3.30.2006

 

APPELLO CONTRO LO SCRUTINIO ELETTRONICO

All'avvicinarsi della data delle elezioni politiche del 9-10 aprile, cresce la preoccupazione dei lavoratori, dei giovani e di tutti i democratici per i possibili brogli elettorali che possono derivare dallo scrutinio elettronico voluto in tutta fretta dal governo Berlusconi. I fatti finora accertati e le polemiche di queste ultime settimane
mostrano un quadro poco rassicurante e piuttosto inquietante. Tale è la dichiarazione di Berlusconi del 12 marzo scorso quando dice" I brogli rientrano nella professionalità e nella storia della sinistra" e i 121
mila "Legionari azzurri", militanti di Forza Italia, coordinati da Cesare Previti, verranno mandati come nuovi "Testimoni di Geova" in tutti i seggi elettorali a "controllare" ed eventualmente "redimere" le anime che votano per il centrosinistra. Vediamo i fatti:
1) con procedura d'urgenza il 3 gennaio 2006 il governo ha varato un decreto legge che istituisce lo scrutinio elettronico, pericoloso e incontrollabile, per le elezioni politiche del 9-10 aprile 2006;
2) tutto il sistema, riguardante quattro regioni ( Liguria, Lazio, Puglia e Sardegna), è gestito dal ministro Stanca, il quale le ha scelte in quanto caratterizzate dai risultati elettorali più incerti, quindi più facilmente manovrabili;
3) la gestione tecnica e le rilevazioni informatiche del sistema sono affidate a tre società private: la Telecom Italia e le due multinazionali statunitense, la Eds e la Accenture. La Eds è il colosso di gestione dati fondato da Ross Perot, il miliardario americano che in passato tentò di conquistare la Casa Bianca come candidato indipendente, la Accenture è il nuovo nome assunto dalla Andersen Consulting, dopo essere stata coinvolta nello scandalo Enron. Fattura 14 miliardi di dollari con le commesse del governo americano di G.Bush. Ha sede fiscale nelle isole Bermuda;
4) a tutt'oggi permane il buio totale su come verranno scelti, e con quali criteri, i 18 mila operatori informatici che faranno lo scrutinio elettronico, i quali saranno forniti da un'altra azienda, la Ajilon, che fa parte della multinazionale Adecco;
5) nella più completa segretezza, senza informazione e in assenza di un confronto nel Parlamento e nel paese, questo scrutinio elettronico, nelle quattro regioni, sottrarrebbe alle sedi istituzionali deputate, come comuni, prefetture e ministero degli interni, le delicate oper

 

berlusconi ama solo berlusconi


By Tracy Wilkinson, Times Staff Writer (Articolo originale)
March 13, 2006
Cercando di essere rieletto, il leader Italiano sta inondando le onde televisive delle reti che possiede. A discapito di gaffes, problemi legali ed egocentrismo, potrebbe semplicemente vincere di nuovo. Roma.
Un giorno si paragona a Napoleone, Pochi giorni dopo, non e' nient'altro che Gesu' Cristo. L'irreprensibile Berlusconi, il primo ministro abbellito chirurgicamente e l'uomo piu' ricco d'Italia, si ripropone per le rielezioni.
Nonostante una serie gaffe pubbliche imbarazzanti, performance economici disastrosi, e politica estera impopolare, ha una possibilita' reale di vincere. Berlusconi e' il leader della coalizione di centro-destra di partiti che il 9-10 aprile si oppone alla coalizione di centro-sinistra capeggiata da Romano Prodi, ex primo ministro e precedentepresidente della commissione europea. Le statistiche danno coerentemente Prodi avanti di quattro punti, ma gli esperti cautamente dicono che la distanza e' troppo poca per essere data per certa, specialmente per la nota capacita' di berlusconi a guidare i media- una larga porzione dei quali lui e la sua famiglia possiedono. In una campagna che ha completamente glissato sui problemi importanti, Berlusconi cerca di vincere avvalendosi dell'approvazione del presidente Bush e della rara opportunita' di parlare di fronte al Congresso americano all'inizio di questo mese. Sebbene Bush sia impopolare in Italia, Berlusconi ha usato la sua amicizia con il presidente per provare la sua importanza sulla scena mondiale.
E molti italiani la bevono. Ridono di lui, o girano gli occhi, ma anche piu' o meno con invidia ammirano il suo successo. Ha fatto in modo di ritrattare i suoi molti problemi legali, incluso un altro processo Venerdi', come complotto di magistrati o di pubblici ministeri comunisti per colpirlo.
"E' un megalomane" dice il supporter Giuliano Ferrara, editore de Il Foglio, che e' in parte proprieta' dell'impero Berlusconiano. "Ma e' anche un grande vittimista. Sa come comportarsi, per sembrare una vittima" Berlusconi, i cui capelli sembrano crescere piu' folti e neri giorno dopo giorno, ha fatto sapere di aver fatto un lifting facciale. Un piccolo uomo che si affaccia alla settantina, spesso usa il trucco e indossa tacchi e ostenta abbronzature alla George Hamilton.
E' conosciuto per raccontare barzellette di poco gusto che spesso insultano o imbarazzano gli altri leader di altre nazioni e per prendere titoli con commenti come dire che si asterrebbe dal sesso fino alle elezioni e promettendo di andarsene in barca a vela fino a Tahiti se perde.
Precedentemente un cantante su navi da crociera, sposato con un ex-attrice, progetta di pubblicare un nuovo cd delle sue canzoni prima delle elezioni. "Sono il Gesu' Cristo della politica" ha detto ai suoi sostenitori durante una cena appena lo scorso mese "Sono una vittima paziente, io sopprto tutti, sacrifico me stesso per gli altri" E pochi giorni prima di questo, in un talk show televisivo: "Abbiamo lavorato molto. Solo Napoleone ha fatto piu' di me - ma io sono di sicuro piu' alto di lui" Inoltre, Berlusconi e' coinvolto in quel tipo di tempeste legali che potrebbero facilmente concludere la carriera politica media. Obiettivo di numerose indagini di corruzione, ha affrontato una causa durante il suo mandato, per corruzione riguardante una passata vicenda (in materia economica). Sta attualmente eludendo accuse che lo darebbero coinvolto in corruzione nei confronti di un legare britannico -il marito di un ministro di gabinetto- per mentire a suo riguardo in ancora un'altro processo. Venerdi' l'accusa a Milano (dichiarava di stare cercando le prove del coinvolgimento nella causa).
Berlusconi e la sua famiglia possiedono o controllano gran parte dei media televisivi cosi' come quotidiani, compagnie assicurative, la piu' grande casa editrice e un'importante squadra di calcio.
Le proprieta' dei mezzi di comunicazione soprattutto, rappresenta un conflitto di interessi che e' stato ampliamente condannato dalle agenzie di monitoraggio dell'Unione Europea. La concentrazione di proprieta' ha cosi' ridotto i media al punto che "reporters senza frontiere" hanno classificato l'Italia come la peggiore nazione nell'ovest Europeo, in quanto a liberta' di stampa. Nei primi due mesi di quest'anno, Berlusconi e' apparso su canali radio e tv mattino, mezzogiorno e sera. In tre settimane, Berlusconi e' apparso sugli schermi televisivi per piu' di tre ore, in confronto ai 20 minuti di Prodi, questo secondo un'agenzia pubblica che monitora le reti pubbliche. Spesso il primo ministro e' stato l'unico ospite di uno show televisivo di una delle sue reti, in cui un conduttore servile faceva domande sciocche.
Berlusconi ha magistralmente approfondito l'obbiettivo italiano di mantenere la " Bella figura", la bella presenza, trasformando la politica in intrattenimento, completando con avvenenti bionde showgirls che ha notoriamente introdotto nei suoi show televisivi.
"In un'era post-ideologica, quello che berlusconi vende e' se stesso, non un partito o un programma", dice Alexander Stille, professore di giornalismo alla Columbia University, che ha scritto diversi libri tra cui "The sack of Rome" su berlusconi. Le regole nel periodo delle elezioni che prevedono tempi uguali sulle reti tv e radio sono entrate in vigore con lo scioglimento delle camere e l'inizio ufficiale della campagna elettorale. Questo solo dopo aver convinto il Presidente Azeglio Ciampi a posticipare lo scioglimento delle camere di due settimane. Con queste due settimane, berlusconi ha guadagnato piu' tempi televisivi no regolamentati. Inoltre ha passato leggi che i suoi oppositori dicono aver beneficiato lui e i suoi interessi. Berlusconi e' stato a lungo accusato di aver usato il Parlamento, di maggioranza della sua coalizione, per le sue proprieta'. Nelle ultime settimane, gli alleati di berlusconi hanno fatto approvare leggi che indeboliscono i pubblici ministeri, che hanno cosi' spesso messo alla prova il primo ministro, riducendo le leggi per i crimini di carattere economico e limitando la possibilita' per i pubblici ministeri ad appellarsi a sentenze ritenute troppo clementi.
In dicembre, la sua coalizione ha fatto passare cambiamenti abbastanza complessi al sistema elettorale, reintroducendo il sistema proporzionale, che ridurrebbe i danni se andassero male le elezioni. E' successo infatti che le previsioni lo dessero come perdente.
Berlusconi eletto nel 2001, e' il primo primo ministro italiano a finire un mandato quinquennale dalla seconda guerra mondiale, un periodo difficile di continui cambi di governo. Arriva al potere politico inserendosi nel vuoto lasciato da scandali di corruzione e pesanti processi negli anni novanta.
Oggi il risultato e' una dinamica elettorale sotto-sopra. Berlusconi che la rivista Forbes classifica come uno tra i miliardari piu' potenti al mondo, che con successo si autodefinisce populista anti-intellettuale. Gran parte del centro-sinistra, dall'altra, e' vista come (elitista, instaurata) e tarda. Tra le sue fila molte delle stesse vecchie facce, prodi incluso, dalle rimanenze dei partiti trazioìzionali, che vanno dai comunisti riformati a conservatori cristiani democratici. Berlusconi dall'altra parte ha creato un nuovo partito chiamato "forza italia", un nome che richiama i cori da stadio.
A discapito dell'opinione pubblica, Berlusconi ha mandato circa 3,000 soldati in Iraq per assistere il contingente americano. Ora promette di riportarli a casa per la fine dell'anno. Inoltre promette una serie di regali per i votanti, includendo gratuita' e aumenti di pensioni agli anziani, che raggiungono il terzo dell'elettorato.
Come possa pagare questi benefici non e' chiaro. L'italia e' caduta in recessione l'anno scorso, registrando poca o nessuna crescita economica negli ultimi cinque anni, con un deficit finanziario che si muove oltre i limiti stabiliti dall'unione europea.
Berlusconi minimizza qualsiasi tipo di recessione. Alla domanda recente se i problemi del paese possano portare a una perdita per lui, lui risponde di no. Tutti i grandi statisti, dice, hanno bisogno di piu' di cinque anni in carica. Come l'inglese margaret Thatcher e il tedesco Helmut Kohl, dice, ha bisogno di 15 anni in carica per raggiungere i suoi obiettivi.
Grazie per la traduzione e la segnalazione a L'Amerikano

 

I comunisti sono brutti!

