non da settimane ci sono troupe televisive impegnate in ore e ore di inchieste sugli scontrini a Cortina. Inviati speciali per raccontare ad un popolo che sta esalando l'ultimo respiro, col telecomando sempre in mano, come fosse una Bibbia, gli inghippi, le ripercussioni, le tragedie di una località turistica colpita dalla Guardia di Finanza. Non so, ma non riesco a immaginare la Germania immersa nella stesso scandalo: l'ignominiosa pretesa di emettere scontrino fiscale.

Potremmo forse insegnare - e gli altri stati dovrebbero prendere esempio - a pagare a peso d'oro vecchie glorie del calcio gonfie di vita debosciata, attorucoli in disarmo o ex partecipanti a cene eleganti, per la partecipazione ad una trasmissione televisiva, mentre chi guarda la Bibbia forse non sa che anche non pagare l'aumento del canone della RAI potrebbe far incazzare Equitalia.

Cosa, di grazia, dovrebbe renderci fieri di questo stato? Abbiamo fatto arte della corruzione tanto da essere in grado di far arrossire la Colombia. La gente si ammazza per strada come nel far west, e per la prima volta la politica s'indigna: "Troppe pistole". Forse dovremmo dare l'esempio agli stati civili, perché come siamo capaci noi a dimenticare, non è capace nessuno. Alemanno, potrebbe insegnare come fare per avere un'amnesia, una selettiva. Anni e anni di battaglie sulla sicurezza, ragazze stuprate per propaganda elettorale, campi rom incendiati in nome della sicurezza, hanno portato alla semplificazione delle pratiche per chiedere ed ottenere il porto d'arma, e ora? Troppe pistole. (Lo ha detto davvero)

L'aumento dell'occupazione in Germania, gli investimenti per la creazione reale di posti di lavoro, la tutela dei salari tedeschi dovrebbero forse insegnare qualcosa al Professore, visto che in tempi non sospetti non ha insegnato nulla al suo predecessore, troppo impegnato a far sì che le puttane non si prostituissero per strada, (in effetti favorendo l' occupazione femminile). Oggi scopriamo che la situazione del lavoro femminile, in Italia, è assai peggio della Grecia. Non ci dobbiamo più vergognare.

Quindi quale sarebbe l'esempio da esportare? Essere riusciti laddove tutti gli altri hanno fallito: l'Italia è l'unico paese in Europa ad essere riuscita a cedere direttamente "il popolo" alle banche. Che il paese, già lo avevano.
Trovassero la dignità del silenzio, sarebbe più elegante anche la sodomia.

Rita Pani (APOLIDE)

1.07.2012

 

Se dovessimo spiegare la politica a un bambino


Spero non mi debba mai capitare di dover spiegare a un bambino cosa sia la "politica". So già che mi lascerei prendere la mano dalla nostalgia, e rigirando le braci dentro il camino, tenendolo sulle ginocchia, probabilmente gli racconterei non tanto di quando c'era Berlinguer, ma di quando c'era Fanfani o anche Forlani. Di quando la politica era Aldo Moro, che le cose sporche le faceva per responsabilità, e comunque la mattina presto, prima di andare al lavoro (che la politica era almeno un po' fatica) faceva colazione in Chiesa, con un ostia e una preghiera.

Di oggi non saprei che raccontare, forse perché è difficile capire come, dopo Aldo Moro o Fanfani, la prima mafia di Andreotti che per entrare doveva chiedere "Permesso", si sia arrivati a questo stato surreale di ordinaria follia.

Ho scritto spesso che prima o poi dovremo essere pronti e capaci di spiegare la Lega, ma oggi mi accorgo che prima o poi avremo l'obbligo di spiegare i leghisti. I leghisti sono i calderoli, quelli che dopo aver per anni tenuto bordone a un maniaco sessuale criminale, che ha violentato il Parlamento regalando scranni in cambio di "pompini" a ragazzette già abusate e consumate nelle sue televisioni, un giorno ebbe l'ardire di chiedere conto al Senatore Monti, presidente del consiglio almeno presentabile, su una cena di Natale organizzata a casa sua, a spese sue, cucinata da sua moglie, alla quale il parente presente e meno affine, forse era un nipote. Un nipote vero e non uno di quelli di Mubarak, come la lega votò in Parlamento.

Quanto traumatico potrà essere spiegare a un bambino che "si alzano forti le voci della politica" quando la Guardia di Finanza cerca di scovare gli evasori fiscali? Come si potrebbero spiegare le parole di un politico che accusa il Governo di aver istituito in Italia uno "Stato di Polizia Tributaria", proprio mentre stiamo facendo il calcolo rapido di quanto costerà, ad ogni cittadino, rifondere i danni di una politica allegra e malavitosa che ha depredato le casse dello stato, istituendo il libero regno della libera mazzetta, nel quale per essere ministro dovevi aver almeno una volta delitto?

Per carità, non sto dicendo che si stava meglio quando si stava peggio, sto solo dicendo che almeno prima c'era un po' di classe e di eleganza anche per rubare. I politici di una volta facevano anche un po' di politica oltre che gli interessi dei poteri forti, sempre gli stessi e ormai, impuniti, sempre più forti.

No spero davvero di non dovermi trovare un domani a raccontare cosa sono questi giorni. O almeno spero di riuscire ad inventarmi una favola da raccontare, una più dolce, tenera e intelligente di quella che hanno raccontato a noi, della libertà inventata che alla fine ci rese tutti ostaggi della criminalità istituzionalizzata. Tutti più miseri e miserabili. Anche più di Fanfani.

