9.27.2006

 

Smettiamo di impallinare il governo!

Noi spariamo addosso ai governanti in modo bipartisan. Prima era la destra ora è la sinistra. Soprattutto noi, veterocomunisti tutti rossi non sappiamo fare altro. E’ ora di una seria autocritica. Dobbiamo ammettere la difficoltà del lavoro e la difficoltà dell’essere deputati. Un lavoro snervante che logora. Noi blateriamo perché infondo non sappiamo quale peso sia quello della responsabilità. Noi ci lamentiamo quasi non sapessimo fare altro, portando alto il vessillo delle nostre miserie, ognuno la sua, e per questo la mia è sempre più impellente della tua.
Impalliniamo governo dopo governo, senza rispetto e senza pietà.
“Taglio alle scuole!” PROTESTA
“Taglio all’occupazione!” PROTESTA
“Taglio alla sanità!” PROTESTA
Quasi avessimo il monopolio della preoccupazione economica. Finalmente oggi ho aperto gli occhi e scusandomi per quante volte, ingiustamente ho impallinato il governo riconosco l’errore e faccio mea culpa.
Forse nemmeno voi sapete che i tagli riguardano anche il governo, e quindi dobbiamo prenderne atto, anche loro si sacrificano e lo fanno per noi; per esempio questa legislatura ha imposto il pagamento della frutta alla buvette. Non solo, ha persino imposto che i signori deputati, siano privati del loro titolo di onorevoli e siano costretti a pagare il conto alla buvette prima di consumare. I deputati inoltre con questo nuovo presidente saranno obbligati a pagare le prestazioni del barbiere di Montecitorio, subendo oltre il danno la beffa della discriminazione, dal momento che al senato il barbiere è gratis.
E che dire delle deputate? Impegnate nelle lotte per le pari opportunità, sottomesse all’umiliazione delle quote rosa, non hanno nemmeno il diritto di avere a disposizione un parrucchiere, né alla camera né al senato. Per fortuna che chi pensa che “Sarebbe opportuno che alle deputate venisse garantita, in questo edificio e non in altre sedi, la possibilità di disporre di un parrucchiere. Trovo originale che, in un momento nel quale si stanno diffondendo le pari opportunità, le colleghe deputate non possano usufruire di tale servizio come i deputati.
Come vedete non è vero che i sacrifici toccano solo a noi. Riscopriamo il rispetto per le opere di ingegno, perché anche lavorare col cervello è faticoso. Se i nostri figli domani dovranno portarsi a scuola anche il banco, oltre alla tonnellata di libercoli inutili e ridicoli non lamentiamoci e ripensiamo al sacrificio di non avere un parrucchiere in un luogo deputato al lavoro. Basta impallinare i governi, passiamo ai pallettoni.

Rita Pani (APOLIDE)


9.26.2006

 

La storia si scrive a matita

Ora la storia si scrive a matita perché la si possa cancellare, correggere e persino colorare. Col tempo la storia sbiadisce e ci vogliono occhi buoni per poterla leggere, rileggere e ricordare.
Tratti di un grigio chiaro solcano oggi pagine e pagine di storia, una storia fatta di poco che sembra ricalcare parole già usate in un romanzo giallo. In effetti nemmeno il giallo esiste più, è diventato blu.
Le spie sono banali, sovrappeso, un po’ calve, senza i cappelli a tesa larga e il bavero alzato alla Bogart, persone comuni. Sembra di conoscerli, di conoscere le loro gesta, e così non sembrano nemmeno tanto pericolosi.
Ammetto però che anche quando la storia veniva scritta con la penna, difficilmente l’inchiostro era indelebile, penso che fosse destinato anch’esso a sbiadirsi, diversamente oggi tutto sarebbe sensibilmente diverso.
Come dicevo il grigio chiaro di questi giorni è fresco e brillante, sotto lo sguardo attento di tutti. Spie e spiati, telefoni roventi, persino un ministro che si “scusa con la signora Anna Falchi” per i messaggini privati sbattuti in prima pagina; lo spionaggio così appare più a dimensione uomo, un articolo alla portata di tutti.

Non ho mai scritto la storia, devo riconoscermi però la tenacia con la quale ho provato a farla ricordare quando, quasi in modo indisponente, scrivevo dell’inaudita facilità con la quale la Loggia P2 era prepotentemente tornata in auge, piazzando molti dei suoi appartenenti o “affini”, a ricoprire alte cariche istituzionali, con l’intento di portare ad attuazione il Piano di Rinascita Democratica. Quello che accade oggi in Italia è solo un tassello in più della figura intera che faticherà ad essere mostrata nella sua interezza. C’è sempre qualcuno pronto a mischiare i pezzi, per rendere impossibile il completamento dell’opera. Oggi nuove rivelazioni attribuiscono a Palazzo Chigi, l’ordine di rapire Abu Omar; ufficialmente Palazzo Chigi non ne sapeva nulla (ma almeno Palazzo Chigi in quell’occasione non giurò sulla testa dei figli).
Per scrivere la storia a matita, ci vuole anche molta fantasia e in Sardegna abbiamo avuto un ministro molto fantasioso, beppe pisanu. Nascono dalla sua punta fine i gruppi anarco-insurrezionalisti, e nasce dalla sua fervida immaginazione il piano per far ingoiare ai sardi la deturpazione del territorio protetta dal “segreto di stato”. Non potendo avere un Camp David, Palazzo Chigi inventò il suo esclusivo Yacht Club. I fantomatici ananrco insurrezionalisti da soli non bastavano, allora ci voleva qualcosa di più: le bombe. Nei cassonetti o sotto una macchina, sempre e comunque inesplose o se esplodenti, della portata di un fuoco d’artificio ammuffito. Così si è potuto dare il via alla mirabolante operazione Arcadia, che dopo anni di spionaggio ha portato in carcere una decina di appartenenti ad una regolare formazione politica regionale, A manca pro s’indipendenzia e iscritto sul registro degli indagati quasi 50 persone con l’accusa di associazione sovversiva finalizzata ad atti di terrorismo. I compagni di A manca stanno ancora dimenticati dal mondo in galera nonostante le manifestazioni di solidarietà e lo sciopero della fame intrapreso dai perseguitati, i vertici di altri partiti politici regionali sono stati decapitati e persino la più grossa confederazione sindacale sarda, la CSS, è stata colpita. Ovviamente pisanu non è più ministro, e se la storia fosse stata ricordata, sicuramente in un paese normale, democraticamente governato e civile, ministro non lo sarebbe mai stato dati i suoi rapporti con Calvi, Carboni e la loggia P2.
Si cancella facilmente la matita, basta un decreto approvato a tempo di record nel quale si obbliga per legge alla distruzione dei documenti, con tanto di verbale che ne certifichi l’avvenuta sparizione.

Rita Pani (APOLIDE)


9.25.2006

 

SPIA LA SPIA!

SPIA LA SPIA!
Dopo "Tangentopoli", "Calciopoli", "Paperopoli"... l'ultimo scandalo nazionale degno di una vera "Repubblica delle banane" (ossia "Bananopoli", senza offesa per le scimmie) quale sembra ormai essere l'Italia, è "Spiopoli".
Il nuovo caso nazionale emerge a riprova che il nostro "Belpaese" è da tempo diventato "un popolo di ladri, furbetti, calciatori, veline e... spie", mentre la retorica nazionalista e idealista del passato celebrava ed esaltava la nostra "amata Patria" come "un popolo di santi, poeti e navigatori".
Oggi, gli unici "navigatori" che possiamo vantare sono gli utenti della Rete, i "navigatori solitari" di Internet, alias "World Wide Web", che vuol dire "una ragnatela grande come il mondo".
Giammai una definizione fu più appropriata, dato che il Web si configura proprio come una "ragnatela" in tutti i sensi, anche nel senso di una "trappola gigantesca", grande appunto come il mondo, in cui possono cadere ed essere intercettati un pò tutti i "navigatori", per cui oggi Internet rischia di essere già diventato un terreno di caccia dello spionaggio planetario (mi riferisco, ad esempio, al sistema elettronico denominato "ECHELON").
Non è un caso che Internet, chiamata originariamente Arpanet, nacque negli U.S.A. alla fine degli anni '60 come una rete di comunicazione riservata esclusivamente all'apparato militare.
Ma torniamo alle vicende di casa nostra, o di "cosa nostra".
Francamente, l'aspetto che più mi inquieta e mi turba, a parte la tragica conferma di essere tutti, ma proprio tutti (tranne ovviamente gli spioni) controllati, schedati, spiati - ricchi e poveri, Albano e Romina, personaggi famosi, sull'isola e fuori, sconosciuti, anonimi e omonimi, potenti e impotenti... -, è il coinvogimento della Telecom in una grottesca vicenda che è già assorta alla ribalta nazionale come "la grande spiata generale".
Sono davvero sconcertato e indignato, anzi incazzato, per la semplice ragione che, se a spiarci fosse stata una normale agenzia privata di spionaggio, oppure un potente servizio segreto internazionale (la CIA, il Mossad, l'ex KGB, un'intelligence qualsiasi, a condizione di esserlo davvero), o magari il Grande Fratello, oppure il succitato ECHELON (il cervellone elettronico globale), direi che tutto ciò sarebbe stato quasi accettabile, comunque non mi avrebbe sorpreso più di tanto, ma a patto che a fine mese non ci facciano pagare anche il canone!
Lucio Garofalo

9.23.2006

 

