6.30.2010

 

Vorrei un consiglio

Lo sapete sì, che il lavoro se lo perdi non lo trovi più. Dicono che sia per via della crisi, in padania invece ti raccontano che è per colpa degli extracomunitari. In effetti lo dicono anche nel sud di Rosarno, dove i negri sono schiavi dei bianchi, o laddove si raccolgono i pomodori. Io ultimamente di lavori ne avrei trovati un po’, qualcuno anche molto interessante che mi alletta. Ma sarebbe gratis, e gratis quando devi mangiare è un po’ difficile. Continuo a cercare, ovviamente, e senza guardare troppo lontano, ma anche il lavoro umile oggi è come una carogna da spartire tra iene.

E allora quando ci si ritrova tra noi, disperati, un po’ ci si consola con quel mal comune che è mezzo gaudio – ma quando mai? – o quell’unione che ci fa forza, dicendoci che ormai non ce n’è più per nessuno. I giovani buttano l’occhio oltre confine, chi può prende la paghetta a quarant’anni, chi non può continua a dimenarsi come un’anguilla. E poi si tira avanti, maledicendo la casta (che termine stupido!), la sfortuna, la vita e persino sé stessi per non essere stati educati a delinquere ed essere così idonei alla vita.

Poi una mattina ti alzi e leggi il giornale, e per l’ennesima volta scopri che un altro pezzo di Stato sarà spartito, come il consiglio d’amministrazione di una storica impresa a conduzione familiare, quale è diventata l’Italia. Il figlio del ministro, il compagno della ministra, l’amico del tizio presidente del consiglio d’amministrazione, andranno a prendersi l’ACI, che la stessa ministra ha commissariato, probabilmente proprio per combattere la crisi, e creare nuovi posti di lavoro.

La notizia gira, e va a prendere il posto di quella che ci aveva raccontato dei milioni di euro che bertolaso fece guadagnare al cognato, che non ricordo se precedette o sostituì quella del figlio scemo di bossi, prima infilato nel consiglio di amministrazione di un ente legato all’Expo di Milano, e poi fatto eleggere al consiglio regionale della Lombardia. Tutte notizie che ovviamente ci fecero indignare, per non dire incazzare parecchio.

Ma le chiacchiere stanno – e staranno – a zero, fino a quando la nostra indignazione continuerà ad essere espressa col suono pacato delle parole, soprattutto fino a quando si continuerà ad affermare con noncuranza che discorsi come questi sono relegabili nella bassa demagogia. È gente più arrogante di Andreotti o di Fanfani. È gente che ha imparato da craxi, superando di gran lunga il maestro. È gente che andrebbe cacciata con la forza … e per quanto io possa apparire monotona e noiosa non mi stancherò mai di immaginare il giorno in cui, finalmente sposteremo il culo dalle sedie (almeno fino a quando ne avremo una).

Rita Pani (APOLIDE disponibile per un consiglio)


6.29.2010

 

Che ne dirà la televisione?

Se avessi fegato, guarderei il TG1 oggi. Dopo le dichiarazioni di ieri del tizio editore del consiglio, che invitava a non leggere i giornali che disinformano, ci dovrebbe essere di che ridere per giorni. Tanto non ci è rimasto null’altro da fare se non una sana e grande risata.

Immagino che aprirà raccontando agli italioti le verità incontrovertibili del governo mafioso che ci rappresenta, ossia che Spatuzza, condannato a morte dalla mafia di stato, non è una persona attendibile, e forse al soldo dei comunisti, e dirà anche che il senatore mafioso è per questo stato assolto. In fondo sette anni “è megl che nov” e poi, si è innocenti fino al verdetto di cassazione.

Ma non ho il fegato, la televisione l’ho spenta davvero, e non lo vedrò.

Certo però, la tentazione è forte, perché il saltimbanco del consiglio più ridicolo degli ultimi 150 anni è stato in tournee all’estero, e noi sappiamo bene che è proprio in queste occasioni che dà il meglio di sé, in rappresentanza di tutti noi.

Quindi magari sarà trasmesso il filmato in cui racconta la barzelletta del presidente italiano che voleva scoparsi la cameriera brasiliana,( pur essendosi portato del materiale da utilizzare finalmente da casa) e gli italioti rideranno felici della sua simpatia. “Che mattacchione il vecchio sporcaccione!” E poco conta che ci sia una porzione di paese reale che lo trovi simpatico quanto una colonscopia. L’importante è che la propaganda vada a colpire le menti più deboli.

Dicono sempre così, quelli che parlano bene: le menti più deboli.

Ma sarà poi vero?

Per anni è passata l’idea che le menti deboli fossero quelle dei vecchi un po’ rincitrulliti e delle donne attempate, misere e solitarie. Però poi, se qualcosa di buono ci viene raccontato, e se un guizzo d’orgoglio ci viene donato, arriva sempre da chi da un pezzo ha passato gli ottanta. Mi viene in mente Monicelli, per esempio, che ci invita alla Rivoluzione. Poi penso a quanti in questi mesi abbiano fatto proprio quell’invito, a quante volte l’ho rivisto rilanciato con i filmati su Internet.

Penso al reiterato invito a “spegnere la televisione” ed accendere il cervello e mi accorgo che ormai è troppo tardi, e che la debolezza è diffusa. Perché il sogno di “un mondo migliore” non è quello che può immaginare chi ancora parla di “ideali”, ma alla fine solo quello che ha insegnato la televisione.

Ma ho troppi pensieri, che forse sono slegati l’uno dall’altro come una catena ormai spezzata. Ditemi quindi, se riuscirete a guardarlo, se verrà prima la morte di un giovane uomo che ce l’aveva fatta, passando dalla televisione, o se dell’utri è innocente almeno un po’. Fate sognare anche me, che ne ho bisogno.

Rita Pani (APOLIDE)


6.28.2010

 

Serenità

Da cinque giorni i giudici sono chiusi in camera di consiglio. Devono stabilire se un senatore della Repubblica italiana è ancora colpevole, come risultò in primo grado, del reato di concorso esterno ad associazione mafiosa. Condannato in primo grado a 9 anni di galera, ebbe a dichiarare: “sono sereno.”

È di qualche giorno fa, la notizia, che il Parlamento italiano ha inventato un nuovo e inutile ministero da affidare ad un amico pluripregiudicato del tizio pluripregiudicato del consiglio, affinché potesse utilizzare la legge (utile a tutti i cittadini) del legittimo impedimento. Appurato, con tardivo scatto di reni del Presidente della Repubblica, che il neo ministro ladro non avrebbe potuto avvalersi dell’impedimento, egli ha dichiarato: “sono sereno, vado avanti.”

Svelata la fandonia della ricostruzione aquilana, emerse le truffe e il ladrocinio, la corruttela, la parentopoli legata alla protezione civile, con tanto di massaggi fisioterapici in perizoma e champagne, il ladro bertolaso, con piglio deciso disse guardando una telecamera, e sostenuto dal tizio padrino del consiglio: “sono sereno, lasciatemi tornare al lavoro.”

Il reverendissimo et cardinalissimo sepe, indagato per aver fatto da agente immobiliare allo stesso bertolaso, e invischiato in altre azioni degne della criminalità organizzata, indossata la sua divisa da uomo di chiesa, sale sul pulpito e dice ai suoi fedeli: “ sono sereno, la verità vince sempre.”

Ed era sereno anche scajola, quando restò solo per un momento, sbalordito, nell’apprendere che un farabutto gli aveva pagato la casa di fronte al Colosseo, a sua insaputa.

E quanti altri esempi di serenità potrei fare! Il giocatore Paolo Maldini (corruzione e spionaggio), ma ancora prima l’ex ministro della giustizia mastella, la cui moglie era anch’essa serena. L’assessore Corsini a Roma, e il pupazzo della Regione Sardegna cappellacci.

Soltanto il tizio del consiglio si è differenziato da tutti gli altri, infatti lui specificò meglio in molte situazioni di malavita analoghe che lui “è sempre sereno.”

Ma che, solo io mi sento disperata? … e sono pure una persona onesta.

Rita Pani (APOLIDE)


6.26.2010

 

Salviamo le balene

Riflettevo sul numero impressionante di inviti al rispetto dell’animale che ricevo quotidianamente. Cani e gatti da salvare, da non abbandonare; numeri verdi o di cellulare per il pronto intervento anti abbandono. Appelli per salvare le balene, le foche, i tonni e l’orso della Marsica. Essendo io stessa vittima della mia gatta e di sua figlia non resto sorda alle grida disperate della sofferenza animale, però ogni tanto, appunto, rifletto.

Per esempio, ieri vedevo un uomo senza una gamba, adagiato su una sedia a rotelle, che dormiva con la testa reclinata, sporco, e con la barba annodata dalla polvere e dal tempo all’ombra di un muro. Una donna che sotto il sole del mezzogiorno indossava forse tutti i suoi indumenti, e camminava con la testa china in cerca di mozziconi di sigarette. Un somalo ubriaco col viso malato, a cui qualcuno si è rivolto per farlo allontanare, per fortuna in modo gentile.

So di mio che se non ho il pane me ne frego. A volte ricordo male il contenuto del mio frigo e quando lo apro per allungare la mano in modo sicuro, faccio spallucce e mangio una banana, o per fortuna vado all’albero e raccolgo due fichi. Ma se le crocchette delle gatte sono alla fine, esco da casa e le vado a comprare.

