8.31.2006

 

Caro Romano

Caro Romano,
è la sesta o la settima volta che ti scrivo? Non mi ricordo più, però so che ogni volta mi ripeto sempre che sarà l’ultima, forse sperando di non trovare più lo spunto per sentire di doverlo fare ancora. Le dita hanno iniziato a prudermi il giorno che ho visto sui giornali la foto della magnifica torta celebrativa, tu intento a soffiare sulla candelina del “cento”, proprio come una bonaria e sdentata nonnina di un paesino della Barbagia, attorniata dai nipoti di terza e quarta generazione. Mi prudevano le dita, mentre mi chiedevo: “Che avranno mai da festeggiare?”
Un po’ di sollievo l’ho provato quando ho appreso dell’iniziativa di Repubblica, con la quale si invitavano i lettori ad intervistarti inviandoti una e-mail; diligentemente mi sono attenuta alle regole dettate dalla redazione e così, in modo assai breve ti ho chiesto: “Perché ci hai tradito?”. Tranquillo Romano, non me la sono presa per il fatto che tu non mi abbia risposto, non ci sono mai rimasta male, nemmeno quando dal tuo sito ci spronavi a partecipare con le nostre idee e pure le mie, obbiettivamente per nulla peregrine, cadevano nel vuoto senza neppure il tonfo dello schianto. Poi ho letto le risposte e mentalmente mi sono congratulata con te, per la tua abilità nel compiere salti mortali e cadere sempre a piedi giunti.
E’ quella torta Romano. Io non l’ho proprio digerita!
Caro Romano, ho sentito l’esigenza di scriverti dopo aver letto delle polemiche sulla prossima legge sul conflitto di interessi; la destra insorge pur non conoscendone i contenuti, il governo (vedi che miglioro? Non ho scritto, la sinistra) si affanna per sottolineare che non sarà una legge “contro silvio”.
Ah! No?
E dimmi Romano, contro chi dovrebbe essere, allora, questa legge?
Continuate a ritenerci spettatori passivi della nostra stessa vita, e deve essere per questo che Fassino spiega che “è opportuno avere una legge che regoli il conflitto di interesse, non una legge punitiva, ma responsabile per regolare in modo sereno questa materia ”.
Oppure le dichiarazioni del Presidente del Senato Franco (Franceso?) Marini che avverte di accantonare ogni volontà punitiva, perché le leggi dello Stato si fanno per risolvere i problemi, non per punire.
Dicevo, voi continuate a sottovalutarci, a non tenerci nella dovuta considerazione. Ammetto che da semplice cittadina, non condizionata dalla responsabilità di governo a volte tendo a rivalutare persino le purghe di Stalin, ma è solo l’attimo della rabbia e della delusione, magari per la legge sull’indulto, o sull’ennesima guerra alla quale partecipiamo, o alla finanziaria che non riesce mai a mettere le mani nelle tasche di chi ce le ha assai piene, nemmeno nelle vostre, ma poi passa, e torno ad essere moderatamente e coscienziosamente arrabbiata. Ed è allora che ti scrivo, quando sento l’offesa del vostro inesistente coraggio. Caro Romano, se non siete i primi voi ad essere temerari, non potete chiedere a noi di essere votati al sacrificio.
Il coraggio che vi è mancato e che vi manca è quello della rivalsa che potrebbe ridarci l’orgoglio dell’essere italiani. Il messaggio che avreste dovuto dare è che mai nella vita, avreste fatto sì, che mai più si potessero vivere in Italia altri cinque anni di berlusconismo. So bene che il vostro governo nasce proprio dalle macerie dei disastri di quello precedente, ma quello che vi sfugge è che Noi, vi abbiamo dato il mandato di aggiustare le cose, la nostra rabbia, la nostra difficoltà di vivere, la nostra stanchezza per una sopravvivenza che purtroppo e destinata a continuare.
Attendo con ansia il 16 settembre, per sapere quanto vi siete americanizzati, per conoscere meglio il progetto del “blind trust” e che possiate spiegarne il funzionamento a Peppuccio Urru, agricoltore del basso Campidano, o ad Annixedda Murru, casalinga di Fonni.
Magari poi ti scrivo ancora.
Saluti

Rita Pani (APOLIDE)


 

Pace in Terra

Sono sempre più convinta che per riappacificare i popoli, a nulla servano le armi. Con stati d’animo cangianti ho letto le dichiarazioni di D’Alema: “La Siria non esporti armi o interverremo”. Ammetto d’avere dei problemi di comprensione e quindi di non capire esattamente la tecnica dell’intervento. Che significa? Che se la Siria esporta armi l’Europa bombarda?
Quello che però mi ha colpito maggiormente è la posizione dichiarata da D’Alema nei confronti dell’Iran: “Se l'Iran tende a utilizzare l'energia nucleare per fini pacifici non solo ne ha legittimità, ma ci può essere anche una cooperazione”. Concordo col pensiero di D’Alema ma ancora una volta mi chiedo perchè gli USA debbano avere il potere di stabilire chi può e chi non può detenere armi nucleari. La storia ci insegna che al mondo l’unica nazione colpevole di aver provocato un olocausto nucleare sono gli Stati Uniti d’America, che dopo aver raso al suolo Hiroshima e Nagasaki provocando la morte di 140.000 persone con un'unica bomba, battezzata nella logica civile americana Little Boy, spesero e continuarono a spendere cifre spropositate per la ricerca e il perfezionamento degli armamenti nucleari. Sempre grazie agli Stati Uniti d’America, mezzo mondo è contaminato dalle scorie radio attive delle bombe ad uranio impoverito, usate negli anni per “operazioni di polizia”, “guerre globali a terrorismo”, “interventi per la sicurezza nazionale”... "...è in gioco la sicurezza nazionale degli Stati Uniti: dobbiamo proteggere il nostro futuro". (frase usata per giustificare l'intervento nella Prima guerra mondiale, nella Seconda, in Corea, in Vietnam, in Afghanistan e in Iraq)
In nome della mia sardità devo anche ricordare che gli americani non hanno risparmiato nemmeno la mia isola, contaminandone sterminati territori come l’Isola di Santo Stefano e di conseguenza le Bocche di Bonifacio, il Salto di Quirra (da cui il nome della terribile malattia che colpisce gli abitanti, civili, della zona, Sindrome di Quirra) e si teme anche per la zona di Teulada. Ci sarebbero da ricordare ai ben pensanti i disastri che la prima guerra del golfo lasciò in eredità all’Iraq di Saddam Hussein, ovvero l’elevata percentuale di bambini che si ammalarono di leucemia e che morirono grazie all’embargo imposto.
Gira voce che il presidente texano non sappia nemmeno pronunciare in modo corretto la parola “nucleare”, egli infatti pronuncia “noculare” (mentre Home Simpson dice nucolare) ma comunque per tradizione gira con la “Valigetta Nucleare” presentata come l’oggetto capace di scatenare l’apocalisse. Non è uno scherzo e non è nemmeno propaganda, esistono foto del presidente Clinton intento a fare jogging seguito da un energumeno che ha legata al polso una valigia nera. Ovviamente è segretissimo il suo contenuto e a noi può restare la bonaria speranza che Clinton ci trasportasse sigari di importazione cubana e il texano qualche bottiglietta di whisky. Ma purtroppo non è così, i presidenti americani, devono essere in grado in ogni momento di coordinare il lancio dei missili nucleari.
Quindi il paese più guerrafondaio del mondo, il maggiore possessore di risorse belliche nucleari ha anche l’opportunità di sancire il divieto agli altri paesi di armarsi in egual modo.
Per restare in zone interessate da conflitti, bisognerebbe ricordare che anche Israele è in possesso di testate nucleari (100/200) però pare necessario disarmare Hezbollah dai suoi razzi Katiuscia.
La realtà sconvolgente, tuttavia incapace di sconvolgere qualcuno, è che l’Iran ad oggi non ha mai dichiarato guerra a nessuno, sebbene sia stata impegnata nella difesa del suo territorio e dei suoi pozzi di petrolio dalle frequenti invasioni irachene. Un'altra realtà assai meno rassicurante è che
Ahmadinejad sta praticamente mettendo in sicurezza i suoi pozzi di petrolio; se gli americani non avessero avuto il dubbio sulle reali capacità belliche dell’Iran, già da un pezzo lo avrebbero invaso e “democratizzato”.

… A scanso d’equivoci: resto contraria ad ogni utilizzo del nucleare, sia civile che bellico, equivale sempre e comunque a morte certa.

Rita Pani (APOLIDE denocularizzata)


8.29.2006

 

Novità, New, Cool

L’estate è finita, (forse nemmeno è arrivata) a giudicare dalla tuta di felpa che indosso, le facce abbronzate che mostrano denti bianchissimi torneranno presto ad inondare i nostri televisori, straripando concetti rimodellati, restaurati ma infondo sempre gli stessi. Non so se sia giusto dire che torneranno, perché a pensarci bene non se ne sono mai andati, date le emergenze vere o presunte che abbiamo vissuto.
Sia guerra o pace, sia la salute o il lavoro, i denti bianchissimi si scostano per dare spazio al concetto abusato: Bisogna rinnovare… C’è bisogno di novità … Bisogna svecchiare …Bisogna modificare. A me paiono matti, ma questo non è un mistero, oserei dire che anche questo è un concetto abusato, almeno nei miei scritti.
Al grido unanime di “modernità” o “modernismo”, ora che la vacanza è finita, le facce abbronzate si accingono a dare il segno tangibile della svolta innovativa.

Mastella ha festeggiato nel feudo di Ceppaloni i 30 anni di attività politica, dichiarando abbronzantissimo e con gli occhi sbarrati: “Il mio sogno è fare come Andreotti!” Da segnalare l’innovazione in casa Mastella: sua moglie è diventata senatrice.

Il ministro “nuovo, nuovo” dell’economia, dopo un’estate passata a spremersi le meningi stando attento a non abbronzarle troppo, ha finito le sue vacanze e dai denti suoi bianchissimi si lascia scappare la novità: “ Farò una finanziaria, non spalmabile (questa vale per tre novità) di 30 miliardi e discuterò con Bersani, del ritocco dell’età pensionabile.

Sembra diventato un dovere morale l’essere moderni e così chi più è dotato di fantasia meglio campa; per esempio il presidente della provincia di Chieti che folgorato dal creativismo modernista si inventa gli opuscoli pubblicitari dei centri provinciali per il lavoro coniando uno slogan originalissimo” Il lavoro rende liberi”! Non si capisce come d’un tratto le strade di Chieti si siano svuotate, e dei drappi neri siano stati posti ad oscurare le finestre. Certo lo slogan sul lavoro dopo quell’altro espresso a Rimini “ L’Italia agli italiani” ha generato nel cittadino una forte scossa innovativa.