L'importante è odiare

Diceva Oscar Wilde: “Si vive in un'epoca in cui solo gli ottusi sono presi sul serio e io vivo nel terrore di non essere frainteso”. Mi pare attualissima.
Si toglierà il burqa all'ingresso della scuola, ma solo in presenza di personale scolastico femminile. È stato trovato un compromesso tra una donna tunisina di stretta osservanza islamica, che si presenta con il burqa quando accompagna la figlia a scuola, e la direttrice scolastica della scuola elementare di Como frequentata dalla bambina, dopo le proteste dei genitori degli altri bambini. Inoltre indosserà vesti islamiche a più colori e non solo neri.
Ricordo i miei primi anni di apprendimento scolastico, passati tra le amorevoli cure di un gruppo di suore Orsoline, ricordo ancor meglio tutto il tempo sprecato a tentare di scoprire se la mia suora avesse i capelli. Erano tutte bianche d’estate e nere di inverno, salvo il risvolto della cuffia del mistero. Ovviamente tenni per me quella curiosità. Evidentemente non ero ottusa.
Mi piacerebbe sapere dai “genitori in protesta” quale sia stata la molla scatenante, e sono certa che nessuno ti risponderebbe semplicemente con un “sono un razzista e godo nell’umiliare il diverso”. Sarebbe difficile non ricorrere alle validissime scusanti sulla sicurezza degli altri bambini, o su una cosa qualunque che faccia il paio con la demagogica quanto conveniente “sicurezza nazionale”.
Mi piacciono in genere i discorsi sull’integrazione, quando sono fatti da ottusi che sono presi sul serio, perché alla fine il ritornello è sempre lo stesso: sono loro che devono integrarsi assecondando persino la nostra malignità. Non è certamente colpa del singolo, spesso in buona fede, ma è colpa semmai della vergognosa propaganda alla quale assistiamo, che ormai tende a sottolineare l’efferatezza del crimine solo ed esclusivamente quando commesso da un extracomunitario, diversamente il tutto viene edulcorato, lasciato quasi sul vago, quasi a non demolire le certezze che si vogliono o si devono radicare in noi. Italiano bianco, buono, scuretto ed islamico cattivo.
Così capita che persino una ragazzina di dodici anni, in cerca di notorietà, attratta dal miraggio di un riflettore che le illumini il viso dal lato giusto, smetta improvvisamente di pettinare le Barbie per inventarsi d’essere stata violentata da un marocchino. Il ragazzo poi ci va davvero in galera, anche se per un solo giorno, senza colpa tranne che la nostra.
Quando la follia globalizzata rischia d’essere accantonata o l’indice di popolarità di bush è in caduta libera ecco allora spuntare un nuovo attentato a rafforzare le nostre patetiche certezze, che possono spingere fino a non vedere la violenza morale alla quale si può impunemente sottoporre un’altra persona, di religione differente, ma una persona o fino al punto di giustificare qualsiasi atto di guerra o pacificazione.
E poi c’è Osama bin Laden, che proprio oggi effettua l’ennesima sua morte; è una sorta di rituale che compie all’incirca con cadenza bimestrale. Ormai è morto ucciso da proiettili intelligentissimi, è morto per i suoi reni malati, è morto in Pakistan di tifo. O forse no. E’ molto malato ma è ancora vivo, è sempre più innamorato di Whitney, ha cambiato schiava del sesso …
Bin Laden! La più geniale trovata americana dopo il falso sbarco sulla luna. Un prodotto tridimensionale di computer grafica, un barbone trovato morto accanto ad un cassonetto e conservato in un frigo della CIA, pronto da scongelare all’occorenza.
Ma a noi che ci frega? L’importante è continuare ad odiare.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Caro Romano 9 (a tempo di record)

Caro Romano,
è impossibile non scriverti più. Avevo deciso di farlo dopo la chiusura della rubrica “Scrivi a Romano” nel tuo sito Internet, quello che usavi per raccogliere elogi profusi a piene mani e che stranamente non accoglieva domande o critiche che sono certa ricevevi quotidianamente, anche perché te le mandavo io, ma è impossibile non cedere alla tentazione.
La tentazione. E’ quella che mi ha colto quando il buon giornalista del TG3 con enfasi ha annunciato in apertura di giornale che “il decreto sulle intercettazioni era stato approvato a tempo di record”.
C’era in ballo la democrazia, mi sono detta in un impeto di auto convincimento terapeutico che è durato meno di un istante, c’eravate in ballo voi, ho dovuto ammettere l’attimo dopo.
Ho letto il decreto e in parte è molto giusto, non si può accettare che un tizio qualunque usi una compagnia telefonica per ricavare informazioni da utilizzare a danno di altri, non si può nemmeno pretendere che si possa iniziare un procedimento penale derivante da un atto illegale, però la severità con la quale si colpiscono i giornali e i giornalisti lascia un po’ pensare: “Cosa non dobbiamo sapere?”
Sai Romano, è vero, parto prevenuta, ma la celerità con la quale, “in concerto con la cdl” si pone una pezza alle solite porcherie di palazzo non ci fa tanto piacere. Quando ti abbiamo dato il voto, l’abbiamo fatto perché celermente potessimo vederci riconosciuto lo status di “dignitosi cittadini” non perché si passasse dalla brace viva alla padella sfrigolante.
Te lo dico con un po’ di amarezza perché vedi, per esempio, la mia utenza telefonica è controllata dal 4 maggio 2001 (non chiedermi come faccio a saperlo, non te lo direi) tutti noi informatici, almeno una volta nella vita abbiamo parlato di Echelon, ma al massimo siamo stati accusati d’essere visionari. Chiedo scusa per la digressione, il fatto è che questa nuova bella novella italica spunta dal caso Abu Omar, rapito dalla CIA con la complicità dei servizi segreti italiani, che a detta del tuo predecessore erano fuori del suo controllo, dal momento che né lui né Gianni Letta ne sapevano nulla, salvo poi essere ovviamente smentiti, e a noi pare tanto che si stia tentando di costruire una bella gabbia di cemento dove poter allegramente seppellire le scorie.
Ti scrivo perché per l’ennesima volta vorrei ricordarti che Noi cittadini, tendenzialmente, dovremo venire prima di voi, invece continuiamo a non esistere. Per esempio che ne è del decreto Bersani? S’è fatto un gran parlare del conflitto di interessi delle COOP che vendevano i farmaci da banco, ma perché nessuno parla delle banche che non si sognano nemmeno di attuare le regole imposte dallo stesso decreto?
Avete rivisto l’aberrante riforma scolastica morattiana, salvo mantenerne le parti che funzionavano, non avete quindi perso nemmeno un tempo record per rendervi conto che in quella sorta di privatizzazione dell’ineducazione scolastica a totale appannaggio del clero, non c'è nulla da salvare; capita così che oggi, mia figlia dodicenne, alunna di una seconda media mi abbia comunicato con felicità d’aver scelto per la sua istruzione un “laboratorio di Hip Hop”. Romano, detto fuori dai denti mi sono incazzata come una belva, ma poi ho pensato che meglio l’Hip Hop della Lap Dance, no? Vero, ammetto, non c’è più il “portfolio” e di questo vi sono grata.
Della legge 30 non parlo, inizio a sospettare che per il governo sia un tabù, qualcosa che rasenta la blasfemia e io mi sono imposta d’essere un po’ più moderata.
Caro Romano, mi spiacerebbe davvero se a farti cadere fosse la Telecom, che tanto si comprerà un prestanome di berlusconi se non lui stesso, perché c’è anche da ricordarti che siamo in attesa della legge sul conflitto d’interessi; lo so ci state lavorando, ma, in coscienza non si può mica prtendere che il risanamento di un Paese non solo sotto il profilo economico, ma anche civile, si possa fare a tempo di record!
A questo punto ti saluto, e sta tranquillo, che tu cada o che tu resta, io a votare non ci andrò più, almeno fino a quando continuerete a riciclarvi, sempre voi, sempre più uguali a voi stessi.

A pugno chiuso,

Rita Pani (APOLIDE COMUNISTA)


9.22.2006

 

Voglio andare a vivere in Venezuela

http://multimedia.repubblica.it/home/424490
R.

