2.26.2007

 

Le rivoluzioni

Da anni ormai sono convinta che la Rivoluzione sia possibile e necessaria. Badate bene che la Rivoluzione può anche essere non cruenta, anzi, nel mio immaginario, la mia Rivoluzione, non prevede violenza, se non quel paio di ceffoni, che ogni essere umano, una volta o l’altra vorrebbe appioppare a qualcuno.
Cos’è in fondo la Rivoluzione se non un sovvertire un sistema che sentiamo non appartenerci, e che sappiamo sia un limite devastante per la civiltà?
Per la mia rivoluzione non c’è bisogno di armi, ma delle moltitudini, che riescano a vivere come un’offesa le geniali idiozie che quotidianamente subiamo, senza nemmeno accorgerci ormai di essere perennemente violentati.
Vorrei fare anche io un sondaggio e chiedere ad un campione rappresentativo, quanto gli fotta del fatto che domani inizierà il Festival di San Remo, ma soprattutto, vorrei sapere quanti di coloro in ansiosa attesa, lavoratori precari, sanno che un ministro ha dovuto apporre un codicillo alla legge, per poter degnamente remunerare il sudore della fronte di Pippo Baudo e di quella sgallettata, piuttosto sguaiata che si porterà a presso, a lavorare faticosamente per cinque giorni, guadagnando (in deroga alla legge sulle remunerazioni della RAI) una mezza miliardata di vecchie lire.
Rivoluzione sarebbe occupare la città di San Remo, in massa, ed impedire di fatto lo spreco del danaro pubblico.
La Rivoluzione però non si farà, perché San Remo sarà comunque invasa da una moltitudine di imbecilli a caccia di autografi, o solo di una telecamera vagante per poter essere visto, anche solo un secondo dalla mamma che, nel frattempo ignara del decreto Nicolais, starà in attesa di vedere il botulino nel viso del cantante, categoria giovani, Jonny Dorelli.
La vera rivoluzione, però non l’ho fatta io, ma mi dicono l’ha fatta la Honda. Eh già! Voi non ci potrete credere ma da quest’anno la Honda abolirà lo sponsor. Via sigarette che spaccano i polmoni, al prossimo campionato di Formula 1, la vettura sarà decorata dalla Madre Terra, il globo sarà l’unico sponsor possibile, perché (cito) “La Honda decreta la svolta ecologica e sceglie la strada verde, e più che un cambio di rotta è una rivoluzione.”
Verrebbe da chiedersi se la vetturetta andrà a merda di vacca essiccata, per biodigestione, o ad idrogeno, e si scopre invece che pur avendo optato per la svolta ecologica, la macchina di Santa madre Terra, brucerà benzina. Perché le sigarette, si sa, uccidono. Ovviamente non solo non si abbandona la benzina, ma nemmeno il vil danaro, così, tutta la terra, potrà essere portatore di questo messaggio ecologista. Come? Pagando… “Sei così imbecille da volere il tuo nome stampigliato su una carrozzeria di un’auto che brucerà petrolio? Paga e ti sarà dato” (Chissà perché ho il sospetto che la Honda troverà gli imbecilli pronti a pagare!)
Come dicevo, sebbene io auspichi una Rivoluzione non violenta, all’imbecille che ha scritto l’articolo osannante, riportato poi da tutti i giornali, io due schiaffi, proprio glieli darei, e perché no? Anche due calci al culo.

Rita Pani (APOLIDE)

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2.25.2007

 

CENSURA? NO GRAZIE!

CENSURA? NO GRAZIE!
Ho letto un intervento-sfogo della compagna Doriana Goracci che lamentava di aver subito gravi atti di censura. Credo che il pezzo meriti la massima attenzione e, perché no, anche un gesto di solidarietà umana, morale e politica (dato che si tratta di confortare una compagna in crisi), soprattutto da parte di chi ha sempre lottato con fermezza e convinzione, tra le altre cose, per la libertà di espressione, di associazione e di partecipazione democratica, in questo ormai sventurato e miserrimo Paese.
Francamente, anch'io colgo segnali sempre più inquietanti che denotano la formazione di un vero e proprio clima di censura e di demonizzazione del dissenso antigovernativo. Come, d'altronde, si è avuto modo di notare già in altre circosatenze ed occasioni, come durante la vigilia della manifestazione di Vicenza quando, anche in alcuni settori moderati dello schieramento governativo (e mi riferisco in modo particolare ad alcune importanti cariche istituzionali, ossia all'ex vice-premier Rutelli e all'ex ministro degli Interni, Giuliano Amato), si è tentato di infangare, criminalizzare ed isolare un intero movimento di pace, che alla prova dei fatti si è rivelato alquanto civile, pacifico, intelligente, forte e coeso.
Oggi, questa campagna di oscurantismo e di vera e propria censura, tesa a ridurre al silenzio qualsiasi forma di opposizione e di antagonismo antigovernativo, che ricorre persino al linciaggio morale (e addirittura fisico) di quei compagni che dissentono (a tutti i livelli, dal basso fino ai vertici istituzionali e parlamentari), questa campagna liberticida, dicevo, appare più evidente, per cui turba ed inquieta maggiormente, dopo la svolta in senso moderato, filoclericale e neodemocristiano impressa dal Prodi bis-chero.
Si leggano i 12 punti del nuovo programma per rendersene conto: non compaiono più i DI.CO., quei ridicoli e innocui (eppure assai sgraditi ed invisi alle gerarchie vaticane) surrogati dei PACS, non si ravvisa più alcuna attenzione e sensibilità verso le gravi emergenze sociali che affliggono il Paese, in primis la precarietà del lavoro, ecc., ma vengono formulate poche enunciazioni alquanto vaghe e generiche, facilmente rinnegabili, eludibili ed oppugnabili, nel senso che non significano e non comportano nulla di concreto, ma soprattutto nulla di sinistra!
Infine, gli ultimi due punti (11 e 12) sono invece più netti e più fermi, perciò più pericolosi, in quanto sanciscono la creazione, in forma surrettizia ed anticostituzionale, di quel super-premierato che il bandito Berlusconi ha cercato invano di istituire in Italia. Ci voleva un governo sedicente di centro-sinistra per riuscire in questa impresa, che ha il sapore di un vero "golpe istituzionale", seppure attuato in maniera soffice, dolce e, apparentemente, indolore. Ma le conseguenze concrete, e dolorose, non tarderanno a farsi sentire...
Purtroppo per noi e per quel poco di democrazia, oltretutto formale e costituzionale, che resta in Italia!
Lucio Garofalo

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2.24.2007

 

E forza Stalin

C’è una novità, non mi va più di essere moderata, e tanto meno mi va di continuare a subire oltraggi su oltraggi. Poi magari domani ci ripenso, e forse mi modero un’altra volta. Ma proprio oggi non mi va.
Mi dispiace moltissimo che non ci sia Stalin, e di egli soprattutto, mi mancano le purghe. Se ci fosse, io potrei stare in pace a leggere le idiozie che piovono a mezzo stampa, giorno dopo giorno, da un pluripregiudicato, corruttore, grande evasore fiscale, sospettato di connivenza con la mafia, che non capendo un accidente di politica, ha provveduto a crearsene una tutta sua, con nuove e deliranti regole, con una giustizia non tanto fai da te, ma quanto fai per te.
Se ci fosse Stalin, allora sì, che avremo a buon diritto i comunisti al governo, ma io non posso tollerare che si utilizzi il termine “comunista” come un oltraggioso epiteto.
Non mi modero, non ne ho voglia. Non è stucchevole ciò che un pluripregiudicato che è riuscito a governare un paese democratico, insulti qualunque cosa non rientri nei suoi schemi di malaffare e piduismo, è stucchevole che ancora lo si lasci parlare, presentandolo come “autorità”.
L’Italia è l’unico paese in cui governino i comunisti … Fossi in Follini lo denuncerei per diffamazione e calunnia, ma anche se fossi D’Alema, Prodi, la Bindi, la Turco, Di Pietro e tutta l’allegra brigata di fancazzisti… Una bella denuncia per diffamazione e calunnia, uguale per importo a quelle standard che lui elargisce a chiunque osi pronunciare il suo nome in vano.
Parla ancora, nonostante abbia colpevolmente ridotto la politica italiana a mero spettacolo calcistico, dove gli elettori non sono più elettori ma semplici tifosi.
Anche il Papa parla ancora, sempre intriso del suo giovanilistico modernismo, sull’aborto e sulle famiglie non unite nel sacro vincolo del matrimonio, e del divorzio, la mano del diavolo. E chi utilizza il Papa come arma per sradicare le ragioni di una democrazia? Belzebù.
Infine inizio a provare una certa acidità di stomaco verso i compagni che, turatosi il naso una volta, hanno scordato di levare la molletta e respirare a pieni polmoni il fetore che ci sovrasta.
Ma dov’è la sinistra in questo governo? E chi di voi ha votato per Follini? E dove stava la TAV entrata d’obbligo nel programma a sostituire il codicillo dei diritti civili a cittadini normali, ancora dotati della capacità di amarsi l’un l’altro?
Siamo ridotti ad un livello di scempiaggine tale che non mi stupirei se la prossima tornata elettorale si svolgesse, inviando un SMS al Vicinale, al costo di poco più di un euro a botta.
Chi volete eliminare? Fatta la scrematura ci sarà la finalissima, chi volete far governare? Scrivere Pro per Prodi e Nan per berlusconi. E comunque anche così, il regolamento sarebbe più serio di quello scritto, per dispetto dall’ex ministro delle riforme calderoni;
E io continuo a lucidare le punte del mio forcone, perché prima o poi, ne sono certa, qualche altro si stuferà d’essere oltraggiato da chi è stato delegato a curare i NOSTRI interessi. La politica non è una cosa sporca, è solo stata insozzata da un branco di zozzoni.
Concludo con una facezia… Ma previti, 7 anni e mezzo di galera, si è mai dimesso?

Rita Pani (APOLIDE)


 

Un grappolino, che sarà mai?


Quando si tratta di americani, alla fine, qualunque cosa dici, salta sempre fuori l’ultimo accanito fan di shwarzenegger che ti ricorda come sia, il paese più … grande, democratico, obeso e N altri aggettivi; sempre ovviamente adulanti/adoranti.

Non avevo preso molto bene la notizia che arriva da Oslo sulle cluster bomb, ovvero le tristemente note “bombe a grappolo”, ora mi sembra che mi sento anche peggio.