Chiedo scusa ma preferisco le antichità.

Rita Pani (APOLIDE)


8.28.2006

 

La terza pace mondiale

Ho letto qualche articolo sulla missione di pace in guerra prossima ventura, ed ogni volta che concludevo con l’ultimo rigo, mi aspettavo di trovare la firma: “Mel Brooks”. Invece no. Non erano eccelse parodie sulla vita, ma cose serissime scritte con la parvenza di una qualche austerità.
Devo anche dire che qualche giorno fa (e per qualche intendo al massimo quattro) il texano presidente onnipotente degli USA, durante una conferenza stampa ha ammesso, finalmente, che la guerra in Iraq è stata dolorosa e che la situazione non è felice, essendoci il rischio di una guerra civile. Anche in quell’occasione mi aspettavo qualche sottotitolo del tipo: “ based on novel of Mel Brooks”.
Ricordate il principio della fine? Subito dopo l’11 Settembre, in previsione della guerra mondiale che si sarebbe scatenata, iniziammo ad usare le bandiere arcobaleno, disseminandole ovunque, dai balconi ai siti Internet, iniziammo ad usare quei colori anche per agghindarci un po’ prima di uscire da casa per andare a fare la spesa, quasi a volerci rendere visibili, per poterci riconoscere gli uni con gli altri. Il pericolo era incombente, te TV cercavano di raccontare tutto quanto fosse possibile dire, imperversavano esperti di armi, esperti di guerriglia, esperti in strategie. Tutto finì per esser teso a non farci preoccupare, quindi via con la descrizione particolareggiata del missile furbissimo teleguidato da un joystick all’interno della caverna presso la quale stava nascosto Osama bin Laden, innamorato di Whitney Houston (ma all’epoca ancora non lo sapevamo) mentre era intento a sollazzarsi con la sua schiava del sesso preferita che prendeva appunti per un best seller (nemmeno questo sapevamo).
La terza guerra mondiale iniziò inesorabilmente, ma nessuno ebbe il coraggio di dircelo, sperando forse che noi, intenti ad elargire le nostre risorse pacifiste in modo rateizzato, laddove c’era bisogno, non ce ne saremmo mai accorti. Il dubbio venne quando si iniziarono a seppellire eroi in ogni parte del mondo. Gli americani allora, che fessi non sono, scavarono nella memoria e tornarono indietro fino al 1950 quando per giustificare la guerra di Korea si inventarono “l’operazione di polizia internazionale”, coniando il termine “guerra globale al terrorismo”. Un modo rapido anche per uccidere il pacifismo, col teorema che, chi è contro la guerra al terrorismo è un terrorista. Le nostre bandiere scolorite, accompagnate da quelle rosse, divennero il simbolo del filoterrorista, come spesso ebbe a chiamarci il ridicolo presidente del consiglio incapace persino di giocare a Risiko.
Oggi siamo pronti a partire per la prosecuzione della terza pace mondiale, e non dobbiamo preoccuparci, quindi per rassicurarci su tutti i giornali vengono esposti gli armamenti che i nostri pacificatori porteranno con loro: il mortaio 60 mm, vari sistemi controcarri a diverse gittate e persino un utilissimo panzerfaust 3, che solo il nome da i brividi.
C’è solo una cosa che il ministro per la propaganda D’Alema o Parisi o Amato non mi hanno spiegato: “L’azione di pace dovrà solo impedire che Hezbollah colpisca Israele o anche viceversa? E mentre i panzefaust 3 italiani saranno piazzati al confine libanese, Israele potrà ancora bombardare Gaza?”

Rita Pani (APOLIDE)


8.26.2006

 

Pace

|ce
s.f.

Condizione di un popolo o di uno stato che non sia in guerra con altri o non abbia conflitti, lotte armate in corso al suo interno …

Poi sono stata ad Assisi per la manifestazione e qualche colore sono riuscita a vederlo, tra il candore delle pietre delle mura. 2.000? Di più? Sembravamo meno e più o meno i soliti, da quello che ti chiede un saluto per i socialisti a quello che vende i libri sull’utopia, ai ramoscelli d’olivo una volta da brandire, una volta da tenere, oggi da depositare accanto alle scarpe, che contavano i bambini che non le indosseranno più. C’erano meno scarpe che bambini morti.
Chiacchierando, ascoltando le chiacchiere o guardandomi in giro ho capito che la pace non è più un valore irrinunciabile, ma un semplice concetto teorico che come tale può anche essere interpretato.
“Non è che abbia molto senso manifestare per la pace invocando le forze dell’ONU… Ma la pace è la pace.”
Un altro, tentava di spiegare al suo amico cosa fosse una “forza di contrapposizione”: “Io mi metto tra te e lui e il primo che sgarra gli sparo.” L’amico ha subito indossato la faccia seria di chi è incredulo: “Come gli spari?”
-“La devono finì de ammazzarse”-

C’erano i cartelli, tutti interessanti, pronti a spiegare che i popoli devono avere la stessa dignità, gli stessi diritti e la stessa sicurezza ed allora meno ancora si capiva perché, a dettare le regole dell’intervento dell’ONU fosse stato solo Israele.
C’erano dei berlusconiani che con candore ammettevano: “Mia mamma è una diva, deve arrivare prima per le telecamere, una diva attivista pacifista.” La mamma ha poi ripreso la figlia: “Diva sì, ed anche pacifista, ma non attivista.” E cantava ritornelli di canzoni fino ad arrivare al teorema che berlusconi fosse meglio di Battiato; perché è autoironico e ha dato una scossa ai politici, ed è tanto simpatico.
C’era chi di cortei ne ha riempito parecchi e consumato scarpe: “Queste cose non si fanno ad Agosto, la gente non partecipa”. Mi scappava di dire che le guerre e le stragi invece, non si dovrebbero fare né ad Agosto né mai. Ma io c’ero andata in pace

Rita Pani (APOLIDE)


 

Condannato!

In nome del popolo italiano… Mi pare reciti così la formula usata dai giudici per condannare chiunque risulti colpevole del reato a lui ascritto. Quanto abbiamo sperato, noi persone per bene, di sentire quella formula applicata al reo silvio berlusconi, quanto avremmo voluto persino sentirla applicare per il reato di “distruzione di stato”. Invece no, tra una prescrizione ed una legge ad personam, con l’ulteriore regalia prodiana dell’indulto non sentiremo mai quel soave ritornello, a meno che non impariamo ad ascoltare spagnolo, forse…
Ciò nonostante silvio berlusconi, ammette d’essere condannato. Condannato a restare. Non in nome del popolo italiano, ma in nome della metà del popolo italiano che non lo detesta. Non è tornato come scrivono i giornali, è apparso, essendo lui un Gesù, o un uomo della provvidenza, frase millantatoriamente attribuita a Don Giussani, realmente plagio dei discorsi di mussolini.
E’ apparso, supergiovane, ad erudire il suo pubblico una volta tanto pagato e non pagante. Ha mostrato i capelli trapiantati (ovazioni!) ha promesso il ponte sullo stretto (ovazione!) per fare della Sicilia una terra 100% italiana (ovaz!) ma soprattutto ha insultato questa sinistra che vuole rendere l’Italia un paese multietnico o meglio, plurietnico. Giammai! Predica l’apparso un po’ unto e pure del Signore! Vanno bene le quote di immigrazione stabilite dalla bossi-fini per garantire mano d’opera alle grandi imprese, che tradotto significa: vanno bene solo gli schiavi di cui necessitiamo e che il resto muoia in mare . (Ovazioni! Tripudio!)
La cosa più buffa è che un giornalista, probabilmente certo di fare bene il suo lavoro, ha annunciato in Tv che “berlusconi nella sua tournee a Rimini…” Già, dopo le molte discoteche, i baretti di piazza, le pizzerie da asporto nelle quali si è esibito durante tutta l’estate con il suo fedele parcheggiatore Apicella, non è poi errato dire che era in tournee.
E’ apparso. Dobbiamo ammetterlo. Come devo ammettere di non aver potuto fare a meno di ridere quando il cronista, riassumendo l’eresia ha parlato del conteggio dei voti, che: non è certo finito! Quindi ancora non è detto… Probabile che sia condannato anche a governare ancora, e ancora e ancora, capellone immortale!
Condannato, dice, per un fatto di orgoglio e di storia personale.
E qui casca l’asino perché se andassimo a scavare nell’orgogliosa storia berlusconiana, dal nome del padre e della banca Rasini, per finire al figlio, appartenente alla Loggia Massonica P2, ammanicato a craxi, che nacque cantante e divenne palazzinaro, passando per il furto della Villa San Martino ad Arcore, col suo stalliere Vittorio Mangano e tutto ciò che fin troppe volte si è detto e scritto, allora sì che sarebbe stato condannato, almeno a venti anni di galera!

Rita Pani (APOLIDE)


8.24.2006

 

Appello Zanotelli: quali condizioni e garanzie irrinunciabili per una Forza d'Interposizione in Medio Oriente

APPELLO PROMOSSO DA: Padre Alex Zanotelli, Ennio Abate, Cristina Alziati, Angelo Baracca, Ernesto Burgio, Chiara Cavallaro, Paola Ciardella, Patrizia Creati, Mauro Cristaldi, Manlio Dinucci, Antonino Drago, Giuseppe Gozzini, Alberto L'Abate, Paola Manduca, Alfonso Navarra, Giorgio Parisi, Claudio Pozzi, Giovanni Sarubbi, Alberto Tarozzi, Andrea Trentini, Riccardo Troisi, Monica Zoppè