 

L'Italia da digerire

Perché ogni giorno un berlusconi, padre o figlio deve dirci che non comprerà Telecom, mentre lo spirito santo nelle mentite spoglie di baget bozzo dice “ E se l’uomo della provvidenza fosse berlusconi? C’è l’interesse di lasciare Telecom in mano ai privati e indubbiamente berlusconi ha i soldi”.
Perché ancora si fa finta di non sapere, durante cinque anni di subdolo regime imprenditoriale e fascistoide, a chi poteva fare comodo spiare le telefonate degli italiani?
Perchè la maggior parte degli italiani decreta la normalità dell’Italia stessa continuando a fingere che l’Italia sia un paese normale, che non necessità di una forte presa di coscienza e ribellione?
Non c’è nulla di normale in questa Italia, non è più un paese da amare, ma semplicemente un paese da digerire. Non importa che lo si assimili, l’importante è espellerlo senza che resti fermo sullo stomaco a dare acidità.
Non siamo più nemmeno il popolo bue, siamo peggio semmai, quasi un branco di scimmiette allo zoo, felici di stare ad attendere il passante che getta una nocciolina. Il popolo italiano ha perso la dignità e quindi ha imparato fin troppo bene a “lasciare che sia”.
Abbiamo imparato a prendere atto delle cose, il politico corrotto, il nepotismo, la schiavitù, l’illegalità, la mafia che marcia perché vuole il ponte di Messina, i messaggi razzisti sotto gli annunci d’affitto di un locale, l’evasione fiscale, le intercettazioni telefoniche, l’impunità dei soliti noti. Prendiamo atto dopo averne parlato per un po’ con quella frase, sempre la stessa… “Tanto si sa, è sempre così”!
La domanda successiva viene da sé: ma se lo sai perché non…
Pure la risposta alla domanda è sempre quella: “Eh! Ma io che ci posso fare”?
Per questo poi c’è bisogno “dei salvatori della Patria”, ovvero quelli che lavorano per noi, e non nell’ombra, ma sotto molti riflettori. Per esempio c’era bisogno di Santoro per poter riavere in Italia la libertà. Ma la libertà di cosa? La libertà di far dire ad un altro quello che non abbiamo il coraggio di dire noi, perché troppo spesso complici o vittime di un sistema che conosciamo, ma che ci rifiutiamo di combattere.
Ci accontentiamo di parole col suffisso “poli” per sentirci meglio… Tangentopoli, vallettopoli, calciopoli, telefopoli, politopoli, e se solo si volesse far luce ci sarebbe anche immigratopoli, drogopoli, guerropoli, connivenzopoli. Ci fa sentire meglio perché finalmente si può focalizzare l’obiettivo da denigrare, l’assassino biscazziere erede al virtuale trono d’Italia, la fidanzata di briatore, Luciano Moggi, il vice di Tronchetti Provera. Eh! Quante ne diciamo nei nostri posti di lavoro da Co. Co.Pro, in fila alla Posta per pagare bollette inspiegabili, mentre si parla con una promotrice finanziaria che ti dice che la banca per darti un mutuo di 80.000 € ha difficoltà a meno che tu non firmi due assicurazioni, di cui una sulla vita, che ti fanno lievitare il mutuo a 106.000 €.
Quante ne diciamo!
L’assassino biscazziere continua la sua vita d’oro, la fidanzata di briatore lavorerà a canale 5, Luciano Moggi è diventato giornalista, la Juve è in serie B, ma nonostante le intercettazioni dell’azienda di Tronchetti Provera, azionista dell’Inter, la squadra è sempre seconda, e la moglie lavorerà in TV ( che ormai con uno stipendio solo non si vive).
Io purtroppo ho una connessione Telecom della quale spero di liberarmi presto e ho imparato nel 2001 che quando devo dire qualcosa a qualcuno e non voglio essere ascoltata devo prendere un foglio di carta ed una penna biro, scrivere le mie parole e poi inviare con affrancatura prioritaria; la prossima volta che chiamerò qualcuno per un lavoro (uno qualunque escludendo le mie competenze per le quali sono fuori mercato per raggiunti limiti di età) parlerò solo in sardo aumentando così le possibilità d’essere assunta, temporaneamente e senza diritti. Continuerò a non prostituirmi, né col corpo, né con la mente.

Rita Pani (APOLIDE)


9.20.2006

 

Siffredi si confessa

E’ proprio vero il proverbio: chi ha il pane non ha i denti…Ho letto l’intervista a Rocco Siffredi ed ho provato un dolore enorme nel leggere la sua sofferenza, al punto che vorrei fare un appello alla miriade di scienziati che quotidianamente lavorano per noi: fate in modo di trovare una cura per Siffredi, fatelo tornare ad essere un uomo normale. Sì perché è questo il suo grande cruccio, il suo più grande desiderio: essere un uomo normale. Capisco che possa apparire “strano” ma Siffredi davvero scompiglia tutte quelle certezze che i luoghi comuni ci avevano dato: conosco un sacco di uomini normali che pagherebbero per essere Rocco Siffredi, e non è vero che i pasticceri non mangiano dolci.
Sono rimasta così colpita al punto che vorrei fondare un movimento per la normalizzazione di Siffredi e rendergli finalmente semplice la vita, che per lui è stata un tormento. Non nega di essere stato un prescelto dal momento che per fare i film porno si deve amare il sesso a 360 gradi (ma non erano 90?) e lui ricorda che fin da bambino gli bastava sfiorare una donna per avere un’erezione, ma ora che ha deciso di stare dietro alla telecamera vive un dramma: vorrebbe buttarsi in scena per poter fare i “numeri da circo” che certamente non può fare con la moglie.
Una bella intervista, dove l’ex attore ora regista racconta tutte le difficoltà del suo mestiere, soprattutto per la rigidità dell’educazione ricevuta, (forse è meglio severità) e del condizionamento della Chiesa cattolica, che [cito] dice che il sesso va fatto solo per fare figli. Deve essere stato un vero e proprio tormento. Se Siffredi avesse osservato i precetti della chiesa, ora non basterebbe l’isola dell’Asinara per ospitare tutta la sua prole.
Certo deve essere stata un’esistenza logorante, soprattutto per uno che come lui attento alla donna, alle donne, che gli stavano sotto o a 360 gradi.
Intervista davvero destabilizzante, soprattutto per una donna. Per esempio quando il lavoratore Siffredi afferma che la parte più importante del sesso è il cervello e che la parte dell’amplesso che lui predilige sono “i preliminari psicologici”.
Normale che scatti la curiosità di sapere. In cosa consiste un “preliminare psicologico”? Temo che questo resterà un mistero per molte donne, che si accontenteranno d’aver scoperto almeno una volta nella vita che esistono i preliminari.
Non disperate, comunque! L’intervista a Siffredi non era altro che una marchetta tristemente riportata non solo da TGcom, ma anche da Repubblica E’ in arrivo in tutte le librerie la sua biografia “Io Rocco” ma la cosa più triste è sapere fin d’ora che ci sarà chi la comprerà.

Rita Pani (APOLIDE psicologica)


9.19.2006

 

Prodi si deve dimettere?

Non voglio entrare nel merito dell’affare Telecom / Tim, almeno non in quello tecnico che lascio a chi decisamente ne sa più di me. E’ che mi incuriosisce questa richiesta dell’opposizione delle dimissioni di Prodi, non motivata nelle dichiarazioni ufficiali se non da “se al governo ci fosse stata la cdl, a quest’ora…” che a e non pare valida per far dimettere il Presidente del Consiglio.
Sembra che l’opposizione abbia scordato che fino a poco tempo fa, stava al governo, relegando così all’oblio le innumerevoli situazioni che avrebbero dovuto portare berlusconi a dimettersi.
Siamo andati avanti per anni in Italia ad assistere alla svendita del patrimonio industriale e statale, e a nessuno è mai importato più di tanto, anche a sinistra dal momento che la genialata delle privatizzazioni viene da lontano. Abbiamo avuto la fortuna di non dover perdere troppo tempo a chiederci chi fosse il burattinaio che manovrava i “furbetti del quartierino”, fatto eclatante finito per essere poco più di una notizia di gossip, da utilizzare per riempire la noia delle cronache estive, eppure un sospetto, un legittimo sospetto su chi avesse l’intenzione di mettere le mani su RCS non sarebbe poi così “blasfemo”. Se ricordate quei giorni, in cui il governatore della Banca d’Italia cadeva (in piedi) non potrete non rammentare le spontanee dichiarazioni rese da berlusconi ai giudici romani. A nessuno fece specie vedere berlusconi recarsi senza invito a comparire o capo d’accusa dal quale difendersi, o chiamata in correità in un palazzo di giustizia. Il fatto che quelle dichiarazioni avessero la valenza di quelle che la signora Pina fa parlando malignamente del marito fedifrago della detestata vicina di casa, non furono per nulla motivo di scandalo in questa Italia dei previti e dei berlusconi. Anzi! Il popolo dei piazzisti di centro destra ancora oggi esalta le gesta dell’onesto paladino da Arcore.
Prodi si deve dimettere, perché se fosse capitato al centrodestra… E’ capitato di peggio al centro destra e me ne ricordo ogni volta che dalla macchina scorgo i cartelloni pubblicitari al lato della strada. “Il digitale terrestre ora è anche nel tuo territorio” o qualcosa di simile. Perché mai berlusconi avrebbe dovuto dimettersi dopo la legge gasparri, che dava il via libera alle inutili scatolette prodotte dal fratello Paolo? Inutili forse non è esatto, un’ utilità la ebbero: fare arricchire ancora di più i berlusconi. Compri la scatola e paghi la tessera “Premium” con la sorpresa di trovare che il canale per cui hai pagato, di punto in bianco, con autorizzazione ministeriale, non trasmette più. Truffa legalizzata? Può essere, ma dal momento che è legale non è più una truffa.
Abbiamo molti esempi da prendere della finanza italiana, non ultima quella di Benetton che senza nemmeno spendere una lira diventa proprietaria delle autostrade, promettendo di investire entro 4 anni dall’acquisizione. Il giochetto è noto, sarebbe inutile ricordarlo, ma è bene invece sottolineare che Benetton, con il prestito avuto dalle banche, si prese le autostrade lasciando agli utenti l’onere di pagare il debito pregresso. Quattro anni sono passati e quindi, dopo aver rimpinguato le sue finanze, si cerca di dare via le strade italiane non più convenienti. Potremo farlo anche noi? Spiantati, richiedere un prestito alle banche per comprarci, che ne so? Le Poste? Dubito fortemente.
Eh! Sì’, gran cosa le privatizzazioni, lo stanno pensando in questi momenti anche i dipendenti Alitalia.