Non avevo capito, in buona sostanza, perché mai si dovesse attendere il 2008 per cessare un opera ignominiosa, anziché far cessare la produzione e l’utilizzo di quest’arma orribile e micidiale, seduta stante, ma ora leggo che gli americani, non hanno nemmeno partecipato alla riunione di Oslo, dove 46 paesi hanno chiesto l’eliminazione di questi ordigni, ma hanno anche fatto sapere, in modo abbastanza celere che le conserveranno nei loro arsenali e le continueranno ad utilizzare.

Ora io lo attendo l’imbecille, che mi scriverà la e-mail di prassi che sembra quasi una circolare, da utilizzare ogni volta che scrivo Amerikani… “Vattene a Cuba xchè gli americani sono democratici e a te nn ti ci fanno entrare in amerika che i comunisti mangiano i bambini e siete illiberali xchè nemmeno la statua della libertà ci avete a Cuba” … so che mi arriverà, ma quello che mi chiedo è questo:

E’ possibile che si continui a sottostare all’impunità e alla supremazia di questi colonizzatori?

Possibile che la mutilazione di migliaia di bambini innocenti sia un argomento intrattabile, per il popolo della statua, così generoso da arrogarsi il diritto di esportare democrazia anche a chi, tutto sommato stava meglio con la barba o con Saddam Hussein?

Rita Pani (APOLIDE)

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2.23.2007

 

LA LEZIONE DI VICENZA


Sono opportune, e necessarie, alcune riflessioni sullo straordinario evento della manifestazione di Vicenza, che ha mobilitato oltre 200 mila persone, anche alla luce di un altro avvenimento straordinario, ma non certo imprevedibile – o inevitabile -, vale a dire la rocambolesca e fantozziana caduta del governo sulla mozione dalemiana in materia di politica estera e le doverose dimissioni presentate al Quirinale dal ragionier Fracchia/Prodi.
Anzitutto, va fatta una considerazione positiva sull’esito della manifestazione.
La manifestazione di sabato 17 febbraio a Vicenza si è svolta senza il minimo incidente. L’unico scontro registrato, è stato un litigio tra cani (esattamente un “feroce” mastino napoletano – sempre i soliti meridionali – e un piccolo, ma combattivo esemplare di razza bastarda – un extracomunitario), visto che in tanti, tra i manifestanti, sono stati accompagnati, non solo dalle rispettive famiglie, ma altresì dall’amico più fedele dell’uomo (che non è Emilio Fede).
Inoltre, qualcuno ha sparato un rumoroso petardo… Ma cosa si pretendeva, il clima era anche un po’ carnevalesco, per cui qualche botta e qualche scherzo, lazzi e frizzi, erano proprio adatti all’occasione! Eppure, le vere, tragiche buffonate e mascherate, sarebbero ancora dovute venire, ma altrove, in altre sedi e in altre circostanze, che non hanno nulla a che spartire con la piazza e con l’esperienza vicentina. Mi riferisco alla farsa e alla tragicommedia messa in scena al Senato il 21 febbraio, giorno delle Ceneri, data di inizio della Quaresima, che è tempo di digiuni e penitenze (per noi comuni mortali, non certo per loro, immortali, nel senso che non si staccheranno mai dallo scranno su cui hanno appoggiato i loro “sacri” deretani) fino alla Pasqua, secondo i precetti sanciti dalla chiesa cattolica apostolica romana.
Non si tratta di una coincidenza puramente casuale! L’idea che nella caduta del governo c’entri lo zampino-zampone dell’eminenza grigia Ruini e delle gerarchie vaticane, non è un’ipotesi tanto azzardata. Come si cercherà di evidenziare nel seguito del presente articolo.
Per il momento soffermiamoci ancora sul tema iniziale.
La vergognosa ed infame strategia della tensione, messa in opera nei giorni immediatamente precedenti la manifestazione vicentina, ha miseramente fallito. Ha fallito miseramente, in modo comico e grottesco, chi, sia negli organi di informazione, sia tra gli esponenti del ceto politico (in entrambi gli schieramenti, centro-destra e centro-sinistra), ha puntato a creare un clima di panico, di psicosi collettiva, di allarmismo eccessivo, per spaventare ed inquietare l’opinione pubblica, al fine di indebolire ed isolare il movimento. Un movimento che, invece, si è riunito e mobilitato in massa a Vicenza. Ha miseramente fallito chi ha agitato e sbandierato lo spettro delle presunte “nuove Brigate rosse”, giungendo persino ad insinuare ed avanzare assurde, farneticanti e deliranti connessioni tra la lotta armata (che in realtà nessuno degli arrestati aveva ancora messo in pratica) e il popolo di Vicenza, ossia il popolo della pace. Un movimento assai contaminato, variegato, eterogeneo, che ha coinciso con il popolo dell’intera sinistra, non soltanto di quella cosiddetta “radicale”, ovvero con una parte consistente della società italiana, rappresentata a Vicenza da un campione di oltre 200 mila persone in carne ed ossa. Un movimento che ha dato vita ad un’imponente manifestazione pacifista, assolutamente pacifica e non violenta, allegra e divertente, colorata e fantasiosa, impartendo una memorabile lezione di civiltà politica e di buon senso, di superiorità e di forza morale, mettendo a tacere quanti, anche tra le fila governative (si pensi all’ex Ministro degli Interni Giuliano Amato e all’ex vice-premier Rutelli), si erano improvvisati oracoli e cassandre, ovvero profeti di lutti e sciagure che non si sono avverati, non per puro caso o per fortuna, ma per l’eccezionale vigore morale e civile del movimento, per il senso di maturità e responsabilità effettivamente mostrato, per la tenacia e la spinta ideale che ha saputo esprimere e che hanno animato l’esperienza vicentina, che non è stata priva di conseguenze, anzi. Come abbiamo poi visto.
Infatti, il ragionier Fracchia/Fantozzi (alias Prodi) si è immediatamente affrettato ad applaudire ed elogiare (in pratica ad irridere ed ingannare, ancora una volta) i cittadini che hanno manifestato in massa, aggiungendo una chiosa, ossia che le manifestazioni non rappresentano la “forma suprema della partecipazione politica” e non sono “il sale della democrazia” (allora, ragioniere, ci dica quali e dove sono il “sale della democrazia” e “la suprema partecipazione politica”, forse nei banchi, e sotto-banchi, governativi e parlamentari?), concludendo che in ogni caso il governo non avrebbe affatto cambiato la decisione già presa (ma da chi?) in merito all’allargamento della base NATO di Vicenza. Bene, un caloroso applauso a mister Fracchia!
Già questa sprezzante prova di insulsa e sciocca arroganza, di assoluta incapacità, o assenza di volontà, di ascoltare ed apprezzare in concreto le istanze di pace (e non solo di pace, ma anche di giustizia, di equità sociale, di rispetto della sovranità nazionale, di osservanza dei principi costituzionali, eccetera) provenienti dal basso, dalla gente reale (in particolare dagli elettori del centro-sinistra, perché di questo si tratta), avrebbe meritato una lezioncina.

Ma costoro quando capiranno, quando impareranno a vivere, e a governare? Giammai!
Si sapeva, e si sa, che il movimento non si sarebbe certo arrestato dopo la manifestazione di Vicenza, anzi avrebbe proseguito, e proseguirà nelle mobilitazioni e nelle lotte, con la giusta e necessaria fermezza, continuando anzitutto a presidiare la zona del Dal Molin, al fine di creare un solido blocco di resistenza popolare e territoriale, come già accaduto in Val di Susa e altrove. Questo nessuno l’ha capito, o comunque l’ha ponderato, tra i boss dell’Unione che ambivano velleitariamente a governare alla stessa stregua del berlusconismo, senza però avere il Berlusca (vale a dire “l’uomo forte”, “l’uomo della provvidenza”, ovvero “l’unto del Signore”, e via discorrendo), ossia con metodi autoritari e antidemocratici, in forme plebiscitarie e populistiche, senza tuttavia la prepotenza e la spinta trascinatrice del populismo berlusconiano, insomma non solo nei contenuti, ma persino nei modi e nelle procedure formali del berlusconismo, pur avendo alla guida dell’esecutivo Fracchia, e non la Belva Umana.
Ma non dobbiamo dimenticare che costoro sono, come al solito, “forti con i deboli (noi miseri sudditi) e deboli con i forti”, vale a dire i poteri forti che da sempre condizionano in maniera pesante e determinante la vita politica e sociale in Italia. E non mi riferisco solo al Vaticano, alla Confindustria e alla NATO, bensì pure a quei poteri occulti quali mafia, massoneria (leggi P2), servizi segreti, più o meno deviati, nostrani ed esteri (leggi soprattutto CIA e Mossad). Poteri verso cui qualsiasi governo si è dimostrato sempre subalterno e succube.
Insomma, una piccola lezione se la sono proprio cercata!
E’ indubbio che il governo è caduto da solo e si è fatto male da solo. Mister “baffetto sparviero” poteva fare a meno di chiedere e di effettuare la verifica sulla “sua” politica estera, eppure l’ha fatto ugualmente, commettendo un grave, fatale errore/orrore di ingenuità, o di presunzione. Come mai? Il fatto è che una verifica parlamentare era davvero opportuna e doverosa, proprio alla luce di quanto era successo a Vicenza. Pur nella sua nota arroganza e furberia, il baffetto è stato politicamente corretto e scorretto nello stesso tempo.
Nel frattempo, infatti, c’è stata Vicenza, dove hanno sfilato, pacificamente (smentendo tutti gli artefici e i complici della suddetta strategia terroristica e allarmistica), oltre duecentomila persone del popolo della sinistra, non gente di Berlusconi (sebbene, per onestà, occorra ammettere che all’interno dei comitati cittadini contro il Dal Molin ci fosse anche qualche simpatizzante leghista o della destra locale), ma dell’intera sinistra, dalla CGIL a Rifondazione comunista, da Pax Christi all’area dei centri sociali e dell’antagonismo anarchico.
Dunque, l’esperienza di Vicenza ha innescato un meccanismo tale da indurre all’esplosione, comunque inevitabile, di quelle contraddizioni insite sin dall’inizio nella coalizione governativa, troppo eterogenea e troppo composita, in cui i vari boss – presunti leader e statisti – si sono rivelati assolutamente incapaci di conciliare e mediare tra le posizioni contrapposte.
Come dicevo all’inizio, nella rovinosa caduta del governo c’è con molta probabilità lo zampino dei poteri forti, in particolari del Vaticano e della Confindustria. Vediamo perché e come.
La rappresentanza parlamentare di alcune lobbies, quali quella delle gerarchie vaticane e confindustriali, è simbolicamente concentrata e segnalata in due illustri e potenti figure/figuri, e nei loro voti decisivi. Infatti, l’astensione del senatore Giulio Andreotti (uomo del Vaticano, abilissimo maestro nel far cadere tanti governi nella storia della Prima repubblica, ed ora anche della Seconda Repubblica) e l’astensione del senatore Pininfarina (uomo della Confindustria, un po’ più inesperto, ma non meno abile del primo) soltanto in apparenza sono da collegare direttamente alla votazione sulla mozione presentata da D’Alemabaffetto perfetto – in materia di politica estera, ma in effetti celano ben altri significati ed altre implicazioni politiche più occulte, di stampo quasi massonico-mafioso, riconducibili ad altre materie oggetto dell’attività di governo negli ultimi mesi, vale a dire il disegno di legge sui DI.CO. e la legge economico-finanziaria – di lacrime e sangue.
Ora ci attende una fase di inciuci e compromessi, di politica politicante, di trattative sotto banco, di opportunismi e trasformismi, che probabilmente condurrà ad allargare e rafforzare la base del consenso parlamentare al governo, puntando ovviamente al centro del centro-destra, per indebolire e marginalizzare ulteriormente l’ala della cosiddetta “sinistra radicale”.
E così avremo un Prodi bis-chero!