Quando un uomo senza una gamba, sta su una sedia a rotelle con la testa reclinata all’indietro, pensavo ieri, forse dorme ma forse è morto. Forse non sta bene perché magari non beve acqua ed è disidratato. Forse ha avuto un calo di zuccheri, forse è in coma. Se un cagnolino guaisce e ti segue forse ha fame, forse è così magro perché non mangia, e se zoppica è perché lo hanno investito o forse picchiato.

“Non si può resistere alla dolcezza degli occhi di un cane … Hanno certi occhi i cani, che quando ti guardano sembrano bambini.” Le abbiamo dette tutti queste frasi, o almeno ce le siamo sentite dire almeno una volta nella vita. E se abbiamo avuto la fortuna di aver vissuto una volta almeno con un cane (uno di quelli a quattro zampe e non un bipede) tutti ne siamo consapevoli.

Se il cagnolino ti segue, strappi un pezzo del panino che stai mangiando e glielo porgi quasi alla bocca, con la speranza che poi, riconoscente si faccia accarezzare, e se sei molto sensibile ti guardi in giro con la speranza di riconoscere tra quelli che ti circondano, un padrone. L’anima inizia a farti male, perché non puoi portarlo a casa, o perché hai fretta e ti secca lasciarlo così. Un po’ come quella fitta al cuore che ti dà sapere che i giapponesi infilzano le balene. Che a Portoscuso si acchiappano i tonni colorando di sangue il mare. Pensi con odio a chi ha avuto il coraggio di abbandonare quella povera creatura in mezzo alla strada, ponendolo persino a rischio della vita.

Quanta sensibilità riesce a esprimere l’uomo dinnanzi ad un animale ferito. E quanta ammirazione nella fierezza con cui affrontano il dolore. Quanta verità nell’affermare che sono meglio le bestie degli esseri umani. Un cane, forse, si sarebbe incuriosito abbastanza da andare a vedere se quell’uomo sulla sedia a rotelle stesse dormendo solo un po’ oppure per sempre.

Rita Pani (APOLIDE)


6.25.2010

 

Anche i leghisti nel loro piccolo s'incazzano

Quando si seppe dell’invenzione dell’irrinunciabile “ministero per l’attuazione del federalismo”, il popolo leghista rimase soddisfatto. Pensava che finalmente il sogno del “ federalismo” inteso come atto primo della secessione, stesse diventando realtà. Non è mai stato segreto il nome del nuovo ministro: brancher.

Un veneto pluripregiudicato, un ladro, un ex galeotto, accusato non solo di appropriazione indebita, ma anche di ricettazione. Lo so, noi che abbiamo una certa età siamo portati a pensare che il ricettatore sia quello da cui ci si recava un tempo a ricomprare l’autoradio che ti avevano fottuto dalla macchina, perché per un attimo ti eri distratto e l’avevi scordata inserita nel cruscotto. Ma come voi m’insegnate, oggi i tempi sono cambiati e così anche il reato di ricettazione. È diventata un’arte così romantica e complessa che se sei uno bravo, ti fanno prima sottosegretario e dopo, quando incalzano i processi, ministro.

Comunque a Pontida, bossi tuonò qualcosa che voleva dire: “sono io l’unico ministro per il federalismo!” e il suo popolo, rispose? “Se – ce – ssio – ne!” Certo non disse che non gli andava bene un ladro ad occuparsi del nulla che da una ventina d’anni promette al suo gregge, e che di fatto sta già portando ad inasprimenti delle tasse locali, e alla rivolta persino dei fedeli sindaci padani o fascisti.

Il popolo leghista, in fondo, crede davvero nella specchiata moralità nazifascista dei propri rappresentanti, al loro impegno a salvaguardare la razza, le tradizioni celtiche e soprattutto la moneta padana, così che, incapace di sospettare qualunque tipo di connivenza con la cosca di Roma Ladrona, oggi è in subbuglio e in rivolta. Il neo ministro ladro deve farsi processare o in alternativa dimettersi, perché è inaccettabile che nemmeno asciugato l’inchiostro col quale il Presidente Napolitano ha firmato la sua nomina, egli abbia potuto chiedere “il legittimo impedimento.”

È facile come sparare sulla Croce Rossa, prendersela con i leghisti. Sembra quasi un passatempo. Chissà, magari per un attimo hanno creduto davvero che un ladro che si è intascato le maxi tangenti di Fiorani o ha partecipato ai fattacci della Bpl/Antonveneta, non vedesse l’ora di chiarire la sua posizione davanti ai giudici, così come berlusconi ha insegnato per anni con la sua propaganda da uomo braccato dalle toghe rosse, o innocente pure quando prescritto.

C’è voluta la dimostrazione pratica per far comprendere anche ai giovani padani che questo governo di malavitosi, per due anni, non ha fatto nulla che non fosse teso al fine ultimo di salvare questa massa di criminali dalla giusta galera. Per fortuna che l’Italia è stata eliminata dai mondiali, almeno anche loro avranno qualcosa di serio da festeggiare.

Rita Pani (APOLIDE)


6.24.2010

 

C'è qualcuno che non vuol capire

Ogni tanto mi assento, presa come sono dalle mie cose in caduta libera, poi torno e leggo i giornali, ma per comprendere ho bisogno di tornare indietro, come se fosse una di quelle storie dalla trama complessa, che non ti puoi distrarre.

Questa volta sono dovuta risalire ancora più indietro, aiutandomi anche col mio personale archivio di storia recente. Era il due dicembre del 2009, quando il ministro all’inutilità brunetta convocò i sindacati per un tavolo sui contratti del pubblico impiego, e per la prima volta nella storia italiana – già dimenticata – la CGIL non venne nemmeno invitata. Fu un fatto grave, ovviamente, ma che non fece trasalire l’italiota né tanto meno scatenò l’ira delle opposizioni, se non per una breve dichiarazione di qualcuno, che sembrava la prima copia di un ciclostile da ribadire nel tempo: “ è inaudito.”

Me ne sono ricordata leggendo le dichiarazioni del padrone di FIAT, il quale a un giorno dal referendum sulla dignità dell’uomo operaio ha chiaramente detto che “lavorerà solo con i sindacati che hanno firmato l’accordo a 90°, e che siccome non vuole correre rischi con operai aventi diritto ad essere umani, continuerà a sfruttare l’operaio polacco, per la produzione della Panda. Ho trovato anche molto bella e incisiva la presa di posizione di Confindustria: “C’è un sindacato che non vuole capire!”

Io direi invece che ha capito benissimo, e che il termine “capire” si sia usato un po’ alla maniera paternalistica, come quando si chiede a un bambino di smettere di rompere le balle, e alla fine si sbotta: “ma allora non hai capito!” Ecco questo deve essere stato il senso.

Tra qualche anno, forse, qualcuno si prenderà la briga, come ho fatto io questa mattina, di tornare a saltellare indietro nella storia recente, e scoprirà che col modello Pomigliano si è stabilita una regola non scritta con la quale il capitalista (per i più giovani consultare il vocabolario) avrà sovvertito ogni regola civile in materia di lavoro.

Accadde ancora qualche tempo fa, quando il ministro del lavoro (che nemmeno esiste più perché tanto non serve) era quel leghista di maroni, il quale ha stabilito la regola di ignorare lo sciopero generale, e peggio tentò in ogni modo di renderlo illegale o superfluo. La tragedia è che ci è pure riuscito, per cui oggi in tanti sono pronti a dichiarare lo strumento dello sciopero inutile e obsoleto. Difficile quindi pensare ad un modello argentino da importare in Italia, con un paese fermo ad oltranza, con i capitalisti obbligati loro a porsi a 90° gradi dinnanzi all’operaio. Difficile pensare che ancora per molto sentiremo parlare di operai, dato che nemmeno si riescono più a nominare quando muoiono uccisi dal lavoro. Anzi, in realtà pure questa è diventata regola, e scritta nelle leggi di questo paese governato da affaristi e criminali, a cui la crisi economica conviene ogni giorno di più.

S’ingrassano mentre noi dimagriamo. Il lato buono della cosa è che passeremo in modo straordinario la prova costume.

Rita Pani (APOLIDE)


6.22.2010

 

Libro e moschetto

Bisognerebbe tornare all’istitutore privato. Bisognerebbe ritirare i figli da scuola e insegnare loro tutto quel che sappiamo. Cibarli di libri, quelli che prima o poi saremo costretti a tenere nascosti in cantina, ricoperti magari da cataste di giornaletti patinati, che oggi servono a raccontare la realtà travisata di una vita fasulla – e mai la nostra - da un governo fascista e barbaro, fatto da un criminale e una manica di servi ignoranti.

Certo, diranno, tu sei comunista e di foibe non vuoi parlare, e io sorriderei se non fosse gravissimo. È grave come si sia permessa la negazione della storia, come si assista impotenti –da genitori- al lavaggio del cervello che ormai non solo più la televisione, ma anche quel che resta della scuola, impone ai nostri figli sempre più inghiottiti dal nulla cosmico che li circonda, spesso svogliati e non più abituati al pensiero. Finalmente la scuola italiana è libera di incastrare mussolini – il grande dittatore a cui quel tizio di gomma si vanta di somigliare – sulle tracce degli esami per la maturità. È segno che la storia va dimenticata per poter essere ripetuta.