I comunisti sono brutti, sempre mal vestiti, con la barba di qualche giorno. Le comuniste sono trasandate, brutte.
Queste sono le ultime affermazioni della destra in campagna elettorale, che ovviamente non sono per nulla trascurabili, seguono quelle già espresse sui bulldog e i becchini ed accendono le discussioni alimentando la paura; più delle tasse, che non si capisce perché tutti non vogliano pagarle mentre se pagassero tutti ne pagheremmo di meno.
Se ci pensate non è poi così strano, dopo le dichiarazioni del presidente del consiglio al parlamento: “Essere belli è un dovere”, l’Italia si pone all’avanguardia sull’abbattimento della bruttezza comunista.
E’ fatto notorio che il presidente del consiglio sia uno spot vivente per le cliniche di chirurgia estetica, sappiamo persino che tipo di cipria dorata usa (però lui è macho è gli altri son froci) sappiamo che ha da poco rinunciato al mascara (però lui è macho e gli altri con froci) sappiamo del truccatore delle dive (che è truccatissimo) che lo segue con una valigia di cosmetici per farlo apparire sempre al meglio (però lui è macho e gli altri son froci), sappiamo che spende più di Vladimir Luxuria in cosmetici (però lui è macho e lei è frocio).
Un’altra prova della veridicità del pericolo incombente sono i capelli di Berlusconi, che ricrescono sfidando qualunque legge di natura, in barba a quelli di Bertinotti, comunista, brutto e in cachemire.
Essere belli e giovani è quindi una prerogativa della destra.
A questo proposito mi torna in mente un servizio di telegiornale che ho visto l’altro giorno: “Va di moda il ringiovanimento vaginale.” A quanto pare, con la modica cifra di 8.000 Dollari, le donne che hanno goduto della loro essenza nell’ultimo ventennio, potranno agevolmente rimettersi a nuovo l’apparecchiatura, un po’ come se fosse una cabriolet storica da riportare a chilometri zero.
Tutto questo al solo scopo di poter fare una bella figura nel metterla in bella mostra, e favorire un migliore orgasmo al compagno. (Compagno? Esilarante!)
Sembra che a Hollywood, patria della nuova ed aberrante procedura chirurgica, siano già in tante le donne italiane arrivate come stessero andando a Lourdes.
Mi pare lapalissiano che una vera comunista, brutta, sciatta e povera non sia da porre nel novero delle pellegrine. Si possono quindi trarre le debite deduzioni.
Ora, però, non posso negare una certa curiosità… Vale davvero la pena spendere 8.000 $ per ringiovanire una parte che magari poi daranno ad un uomo che ha speso svariati milioni per fingere di essere giovane sottoponendosi a torture di stampo medievale, per avere due rughe in meno e i capelli del bambolotto “Sbrodolino fa pipì?”
Deve essere davvero una figata, stà storia. Solletica tutta la mia parte cinico/bastarda. La donna di destra del domani, occhi orientali (a furia di tirare) zigomi eretti, guance e labbra sode (silicone o auto impianto di grasso precedentemente levato dalla pancia), collo in cartapecora, tette finte ma sode, addominoplastica, cosce senza cellulite, ma pelle cascante, e dal ginocchio al piede lo sfacelo.
Però…. Là …. Eh! ….
Scusate, colpa mia, sono rimasta alla genuinità delle merci coop, quelle che basta lavarle. Sono proprio comunista dentro. Brutta.
Rita Pani (APOLIDE COMUNISTA BRUTTA)

3.28.2006

 

Caro Romano virgola è la quinta

Caro Romano,
eccomi di nuovo a scriverti, come ho fatto ogni qualvolta ho ritenuto opportuno darti il mio modestissimo contributo. Non resto certamente in “speranzosa attesa” come si faceva quando ancora si incollavano i francobolli sulle buste, ma non nego che avere un segno che la mia voce è stata recepita allevierebbe, non poco, la fatica che farò nel tracciare quella “ics”.
Pur con troppe difficoltà mi sforzo di seguire questa baraonda pre-elettorale (ricordi, io sono quella che rimpiange i comizi di Berlinguer, i suoi cappelli e le sue vistose rughe, la sua voce piena di contenuto, le bandiere rosse) eppure fatico a comprendere.
Seguo te, “i nostri”, e leggo gli altri, poi di nuovo te, che devi rispondere sulle tasse che si alzeranno, che per fortuna non rispondi se ti danno del poveraccio, del bulldog, e che nemmeno sorridi dinnanzi al pericolo incombente dell’invasione degli agricoltori cinesi usi a concimare i campi con bambini bolliti al posto di un più normale ormone anticrittogrammico.
Seguo te e ancora mi chiedo: che fine faremo?
Mi sono riposta questa domanda proprio stasera, apprendendo dalla stampa della tua ultima “buonissima” affermazione, civile, troppo civile. “Le riforme non a colpi di maggioranza.”
Come no?
Ma allora, a noi chi ci darà il maltolto?
Caro Romano, capisco quanto deve essere difficile essere un uomo per tutti, ma a volte sembra che scordi che tra i “tutti” ci siamo anche noi. Non siamo i no-global (che comunque sono sempre meglio dei neonazisti) non siamo nemmeno quelli che hanno bollito i bambini; noi siamo quelli che hanno preso i calci sui denti davvero.
Personalmente, per esempio, non lavoro da 18 mesi, saranno 19 proprio il giorno delle elezioni, grazie alla riforma del lavoro attuata, a colpi di maggioranza, dall’attuale governo di destra ed è quindi moralmente lecito che io ti chieda conto.
Mi piacerebbe leggere del tuo coraggio, perché, caro Romano, dovrai averne davvero tanto
Per esempio che ne sarà delle leggi ad personam che l’attuale presidente del consiglio ha fatto scrivere dal suo collegio difensivo, transformer, vestito all’uopo da deputato?
Il tuo coraggio, sarebbe quello di farci leggere sui giornali, prese di posizione rigide e ferree per tutto ciò che concerne il ripristino delle basi fondamentali di una “società civile” che desidera ottenere solo e soltanto la dignità della vita.
Ho bisogno di sapere, dal momento che ho compiuto 41 anni, se anche io faccio parte delle priorità del paese, perché a furia di sentire parlare di “giovani” tutti quelli come me, nati nel decennio 60/70, iniziano a domandarsi: “Che fine faremo?”
Caro Romano, io alle promesse non ci ho mai creduto, nemmeno a quelle che ho fatto con parvenza di convinzione davanti ad un prete e poi ho dovuto tradire, figurati se posso credere a quelle fatte a me da altri. Non abbiamo bisogno di promesse, abbiamo solamente bisogno di noi stessi, ma capisci bene che, se ci perdiamo, non potremo mai contare nemmeno su quello.
L’italiano non è più solo triste, l’italiano è disperato. La dignità dell’essere umano viene calpestata giorno dopo giorno, da leggi fasulle, da leggi classiste che dopo aver sepolto il proletariato hanno ucciso il ceto medio, che negano i diritti basilari, da riforme definite “porcate” da discutibili ministri che le hanno scritte; non puoi assolutamente dirci che “non agirai a colpi di maggioranza”.
Caro Romano, se mai riuscirai ad averla una maggioranza, tienila stretta e ricorda che ci siamo anche noi, quelli che vorrebbero davvero tanto poco, ossia il privilegio di svegliarsi al mattino e sentirsi degni d’esser semplicemente vivi.
Devi avere il coraggio di provare a vivere d’affamato per comprendere chi la fame la patisce.