Lucio Garofalo


2.22.2007

 

Le dodici tavole.


Così Prodi scese dal Sinai recando con se i dodici comandamenti … ooopsss … 10 (Mel Brooks docet), e la miriade di apostoli, in puro spirito dogmatico acconsentirono a giurare fedeltà, all’indiscusso capo, uscito vittorioso dalle primarie. E vissero tutti felici e contenti, ci starebbe proprio bene
Voglio essere estremamente onesta, con voi che avete la pazienza di leggermi: Non parlerò del compagno Follini, dell’Italia di mezzo spostata poco, poco a sinistra o a destra, a seconda della necessità.
Voglio anche essere, una volta tanto moderata, quindi non mi lascerò andare ad analizzare la solidità di un governo di centro sinistra che chiede aiuto al centro destra. Poi perdonatemi, ma tanto ho già detto che io a votare col naso turato, per ottemperare al mio smodato senso di responsabilità, ci sono andata una volta, e non ci andrò una seconda.
Anzi, non parlerò nemmeno della crisi di governo. Ne stanno parlando tutti, ma proprio tutti. Ho letto cose molto intelligenti, cose belle da farti quasi innamorare (Gian Antonio Stella sul Corriere) e una miriade di castronerie che a ragione fanno dubitare dell’utilità dei blog; un tizio commentando un articolo di Pino Scaccia … “ringraziava la crisi di governo per gli oltre 500 accessi al suo blog”.
Per questo, ringraziando Carlo che me l’ha segnalato, vi posterò una chicca silenziosa, un sibilo, un pugno sullo stomaco che mi porta irrefrenabilmente a tenere lucidi ed appuntiti i denti del mio forcone, da brandire, spero al più presto, sotto la spinta di un forte rigurgito di giustizia e dignità:

Sanremo, il ministro salva il Festival compensi sbloccati a Baudo e Hunzinker

ROMA - Il Festival di Sanremo è salvo. Il ministro per le riforme, Luigi Nicolais, ha firmato oggi la circolare che elimina il tetto ai compensi per le star della Rai, previsto dall'ultima finanziaria. Niente più limite di 272 mila euro, quindi, per i presentatori Pippo Baudo e Michelle Hunzinker.
L'eventuale applicazione del tetto previsto dalla Finanziaria - è scritto nella circolare firmata dal ministro Nicolais - "altererebbe il normale esplicarsi del confronto aziendale ponendo la società a prevalente partecipazione pubblica in una situazione di svantaggio alterando significativamente le regole del mercato della concorrenza".
Ma la decisione del ministro non piace al Codacons e all'Associazione degli Utenti radiotelevisivi, che rendono noto di aver pronto un ricorso al Tar del Lazio "finalizzato a bloccare la manifestazione canora, per la nota vicenda dei compensi agli artisti che in alcuni casi (si parla di Baudo e di Penelope Cruz) supererebbero i 250.000 euro, in violazione dell'art. 593 della Finanziaria sui compensi in tutte le aziende pubbliche".
"Chiediamo un contro urgente al Direttore Generale Rai, Claudio Cappon - afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi - per avere garanzie certe che le spese assurde e inutili del Festival non gravino sulle tasche degli utenti. In assenza di riscontro - prosegue Rienzi - depositeremo domani un ricorso d'urgenza al Tar contro i maxi-cachet che violano la legge Finanziaria".

Abbiate fiducia, non vi è pericolo che l’Italia si trasformi.

Rita Pani (APOLIDE)

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La caduta

La caduta di Prodi non farà il tonfo sperato a destra, ma questo non è consolante nemmeno per noi che a sinistra ci stiamo davvero.
Sarà semplice poi, per la stampa amica, e per le riunioni di condominio (ormai le sezioni non esistono più) liquidare il tutto con : è colpa di quei due, che volevano giocare a fare una rivoluzione.
Sarà semplice ed ingiusto. Ammetto che nemmeno a me sono sembrati molto intelligenti, ma ribadisco, è troppo semplice.
Il fatto è che questo governo, di sinistra non lo è mai stato, ha solo cercato di farsi piacere per forza una sinistra che a stento tollerava.
La verità è che se non fosse caduto oggi, il governo Prodi sarebbe caduto al Senato, quando si fosse trovato a discutere dei DICO; mastella l’aveva annunciato.
Un’altra verità, è che questo governo, se ne fotte del suo elettore.
L’ho scritto, in qualche modo, l’altro giorno. La piazza è importante sempre, ma lo è ancor di più quando è la stessa piazza che ti ha votato.
L’errore di Prodi è stato quello di non tenere nella giusta considerazione, i cinque anni di barbarie che l’hanno preceduto; è stata la sua incapacità di aprire al diverso, e non mi riferisco agli omosessuali, ma al diverso modo di fare politica, di amministrare la cosa pubblica, rispetto alla barbarie che abbiamo conosciuto.
Leggete i titoli dei giornali, che si susseguono uno dopo l’altro: parlano tutti di lealtà, ma della lealtà sbagliata… “Tornerò solo se appoggiato completamente… Ora l’Unione sia leale – a Prodi –
No, cari. Ora l’Unione sia leale nei confronti dei cittadini italiani.
So bene l’utopia dei miei pensieri, so bene che abbiamo subito troppe trasformazioni, troppi condizionamenti per credere ancora in un ideale di giustizia sociale, democrazia e libertà, per credere ancora che la politica valga la pena di farla.
Ora che al senato, due senatori hanno mostrato al mondo le loro palle, vadano a Vicenza a spiegare che hanno vinto. Vadano a spiegare cosa sarà quando tornerà il nano con tutte le sue ballerine. calderoli in calza a maglia, danza già su tutti i teleschermi, tornerà ministro prima o poi, magari del lavoro, della giustizia, o perché no? Dell’istruzione…
La politica è una cosa seria, se non siete capaci, lasciate perdere che è seria anche la fame.

Rita Pani (APOLIDE)


2.21.2007

 

9 mesi per partorire una ....

… E il conflitto di interessi?

- Lo faremo. Tra un anno.

…E la riforma della legge elettorale?

- Sono cose che richiedono una larga intesa. La faremo tra un anno.

…E la revisione della legge 30, l’abolizione del precariato?

- La faremo, tra un anno.

E mò? Mi chiedono via SMS, o per e-mail…

E mò, ricomincia il tango. Il tango è quello, puoi cambiare qualcosa, ma la musica è quella e i ballerini pure, tutti uguali, sempre loro.

… Solo una cortesia, non riaprite la fabbrica del programma, non richiamatevi più sinistra, non andate nell’armadio a ripescare la giacchetta da riformatore, da giusto sociale, da attento ambientalista, che nemmeno ha avuto il tempo di inzupparsi di muffa.

Andatevene, - non voglio essere cattiva – non a lavorare, che non ci siete abituati, andate a giocare a golf, trovatevi un hobby, fate qualcosa ma sparite.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Sono i poveri i più poveri

Lo so. “La matematica non è un pignone”. Finalmente i miei amici dell’ISTAT sono tornati in tutto il loro splendore.
Mi mancavano le loro ricerche sul’inflazione, reale e percepita, mi mancavano le loro cifre, i loro calcoli, le loro scoperte epocali.
Sono le famiglie numerose quelle in cui maggiormente si percepisce l’inflazione, dicono, sono quelle famiglie composte da due persone virgola cinque.
Come è composta una famiglia di due persone e mezza? Padre madre e abroto tardivo, o padre madre e nonno in congelatore?
A leggere i risultati della faticosa indagine ISTAT sull’andamento dei prezzi al consumo, si resta sbigottiti: sono le famiglie più povere ad essere più penalizzate dall’inflzione. Davvero? E’ impossibile da credere.
Mi piace particolarmente, lo scontro tra titani, ovvero quando l’Eurispes non concorda con l’ISTAT.
Secondo il primo in Italia la povertà dilaga, secondo l’altro, la povertà è un bacillo confinato in chi può spendere in media 510 euro al mese in beni di prima necessità, tra i quali l’ISTAT include lettori mp3, riproduttori DVD, pasta, caffè e zucchero.
Sono sicura che un giorno riuscirò a comprendere l’utilità dell’Istat, per ora preferisco fidarmi di me.
Non ci vuole molto a comprendere a che livello sia l’economia italiana, basterebbe guardarsi intorno; l’altro giorno in una via del centro, di una città qua vicina, ho visto un cartellone nero con le lettere d’oro dentro una vetrina …
“Vieni a trovarci oggi e paghi tra tre mesi…” Era un’agenzia di pompe funebri.
Grazie per la fiducia, ma magari ripasso… Avrei voluto dirgli, ma non l’ho fatto. Mi sa che porta sfiga.

Rita Pani (APOLIDE)


2.20.2007

 

Vicenza

http://gisa.splinder.com/post/11046133/Vicenza%2C+17+febbraio+2007

R.