Sono gli ultimi colpi di un regime ormai legittimato dal silenzio e dall’impotenza di un popolo troppo impegnato nella sopravvivenza spicciola, per aver voglia, tempo ed energia per ribellarsi. Il disegno è compiuto, passando per la devastazione della cultura, per l’impoverimento personale, per la guerra tra poveri che obbliga ad abbassare il capo e rinchiudersi in un individualismo sempre più malato.

"Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica: parlano i leader" recita una traccia, con brani tratti da discorsi di mussolini, Moro, Togliatti e Giovanni Paolo II. Magari andrà meglio l’anno prossimo, e i ragazzi delle scuole potranno compiere l’analisi di brani scelti dal mein kampf, o forse sarà una traccia dedicata solo agli studenti padani, a secessione avvenuta.

Lo so, saranno stati in pochi a rabbrividire di fronte a tanta miseria – sempre perché essere comunisti non è più di moda – come accade per tutto ormai, in questa Italia che è quasi totalmente berlusconista, persino laddove ci si dichiara antiberlusconiani. Che male c’è? Tanto è solo un esame di maturità della scuola italiana, e lo studente volendo potrà anche scegliere di disquisire sugli UFO, rispondendo all’annosa domanda: “Siamo soli?”

No, che non lo siamo … gli UFO sono già qua e ci governano.

Chissà se il maturando dimostrerà di essere italiano o italiota. Mi piacerebbe scoprirlo.

Rita Pani (APOLIDE)


6.21.2010

 

Noi siamo i giovani ... nativi

Volendo, oggi, potremmo sceglierci l’italianità che più ci aggrada: Pontida o il Vaticano, la ricchezza presunta o le ennesime figure barbine del vecchio tizio del consiglio? La lacerante diatriba interna al PD, e l’onta d’esser stati chiamati Compagni da Gifuni, o il tradimento della nazionale italiana? Per non parlare dell’estate che tarda ad arrivare, e c’è la neve alla fine di Giugno come se anche il clima ormai si fosse adeguato al ritmo della vita, che gira al contrario.

E mentre tutto questo scorre, mentre piove perché non solo non esistono più le mezze stagioni ma nemmeno quelle tutte intere, mentre la nazionale cercherà di ridare orgoglio allo Stato qualificandosi, mentre si dibatterà sull’opportunità o meno di trasferire i ministeri leghisti a Milano, quattromila aquilani ospiti degli alberghi sulla costa abruzzese, dovranno cercarsi alloggio perché sono finiti i soldi e non sono state rinnovate le convenzioni. Dovranno pagare le tasse, e anche i pedaggi autostradali, perché i miracoli della cricca del governo e del cardinale non sono gratis per noi miscredenti.

"le parole compagni, festa dell'Unità, sono concetti che rispettiamo per la tradizione che hanno avuto ma che non rientrano nel nostro pensare politico e che facciamo fatica ad accettare... questo trapassato non ha noi come destinatari"

Dicono i giovani del PD che loro piddini ci sono nati, e non vogliono essere chiamati “Compagni” perché riporta indietro nella storia – che per fortuna rispettano - ma che non gli appartiene. Sono nuovi e ne vogliono scrivere una diversa. In effetti lo stanno già facendo, anche se non si sono accorti che a dettargliela è stato un ventennio di barbarie berlusconiana. Scrivono ignari di essere un sottoprodotto di questa nuova era di negazione storica e politica.

Mi lasciano perplessa: da un lato combattono e si fanno paladini della difesa della Costituzione, dall’altra discutono sulla “vecchiezza” della FIOM. È comprensibile l’essere confusi – loro schiavi ci sono nati – quel che è incomprensibile è non si siano resi conto d’essersi costruiti sulle novità della non politica instaurata da berlusconi, con la complicità del cretinismo veltroniano. Forse non sanno, i giovani nuovi del PD, che in Italia le industrie hanno smesso di minacciare i fermi delle linee produttive e i licenziamenti, in attesa di vedere approvato il modello Pomigliano, che farà sì di rendere tutti ancor più schiavi. È pure preoccupante sentir dire che “il lavoro è cambiato” e che quindi bisogna cambiare le regole, dove cambiare sta per cancellare. Il primo articolo della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.” Ma forse io sono antica.

Pensano i “nativi del PD” che essere chiamati compagni, releghi all’essere solo un partito d’opposizione, mentre loro si candidano a governare il paese, portando una ventata di giovanilistica modernità. E allora, che sia! Avanti la speranza. Proprio come ha insegnato berlusconi, e ribadito veltroni, basterà cambiare il linguaggio per svecchiare la vita politica di una nazione.

Comunque non siamo messi malissimo. Se non saranno i giovani del PD a veicolarci verso la civiltà, ci penseranno i nuovi “viola”, paladini della democrazia, della libertà di stampa, della Costituzione, della protezione animale, della salvaguardia del gelsomino nano, della Nutella, ma che se ne fotte dell’operaio: “Non siamo mica un sindacato!”

E non fa una piega!

Rita Pani (COMPAGNA APOLIDE)


6.20.2010

 

Boikottiamo le Pande! (Ed è una cosa seria)

Il regime è anche quello che organizza un corteo di pochi lavoratori e molte comparse, ingaggiate nei circoli berlusconiani, per mostrare ai brandelli di sindacati rimasti, che c’è chi è felice di vendersi al padrone. Questo, in sintesi, è quello che sta accadendo a Pomigliano, dove i poteri forti dello stato tentano di testare un nuovo progetto pilota: ridurre l’operaio italiano a un livello di schiavitù più conveniente e disumanizzante di quanto già non si sia fatto nei paesi dell’est.

Ci si interroga, come al solito, ponendosi le domande sbagliate che sortiranno quindi le risposte sbagliate: “Accettare o no il ricatto della Fiat?” Rispondere è più facile quando il “problema” non ci tocca da vicino. Diverso quando sei un operaio con una famiglia a carico. Impossibile rispondere, guardando la realtà delle cose, ossia che Pomigliano è un problema di Pomigliano. La soluzione potrebbe essere più semplice, ma come scrivono quelli che parlano bene: “Mala tempora currunt!”

Un paese civile, normale, con un sindacato reale e un governo reale, non si sarebbe mai posto il problema di accettare o meno un ricatto, perché un ricatto, semplicemente, non è mai accettabile. Anche questa storia viene da lontano, pressappoco dal tempo in cui si iniziarono ad abolire i diritti dei lavoratori col silenzio complice dei sindacati che pian piano si vendevano al padrone (o al governo, che spesso è la stessa cosa) e siamo arrivati fino a qua, fino al giorno in cui, con lo spettro della povertà instaurata da una crisi economica che ha impoverito i popoli ma non i padroni dei popoli, si può anche trattare un uomo come una bestia. Peggio ancora, si potrà far scegliere all’uomo stesso di diventare una bestia.

Tutto questo in nome “dei tempi che corrono” che non permettono più all’uomo di vivere una vita dignitosa, ma ai padroni di possedere l’operaio come fosse “cosa” o bestia, appunto, e questo si può definire in un solo modo: schiavitù. C’è la crisi e non è tempo di protestare, si deve abbassare il capo e sopravvivere, portare a casa il minimo indispensabile per mangiare. Da qualche parte ho persino letto che la FIOM è rimasta ferma a 50 anni fa; come a dire che ormai non è più di moda la rivendicazione dei propri diritti, e che è antiquato, per un operaio, pretendere di mantenere la dignità del lavoro.

Forse – ma non da oggi – ci si sarebbe dovuti chiedere a chi è convenuta la crisi, e perché in Italia a differenza di altri paesi più civili ed evoluti, non si sia fatto nulla per combatterla e superarla. La propaganda di quel cretino di tremonti, per esempio, è ferma al ritornello “che comunque in Italia va meglio degli altri paesi”, o che la Germania ha dovuto imporre sacrifici più grandi dei nostri; quel che non dicono mai, però, è che di quei sacrifici la gran parte andrà davvero investita in ricerca e sviluppo e non, per esempio, in armamenti o voli di stato facilitati. Quindi restano i tempi difficili, nei quali protestare non è più conveniente per chi accetterà di lavorare anche a due euro e cinquanta all’ora, per fare finta almeno di essere vivo.

La questione vera, come ho già scritto, è che Pomigliano è un problema di Pomigliano, e quindi pace e amen. A mio avviso il problema resta e non verrà risolto in alcun modo, proprio per la solitudine di Pomigliano. In fondo sarebbe bastato fermare tutto il comparto industriale italiano ad oltranza, per porre rimedio alla situazione. Sovvertire i termini della questione: se oggi il problema è dell’operaio, lo si faccia diventare un problema dei padroni, e saranno loro stessi – nel loro interesse – a tentare di trovare una soluzione.

Ma sarebbe una soluzione troppo comunista, roba antica, in quest’epoca nuova e moderna. Ne ho trovato una più pratica in un forum su Internet: “ke problema ce? Nn compriamo pande costruite in polonia. Boikottiamo.”

Rita Pani (APOLIDE)


6.17.2010

 

Lettera aperta al cardinale Sepe

Illustrissima Eminenza Reverendissima Cardinalissima, quasi Beata, Sepe,

voglia perdonare il mio ardire, ho pensato di scriverle apprendendo dai giornali della sua caritatevole intercessione, per la soluzione del problema abitativo del dottor bertolaso, dando così anche a me un barlume di speranza per la risoluzione del mio, assai più banale e umile.

