6.21.2010
Noi siamo i giovani ... nativi
Volendo, oggi, potremmo sceglierci l’italianità che più ci aggrada: Pontida o il Vaticano, la ricchezza presunta o le ennesime figure barbine del vecchio tizio del consiglio? La lacerante diatriba interna al PD, e l’onta d’esser stati chiamati Compagni da Gifuni, o il tradimento della nazionale italiana? Per non parlare dell’estate che tarda ad arrivare, e c’è la neve alla fine di Giugno come se anche il clima ormai si fosse adeguato al ritmo della vita, che gira al contrario.
E mentre tutto questo scorre, mentre piove perché non solo non esistono più le mezze stagioni ma nemmeno quelle tutte intere, mentre la nazionale cercherà di ridare orgoglio allo Stato qualificandosi, mentre si dibatterà sull’opportunità o meno di trasferire i ministeri leghisti a Milano, quattromila aquilani ospiti degli alberghi sulla costa abruzzese, dovranno cercarsi alloggio perché sono finiti i soldi e non sono state rinnovate le convenzioni. Dovranno pagare le tasse, e anche i pedaggi autostradali, perché i miracoli della cricca del governo e del cardinale non sono gratis per noi miscredenti.
"le parole compagni, festa dell'Unità, sono concetti che rispettiamo per la tradizione che hanno avuto ma che non rientrano nel nostro pensare politico e che facciamo fatica ad accettare... questo trapassato non ha noi come destinatari"
Dicono i giovani del PD che loro piddini ci sono nati, e non vogliono essere chiamati “Compagni” perché riporta indietro nella storia – che per fortuna rispettano - ma che non gli appartiene. Sono nuovi e ne vogliono scrivere una diversa. In effetti lo stanno già facendo, anche se non si sono accorti che a dettargliela è stato un ventennio di barbarie berlusconiana. Scrivono ignari di essere un sottoprodotto di questa nuova era di negazione storica e politica.
Mi lasciano perplessa: da un lato combattono e si fanno paladini della difesa della Costituzione, dall’altra discutono sulla “vecchiezza” della FIOM. È comprensibile l’essere confusi – loro schiavi ci sono nati – quel che è incomprensibile è non si siano resi conto d’essersi costruiti sulle novità della non politica instaurata da berlusconi, con la complicità del cretinismo veltroniano. Forse non sanno, i giovani nuovi del PD, che in Italia le industrie hanno smesso di minacciare i fermi delle linee produttive e i licenziamenti, in attesa di vedere approvato il modello Pomigliano, che farà sì di rendere tutti ancor più schiavi. È pure preoccupante sentir dire che “il lavoro è cambiato” e che quindi bisogna cambiare le regole, dove cambiare sta per cancellare. Il primo articolo della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.” Ma forse io sono antica.
Pensano i “nativi del PD” che essere chiamati compagni, releghi all’essere solo un partito d’opposizione, mentre loro si candidano a governare il paese, portando una ventata di giovanilistica modernità. E allora, che sia! Avanti la speranza. Proprio come ha insegnato berlusconi, e ribadito veltroni, basterà cambiare il linguaggio per svecchiare la vita politica di una nazione.
Comunque non siamo messi malissimo. Se non saranno i giovani del PD a veicolarci verso la civiltà, ci penseranno i nuovi “viola”, paladini della democrazia, della libertà di stampa, della Costituzione, della protezione animale, della salvaguardia del gelsomino nano, della Nutella, ma che se ne fotte dell’operaio: “Non siamo mica un sindacato!”
E non fa una piega!
Rita Pani (COMPAGNA APOLIDE)
Bastassero le parole a cambiare il corso delle cose...tra tanti parolai in giro da mo' che avremmo risolto il problema!
Mietta
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