 

Vicenza e le altre

Lo sapete sono, orgogliosamente, sarda; è di questo che scriverò. Della strana sensazione di vivere circondati dai carrarmati, dall’angoscia che si prova vedendo elicotteri armati che ti passano a cinque metri dalla testa, dal dolore che da la morte senza perché.
Comprendo Vicenza, quindi, molto più di quanto comprenda l’esigenza di continuare a pagare un debito da strozzini, pagato col Cermis, con Ustica , con lo strapotere della CIA che da sempre ha sovvertito o ha tentato di sovvertire il nostro libero stato.
Comprendo Vicenza perché una mattina d’inverno, volevo solo portare il mio cane a passeggio nella spiaggia che frequentavo abitualmente, ma da dietro i pini spuntarono quattro MP che parlavano un inglese bizzarro, e mi impedirono l’accesso a quella che credevo essere casa mia.
Comprendo Vicenza perché spesso, venivo letteralmente obbligata a gettarmi in cunetta, mentre percorrevo la Strada Statale 126, per recarmi a casa mia – casa mia in senso letterale – perché dovevo dare strada alle interminabili colonne di mezzi militari americani, che i “nostri” in confronto, sembrano Smart.
Vicenza potrebbe essere in Sardegna, dove un giorno, mentre stavo in giardino a curare le rose, sentii tremare la terra e vidi delle ombre enormi offuscare il sole. Erano tre elicotteri Apache, armati con le bombe nella pancia, e un gruppo di esaltati in ognuno, con le gambe a penzoloni.
Non abitavo a Teulada, e nemmeno vicino, ma quando impazza la guerra simulata, loro si prendono tutto il Golfo, e la terra più in là.
In Sardegna, la guerra c’è per mesi interi e i pescatori non possono pescare. Forse non sanno che i pescatori vivono di pesca; forse prepararsi alla guerra è più importante di campare.
Ne ho sempre parlato di Teulada, del poligono, della zona militare, delle spiagge rubate, del pericolo dei proiettili inesplosi, delle bombe tirate su dalle reti dei pescatori, ma sembra che chi non ha visto la vastità della terra rubata, non possa rendersi conto della sua immensità. Chilometri e chilometri che non finiscono mai, e che sembra un deserto, dove al fuoco non resta che bruciare i suoi avanzi.
Ora dicono che se ne andranno dalla Maddalena, per esempio, ma in fondo non se ne andranno mai. Non vedremo più le belle chiappe sode dei marinai americani, girare per il porto di Palau, e forse non vorremo vedere l’eredità che lasceranno per migliaia di anni a venire. L’avvelenamento da torio, per esempio, figlio dei sottomarini nucleari che nessuno è mai riuscito nemmeno a censire. Un avvelenamento che le “commissioni di governo” hanno sempre cercato di minimizzare, rendendolo quasi un fatto naturale. Un po’ come la sindrome di Quirra, una malattia che uccide ma che nessuno conosce; anzi, sebbene la gente a Villaputzu muoia, nemmeno esiste.

Rita Pani (APOLIDE AFORAS)


2.18.2007

 

Caro Romano... di nuovo

Ciao Romano, ti ricordi? Sì, sono sempre io, quella comunista rossa rossa; ma non prendertela, non ti scrivevo più da un pezzo, sono certa avrai pazienza. E’ che ci provo a tacere, poi però mi ricordo perché decisi di votare per te… Ti ricordi? Ti votai solo per avere il diritto di lamentarmi, qualora le cose non fossero andate troppo bene.
E le cose non vanno, caro Romano, non vanno per nulla, come avevi promesso sarebbero andate.
La serietà al governo!” Era il tuo slogan. Ci hai fregato, un punto per te. E’ vero, hai tolto dal governo i nani e le ballerine, ma non basta la seriosità di un viso a rendere serio un governo.
Perché quest’Italia deve cambiare!” Anche questo era un tuo slogan, e qua non ci hai fregato nemmeno un po’.
Ti ho votato Romano, e l’averlo fatto mi porta ad affermare che, fino a quando non si ripristinerà il senso della politica (pensa, mi annoio persino a scriverlo, figurati il tedio per chi legge) io non voterò più. E credimi caro Romano, se ti dico che non sono la sola a pensarla così.
Spiegami un po’ Romano, quando dici che “rispetti la piazza ma la decisione (presa in precedenza da berlusconi), non si cambia”, dove dovrei notare il cambiamento dell’Italia?
Sì, c’è la differenza che tu rispetti la piazza mentre lui ci trattava da fancazzisti, squattrinati e puzzolenti, ma alla fine? Gli americani la base la faranno a Vicenza mica nel parco della villa di Arcore.
Ci dite che l’economia corre, e caro Romano, lo diceva anche lui, poi però, i conti voi li avete visti. Il fatto è che oggi come allora alla corsa dell’economia assistete soltanto voi.
Persino il ministro Padoa Schioppa è stato incapace di dimostrare la serietà del cambiamento del governo. Ti ricordi i movimenti No-Tav? Ti ricordi, Rutelli, Di Pietro, Pecorario che seduti comodi nei salotti televisivi, davano la solidarietà ai movimenti? Che belle parole quelle sul riassetto delle nostre ferrovie, che belle immagini di salvaguardia della natura, bellissime …
Oggi annunciate così, a bruciapelo e senza nemmeno uno spruzzo di borotalco, che la TAV si farà?
E il cambiamento?
Caro Romano, mi devo aspettare forse che da qui a breve, venga fuori un altro dei tuoi serissimi ministri, a dirmi che avete dato il via ai piloni (magari col morto dentro) del ponte di Messina?
State sbagliando a comportarvi esattamente come berlusconi, state sbagliando a credere che a noi basti la pacca sulla spalla sotto forma di DICO, di interventi urgenti per il tifo sportivo, per la lotta alle modelle magrissime, alle liberalizzazioni da attuare solo e soltanto se sono d’accordo le parti (economicamente rilevanti) interessate.
Non state ri-costruendo nulla in questo paese, avete messo solo qualche pezza qua e là, non avete nemmeno provato a trasformare la nostra fame in un più accettabile appetito.
Abbiamo votato per la pace, per il lavoro, per l’equità; siamo in guerra, disoccupati o precari, e sempre uguali a noi stessi, a vedervi schiavi del Papa o di Bush, di Montezemolo o delle banche…
Forse è vero che più si va in alto e meno appare visibile ciò che sta in basso.
Auguri Romano, mi sa che ne hai bisogno.

Rita Pani comunista (APOLIDE)


2.17.2007

 

Vicenza vista dall'alto

Non sono andata a Vicenza; non ho potuto. Avrei voluto esserci e allora ho optato per seguire la diretta di Sky. Che bellezza! Ogni volta che seguo un evento in diretta da quella TV, mi chiedo, guardando bene in faccia il cronista: “Ma ti pagano, o le cazzate le spari gratis?”.
Poi però ci sono gli ospiti in studio, che magari vanno gratis a dire cazzate, ma sono pagati per essere senatori o deputati.
Il festival dell’idiozia ha avuto inizio quando, la giornalista in studio, annunciava orgogliosamente “l’esclusiva dell’elicottero” – Soltanto il nostro elicottero potrà sorvolare Vicenza –
Avere l’esclusiva comporta il pagamento dei diritti … A chi sono stati pagati i diritti della manifestazione? E da quando una manifestazione politica, pacifista, di protesta, vende i diritti sull’informazione al pari, del matrimonio di un vip, del divorzio di Albano, o dell’ imperdibile verità sull’ultima storia di corna, che ha portato il dramma in casa di … (fate un po’ voi) ?
Va bene, lo ammetto, la politica ormai dibatte i temi epocali della nostra esistenza, con la metafora calcistica, ma che si potesse ridurre una manifestazione politica, ad una partita di calcio, mi sembra troppo.
Il festival dell’idiozia è proseguito con ritmo incalzante… Da studio: - Ci riferiscono di slogan inneggianti alla liberazione dei compagni incarcerati, dimmi, tu che stai sull’elicottero, cosa hai sentito? Cosa hai visto da lassù? Che mi dici degli striscioni? –
Il faccione del tizio alato, si poneva allora prepotentemente a tutto schermo, adornato da due cuffie da poligono, ed incredibilmente rispondeva. Non una cosa intelligente, che so? “ Non sono Superman. Non sento una mazza, tranne il frastuono dell’elicottero, appena attenuato dalle cuffie isolanti, e vedo ancora meno, se non il brulicare di una miriade di formichine colorate…” No, il cronista la cronaca la fa, e la fa da “milleduecento piedi” (ci teneva così tanto a dirlo che ho dovuto scriverlo), e allora: ALLAAAAARMEEEE…. – C’è del fumo che proviene dai manifestanti dei centri sociali, c’è del fumo di un fumogeno –
In studio però, ancora non si è spenta la speranza di un attacco in forza dei celerini, di una fronte sanguinante o almeno di una famiglia bastonata per caso … “Dicci del fumo che vediamo anche da studio…”
- E’ un fumogeno, ma noi adesso ripercorreremo il percorso al contrario, perché stanno arrivando altri manifestanti…Ne stanno arrivando altri … -

Speriamo bene, sembrava voler dire…

Rita Pani (APOLIDE)


 

Ci deve essere qualcosa nell’aria...