Rita Pani (APOLIDE)


3.27.2006

 

Ho l'acqua sul fuoco

Ora a me verrebbe anche la curiosità di leggerlo, questo libro nero sul comunismo, scritto, diretto ed interpretato dal malfattore di Arcore. Amo l’arte demenziale e la storia dei bambini cinesi bolliti per concimare, raccontata oggi a Napoli dal barzellettiere, l’ho trovata degna del Monty Paython.
Perché bollire i bambini per farne concime? Non sarebbe stato meglio usarli crudi? Le proteine e gli enzimi sarebbero stati più efficaci. Da sempre si sa quanto grasso sia l’orto che confina col cimitero.
Comunque la pensiate, onestà intellettuale vuole che si ammetta la realtà, il popolo di Napoli, da oggi dormirà sogni tranquilli; i problemi della cittadinanza verranno affrontati e risolti tutti da berlusconi, qualora venisse rieletto. Lo si è evinto nella parte di discorso che parlava di Fassino, della sua attitudine ad essere testimonial di un’agenzia di pompe funebri.
I problemi della del lavoro, sono stati toccati dal presidente cavalier Napoleone, quando ha chiaramente detto che Prodi è un poveraccio, quelli della giustizia, verranno risolti, probabilmente, come immaginato nella conclusione del film di Nanni Moretti.
Non è più tempo di smentite e fraintendimenti, quelle erano cose buone fino a quando ancora qualcuno gli ricordava che copriva una carica pubblica, una delle più alte dello Stato; ora che sta per abdicare, è a briglia sciolta, un cannone caricato a merda, che spara a caso, certo che qualcuno prenderà e farà suoi un po’ di escrementi da rilanciare. Ha ancora il suo sparuto seguito di leccatacchi incalliti, che hanno scordato la dimensione propria e che sono prontissimi ad immolarsi per il padrone. E vanno avanti.
Che importa di questa povera Italia? Bisogna proteggerla da Mao e da Stalin. Perché mettere in condizione i magistrati di fare il proprio dovere? Bisogna cospargerli col cannone, in modo che mai a nessun servo sorga il lecito sospetto.
Ammetto d’essere un po’ cinica e di godere di molti di questi aspetti contorti di un omino ridicolo ormai perso nelle sue stesse tele. La triste realtà è che l’unico alleato rimasto fedele a berlusconi è la fotocopia di bossi, e che a scalzare il cavalier Napoleone sarà Gianfranco Fini, che ormai ha sempre più la faccia uguale a quella che indossava il memorabile giorno del Kapò a Bruxelles. La vergogna fatta persona.
Vorrebbe inserirsi nella macchina della propaganda, ma non ce la fa. Arranca Fini e non sta al passo del despota demente, che con i suoi bambini bolliti, i becchini e i poveracci, ruba la scena e lo riduce ad una spalla spazientita.
Il popolo, diviso ormai in fazioni simili a tifoseria politica, pagata dal più ricco, dice chiaramente che non è la politica che interessa, ma la speranza della gratitudine che non arriverà.
Il popolo delle donne, non insorge, sebbene ormai circoscritta e relegata alla “categoria” di appartenenza, ovvero poco più di una scalda letto o una pratica stiratrice.
Noi restiamo qua, ad essere sempre più felici d’essere noglobal, comunisti, rossi, comunisti, lessabambini, comunisti, magistrati, comunisti, giornalisti, comunisti, poveracci, comunisti, ma soprattutto becchini comunisti.
“Non fate così, altro che dieci anni di meno, mi fate tornare bambino!” disse a Napoli ...

Vado a mettere l’acqua sul fuoco.

Rita Pani (APOLIDE)


3.23.2006

 

Lo sfrangiatore di Arcore

E’ scontro su Violante, perché non si può dire mafia, durante la campagna elettorale. Almeno così mi pare di aver capito. La solfa è pressappoco la stessa di sempre, addirittura quella espressa da Totò Riina in un’aula bunker di tribunale: “ Sono quelli Violanti, Caselle…Giudice comuniste”.
Non si può ricordare l’anima di Vittorio Managano, perché sarebbe sleale, un’operazione a dir poco criminale, che tende ad avvelenare il clima in campagna elettorale.
Certo, in un paese normale sarebbe diverso, perché essere anche solo sospettati di avere connivenze mafiose, precluderebbe ogni strada per ricoprire una carica pubblica.
Il datore di lavoro dello stalliere di Arcore è stato per cinque anni il presidente del consiglio, e c’è ancora chi giura sul suo onore sull’onorabilità di altri personaggi, dell’utri per esempio, condannato a 9 anni di galera.
Ci torno spesso su questi 9 anni, probabilmente perché ho una mente semplice con retaggi insormontabili, che mi portano a pensare che “i cattivi” debbano stare in galera.
Ma potrò dirlo? Non verrò accusata di fare parte della sinistra forcaiola? Resterò col dubbio. Intanto il processo di morattizzazione della scuola e della lingua italiana procede nel suo processo di deterioramento, coadiuvato dalle dichiarazioni ormai imperscrutabili dello sfrangiatore di Arcore.
“Sinistra squadrista”.
Un tempo andavano in voga i dizionari della lingua italiana, per i più giovani, erano dei libroni nei quali erano elencate le parole in ordine alfabetico ed accanto, si trovava il suo significato letterale; io conservo uno di questi cimeli e alla voce squadrista ho trovato: agg., s.m. e f. TS stor., che, chi apparteneva a una squadra d’azione fascista.
Qualcuno abbia il buon senso di dirlo allo sfrangiatore. Sfrangiatore non è presente nel librone delle parole, dizionario, è un neologismo da me coniato: agg, s.m. colui che sfrangia i testicoli.
Sì qualcuno si prenda la briga di andare a raccontare allo sfrangiatore, dicevo, che la gente è stanca e che vedere tanti giovani intenti a gridare “Mangano” rafforza noi, quasi certi di aver perso l’unica battaglia che invece vale la pena continuare… Liberarci di lui e di questo governo e pretendere che ci venga restituita la dignità di cittadini liberi.

Rita Pani (APOLIDE)

3.22.2006

 

Such a perfect day

Un bel giorno, perché sarà un bel giorno, Berlusconi morirà. Non importa come, è sufficiente che stiri le zampette. Quando ciò avverrà, a parte le scene di giubilo e gaudio massimo, io mi/gli auguro sinceramente e con tutto il cuore che si verifichi quanto segue:

a) Esiste un Aldilà;
b) Dio esiste;
c) Ed ecco Dio che ascolta San Pietro elencare i principali episodi della vita terrena di Berlusconi. Mentre quest’ultimo cerca di abbozzare qualche sorriso di circostanza, Dio ostenta un’espressione sempre più accigliata. Tanto che, a Berlusconi, sembra proprio che Dio somigli sempre di più all'europarlamentare tedesco Schultz, ma stavolta si guarda bene dal proporlo per qualche ruolo cinematografico;
d) La questione, come è facile intuire, va avanti un bel po’ di tempo. Dio comincia a chiedersi cosa ha da ridere, quello;
e) Dio, non solo esiste ma, essendo parecchio in là con i millenni, è anche diventato un po’ sordo. Tale circostanza, fa sì che Egli equivochi sulle frequenti intemperanze di Berlusconi, rinfacciandogli di aver bestemmiato a più riprese e pubblicamente durante la campagna elettorale del 2006: e “Porcondicio di qua!” e “Porcondicio di là!”. Il che, se mai ce ne fosse stato bisogno, costituisce un’aggravante;
f) In conseguenza di ciò, è pertanto chiaro che Dio non permette a Berlusconi di entrare in Paradiso;
g) E, dunque, anche il Paradiso esiste. Non solo: è regolato da un governo comunista;
h) Questo lascia Berlusconi stercofatto, spegnendogli definitivamente il sorriso;
i) L’Inferno esiste;
j) L’Inferno, al contrario da quanto scritto da Dante, non è suddiviso in gironi all’italiana, ma si procede a eliminazione diretta;
k) Stavolta, la metafora calcistica non piace molto a Berlusconi che, contemporaneamente, prende coscienza di aver perso gran parte del suo ottimismo e, anzi, si scopre un bel po’ preoccupato;
l) Pure Caronte, esiste;
m) Dio comanda a Caronte di traghettare Berlusconi all’Inferno;
n) Il punto precedente causa in Berlusconi un diffuso senso di inquietudine;
o) Sulla barca di Caronte è assolutamente vietato suonare il pianoforte e/o cantare e/o raccontare barzellette e/o rivolgersi al conducente;
p) Prima di entrare all’Inferno, Berlusconi viene degradato sul campo con ignominia e gli vengono strappati i bottoni della giacca doppiopetto e i punti del lifting. Detta operazione richiede anche più tempo di quello occorso a San Pietro per la lettura della biografia di Berlusconi, all’ingresso, ma lì nessuno ha fretta;
q) Una volta entrato, Berlusconi scopre con orrore che l’inferno è una striscia di terra dalla bizzarra forma di stivale ed è governato da uno spietato regime capeggiato da un nanerottolo perfido e bugiardo che rassicura continuamente i dannati che va tutto bene, nonostante quel che dicano quelli del Paradiso;
r) In conclusione, proprio in questo momento, Berlusconi potrebbe dirsi soddisfatto: finalmente è riuscito a realizzare uno dei sogni degli Italiani;
dirtyboots

3.21.2006

 

Il condizionale ...

Probabilmente non è importante, rispetto alle altre diatribe in corso in questi giorni, (la censura alla pubblicità della patata di Siffredi, o la parcondicio) ma c’è da segnalare che il Presidente della Repubblica, ha rispedito al mittente un’altra legge. Questa volta la legge era in materia ambientale, un testo unico per rivedere le regole degli studi sugli impatti ambientali e la tutela dell’ambiente dal suolo al territorio. Il “codice ambientale”. Non è chiaro perché sui giornali, e nemmeno tutti, la notizia venga riportata usando il condizionale, sembrerebbe, oppure il laconico “da indiscrezioni”.
Si tratterebbe di materia importante per tutti noi, per l’aria che respiriamo, per l’acqua che ormai non ci fidiamo più a bere, eppure, sembrerebbe che non se ne possa parlare; deve essere per una sorta di par condicio, forse non sembrerebbe “bello” farci sapere che con questa ennesima legge illegale, si tenterebbe di aggirare le regole che fino ad oggi ci hanno tutelato rendendo difficoltosa la pratica del VIA (valutazione impatto ambientale) che servirebbe a non creare ecomostri, o per esempio, gassificatori a ridosso delle città o dei parchi nazionali.
Conosco abbastanza bene le leggi in materia ambientale esistenti, per esempio la legge Ronchey che se pure non perfetta, aveva avuto il coraggio di stabilire delle regole, e che venne in qualche modo stravolta con codicilli e modifiche dal ministro matteoli, che potrebbe (condizionale) andare mano nella mano con tremonti e calderoli a far danni in Papuasia.
Probabilmente non si deve sapere di questa nuova bocciatura perché il cittadino italiano potrebbe avere il legittimo sospetto che possa essere una legge ad hoc per favorire i palazzinari, o peggio la lobby dell’energia pulita, che in Italia puzza di sporco, data la natura affaristica e poco ambientale con la quale viene trattata la materia. Rimaneggiata la procedura del VIA non sarebbe strano se divenisse legale costruire torri in riva al mare, gettare cemento in un parco nazionale, ridurre il territorio destinato a parco, deforestare ulteriormente le poche zone boschive rimaste, o peggio inquinare più di quanto non si stia facendo.
Potremo trovarci centrali a biomassa ad ogni periferia di città ed ovviamente non come accade in Germania, dove davvero ci si brucia il legno, ma come accade al Pollino dove si brucia qualunque cosa e si produce diossina. Ma si possono dire queste cose senza usare il condizionale?
Mi sarebbe piaciuto leggere la legge rispedita al mittente, magari era scritto chiaro il codicillo che imponeva al reo di abuso edilizio di costruire un parco giochi, o piantare venti piantine di cactus, anziché essere arrestato.
Per ora resta un mistero, probabilmente sarà sciolto la seconda decade di Aprile, a Stato Libero, e soprattutto quando non saremo più in par condicio. A proposito di questo, sapete che la RAI ha deciso di non trasmettere una fiction sulle Fosse Ardeatine? Pare che sia un argomento di sinistra.
Rita Pani (APOLIDE)