Rita Pani (APOLIDE)


9.18.2006

 

Non bastava il nubifragio a Venezia.


Non bastavano i 130 mm d’acqua caduti sulla laguna veneta, bisognava aggiungere anche quella della santa ampolla del Po, per dover poi chiedere lo stato di calamità naturale al Governo di Roma.
Il rito leghista pagano del trasferimento delle acque si è svolto sotto un nubifragio, e questa è la notizia più rilevante, poi c’è il contorno costituito delle solite frasi fatte dai leghisti.
Dopo aver bivaccato per anni a Roma Ladrona, aver usufruito dei benefici ladroneschi, dall’immeritato stipendiuccio da favola alla scorta, dall’auto blu alla sistemazione di parenti ed affini fino al dodicesimo grado di discendenza, eccoli di nuovo a rivendicare l’agognata libertà di tornare padroni a casa loro e soprattutto a rivendicare il diritto di pagare finalmente le tasse per poterne gestire autonomamente il valore pecuniario.
Bisogna assolutamente ricostituire il parlamento del Nord, affermano disinvolti, oltre che annunciare che il cambiamento avverrà dall’interno delle istituzioni. Mi sembra lineare come ragionamento, soprattutto quando annunciano la rottura con la cdl.
Si ricomincia, esattamente da dove si era interrotto, tranne qualche sporadica apparizione di un ministro della giustizia che saltava al canto di “Chi non salta italiano è” e il “mistero buffo” di un tizio arrivato per caso ad essere addirittura il ministro per le riforme, lo stesso che disse d’aver fatto una porcata di legge elettorale e che tanto per essere degno del ruolo istituzionale che ricopriva (perché sebbene a destra facciano finta di nulla, calderoli ministro lo è stato per davvero e non era una fiction) indossò e minaccia di indossare ancora le magliette “comiche” quanto una vignetta del Foglio.
Vorrei augurarmi che da sinistra non arrivi alcun commento al mistico rito odierno, e tanto meno che il governo perda tempo prezioso per fare finta di discutere su provvedimenti che un domani potrebbero rendere alla Padania la facoltà di rendere valido il matrimonio che l’allevatore di una valle bergamasca contrasse con la sua mucca secondo rito celtico; ma siamo in Italia e l’aumento del livello della laguna veneta di 130 millimetri ed un’ampolla potrebbe essere usato per un ulteriore narcosi generale. Certo tutti noi dobbiamo un minimo di riconoscenza ai leghisti tutti, basterebbe pensare a quale pericolo avremmo corso se il palazzinaro affarista di Arcore si fosse circondata di gente un po’ più seria.
Alla fine la cura per il morbo padano che ogni tanto ha una recidiva su parte degli abitanti del nord (che non chiamerò padani per via della maggioranza che offenderei) ci sarebbe e sarebbe di semplice attuazione. L’abolizione della schiavitù col riconoscimento per gli schiavi dello status di lavoratori e non semplici cittadini. Il riconoscimento dei diritti minimi, come quello dello sciopero, e la possibilità di attuazione ad oltranza. Sequestro delle piccole aziende dedite all’evasione fiscale (perché non si pagano le tasse a Roma Ladrona) e colpevoli di riduzione in schiavitù dei propri lavoratori. Troppo semplice? Quindi inapplicabile.

Rita Pani (APOLIDE)


9.16.2006

 

Papale ragionevolezza

Non mi è simpatico questo Papa, non riesce proprio ad esserlo nonostante lo sfoggio dei capellini demodé. In realtà sebbene non lo si dica apertamente non è molto simpatico nemmeno ai suoi connazionali, soprattutto a coloro che con lui ebbero a che fare. A Monaco ricordano ancora l’obbligo per le donne di chiedere il permesso alla curia per poter abortire. Il permesso sistematicamente negato, fortunatamente non era vincolante ai sensi della legge tedesca, per cui tutto finiva con una semplice presa d’atto da parte della donna, e un anatema da parte della chiesa. Quando mollò le redini per il trasferimento a Ratisboma, mi racconta un’amica tedesca che furono in molti a dire “danke” al Signore. Quando lo trasferirono a Roma, molti di più.
Mi è meno simpatico quando ne riconosco una sorta di arrogante supremazia religiosa (quasi un atavico vizio), e l’umana presunzione di chi non riesce a tacere quando il buon senso vorrebbe.
Se non fosse che l’assurdo discorso anti islamico è stato pronunciato nella sua lingua madre, forse avremo potuto credere che fosse stato solo un “errore”, ma così non è stato.
Non è un Papa nuovo alla tentazione della crociata, come fece per esempio nel 2004 opponendosi con forza all’ingresso della Turchia, patria di infedeli, in Europa.
Ci riprova, il Papa non buono, e lo fa con la moderna apertura mentale che lo contraddistingue, citando il sovrano di Bisanzio, epoca 1391.
Le risposte non si sono fatte attendere, sono arrivate come un fiume in piena, da quelle dotte dello sceicco Mohammed Sayyed, responsabile della prestigiosa Università al-Azhar del Cairo e massima autorità religiosa sunnita ai soliti ormai inflazionati gruppi terroristici. Mohammed Sayyed riscontra l’ignoranza dell'Islam e l’attribuzione a tale fede cose che nulla hanno a che fare con essa; inoltre, denunciando che "non fanno niente per favorire il dialogo tra le religioni e le civiltà del mondo". I terroristi invece minacciano Roma e il Papa. E qui il conto non torna più.
Se tutto fosse come allora, ovvero nel 1391, il cattolico avrebbe semplicemente continuato a parlare col persiano, e prima o poi quello più esausto l’avrebbe smessa. Siccome siamo nel 2006 e l’uso della parola è un optional non ancora entrato in uso comune, finirà magari con una metropolitana che salta per aria, con una marea di lavoratori, studenti e poveri disgraziati dilaniati. Se dovesse andare un po’ meglio potremo invece perdere parte dell’inestimabile patrimonio artistico e culturale di proprietà della chiesa fastosa.
Sì perché per esempio l’Angelus di domenica prossima si preannuncia “blindato” ma è assai difficile blindare la vita dei cittadini “normali” e “comuni mortali”.
Il Papa quindi è un uomo, caduto anche lui nel tranello delle parole di plastilina quelle che possono andare bene per molte forme e possono avere molti colori " … … … Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza".
La ragionevolezza, appunto; speriamo che Dio, uno qualunque, ne faccia dono a sua santità.

Rita Pani (APOLIDE)


9.15.2006

 

Provo a spiegarLe President Bush

Egregio presedente Bush,
le devo delle scuse. Io non avevo capito che il suo problema fosse il fatto di non aver capito, e siccome mi sta a cuore il Pianeta, voglio rendermi disponibile a darLe una mano spiegandole il senso dell’articolo 3 della convenzione di Ginevra. Potrebbe apparire ostico a chi non è addentro al vizio cognitivo, ma sono certa che anche Lei con un po’ di sforzo ed un paio di bonarie insistenze, potrebbe arrivarci.
Non mi sarei mai permessa di prestarLe il mio aiuto, ma avendo letto che ha bisogno dell' autorizzazione a forme di interrogatorio particolarmente dure, e che ha sostenuto che le disposizioni previste dalla Convenzione di Ginevra in tema di deposizioni dei prigionieri di guerra "sono troppo vaghe" e per questo avete bisogno di precisarle per portare avanti la guerra al terrorismo, ho sentito un pressante bisogno di venirLe incontro.

Art. 3

Nel caso in cui un conflitto armato privo di carattere internazionale scoppiasse sul territorio di una delle Alte Parti contraenti, ciascuna delle Parti belligeranti è tenuta ad applicare almeno le disposizioni seguenti:

1.Le persone che non partecipano direttamente alle ostilità, compresi i membri delle forze armate che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita, detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanità, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole che si riferisca alla razza, al colore, alla religione o alla credenza, al sesso, alla nascita o al censo, o fondata su qualsiasi altro criterio analogo. A questo scopo, sono e rimangono vietate, in ogni tempo e luogo, nei confronti delle persone sopra indicate:
[Questo primo pezzo significa che i bambini, i civili, i giornalisti, i pacifisti e tutti coloro che depongono le armi, che sono stati feriti da voi, imprigionati in qualunque tipo di carcere (anche segreto) che sono ammalati, neri, gialli, rossi, verdi marziani, omosessuali, avventisti del settimo giorno, cristiani, testimoni di Geova, mussulmani, benedettini, buddisti, residenti in zone di guerra, cittadini per nascita delle zone di guerra, godono di alcuni benefici spiegati sotto nell’ordine a/b/ etc.]
a.
le violenze contro la vita e l’integrità corporale, specialmente l’assassinio in tutte le sue forme, le mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi;
[Integrità corporale: niente cani famelici ad azzannare, niente scosse d’elettricità ai testicoli, nessun tipo di violenza fisica, morale, sessuale, impossibile accatastare mussulmani nudi dentro il carcere di Abugraib, niente prigionieri in mezzo al deserto con un cappuccio in testa e senza la possibilità di alimentarsi o bere, impossibile per i soldati americani urinare sul Corano, nessun omicidio sebbene si conservi la bontà d’animo di far truccare il cadavere dopo averlo sezionato e prima di esporlo davanti alle fameliche telecamere. Per essere a Lei più comprensibile Le ricorderò per esempio i figli di Saddam Hussein, sebbene le confesso d’averla molto ammirata nel suo “ooopps mi sa tanto che non erano terroristi”]
b.
la cattura di ostaggi;
[Questo comma è in effetti un po’ contorto dal momento che non appartiene al modo di fare americano, catturare ostaggi, semmai fare prigionieri, anche in modo segreto, ma comunque prigionieri. Le spiego con un altro esempio: gli israeliani arrestano i membri del parlamento palestinese, i palestinesi rapiscono gli israeliani.]
c.
gli oltraggi alla dignità personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti;
[Come Le accennavo nella spiegazione del comma “a” secondo la Convenzione di Ginevra, non consente violenze fisiche e morali, nemmeno ledere la dignità come per esempio imporre ad un mussulmano di avere rapporti omosessuali non consenzienti con altro mussulmano, orinare sul Corano, costringere un prigioniero a girare nudo e a quattro zampe mentre viene frustato da un’aitante soldatessa che si fa fotografare “per avere un ricordo” della sua missione di pace.]
d.
le condanne pronunciate e le esecuzioni compiute senza previo giudizio di un tribunale regolarmente costituito, che offra le garanzie giudiziarie riconosciute indispensabili dai popoli civili.
[Eh! Questa è difficile da spiegare Presidente! In effetti, per esempio, voi state processando Saddam Hussein, il problema è che il tribunale siete voi, e Saddam non era nemmeno un terrorista.]
2.I feriti e i malati saranno raccolti o curati.
Un ente umanitario imparziale, come il Comitato internazionale della Croce Rossa, potrà offrire i suoi servigi alle Parti belligeranti.
[Egregio Presidente, i feriti devono essere curati, mi pare non sia difficile da capire, inoltre le posso fare un esempio molto italiano. Attenendosi alla Convenzione di Ginevra, Gino Strada potrebbe continuare a fare quello che sta facendo senza essere chiamato terrorista.]
Presidente, Lei ha sostenuto che nessuno può dubitare della superiorità morale degli Stati Uniti sui loro nemici terroristi, mi permetta quindi di salutarLa a nome di tutti coloro che come me sono “Nessuno”.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Due giorni di pioggia

Tanto c'è voluto per riordinare il mio sito Internet.
www.ritapani.it
;-)
R.

9.14.2006

 

Il Sisde scopre la lotta dal basso

‘Alla scoperta della lotta dal basso’ è il titolo di un’analisi pubblicata dal Sisde su ‘Gnosis-Rivista Italiana di Intelligence’. L’articolo analizza i ‘rischi delle rivoluzioni dal basso’ partendo dalle battaglie No Tav in Val di Susa. Il testo integrale del lancio d’agenzia che ne ha dato notizia oggi: Forme di protesta come la battaglia ‘No Tav’ appaiono ‘’difficilmente esportabili'’ ma ‘’non e’ trascurabile'’ il rischio che si possa registrare, ‘’nell’ambito di mobilitazioni fortemente sentite dalla popolazione, una progressiva legittimazione di modalita’ di lotta radicali'’.
E’ il Sisde a sottolinearlo in un’analisi pubblicata su ‘Gnosis-Rivista Italiana di Intelligence’. La lotta contro i cantieri dell’alta velocita’ in Val di Susa e’ un esempio di iniziativa ‘’non connotata ideologicamente, non istruita politicamente, non programmata, che si e’ definita nel suo stesso procedere, autoalimentata dalla convinzione ‘fermarlo e’ possibile. Fermarlo tocca a noi”’ e che finisce per nutrire ‘’aspettative di nuovi percorsi rivoluzionari, di insurrezioni di massa'’.
A giudizio degli analisti di intelligence, ‘’sebbene la tendenza attuale, sul fronte dell’antagonismo radicale, sia quella, a fronte dell’assenza di organizzazioni fortemente strutturate, di superare gli ’steccati ideologici’ e portare avanti la lotta contro il ’sistema’ sulla base di ‘campagne’ e ‘parole d’ordine’ specifiche, non sembra comunque che percorsi di ‘appropriazione’ di una contestazione come quella del no Tav possano superare la finalita’ strumentale. Le prerogative del movimento No Tav (larga adesione popolare che ha coinvolto anche rappresentanti delle istituzioni locali) appaiono peraltro difficilmente esportabili in altri ambiti territoriali, perche’ connaturate allo specifico contesto valsusino, una realta’ montana fortemente compatta che storicamente ha espresso una notevole capacita’ di resistenza, dai connotati ‘eroici”’.
Emerge di conseguenza anche ‘’la dimensione velleitaria di tentativi di attribuire contenuti generali e, soprattutto, ‘rivoluzionari’ a questa lotta che viene ‘dal basso’. Non e’ trascurabile, invece, il rischio che, proprio per influenza di tali settori, si possa registrare, nell’ambito di mobilitazioni fortemente sentite dalla popolazione, una progressiva legittimazione di modalita’ di lotta radicali'’. Nella protesta in Val di Susa, sfociata nei mesi scorsi in cortei, barricate, blocchi stradali e ferroviari, scioperi e scontri con le forze dell’ordine, ‘’un ruolo non indifferente e’ stato svolto da settori dell’oltranzismo antagonista, come dimostrano -ricorda il Sisde- i dati relativi alle denunce per i disordini, riguardanti, in una consistente percentuale, appartenenti all’Autonomia e all’anarco-insurrezionalismo'’.
Sono tre, per gli 007 italiani, le caratteristiche della lotta No Tav che hanno attirato l’attenzione dei gruppi dell’antagonismo radicale: ‘’prima di tutto, il ’soggetto’ della ‘rivolta’, vale a dire il ‘popolo’. Non, cioe’, l’espressione di una categoria specifica (i lavoratori di un comparto industriale, oppure i precari dell’Universita’, i pensionati), ma un fronte ‘trasversale’ (per eta’, fascia sociale, occupazione), ‘di massa’.
Questo ‘popolo’, eterogeneo nella composizione, e’ unito e determinato nel perseguimento dell’obiettivo che, e siamo al secondo punto, e’ un obiettivo limitato e ben definito, vale a dire impedire l’avvio dei lavori della Tav e non una generica lotta contro il capitale, le nuove tecnologie, il modello di sviluppo globale, ecc'’. ‘’Il ‘popolo’ come si muove per raggiungere il proprio obiettivo? Con modalita’ ’spontanee’ ed ‘autorganizzate’, che includono anche azioni illegali: la terza caratteristica della mobilitazione No Tav. La gente, cioe’ -viene rilevato- ha agito raccogliendosi spontaneamente nei luoghi dove dovevano essere allestiti i primi cantieri, si e’ riunita in assemblee ed ha preso decisioni, ‘autorganizzandosi’, senza servirsi di mediazioni, istituzionali o meno, e non si e’ fermata davanti alla possibilita’ di compiere il reato (il blocco stradale, il danneggiamento, la resistenza al pubblico ufficiale)'’.

‘’Esponenti e gruppi antagonisti, specie quelli presenti nell’area, gia’ attivi da tempo nell’ambito della medesima mobilitazione e che si ispirano ai principi e alla prassi dell’Autonomia, ostile alla strutturazione gerarchica e centralizzata del marxismo-leninismo ortodosso, hanno subito registrato come significativa -si legge su ‘Gnosis’- la connotazione popolare e diversificata della protesta'’.
‘’Delusi dall’evoluzione negativa, sotto il profilo della ‘rottura rivoluzionaria’, dei piu’ recenti movimenti contestativi ‘di massa’, quello ‘no global’ che, dopo l’esplosione iniziale, e’ stato progressivamente assorbito nell’ambito dei Social Forum, e il ‘no war’, dimostratosi incapace di ‘radicalizzare’ la campagna ‘antimilitarista’ e ‘antimperialista’, tali settori hanno visto nella mobilitazione compatta di una popolazione determinata a ‘difendere il proprio territorio’ dal ‘nemico’, un terreno favorevole -prosegue l’analisi pubblicata sul periodico del Sisde- allo sviluppo di una conflittualita’ che dalla dimensione locale passasse a quella generale e che da ‘resistenziale’ si tramutasse in ‘offensiva”’.
‘’L'elemento considerato vincente, nella protesta No Tav, e’ il rifiuto della mediazione e della delega, il rimanere contrapposti alle Autorita’, una pratica che di per se’ e’ antagonista e che conferisce, a quella mobilitazione ‘apolitica’, una politicita’ intrinseca, in quanto portatrice di un messaggio di non riconoscimento di ‘questo’ sistema. Il fatto, cioe’, che il No Tav abbia messo in crisi, ad un certo punto, proprio con il proseguire della ‘resistenza’, il programma di avvio del progetto ferroviario, dimostrerebbe, nell’ottica dei gruppi antagonisti, la possibilita’ reale di ostacolare il processo decisionale istituzionale'’.
Il ‘No Tav’ diventa cosi’ ‘’il simbolo di una lotta che ‘paga’, in quanto produce effetti concreti, e che esprime un significato politico di opposizione. E’ qui che si innesta la funzione asseritamente propulsiva e per certi versi ‘canalizzatrice’ della protesta svolta da Centri Sociali e collettivi antagonisti che si sono identificati con la mobilitazione No Tav, l’hanno resa propria e propagandata come attivita’ di ‘resistenza’, assimilandola nostalgicamente a quella antifascista della II Guerra Mondiale e giudicandola un evento ’storico’, al fine di attribuirle connotati di lotta di classe'’.
Di qui l’importanza attribuita alla ‘’presenza tra la gente, non volta necessariamente a ‘premere sull’acceleratore’ della protesta od a favorire l’adozione di modalita’ violente, quanto a svolgere un lavoro ‘politico’ diretto a cogliere gli stimoli ‘dal basso’ per portarli avanti e favorire, in prospettiva, l’insorgere di un clima ‘insurrezionale”’.