Stazione Termini, l’altro giorno, interno della carrozza del solito regionale che mi riporta a casa tutte le sere. Le batterie del lettore mp3 erano scariche e così ingannavo il tempo scrivendo.
In ottemperanza a qualche assioma della Legge di Murphy, puntuale come una nevicata dopo una scossa tellurica di magnitudo nove, un signore e sua moglie sono venuti a sedersi di fronte a me. Lui era un magnifico esemplare di logorroicus senilis: si vedeva e, soprattutto, si faceva sentire. Come se non fosse abbastanza, apparteneva alla categoria peggiore, ovvero quella degli scontenti per default e definitivamente incazzati a vanvera. Questo genere di passeggero, se non si predispongono adeguate contromisure preventive, ha la capacità di rendere il viaggio un’esperienza molto simile a quella dei deportati nei campi di sterminio nazisti. Anni di frequentazione di mezzi pubblici mi hanno fatto sviluppare quel sesto senso altrimenti latente negli spostanti privati, che insegna ad apparire sempre affaccendato in qualcosa: lettura, scrittura, scarabocchi, compagni di conversazione immaginari, sonni, qualsiasi cosa. Tutto, tranne l’ozio: è come se vi disegnaste un bersaglio sulle orecchie e invitaste il cecchino di turno a colpirle ripetutamente con raffiche di lamentele e luoghi comuni. È la dura legge della selezione naturale. Egli è partito con i classici: pochi treni, sempre in ritardo, ecc. ecc.
Frattanto, a ogni geremiade, la moglie annuiva autorizzando il piagnucoloso compagno a reiterare le sue litanie strazianti, individuando successivamente nei graffiti sulle mura che costeggiano i binari, nuovi obiettivi per la successiva invettiva: “Queste brutte scritte impossibili da leggere, fatte con le bombolette di vernice spray che se io fossi il governo ne proibirei la vendita”. Poi, dopo avergli telefonato lamentandosi di qualcosa, ha accusato il figlio di avergli ricaricato il cellulare con pochi euro. Quindi, ha finalmente osservato qualche nanosecondo di silenzio, utilizzandolo per determinare il successivo target: i vagoni fermi lungo i binari morti. A suo dire, le Ferrovie dovrebbero impiegare alcuni vigilantes con licenza di uccidere. Non mi è stato chiaro “chi” avrebbero dovuto abbattere ma, in omaggio al mio istinto di sopravvivenza, mi sono ben guardato dal chiedere lumi; così ho immaginato che qualche binario non fosse effettivamente morto, tanto da rendere necessario l’impiego di queste guardie per assestare un pietoso colpo di grazia per abbreviargli l’agonia. Mi sono anche chiesto se, utilizzando le nuove tecnologie oggi a disposizione della scienza medica, non si sarebbe potuto fare qualcosa per tentare, invece, di salvarli. Con sollievo li ho visti scendere alla prima stazione intermedia, dopo un “solo” quarto d’ora di viaggio: tutto sommato, poteva andar peggio. Nonostante sia ormai avvezzo a questi comportamenti, li avverto come sintomi del progressivo deterioramento culturale e civile del Paese. Con l’aggravante che questi soggetti, a dispetto dell’età, sembrano riprodursi a ritmo vertiginoso. Adesso non saprei dire se ciò sia da imputarsi a un uso smodato di viagra scaduto o se invece sia colpa dell’alta concentrazione di pippobaudite, una sostanza rilevata ovunque in concentrazioni fuori della norma e dagli effetti ben più devastanti delle polveri sottili.
A riprova di questo, le dichiarazioni di Bertinotti che, seppur a malincuore, non ha partecipato alla manifestazione contro l’ampliamento della base militare americana a Vicenza: sembra che il presidente della Camera non possa pubblicamente contestare sé stesso. Ha però assicurato che, durante lo svolgimento del corteo che ha seguito per televisione, si è gridato addosso slogan e finanche insulti.
Anche con molti colleghi non mi ritrovo più. Venerdì, per esempio, sulla porta di accesso al locale che ospita le toilette dell’ufficio, ho trovato affisso un foglio che reclamava: “Mettete gli spazzoloni nei bagni”. Non ho saputo resistere e mi sono sentito in dovere di aggiungere: “E pensare che una volta ci battevamo per mettere i fiori nei cannoni”.
Dagli Stati Uniti, infine, una
buona notizia: durante una delicata operazione, una equipe di chirurghi ha tolto due nei dalla tempia di Bush. Una successiva biopsia ha poi rivelato che, quelle due escrescenze, altro non erano che il cervello del presidente americano.

dirtyboots

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2.16.2007

 

Dei SENSISMI e Dei PAROLISMI

Dei SENSISMI e Dei PAROLISMI

E’ il significato delle parole che si è perso da tempo. Un operazione difficoltosa e lunga ma che ha finalmente aperto la strada per “azioni” ancora più paradossali.
Martedì 13, alla conclusione della trasmissione Ballarò ( in cui si sarebbe dovuto parlare anche di precariato, ma lascio intendere come è andata a finire …) ho avuto la malaugurata idea di fare un po’ di zapping e mi sono imbattuto in Porta a Porta che solitamente boicotto al pari di Rete4.
Qualcosa di orribile ha però catalizzato la mia attenzione …. stava andando in onda la riabilitazione del Duce;
L’operazione mediatica traeva origine dal ritrovamento dei “Diari di Mussolini” che grazie alla splendida conduzione del Presentatore (Bruno Vespa) coadiuvato dall’esperto/storico, nonché collezionista, nonchè condannato per mafia Dell’Utri, provvedevano a fornire la nuova immagine del Duce.
Ovviamente erano presenti anche i “soliti” personaggi politici di ambo gli schieramenti, il vip che non c’entra un cazzo, e il prete che fà molto “sociale”. Questa amalgama serve, non per quanto può dire o testimoniare, ma come platea autorevole e trasversale atta a certificare la legittimità del messaggio ultimo che la trasmissione vuole impartire ai suoi ascoltatori.
Prima di essere preso dai conati di vomito, ho fatto in tempo a seguire il brano in cui Dell’Utri, leggendo dai Diari, espone le perplessità e le incertezze del Duce circa l’entrata in guerra a fianco di Hitler dopo che questi aveva invaso la Polonia.
Lodevole il punto in cui Mussolini si sarebbe prodigato per cercare un contatto con l’allora primo ministro inglese Chamberlain per scongiurare l’escalation militare di Inghilterra e Francia.
Che dire poi delle ansie dello statista verso il suo popolo che nel ’39 non era ancora pronto alla guerra (si, è proprio così, lo aveva pure detto ad Adolfo che avrebbe dovuto aspettare fino al 1942).
Plateale a questo punto il commento dell’Onorevole nipotina di Mussolini che con sguardo a metà tra la commozione e la rivalsa (della serie : ve l’avevo detto) annuncia :

“Questo rispecchia esattamente l’immagine che mi è sempre stata tramandata di mio Nonno”

… e via di seguito ad elogiare le doti dello statista, uomo di pace incompreso e vituperato per oltre mezzo secolo ….

Solo alcune note che nessuno dei presenti, incluso Agnes dei DS, ha potuto (voluto ?) esporre :

1) Non è un problema di essere o meno pronti alla guerra ma il motivo per cui si entra in guerra.
Il patto di alleanza con la Germania poteva essere rispettato a patto che questa non andasse in giro per l’Europa a fare shopping. Se Adolfo invece di annettere l’Austria, conquistare la Cecoslovacchia ed invadere la Polonia, fosse andato a passeggiare per la foresta nera, allora Francia e Inghilterra non gli avrebbero dichiarato guerra. (il Fuhrer sosteneva che i polacchi lo stavano minacciando : la conquista della polonia è durata 27 giorni … proprio agguerriti questi Polacchi !)

2) Se Chamberlain non ha risposto a Mussolini dopo l’invasione della Polonia, non credo sia per maleducazione o per un suo desiderio di giocare alla guerra con i Tedeschi. Che cosa avrebbe potuto fare o dire … forse aspettare ancora ?

3) Il Duce inizialmente così refrattario verso la scesa in campo dell’Italia, deve aver poi repentinamente cambiato idea. Memorabile il discorso fatto da li a poco : “Spezzeremo le Reni alla Grecia” (1940).
( di fatto i Tedeschi furono costretti a distogliere forze da altri fronti per salvarci dalla disfatta della campagna di Grecia; situazione che determino l’assoggettamento delle decisioni belliche dell’esercito italiano al comando tedesco … ma Duce non vuol dire “Condottiero” ? )

Concludo citando da “
“La grande menzogna” (internet : sulla presenza militare italiana in Iraq)
Siamo passati dalla guerra senza aggettivi alla guerra umanitaria, alla operazione di polizia internazionale, alla guerra preventiva, alla guerra al terrorismo: l’evidente incertezza nel vocabolario da usare denuncia la novità di un fenomeno o il tentativo di mutar di senso alle parole per mistificare la realtà».

Edoardo

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Sensismi parolistici …


Ovvero: le parole hanno un senso.
Bisogna andare in televisione per dimostrare di non essere come berlusconi … che fa schifo.
L’Ha detto Oliviero Diliberto, e io, in linea di massima concordo, tranne forse che per la parte inerente, al dover andare in televisione.
Sono state dure le prese di posizione dell’opposizione, per esempio: “L'infimo livello delle parole usate dall'onorevole Diliberto dimostra in maniera evidente lo scadimento politico di alcuni pezzi di questa pseudomaggioranza”, renato schifani (FI).
Ma per il mio amore verso il senso delle parole, non posso non citare paolo bonaiuti “Diliberto è un burocrate di altri tempi che con il suo forbito eloquio illustra il rispetto verso gli altri, lo spirito di tolleranza, la capacità di governare se stesso e la sua parte politica. E quando si parla di altri tempi è ovvio che si intendono quelli di Giuseppe Stalin”.
Lo stesso amore, mi porta a ricordare quando il presidente del consiglio berlusconi, si rivolse alla maggioranza dei cittadini italiani col suo forbito eloquio, chiamandoli “Coglioni”.
Oggi, guardando la storia, potremmo ragionevolmente sostenere, che coglioni, lo siamo stati davvero, non avendo nemmeno tentato di ridimensionare l’orrendo figuro, arrivando persino a stampare ed indossare le magliette con la scritta “Sono un coglione”.
Questo fu solo uno dei casi di denigrazione di massa, attuati da un governo incivile e di dubbia moralità, mi torna alla mente, per esempio il tentativo di demolizione della memoria storica della nostra democrazia, o anche la rivisitazione in chiave tragicomica del ventennio fascista, quando i confinati “andavano in vacanza” in amene località, invece che, per esempio a Carbonia, mia città natale, a spalare carbone e morire giovani senza polmoni.
Ma ce n’è per tutti, non crediate che il fenomeno del morattiano “sensismo parolistico”, sia rivolto solo a destra! Anche la sinistra, quando s’impegna, emerge in tutto il suo splendore, magari perdendo l’occasione di tacere. Mi riferisco al Presidente Bertinotti, che probabilmente colto da nostalgia afferma: (Cito a memoria) “Se non fossi stato Presidente della Camera, sarei andato a Vicenza. Ho troppo rispetto della carica che ricopro.”
Eh no, caro Presidente, non è così che funziona … Se avessi avuto rispetto della carica che ricopri, avresti ricordato per tempo al Governo, che le decisioni “verbali”, quasi amichevoli, sancite durante una cena con una stretta di mano, da persone più complici che collaboranti, avrebbero potuto essere sovvertite legalmente, da un successivo Governo.