Alla fine del prossimo mese di Agosto, mi troverò costretta ad abbandonare l’alloggio ammuffito nel quale abito e per il quale pago una pigione di 450 euro mensili, e date le mie scarse risorse finanziarie, la disoccupazione, la crisi, la carestia e le sette piaghe d’Egitto che hanno colpito il nostro paese, a causa dei precedenti governi comunisti che si sono susseguiti in Italia negli ultimi 40 anni, sarà per me impossibile rivolgermi a una normale agenzia immobiliare. Ci aggiunga, Sua Eminenza Reverendissima, Cardinalissima, anche la sfortuna di vivere in un piano terreno – cosa questa - che mi impedirà di porre fine al problema gettandomi dal balcone, come è in uso tra gli sfrattati italiani.

Prima di venire a conoscenza delle sue miracolose capacità di agente immobiliare per conto di Dio, avevo pensato di andare a vivere nell’abitacolo di una vecchia macchina ricevuta in dono da un animo nobile, con tutti i timori che questa mia decisione di necessità ha creato al mio animo candido, non ultimo quello di non sapere dove posizionare la lettiera delle mie gatte, visti gli spazi angusti dell’abitacolo di un’utilitaria. Per altro, anche quando decidessi di riparare in macchina, mi troverei comunque costretta a pagare la pigione allo stato, sotto forma di tassa di proprietà e assicurazione, e lei comprenderà, Sua Eminenza Reverendissima, Cardinalissima quanto questo sia impossibile a chi è stato impoverito così dai regimi comunisti che abbiamo subito in Italia.

Sono altresì conscia delle abissali differenze che intercorrono tra me e l’esimio bertolaso, non avendo mai delitto, rubato, utilizzato finalmente un uomo a pagamento né essere mai stata utilizzata, finalmente, facendo mercimonio col mio corpo, e avendo smesso da tempo di sottopormi a estenuanti sedute di fisioterapia, con frutta champagne e ballerini in perizoma. Sono anche consapevole delle differenti urgenze presenti tra il mio caso e quello dell’esimio super eroe italiano, dal momento che a me servirebbe solo in monolocale sito in un posto qualunque, mentre a lui – pover’uomo – un piedaterre e qualche lussuoso appartamento in centro o in riva al mare, consoni allo stato raggiunto dopo anni e anni di connivenza con le cosche di governo.

Per questo, Sua Eminenza Reverendissima, Cardinalissima, le chiederei di intercedere a mio favore, con Dio o con uno della cricca di amichetti suoi, che volesse trovare il modo di non farmi passare l’inverno all’addiaccio, e le garantisco che, nel caso le sue preghiere dovessero portare anche alla donazione di una casa a mia insaputa, con vista sul mare, non proverei alcun risentimento nei suoi confronti.

Ringraziandola fin d’ora, le comunico che dopo la fine di Agosto, potrà trovarmi davanti alla Basilica di San Pietro. Sarò quella con una Peugeot bianca, cozzata davanti, incatenata all’obelisco.

In poca fede

Rita Pani (APOLIDE)


6.16.2010

 

Aspettando la Rivoluzione

Ogni giorno mi chiedo: “Sarà oggi quello giusto?” Da quando ho deciso che io la Rivoluzione la inizierò con almeno cinque minuti di ritardo, ho un’ansia minore e anche diversa, come quella che si ha nella piacevole attesa. Leggo i giornali, guardo fuori dalla finestra, e tutto mi sembra esattamente calmo come era ieri, tranne forse per le bandiere dell’Italia che potrebbero anche confondermi, se non sapessi che ci sono in corso un paio di guerre e i campionati del mondo.

E anche stamani, mi sono posta la domanda del secolo: “Sarà oggi il giorno della Rivoluzone? Dovrò davvero – con calma – levare la polvere agli anfibi?”

È lecito domandarselo, dopo il nuovo caso Spatuzza. Possiamo noi, cittadini di uno stato democratico, tollerare di essere governati da una cosca mafiosa deviata, che senza nemmeno nascondersi condanna a morte un uomo? Non dare protezione a un pentito di mafia, cos’altro è se non una condanna a morte? Forse è bene ricordare che il pentito Gaspare Spatuzza è colui che con la sua testimonianza a rivelato la vera natura criminale del senatore della Repubblica Italiana, marcello dell’utri. Il resto del conto potete certamente farlo da soli, senza che io cada nella retorica. A guardar bene, si potrebbe addirittura palesare una sorta di conflitto di interessi. E a proposito di Spatuzza, è bello notare come oggi tutti i giornali ne riportino l’immagine, con le mani dietro la schiena condotto via dalle guardie. Il garante della privacy, non avrà nulla da ridire dal momento che si vede la faccia (di un uomo morto) ma non si vedono le manette.

“Oggi?” No. Evidentemente non è nemmeno abbastanza grave il fatto che, in fase di indagine, non si possano scattare fotografie all’insaputa dei criminali. Vengono sempre male le foto a sorpresa, con i capelli spettinati, la barba di tre giorni, e la mano infilata dentro i pantaloni per nasconderci una mazzetta. Probabilmente, sempre per via del conflitto di interessi, le riprese e le fotografie saranno consentite solo per trasmissioni televisive sul modello di Candid Camera, o per essere pubblicate sui giornali di gossip.

Confesso d’aver avuto un’ansia un po’ più adrenalinica oggi, simile a quella da tremarella da innamoramento, un’ansia bella. Perché ora che è chiaro quale fosse il concetto reale delle leggi decisioniste del governo del fare, rispetto alla ricostruzione dell’Aquila, credevo che qualcuno si sarebbe incazzato davvero. Scoprire che abolire le gare d’appalto, in realtà non serviva ad abbattere i tempi della ricostruzione, ma a creare una cosca d’affari che si spartiva i pezzi della città devastata direttamente a palazzo Chigi, io pensavo fosse grave, ma evidentemente io sto sempre là appesa alla mia miserabile realtà, soprattutto avendo avuto più di una volta l’occasione di visitare L’Aquila del post terremoto e L’Aquila dei miracoli.

“Sarà domani? Partirà dalla Sardegna?” La Marcegaglia si sta mangiando anche il Sulcis, dopo aver avuto in comodato d’uso La Maddalena. Chissà, magari i miei conterranei questa volta riusciranno davvero a reagire … ma è più probabile che si aspetti Settembre, quando il clima rinfrescherà, e quando per l’ennesima volta si scoprirà che l’invasione e la colonizzazione che in tanti attendono per trovare un lavoro da sguattero al soldo dei pochi ricchi che possono permettersi una vacanza in Resort, dove si tiene il culo a bagno in una piscina a due metri dal mare, non solo non ha portato lavoro, ma si è mangiato anche un altro pezzo di spiaggia.

Rita Pani (APOLIDE)


6.15.2010

 

Questione di privacy

«Salutiamo con favore la correttezza dei telegiornali del servizio pubblico radiotelevisivo che, facendo tesoro della dolorosa e vergognosa esperienza del passato, hanno assunto, seppur con modalità diverse, una forte presa di posizione contro le orride sequenze di un cittadino ammanettato»

Sembra davvero roba d’altri tempi, quelli in cui il linguaggio si farciva con formalismo e aggettivi imbellettanti. Invece è un modernissimo comunicato del garante della privacy, chiamato ad imporsi dagli avvocati del funzionario ladro De Santis, condotto – come da regolamento – in tribunale con le manette. Quindi si “saluta con favore” la censura apportata alla notizia dai telegiornali del servizio pubblico. Il problema sta tutto racchiuso in quella parola senza significato: cittadino. È oggi possibile, infatti, vedere in manette il figlio di Sandokan, il tigrotto di Casal di Principe; a rigor di logica dovrebbe essere un cittadino anche lui, dal momento che i suoi affari non si discostano molto, per gravità e tipologia, da quelli di De Santis. Sempre di camorra si tratta.

Ma lo sappiamo, ci sono cittadini e cittadini, privacy e privacy. È iniziato il processo all’ex presidente della regione Abruzzo, il quale posto dinnanzi alle intercettazioni ambientali e telefoniche, inerenti le sue telefonate a sfondo sessuale effettuate con le linee telefoniche pagate dai cittadini abruzzesi, o chiamato a spiegare per quale motivo le amanti dei funzionari fossero pagate per mezzo di un’assunzione in Regione, sdegnato ha abbandonato l’aula invocando il rispetto della “privacy”. Di contro, mi trovo costretta a leggere su giornali che un giorno erano davvero strumenti di informazione che una tizia, di cui nemmeno ricordo il nome – per manifesta ignoranza – l’altro giorno è uscita da casa con le calze bucate. Per non parlare poi dei giornali del tizio del consiglio specializzati nel vivisezionare la miseria delle esistenze altrui, e della gente che è disposta persino a pagare per sapere chi tromba con chi, e chi infila le mani nelle mutande di chi, chi va al mare e chi va in montagna, chi semplicemente ha osato uscire da casa senza trucco o con una tuta di felpa.

Rispettiamo quindi il cittadino De Santis, il cittadino della cricca, che insieme agli amici suoi ha rubato i soldi dello stato, ha comprato case all’insaputa di scajola, del clero, di bertolaso, a cui (non ne rispetto la privacy) ha pagato le puttane fisioterapiste, ha derubato la Sardegna dei fondi FAI destinati abusivamente al G8 per regalare un po’ di ricchezza alla Marcegaglia, o riso mentre l’Aquila crollava.