 

Basta con la lottizzazione

Quando Massimo D’Alema, in un rigurgito di normalità, a proposito della RAI disse “che erano stati troppo buoni”, scatenò un putiferio; è comprensibile, in politica se raggiungi i vertici, tutto puoi dire tranne che la verità. E’ politicamente scorretto.
A me, personalmente, della RAI potrebbe importare tanto quanto mi importa delle congiunture astrali tra Giove e Saturno, ma è difficile non occuparsene quando i titoli dei giornali ti rimbalzano davanti e le discussioni si fanno ferventi galleggiando sul nulla più rarefatto.
Basta con la lottizzazione”! Questo grido è un grido bipartisan (quanto odio questo termine!). Da destra o sinistra tutti concordano sul fatto che la RAI debba essere un organismo libero e liberato e si aprono dibattiti, si leggono opinioni a volte persino interessanti, dalla necessità di privatizzare alla proposta di affidare alla saggezza superpartes del Presidente della Repubblica la nomina dei vertici aziendali; tutto appare così impellente e così reale da cancellare un dato di fatto assodato e consolidato: sono chiacchiere che si fanno ogni qualvolta si cambia governo al punto da rasentare la tradizione.
Quando però ad invocare la necessità di liberare la Rai arriva da destra, il tutto assume contorni grotteschi. Quando si pensa alla RAI degli ultimi cinque anni si tende a ricordare l’instaurazione del regime più becero palesato dall’editto bulgaro di berlusconi, l’occupazione selvaggia della principale Rete RAI, con la sottomissione di Bruno Vespa a banditore ufficiale del piccolo imperatore, pagato profumatamente per leggere i bandi delle presunte magnificenze di palazzo, ma a nessuno viene in mente di rinvangare il più pericoloso e vile regime velato strisciante al quale siamo stati sottoposti.
Per anni la televisione è stata usata dalla destra come mezzo chirurgico per la lobotomizzazione di massa, con lo stravolgimento della realtà dai fatti più insignificanti a quelli più gravi; non solo le immagini modificate in modo da far apparire il despota sempre applaudito ed osannato, persino quando si esibiva in monologhi davanti ad una schiera di poltrone vuote (TG1) ma peggio con la mistificazione della storia e il furto della memoria.
Ricordo una notte, attendevo il sonno sul divano cercando qualcosa di vedibile in TV quando capitai su RAI 2. Una pimpante Paola Salluzzi presentava il “Premio giorgio almirante” e salutando il pubblico fece un cenno sulla storia dell’uomo e del politico… “giorgio almirante, uno dei PADRI DELLA DEMOCRAZIA”. In cinque anni, in molti modi si è cercato e probabilmente talvolta il tentativo è anche riuscito, di ridimensionare il fascismo, di renderlo un po’ meno fascista di quanto non sia stato in realtà.
Sfuggì ai più, per esempio, la disarmante dichiarazione dell’allora ministro gasparri, quando con orgoglio si assunse il merito di “aver chiesto ed ottenuto che si facesse una fiction sulle foibe”; sembra ormai dimenticata per esempio la posticipazione della fiction sulle Fosse Ardeatine … “da non trasmettere a Aprile per par condicio” visto che c’erano di mezzo le elezioni.
Le trasmissioni di approfondimento giornalistico furono quanto di più patetico si fosse mai visto dal tempo del Trio Lescano, Socci, La Rosa o quell’altro (non ricordo il nome) che iniziava la trasmissione facendosi il Segno della Croce, ore e ore di mistificazione, sondaggi fasulli, incensate e slinguazzate, aberranti dati riportati dall’ISTAT (altro ente assoggettato alla propaganda di governo), interviste per le quali avrebbero dovuto pagare il Copyright ad Italia 1.
Tralascio le sgallettate che per mostrare le chiappe in TV dovevano passare prima dal divano della Farnesina.
Si mi piacque la dichiarazione di Massimo D’Alema, “siamo stati troppo buoni”, perché era vera; per come la vedo io, i vertici RAI sarebbero stati azzerati il giorno dopo l’insediamento del nuovo governo e tanto per mettere in chiaro la situazione avrei trasmesso a reti unificate il film “La corazzata Potionky”.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Italiesi

Papa Oktoberfest, il papa nazista buono, appena messi i piedi sul santo suolo natio di Baviera ha detto che l'Islam, così come le popolazioni dell'Africa e dell'Asia, si spaventano di fronte a un Occidente che esclude totalmente Dio dalla visione dell'uomo.
E certo che sono spaventati! Ma solo perché ormai l’Occidente lo conoscono bene, e si staranno chiedendo quando gli addosserà la colpa e, soprattutto, in che modo gliela farà pagare.
Durante questo soggiorno, molti hanno creduto che il papa volesse reintrodurre la messa in latino. Poi hanno capito che i reiterati “hic” erano dovuti a ben altro spirito che non quello Santo.
Comunque non mi fido di chi predica povertà e gira con il santo elicottero. E poi, io li odio i nazisti dell’Illinois.
Perciò, deluso dalla religione, ho deciso di sbarazzarmi di tutti i libri sacri che ho in casa. A dire il vero è uno solo, la prima parte della Bibbia. Anzi, dovesse interessare, questo è l'annuncio: "causa inutilizzo, vendo vecchio testamento pari al nuovo".
Le notizie che leggo sui giornali on-line, ultimamente mi lasciano quasi del tutto indifferente. Anche perché io e qualche altra centinaia di migliaia di veggenti lo sapevamo già che in Italia è difficile trovare lavoro e che il trasporto pubblico è fatiscente. Suvvia, anche voi scribacchini siete italiesi: "siamo tutti americani" è solo uno slogan che avete preso un po' troppo sul serio e con il quale ieri vi siete masturbati i neuroni oltre ogni lecita decenza.
Ma siccome sono buono e non vi porto troppo rancore, vi anticipo un altro scoop: la Terra non è piatta e il Sole non le gira attorno.
Non vi porto troppo rancore perché io, la stragrande maggioranza degli italiesi me la immagino come un prodotto del catalogo Ikea: un Grossgrüllo
che, seduto su un sanitario della serie Kølykä o pigramente adagiato sulla poltrona Strawakkä, pensa quasi esclusivamente a Stapallä, il campionato di calcio realizzato in pura segatura di abete, mentre il rimanente un percento di bit cerebrali a disposizione, lo dedica a Grangnökka, la bambola gonfiabile in resina di betulla, ma con un quoziente d’intelligenza di molto superiore a quello di Strillä, la compagna petulante dell’italiese che manifesta la sua discreta presenza con un tono di voce prossimo allo stridore delle unghie sulla lavagna.
Per lungo tempo sono stato convinto della superiorità della donna rispetto all’uomo. Poi ho conosciuto Flavia Vento che, a suo dire, il prossimo anno condurrà una trasmissione sui misteri. Chissà? Forse sarà finalmente svelato l’enigma che circonda la scomparsa del suo cervello.
Per qualche tempo ho anche sperato che fosse la classica eccezione che conferma la regola. Invece oggi ho letto la confessione della Hunziker che ci ha reso partecipi della sua annuale (annosa?) astinenza sessuale. Embè? Anche io pratico il sesso sicuro, ma mica vado a raccontarlo ai quotidiani!
Però, tutto sommato, adesso comprendo meglio lo spavento delle popolazioni africane e asiatiche.

dirtyboots

9.12.2006

 