24/08/06

Sembra essersi formato un consenso generale sull'opportunità/necessità che l'Italia partecipi alla Forza Internazionale di Interposizione in Libano. È indubbio che per arrestare la spirale di violenza che sempre più insanguina il Medio Oriente, e si estende pericolosamente al resto del mondo, sia più che mai necessario un impegno attivo della comunità internazionale, sotto la guida dell'Onu. L'esito di un tale impegno dipende tuttavia in modo determinante dalle condizioni in cui verrà attuato e condotto. Sembra più che mai necessario richiamare l'attenzione del Governo, del Parlamento e di tutti i cittadini su alcuni punti molto delicati.
Una prima considerazione doverosa è che la guerra in Libano ha occultato il problema palestinese. Non sembra accettabile, in particolare, che la comunità internazionale ignori completamente il fatto che Ministri e Parlamentari di un paese che dovrebbe essere sovrano siano stati sequestrati (ancora dabato 19 agosto il vice-premier, Nasser-as-Shaer), imprigionati, ed almeno in un caso anche torturati. In nessun altro Paese un simile intervento straniero potrebbe venire tollerato: perché nessuno reagisce nel caso di Israele? È inaccettabile il silenzio del Governo italiano.
Venendo alla costituzione di una Forza Internazionale di Interposizione, essa deve ubbidire ad alcune condizioni fondamentali ed elementari: è evidente che non possono farne parte militari di un paese che non sia rigorosamente equidistante tra i due belligeranti. L'Italia ha stipulato lo scorso anno un impegnativo Accordo di Cooperazione Militare con Israele, che inficia in modo sostanziale e irrimediabile la nostra equidistanza. Il Diritto Internazionale impone, come minimo, la preventiva sospensione di tale Accordo, i cui termini dettagliati devono assolutamente essere resi noti all'opinione pubblica.
È il caso di ricordare ancora che Israele ha partecipato a manovre militari della Nato svoltesi in Sardegna, nelle quali si saranno indubbiamente addestrati piloti ad altri militari israeliani, impegnati poi nella guerra in Libano. Da queste circostanze discende una ulteriore condizione: è necessaria una garanzia assoluta che il comando di questa Forza di Interposizione rimanga strettamente sotto il comando dell'Onu, e non possa essere trasferita in nessun momento alla Nato.
È assolutamente necessario, inoltre, che le spese della missione non gravino ulteriormente sul bilancio dello stato italiano, e in particolare non comportino riduzioni delle spese sociali, ma rientrino nel bilancio del Ministero della Difesa per le missioni militari italiane all'estero.
Queste sembrano condizioni fondamentali e irrinunciabili per la partecipazione del nostro paese.
Rimangono però altre riserve. Appare singolare e tutt'altro che neutrale il fatto che una Forza Internazionale di Interposizione venga schierata sul territorio di uno dei due Paesi belligeranti, quello attaccato, e non sul loro confine. Deve essere chiaro pertanto che, finché tale forza opererà in territorio libanese, essa deve essere soggetta alla sovranità libanese, e che non potrà in alcun modo essere incaricata del disarmo né dello scioglimento di Hezbollah. Queste condizioni operative esporranno comunque i militari che compongono questa forza ad agire nel caso in cui avvengano (reali o pretese) provocazioni: come potranno opporsi con la forza all'esercito israeliano, tutt'ora presente in territorio libanese? Non ci si facciano illusioni sulle regole d'ingaggio, che verranno decise dall'organismo che guiderà la missione, e non dal nostro Governo. Riteniamo giusto richiedere anche che il contingente militare sia affiancato da un congruo numero di volontari disarmati.
Deve infine risultare estremamente chiaro che questa Forza di Interposizione non potrà mai, e in alcun modo, essere coinvolta in una ripresa o in una estensione del conflitto. Così come deve essere escluso un suo impiego per proteggere le ditte italiane che si lanceranno nel lucroso business della ricostruzione del Libano.
É necessario fugare con molta chiarezza qualsiasi illusione che l'interposizione militare, anche nelle migliori condizioni, sia risolutiva per il conflitto in Medio Oriente, soprattutto per risolvere la fondamentale questione palestinese. Chi arresterà la distruzione delle case, delle coltivazioni e delle infrastrutture dei palestinesi, gli omicidi mirati (in palese violazione di qualsiasi norma giuridica)? Chiediamo pertanto che, prima di inviare un contingente italiano, il nostro Governo ponga con forza a livello internazionale l'esigenza irrinunciabile del dispiegamento di una forza internazionale di pace anche a Gaza e in Cisgiordania, a garanzia della sicurezza di Israele e come condizione per la creazione di uno Stato Palestinese.
Chiediamo che su queste questioni fondamentali vengano prese ufficialmente decisioni chiare, esplicite e trasparenti, e si esigano le dovute garanzie a livello internazionale.

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Fonte: http://www.ildialogo.org/


 

Gira ancora al contrario

La motivazione per la quale molti di noi hanno votato questa coalizione di governo, pur sapendo che neanche con uno sforzo immane di immaginazione, poteva somigliare alla sinistra, è stata quella di avere la sensazione di aver vissuto per cinque anni al contrario.
I ricchi non pagavano le tasse e i poveri sì, chi non lavorava guadagnava e chi lavorava veniva sottopagato o peggio trattato da schiavo, i ladri stavano a casa e gli innocenti in galera, la solidarietà si dimostrava a previti e ci si accaniva contro i miserabili.
Sotto il governo berlusconiano spesso si aveva anche la sensazione di essere inconsapevoli protagonisti, o vittime, di “Scherzi a parte” insulsa trasmissione di una delle insulse reti televisive dello stesso berlusconi, e comunque parti integranti del governo stesso. Gli esempi, potrebbero essere una miriade e spaziare dalla serietà delle legiferazioni ad personam fino alla banalità di poter costruire abusivamente persino sulle coste, a patto che poi si costruisse un giardino per nascondere l’obbrobrio. Insomma, per cinque anni abbiamo vissuto così, sorridendo increduli e guardandoci in giro per scoprire se dietro al cespuglio vi fosse stata celata una telecamera, o se il nostro interlocutore ne avesse una di dimensioni microscopiche nascosta tra i capelli o dentro una narice.
Dopo i primi due anni però la nostra colpa si è fatta grave; avevamo capito bene che nessuno ci avrebbe detto: “ Sorridi sei su candid camera”! Ma abbiamo continuato a sorridere ugualmente fino a quando, ad Aprile, con una molletta da bucato ben stretta al naso, siamo andati a votare.
I cento giorni ormai sono trascorsi, anzi ne sono passati una ventina in più, ma l’Italia a quanto pare non ha ancora battuto la resistenza della forza di inerzia che continua a farci girare al contrario, ed ancora qualche volta ci si aspetta l’applauso per la nostra espressione incredula ed inebetita.
Ieri l’ex carabiniere placanica, che assassinò a Genova Carlo Giuliani, ha chiesto i danni alla famiglia del ragazzo ucciso per aver troncato la sua carriera nell’Arma (Benvenuti a Scherzi a Parte). Non mi sono chiare le motivazioni; la famiglia Giuliani dovrebbe risarcire il placanica solo per il fatto di aver partorito Carlo? Infondo se la signora Haidi avesse abortito, il carabiniere non l’avrebbe poi dovuto ammazzare, perdendo così il lavoro.
Il governo chiede alla più grossa azienda di call- center di assumere i 3.000 lavoratori atipici che sfrutta impunemente e l’azienda risponde: “Andremo a fare schiavi all’estero”.
Le guerre continuano nonostante “noi” e l’Italia continua a dimenarsi per andare in guerra di pace.
L’assessore di Rimini che dichiara:” certi turisti non li vogliamo, che stiano a casa loro! Rimini non ha bisogno di gente come questa, i nostri clienti storici sono altri.” Rivolgendosi agli extracomunitari.
Tutto invariato, quindi, almeno nella certezza del “contrario”.
Rita Pani (APOLIDE)

8.23.2006

 

Chi vincerà il comando?


Soltanto ora si può davvero realizzare il fatto che siamo campioni del mondo; soltanto ora che da tutte le parti del mondo arrivano le eco degli incitamenti a guidare la missione dell’ONU in Libano.
Su qualche balcone resiste ancora il tricolore a memoria dell’evento, sebbene da tempo siano scolorite e stracciate, oppure siano state tolte, le bandiere della pace.
Siamo campioni del mondo e quindi tocca a noi comandare, almeno per i prossimi quattro anni.
Oggi la Francia ha fatto sapere che manderà duecento uomini, proprio mentre il ministro Parisi chiedeva di sapere quanti scarponi avrebbero inviato i paesi alleati. Tocca all’Italia comandare, è evidente, quando si tratta di scarpe e scarponi nulla regge il confronto col made in Italy, anche quando è costruito per una manciata di Euro in Romania.
Dunque non si sa bene chi comanderà la missione, ma finalmente si conoscono le regole di ingaggio. I nostri soldati potranno sparare per difendersi, difendere la popolazione e dovranno disarmare Hezbollah. In sintesi non sarà un’ operazione di polizia, ma un operazione di peacekeeping con solo un po’ di forcing. Una guerra.
A me pare che il nostro governo stia passeggiando sul baratro di una latrina ricolma, la tanta enfasi iniziale inizia a dare prurito; staremo a vedere come finirà.
Ho come l’impressione che ultimamente si debba avere molto più coraggio ad essere pacifisti, che guerrafondai. Non credo che Israele abbia munizioni in scadenza che devono essere consumate prima di una certa data, viste quante ne hanno sparate negli ultimi quattro o cinque anni, non credo nemmeno allo strano diritto di difesa che si esercita attaccando e sterminando; penso invece agli oleodotti o ai gasdotti da ampliare e ramificare meglio per assicurarsi il giusto approvvigionamento, penso all’istinto di conservazione ormai geneticamente modificato. L’uomo non salva l’umanità ma tenta di salvare esclusivamente la possibilità di possedere e consumare petrolio. Basta guardare una carta geografica di quei paesi per comprendere cosa accade realmente e se questo non bastasse sarebbe sufficiente guardare alla storia.
Tornando all’Italia, purtroppo non basta essere campioni del mondo, bisogna anche industriarsi per tentare di ricrearsi una verginità, data via senza amore, da un giullare che finalmente smessi i panni di presidente del Consiglio è tornato a fare il cantante di piano bar insieme al suo amico parcheggiatore.
Intanto il 26 Agosto ad Assisi ci sarà una manifestazione “di pace”. Fino ad oggi ne ho letto solo sul sito di Articolo 21. Credo proprio che questa volta ci andrò.