A dire il vero, oggi io mi troverei favorevole alla pubblica gogna, un po’ sul tipo di “Aronne Piperno”, che le manette per andare in tribunale, e poi magari uscirne libero, mi sembrano un po’ poche. C’è solo il rischio, essendo nell’Italia berlusconiana del malaffare garantito, del ladrocinio e della disparità istituzionalizzata, che proprio come il Piperno, alla gogna potremmo facilmente ritrovarci noi.

Rita Pani (APOLIDE con i pantaloni bucati)


6.14.2010

 

Sur - reale

Data astrale 1515.3 diario del capitano …

A Napoli, durante l’inaugurazione di una discarica di resti umani uccisi dalla camorra, il sindaco di Sfrucullia ha imposto una variazione del protocollo facendo eseguire a mo’ di inno federale “Funicolì funicolà”.
In Sardegna, in presenza del ministro per la desertificazione e la siccità, durante l’inaugurazione dell’ultimo tratto di deserto che collega Tuili a Olbia, la banda della Brigata Sassari ha suonato “Unu dillu a passu torrau.”
Sembrano essere gli effetti del nuovo, nuovo federalismo – fenomeno oggetto di studio a bordo della nostra astronave – che si ripetono ormai in tutto quello strano paese che osserviamo da lontano.

Secondo gli studi di laboratorio, parrebbero essere comportamenti derivati dagli effetti delle piogge acide, derivanti dalle scie chimiche, ossia quello strano fenomeno visibile in cielo a occhio nudo, e spesso scambiato per inequivocabile segno divino, quando in quota due linee di nuvolette bianche disegnano una croce, se vista dai cattolici, che diventa un più o un per a seconda della latitudine e dell’attitudine di chi guarda…

… Poi però il film finisce e si torna alla realtà che per quanto appaia virtuale, è comunque la nostra, e allora si legge che la Germania fa paura, e ritornano alla memoria le mire colonialiste, e i vagoni piombati per scoprire solo dopo che invece era solo per una partita di pallone. Che, per esempio, per risolvere l’economia del paese federale, oltre che applicare a tappeto il modello “Pomigliano” (o fai come dice il padrone o te la pigli nel culo) i sindacati sono in linea col governo. O che la sicurezza non fa più paura, perché ora finalmente abbiamo cambiato terrore e viviamo terrificati dallo spettro della povertà, che in breve tempo ci temprerà alla sopravvivenza a tutti i costi, non escluso quello di essere fonte di insicurezza delinquenziale, che magari sarà ammazzata a calci in pancia, per strada, anche se incinta.

Ecco perché tutto sommato, se ora uscendo per andare a rubare da mangiare, incontrassi Worf, non mi sembrerebbe poi tanto strano, anzi, mi sentirei a casa.

Rita Pani (Apolide Klingon)


6.11.2010

 

E se mi chiamano Compagna ...

E allora viva Stalin,

perché oggi no, non è più buono nemmeno Berlinguer, e indietro ancora Gramsci era antico. Nel mezzo ci starebbe Palmiro Togliatti, ma era chiacchierato perché in Russia gli dedicarono persino una città. Serve sinistra a sinistra, ma col particolarismo, con la definizione più gradita al “nuovismo” che incombe, e che ci spezza, ci allontana e distoglie dal vero obiettivo: ricostruire un paese civile dei diritti e dei doveri. Più facile ancora: un paese democratico.

Io il nuovismo l’ho conosciuto a Siniscola, quando un tale qualunque vestito di viola salì su un palco e disse: “noi non siamo né di destra, né di sinistra; siamo nuovi.” Ieri mi hanno chiesto di aderire ai “nuovi viola”, e io bonariamente mi sono informata: “Siete più nuovi di quelli di Aprile scorso?” Non mi hanno risposto.

Compagni, (non vi offendete vero se vi chiamo così?)

Uno di voi mi ha appena scritto una mail carica di rabbia, che mi ha profondamente toccato, fino alla sua conclusione: “Per questo dobbiamo impegnarci alla costruzione di una “forza nuova” che sia … etc, etc.” Qui ha smesso di toccarmi e mi ha lasciato.

Il nuovo. Come se non ci fossimo rinnovati abbastanza, dal maledetto giorno in cui un papa al soldo del potere economico, e un sovietico che non aveva capito un accidente degli americani, fecero cadere il muro di Berlino! Ci siamo così rinnovati, e abbiamo cercato le “forze nuove” sperando nei giovani, che ci ritroviamo ad osannare ed acclamare il ragazzo Mario Monicelli, e il giovane Compagno Pietro Ingrao. Ma guai a parlare di P.C.I. tra i compagni, perché peggio di tutti s’incazzano e si dimenano come bisce, sputando sopra – all’occorrenza – anche Enrico Berlinguer, reo d’essere stato semplicemente un uomo. Perdonerete se io, a ventisei anni dalla sua scomparsa continuo a piangerlo e a rimpiangerlo, e non perché si stava meglio quando si stava peggio, ma semplicemente perché è la che la storia si è spezzata, ed è da là che bisognerebbe impegnarsi a riannodarla.

Non posso sopportare, che in un epoca in cui si è consentito ai padroni di governare un intero paese, mi si faccia notare che Berlinguer si accordava con i padroni (e i lavoratori lavoravano, e scioperavano, e vincevano le lotte operaie, e acquisivano i diritti che oggi non ci sono più).

Rinnovatevi pure, quindi compagni! Scendete in campo, andate al circolo, sottostate alla schiavitù del precariato che vi consente di avere più tempo libero e facilità d’impiego, iscrivete i vostri figli alle scuole private, che le pubbliche o non ci sono o non funzionano, pagate le strutture private perché la salute (la mia) prima di tutto, e si fotta quella degli altri. Morite di lavoro (se avete la fortuna di averne conservato uno) nel silenzio più totale di una classe operaia che tanto, non esiste più nemmeno quella, e solo dopo fatto tutto ciò, tifate Milan, tenete i soldi nelle banche del potere, assicuratevi con berlusconi, guardate le sue televisioni, e se vi resta un po’ di coraggio, fatto ciò, sputate sopra Enrico Berlinguer.

Vi ritornerà indietro.

Rita Pani (COMUNISTA del P.C.I.)


6.10.2010

 

Pronto, Amò?

Ora sì, mi sento bene. Libera di parlare al telefono. È davvero una bella sensazione, non credete? Mai più le chiappe strette per aver detto: “Ciao amò, che stai a ffa? Se famo ‘na canna domani? Che te fai a cena? Stavi a dormì?”

E chissà come si sentirà il vescovo che ha appena violentato un bambino, e ne sta parlando col suo complice, al quale a breve lo passerà, perché compiuti sei anni è già diventato troppo grande. Perché metti che dopo i tre gironi di intercettazione e gli altri tre giorni di proroga, venga fuori che un vescovo è un criminale, si dovrà avvertire la Curia, e si sa quanto siano severi.

Stasera a Palazzo Grazioli grande festa con ricchi premi, puttane e cotillon, per festeggiare la ritrovata serenità di delinquere di una banda di criminali? Può essere, e non dobbiamo nemmeno sforzarci molto di immaginare la lista degli ospiti. Saranno mafiosi, o quelli come verdini indagato un giorno sì e uno no per corruzione, quelli che ridevano la notte che L’Aquila moriva, bertolaso con la sua sciatica da preservativo, e tutta questa bella feccia che non si è limitata a depredare le casse dello stato, ma i diritti fondamentali di un intero popolo.

Hanno vinto il primo round, hanno spiegato al paese che i finiani alla fine sono fascisti proprio come gli altri, e proprio come non mi sono mai stancata di dire. Hanno finito di distruggere quel che forse non avevamo mai davvero meritato, e che altri conquistarono per noi. Ora ci resterebbe Napolitano, e scusate se rido mentre lo scrivo. Non è una cosa seria.

Noi, poi, ci abbiamo provato eccome a metter un freno a questa banda di malavitosi. Abbiamo aderito in massa alla campagna di Repubblica, inviando le foto con i post-it. Tanti, tantissimi, al punto che si è parlato del “popolo dei post-it”. (Ribadisco che nemmeno questa è una cosa seria) Ora, se solo ci si fosse trovati a bloccare la piazza del Parlamento, in massa e con un forcone in mano (anche senza post-it) saremmo un po’ più vicini alla Grecia, ma nel modo migliore che voglio intendere. Ma queste sono cose che scrivo così, per quei condizionamenti da vecchia comunista che ha letto Gramsci e un po’ di storia, e che forse – da quei condizionamenti – è rimasta un po’ viziata …

Ora toccherà alla Costituzione, ma quella già la stiamo difendendo virtualmente da qualche anno; dovremo intensificare un po’ la lotta, renderla un pochino più cruenta: come ci fotograferemo?

Rita Pani (APOLIDE sconfortata)


6.09.2010

 

Bavagli e bavaglini

Eh sì, è una vera porcata questa cosa della legge bavaglio, e fa davvero arrabbiare tutti i probi cittadini che firmano appelli e protestano aderendo ai vari gruppi di Facebook (social network per cazzeggi, amori virtuali, e rivoluzioni). A legger bene le cose, però, si scopre che una delle motivazioni ferree che hanno fatto tanto incaponire il tizio criminale del consiglio, è il rispetto dell’impegno elettorale. E allora non possiamo fare finta che anche questo non sia vero. Perché io me lo ricordo, il tizio, che anziché un milione di posti di lavoro prometteva ai suoi discepoli di metter fine alle intercettazioni telefoniche, e mi ricordo anche quella cosa inutile di capezzone, che pervicacemente spiegava al popolo che “era una legge a difesa di tutti i cittadini, stufi di essere intercettati.” Il resto della storia è nota – o almeno dovrebbe esserlo – molta gente non andò a votare e chi ci andò votò per il tizio criminale. Ora, anche se le vere motivazioni di questa ennesima legge vergognosa sono emerse negli ultimi mesi, se non negli ultimi anni, il discorso per me non cambia: abbiamo un governo di fascisti criminali, perché qualcuno così ha voluto.