Rita Pani (APOLIDE Sconfortata)

1.03.2012

 

Strafanculo




E allora hanno rinviato a giudizio verdini, dell'utri e carboni. E allora non c'è nulla di nuovo, ma tutto è uguale a sempre. Compreso il fatto che in galera non ci andranno mai, compreso il fatto che sentiremo parlare di loro come onorevoli o senatori, e non ci chiederemo mai quale sia il vero senso delle parole, anche di quelle semplici, come l'onore.
Le persone da onorare, i dell'utri o i verdini, i berlusconi. Persone d'onore, ecco questo sì!
Sta per arrivare la stangata, agli onorevoli e ai senatori. Guadagnano troppo, hanno scoperto con una commissione. Sì, qualcuno è stato pagato per far parte di una commissione che doveva appurare che aprendo il rubinetto col cerchietto rosso, l'acqua esce calda. La stangata non arriverà, come la galera, come la giustizia, come l'onestà.
Scrivono che i suicidi sono boom. Ma il boom è legato alla crisi. Il boom dei suicidi mi dispera quanto sentir parlare di record. Il record del prezzo della benzina, della disoccupazione, della povertà percepita, di quella reale.  Boom. Come negli anni 60, quando l'economia iniziava ad iniettare il bacillo della stupidità.
La gente si ammazza per la crisi, bisogna fare in fretta a rivedere gli ammortizzatori sociali, dice il presidente della Repubblica, perché lo deve dire visto che almeno conserva un po' della sua dignità istituzionale. Caro Presidente, è che la gente è un po' scema, si ammazza anziché ammazzare.
Quello che non si capisce è perché la benzina aumenta da appena si ventila l'ipotesi di un aumento, e le stangate che non arrivano mai, son previste sempre dopo due o tre anni dalla fine della legislatura? La domanda più che retorica è idiota, ma tanto in quest'epoca di cretini pure un imbecille pare un genio, e poi se arrivasse una risposta sarebbe anche gradita.
Sono cronache sconclusionate queste mie, cose quasi senza senso scritte così. Ma anche oggi non ho saputo resistere e ho letto i giornali, e mi sembrava osceno aprire un nuovo foglio bianco per scriverci un pensiero sintetico, che però avrebbe espresso fin troppo bene quanto detto fin qui.
Perché avevo voglia di scrivere semplicemente: andate tutti a strafanculo!

Rita Pani (APOLIDE)


1.02.2012

 

Chissà perché salta Equitalia


Per un momento, vedendomi sola dentro un supermercato, ho pensato: "Devo fare in fretta, forse stanno per chiudere." Solo dopo ho fatto i conti con l'orario, e non erano nemmeno le sei del pomeriggio.

Forse ci stanno ancora avanzi da scongelare dentro il freezer, o forse s'è fatto tutto quel che si doveva per le feste, quelle che vengono solo una volta all'anno, che ci hanno insegnato, di anno in anno, a vivere in "tono minore" come se fosse elegante fingere di non voler sprecare, e non dover ammettere che abbiamo capito di dover fare a meno.

Alla radio dicevano che gli ultimi aumenti dei carburanti sono equivoci, iniqui, pericolosi, e la federconsumatori protesterà direttamente col ministro, anche perché sembra - o sembrerebbe - che qualcuno se ne stia approfittando in modo truffaldino.

Beppe Grillo invita a pensare sulle ragioni degli attentati a Equitalia, ha anche detto che forse l'istituto nato per derubare i cittadini dovrebbe essere rivisto, se non chiuso. Già, quali potranno essere le ragioni che portano qualcuno ad attentare alle sedi di un'organizzazione che sembra una società di castigamatti a servizio dello strozzinaggio di stato? Se non fossi così stanca inizierei a chiedermelo anche io. Chissà perché qualcuno si incazza perché se hai scordato di pagare una multa, ti portano via tutta la casa. Se non hai pagato una rata della macchina, ti portano via il quinto dello stipendio. Difficile vedere i motivi di tanto malumore! Persino per Grillo.

C'era qualcosa di apocalittico nel suono dei miei passi solitari tra le corsie di un supermercato, e nella cassa abbandonata da un dei tre commessi intenti a far altro - che il tempo è danaro - mentre aspettavo d'esser vista per poter pagare. C'era qualcosa di triste, come è stato triste apprendere che di nuovo i giornali ci regalano quelle notizie spesso taciute, di vite umane che si spengono per disperazione. Un uomo al quale son chiesti indietro i suoi soldi della pensione, un imprenditore costretto a fallire. C'è molta tristezza sulle pagine dei giornali che sembrano non accorgersi l'oltraggio della realtà resa surreale dai titoli in neretto.

La disperazione della vita, i festeggiamenti per uno spread che arriva a 500 (VITTORIA!), e finalmente la giustizia sociale nel caffè che ai senatori costerà 80 centesimi - io l'ho pagato un euro proprio stasera - e i tramezzini 2 euro e 50.

Pensare alle ragioni per cui ci piace Equitalia che salta per aria. Sì è davvero difficile darsi una risposta, soprattutto dopo aver letto che i Benetton festeggeranno il nuovo anno per i nuovi aumenti dei pedaggi autostradali, oppure sapendo che c'è chi ancora è solido e vedrà la sua solidità aumentare, non appena "Cresci Italia" darà la stura ai licenziamenti selvaggi - 300 mila i prossimi lavoratori condannati alla fame - e alla liberalizzazione della schiavitù annunciata, che tuttavia non lascia ancora sperare nella rivoluzione.

Pare sia presto e forse è meglio attendere, almeno che finiscano davvero le feste, che ancora c'è chi è a casa fino alla Befana. Poi si vedrà, magari capiremo perché stiamo morendo.

Rita Pani (APOLIDE)


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