3.20.2006

 

Stato di ossessione demente

Dopo Vicenza la mia teoria ne esce corroborata: lasciatelo parlare. Ogni volta che lo fa è come se esponesse un cartello lampeggiante: “sto lavorando per voi”!
Gli aggettivi si sprecano, buffo, ridicolo, esilarante, pericoloso, demente, nervoso, stronzo. La stampa estera ci guarda più preoccupata che divertita, noi ancora ridiamo, probabilmente senza nemmeno sapere perché, solo che abbiamo riso per cinque anni, anziché incazzarci tanto quanto sarebbe stato dovuto, ma ora temo che si sia arrivati al termine e si debba riprendere a fare sul serio. Non parlerò oltre dei fatti di Vicenza, nel quinquennio ho già dovuto digerire troppe cose, la “simpatia per Saddam”, l’oggettiva necessità di resistenza da parte di popoli invasi, con le derivanti violenze; dover scrivere bene di Confindustria darebbe i colpo mortale al mio stomaco già assai provato.
Si vive ormai in un paese allo sbando, dove anche il termine “istituzione” è stato stravolto da chi ha occupato indegnamente ed abusivamente, cariche “istituzionali”. Hanno danneggiato l’Italia, in Italia, e all’estero, al punto che siamo riusciti ad inimicarci persino l’Olanda, l’Inghilterra, la Germania, l’Europa intera ci guarda con sospetto e persino la Libia, rivendica il mantenimento delle promesse non mantenute. Gheddafi vuole l’autostrada e come dargli torto?
In Europa si parla apertamente di pericolo fascista, in Italia si trasmette “il grande fratello”, “la fattoria” e la rubrica sui vini da 80 euro alla bottiglia. Il TG1 tra un po’ si occuperà di Padre Pio e a condurlo chiameranno Platinette.
Lasciatelo parlare, abolite la parcondicio, fate sì che sia in video 20 ore su 24 ad esporre la sua demenza senile in un corpo così giovane, che lo renda ancora più ridicolo di quanto non sia già, col suo fare da dittatore delle banane, al quale più che il cappello di Napoleone, sulla testa manca il fez leopardato della “Loggia del Leopardo”, che rendeva tanto orgoglioso il padre di Richie Cunningham nella serie Happy Days.
Deve ripetere, col suo fare ossessivo, che tutto va bene, e che il contrario è solo un’invenzione della stampa comunista, mangiabambini e trinariciuta. Lo deve dire a chi affanna, lo deve ripetere all’infinito, deve continuare a fare il conto degli occupati e promettere contratti a tempo indeterminato ai lavoratori, dopo un’attesa di diciotto mesi. Lo deve dire ai pensionati, ai malati, agli studenti e ai lavoratori schiavi, ai disoccupati, ai migranti, ai poveri di ogni razza e colore.
Deve dichiararsi malato, per poter guarire nell’arco di un’ora in diretta TV in barba a tutti coloro che come me soffrono veramente di certe patologie, e che non hanno i soldi per curarsi.
Finirà prima o poi per cedere totalmente alla sua demenza e chiederà a gran voce di essere eletto Gran Puba, dal momento che lui possiede imprese ben più importanti di una semplice ferramenta.
Tornando al mondo reale, urge un ripristino di civiltà e legalità nel paese e prevedere un risarcimento minimo dei danni da noi subiti. Dubito molto che avremo il piacere di vedere le manette ai polsi del malfattore di Arcore, ma auspico almeno un esilio volontario oltre confine per lui e per i suoi accoliti.
Rita Pani (APOLIDE)

3.17.2006

 

Il panettiere del Milan

Dunque sarebbe stato un errore quello di Prodi, di non partecipare alla manifestazione “anti-violenza”.
Visto da una certa ottica, potrebbe essere vero. Come non partecipare ad una manifestazione strumentalizzata dalle destre fasciste che avevano tra gli striscioni anche quello inneggiante ai “prodi autonomi?”.
Mi pare di non ricordare berlusconi che partecipa alla manifestazione dei pensionati, dei pompieri, dei medici, dei professori, dei metalmeccanici, dei ferrotranviari, dei ferrovieri, degli edili, del pubblico impiego, degli aeroportuali, degli artisti, del popolo offeso dalle leggi ad personam, dei pacifisti contro le guerre, e di tutte le altre categorie che sono scese in piazza nell’ultimo quinquennio, con manifesti di chiara avversione berlusconiana.
In realtà sembra che queste manifestazioni non siano neppure esistite, eppure, l’ultima, quella degli edili, è stata solo due o tre giorni fa.
Vi immaginate il pacifico popolo dell’unione che partecipa ad una manifestazione nella quale i fascisti di AN seminano il percorso di volantini che insultano Prodi? Una manifestazione pacifica anti-violenza.
Ci sta bene, lo si faccia passare, un sonoro, mavaccagare!
Ora non so bene la cronologia ma risulta che il novello Arturo Brachetti da Arcore si sia trasformato da presidente del Milan, al presidente panettiere in men che non si dica, o forse il contrario, presenziando alla partita d’addio, farsa, del giocatore del Milan, Demetrio Albertini. Le cronache riportano striscioni inneggianti all’amore per berlusconi “Milano ti ama” (mavaccagare!) ad un più inquietante “stai con noi altri 20 anni” o simile. I tifosi (quelli sani) lamentano l’oscuramento dell’evento e la strumentalizzazione politica, con tanto di messaggio finale del giocatore, mentre il pubblico abbandonava gli spalti, ricco di leccaculismo servile.
Violazione della par condicio? No, grazie al cielo dopo i fatti dell’Annunziata, nessun altro episodio di palese violazione è stato notato dagli addetti ai lavori. Siamo un paese libero e democratico, nel quale vige una sola regola accettabile, ed accettata dal padrone delle regole: “facciamo un po’ come cazzo ci pare!”
Per par condicio, ora Prodi dovrebbe inventarsi una manifestazione anti-qualcosa, non ha importanza cosa, basta pescare nel mucchio e si trova, poi invitare gli esponenti della cosca e distribuire volantini offensivi, nella logica politica del “ti aspetto fuori”. Dopo di che andare al concerto dei Nirvana o dei Red Hot Chili Pepper, rigorosamente in pantaloni di pelle nera e maglietta smanicata preferibilmente in lycra, pagando una porzione di pubblico per issare manifesti con su scritto semplicemente “salvaci!”
Ribadisco il concetto, l’unico concetto che abbia logica: mavaccagare!
Rita Pani (APOLIDE)

3.16.2006

 

L'italico deserto.

E’ inutile, la nazione risulta ancora divisa sull’esito del duello televisivo, nel quale si sono contrapposti, ad armi pari, il professore e il barzellettiere.
L’inchiostro sull’argomento continua a scorrere a fiumi, contemplando l’evento fin nel dettaglio più imbarazzante, compreso quello che analizza le cravatte dei partecipanti e delle comparse.
Le dichiarazioni dell’uno e dell’altro, le prese di posizione delle diverse fazioni vengono rilanciate dai giornali ad intervalli di tempo regolari, non per deliziare gli amanti del gossip, ma per chiarire le idee degli indecisi, ovvero coloro che ancora non sanno per chi votare, o saprebbero per chi farlo se solo andassero a votare.
Farebbe rima, se scrivessi: “che vadano tutti a cagare!” Ma non lo scriverò.
Il panorama della reale situazione italiana non smette di apparire desolante e vergognoso, arricchendosi giorno dopo giorno di nuovi particolari agghiaccianti, che avvalorano la mia teoria del forcone, più volte espressa in questo blog, ma disgraziatamente rimasta inascoltata.
E’ difficile persino trovare lo spunto per cominciare a parlarne, si potrebbe partire dagli avvisi di garanzia nei confronti dei rappresentanti del governo o dalla vergognosa presenza della lega nel parlamento italiano, dallo spionaggio, del quale non si deve assolutamente parlare in parlamento (o parlatorio) alla negazione della catastrofica realtà alla quale siamo stati costretti a vivere nell’ultimo quinquennio. A proposito di lega, oggi i suoi sublimi rappresentanti sono stati cacciati con l’accusa di xenofobia e razzismo, dal gruppo degli euroscettici e costretti a rintanarsi nel gruppo misto del parlamento europeo.
E’ il desolante italico panorama che non deve apparire, avanti tutta con lo spettacolo della campagna elettorale che porterà tutti in modo assolutamente bipartisan, a presenziare alla fiaccolata anti violenza che si terrà a Milano, dopo i fatti de i giorni scorsi.
Per chi avesse già scordato, arrovellandosi il cervello sulle cravatte di Prodi e quell’altro, sui voti del lookologo che dava un cinque per l’ingessatura degli abiti blu, vi rammento:
un gruppo di fascisti inneggianti al duce, con manifesti razzisti contro gli extracomunitari, il braccio teso e forse la camicia nera ha potuto liberamente sfilare, mentre un gruppo di deficienti incendiava macchine anziché bastonare i fasci. La polizia dovendo scegliere (ma senza fatica) ha protetto i fascisti ed arrestato i dementi.
L’aridità politica che invade l’Italia, e desertifica la nostra storia civile ci porterà alle urne con una legge-porcheria, così denominata dal suo padre putativo, il ministro per le riforme calderoli, scritta solo per dare fastidio alla sinistra. Per chi non lo sapesse, questa non è propaganda di sinistra, ma esattamente quanto riferito da calderoli in un siparietto TV.
Governare una nazione, dovrebbe essere una cosa seria, col governo della nazione si decide della vita democratica dei cittadini, sul futuro stesso delle generazioni che verranno, si istituiscono le basi della vita democratica, ed in Italia è stato possibile avere calderoli al governo che scrive una legge-porcheria che sarà poi quella che regolamenterà le elezioni politiche del 9 aprile prossimo.
Non so chi avesse la cravatta più bella , erano tutte in tinta con la giacca. Certo magari Prodi per spezzare un po’ avrebbe potuto indossare dei pantaloni di pelle attillati, ed una bella giacca arancione a righe marroni, sarebbe stato sicuramente più capace di porre l’accento sulle diversità, e sulla novità che propone politicamente. Sarebbe stato più esplosivo.
Tentando di non perdere il filo di una logica sensata, mi auguro fortemente che Prodi non dica più che non cancellerà tutte le leggi-porcheria fatte ad-suinis, perché probabilmente il professore ancora non sa oppure finge di non sapere che noi vogliamo, anche, vendetta.