Non mi sento né complice, né vittima. Anzi! Una volta tanto assumerò anche io l’atteggiamento prettamente italiano: se una legge dello stato è vessatoria, la trasgredirò. Non quella che mi impone di pagare le tasse, di essere civile, di rispettare la proprietà altrui, ma tutte quelle che in qualche modo sentirò essere lesive per la democrazia e per la libertà, ovviamente intese per il loro reale significato, e non quello imposto dall’era barbarica berlusconiana, che tali termini – democrazia e libertà – ha negli anni abusato e violentato, fino alla totale trasfigurazione.

È bello sapere che anche la polizia protesta contro questa porcata, che c’è allarme tra chi attende giustizia da anni, che chi deve garantire la giustizia in Italia sia in fibrillazione. Quel che è meno bello, è la pessima abitudine delle proteste settoriali, dell’assurda mancanza di solidarietà tra categorie, della solitudine delle proteste che giorno dopo giorno si susseguono, tacitate da un bavaglino autoimposto da chi alle proteste e alle quotidiane porcate, dovrebbe dare voce.

Non poter più leggere sui giornali le intercettazioni telefoniche, capaci di renderci visibile il vero volto di questa banda di criminali, sarà soltanto l’ultima fase del silenzio che è calato sulle vicende italiote. Forse sarà impossibile sentire i mafiosi che organizzano attentati ed estorsioni, ma in fondo già non sentiamo più parlare dei migranti rispediti in Libia che erano 77 e sono arrivati in 32. Non sentiamo parlare dei morti sul lavoro che continuano a morire. Della povertà che pian piano sta livellando la società nella quale disgraziatamente viviamo. Dei bimbi Down ai quali è stato tolto il sussidio, dei disabili dimenticati, delle pensioni che da mesi non vengono erogate, e di tutte quelle cose che di solito ci importano abbastanza da farci indignare solo ed esclusivamente quando varcano la soglia di casa nostra.

Con la grande abilità italiota di destinare ciò che disturba all’oblio, presto ci si convincerà che va tutto bene, che finalmente è tornato l’ordine, che tutto va esattamente come deve andare. Salvo svegliarsi – con un decennio di ritardo – ed esclamare: “Oh, cazzo! Ma allora era vero; siamo in regime.”

Rita Pani (APOLIDE)


6.08.2010

 

Nathan Falco riavrà il suo yacht!

Girava sul Web l’invito alla mobilitazione, per ridare al piccolo Nathan Falco il suo yacht, la sua cameretta bianca e persino il latte sparito a mammà. Il governo di sensibilità nazionale non è rimasto sordo all’appello, e con un codicillo in finanziaria, restituirà la vita al piccolo figlio di briatore, che già la disgrazia la porta nel nome. Il codicillo, lo sappiano i vessati dal ministro per l’altezza del premier, l’ha scritto brunetta, quello dei tornelli.

Cinque milioni di evasione fiscale, un po’ di contrabbando e frode, abbuonati per legge in nome della vita sana di un bambino è un sacrificio che uno stato al limite della bancarotta (fraudolenta) può fare, eccome. Perché è vero – lo penso – i bambini non si toccano mai.

Tanto le mani in tasca degli italiani, questo governo non le metterà mai. Le metterà direttamente nei portafogli, che in tasca a volte ci teniamo anche i fazzolettini smocciati – e che schifo! Niente nuove tasse, sacrifici necessari, tagli e ritagli, negazione dei diritti minimi, bambini senza scuola, scuola senza professori, e professori con sempre meno materie da insegnare. Nathan Falco riavrà presto il suo yacht.

Per fortuna siamo italiani, e la disparità non ci fa rabbia, anzi, ci culla e ci diverte. Ieri una mia conoscente mi ha mandato un paio di messaggi da Piazza Navona: “Ho la Ferilli a due metri… Minchia quanto è bono Valerio Mastrandrea. Dovevi esserci.” Eh sì, chissà perché me la sono persa. Però mi sono ricordata di quando dicevo a chi “girotondava” dietro Nanni Moretti, che a me sembrava una fregatura. E peggio mi sono ricordata di quella volta a Piazza San Giovanni, dove ci contammo in un milione, e la selva di ragazzine che corse incontro a Jovanotti, con la speranza di avere un autografo. Mi diverte sì, ma i fa anche rabbia. Sono ormai più di dieci anni che la cultura italiana vive gli assalti di un governo fascista che ha ereditato il Piano di Rinascita Democratica della Loggia P2, e sono più di dieci anni, che voci flebili come la mia lo denunciano. Ci voleva davvero l’assalto finale del ministro servo – insomma poeta – bondi per far scoccare la scintilla? (Tra l’altro lo stesso che voleva far passare una boiata di cinepanettone come cinema d’essai)

È utile che il popolo sia sceso in piazza a spalleggiare la cultura italiana, fosse anche per chiedere l’autografo a Mastrandrea o a vedere la Ferilli da vicino, ma se ci avessero pensato quando credevano che gli unici spettacoli teatrali possibili in Italia, fossero quelli del Bagaglino, o quando la mattina al bar discutevano delle pesanti tematiche poste dal Grande Fratello, o dall’Isola dei famosi, forse sarebbe stato meglio. Come sarebbe tutto molto migliore, se la mattina in edicola si acquistasse il Manifesto, anziché il giornale in cui, la mamma che ha perso il latte, parla del “dramma” del suo bambino, a cui hanno portato via la cameretta bianca dello yacht col quale il padre frodava il fisco e lo stato italiano. Eppure i giornali lobotomizzanti stanno in edicola e nei supermercati, e la gente li compra, segno che il Piano di Rinascita ha dato i suoi frutti.

Rimediare ai danni prodotti da quest’era barbarica fascista berlusconiana, è possibile. Basterebbe evitare di mettere in mano a un ragazzino un libro di Moccia e mettergliene uno di Pavese, raccontargli la storia anziché una favola, portarlo in quel che resta dei musei anziché da Ikea per abbandonarlo allo Smaland, mentre si pensa a quel che si potrebbe comprare se solo ci fossero i soldi per farlo.

Ma tant’è … forse solo un sogno. Tutto sommato oggi sono ottimista: a dispetto di emilio fede era italiana la rapitrice del piccolo Luca, a cui serviva un bimbo appena nato per mistificare un parto, ed è pure tornato dai suoi genitori … il piccolo Nathan Falco non erediterà cinque milioni di euro di debiti, i primi vip spuntano in spiaggia a Forte dei Marmi, Adriano è un po’ sovrappeso ma dimagrirà.

Rita Pani (APOLIDE)


6.07.2010

 

Che accidenti ha firmato Napolitano?

Riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dal 30 maggio, giorno in cui l’ANSA divulga la notizia: il Presidente Napolitano ha firmato il decreto legge sulla manovra finanziaria. Ricordate? Era il giorno in cui il tizio del consiglio tentò in ogni modo di affibbiare al Presidente della Repubblica la responsabilità delle lacrime e del sangue che ogni cittadino italiano avrebbe dovuto versare, per rimpinguare le casse dello stato, spolpate da quest’orda di ladri famelici, e dalle cattive congiunture mondiali.

Oggi è 7 giugno (sempre che il mio calendario con data astrale del comandante sia giusto) e ancora fervono le proposte di tagli e aggiustamenti dello stesso decreto. L’opposizione – sempre attenta e zelante – si dichiara pronta a presentare una contromanovra. I ministri proclamano e ipotizzano. La domanda allora sorge spontanea: “Che accidenti ha firmato il Presidente”?

Per carità, è vero che ultimamente sono distratta, è anche vero che ormai tra un’idiozia e una minchiata è difficile seguire con una certa linearità le vicissitudini di questo paese ammorbato. Magari, mentre mi sono voltata un attimo a pensare alle cose mie, hanno cambiato qualche regola e io non lo sapevo. Così fosse, me ne scuso.

Solo che è difficile comprendere: i tagli alla cultura ci sono stati oppure no? E le scuole? Chiuderanno le farmacie nei piccoli paesi? Gli ospedali reggeranno? Si potrà sconfiggere il cancro o semplicemente sparirà insieme a tutti i pazienti che moriranno in silenzio e senza cure? L’abuso edilizio sarà garantito o si farà come si fa sempre, in silenzio? I disabili saranno miracolati? I malati di Alzheimer continueranno a morire nella solitudine delle loro vite, dimenticati da tutti? Sarà intrapresa la lotta cruenta contro l’evasione fiscale di chi compra o vende un accendino in spiaggia?

Non c’è chiarezza, e non solo. C’è di peggio. La lega che rema contro l’Italia anche in un momento delicato come questo, in cui la Nazionale italiana si accinge a partire per il Sud Africa per spezzare le reni al nemico. Davvero scorretto l’intervento a gamba tesa di calderoli, che porta scompiglio tra la nostra compagine promettendo tagli ai premi e agli ingaggi per i valorosi eroi italiani. È stato davvero un atto irresponsabile, che fortunatamente ha sortito l’immediata reazione del ministro per la guerra la russa: “Che calderoli si occupi di padania.”