Rita Pani (APOLIDE)

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2.15.2007

 

DICO FONDAMENTALISMO


Leggo dal dizionario : Fondamentalismo - tendenza a considerare la propria fede religiosa, politica e sim., fondamentale rispetto alle altre, applicandone i principi in modo rigido e intransigente.
E’ diffuso costume del mondo occidentale-cristiano affibbiare questa definizione alle popolazioni islamiche.
D’altronde, lo stesso Ratzinger nel tanto controverso discorso di Ratisbona, a sostegno dell’impianto del suo discorso non ha esitato a citare un passo del dialogo del 1931 tra l’imperatore Bizantino e un dotto Persiano, teso a ribadire quanto la ragione della fede piuttosto che la forza e la coercizione conducano all’osservanza della fede :
“Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava …. Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…”
… leggo, … ascolto le recenti polemiche e i proclami della chiesa e dei paladini della famiglia cattolica italiana contro gli sfasci che le nuove unioni, dicasi DICO, apporterebbero.
Pur riconoscendo che l’intero obiettivo del discorso del Papa era tutt’altro che un attacco diretto alla fede islamica ( in quanto muove da questa citazione per discernere su Dio che è “ragione” e fede ponendosi in antitesi al moderno pragmatismo della morale e della religione), non riesco proprio a togliermi un tarlo dalla mente … :
ma se una fede e i suoi precetti devono essere accolti attraverso una adesione spontanea e “ragionevole” ad una religione, perché si sente il bisogno di doverli imporre o preservare mediante una legge di uno stato laico …. ? Non è questa una sorta di “fondamentalismo” ?
O come lo si vorrebbe definire ? …. Certo, in un epoca in cui si rivede il giudizio su Mussolini e il fascismo, si riabilita Craxi martire, e Andreotti è un affabile anziano prossimo ai novanta con appena una prescrizione di reato per Mafia fino al 1981, allora potremmo anche mettere mano al dizionario e modificare la definizione di “Fondamentalismo” magari mettendo delle postille o inserendo delle eccezioni …(a Voi esperti linguisti e revisori della storia).
Se sento e voglio essere un buon cattolico, mi sposerò in chiesa, battezzerò i figli e cercherò di vivere seguendo i precetti morali della fede, e comunque avrò a tutela i diritti e i doveri dello stato civile.
Se invece si intende vivere il “matrimonio” nel senso più laico e civile del termine, al di fuori di qualunque morale religiosa, avrò comunque a tutela i diritti e i doveri dello stato civile … forse questo lede i diritti di un cattolico o di un musulmano ? In cosa dovrebbero sentirsi disturbati, o minacciati …. un matrimonio civile o una convivenza non sono già di fatto al di fuori dell’unione religiosa ?
Personalmente non approvo l’intero impianto di legge sui DICO, ma credo anche che sia il prodotto di veti incrociati e compromessi trasversali tesi a non scontentare eccessivamente né l’una né l’altra parte, e quindi l’unico risultato possibile …. il prezzo che una fetta di cittadini pagano affinché una classe di piccoli politici possa salvare la faccia.
Edoardo

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IN PIAZZA E NEL PALAZZO DEL POTERE



Premetto che non sono tra quanti, un pò qualunquisticamente, pensano che non esista alcuna differenza tra centrodestra e centrosinistra, essendo entrambi gli schieramenti funzionali ad una politica antioperaia e neoliberista. Non mi preoccupo certo delle forze tradizionali del centrosinistra che già conosciamo essere da sempre vicine agli interessi del capitalismo bancario e della Confindustria, che non a caso si è schierata con Prodi & soci alle scorse elezioni politiche, il cui esito ha suscitato molti dubbi e perplessità circa la validità di alcune analisi politologiche che prevedevano una larga vittoria del centro-sinistra che invece non si è verificata. Mi preoccupa invece la piega presa dal P.R.C., il cui gruppo dirigente sembra sempre più appiattito ed omologato su posizioni quanto meno ambigue ed incerte che creano molto imbarazzo in numerosi militanti e dissidenti interni, ossia su una linea che appare scevra di una sicura identità di classe e persino distante oramai rispetto ad una coerente scelta in senso pacifista, antimperialista ed antimilitarista. Effettivamente mi ha molto inquietato il silenzio mostrato dai dirigenti nazionali del P.R.C. di fronte agli arresti e alla repressione poliziesca dell'11 Marzo dell'anno scorso a Milano, e in altre circostanze del genere. Mi ha sconcertato ancor più l'atteggiamento di inerzia e passività assunto da Rifondazione comunista di fronte alla manifestazione neofascista dello stesso giorno, indetta con finalità chiaramente provocatorie e destabilizzanti (ovviamente per "stabilizzare"), che non a caso ha goduto di appoggi e di protezioni politiche ed istituzionali ad altissimo livello. Giudico davvero sconcertanti le posizioni assunte dal P.R.C. negli ultimi tempi, evidentemente troppo condizionata da interessi di natura istituzionale e governativa, una posizione che di fatto sta dividendo e lacerando il partito ed il movimento antagonista, persino l'area assai eterogenea e multiforme dei centri sociali. Basti pensare, ad esempio, che il Leoncavallo (vicino, non a caso, a Rifondazione) decise di non aderire alla manifestazione antifascista dell'11 Marzo 2006, assumendosi non poche responsabilità rispetto a quanto è poi accaduto, nella misura in cui un servizio d'ordine allestito con la presenza dei leoncavallini avrebbe probabilmente potuto impedire che si arrivasse a quel tipo di scontro frontale con la polizia in assetto antisommossa, già pronta alla repressione più brutale.
Si pensi alle prese di posizione del neo Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, in materia soprattutto di antifascismo, come si evince dalle sue esternazioni, davvero sconcertanti, rilasciate durante il confronto con Fini, organizzato all'interno della festa nazionale di Azione Giovani. Ormai, il "compagno Presidente" è diventato un amico dei fascisti a tutti gli effetti. Per non parlare delle scellerate scelte governative che hanno coinvolto anche il P.R.C., rispetto al rinnovo dei crediti di guerra in Afghanistan e all'intervento militare italiano in Libano, laddove i "nostri" soldati saranno chiamati ad eseguire il "lavoro sporco" intrapreso dall'esercito israeliano, ossia disarmare la resistenza libanese, in modo tale da permettere ad Israele di proseguire e completare l'orribile massacro della popolazione palestinese che vive nella striscia di Gaza, un vero genocidio totalmente ignorato e dimenticato dai mass-media e dall'opinione pubblica internazionale, ivi compreso quel movimento pacifista che era stato definito da alcuni organi della stampa come "la seconda potenza globale" dopo gli U.S.A. Questa "super-potenza" si è sbriciolata e dissolta molto presto.
Si pensi, insomma, all'appoggio quasi incondizionato, offerto dal P.R.C. all'attuale esecutivo nazionale; si pensi all'avallo, senza quasi discutere, a tutte le infauste decisioni assunte dal ragionier Fantozzi/Fracchia/Prodi in materia di politica estera e di politica interna. Un governo che alla prova dei fatti si è rivelato completamente asservito e subalterno ai poteri forti che da sempre (sin dai tempi della vecchia Democrazia cristiana e dei suoi alleati) condizionano pesantemente la politica dei governi italiani, ossia la NATO, il Vaticano, la Confindustria. Per non parlare dei cosiddetti poteri occulti (vedi mafia, P2 e altre simili organizzazioni massonico-mafiose, nonché servizi segreti, più o meno deviati, e via discorrendo). Ebbene, Rifondazione comunista sembra essere diventata la "guardia pretoriana" del governo fantozziano-prodiano.
Personalmente nutro un profondo senso di rabbia e di nausea di fronte alla violenza inutile e sciocca di chi, magari, intende "giocare" alla rivoluzione. Il ribellismo e l'estremismo politico sono forme infantili e controproducenti di lotta, che non servono affatto alla causa antifascista e anticapitalista, ma al contrario giovano soltanto a chi ha interesse ad inasprire lo scontro di classe e a mettere in moto meccanismi repressivi, evocando spauracchi quali il terrorismo e altro, per invocare svolte politico-elettorali in senso reazionario e autoritario. Nel contempo il disgusto e lo sdegno sono molto più forti ed incontenibili di fronte allo sciacallaggio politico, ossia rispetto all'uso scellerato e strumentale che è stato compiuto, in questo caso dal centrodestra (un tempo lo faceva la Democrazia cristiana), per ottenere una vittoria alle elezioni politiche. Così come sono notevolmente indignato e nauseato di fronte ad uno Stato di polizia che fa un ricorso esagerato e sistematico alla forza repressiva, ad esempio, per sfrattare di casa quelle famiglie già misere e sventurate che vivono l'emergenza abitativa e altre drammatiche emergenze della nostra società, mentre non adotta affatto la stessa "energia" per fronteggiare, ad esempio, fenomeni criminali ben più gravi come mafia e camorra, oppure per contrastare iniziative eversive e destabilizzanti di matrice neofascista, oppure (cosa ancora più inaccettabile e scandalosa) per combattere e perseguire comportamenti estremamente illegali ed antisociali quali l'evasione fiscale, che invece vengono incoraggiati, condonati e depenalizzati! Francamente, di fronte a tutto ciò io provo un sentimento di stizza e fastidio che non ha limiti, ma che non mi induce certo a forme irrazionali, istintive e infantili di ribellione e rivolta che, al contrario, rischiano di fare il gioco dell'avversario di classe e di quelle forze politico-istituzionali che intendono sfasciare la Costituzione e tutte quelle già fragili tutele sociali che sono state conquistate dal movimento dei lavoratori attraverso decenni di lotte sanguinose, segnate anche da reazioni violentissime da parte dei padroni e dei loro servi. Basti pensare allo stillicidio delle stragi neofasciste, a quelle "stragi di stato" che hanno insanguinato la storia italiana del dopoguerra da Piazza Fontana nel 1969 in poi e che fanno capo alla cosiddetta "strategia della tensione", una strategia che mi pare sia stata riesumata, semmai fosse stata sepolta. Non a caso, pare che tale strategia stia riemergendo proprio in occasione di un importante momento di lotta e di contestazione di piazza, ossia la manifestazione del 17 febbraio a Vicenza, organizzata per protestare contro l'allargamento della base NATO già esistente.
Ebbene, voglio rammentare la natura visceralmente reazionaria, classista, sovversiva e antidemocratica del centrodestra che negli ultimi 5 anni ha cercato di sfasciare le istituzioni democratiche, i diritti e le garanzie costituzionali. Altro che sfasciare una vetrina del McDonald's! Pertanto, io ritengo che il pericolo rappresentato dal fascismo al potere, ossia da quelle forze di centrodestra che hanno governato l'Italia negli ultimi 5 anni, sia molto maggiore che nel passato, soprattutto se si tiene presente il mix micidiale di fascismo, populismo e neoliberismo sfrenato che caratterizza questo blocco politico-sociale. Nel contempo, non mi faccio facili o sciocche illusioni, per cui non penso che il pericolo del fascismo al potere possa essere scongiurato contribuendo a sostenere quel fronte dissidente all'interno della sinistra più radicale e antifascista (se ancora esiste una sinistra di questo tipo) che è collocato nell'Unione, anzi. Rammento infatti una celebre frase di Pier Paolo Pasolini che diceva: "Il fascismo potrà risorgere a condizione che si chiami antifascimo". Mi sembra che la frase rispecchi perfettamente il quadro storico-politico in cui si è compiuta la "metamorfosi" di Alleanza nazionale e della destra neofascista (ex MSI) per assorgere al governo della nazione, sdoganata e traghettata dal populismo berlusconiano. Ma la medesima citazione di Pasolini potrebbe adattarsi anche per inquadrare e definire la metamorfosi di altre forze politiche che, da posizioni di partenza più radicali, addirittura di estrema sinistra, si sono spostate rapidamente verso il centro del palazzo istituzionale, trasformandosi in saldi presidi filogovernativi. Non è un caso che l'attuale governo di centrosinistra possa adottare e praticare una politica di aggressione contro i diritti e le conquiste delle masse operaie e popolari, contro la sovranità nazionale, utilizzando proprio la presenza e il ruolo del P.R.C. al fine di addormentare e neutralizzare l'antagonismo sociale, l'opposizione di classe e persino il movimento pacifista ed antimilitarista, come in parte sta già accadendo. Ma le contraddizioni insite in questo governo rischiano di esplodere. La crisi risiede e si annida soprattutto laddove c'è chi si illude e pretende di governare e, nel contempo, finge di manifestare contro chi governa, ossia contro se stessi.
A Vicenza potrebbe avviarsi una nuova fase di lotta e di crescita dei movimenti di piazza, della politica non autoreferenziale e partecipativa che non si lascia più trascinare o ingannare dalle possibili trappole e provocazioni mediatiche come quelle in atto in questi giorni (si pensi alla vicenda delle "nuove Brigate rosse"), né si lascia irretire e incastrare nei giochi meschini, cinici e perversi della rappresentanza politico-istituzionale.