Rita Pani (APOLIDE)


3.15.2006

 

Welcome to the jungle


Stando ai rilevamenti della sonda spaziale Cassini, lanciata nel 1997, ci sono delle probabilità che su una luna di Saturno ci sia acqua. Da quando si è rotto lo scarico della doccia, anche sul pavimento del mio bagno c’è acqua. Solo che l’idraulico costa molto più di un vettore spaziale e, nonostante questo, una volta chiamato solitamente gli ci vogliono più di nove anni per giungere a destinazione.
Lo so, il mio rapporto con la tecnologia è sempre più conflittuale e, come se non bastasse, ogni giorno assisto incapace di reagire al deterioramento di questa condizione. Sento la fatica di vivere una vita di cui sono un ingranaggio del quale si ignora la funzione. Tipo quelle piccole rotelle dentate, per capirci, che avanzano dopo aver rimontato un meccanismo che però, malgrado la carenza, continua a funzionare.
Forse è solo il peso della consapevolezza di non riuscire più a comprendere, non dico i massimi sistemi, ma neppure le banalità quotidiane. Il che è abbastanza avvilente, anche per uno che non ha la pretesa di essere un genio.
Rotelle dentate a parte, mi sorprendo spesso a osservare tutti quei ragazzetti che vestono quegli strani jeans che tanto vanno di moda da qualche tempo in qua. Strani al punto che non capisco bene se siano i pantaloni a essere a vita bassa o piuttosto non sia chi li indossa, ad avere il culo altissimo. Fatto sta che mi sfugge l’utilità e la praticità delle tasche posteriori ad altezza di calcagno. A meno di non esser seduti. L’unica spiegazione logica che riesco a elaborare è che, evidentemente, sto invecchiando più rapidamente di quanto non sospettassi.
Una prova di questo potrebbe essere la mia inadeguatezza rispetto all’evoluzione del telefono: provo nostalgia del disco selezionatore dei vecchi apparecchi in bachelite nera mentre gli ultramoderni Cellucinefotopalmativvupodstation non riescono a suscitare in me il minimo interesse. Invano mi sforzo di capire perché, tali apparecchiature, rivestano per alcuni la stessa importanza vitale di un by-pass al cuore. Questo, non so come, ma contribuisce ad aumentare i miei sensi di colpa.
Tra le altre cose che meritano di essere classificate nella mia esclusiva categoria delle stranezze, ritengo sia da annoverare il labile confine che separa l’intelligenza artificiale dalla stupidità naturale. Mi capita di constatare ciò in maniera occasionale, generalmente seguendo trasmissioni televisive o nell’ascolto fortuito di conversazioni fra terzi. Oppure, ancora, quando sento qualche politico accusato, ostentare il facciaculismo più sfrontato per difendersi dalle imputazioni: “Solo fango su di me”. Ma come: sei un grosso sacco di letame e ti stai a preoccupare per gli schizzi di fango? E’ allora che non mi resta che prendere atto di un fattore incontrovertibile: adesso le macchine hanno il cervello, mentre i corpi umani hanno il silicone. Ho pertanto formulato la teoria secondo cui macchine e uomini soggiacciono a una bizzarra legge di compensazione che interviene, nell’interazione tra le due entità, a mantenere stabili le quantità di intelligenza e plastica dosandone sapientemente le percentuali.
La prova di questa teoria è abbondantemente corroborata dall’assioma del grande matematico e filosofo finlandese Minkia Kekkulo: “Da sempre, la necessità fondamentale che l’umanità ostenta, è l’urgenza insopprimibile di una guerra”.

dirtyboots

 

Duello, nemmeno un osso rotto.

Non lo visto. Non ho perversioni sessuali che me l’avrebbero consentito. Mentre scrivo sto guardando RAI News 24 che fa una sintesi logica dell’avvenimento a mio parere davvero troppo scontato. Diciamoci la verità, per chi legge i giornali e per chi segue la nefanda situazione italiana non c’era bisogno di stare a guardare, tanto tutto era scontato. Da una parte il buon professore troppo poco incisivo, ma preparato, dall’altra parte un tizio che da del comunista anche al parroco che benedirà un rametto d’ulivo. Da una parte il messaggero di speranza dall’altra il solito arrogante omuncolo pronto a dare l’esame per assumersi la carica di duce.
Tanto rumore per nulla, o forse solo per tenere vivo il silenzio.
In Italia non serve convincere gli indecisi, che a mio avviso sono veramente pochi, servirebbe spiegare perché è utile andare a votare. Io ci ho provato molte volte e continuo a farlo. Voglio votare Prodi per poter avere il diritto di contestarlo, nel momento stesso in cui non dovesse ottemperare a tutti gli impegni che si è assunto il giorno dopo le Primarie. Lo voterò perché vorrò poter dire, io ti ho votato, lo voterò perché non posso assumermi la responsabilità di non andare a votare, specialmente dopo la legge truffa elettorale, scritta con i piedi, con l’unico intento di rendere difficile la stabilità del governo del paese.
E’ troppo semplice cadere nel qualunquismo, sono tutti uguali, hanno tutti un po’ di rogna.
Cosa penso sul serio?
Che la colpa è nostra, di chi ha votato per berlusconi e di chi ad un certo momento non è andato a cacciarlo, con il forcone in mano da palazzo Chigi. Abbelliti dal pacifismo e da uno strano concetto di civiltà, si sono fatti due o tre girotondi, giusto per ritrovarsi in piazza a gridare “vergogna”, fingendo di non sapere che a quello, di noi, non importava un accidente, dal momento che nemmeno i lavoratori in sciopero hanno mai contato nulla per lui. Otto leggi rinviate al parlamento dal capo dello stato, e non gli fregava un accidente, le ha fatte ugualmente, tutte per lui, per la sua incolumità e per le due tasche. Erano quelli i momenti in cui avremo dovuto armarci di fiaccole e forconi, un milione di persone incazzate, dileggiate, e pronte ad esigere rispetto.
Abbiamo avuto l’occasione e l’abbiamo persa perché ci restano le urne. Quindi andiamo a votare, è un nostro preciso dovere.
Rita Pani (APOLIDE)

3.14.2006

 

UNO STATO FORTE CON I DEBOLI E DEBOLE CON I FORTI E' SEMPLICEMENTE UNO STATO FASCISTA!