Rita Pani (APOLIDE)

8.22.2006

 

L' Osama innamorato

In un tempo che mi pare ormai remoto, ebbi la fortuna di avere un ottimo professore di italiano, al liceo, che non si fermava al programma ministeriale, ma allargava la nostra conoscenza usando la sua passione. Un’ora alla settimana era dedicata alla lettura dei giornali, generalmente quotidiani; ci insegnava proprio a “leggere” i giornali non soffermandoci sui titoli. Amavo le sue lezioni al punto di ricordarle ancora: “andate oltre le poche righe e non fatevi irretire dal titolo, spesso è subdolo, c’è sempre qualcosa in più”.
Oggi mi sono lasciata irretire da un titolo di un “giornale” ma come diceva giustamente il mio professore, ci ho scovato molto di più. Ebbene “Whitney Houston passione di Osama”. L’incipit è già una meraviglia di minchionaggine “Per Whitney Houston Osama Bin Laden avrebbe fatto qualsiasi cosa: è quanto sostiene Kola Boof, la donna sudanese di 37 anni che afferma di esser stata la schiava del sesso dello sceicco di Al Qaeda.” Il resto è arte demenziale allo stato puro: Ma lo sceicco non solo avrebbe potuto uccidere per lei, Osama aveva persino progettato un viaggio in America, la terra del male, per il terrorista.
La conclusione di questo articolo, tratto dal sito del Tgcom “giornale” simile al telegiornale di Italia 1 (praticamente un Topolino per elettori di forza italia) somiglia più ad una minaccia che ad una notizia, infatti pare che la schiava del sesso di Osama bin Laden abbia scritto una biografia che non dubito andrà a ruba una volta esposta nelle librerie, insieme a quelle di Totti e il prossimo costantino vitagliano che maria de filippi avrà il cattivo gusto di clonare.
Proverò a trarre qualche conclusione dopo aver letto questa notizia di gossip. Qualora vi scappasse di pensare che in fondo anche Osama è un uomo (sebbene sia già morto e resuscitato un infinità di volte) dal momento che prova passioni umane verso una diva del cinema (sebbene tossicomane) sappiate che non è un uomo per bene: non ha un’amante ma una schiava del sesso. Se foste stati affascinati dal fatto che il fantasma barbuto sia uno sceicco, non fantasticate; nello stesso periodo (grammaticale) egli passa da sceicco ad Osama per essere poi semplicemente terrorista”. Leggendo vi accorgerete inoltre che il suo amore rasenta la psicopatologia dal momento che avrebbe voluto pagare un killer per uccidere il marito.
Poi la curiosità è donna. Dove sarà stata schiavizzata sessualmente la signora Kola Boof? In uno di quei cunicoli scavati nel deserto afgano, nel quale sarebbero dovute penetrare le bombe geniali degli americani, guidate da joystick della Playstation? In una tenda, quasi fosse una regressione giovanilistica di quando si andava al campeggio? Osama girava tra le montagne impervie al confine tra Afghanistan e Pakistan con una parabola satellitare montata sul cammello? Scaricava i film da Emule? Sarà mica così demente da aver acquistato un videofonino della 3? Ma soprattutto, Osama bin Laden esiste?
“Spesso, ragazzi, leggere un articolo è come ascoltare qualcuno che canta. Può essere che stoni”.
Rita Pani (APOLIDE)

8.21.2006

 

Da Genova alla Sinistra Europea



Con questo modesto contributo vorrei anzitutto dichiarare la mia adesione, ancorché parziale, critica e in un certo senso dubbiosa, al progetto costituente della Sinistra Europea.
Stiamo vivendo una fase storica di rapidi e convulsi mutamenti e spostamenti, più o meno annunciati e non ancora compiuti chiaramente, dei vari soggetti politici presenti sulla scena nazionale.
In particolare il processo di formazione del Partito Democratico, in cui i Democratici di sinistra e la Margherita convergono attestandosi su posizioni nettamente moderate e neocentriste, persegue un'evidente finalità di potere di segno neoconservatore, che solo chi è affetto da miopia politica ed intellettuale non riesce a scorgere.
Tutto ciò a me interessa relativamente.
Mi preme invece comprendere maggiormente i processi di trasformazione in atto a sinistra, intesa come sinistra radicalizzata, nel senso di quei contenuti e quelle proposte progettuali che rispondano meglio ai bisogni concreti delle fasce più indifese ed emarginate della nostra società, che aderiscano effettivamente (e non soltanto a chiacchiere) alle istanze del movimento pacifista e dei diversi movimenti di lotta sorti dalle numerose vertenze territoriali e globali degli ultimi 5 anni, nel senso dunque di posizioni radicalmente antagoniste, anticapitaliste ed antimilitariste di cui, a mio avviso, si avverte un crescente bisogno in ampi settori dell'opinione pubblica italiana, e non solo italiana.
Non si può ignorare che, a partire dal luglio 2001, a Genova, si sia mobilitato e sviluppato un grandioso movimento di ispirazione antiliberista ed anticapitalista che ancora non ha esaurito la sua enorme spinta progressiva e propulsiva, e che attende di "condensarsi" nella formazione di una soggettività politico-organizzativa più ampia e articolata, più ricca e complessa di quella del Partito della Rifondazione Comunista.
Non si tratta quindi di predisporre ed attuare un semplice allargamento dello spazio di Rifondazione comunista, benché questa rappresenti un pezzo assai importante della nuova soggettività.
Occorre capire che sono emerse nuove contraddizioni e nuove conflittualità sociali, materiali e politiche che hanno attraversato gli spazi della nostra società e sono riconducibili alla grave crisi sociale che affligge il nostro paese e che a sua volta si inserisce in un contesto di drammatiche tensioni e di crisi a livello internazionale.
Basti pensare, ad esempio, che molti settori della sinistra, del mondo sindacale, dell'associazionismo cattolico e non cattolico, si stanno progressivamente (e inevitabilmente) distaccando dai loro tradizionali punti di riferimento politico, ossia DS e Margherita, attualmente impegnati nel progetto "neodemocristiano" del Partito Democratico.
Il vuoto di "rappresentanza", se da un lato può generare incertezza, confusione, smarrimento, dall'altro può (e deve) costituire un prezioso momento di crescita, di riflessione e di elaborazione critica, capace di promuovere un vivace dibattito all'interno delle forze autenticamente di sinistra, per recuperare ed espandere l'area della coscienza e della partecipazione attiva della gente ai processi organizzativi e decisionali. A quei canali che sono normalmente controllati e gestiti dai soliti "addetti ai lavori", vale a dire i professionisti e carrieristi della politica, che costringono le "masse" ad un ruolo marginale e passivo, che nella migliore delle ipotesi si "riattiva" solo in occasione di manifestazioni di protesta, di elezioni, per cui resta relegato a livello di "tifoseria" o di "manodopera" della lotta politica, senza mai assorgere al piano più elevato e nobile del protagonismo politico vero e proprio.
A sua volta la Sinistra Europea non può che essere una parte, seppure molto rilevante, di una nuova soggettività politica che riunisca altri pezzi ed altre esperienze che hanno attraversato ed impreziosito il cosiddetto "movimento dei movimenti" e che non si sentono e non intendono essere rappresentati da nessuno.
In tal senso il partito della Sinistra Europea deve recepire quegli orientamenti e quei contenuti che discendono dal processo di contaminazione e dall'intreccio tra le diverse soggettività che hanno animato le iniziative, le azioni e le riflessioni del "movimento dei movimenti", da Genova 2001 in poi.
Il netto rifiuto della "guerra preventiva" e della violenza neoliberista, la lotta contro le sperequazioni e le disuguaglianze materiali e sociali esistenti a livello globale e locale, l'effettiva socializzazione dell'economia, la democrazia diretta e partecipata, e via dicendo, dovranno essere le "coordinate" principali in grado di collegarsi alle esperienze reali e ai bisogni concreti delle masse popolari, scongiurando in tal modo il rischio di creare una frattura tra "vertici" e "base", ossia tra un ceto elitario, minoritario e specialistico che costituirebbe la guida (o la "mente") intellettuale e politica del partito, e la maggioranza che ne formerebbe la "manovalanza" o la "base".
In tal senso le forme politico-organizzative più coerenti con tali intenti e con le stesse esperienze ed istanze movimentiste, non possono rivelare alcun carattere autoritario e verticistico, ma debbono tradursi in strutture reticolari e orizzontali: si immagini una "rete di reti" articolata e diffusa sul territorio, sempre aperta e sempre suscettibile di essere modificata, aggiornata e verificata direttamente dal basso.
Scrivendo tali cose non vorrei peccare ed essere accusato di "ingenuità" politica o di "presunzione".
Mi auguro che la costituzione della Sinistra Europea avvenga seguendo tali linee e tali indirizzi, in modo tale da evitare che il processo si concretizzi semplicemente in un'estensione del P.R.C., mentre è di vitale importanza (anzi è urgente) che altri soggetti politici organizzati o meno, vi aderiscano in maniera concreta e decisiva.
In questo sforzo e in questa tensione verso un'espansione liberatoria delle coscienze e di tutte le potenziali risorse presenti a sinistra, potrebbe innestarsi in modo virtuoso l'impiego di un Forum come questo.
Tuttavia, le perplessità e le riserve che ho manifestato all'inizio, si fondano su un dato evidente.
L'operazione costitutiva della Sinistra Euroepa è, innegabilmente, il frutto di una volontà espressa dall'alto, ossia dai vertici di vari movimenti e partiti politici europei di sinistra, tra i quali spicca Rifondazione Comunista, i quali non a caso hanno designato Fausto Bertinotti quale Presidente del gruppo euro-parlamentare che fa capo alla Sinistra Europea.
Ora, come già è accaduto in simili occasioni, una volontà sorta in alto viene ad essere calata ed imposta alla base, ossia in basso. Il processo in atto è oggettivamente verticistico e rischia di diventare di tipo esclusivamente burocratico.
Personalmente mi auguro che dal basso si cerchi di recuperare e rilanciare un ruolo di protagonismo attivo, attraverso anche una diffusa e crescente partecipazione ad iniziative (non semplicemente "teoriche") come questo Forum, allargando gli spazi di riflessione e di elaborazione del pensiero e di costruzione della nuova soggettività politica, ma soprattutto provvedendo ad allestire un'articolazione orizzontale composta da tante "reti" territoriali e locali.
Se la Sinistra Europea saprà diventare il "referente" politico-organizzativo di una parte, o gran parte delle esperienze, delle esigenze e dei movimenti sorti a partire da Genova nel luglio 2001, credo che il progetto di trasformazione/costituzione di una sinistra radicalmente rinnovata e antagonista, in grado di proporre una seria e valida alternativa di società, mi vedrà disposto a sostenerlo.