Lucio Garofalo

2.14.2007

 

Legal test

Nonostante le continue conferenze stampa, non tutti hanno ancora ben chiare le idee circa le innumerevoli riforme e controriforme che, fin dalla passata legislatura, stanno stravolgendo l’assetto sociale, economico e commerciale del Paese. Intanto perché adesso le leggi non vengono più indicate con il nome dei loro promotori (es: Cirielli) o con una sintetica ma esauriente descrittiva (es: salvapreviti), bensì con un acronimo più o meno riuscito ma dall’oscura interpretazione.

È oggettivamente difficoltoso districarsi in questa giungla di sigle che, il più delle volte, al solo pronunciarle, si prova imbarazzo trovando che somiglino più a rumori onomatopeici piuttosto che a norme disciplinari di un vivere civile.

Pertanto, proponiamo qui di seguito un test, per mezzo del quale ognuno potrà verificare il suo livello di preparazione in educazione civica, attualità, varie ed eventuali.

Pacs:

a) vecchio videogioco consistente nel dirigere una pallina con la bocca a mangiare puntini luminosi, con ogni probabilità radioattivi, siti all’interno di un labirinto infestato dai fantasmi. Se il giocatore era così abile a far mangiare alla sua pallina della frutta o.g.m., aveva la possibilità di mangiare anche i fantasmi. Ogni tre livelli superati si vinceva una sorsata di Maalox sciroppo;

b) calciatore dell’Inter;

c) battipanni di Ikea in truciolato di betulla;

Dico:

a) illustre personaggio del Medio Evo, noto principalmente per la sua prodigiosa e leggendaria memoria: Dico della Mirandola;

b) calciatore dell’Inter;

c) gustoso cono gelato al whisky;

Daspo:

a) materiale plastico estremamente duttile impiegato da grandi e piccini per realizzare sculture che, una volta essiccate, assumono colore e consistenza di escrementi canini;

b) calciatore dell’Inter;

c) feroce mastino per combattimenti clandestini. Nel senso che li organizza;

Tav:

a) sms di scuse inviato da Berlusconi in risposta a una e-mail della moglie pubblicata dai maggiori quotidiani: Ti Amo Veronica;

b) calciatore dell’Inter;

c) curiosa espressione tremontiana quando decide di interpellare il tribunale amministrativo regionale: “Vicovvevò al Tav!”

dirtyboots

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Terroristi (gli uni e gli altri)

Così la tesi è: dati 7 terroristi iscritti alla CGIL il sindacato è un covo dei terroristi. Poi c’è l’altra tesi sui centri sociali: dato che un terrorista ha orinato sull’albero fuori dal centro sociale, i centri sociali sono covi di terroristi. Poi l’Italia è un paese generoso, e allora ecco buttiglione, che bonariamente invita i Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista e i Verdi “a prendere le distanze dalle bande armate”. ( E meno male che ha elargito questo consiglio…sennò…)
Purtroppo non ho ancora letto alcuna dichiarazione di esponenti dei partiti citati, che mandassero buttiglione a cagare. Sarà per via del nuovo corso, del buonismo dilagante o forse sarà per via del peso in grammi della valenza politica di bottiglione.
Preventivamente, essendo comunista, io buttiglione a cagare ce lo mando.
Perché io il callo non me lo sono ancora fatta, sebbene da anni è sufficiente avere un ideale di giustizia per essere marchiati con l’infamia dell’essere terroristi. Lo fummo quando chiedemmo al governo barbaro italiano di non partecipare all’attacco dell’Iraq, per esempio, ed eravamo milioni. Fummo terroristi quando non ci bastarono i teloni a coprire le crepe dei palazzi di Genova, o il divieto di stendere le mutande al passaggio di bush. Rischiamo di esserlo ora, senza provare il guizzo d’orgoglio della nostra appartenenza e della nostra identità. Io non ci stò. Essere comunista, combattere con le parole, con le idee, per tentare (utopisticamente) di migliorare il mondo di merda nel quale viviamo, non farà mai di me una terrorista.
Ha detto una cosa giustissima, questa sera Luigi Manconi, rivolgendosi a scajola (quello che, per intenderci, quando era ministro degli interni, disse che Biagi, vittima delle BR era un rompi coglioni, ed oggi si dichiara preoccupato per il giuslavorista nel mirino dei terroristi): Manconi, faceva notare come fosse più probabile, che un progetto di banda armata venisse tentato nel tessuto sociale degli operai, anziché all’interno dell’Opus Dei o del Rotary.

Rita Pani (APOLIDE)


2.12.2007

 

Guevina I Imperatrice di tutte le Italie

Non so, a volte mi piacerebbe essere imperatrice sovrana d’Italia. Sia chiaro, il piacere nasce dal sognare in modo giocoso.

Guevina I, imperatrice di tutte le Italie; e quando dico tutte, intendo tutte, compresa la Città del Vaticano, ameno luogo dai confini inespugnabili, dove è difficile entrare, ma a quanto pare, è semplicissimo uscire.

Non appena assunta al trono, invierei un messo al Vaticano, con un ingiunzione di sfratto, vincolata al silenzio.

“Signor Papa”, gli direi (certo non lo chiamerei Santità, d'altronde io non pretendo mica d’esser chiamata imperatrice!) se gradisce restar comodo a governare le pie anime, dalla sua modesta dimora, abbia la cortesia di tacere, o se proprio non può astenersi si occupi dei fatti della Patria sua, che da dire ce ne sarebbe.

Il sogno è finito, poi nemmeno sono capace di sognare, e io imperatrice non ci diventerò mai.

E’ facile “sparare” sulla chiesa, noterà qualcuno persino infastidito, ma diciamoci la verità, non è che la chiesa faccia di tutto per non divenir bersaglio!

Ma come, questa legge debole, nata per contentare “i pericolosissimi comunisti estremisti” che fanno parte della coalizione di governo, potrebbe (cito) “sovvertire la famiglia?”

Sto ancora aspettando che, un’anima buona, mi renda edotta.

Come del resto attendo ancora un intervento deciso da parte del mondo politico, che protesti con veemenza, sulle insopportabili ingerenze della chiesa, che ogni giorno di più appare guidata da Ruini.

Che brutta impressione fa, vedere svolgere una battaglia contro i diritti dell’uomo.

Rita Pani (APOLIDE)


2.11.2007

 

Perchè?