Mi inchino alla scienza

Ne abbiamo fatto di strada da quando eravamo poco più che scimmie! L’evoluzione ci porta al galoppo verso nuovi orizzonti lasciandoci distesi a gustare lo stupore.
Ieri un “fascio di neutrini” è stato lanciato in un tunnel svizzero ed ha percorso più di 700 Km, viaggiando ad 11 Km di profondità, attraversando tutto ciò che incontrava, per poi arrivare nel laboratorio sotto il Gran Sasso, dal professor Rubbia, in due millesimi di secondo. Nemmeno il tempo di uno sputo. Come non stupirsi? Come non restare a bocca aperta ed inchinarsi alla scienza? Soprattutto se consideriamo che l’esperimento era teso a dimostrare l’esistenza dei “neutrini”.
Mi ha ricordato il fascino dell’ammaestratore di pulci che seguiva con lo sguardo l’evoluzione dei salti mortali che le sue bestiole compivano dal palmo di una mano all’altro, e finivano con un entusiastico “Eh….Oplà”! Lo spettatore bambino al termine dello spettacolo di acrobazie si avvicinava all’ammaestratore chiedendo di poter accarezzare le microscopiche bestiole al ché lui rispondeva: “Sta lontano, che mordono!”
Pare che anche il corpo umano sia pieno di neutrini, e fino ad oggi avevamo vissuto senza saperlo, forse perché sebbene ne abbiamo tanti addosso, a differenza delle pulci, non ce li sentiamo.
I millenni trascorsi ci hanno trasformato (quasi tutti) da scimmioni pelosi e curvi a belli esemplari ritti e glabri e tutto questo grazie alla fatica della scienza e della ricerca, della fantasia ed intelligenza con la quale questi eroi moderni si applicano per migliorare sempre di più la condizione umana. Da primati, per esempio, ci si accoppiava con bestiale necessità, e finita l’età produttiva o feconda ci si rassegnava al declino. Grazie alla ricerca scientifica l’uomo moderno è capace di accoppiarsi anche a 115 anni dopo aver assunto una pastiglia di Viagra o prolungare il coito grazie ad un’altra pastiglia di dapoxetina da assumere circa 2-3 ore prima del rapporto per combattere l’eiaculazione precoce.
E quando la scienza batte la scienza stessa non basta più il Viagra, da assumere almeno un’ora prima del coito, ora c’è anche il Viagra superveloce da inalare 8 minuti prima, con un aggeggio simile all’aerosol usato dagli asmatici.
Dobbiamo tutto questo, e molto altro solo ed esclusivamente all’impegno dei cervelli, alla fatica e al lavoro di studiosi, scienziati e medici che fino allo stremo sacrificano loro stessi per noi, non possiamo che essere grati.
Qualche giorno fa l’evoluzione ha portato alla creazione della prima sfilata in passerella degli apparecchi dentali “gioiello”. A volte, sebbene non siamo più scimmioni i nostri denti paiono imperfetti, storti, distaccati e troppo grossi, soprattutto quando i nostri genitori per tranquillità loro ci hanno fatto succhiare un ciuccio fino al compimento dell’ottavo anno d’età. Il palato storto e deforme iniziò ad essere corretto con impalcature metalliche che rendevano i bimbi molto tristi e soggetti allo sberleffo dei compagnucci di scuola, crudeli come solo i bambini sanno esserlo. Col passare del tempo e l’evoluzione, sempre più spesso abbiamo visto in giro signore trucattissime e con la pelle cascante ai bordi degli occhi, sorridere col metallo appiccicato ai denti, orgogliose di poter mostrare “le milionate” che avevano in bocca e quindi perché non fare di necessità virtù? Ecco allora apparecchi dentali tempestati di zaffiri, rubini o smeraldi, che volendo possono andare anche in pandan col vestito o con gli accessori in pelle.
E’ rassicurante sapere che abbiamo addosso i neutrini e che si possono inviare dalla Svizzera all’Italia come fossero un e-mail, sapere che si può avere un’erezione a 90 anni, che si può prolungare un coito ad oltranza, che si può ammaliare sorridendo rubini.
Lo è un po’ meno sapere che dobbiamo comprare piantine per alimentare la ricerca contro l’AIDS o la leucemia, che si muore per la sindrome di Churg Strass o di altre malattie rare per le quali “non è economicamente” conveniente ricercare.

Rita Pani (APOLIDE)


 

l'11 che ci cambiò la vita

Non ho l’abitudine di guardare la Tv nel pomeriggio, ma oggi mi è capitato ed era tutto un susseguirsi di 11 settembre. Ricostruzioni, dibattiti, commemorazioni, fiction e film. Si poteva scegliere come vedere e rivedere la caduta delle torri, la polvere, il primo aereo o il secondo. Come faccio spesso ho lasciato acceso l’elettrodomestico ma ho smesso di guardarlo dedicandomi ad altro e continuando ad ascoltare distrattamente fino a quando la mia attenzione è stata riaccesa dalla frase vincitrice del premio per l’originalità: “Da quel giorno tutti ci siamo sentiti più americani e soprattutto quel giorno non sapevamo quanto la nostra vita sarebbe cambiata”.
Potrei molto discutere sulla prima parte del concetto, è noto che mi sento molto più burkinabe che non americana, ma la seconda parte è verità assoluta.
Quanto è cambiata la nostra vita da quel giorno e quanto ancora dovrà cambiare?
Il primo cambiamento che mi viene in mente è quello dell’assuefazione alla guerra; immediatamente dopo i fatti dell’11 Settembre le popolazioni civili scesero in piazza per implorare che non ci fossero vendette sommarie, che non si utilizzasse la guerra come lotta. A distanza di cinque anni, una manifestazione pacifista apre il suo corteo con un manifesto “Forza ONU”, quindi legittimando l’uso di armi per portare “aiuti e pacificazione” a popoli bombardati.
Sebbene a distanza di cinque anni sia ormai chiaro che si sia andati ben oltre la rappresaglia, ma che si sia utilizzata la catastrofe americana come veicolo per nuove e terribili colonizzazioni, appare chiara l’incapacità di ribellione delle forze alleate nei confronti dello strapotere americano, tollerando e a volte rafforzando lo stato di sudditanza.
Un altro cambiamento è stato nell’evoluzione delle armi usate in Afghanistan; in cinque anni di guerra al terrorismo talebano, complice di bin Laden, queste hanno cessato di produrre effetti collaterali, riuscendo ad uccidere solo ed esclusivamente talebani. Basta leggere i giornali per rendersi conto che se una volta capitava di compiere una strage di effetti collaterali che partecipavano ad un matrimonio, oggi invece si contano le decine o centinaia di talebani uccisi in raid americani. “Afghanistan: 100 talebani uccisi da raid americano”. Le bombe quindi non sono più intelligenti, ma addirittura genialmente selettive.
La vita è cambiata davvero ed è cambiata l’economia. Il neoliberismo, la globalizzazione o più semplicemente la riduzione in schiavitù di popoli affamati e l’arricchimento incontrastato dei paesi già ricchi, una volta erano i soli responsabili delle crisi economiche che attanagliano interi continenti. L’11 settembre è diventato l’alibi per molte malefatte e per molti governi e ministri incapaci.
Sì, la nostra vita è cambiata ed è cambiata così tanto che a volte stento a riconoscerla.
«Le nostre donne e i nostri uomini, insieme ai figli di tante altre nazioni coraggiose sono chiamati ad operare solidalmente nelle missioni volte a garantire pace e sicurezza».
Non posso riconoscerla sapendo che queste parole sono state dette dal primo Presidente della Repubblica figlio del PCI, Giorgio Napolitano. Capisco la necessità della retorica di circostanza, ma non è bello per chi ancora dotato di capacità di discernimento sentirsele dire. Pace e Sicurezza dove? In Iraq o in Afghanistan dove continuano a morire centinaia di persone quotidianamente.
Pagherebbe di più il coraggio della verità, sentiremo il profumo del rispetto.

Rita Pani (APOLIDE)


9.11.2006

 

Il senso dello stato

Trovo esilarante il modo con cui i media riescano a far apparire tutto molto serio, quasi grave e preoccupante.
Il voto per la missione già partita in Libano, per esempio. Il cantante ballerino capellone, finita la tournee estiva nei club esclusivi e nelle bettole di quartiere della colonia della Costa Smeralda, appare al “corso di formazione politica di forza italia” a Gubbio, ed è caos.
Smettendo i panni dell’artista canoro si diletta ad intrattenere un pubblico pagato, facendo ricorso a tutta la verve da piazzista e Prodi che fa? Risponde, tirando in ballo (mai termine fu più consono) il senso dello stato.
Accostare “il senso dello stato” a berlusconi è più del ghiaccio bollente usato dai maestri per insegnare il significato dell’ossimoro, quindi perché lo fai Professore? E poi, caro Romano, se davvero ti è incomprensibile il perché della geniale trovata, te lo potrei spiegare io.
Non credo davvero che ci voglia una laurea per scoprire cosa si cela dietro la velata minaccia, sappiamo benissimo che la differenza che intercorre tra berlusconi ed altre persone è che berlusconi “parla e canta” mentre altri inviavano “pizzini”, quindi perché cedere alla volontà della nebulosa menzogna?
Il Parlamento si accinge a discutere una legge sul conflitto di interessi, berlusconi tenta di mediare per non uscirne troppo ammaccato e magari (ma questo è un pio desiderio) impossibilitato a fare più danni di quanto già non abbia fatto. Non si può e non si deve far passare il messaggio che la politica equivale solo al ricatto o allo scambio di favori tra potenti, perché è esattamente quello che abbiamo subito e che abbiamo fortemente denunciato in cinque anni di arroganza e “Uso privato dello Stato”.
L’apparizione a Gubbio è stato non solo un “corso intensivo per aspiranti piazzisti” ma una piece comica dai risvolti grotteschi. Non solo Libano, ma RAI, conflitto di interessi e soprattutto la meravigliosa conta dei voti. E’ vero che se tutti i contabili di forza italia somigliano a tremonti, 4 mesi per controllare i voti degli italiani sono pochi, ma è importante scoprire che c’è qualche imbecille che ancora ci crede.
Sentire un despota, che con l’editto bulgaro fece fuori figure importanti dalla televisione di Stato, parlare del pericolo della libertà della RAI non è paradossale, ma grottesco e ridicolo, però trova spazio e risalto nelle stesse televisioni pericolosamente in mano alla sinistra. Basterebbe un po’ di buon senso da parte dell’aspirante piazzista presente a Gubbio per porsi una domanda: “I giornalisti non sono cambiati, i direttori dei giornali sono sempre gli stessi, com’è che prima erano liberi ed ora non lo sono”? Le risposte sarebbero due, imposizione di regime o “voltagabbanismo cerchiobottista.” Ma al capo dei piazzisti non si possono fare domande, si rischia d’essere epurati.
Che dire del conflitto di interessi che riguarda i comuni comunisti con le Coop rosse? Metti che il mio salumiere della Coop domani mi diventa assessore alle varie ed eventuali del mio comune sarebbe un gran casino, davvero un gran casino.
Ci sarebbe anche un'altra domanda e questa la rivolgerei a Prodi, se solo non sapessi che non mi risponderebbe mai, nemmeno sotto tortura: “Cosa diavolo è un corso di formazione politica? Si può rispondere in modo ufficiale e preoccupato/preoccupante al relatore di un corso di formazione politica?”
Spero vivamente che questa ultima trovata di berlusconi transformer non sortisca un’altra porcata cosmica, pasticciata ad personam e che garantisca la serietà al governo. La legge sul conflitto di interessi non è solo necessaria ma vitale soprattutto per ridare credibilità e civiltà al Paese. Al limite ci si può anche ritirare dal Libano, ma quella legge DEVE essere fatta, e fatta bene e se proprio non si può farla in modo canonico, la si faccia in modo che possa continuare ad essere il presidente del Milan, ma null’altro.