Certo, lo sappiamo che sono solo minchiate, che promettere all’italiota di veder sparire i privilegi dei giocatori è come promettere Disneyland a un bambino, ma è sempre utile almeno a parlar di nulla, e condurci a quell’oblio che sembra quasi fatto di fumo e di oppio. Un sonno morbido e lento, un’anestesia.

Resta solo la domanda iniziale: “Che accidenti ha firmato Napolitano?” e restano le cose che non dovremmo sapere, dei maturandi che non possono maturare se non contribuiranno a pagare i professori della commissione esaminatrice, in Puglia. Degli ospedali che chiudono i reparti. Delle famiglie con figli disabili abbandonate a loro stesse, della fortuna di poter dare ospitalità a un clandestino che consenta di non dover abbandonare il proprio vecchio in un letto di feci e di urina. Delle Caritas che chiudono per mancanza di donazioni e abbondanza di poveri …

Ho riletto, e chiedo scusa. Non sono esattamente un’ottimista, mi dispiace. Suvvia! Riprendiamoci la vita che giovedì, hanno detto, arriva l’estate. Dove andrete in vacanza? Già prenotato? Varato lo yacht?

Rita Pani (APOLIDE)


6.06.2010

 

Andate e predicate ...

Dicono che Gesù, agli apostoli, avesse dettato una sola missione: “Andate e predicate alle genti la verità e la carità, diffondete il Verbo, indicate la via.”

Ci ho pensato ieri sera, mentre in sottofondo sentivo le esilaranti dichiarazioni di quel tizio di gomma, che proprio come il Messia, esortava i suoi paladini della libertà a diffondere tra le genti le sue ormai note mistificazioni della realtà. Un bel pezzo di teatro del non senso, per chi ha abbastanza fegato da stare ad ascoltarlo, esilarante come un film di Mel Brooks.

C’è ancora chi si lamenta perché sui telegiornali italiani, non si parla di crisi e non si racconta la realtà che si vive. Non sento di dovermi preoccupare o indignare per questo, anzi, a mio modo di vedere trovo sia ottima cosa. Meno se ne parla, e più sarà possibile trovare “i paladini della libertà” spiaccicati contro un muro come un manifesto a futura memoria.

Mettete il caso, per esempio, che la vostra mamma o la vostra nonna, sia stata portata via da un’ambulanza un pomeriggio di un mese fa perché colta da una grave ischemia, dopo aver già avuto un ictus, e che abbia girato, di ospedale in ospedale per tutta la provincia, rifiutata dal primo perché senza posto, dal secondo perché è chiuso il reparto della dialisi, e finalmente ricoverata a 80 chilometri da casa. Poi una mattina, vi si presenta il paladino a dirvi che la sanità funziona, che nelle vostre tasche non ci sono le mani dello stato, che le vostre pensioni sono al sicuro, che noi tutto sommato stiamo meglio del Burkina Faso … e soprattutto, ponete il caso che il paladino vi dica che è necessario l’ottimismo …

No, non è grave che non se ne parli, ed è ancora meno grave che se ne parli come mera propaganda. Siamo arrivati al momento cruciale in cui questo tizio, sempre più simile a Maria Antonietta anche per il maquillage, ha deciso di dare al popolo la brioche. Se lui ha potuto sovvertire le leggi e i regolamenti dello stato pro domo sua, è giunto il momento di assecondare anche il suo popolo che tanta speranza aveva riposto in lui. Ecco quindi la novità tutta italiana dell’abuso edilizio “per necessità”. Avete allargato la vostra casa di 50 metri perché serviva una stanza per vostro figlio? Che sarà mai? Ve la condonerà, con la sua politica del buon padre di famiglia. In fondo, chi di noi non ha pensato di fare un abuso edilizio per garantire al bimbo 50 metri quadrati di spazio vitale? Poi in fondo il lavoro ai rumeni lo abbiamo pagato, mica l’abuso ci è stato regalato a nostra insaputa!

Quando il paladino della libertà busserà alla porta del vostro appartamento di 45 metri quadri, dove vivete in quattro più un cane, un gatto e un criceto, per dirvi che con un po’ di ottimismo si uscirà dal buco nero in cui questa banda di criminali ci ha cacciato … toccherà a voi decidere se mangiare la brioche o fargliela ingoiare tutta intera.

E via tutto il resto. Tutto il Verbo che i nuovi apostoli sono stati chiamati a diffondere: la ricostruzione aquilana, la scuola che funziona, la sanità che è una meraviglia col cancro da sconfiggere in tre anni, le tasse che non sono aumentate, il milan che avrebbe vinto lo scudetto se ci fosse stato il tizio ad allenare (non sembra importante ma lo è) gli ammortizzatori sociali che non hanno lasciato solo nessun operaio che ha perso il lavoro, biancaneve e i sette nani, cenerentola, la sirenetta e anche cappuccetto rosso, che alla fine vissero tutti felici e contenti.

Come già scrissi, non ho sogni e pochi desideri, ma uno ne ho più grande di tutti: incontrare un predicatore berlusconiano che abbia il coraggio di raccontarmi la favola italiana guardandomi dritta negli occhi. Poterne fare un manifesto.

Rita Pani (APOLIDE)


6.04.2010

 

E se la marcegaglia non ha paura ...

Mi piace molto la proposta della lega, in materia di evasione fiscale: obbligare i “vucumprà” a pagare le tasse. È proprio vero, a volte la soluzione dei problemi è molto più semplice di quanto l’angoscia ci faccia sospettare. Ho letto da qualche parte la soddisfazione del popolo italiota della libertà, che è rimasto colpito dal fatto che per la prima volta nella storia “la casta” ha messo le mani nelle proprie tasche, partecipando all’estremo sacrificio chiesto “dal Presidente della Repubblica”. Così per la prima volta in vita mia, ho sparso inchiostro in un conciliabolo di imbecilli (ma come sto diventando brava! Non ho scritto teste di …) ricordando loro, che per le regole imposte dalla Costituzione, le leggi finanziarie sono firmate dal tizio del consiglio, e che le mani in tasca alla casta, in realtà riguarda solamente i “ministri non parlamentari”, nella fattispecie 2. Esilarante, per me, il silenzio che si è venuto a creare. Che sappiano leggere?

Emma Marcegaglia non è spaventata per l’aumento dell’età pensionabile per le donne. Lei è coraggiosa. Lei soprattutto è una donna che ha sempre lavorato molto in vita sua, fin da subito nelle aziende di papà. È una paladina da prendere a modello per tutte noi, anche per me che tanto fatico a sopravvivere. Ci sono uomini che lavorano con passione fino a 80 anni, perché mai non ci dovrebbero essere anche le donne? In effetti a me è capitato di conoscerne qualcuna, che fino a quando le gambe le hanno retto sono andate a mungere le pecore e fare formaggio, raccogliere le olive o i pomodori in mezzo a un campo, perché mai dovrebbe spaventarsi Emma Marcegaglia di andare in pensione a 65 anni? Il lavoro nobilita. La disoccupazione uccide. In realtà anche i lavoro uccide, e pure nelle aziende della Marcegaglia, anche se è difficile sapere che ne è stato delle indagini, delle inchieste e delle responsabilità. Ma questo è un altro discorso.

Tutti siamo chiamati al sacrificio, dicevo, e soprattutto il lavoro nobilita. Qualche giorno fa, un amico caro mi diceva di suo figlio che finalmente, nel profondo sud ha fatto tombola. Ha trovato un lavoro. Stavo per esprimere tutta la mia gioia, sapendo delle difficoltà che quel ragazzo ha dovuto superare nella sua vita, quando mi sono stati raccontati i termini contrattuali dell’assunzione precaria: due euro e cinquanta all’ora. Pensandoci bene, con ottimismo, questo non è poi così grave: in fondo vuol dire che inizia ad esserci una vera integrazione tra italiani ed extracomunitari, e come tutte le cose belle, parte dal sud. Non ci resta che attendere, e sperare, che presto il fenomeno di negritudine varchi il Po, e arrivi fino al profondo nord.

Sempre stando a parlar di economia, mi sento un po’ a disagio per la mia abissale ignoranza. Ci sono cose che davvero non comprendo. Per esempio, ieri leggevo l’allarme per il costo della benzina; pare che presto raggiungerà la soglia dell’ 1,4. E allora perché io l’altra sera ho rifornito pagando la benzina 1,408? Ecco, questi sì che son misteri, e come tali dobbiamo recepirli, senza farci troppe domande e soprattutto senza chiamare la finanza, perché come diceva un amico mio: “A me del costo della benzina non me ne frega una mazza! Tanto io sempre diecimila ne metto.” Eh sì, erano altri tempi e c’era la lira.

Per il resto va tutto bene, ho appena letto su un giornale che il PIL in questi ultimi tre mesi è aumentato. È una bella notizia, che quasi mi vien voglia di festeggiare.

Rita Pani (APOLIDE)


6.03.2010

 

I mondiali so' i mondiali

Non so chi sia Debora Salvalaggio, ma colmerò presto questa mia lacuna, perché deve essere una davvero importante, visto che stamani ho letto sul Corriere una notizia che la riguarda: “Mentre sta in vacanza a Porto Ercole, fa la candela per verificare il suo stato di forma.” In realtà è una notizia per immagini, quelle che non servono molte parole per raccontare un accadimento eclatante. Scorrendo le foto, una per una, ci si accorge che non solo lei controlla il suo stato di forma, ma anche l’uomo che l’accompagna, che le infila tra le chiappe il costume da bagno, e che le dà una manata sul culo.