Premetto che non sono tra quanti, un pò qualunquisticamente, pensano che non esista alcuna differenza tra centrodestra e centrosinistra, essendo entrambi gli schieramenti funzionali ad una politica antioperaia e neoliberista.Non mi preoccupo certo delle forze tradizionali del centrosinistra che già conosciamo essere da sempre vicine agli interessi del capitalismo bancario e della Confindustria, che non a caso sostiene Prodi & soci alle prossime elezioni politiche.Mi preoccupa invece la piega presa dal P.R.C., il cui gruppo dirigente sembra sempre più appiattito ed omologato su posizioni quantomeno ambigue ed incerte, ossia su una linea che appare priva di una sicura identità di classe.Effettivamente mi inquieta il silenzio mostrato dai dirigenti nazionali del P.R.C. di fronte agli arresti e alla repressione poliziesca dell'11 Marzo a Milano. Mi sconcerta ancor più l'atteggiamento di inerzia e passività assunto da Rifondazione comunista di fronte alla manifestazione neofascista dello stesso giorno, indetta con finalità chiaramente provocatorie e destabilizzanti (ovviamente per "stabilizzare"), che non a caso ha goduto di appoggi e di protezioni politiche ed istituzionali ad altissimo livello.Giudico davvero sconcertanti le posizioni assunte dal P.R.C. negli ultimi tempi, evidentemente troppo condizionata e preoccupata dall'esito elettorale, una posizione che di fatto sta dividendo e lacerando il movimento antagonista, persino l'area assai eterogenea e multiforme dei centri sociali.
Basti pensare, ad esempio, che il Leoncavallo (vicino, non a caso, a Rifondazione) ha deciso di non aderire alla manifestazione antifascista dell'11 Marzo, assumendosi non poche responsabilità rispetto a quanto poi è accaduto, nella misura in cui, ad esempio, un servizio d'ordine allestito con la presenza dei leoncavallini avrebbe probabilmente potuto impedire che si arrivasse a quel tipo di scontro frontale con la polizia in assetto antisommossa, già pronta alla repressione più brutale.Personalmente nutro un profondo senso di rabbia e di nausea di fronte alla violenza inutile e sciocca di chi, magari, intende "giocare" alla rivoluzione.
Il ribellismo e l'estremismo politico sono forme infantili e controproducenti di lotta, che non servono affatto alla causa antifascista e anticapitalista, ma al contrario giovano soltanto a chi ha interesse ad inasprire lo scontro di classe e a mettere in moto meccanismi repressivi, evocando spauracchi quali il terrorismo e altro, per invocare svolte politico-elettorali in senso reazionario e autoritario.Nel contempo il disgusto e lo sdegno sono molto più forti ed incontenibili di fronte allo sciacallaggio politico, ossia rispetto all'uso scellerato e strumentale che viene compiuto, in questo caso dal centrodestra (un tempo lo faceva la Democrazia cristiana), per ottenere una vittoria alle elezioni politiche.Così come sono notevolmente indignato e nauseato di fronte ad uno Stato di polizia che fa un ricorso esagerato e sistematico alla forza repressiva, ad esempio, per sfrattare di casa quelle famiglie già misere e sventurate che vivono l'emergenza abitativa e altre drammatiche emergenze della nostra società, mentre non adotta affatto la stessa "energia" per fronteggiare, ad esempio, fenomeni criminali ben più gravi come mafia e camorra, oppure per contrastare iniziative eversive e destabilizzanti di matrice neofascista, oppure (cosa ancora più inaccettabile e scandalosa) per combattere e perseguire comportamenti estremamente illegali ed antisociali quali l'evasione fiscale, che invece vengono incoraggiati, condonati e depenalizzati!Francamente, di fronte a tutto ciò io provo un sentimento di stizza e fastidio che non ha limiti, ma che non mi induce certo a forme irrazionali, istintive ed infantili di ribellione e di rivolta che, al contrario, rischiano di fare il gioco dell'avversario di classe e di quelle forze politico-istituzionali che stanno sfasciando la Costituzione e tutte quelle già fragili tutele sociali che sono state conquistate dal movimento dei lavoratori attraverso decenni di dure e sanguinose lotte, segnate anche da reazioni violentissime da parte dei padroni e dei loro servi.
Basti pensare allo stillicidio delle stragi neofasciste, a quelle "stragi di stato" che hanno insanguinato la storia italiana del dopoguerra da Piazza Fontana nel 1969 in poi e che fanno capo alla cosiddetta "strategia della tensione", una strategia che mi pare sia stata riesumata, semmai fosse stata sepolta.Ebbene, voglio rammentare la natura visceralmente reazionaria, classista, sovversiva e antidemocratica del centrodestra che negli ultimi 5 anni ha cercato di sfasciare le istituzioni democratiche, i diritti e le garanzie costituzionali. Altro che sfasciare una vetrina del McDonald's!Pertanto, io ritengo che il pericolo rappresentato dal fascismo al potere, ossia da quelle forze di centrodestra che hanno governato l'Italia negli ultimi 5 anni, sia molto maggiore che nel passato, soprattutto se si tiene presente il mix micidiale di fascismo, populismo e neoliberismo sfrenato che caratterizza questo blocco politico-sociale.Ebbene, senza farmi facili e sciocche illusioni, riconosco che tale pericolo possa essere in parte scongiurato anche contribuendo a votare e sostenere quel fronte della sinistra più radicale e antifascista che è collocato nell'Unione, malgrado tutte le riserve, i dubbi e le perplessità prima enunciate.
Rammento una celebre e storica citazione di Pier Paolo Pasolini che diceva: "Il fascismo potrà risorgere a condizione che si chiami antifascimo". Mi sembra che la frase rispecchi perfettamente il quadro storico-politico in cui si è compiuta la "metamorfosi" di Alleanza nazionale e della destra neofascista (ex MSI) per assorgere al governo della nazione, sdoganata e traghettata dal populismo berlusconiano.Per quanto concerne il rischio che un ipotetico, futuro governo di centrosinistra possa adottare e praticare una politica contro le masse operaie e popolari, magari utilizzando la presenza e il ruolo del P.R.C. per addormentare e neutralizzare l'antagonismo sociale e l'opposizione di classe, credo che la risposta, per quanto sia ora prematura e sempre suscettibile di analisi e di riflessione critica, debba essere quella di organizzare nel tempo un blocco sociale antagonista capace di non farsi "neutralizzare" o "narcotizzare" da nessun governo.
Lucio Garofalo

 

Ne ho piene le ernie


E’ la legge del minestrone, una volta a settimana va anche bene, ma tre giorni di seguito da la nausea. Ho visto uomini con l’orchite da duello, donne in preda a crisi nervose lanciare i telecomandi ai televisori, guardarsi dentro le mutande col sospetto che due erniette stessero spuntando là sotto.
Basta, per favore, con le offese alle nostre intelligenze.
Da anni sono disgustata dalla metafora calcistica, inventata dal premier per rivolgersi all’elettore, notoriamente un bambino di undici anni e nemmeno tanto intelligente, ed in seguito usata da tutti indistintamente, politici e giornalisti, opinionisti e addetti del settore.
Il ridicolo incalza, così i duellanti, prima del match, anzi il big match vanno in ritiro, Mimun è il primo arbitro, con due guardalinee. Ora leggo che si “limano le regole” e Biscardi preme per la moviola in campo e vince! Il regista della cronaca diretta dell’incontro sarà affiancato da due registi di fiducia dei due duellanti.
Su Repubblica il vero scoop. La foto del pavimento del campo in allestimento. E’ il diritto di cronaca per il quale siamo grati. Come avremmo potuto andare avanti tutt’oggi senza vedere il pavimento dello studio televisivo?
Io ne ho piene le erniette.
In questi giorni cupi di fine legislatura, nessuno che mi abbia spiegato come e perché andare a votare, me lo sono imparata da sola, sulla mia pelle, nella desolazione di un’economia allo sfascio, nel sentore di un regime fascista non dichiarato, anzi mascherato dall’uso improprio della parola “libertà”, nella mistificazione di una realtà banale, ovvero quella di un uomo che, trovandosi stretto tra la bancarotta e la galera ha scelto di governarci, di legiferare per suo conto, ha scelto l’interesse privato ai danni di un’intera nazione, imbrogliando, vendendo merce avariata come fosse caviale Beluga Imperiale.
Ma che ci importa del duello? Non bastano le dichiarazioni che ci giungono fresche, fresche, in tempo reale, da ogni parte d’ Italia?
Il premier da Palermo: “ Votate per noi perché siamo più belli!” e a corroborare questa preziosa dichiarazione politica gli corre in soccorso il truccatore delle dive (che è truccatissimo cit.:Elio)
«silvio berlusconi visto da vicinissimo ha una bella pelle, per lui uso una crema idratante ultraleggera Chanel e dei fondi francesi, tutto qui. Niente agli occhi: né rimmel, né quel kajal bianco... sul viso del presidente bastano un buon fondotinta, qualche ombra e una cipria dorata».
Voterete per Prodi che non si estirpa nemmeno le sopraciglia o per un uomo che nonostante la crema ultraleggera non ha bisogno di mascara?
La domanda è retorica e Prodi deve capire il mio sacrificio nel votarlo. Insomma è dura non dare il proprio voto ad un uomo al quale basta solo un po’ di fondotinta e della cipria dorata.
E’l’immagine del sogno che si avvera, l’uomo col fondotinta e la bella pelle. Io ero abituata a vedere la faccia del padre di un mio amico che tornava a casa dopo aver lavorato 10 ore; puliva i forni della super centrale di Portovesme, con la soda caustica e nonostante le protezioni a volte gli si bucava un piede, un braccio, una mano. Dopo il terzo buco non era più nemmeno previsto il ricovero ospedaliero “tanto poi smette di friggere e cicatrizza.”
No! Io non guarderò “il duello”, il “match”, “il big match”. Ne ho proprio piene le ernie.
Rita Pani (APOLIDE)

3.13.2006

 

E’ colato il cerone.


Nudo, spogliato della sua autorità, ridicolo mentre si atteggia a padrone del vapore.
Non si parla d’altro, che della fuga del cane bastonato, che con la coda tra le gambe guaisce offese verso chi, finalmente, ha ritrovato la dignità della propria professionalità.
Ed è subito un caso.
Napoleone a Waterloo non regge nemmeno la mezz’ora canonica, non ci sono cannoni dinnanzi a lui, nessuna truppa a cavallo dotata di schioppo, solo una persona che decide di fare il mestiere per la quale è pagata, fare domande, pretendere risposte da chi pretende di offendere chiunque non s’inchini di fronte a lui.
E’ triste, ma più triste è ritrovarci ad osannare Lucia Annunziata, a gioire per la riscoperta di integrità e rettitudine di una donna che non ha fatto nulla di più del suo mestiere, che è anche quello di fare domande.
Ho letto di tutto sull’argomento, quello che non ho letto è la certificazione di un dato di fatto: i torti da noi subiti.
Continuerò anche a leggere, da qui alla data del “duello”, che non prevede possibilità alcuna di abbattere il nemico, e nemmeno la scelta dell’arma, ma che non mi stupirei potesse prevedere la presenza dei “padrini” e dubito molto che finalmente troverò qualcosa che esuli dalla TV.
Si è smontato il trucco ed il parrucco, l’uomo è rimasto davanti a tutti con le sue cicatrici di blefaroplastica, col suo trapianto di capelli, con i suoi ridicoli tacchi, e il corsetto stretto sulla schiena, con i lacci e le stecche di balena.
L’aura verde del danaro che lo circonda, che fu sirena ammaliatrice per chi, ingenuo, pensò di poterne beneficiare, oggi è diventata rossa per la rabbia di chi, sempre più povero o impoverito, vede il despota sbraitare ed inveire, verso il nemico immaginario che egli, chiama comunismo.
Non c’è più politica, non c’è più legge che tenga, solo l’interesse privato di un gruppo di persone fameliche, un’orda di barbari che hanno fatto mambassa a discapito di chi tanto aveva sperato.
Noi, che mai fummo irretiti dalle promesse, che da sempre abbiamo chiamato col loro nome, bugie, stiamo qua ad osservare i sognatori cadere, uno dopo l’altro, mentre si contano i nomi degli indagati per questa o per quella truffa, per questa o per quella porcheria.
Voi che lo avete votato, ora rinnegate persino voi stessi o vi vendete per una manciata di euro, “controllori anti brogli” o “legionari di Cesare”, lo stesso Cesare condannato ad una dozzina di anni di galera, ma ancora creditore nei confronti del padrone, al quale donò la preziosa villa San Martino per un’altra manciata di milioni di lire(500) da pagarsi in tre comode rate, e grazie alla quale, il bancarottiere di Arcore potè iniziare a farsi prestare i soldi dalle banche, (sette miliardi).
L’arroganza, lo spregio delle istituzioni, delle leggi, dell’avversario politico, del fisco, dei lavoratori, dei migranti, dei poveri è stato radicato in Italia, scientemente, giorno dopo giorno, senza che nessuno alzasse davvero la testa, tranne chi l’ingiustizia in un verso o nell’altro la subiva sulla propria pelle e rimaneva comunque inascoltato.
Ora, che il conto alla rovescia è iniziato, e che il giorno della liberazione si avvicina, ecco i nuovi temerari, pronti persino a fare il lavoro per cui sono pagati.
C’è gente che per cinque anni ha r-esistito. E l’ha fatto gratis.
Amaramente,

Rita Pani (APOLIDE)


3.10.2006

 

Anche il mio cane si chiama Ciccio.