Lucio Garofalo

 

Difficile

Organizzazzione! Così stava scritto a grandi caratteri sul muro. E io sono d’accordo: ragazzi, per prima cosa, organizzatevi un bel corso di lingua italiana perché, laddove uno voglia comunicare, farsi capire è importante. D’altra parte è anche vero che, a forza di scrivere sms con termini sempre più contratti, non appena si ha a disposizione qualche centimetro in più, non ci si ricorda più come si fa. Sta accadendo l’esatto contrario di quanto era accaduto all’inizio dell’informatizzazione: qualche anno fa c’era chi alzava il mouse per spostare il cursore in alto sul monitor e ora c’è chi cerca il tasto per aprire un libro.
Il sempre più celere sviluppo della tecnologia ha ingenerato un violento meccanismo di eliminazione delle persone con maggiore difficoltà ad aggiornarsi. C’è chi ci mette la buona volontà, ma poi si lascia sopraffare da banalità come la terminologia: dopo esser stato bombardato da ogni possibile organo di rimbambimento di massa, alla milionesima e-mail di pubblicità di un i-pod, si confonde e crede che le lettere papali, una volta pubblicate sul web, si chiamano per quello e-ncicliche o cerca di ordinare in un internet cafè un e-spresso.
L’arte, in tutte le sue forme, è la prima a farne le spese. Proprio l’altro giorno mi sono reso conto di quanto i movimenti artistici contemporanei siano sconosciuti alla quasi totalità della gente. E non mi riferisco solo ai profani, ma anche a persone dotate di una certa raffinatezza nonché di notevole spessore culturale quali i miei abituali compagni di gite; siamo infatti capitati a una mostra di opere allestita all’interno di una chiesa in stile romanico e all’uscita, allorquando l’autrice ci ha ringraziato, con l’eleganza che abitualmente lo contraddistingue, uno di noi le ha replicato di non essere in grado di apprezzare il suo stile ma di stimare tuttavia il contesto architettonico: “Guarda che nun devi da ringrazzià a mme, ma de sta’ drento a ‘na chiesa che sinnò t’avevo già gonfiata da ‘n pezzo!”
Mi sono detto che tale critica, per quanto misurata ed espressa in toni tanto civili, forse non rendeva completamente giustizia all’impegno profuso dall’autrice, poiché era evidente che le sue composizioni pittoriche rientrano nel novero del fondamentale movimento del “difficile da spiegare”.
Credo che questo movimento sia alquanto recente; io almeno ne ho sentito parlare da solo poco più di un anno e me lo ha fatto conoscere un ominide, gestore di una galleria d’arte e lui stesso illustre esponente della corrente dei futuristi remoti. O almeno credo: se è difficile da spiegare, figuratevi da capire...
Tuttavia, grazie alla sua illuminata frequentazione mi è parso di aver compreso che i futuristi remoti espongono le tele prima di averle dipinte e senza ovviamente incorniciarle: possono passare mesi, o addirittura anni prima che venga l’ispirazione per dare anche una sola pennellata; perché dunque, si sono chiesti gli artisti, privare gli estimatori della vista delle opere per tutto quel tempo? La principale corrente che si contrappone al futurismo remoto è quella non meno importante dei congiuntivisti gerundivi, che pitturano mentre è in corso l’esposizione e anzi preferiscono che il colore fresco coli anche sul muro che così diventa parte dell’opera: il problema è che quando uno desidera comprare uno di questi quadri, è bene che si porti appresso anche un esperto muratore. Oltre a queste due correnti principali, ce ne sono anche di minori ma comunque di notevole pregio e sempre di altissimo livello espressivo, come quella dei timidi intimisti introversi: nell’ultima mostra cui ho assistito, le tele esposte erano rivolte verso il muro e gli stessi autori stringevano le mani dei visitatori attraverso un paravento plumbeo e innalzando cartelli invece di parlare.
Da cosa nasce cosa, così gli studi intrapresi e l’applicazione costante mi hanno portato ben presto a concepire un’innovativa via artistica da perseguire, decisamente oltre il difficile da spiegare; voglio dar vita e sperimentare un nuovo movimento: l’impossibile da spiegare. Ma, per dirla tutta, a me, la cosiddetta “arte moderna”, non piace; anzi, mi provoca gli stessi sintomi di quando uno è bloccato in metropolitana e si è appena reso conto di aver ingerito per sbaglio un’intera confezione di lassativo. Lo so, è un mio limite, ma io sono stato educato alle forme classiche e se un quadro, per una sua comprensione, necessita di una spiegazione, per me vuol dire che tanto bene poi non é riuscito. Ecco perché, anche se penso abbia un fondamento il detto “Impara l’arte e mettila da parte”, ritengo altrettanto importante ricordare dove la si è messa!
dirtyboots

 

Weekend di arrivi e di partenze.

Traffico sulle autostrade, ma non così terribile come si poteva sospettare e traffico, molto traffico anche nel tratto di mare che separa la Libia da Lampedusa.
Capisco che non sia facile porre un rimedio ad una situazione che giorno dopo giorno si fa più gravosa, infondo ci hanno provato in tanti e sempre andando a trovare Gheddafi sotto la sua tenda.
L’ultimo che ci è stato ha promesso di costruire in Libia una “grande opera”, una strada litoranea a quattro corsie e scorrimento veloce; ma è lo stesso che ha fatto finta di costruire il ponte sullo stretto di Messina, e che ha inaugurato la posa della prima (e unica) pietra di una miriade di cantieri, senza avere le risorse economiche per poter costruire.
Come spesso accade in Italia, i problemi esistono solamente quando è chiaro a tutti che la gente muore. Certo, la destra avrebbe risolto in modo differente dalla sinistra, ovvero dando mandato alle navi militari di sparare addosso ai natanti di fortuna, ma visto che affondano da soli non c’è stato bisogno di intervenire in quel senso. La sinistra ha capito ora che esiste un problema di immigrazione e per bocca di Prodi si dichiara pronta a lavorare per rimediare. Cinque o sei scafisti arrestati proprio oggi, e siamo d’Agosto. Impeccabile.
Balle.
I lager CPT e la morte di un numero che resterà sempre maggiore di quello a noi noto, di persone che muoiono affogate non si risolveranno mai, fino a quando non si avrà il coraggio di debellare la schiavitù.
Basta leggere un qualunque giornale di annunci per rendersi conto che è il cittadino italiano il primo responsabile di questi accadimenti. Nessuno controlla la mercificazione di esseri umani che è in atto, nessuno punisce penalmente chi fa commercio di schiavi eppure è palese come questo avvenga. Pare sia la globalizzazione, no?
Sembra d’essere tornati ai tempi di Rossella O’Hara, a sentire i discorsi della gente comune… “Io ho una polacca che è un tesoro…” oppure “Guarda, la russa che assiste mio padre è una favola, parla poco e mangia meno”… “Pensa che è venuto un rumeno e per una miseria mi ha sistemato il giardino”. (Vi garantisco di aver sentito queste frasi)
A me spiace solo che l’attuale governo non abbia capito che non è innalzando le quote di immigrati accettabili che si risolve il problema, ma semmai quella di un maggiore controllo su chi effettivamente assume questa forza lavoro, costringendole al rispetto delle regole fondamentali della civiltà. Un po’ come il problema delle puttane (dimenticato perché da un pezzo non ne muoiono più sgozzate per strada). Non servirebbe affrontarlo se la gente non prediligesse andare con minorenni albanesi, piuttosto che nigeriane. O i bambini per strada, quelli che cercano di pulire i vetri ai semafori ai quali si danno 20 centesimi per ripulirsi la coscienza e sporcarsi i parabrezza. Sappiamo bene tutti che sono vittime innocenti di racket ma chi di noi chiama la polizia quando ne incontra uno? Chi invece del soldino compra loro un gelato che non andrà in mano del suo sfruttatore?
Conosco un operaio edile albanese che per lavorare deve portarsi gli attrezzi da casa se vuol lavorare, sennò sta a casa.
Buffo come queste persone siano considerate persone quando stanno in fondo al mare e merce in saldo quando le si devono pagare.
Rita Pani (APOLIDE)

8.18.2006

 

Atti di ordinaria genialità.

In modo poco elegante a volte mi ritrovo a chiedermi: “Ma questi, chi vogliono prendere per il culo?”

A pochi giorni dalla rappresentazione teatrale “Guarda come ti svento l’attentato multiplo” recitata negli aeroporti inglesi, scoppia la bottiglia mania. E’ possibile trasportare a bordo solo medicinali accompagnati da ricetta medica, biberon accompagnati da lattanti legittimi possessori; l’allerta balzella tra il rosso e l’arancione, è necessario presentarsi al check in con almeno tre ore di anticipo rispetto all’orario della partenza, ancora parecchi voli statunitensi vengono cancellati e che fa una tranquilla signora pakistana di mezza età in West Virginia? Si presenta con una bottiglietta di liquido esplodente. In effetti non si sa ancora se sia stato davvero esplodente, ma uno dei cani preposti alla sorveglianza ha reagito. Ovviamente non sapremo mai se per caso trasportava le orine da fare analizzare ad un laboratorio di sua fiducia, oppure un semplice succo di papaia. Ci basti sapere che il terrore viaggia in bottiglia.
Non so se anche gli aeroporti italiani hanno già aderito al nuovo panico che fa tendenza, mi auguro proprio di no. Viaggio spesso e ho constatato che nemmeno la metà dei passeggeri italiani ha ancora capito che deve posare il telefono cellulare nell’apposito contenitore prima di attraversare il metal detector, provate a pensare a che accadrà quando ai turisti verrà intimato di abbandonare le bottiglie di vernaccia comprate a prezzi da strozzinaggio negli stand di Cagliari Elmas! In ogni caso, se verso la fine di Settembre o i primi di Ottobre doveste leggere che l’aeroporto di Cagliari è stato fatto evacuare perché una giovane (diversamente gggiovane?) donna sarda e comunista era in possesso di una bottiglia, sappiate che ero io, ed era mirto e il cane ha reagito solo per il proceddu che contrabbandavo in valigia.
Ma il terrore non viaggia solo in bottiglia, ricordate quando viaggiava via posta? Era il tempo della polverina bianca recapitata in busta chiusa, regolarmente affrancata. Borotalco e farina, non il betulla, farina 00 scambiata per antrace. Fortuna che finì presto, probabilmente perché la posta ormai la usano solo le banche, l’Enel, la Telecom e la compagnia del gas, tanto paghiamo noi. Oggi si usano le mail, ed a proposito si usano anche per inviare minacce di morte a bush, solo che un terrorista quando è serio, non spedisce alla Casa Bianca, ma direttamente all’FBI.
Rita Pani (APOLIDE)


8.17.2006

 

Hina e le altre.