A quanto pare i “Dico” disturbano, ma nessuno ancora ha avuto il coraggio di dire perché. L’incognita Mastella, per esempio, che già annuncia che la legge verrà bloccata al senato, s’è guardato bene dal dire che, la nostra democrazia non è ancora abbastanza democratica, per riconoscere apertamente l’esistenza dell’omosessualità. Non sarà sveglissimo, ma certo non è fesso.
Stanno ancora tutti impegnati a dire che, si tenta di danneggiare “la famiglia”, questa volta intesa come nucleo familiare, e non come associazione di stampo mafioso. Perché?
Per esempio il convivente della signorina Caltagirone, pierferdinando casini, è andato giù duro: "smantellata la famiglia".
Perché?
Approvati i dico sarà impedito di sposarsi con rito religioso? Non ci si potrà più sposare civilmente?
Allora, c’è qualcuno disposto a dirmi perché mai, dando dei diritti ai conviventi, si deteriori la famiglia?
Quando l’altro giorno ho sentito dire che il Papa era preoccupato – per la famiglia – ho avuto il sospetto che fosse a capo della lobby dei “matrimonialisti”, intesi come avvocati divorzisti, cantanti da balera, ristoratori, fiorai, fotografi e cineoperatori, parrucchieri, sarti, estetisti, agenti di viaggi; per intenderci quella categoria di persone che riescono a portare il costo di un’ unione, sacra o civile, a livelli esorbitanti e a catene di debito ventennali, a tasso variabile, che se già i bambini nascono col debito pubblico sulle spalle, ci devono aggiungere anche quelli che i loro genitori hanno fatto, per non farlo vivere in una famiglia di serie B.
Comunque, ad essere sincera, anche a me disturbano i “Dico”. Mi disturba davvero che una materia così seria sia stata battezzata con un nome tanto ridicolo ed insulso, utile soltanto ad offrire a chi lo usa, una facile e miserevole verve comica. Tutti i politici intervistati, non hanno saputo resistere all’ “operazione simpatia”, utilizzando battute da Bagaglino per liquidare i giornalisti, rendendosi ridicoli. Ma che ci volete fare, sebbene non lo si voglia ammettere l’Italia soffre ancora del “letizismo morattiano”, quel morbo sottovalutato al suo inizio, che è andato via via crescendo fino ad essere ormai, quasi incurabile.
Pensavo che Prodi, al quale non fa sicuramente difetto la cultura, ne fosse immune, ed invece oggi ha colpito anche lui. Raggiunto dai giornalisti in India dove è andato in missione accompagnato da 200 (ma c’è chi giura siano 400) imprenditori, per spiegare che il futuro dei ggggiovani è in Asia, ha detto che “dobbiamo smettere di guardarci l’ombelico”. Perché?
Cosa avrà voluto dire? Che dobbiamo guardare oltre? Ma lui si ricorda cosa si vede oltre l’ombelico?

Resterò col dubbio.

Rita Pani (APOLIDE)

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2.08.2007

 

CRIMINI E POLITICA


Secondo varie statistiche ufficiali, ogni anno in Italia verrebbero commesse molte centinaia di migliaia di violazioni della legge (ovviamente si tratta dei reati formalmente denunciati e accertati), che vanno dalle piccole infrazioni del codice penale ai reati più gravi quali usura, estorsioni, rapine, sequestri di persona, sfruttamento e riduzione in schiavitù, omicidi, e via discorrendo.
Nel contempo le carceri italiane, già sovraffollate, hanno spazi assai carenti e limitati, per cui non riescono ad ospitare i violatori della legge che in pratica restano impuniti. In tale situazione sono i grandi criminali che riescono a beneficiare delle enormi lacune del sistema carcerario italiano. Non è un problema di sedi penitenziarie, di luoghi fisici di detenzione, altrimenti basterebbe costruire nuove strutture carcerarie per risolvere la questione. A riguardo penso che sarebbe meglio investire la spesa sociale nella costruzione di moderni e attrezzati alloggi, scuole e ospedali, per rispondere alle drammatiche istanze sociali derivanti dalla crisi abitativa, dalla questione scolastico-educativa e dall'emergenza sanitaria.
L'azione dei governi in materia di criminalità si riduce a periodiche e provvisorie strategie di repressione poliziesca (si pensi, ad esempio, al blitz compiuto alcuni anni fa a Scampia, il "famigerato" quartiere di Napoli) che sono sempre pilotate e condizionate da interessi e meccanismi di ricerca del consenso popolare, strategie che presuppongono e richiedono un ruolo decisivo legato all'esercizio dell'informazione quotidiana di massa.
In tal senso, i più importanti mass-media nazionali, network televisivi in testa, tendono a promuovere periodicamente vaste campagne di informazione propagandistica che rendono di "moda" alcuni tipi di reati.
Non è un discorso aberrante o delirante perché, di fatto, si tratta proprio di "mode", ossia di un sistema di amplificazione e di esaltazione del crimine mediante forme subdole e striscianti di comunicazione, cioé attraverso meccanismi pubblicitari capillari che agiscono sul piano inconscio e subliminale, alla stessa stregua dei messaggi della pubblicità commerciale che ormai ci bombarda continuamente, e ossessivamente, in TV, alla radio, sulla stampa, su Internet, sui telefoni cellulari, insomma dappertutto, in ogni momento della nostra giornata.
Alcuni decenni fa, ad esempio, ci fu la "moda" del brigatismo. Infatti, i mass-media fecero da potente cassa di risonanza rispetto ad un fenomeno solo apparentemente eversivo e destabilizzante, ma che in effetti servì a stabilizzare e a rafforzare il sistema vigente, nel senso che gli attentati brigatisti, come altri crimini terroristici (si pensi alle stragi neofasciste, da Piazza Fontana nel 1969, alla stazione di Bologna nel 1980), furono tante occasioni utilizzate per legittimare e suscitare l'invocazione di leggi punitive speciali, che furono poi effettivamente varate dallo Stato. Una legislazione d'emergenza che è rimasta in vigore troppo a lungo, non tanto per vincere le organizzazioni terroristiche e contrastare i delitti da cui sembrava scaturire la sua ragion d'essere, quanto invece per criminalizzare e bloccare l'ascesa di massicci movimenti di lotta sorti alla fine degli anni Sessanta. Anni in cui si costituì un blocco sociale retto sull'alleanza tra studenti e operai, un connubio che inquietava non poco il potere politico-sociale ed economico della borghesia italiana più reazionaria, che non a caso si servì della "strategia della tensione" per insanguinare le piazze italiane durante gli anni Settanta, così come la borghesia agraria e capitalista degli anni Venti si servì dello squadrismo fascista per impedire gli scioperi dei contadini e degli operai e per frenare l'ascesa rivoluzionaria del proletariato. L'avvento del regime di Mussolini completò l'opera oltranzista e repressiva contro le masse popolari italiane, fino alla tragedia della seconda guerra mondiale. La resistenza antifascista fu la naturale, inevitabile conseguenza di tali avvenimenti.
Successivamente, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni '80, con l'esplosione del fenomeno "hooligans", importato dalla Gran Bretagna, la società italiana ha dovuto sopportare nuove campagne tese a promuovere i delitti connessi al teppismo negli stadi di calcio, un problema ancora caldo, sempre attuale e presente nel proscenio nazionale, un tema a cui sarebbe opportuno dedicare una trattazione più adeguata e approfondita.
In altre fasi si è assistito a campagne di informazione, ma sarebbe meglio chiamarle di disinformazione, che enfatizzavano e privilegiavano il fenomeno dei sequestri di persona, ad esempio in Aspromonte. Non a caso, ci fu subito qualche "eminente" personalità politica (basti ricordare l'allora capo del governo, il democristiano Forlani, nonché alcuni noti esponenti della destra neofascista) che ne approfittò per rilanciare una proposta di legge a favore della pena capitale, fortunatamente senza successo.
Negli ultimi anni, in Italia si è alimentato un clima di crescente attenzione e tensione intorno ad alcuni reati di opinione e di associazione, attraverso campagne volte a criminalizzare il cosiddetto "movimento dei movimenti", i movimenti antagonisti e i gruppi new-global, per evocare reazioni autoritarie e repressive, fino all'estrema richiesta e al ricorso di un intervento armato, come accadde a Genova durante il G8 del luglio 2001.
Inoltre il sistema dell'informazione di massa concorre ad allestire ricorrenti campagne di allarmismo sul rischio terroristico, non più di tipo "brigatista" ma di matrice "islamico-fondamentalista", oppure rispetto ad altre forme delinquenziali come i frequenti episodi di violenza negli stadi di calcio.
Il meccanismo in questione è profondamente ipocrita, cinico e perverso, nella misura in cui l'intento reale non è affatto quello di combattere il crimine, bensì quello di provocare reazioni collettive di sdegno e di rabbia nella pubblica opinione, per legittimare in tal guisa risposte di tipo autoritario e poliziesco e, in ultima analisi, per riscuotere un maggiore consenso politico-elettorale.
Come è accaduto tante volte in passato, anche oggi da parte delle forze governative si tenta di strumentalizzare il "crimine" per biechi scopi elettorali, inseguendo l'approvazione da parte dell'opinione pubblica, montata ad arte dall'assordante propaganda di alcuni potenti mass-media che rincretiniscono sempre più la gente, rendendola inetta a pensare e ragionare con la propria testa.
Il fine ultimo sarebbe, in sostanza, quello di raccogliere un bel mucchio di voti alle elezioni di turno, ma di certo non quello di stroncare la "delinquenza" (si pensi alla mafia, alla camorra e altre associazioni criminali, che sono sempre molto attive e potenti), dato che è impossibile farlo sul versante della repressione e della soluzione carceraria, per le gravi insufficienze e contraddizioni inizialmente rilevate.
Pertanto, la risposta più giusta e razionale rispetto ai fenomeni criminali non è la repressione poliziesca e carceraria, in quanto il carcere è diventato un arnese obsoleto, un anacronismo storico-culturale, come lo sono la tortura, la pena di morte, la schiavitù e altre pratiche assolutamente incivili e disumane.
Semmai occorrerebbe mettersi d'accordo sul significato della parola "crimine". Occorrerebbe appurare e stabilire, ad esempio, se l'evasione fiscale è o non è un crimine di natura antisociale, come pure altri reati di ordine economico che il governo Berlusconi ha depenalizzato: si pensi al falso in bilancio. Al contrario sono state inasprite le pene rispetto a comportamenti ritenuti "devianti" quali, ad esempio, il consumo di droghe leggere.
Insomma, la giustizia è sempre relativa; la legge, il diritto e la morale sono storicamente determinati dagli assetti e dagli equilibri del potere, per cui ciò che un tempo costituiva un "peccato" o un "delitto", oggi può non esserlo più, e viceversa. Talvolta si può verificare un imbarbarimento dei costumi, un regresso culturale e politico della società, per cui vecchie norme, morali e giuridiche, che sembravano superate, vengono restaurate.
Queste sono le principali incoerenze e ingiustizie di un sistema economico-giudiziario, per cui chi evade le tasse per milioni di euro o falsifica i bilanci di grosse società finanziarie truffando e derubando centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori, la fa franca, mentre chi si fa semplicemente una canna rischia di finire in galera o, in alternativa, è costretto a "scegliere" un periodo di detenzione in un centro di "cura" e "disintossicazione".
La politica dei governi non fa altro che legalizzare e risolvere formalmente tali storture e contraddizioni.
D'altronde, come diceva il grande scrittore francese Balzac: "dietro ogni grande fortuna economica si cela un crimine".
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.
Lucio Garofalo

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