La mia generazione è quella che ha visto i telefilm di Nero Wolf, qualche altro, un po’ più temerario ha anche letto i lavori di Chester Gould, per non parlare poi del film di Serpico. Erano anche i tempi di Magnum PI, e io ebbi la fortuna di avere, per qualche tempo, un fidanzato che gli somigliava molto, anche se era in versione bonsai; non si chiamava nemmeno Thomas, aveva invece un nome buffo che non scrivo per educazione.
Il “giallo” in letteratura è sempre stato un po’ sottovalutato, quasi snobbato da chi diceva di pensare bene, poi nel tempo è stato rivalutato e ai giorni nostri, mi vengono in mente i successi di Camilleri col suo Montalbano e Carlo Lucarelli, che io adoro quasi quanto fosse Magnum PI (quello in versione integrale).
Da ieri continuano a rimbalzare le cronache degli spioni di “Ciccio Storace” e la sua banda di improbabili spie, a loro volta spiate e l’epidemia di cimici che colpisce la destra in occasione di ogni tornata elettorale. Ho letto le poche intercettazioni agli intercettatori riportate da Repubblica e al solito non ho potuto fare a meno di chiedermi, “in che cazzo di mani siamo stati” (non posso e non voglio cercare eufemismi) per questi cinque anni, non senza sorridere per la ridicolaggine di tutta la vicenda.
Essendo seri, però, c’è da rimarcare un concetto fondamentale e cioè che pare essere prassi, quella di utilizzare strutture dello stato, per fini privati e nemmeno tanto edificanti. Non ho trovato nessun collegamento al caso UNIPOL, con le intercettazioni telefoniche di Fassino, sbattute su un giornale di proprietà del presidente del consiglio. Anche allora quando si tentò di capire come e soprattutto chi le divulgò, calò un velo di opportuno silenzio.
Lo stupore che accompagna la vicenda di Ciccio e Qui, Quo, Qua è poi assolutamente vergognoso, quasi a dire che in Italia queste cose non sono reali, che la Telecom sia innocente e soprattutto che in Italia non esistano “centrali d’ascolto”.
Nessuno stupore invece nell’apprendere che gli spioni di Ciccio, hanno poi trovato lavoro da funzionari presso la Regione Lazio, anche se dalle trascrizioni delle intercettazioni si evince che la speranza per i Dick Tracy era quella restare amici del futuro ministro degli interni, magari sperando di diventare a tutti gli effetti vere spie autorizzate.
Non so chi fosse l’imbecille che ieri, intervistato da un telegiornale ha detto che non riusciva a spiegarsi tutto il clamore, e che infondo in America era “legale” indagare sull’avversario politico. Forse l’imbecille non sa che l’America, per fortuna è lontana, e che anche a noi sarebbe piaciuto avere di che parlare di una Monica mediterranea, solo che è difficile immaginarla inginocchiata sotto il tavolo di Ciccio.

Una banda di gretti cavernicoli al governo, ladri, corruttori, fascisti, bugiardi,malfattori, piduisti, nani e ballerine.
No. Decisamente meglio i froci.
Rita Pani (APOLIDE)

3.08.2006

 

Un fagiano quasi mannaro a Roma

La cosiddetta influenza aviaria ha già causato rilevanti danni all'Italia, soprattutto economici. L'ultimo settore, in ordine di tempo, a essere colpito dalle conseguenze di questa malattia, è stato quello dell'industria del carnevale: infatti, quest'anno le vendite dei costumi da pellerossa hanno subìto un crollo verticale. Forse è per questo che solo oggi è stata diffusa la notizia della scoperta di una mutazione del virus H5N1, la variante letale dell'influenza aviaria. I biologi hanno reso noto che il nuovo virus mutato, battezzato colica spastica mannara, induce gli uccelli ad assumere un comportamento singolare, spingendoli a spogliarsi delle piume nelle notti di plenilunio e a camminare tutti nudi con un cartello al collo con su scritto "mi consenta".
Nonostante la preoccupazione generale, gli appassionati del bird-watching sono in estasi.
Il ministro della Sanità, Storace, ha cercato di infondere tranquillità, minimizzando la faccenda e dispensando consigli: "Bisogna mantenere la calma. – ha detto – Sebbene sia stato individuato un caso in Piemonte, riteniamo che non ci siano pericoli immediati; comunque in ogni caso è sempre buona norma ricorrere a rapporti protetti, cioè cocendo e mangiando i polli senza toglierli dalla confezione".
Subito dopo ha cercato spiccare il volo sbattendo vigorosamente le orecchie.
Nonostante questi tentativi, però, si sta diffondendo una psicosi difficilmente controllabile e la situazione ha rischiato di degenerare quando a Roma, nei pressi del laghetto di Villa Pamphili, è stato rinvenuto il cadavere di un grosso tacchino implume. Rapidamente si è diffuso il panico e si è gridato all'epidemia. Poi, la polizia veterinaria ha scoperto che era solo Storace in preda a un profondo attacco di narcolessia. Intanto, il governo si sta dando da fare per cercare di far fronte a ogni emergenza: ha comandato alla protezione civile di allestire un centro di primo soccorso in via Gustavo Nabistecca e, nell'imminenza della primavera, ha disposto su tutto il territorio l'istituzione di centri di permanenza temporanea in cui accogliere i volatili migratori clandestini senza permesso di soggiorno.
Berlusconi si è detto contrariato della vicenda, proprio nell'incombenza delle elezioni. E proprio per evitare che il centrosinistra possa strumentalizzare la questione, ha assicurato che parteciperà al confronto televisivo con Prodi, sebbene questi abbia fatto sapere che interverrà solo a condizione che il premier non faccia la conferenza finale programmata subito prima delle elezioni. A questo punto, anche Berlusconi ha preteso delle garanzie: un’auto di grossa cilindrata con il pieno e un salvacondotto per le isole Cayman. Ma molti sono convinti che siccome il premier non intende in nessun modo rinunciare all'esposizione dei traguardi raggiunti dal suo governo e, soprattutto, desidera presentare il suo programma elettorale, leggerà il nanoscritto anche se al posto di Prodi fosse costretto a far sedere un tacchino vestito da Storace mannaro.
In materia elettorale, tra le tante polemiche che montano in queste ore, spicca la questione delle liste: una delle ultime notizie riporta che Craxi non ha un posto fisso. Il che potrebbe autorizzare a pensare malignamente che sia passato al centrosinistra perché è diventato un lavoratore precario.
Ma oggi dovrebbe essere una giornata particolare. Me lo hanno ricordato le fronde di mimosa che una volta l'anno si suicidano in sacchetti di cellophane e continuano a stormire per ancora poche ore, con ultimi innaturali spasmi, da strani rami con il pollice opponibile. Ma, soprattutto, me lo hanno ricordato due signore sul treno:
- Esci, stasera?
- No, perché? Ah, già... è la Festa della donna! Comunque no, sto a casa.
- Eh, anche io non le festeggio ‘ste cose...
- Guarda, quando ero più giovane, ancorancora, ma adesso...
- E già... all’epoca eravamo tutte femministe...
Poi, come si fosse resa conto di aver pronunciato qualcosa di molto simile a una bestemmia, con un fil di voce ha aggiunto:
- ... quasi...
Insomma, auguri a tutte. O quasi.
dirtyboots

3.07.2006

 

Locandine elettorali.


Se a qualcuno venisse in mente che sia una cosa seria, ci pensi un po’ su e si riprenda. Non è una cosa seria.
C’è da ammettere candidamente che il meno peggio sta a sinistra, ma non è meglio, ci tengo a ribadirlo, è solo meno peggio. Mi riferisco ai nomi in cartellone per la prossima rappresentazione teatrale parlamentare,in attesa che venga assegnato il ruolo da regista. La destra accusava la sinistra di aver piazzato in lista troppi giudici, magistrati , ma infondo mi rincuora la presenza in lista di Gerardo D’Ambrosio e Felice Casson che se non altro potranno vigilare sull’insana presenza di bobo craxi ed ugo intini, sedere accanto a ciriaco de mita. Sono gli effetti della nuova legge elettorale, sul modello feudatario dei vassalli, valvassori e valvassini, fortemente voluta dal padrone del feudo, che doveva in qualche modo distribuire le terre, le nostre terre, ai suoi uomini, donne, amici degli amici, parenti ed affini.
Guardo e continuo a domandarmi che ne sarà di noi, cerco di convincermi sull’utilità del voto, facendo forza sull’innato senso del dovere senza mai perdere di vista la possibilità di varcare il confine di questo povero paese impazzito, o fatto impazzire.
Giornalisti, intellettuali, giudici, qualche moglie, un fratello, qualche riciclato a sinistra, mentre a destra, manca solo Moira Orfei con i suoi elefanti bardati con lustrini, piume e paillette.
Qualche mafioso, qualche inquisito, qualche compagno di loggia, ex cognate, sorelle, nani e ballerine, capitanate da Pippo Franco che si presenterà al senato con una sobria giacca a righe nere, arancioni e verdi e con la paglietta di Ciccio Formaggio, smozzicata di lato. E’ indubitabile il suo spessore politico, sarà probabilmente posto a capo di qualche commissione per lo studio della barzelletta sconcia.