Non volevo tornarci sopra, non volevo prestarmi al rigurgito di propaganda razzista, ma è quasi impossibile non farlo dopo aver visto una rassegna stampa. Molti giornali proseguono nella divulgazione demenziale dell’odio; percepisco il bisogno di giustificare in qualche modo se stessi, ma non parlarne sarebbe un reato.
L’islamico sgozza la figlia perché troppo moderna, recita un titolo, ed un altro fa eco: Hina frena le cittadinanze…
A Torino invece una donna malata di mente, da cinque anni vive segregata dal marito e la figlia, in una stanzetta lercia.
In Sicilia un uomo strozza la suocera e la moglie per poi impiccarsi. Notizie freschissime, cronologicamente successive alla morte della ragazza pachistana.
In una intervista, una vice del ministro Amato, continuava a porre l’accento sulla necessità che lo straniero si attenesse al rispetto della donna, prima di poter ricevere la cittadinanza, ed era seria mentre lo diceva.
Devo ripetermi, ma voi dovete prepararvi, perché è evidente che ancora non ci hanno detto abbastanza su quanto brutto sia l’Islam.
Non so come, ma oggi mi è capitato di ripercorrere la storia di un esorcismo “fai da te” a Polistena, penso fosse a metà degli anni novanta, quindi un’epoca abbastanza evoluta se si considera che già si girava con i primi cellulari, grandi poco meno di una cabina telefonica, ma simbolo dell’imminente elevazione (o rovina). Una bambina di nemmeno due mesi, fu uccisa dai suoi familiari che tentarono invano di liberarla dal diavolo.
Già, quella figura caprina capace di insinuarsi in noi con la tentazione, quella figura così malvagia da esser stata persino utile al texano per descrivere il suo amico e socio Bin Laden.
In effetti, a pensarci bene persino Papa Santo Subito, scrisse che il diavolo non era più da immaginare uomo ungulato, ma più effimero e quindi più pericoloso. Ci ha pensato bush a darne una chiara definizione: Saddam è satana! Bin Laden è satana. L’Iran è satana. Il risultato dell’equazione di bush è che l’Islam è satana.
Sì, per avere la cittadinanza italiana è doveroso rispettare le donne. Mi associo alle odierne dichiarazioni della signora Lucidi probabilmente perché conosco il problema meglio di lei, essendo donna, ed essendo stata moglie di un grandissimo figlio di puttana bianco e di razza italiana, sbirro e di religione cattolica che mi ha fatto vivere alcuni anni di terrore con violenze fisiche e psicologiche e vessazioni di ogni sorta. Sono viva ed è già tanto.
Dividi et impera. Hanno imparato bene questa lezione, purtroppo. Esistono le differenze di razza, di cultura e di religione, basterebbe unire le differenze per sentirci tutti parte integrante di un’unica razza. Quella umana.
Robert Ley, nazista, affermò che gli ebrei avevano una proteina del sangue che si deteriorava e per questo dovevano essere uccisi. Questa sua dichiarazione infastidì i nazifascisti tedeschi e fu isolato, relegato a compiti minori. Gli ebrei furono comunque sterminati, e noi non abbiamo imparato nulla dalla storia.
Rita Pani (APOLIDE)


8.16.2006

 

Partenze intelligenti

Una delle poche sicurezze offertemi da un tipico contratto atipico, ovvero a tempo determinato, è che da una certa data sarò disoccupato a tempo indeterminato. Siccome questo governo sembra interessarsi molto a particolari categorie piuttosto che risolvere i problemi generali, non essendo io omosessuale, non potendo annoverarmi tra le schiere degli extracomunitari, non potendo fregiarmi del titolo (un capolavoro di terminologia) di donna mamma e non rientrando più nei limiti di età per essere gggiovane, stavo pensando di creare un’apposita categoria per avere un’opportunità di attenzione da parte degli organi competenti: adesso sono indeciso se definirmi “diversamente gggiovane” oppure “annualmente svantaggiato”.
L’oroscopo del mese, sotto forma di estratto conto, recita testualmente: “La prossima Scadenza del Contratto, in sfavorevole congiuntura all’Assenza di Giorni Feriali Retribuiti e al concomitante transito dello Stipendio nella costellazione dei Debiti, non Vi consentirà di andare in vacanza. La vostra sensazione di malessere sarà amplificata dal perdurare del negativo influsso del Grande Buco Nero delle Spese Quotidiane che sosta nelle immediate vicinanze dei Vostri Scarsi Risparmi. Riceverete una bolletta.”
Pazienza, mi sono detto: non potendomi permettere di andare all’estero, andrò all’est. Ho cercato anche consolazione nel recitare la consueta litania del “d’altra parte il nostro Paese è così bello e ricco di arte che anche una piccola gita fuori porta può appagare lo spirito e ristorare il fisico...”
Certo, certo. Sono uscito di casa ancora poco convinto e immancabilmente ho incontrato l’ominide che mi ha domandato: “E perché fuori porta? La conosci la tua città?” Poco, invero, ma se è per questo anche del contenuto del mio frigorifero ne ho solo una vaga percezione.
Dopo questo piccolo contrattempo, con due amici ci siamo diretti sulla strada che porta a Picchiaduro sul Tamburo, mèta della nostra gita. Una volta qui giunti è d’obbligo, prima di ogni altra cosa, ammirare l’imponente bellezza della basilica di San Giovese al cui interno si resta incantati dagli affreschi del Tavernello, un artista più propenso all’acquavite che all’acquarello, ma capace di impressionare con la sua opera anche Goethe, come testimonia un’antica lapide posta a imperitura memoria: “Qui Goethe, l'illustre poeta, sostò a rimirar la magnificenza de lo colore e de le forme gentili, rimanendo sì colpito da queste tanto da esclamare “Minchia!” che in la alemanna lingua ha significanza di manifestare grande stupore et maraviglia”.
Proseguendo nella visita del borgo, percorrendo caratteristici vicoli e traversando incantevoli piazze siamo arrivati al Palazzo del duca Setti Sforzi Glielafai, una fortezza del XIV secolo il cui ingresso è impreziosito dal maestoso portale igneo intarsiato da Olof Ichea. Una targa marmorea murata a lato del portale informa che persino l'eccellente letterato Goethe fu talmente sconvolto dall’opera dell’insigne maestro scandinavo, da rimanere quasi senza parole e riuscendo solo a pronunciare: “Sta minchia!”, un’espressione idiomatica tedesca, difficilmente traducibile alla lettera e che si avvicina al nostro “che bello!” ma con più enfasi.
Altro luogo che non si può far a meno di visitare è lo spettacolare Ponte Ponenteponteppì che offre una veduta panoramica della valle del fiume Tamburo, ormai purtroppo in secca. Alto un bel po’, lungo una cifra e forse anche qualcosa di più, offerse motivo di riflessione addirittura all’eminente scienziato Goethe che, come tramanda un’iscrizione, nel passeggiarci sopra, una volta giunto nel mezzo, si sporse dal parapetto e vomitò copiosamente. L’iscrizione dice anche che nell’occasione Goethe ebbe a esclamare “Oh, minchia!” frase che nel dialetto germanico del tempo esprimeva un’imbarazzata richiesta di perdono per un malore dovuto a violento manifestarsi di vertigini.
Alla fine del giro turistico, abbiamo deciso di rifocillarci in loco recandoci in un’antica caratteristica trattoria che, come pubblicizzato da un’insegna all’entrata del locale, a suo tempo aveva ospitato anche Goethe tra i suoi avventori; è specificato anche che il chiarissimo filosofo tedesco, dopo aver mangiato uno striminzito piatto di strozzapreti alla Giordano Bruno e una salsiccia alla brace, alla vista del conto diventò paonazzo e esclamò: “E che minchia!” a rimarcare nel suo gergo il lieve disappunto per una richiesta giudicata un po’ troppo esosa rispetto alla qualità e all’abbondanza delle pietanze.
Siamo quindi rientrati alle nostre case un po’ più stanchi ma molto più ricchi di Storia e di Arte.
Durante il tragitto di ritorno siamo stati sorpassati una Mercedes il cui conducente ci ha intimato con marcato accento teutonico: “E spostatevi, minchia!”
Sono quasi sicuro che era Goethe.

 

Forza

fòr|za … Tra l’altro: violenza, prepotenza: ricorrere all’uso della f., soggiacere, piegarsi alla f.

Così si scopre che le azioni di pace possono essere molteplici, non si dicono in italiano, perché non è bello, non sta bene; si dicono in inglese ché assumono quel certo non so che, quel qualcosa in più.
C’è il Peacekeeping e c’è il Peaceforcing. Si scopre che quando è impossibile mantenere la pace, è possibile imporre la pace, con la forza. Così dovrà fare l’Italia in Libano, con qualche migliaia di soldati, mezzi ed armi. Lo farà in inglese, per non far capire che ancora una volta ci accingiamo alla guerra che ripudiamo all’articolo 11 della nostra Costituzione, che non tolleriamo nel nostro animo e che non riusciamo ad assimilare come necessaria, nonostante l’enorme sforzo fatto dai mezzi di lobotomizzazione di massa.
Come sarà? O fate la pace o vi sparo?
Ogni nuovo giorno è una nuova scoperta, diceva qualcuno che ora non mi sovviene, ma qualcuno aveva decisamente ragione. Puoi scoprire che Prodi si sente ancora subalterno a berlusconi, il quale “da il via libera alla missione”, e che, sentendosi come Gesù nel Tempio, riesce a dare anche buoni consigli. (Alla domanda se il leader della Cdl Berlusconi avesse manifestato delle riserve, Prodi ha risposto "no, no. Mi ha dato consigli che ho apprezzato sulle dimensioni della forza e sulle caratteristiche. E' stata una conversazione positiva".)
E’ sempre una scoperta la forza delle parole che non fanno più breccia, semmai rimbalzano come palline lanciate noiosamente contro i muri e che tuttavia a lungo andare lasciano una macchiolina persistente. Le guerre, vere o presunte che fossero, hanno lasciato un indicibile e vergognoso segno dentro di noi, e spero non sia indelebile. E’ ormai noto come il nemico sia l’Islam, ma a volte qualcuno sembra non essere convinto che la lobotomia abbia avuto il risultato sperato e allora insiste nel tentativo di asportare altri pezzetti di cervello.
E’ la storia di una ragazzina, poco più che ventenne uccisa dal padre. Un islamico. E’ la storia di un ministro, Amato, che non coglie al volo l’occasione di tacere: "Il caso della ragazza pachistana uccisa dal padre insegna molto ai fini della cittadinanza, perché è evidente che non basta chiedere l'adesione ai valori della Costituzione", ma bisogna che ci sia un'adesione anche a diritti "fondamentali come il fatto che la donna si rispetta secondo regole che io considero universali".
Mi sembra di leggerla quella regolata da imparare a memoria: “Possono uccidere i figli e le mogli solo i cittadini italiani dalla nascita e di religione cattolica.”
E’ aberrante uccidere una figlia che non condivide i precetti della religione islamica, è aberrante uccidere il proprio figlio di tre anni mentre sta nel letto dei genitori, ma se sei cittadina italiana di pelle bianca, cattolica, benestante e sei stata condannata a 30 anni di galera in primo grado, puoi anche goderti la libertà di continuare a procreare, andare in TV e persino diventare famosa.