Su un altro giornale un barlume di speranza: non è troppo tardi per arrivare pronte alla prova costume, complice il clima maledetto che ci fa indossare un maglione a giugno. Visto che piove e fa freddo, possiamo intensificare il nostro impegno per dimagrire, rassodare, eliminare la schifosissima cellulite. Come? Utilizzando questi altri dieci giorni di tempo incerto stando rinchiusi dentro una beauty farm, dove troveremo personale specializzato che con fango, massaggi, dieta e tanto, tanto acqua gym ci rimetteranno in forma per le nostre vacanze. Ah! Se non fossi così pigra, starei già là pregustando la porca figura che farò quando finalmente partirò per le mie vacanze.

Ecco. È la pigrizia che ci frega a noi italiani, diciamocelo. Siamo il popolo della pennica. Tutto è fatica e perdiamo le occasioni. Io per esempio non me la sono sentita nemmeno di mettermi in fila per comprare l’iPad, poi mi sono mangiata le mani, quando ho letto che pur avendo un desktop, o un laptop con mouse in casa, non avrei dovuto fare a meno di avere il tablet della Apple. Certo un po’ mi sono rincuorata quando ho letto che è più sexy che utile, ma ci si resta male per ogni occasione perduta.

Poi son distratta, e anche questo non aiuta. L’altro giorno entrando in un grande magazzino di elettrodomestici mi sono ritrovata davanti a un televisore così grande che, per farlo entrare in casa mia avrei dovuto allargare la porta, su cui scorrevano delle immagini rigate del Colosseo. “Ma son scemi? Espongono un robo così che funziona come quello a carbone che aveva nonna?” ho pensato. Poi mi son data al mio shopping elettronico (una scatoletta di plastica per un hard disk che mi è costata quanto una spesa alimentare per una settimana). Mentre uscivo mi si è fatto incontro un ragazzo simpatico con la divisa rossa e i capelli rossi, e data la mia predilezione per quel colore mi son lasciata dire: “Le propongo l’acquisto di questo televisore in 3D. Vede? Questi sono gli occhiali che dovrà indossare per seguire le partite di calcio del mondiale. Insieme al televisore, le offriamo anche un pacchetto SKY che …” Nel frattempo un papà bardava due bimbi con gli occhialoni, molto eccitato. “Ne avete venduto tanti?” ho chiesto curiosa. “Eh! N’zacco! Sa, i mondiali so’ i mondiali.”

… Mi rilasso un po’, e curo l’affanno. C’è ancora tempo per la rivoluzione.

Rita Pani (APOLIDE fuori forma. Più che la candela faccio il cero)


6.02.2010

 

La festa alla Repubblica

Non può più essere nemmeno il paese di Pulcinella, questa povera Italia. Perché sennò s’incazzano i leghisti, essendo la maschera di tradizione napoletana. Pure questo ci hanno tolto, lasciandoci solo il senso del ridicolo che può assumere una celebrazione, per quanto retorica, con l’Inno di Mameli sostituito da una canzonetta di Gino Paoli. Capisco che fare la festa alla Repubblica sia atto meno serioso e solenne di quello voodoo della sacra ampolla con l’acqua inquinata del Po, ma magari al posto di Gino Paoli avrebbero potuto suonare una marcia celtica con la tradizionale cornamusa padana; avrebbero fatto una figura migliore.

È difficile, sempre più difficile, restare seri e vigili. Mi sembra di vivere in un paese afflitto da una pandemia di idiozia, in cui chi soffre davvero è colui che ne è immune. Come l’impotenza che proviamo davanti a un bimbo con la febbre, che resta sul suo lettino calmo e imbambolato, e ci scopriamo a rimpiangere che non stia in giro per casa a far danni. Questi sono gli italiani. Questa è l’Italia.

Che ne so, il sindaco di Vallo di Nera, per esempio: l’illuminato Fausto Dominici, il quale con la sua maggioranza al comune, ha rifiutato di intitolare una piazza ai Giudici Falcone e Borsellino. Validissima la motivazione: “Cosa hanno fatto questi per noi?” Anche Vallo di Nera è Italia, infatti l’eccellente primo cittadino ha dovuto quietare gli animi degli altri 499 che non hanno preso troppo bene l’uscita del genio, con un’altra clamorosa dichiarazione: “A me Falcone e Borsellino non hanno fatto niente di male, ma … si potrebbe discutere di altri nomi, come Aldo Moro, bettino craxi, Bazzoli Alessandro che almeno al comune ha donato un terreno.”

Che problema c’è se il giorno della festa della Repubblica, alla presenza del leghista castelli, che siede in modo abusivo nel parlamento italiano, al posto dell’inno di Mameli si suona “La gatta”?

Semmai – per gli immuni dal morbo dell’idiozia – resta il problema di capacitarsi del fatto che a Margherita di Savoia, la pandemia ha reso possibile eleggere gabriella carlucci sindaco. Un’altra illuminata, al pari del suo collega umbro Dominici. La sindaco, infatti, ha pensato bene di rimandare il Corpus Domini, perché le celebrazioni religiose sarebbero state concomitanti alla trasmissione televisiva della sorella. E per fortuna che non era Natale, sennò hai voglia a stringere, Maria!

Quel che volevo dire, in sintesi, è che possiamo anche cancellarlo questo 2 giugno. Ormai non ha più senso festeggiare l’Italia un solo giorno. Alla Repubblica, ormai, la festa gliela hanno fatta da un pezzo.

Rita Pani (APOLIDE IMMUNE)


6.01.2010

 

Orgogliosamente amica dei terroristi

Meno male! L’ONU ha impiegato solo dodici ore per emettere una risoluzione contro Israele, con la quale condanna “gli atti che hanno portato alla perdita di vite umane nell'incidente”. Per incidente s’intende l’atto terroristico compiuto ieri che ha portato al massacro di 10 vittime innocenti. Ora ci sentiamo tutti più tranquilli, sebbene il governo israeliano abbia già fatto sapere che non consentirà l’arrivo a Gaza di nessun aiuto umanitario.

È sempre per via della distorsione propagandistica che negli anni si è fatta del significato delle parole, che oggi possiamo assistere increduli a questi atti di barbarie. Una volta persino in guerra non si sparava sulla Croce Rossa. Quando le guerre erano meno intelligenti, e l’uomo per uccidere doveva prendere la mira se non respirare l’odore del sangue e della paura del nemico, d’un tratto tutto cessava per far sì che i feriti potessero essere soccorsi. Poi ci siamo evoluti, siamo arrivati alle guerre da video games, e a volte possiamo vedere anche le gesta dei giocatori pubblicate su Youtube. Anzi, le guerre non esistono più, oggi si chiamano missioni di pace, e siccome non bastava, chi si prodiga per alleviare le sofferenze dei popoli vessati da anni di pace e democrazia, di dolore e di morte è comunemente chiamato terrorista. Va da sé che noi, che non ci stiamo a veder morire degli innocenti, per una sorta di proprietà transitiva, diventiamo a nostra volta terroristi, o nella migliore delle ipotesi, amici dei terroristi.

Tanto c’è l’ONU, che potrebbe anche sembrare una cosa seria. Con le innumerevoli risoluzioni, con le posizioni differenti degli stati padroni, che possono anche infischiarsene del resto del mondo, spadroneggiare e dettare le regole di un gioco che risulta sempre impari. Poi c’è una fasulla diplomazia asservita che al massimo chiede di sapere, di indagare di verificare l’ovvio. Chiedere, si sa, è legittimo; rispondere cortesia. Una cortesia che Israele potrà anche rifiutare, tanto non è altro che una farsa retorica atta a placare lo sdegno collettivo. Cosa c’è da spiegare su un atto terroristico perpetrato da un esercito contro dei civili inermi? Cosa c’è da indagare? C’è da mistificare, chiamando un massacro “incidente”, perché sennò, per logica, oggi il grande esercito pacificatore, avrebbe dovuto radere al suolo Israele.

La realtà è che il finanziamento dell’esercito israeliano è una voce a capitolo del bilancio degli USA, che nemmeno Obama il Messia ha potuto cancellare, vista la potenza delle lobby israeliane nel governo americano. Conseguentemente ci sono tutte le altre connivenze dei governi servi dei porci imperialisti americani, ma il discorso si farebbe troppo complesso.

Poi c’è l’Italia, piccola e meschina, in mano a un grumo di derelitti che dovrebbero far vergognare persino i fascisti quelli veri, che però per essere servi fino in fondo, hanno calcato sulle loro teste la kippàh. C’è la stampa in mano al tizio del consiglio che ancora una volta non perde occasione di mostrare al mondo tutto il nostro degrado e l’ inciviltà, ampliando il solco tra cittadini civili e orda barbara, sempre con la distorsione del significato delle parole.

Io sto col popolo palestinese. Io sto con i popoli derubati da anni e anni di occupazione imperialista. Io sono per le guerre di liberazione di questi popoli. Io sto con l’umanità. Certe volte, ascoltando bene, per esempio, sto anche dalla parte di Ahmadinejad. E se questo fa di me una terrorista, per la stessa proprietà transitiva di cui sopra, farà di feltri una emerita testa di cazzo.

Rita Pani (APOLIDE R-ESISTENTE)


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