Il problema dell’Italia, è che i problemi dell’Italia, pare importino soltanto a noi che continuiamo a porci domande alle quali nessuno sembra voler rispondere; nemmeno quelli “deputati” a farlo. Guardiamo intorno e restiamo sgomenti per la desolazione, ma poi andiamo comunque avanti, perché se un pregio abbiamo, è proprio quello di essere italiani. Creativi, ingegnosi, simpatici e tal volta, scuri di carnagione e pelosi.

Il mio ultimo atto politico sarà quello di andare a votare, dopo di chè vada come vada, starò alla finestra a guardare. Come ho detto spesso, rispetto a molti di voi che leggono ho il grande vantaggio di aver già perso tutto, famiglia, casa, lavoro… Non c’è nulla che possano più togliermi e questa è una grande libertà. Mi è rimasta la dignità e quella vi garantisco che nessuno riuscirà mai a strapparmela via.
Rita Pani (APOLIDE)

3.06.2006

 

Che desolazione!

Il volo era previsto per le 17 di sabato 4 marzo, il giorno prima con un po’ di apprensione ho cercato di seguire l’andamento del previsto sciopero; è stato arduo. I giornali non riportavano nessun trafiletto, i telegiornali non ne hanno parlato. Soltanto la mattina del sabato, leggo sulla striscia di Rai news 24 che i voli erano regolari per la revoca dello sciopero. Con molta sorpresa, quindi, al mio arrivo in aeroporto noto che sul tabellone, il mio volo non c’era. Sbuffante, mi reco al banco di Meridiana e chiedo notizie.”Il volo delle 17 è stato cancellato, ma ci sarà alle 18.” Chiedo spiegazioni dal momento che avevo letto della revoca e mi sento rispondere, testualmente: “Lo sciopero è stato revocato, ma c’è lo stesso!” Ho passato un po’ di tempo a riflettere sul significato dell’arcano, ma è rimasto un mistero, poi sono stata distratta dall’arrivo di un corteo in pompa magna. Una moto dei carabinieri con le luci blu, una macchina dei carabinieri, un’auto blu, un’auto grigia, un’altra macchina dei carabinieri, e a chiudere la seconda moto dei gemellini. Pareva una festa. Come uno stormo di uccelli al calar della sera, una piccola folla di divise e cappotti blu, si muove verso le porte dell’aeroporto e sparisce. Solo dopo ho saputo che tutta quella folla, accompagnava un uomo solo: Draghi di bankitalia. Era stato giusto a Cagliari per parlare dell’economia dell’Italia che va a rotoli, e del pericolo che corriamo per la nostra vacillante economia. 12 persone per accompagnarlo all’aeroporto.

La mattina prima, un amico, mi raccontava che la fame è tornata nel nostro territorio, a Carbonia; mi raccontava che sembrava di vivere ai tempi del padre, quando c’era chi mangiava due volte al mese, e il resto del tempo si arrangiava con del pane e qualcosa in più. Però non sembra, perché ci si vergogna. I supermercati si sono associati alle finanziarie, e con discrezione si possono sottoscrivere le tessere della finanziaria, che ti garantiscono di poter fare la spesa. La mobilità è diventata una situazione normale e si attende il licenziamento o si lavora in nero, a paga albanese, nei cantieri che costruiscono case, case e case, senza che nessuno riesca a capire chi mai le comprerà.
La campagna elettorale è inesistente, nessun faccione a degradare le strade e le piazze, al massimo qualche manifesto che in confronto a quelli di Napoleone sembrano degli A4, che non resistono nemmeno una notte, perché vengono strappati. Nessuna scritta sui muri, come era un tempo, se non una che resiste da quando la feci una decina di anni fa: "Carbonia è arrubia". Al massimo trovi uno che chiede " perdono a Vale, perché ti amo!"
E non si trova consolazione a guardare oltre il mare, una campagna elettorale che non c’è e che forse non ci vuole essere. Ogni volta che nasce l’argomento si fa in fretta ad abbatterlo, a demolirlo, circondandolo da inutile chiacchiericcio, per esempio, la performance dell’americano di Arcore. Quella che a mio avviso è stata un’offesa all’identità e alla dignità di tutto il popolo europeo, con promesse di resa incondizionata, con toni di servilismo fantozziano, condita da bugie propagandistiche di un ridicolo omino (in braccio al padre al cimitero americano o lo zio d’America e playboy) ha scaturito un’unica discussione sulla parcondicio. La vicenda ben più grave delle minacce di Gheddafi è ancora di più incomprensibile e vergognosa. Ancora tutti a parlare delle magliette di calderoli, e nessuno che abbia avuto voglia di ripercorrere la storia di questi cinque anni di governo disastroso anche in politica estera. Nessuno ricorda la gita nella tenda che il beduino di Arcore fece nel 2004, quando promise 1.800 kilometri di asfalto per l’autostrada litoranea che avrebbe dovuto chiudere i conti col passato? Probabilmente in Italia ci lasciamo scivolare addosso le promesse non mantenute o la propaganda populista dell’imbonitore, ma magari in Libia non funzione così. Tant’è che Gheddafi arrivò al punto di chiedere esplicitamente di non parlare più con berlusconi.
Già, l’esportatore di guai. L’uomo che è riuscito a mettere in crisi anche un ministro del governo britannico, dopo averne corrotto il marito.
Aspettiamo che passi oggi, il giorno delle liste e poi vedremo… Temo che dovrò riscrivere a Prodi, c’è ancora qualcosa che il buon uomo mi sa, non ha capito.

Rita Pani (APOLIDE)


3.02.2006

 

Che tempi, signora mia...

E’ da un po’ di tempo che la stampa propone notizie sensazionali. Per la serie: “Chi l’avrebbe mai detto?” il Papa è contro l’aborto. La notizia di questa presa di posizione innovativa, se non addirittura rivoluzionaria, da parte del più autorevole esponente della Chiesa cattolica, ha sbalordito un po’ tutti. Si continua con le sorprese quando informano che, contrariamente alle edizioni passate, quest’anno i testi delle canzoni del Festival di Sanremo sono improntati alla banalità più scontata o riportano le polemiche che montano sugli ingaggi pagati agli ospiti.
Vista la tendenza, anche senza scomodarmi a leggere le terzine di Nostradamus o, cosa assai pericolosa di questi tempi, interpretare le viscere degli uccelli, credo di poter azzardare la previsione secondo cui la prossima Miss Italia sarà la classica ragazza della porta accanto.
Poi c’è stato il carnevale: a Viareggio hanno sfilato i carri allegorici mentre a Baghdad hanno sfilato i carri armati. Piccole differenze tra un paese cattolico e uno islamico.
La tensione dovuta all’allarme terrorismo è sempre alta e ieri si è scatenato il panico in un parcheggio di Roma quando un uomo dai caratteristici tratti somatici mediorientali si è vantato della sua automobile in questi termini: “va che è una bomba”. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di appartenere a una cellula di al Qaeda.
Per lo stesso motivo, per qualche ora si è parlato della vicenda documentata con un telefono cellulare grazie al quale è stato filmato il pestaggio di un marocchino da parte di una pattuglia dei carabinieri. I militari, che hanno avuto testimonianze di solidarietà di una parte della cittadinanza, si sono giustificati sostenendo di esser stati aggrediti per primi. A riprova di ciò, uno dei due carabinieri ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari che gli hanno diagnosticato otto giorni di prognosi per le escoriazioni delle nocche.
Intanto, prosegue la campagna elettorale e, a quanto pare, gli ultimi sondaggi che si propongono di monitorare gli orientamenti in vista del voto di Aprile, danno in piccola ma costante rimonta Gesù. Resta tuttavia irrisolto il mistero del perché mai gli affiliati di spicco alla cosca di Forza Italia si definiscano “azzurri” e non “apostoli”. Molti però cominciano a credere che Berlusconi sia veramente il Messia. Altrimenti non si spiegherebbe perché, all’indomani dei fischi indirizzati al premier nella cerimonia di chiusura delle olimpiadi, il Pontefice abbia ammonito: “Basta razzismo negli stadi!”
Che poi sarebbe come a dire che, fuori dallo stadio, ognuno può tranquillamente continuare ad assumere atteggiamenti xenofobi. Ma questa è un’altra storia.
A riprova della santità dello gnomo di Arcore, ci sono varie testimonianze che riferiscono di aver visto la sua effige, riprodotta su un manifesto elettorale di Milano, lacrimare sangue. Un approfondito esame della Curia ha poi stabilito che, effettivamente, si trattava di sangue umano. Per la precisione, sangue di Emilio Fede. Sembra, infatti, che in uno dei frequenti raptus di motus linguis irrefrenabilis (lecchinaggio) cui è soggetto il giornalista, l’eccessivo slancio verso la sacra icona gli abbia causato perdita di equilibrio dinamico con successivo impatto frontale e conseguente copiosa emorragia nasale.Nel frattempo, molti lamentano che la campagna elettorale dei due principali schieramenti si stia svolgendo su una quantità di temi che nulla hanno a che fare con la politica e, tanto meno, con i programmi. A proposito di questi ultimi, dopo il corposo volume che costituisce l’insieme degli intenti del centrosinistra, è stata redatta la risposta del centrodestra: un Bignami di venti pagine in cui si spiega che grazie all’opera del governo, l’economia è ripartita e si specificano i punti necessari a far ripartire l’economia. Qualcosa non quadra: se E’ RIPARTITA, che bisogno c’è di FARLA RIPARTIRE? Un po’ di coerenza esigerebbe che almeno, prima, qualcuno l’avesse fatta ritornare!
dirtyboots

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