Rita Pani (APOLIDE)


8.12.2006

 

1° Galà anti tassa

Trascorro il mese di Agosto lontana da casa, non in vacanza, e casa mia è in Sardegna. Seguo le cronache dall’Isola e i fatti salienti, come sempre avvengono al nord, in quella landa occupata da furbetti ricchi, finti abbienti, ladri patentati, aspiranti famosi.
Non so come dirlo, ma devo ammettere che sono rimasta affascinata dal primo “Galà anti tassa di lusso.” E’ sconvolgente nella sua immensa incoerenza, è aberrante nella disumanità di chi si ciba di schiaffi alla miseria.
Alcuni compagni di Sardigna Nazione, guidati da Bustianu Cumpostu, hanno tentato di autoinvitarsi all’evento mondano di protesta (sarà mica un ossimoro?) per ricordare all’invasore briatore, che è finito il tempo dell’occupazione selvaggia, ma purtroppo non sono riusciti ad andare oltre ad una semplice azione di volantinaggio. I militanti sono stati bloccati da imponenti forze di polizia, nella fattispecie la DIGOS. Sì, la polizia delle operazioni speciali, utilizzata per fermare “una manifestazione non autorizzata, a protezione di una “serata di gala” (ma di protesta) di un gruppo di nullafacenti dai nomi ridicoli, peggio di Serbelloni Mozzanti vien dal mare, ma dalla statura morale simile a quella del disconosciuto Costantino Vitagliano.
Succede in Sardegna; succede tutte le estati. I commissariati di zona vengono sguarniti per potenziare il solo commissariato di Olbia con forze da destinare ai “singoli obiettivi sensibili”. Attenzione però, non si pensi a Napoleone in bandana, sono ben altri “gli obiettivi sensibili” da proteggere. La villa di Marta Marzotto, per esempio. Ricordo tempo fa di aver letto personalmente una circolare ministeriale che, indicava anche le modalità con le quali si sarebbe dovuto compiere il servizio di sorveglianza, ovvero, avendo cura di non recare disturbo ai residenti delle ville e ai loro ospiti. Come ricordo un tale, spedito ad Olbia per 15 giorni di fila, senza turni di riposo, costretto a fare la guardia alla villa di De Mita, e conseguentemente una sorveglianza “discreta” alle di lui moglie e figlie, mare, shopping e aperitivi compresi. Così anche il luogo della protesta anti tasse, il locale improponibile di briatore, è “obiettivo sensibile” e posto sotto la custodia della DIGOS, la polizia delle operazioni speciali. Perché mai, quindi, dovrebbero pagare una tassa di lusso?
Resto comunque anche molto affascinata dal fatto che la polizia, protegga una risma di gente, che per metà, dovrebbe stare rinchiusa nelle patrie galere.
Rita Pani (APOLIDE)


8.10.2006

 

Non pensare, ché passa

Stavo pensando alla destabilizzazione del prendere coscienza di quanto, spesso, le cose siano in realtà molto differenti da come appaiano a un primo superficiale approccio.
Stamattina, nonostante la luna piena, era ancora buio quando sono uscito di casa e, per di più, un’impalpabile coltre di nebbia sfocava la percezione visiva rendendo l’atmosfera alquanto inquietante. A un certo punto mi è parso di vedere un uomo lupo al volante di una Smart intento a parlare al telefono cellulare e senza cinture di sicurezza. Poi ho guardato meglio e mi sono reso conto che invece era un uomo smart che celluciattava a bordo di una Lupo. Allora sono fuggito terrorizzato.
Ma questo è solo un esempio. Applicabile peraltro a molte situazioni di vita quotidiana, come l’altro giorno allorquando ho conosciuto un collega che continua a lavorare pur avendo maturato il diritto alla pensione già da alcuni anni. Non so se ho fatto bene, ma non me la sono proprio sentita di intavolare un qualsiasi ragionamento con lui perché, fondamentalmente, è bene rammentare in ogni circostanza che praticare sport estremi è sempre pericoloso, soprattutto se non si dispone di doti particolari, ed è comunque indispensabile un’adeguata preparazione: “pensare”, per questo genere di ominidi, ha spesso conseguenze letali.
Anche in mondi e culture distanti dalla nostra si possono osservare le stesse considerazioni, a dimostrazione che la teoria è valida universalmente. A questo proposito mi è capitato di leggere nel blog di un pacifista di Tel Aviv: “Ieri sera ho visto una stella cadente e ho desiderato con forza che ci fosse finalmente la pace nel mondo. Ma mentre stavo per esprimere questo desiderio, mi sono convinto che forse era davvero troppo grande per realizzarsi, così ho posto delle limitazioni, tipo: se non è possibile nel mondo intero, allora facciamo solo tra Israeliani e Libanesi o tra Israeliani e Palestinesi o tra Israeliani e Iraniani o tra Israeliani e Iracheni o tra Israeliani e Siriani o tra Israeliani e... oh! Certo che stiamo sul cazzo proprio a un sacco di gente, eh?! E in quel preciso momento, un missile Patriot ha disintegrato la stella cadente!”
Poi ho letto il blog di un guerrafondaio di Tel Aviv, che si firma come Olmert Simpson, di certo uno pseudonimo: “Il nostro efficientissimo servizio segreto ci ha informato che con ogni certezza un terribile attacco verrà portato sul sacro suolo di Israele durante la notte del 10 Agosto. Abbiamo le prove che alcuni alieni, finanziati dall’Iran, bersaglieranno le nostre principali città dallo spazio con le loro micidiali Katiusha a meteore traccianti. Pertanto, ci siamo attivati al fine di occupare militarmente la zona che va dalla ionosfera a Plutone, onde creare una zona cuscinetto che ci metta preventivamente al riparo da queste iniziative terroristiche.
Sono stato poi personalmente informato che alcune cellule di “Sebo in eccesso”, probabilmente una nuova formazione terrorista filo-iraniana, in combutta con bande di “Acari delle lenzuola”, legati indubitabilmente ad Al Qaeda, stanno ordendo un criminale attentato contro i miei capelli. Al fine di continuare a dormire sonni tranquilli, dopo aver mandato moglie e figli nel rifugio, ho predisposto l’invio di circa trentamila soldati con supporto di elicotteri e carri armati nella mia camera da letto, al fine di creare una zona cuscino tra il materasso e la mia testa.
Nel frattempo, questa mattina si sono svolte le esequie dei nostri soldati caduti valorosamente nell’ultima operazione in Libano e, in segno di onorevole accomiato dagli eroi, un reparto di artiglieria pesante ha sparato su alcune case nella Striscia di Gaza. Da ultimo, vorrei capire perché in tanti non riconoscono lo stato di Israele. Eppure non è difficile: è lo stato con i cuscinetti intorno! No, scherzi a parte, basta guardare una cartina, un mappamondo, un atlante, un navigatore satellitare... c’è scritto sopra, che vuoi di più? E poi, anche se non sai leggere, si vede, dai, non è che è simile a un altro e ti puoi confondere! O, al limite, chiedi!”

 

Di palo in frasca.

Di grazia, qualcuno può farmi un riassunto? Devo essermi persa qualcosa. La guerra in Libano è giustificata perché un atto di difesa, ma siccome una guerra non è mai bella da vedere, l’ONU si impegna a mandare le forze internazionali di pace (in guerra). Israele risponde: “OK! Ma la guerra durerà altre quattro settimane, 30 giorni.” La prima guerra nella storia con la data di scadenza.
Il Libano chiede una tregua. Sono matti? Non hanno capito che Israele deve difendersi?
Sarà che non capisco, ma inquinare le coste libanesi (certo assai meno grave di fare strage di bambini) è un atto di difesa?
Oh, a proposito di bambini, l’UNICEF denuncia che gli aiuti umanitari non arrivano in Libano. Sarà per legittima difesa?

E’ stato il compleanno di Prodi, che al momento del taglio della torta ha parlato anche dei tagli della prossima finanziaria, ma non sono queste le notizie importanti; è molto più appetibile la notizia di uno dei regali che ha ricevuto: una frusta. «Pensate voi al significato!», ha detto scherzando ai giornalisti il premier fra un brindisi e l'altro. No. Io non ce lo vedo proprio involto in un costumino di pelle nero e borchie mentre… No.

Gli americani libereranno la Maddalena a partire dal 2008. In effetti avrebbero dovuto farlo già un paio di anni fa, ma poi tra una democratizzazione ed una legittima difesa, non hanno avuto modo di sgombrare. Il problema maggiore per Soru sarà trovare un’occupazione ai 180 dipendenti che resteranno senza lavoro, ma non sarà un problema riqualificare la zona. Turismo. Strano che nessuno abbia parlato del forte inquinamento radioattivo che gli americani lasceranno in eredità. Sembra quasi che nessuno sappia dei sommergibili a propulsione nucleare, del tallio e della moria della fauna marina. Pazienza, vorrà dire che i briatoristi che andranno là a villeggiare, anziché abbronzati rientreranno a Milano fosforescenti.

Rita Pani (APOLIDE)


8.08.2006

 

Impressioni d'Agosto

Peter Galbraith, figlio del mitico economista John Kenneth, già ambasciatore Usa in Croazia, autore del libro “Il collasso dell’Iraq” racconta che pochi mesi prima dell’invasione Bush incontrò tre esuli iracheni per discutere il futuro del paese. Quando i tre gli spiegarono che nel paese esisteva una storica spaccatura fra Sciiti e Sanniti, Gorge W si dimostrò sorpreso e infastidito. E reagì con texana insofferenza: “Io pensavo che in Iraq fossero tutti mussulmani”.

Fa impressione sapere che il destino del mondo è in mano ad un tale ignorante, fulgido esempio dell’arroganza del cretino. Dobbiamo ammettere però che non ce ne preoccupiamo abbastanza, infondo siamo stati governati per cinque anni da un tale che si dichiarò disposto ad andare a trovare il “papà dei fratelli Cervi, per scusarsi.” All’arrogante ignoranza, quindi ci abbiamo fatto il callo.
Così non stupisce nemmeno che lo stesso bush abbia chiesto all’ONU di fermare Hezbollah. Qualunque essere umano, dotato di minimale buon senso avrebbe chiesto all’ ONU di fermare l’ennesima guerra insulsa, ma aspettarsi questo, sarebbe come ammettere candidamente di credere nei miracoli.
Così, le domande banali restano inespresse e per esse non ci sarà mai né risposta, né soluzione; ormai gli accadimenti vendono assimilati con semplici prese d’atto, donando alla politica quasi un senso dogmatico. L’esercito americano non può essere processato da corti internazionali, è quindi difficilmente ravvisabile il reato di crimini di guerra. L’ONU emette delle risoluzioni che soltanto gli americani e gli amici degli americani possono impunemente disattendere. Il senso di giustizia di un cittadino medio, dotato di banale buon senso allora è indotto a porsi quelle domande che resteranno senza risposta, soprattutto guardando alla figura di Saddam Hussein, accusato di essere in possesso di armi di distruzione di massa, grazie a false prove create dalla CIA e dalle Intelligence sarà presto condannato a morte. L’Iraq è stato raso al suolo, la popolazione civile decimata da bombe più o meno intelligenti, destabilizzato e volto al terrore della guerra civile.
Fa impressione sapere che nessuno pagherà, fa impressione sapere che c’è ancora qualcuno, persino tra noi, che continua a rivendicare “la giustezza di una guerra”.
Mi ha fatto parecchia impressione ieri, non sentir parlare delle manifestazioni mondiali indette da Amnesty International, mentre parecchio tempo dell’informazione è stata dedicata al concerto romano di Madonna, con tanto di interviste impossibili ai fans, più vicini ad un ospizio che ad un liceo, in trepidante attesa, felici di aver speso 100 euro per assistere allo spettacolo più coreografico che canoro “dell’attivista pacifista”.
Mi ha fatto pensare vedere le immagini di distruzione di Beirut, col cronista, quasi un ragioniere, che contava raid e bombe gettate da una parte e missili sparati dall’altra, quasi fosse la lotteria dei rigori di una partita di calcio qualsiasi, dove nonostante la disparità dei morti segnati, non ci sarà mai un vincitore.

Rita Pani (APOLIDE)


8.06.2006

 

La lunga estate calda

Massiccio esodo estivo, code sulle autostrade, città semideserte, vacanzieri accaldati. Questa è solo una sintesi dei luoghi comuni che siamo costretti a subire ogni anno ad Agosto. Un rituale secondo solo al menù natalizio con conseguente impiego del gotha della dietetica, capace di far smaltire il grasso accumulato in soli due giorni di grandi abbuffate.
La vita non è frenetica per l’ iperattività ma solamente perchè nessuno si ribella ai ritmi che qualcuno vuole imporci. Forse, anzi, essere inglobati in questa sorta di gregge, può tornar comodo a chi è capitolato e ha ceduto al “non pensare”. E’ morta l’iniziativa privata.
Per esempio, le alghe assassine del Mar Ligure. In principio ci sono state descritte come “tossiche”, sembrava quasi che gli ospedali dovessero prepararsi all’emergenza, poi da tossiche sono diventate “urticanti” con conseguente divieto di balneazione, fino ad oggi, “giorno di massiccio esodo estivo” delle code sulle autostrade (anche in entrata in Liguria). Le alghe, non erano poi così alghe, infatti pare facessero venire solamente un po’ di tosse e poi, sono miracolosamente sparite perché hanno concluso il loro ciclo vitale. Problema risolto, tutti liberi di esser vacanzieri. Perché mai il pecorone dovrebbe perdere dieci minuti del suo preziosissimo tempo a chiedersi come mai stia morendo il nostro mare? Sorrido. Qualche mese fa, l’università di Sassari rilevò la presenza di una balena bianca nelle acque del nord Sardegna. Si parlò di evento “fantasticamente” straordinario; nessuno pose l’accento sull’anormalità del fatto.
La frenesia della vita. Non si consuma con bramosia, si consuma e si brucia per poter essere nuovamente pronti a consumare. A proposito di bruciare, mi è arrivato l’invito di Amnesty Internacional per la manifestazione di Lunedì 7 Agosto al Colosseo. Se non abiti a Roma, mi scrivono, accendi una candela sulla finestra per chiedere l’immediato cessate il fuoco in Libano. Non lo farò. Non perché non voglia farlo ma perché rischierei di dare fuoco alla casa se ne accendessi un’altra. Ho quella della guerra in Afghanistan che ancora brucia, e quella della guerra in Iraq. Non lo farò anche perché non mi va di partecipare alla stesura della classifica della tragedia più tragica. A leggere i giornali, sembra di assistere all’Hit Parade della guerra; manca solo un DJ un po’ cretino che strisciando le parole ci aggiorni sui record di morti, assalti, missili sparati… “E questa settimana resta salda al vertice della nostra classifica la guerra il Libano, con 900 morti ammazzati, mentre resiste al secondo posto la guerra (non guerra) in Iraq con 60 morti da una parte e una ventina di bambini che giocavano a pallone”. No. Non ci posso stare, ma io del resto non riesco a stare nemmeno nel gregge dell’automa non senziente. Voglio conservarmi così, libera di incazzarmi sempre.

Rita Pani (APOLIDE)


8.03.2006

 

A volte rispondono …

----- Original Message ----- From: "Rita Pani"

To:
Sent: Friday, July 28, 2006 11:22 PM

Subject: Tutto giusto ma ...


Caro Di Pietro,

da comunista (gramsciana e berlingueriana ante svolta della Bolognina) sto seguendo con interesse la bagarre sul decreto dell'"insulto" e tutte le altre cose inerenti questo governo post berlusconiano pro berlusconi.
Le scrivo semplicemente per dirle, che se vuol contribuire veramente al ripristino della politica nell'accezione essenziale del termine, e se vuole lavorare per una reale serietà politica, dovrebbe rassegnare le sue dimissioni.
Vede caro Di Pietro, so che lei non è certo un comunista, ma non serve esserlo per riacquistare un minimo di legalità e pulizia nel nostro paese martoriato. Lottare è un concetto pulito, serio e responsabile, ma per lottare bisogna essere liberi davvero. Liberi di perdere persino le piccole certezze che potrebbero aiutarci a sopravvivere pur di ottenere il bene della collettività.
Potrà sembrarle strano che ad esprimere questo concetto quasi francescano sia una comunista, ma
le garantisco che se fossimo tutti un po' più "comunisti" il mondo sarebbe migliore.
Lei ha la forza per essere libero, lo faccia quindi e continui a combattere. Non si mina il sistema dall'interno, mi creda non funziona. Il sistema non è come la mela marcia che basta tagliar via il pezzo offeso.
Ci vuole coraggio per lottare, perchè è fatica ed è l'unica impresa in perdita fin dall'inizio. Si lotta gratis.
Cordialmente,
Rita Pani (COMUNISTA)

Delivered-To: guevina@ritapani.it
Reply-To: "Antonio Di Pietro"
From: "Antonio Di Pietro"
To: "Rita Pani"
Subject: Re: Tutto giusto ma ...
Date: Wed, 2 Aug 2006 19:19:20 +0200
X-Mailer: Microsoft Outlook Express 6.00.2900.2869
X-Spam-Rating: mxavas15.fe.aruba.it 1.6.2 0/1000/N
X-NAS-Classification: 0
X-NAS-MessageID: 10024
X-NAS-Validation: {CAAA4B8E-5881-416A-84DA-D9C27156FF79}

Caro Rina,
questa maggioranza ha perso l'occasione per fare qualcosa di sinistra. Ora però non bisogna mollare, dobbiamo continuare le nostre battaglie per la
legalità e la giustizia del nostro paese, è per questo e per il rispetto dei centinaia e migliaia di elettori che come te mi hanno accordato la loro fiducia nel rappresentarli che non posso e non devo dimettermi.
Cordialmente
Antonio Di Pietro


Sì, a volte rispondono, ma sarebbe meglio non lo facessero.

Rita Pani (APOLIDE)


 

In|for|ma|zió|ne

Tra le altre cose: nella radio e nella televisione, la programmazione finalizzata a fornire notizie, in contrapposizione agli spettacoli di intrattenimento: i. televisiva, un’emittente che privilegia l’i. rispetto allo spettacolo

Diciamo che non solo privilegia, dato che ormai ci sono reti satellitari dedicate esclusivamente all’informazione; e non è nemmeno gratis. Paghi per essere informato. Compri i giornali per informarti, paghi una connessione ad Internet, l’abbonamento a Sky o il canone alla RAI. Paghi persino le reti mediaset, sebbene qualcuno continui a dire che sono gratis, e c’è chi si informa persino tramite emilio fede.
Non sono stata bene oggi e quindi dal divano non ho potuto fare a meno di “informarmi” mediante la TV. Sono affettuosamente preoccupata per le condizioni di salute del Leader Maximo Fidel Castro e quindi ho seguito con interesse il servizio di informazione elargitomi da SKY. Che sorpresa ragazzi! Tutti a Cuba aspettavano di festeggiare l’ottantesimo compleanno di Fidel il prossimo 13 Agosto, ma date le sue condizioni di salute “si spera di poter rimandare la festa al prossimo tre dicembre, data in cui – secondo lo scienziato cronista di SKY- il peschereccio Granma riportò sull’Isola il gruppo di dissidenti esuli in Messico.” E via di seguito le immagini del famoso Capodanno del ’59.
Vero, il potere della sintesi nell’informazione è importante e poco importa il resto, che si dice essere “storia”. Per la cronaca, quella che avrebbe dovuto fare lo scienziato di SKY il 3 Dicembre è l’anniversario della prima battaglia della rivoluzione cubana, nella quale morirono 80 guerriglieri. Ma che importa? L’importante è l’appello di bush ai cubani, ovvero, non lasciate Cuba in massa. Eh! Già. Chissà perché io continuo a conservare il sogno al contrario, recarmi a Miami, andare sulla spiaggia, gonfiare il mio canotto comprato al supermercato in offerta speciale, e salpare verso Cuba. Solo che a me, in America non mi ci fanno entrare, perché loro sono democratici e io sono comunista.

In|for|ma|zió|ne
Un telegiornale, non mi ricordo quale e mi scuso, mostra il nano berlusconi mentre fa le sue dichiarazioni al Parlamento. “ E’ uno stato di polizia!” Basta cambiare canale, una buona scorta di antiacidi, e sentire tutto il discorso del ballerino di Arcore, fino al punto in cui afferma che: “E’ uno stato di Polizia tributaria.”
Dici che non fa differenza? La fa eccome! La polizia è quella che cattura i ladri, la polizia tributaria è quella che cattura i ladri ricchi che ricchi lo sono per aver imbrogliato, evaso il fisco, speculato… Peggio ancora, il nano, ballerino mascherato, piduista di Arcore avverte:” Il governo istiga all’infedeltà fiscale!”
Mi faccia capire: lo stato mi impone di pagare le tasse e quindi io per dispetto non le pago? Capito! E pensare che questo avviene dopo il decreto dell’indulto che per l’ennesima volta lo salverà dalla galera.
In
|for|ma|zió|ne
Fortuna che ci informano. Ci informano anche sul caso Tenco. Sapere che l’indagine è stata conclusa e che Tenco si è suicidato a chi non ha fatto emettere il classico sospiro di sollievo? Chi non poteva fare a meno di far riesumare il corpo per indagare meglio e sciogliere l’annoso dubbio? Abbiate fede, prima o poi magari lo faranno anche per Ustica o la Strage di Bologna, il caso Mattei o Manuela Orlandi e perché non per la strage di Portella delle ginestre? C’era Scelba, la CIA, il bandito Giuliano e c’era pure Andreotti…

Informiamoci, ma facciamolo bene. Chi guarda i TG avvelena anche te, digli di smettere.

Rita Pani (APOLIDE )



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