Rita Pani (APOLIDE)


9.09.2006

 

Oh! Guarda! Saddam non era un terrorista.

Se solo devolvessimo un euro a favore dell’Africa per ogni volta che abbiamo letto, sentito o detto “guerra globale al terrorismo” avremo risolto i problemi del bellissimo continente.
Pensavo che oggi avrei letto molto più di ieri in merito alle rivelazioni del senato americano sulla totale insesistenza di rapporti di collaborazione tra Saddam Hissein e l’organizzazione terroristica di al Qaeda, invece nulla se non un titolo nascosto, molto in fondo di qualche home page.
Certo non sorprende, soprattutto se si considerano i precedenti, ossia i falsi rapporti di indagine delle intelligence anglo-americane, quelle che senza ombra di dubbio evidenziavano il possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein, o tutte le altre mostruosità commesse dai soldati americani e inglesi (in maggior modo) e celate dalla sempre opportuna “segretezza”.
Quindi non sorprende nemmeno che sia stata appurata l’illegittimità di una guerra di invasione contro il popolo iracheno, che sia stato appurato che Saddam Hussein non avesse alcuna mira terroristica nei confronti degli USA, e che grazie a false informazioni costruite a tavolino si sia potuta distruggere una civiltà e costringerla ad anni e anni di guerra prima preventiva ed ora duratura, che comporterà anni e anni di povertà e morte.
«Saddam Hussein — si legge in una delle conclusioni del rapporto, non aveva alcuna fiducia in Al Qaeda e considerava gli estremisti islamici come minacce al suo stesso regime, rifiutando tutte le richieste di aiuto materiale e operativo pervenutegli da Al Qaeda». Il presidente bush ha dichiarato più volte che Zarqawi era presente in Iraq prima dell'inizio della guerra, indicandolo come prova del legame tra Hussein e Al Qaeda.
Sono tante le cose che a questo punto si sarebbe portati a pensare e scrivere, ma sarebbero ridondati. Quello che non si può osare nemmeno pensare è chiedersi chi pagherà per questo? Chi pagherà per i morti, tutti i morti in Iraq? Chi pagherà per la distruzione dell’Iraq? Verrà inquisito, condannato e giustiziato lo strapotere arrogante degli Stati Uniti d’America? Potranno i complici (alleati) di questa strage infinita essere finalmente costretti a pagare?
Ovviamente no, anche perché nessuno chiederà mai la testa dei responsabili, non è nemmeno previsto che lo si possa fare in nessun regolamento di un qualunque organismo internazionale. I padroni del mondo sono i padroni del mondo, le loro guerre sono solo virtuali, condotte da comode poltrone, dietro lussuose scrivanie, in lussuosissime stanze. Non temono la morte perché mai la loro vita è stata in pericolo. Non chiederanno nemmeno scusa, non passeggeranno tra le strade dell’Iraq fischiettando… oooopppssss…scusate, ci siamo sbagliati. Peggio, continueranno imperterriti la loro opera di colonizzazione, in nome dell’unico Dio che riconoscono, il danaro, e per imporre agli infedeli il loro dogmatico strapotere economico.
Si continuerà ad assistere, a volte essendo anche grati, ai sacrifici umani, necessari per tenere buono il popolo ignorante. Un sacrificio vale un altro, i figli di Saddam ammazzati e truccati prima di essere esposti al pubblico, lo stesso Saddam protagonista di un processo farsa la cui fine, non desterà alcuna sorpresa. Proprio come il dossier del Senato americano, che ovviamente sarà reso noto integralmente dopo le elezioni di medio termine; per non danneggiare i repubblicani. (E se vi scappasse un sorriso la colpa non è mia, non è satira ma realtà)

Rita Pani (APOLIDE)


9.08.2006

 

Ma le donne non portano più il burqa

Nonostante la democrazia importata con l’uso della forza di pace, l’Afghanistan brucia. Si legge proprio così nei titoli dei giornali. Brucia. Com’era prevedibile si riaccende lo “scontro” all’interno della maggioranza di governo, e si ricomincia il chiacchiericcio annoiato sull’opportunità o meno di lasciare i soldati italiani a combattere una guerra insensata con la prospettiva di rientrare a casa da eroi, involti in un tricolore. Sono dibattiti che si accendono soltanto in occasione di eventi nefasti come possono esserlo gli attentati. Si sa, le guerre ormai esistono solo quando i morti o i feriti ci appartengono, diversamente si finge che tutto vada com’era previsto che andasse.
Sia chiaro, un dibattito all’interno della maggioranza è sempre meglio del totale silenzio, ma come fare a scordare che il rifinanziamento della “missione di pace” in Afghanistan è stata votata in Parlamento quasi all’unanimità, con solo tre voti contrari e un astenuto? Magari dibattere prima, avrebbe avuto un senso maggiore.
Però è anche interessante leggere le dichiarazioni alle quali Rutelli ha prontamente risposto “ che è impensabile lasciare ora l’Afghanistan, soprattutto a fronte dell’attentato che ha ferito 4 militari italiani”. Cioè? Dobbiamo spezzare le reni ai talebani? Mi sforzo di cercare la logica di “pace” che questo messaggio nasconde, perché voglio credere che esista, che ci sia, nascosta tra le pieghe di un ragionamento probabilmente di (mia) difficile comprensione.
Non male anche la dichiarazione del verde Bonelli: “via i militari italiani dall'Afghanistan: ora occorre concentrare tutti gli sforzi sul Libano”. Il simbolo dei verdi aveva sotto la bandiera arcobaleno con una scritta: per la pace.
Fortunatamente il dibattito politico non resta chiuso nei limitati confini della maggioranza ma si sposta oltre, coinvolgendo anche l’opposizione e cito: "Comprendo che la logica di non cedere all'intimidazione e alla violenza, oggi come in passato, è estranea alla Sinistra radicale, che è culturalmente incapace di concepire la difesa di beni come la nostra vita, la nostra tradizione e il nostro popolo: beni che non ci appartengono, ma di cui siamo depositari. Ma oggi chi è alleato di governo della Sinistra radicale sa che se lascia perdere la partita della lotta al terrorismo, perde definitivamente la partita della propria credibilità".
Che belle parole! La nostra vita, la nostra tradizione e il nostro popolo. Un po’ come dire che siamo tutti Afgani, Iracheni, Libanesi, Palestinesi? No, credo che intendesse dire che siamo tutti americani, portatori sani del sogno impossibile delle democrazie islamiche che rendano possibile un allargarsi dell’economia globalizzata, oltre ovviamente a garantire il massimo approvvigionamento delle risorse petrolifere.
La nostra tradizione. E’ interessante questo concetto, soprattutto se lo rapportiamo all’Afghanistan, paese nel quale si dice non sia più obbligatorio portare il burqa. Provate anche voi a chiedere a qualcuno favorevole alla guerra all’Afghanistan quali benefici abbia portato lo sterminio e la mutilazione di migliaia di innocenti. Con un candore che rasenta la follia ti diranno che le donne non portano più il burqa. Nessuno ti dirà che coloro che un tempo erano gli oppressori ora siedono al governo del paese, legittimati dagli USA, nessuno ti dirà che la condizione della donna è cambiata solo a Kabul ma solo quando è presente una telecamera, e non provare mai a citare Gino Strada, ti direbbero con convinzione che è solo un terrorista.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Coalizione alla tedesca o porcata all'italiana?

De Gregorio lascia l’Italia dei Valori e si mormora un menzognero stupore. Non ci voleva il mago d’Arcella per prevedere che sarebbe andata così, quando si fece eleggere alla presidenza della Commissione difesa, estromettendo la Menapace, con i voti della cdl.
Casini avvisa che non morirà berlusconiano, e Follini annuncia la sua uscita dalla cdl.
Fassino, dopo aver scordato le sue filippiche, conti alla mano, contro quel ministro geniale tremonti in qualche studio TV, in difesa delle classi meno abbienti, dei poveretti e dei pensionati costretti all’elemosina da chi promise ricchezze, non demorde. Saranno i tagli a far rinascere il paese e bisognerà mettere mano alle pensioni, rivedere l’età pensionabile, incentivare ed disincentivare ( che se magari qualcuno avesse il coraggio di spiegare cosa vuol dire …)
Non credo che si debbano scomodare maghi e veggenti per capire quello che sta accadendo.
De Gregorio giura fedeltà all’Ulivo e annuncia deciso che lavorerà per una grossa coalizione alla tedesca; alla fine ne verrà la solita porcata all’italiana ed immagino che alla lunga ci sarà chi la digerirà come prioritaria in questo paese che ha le carte per riprendersi, ma ha le carte truccate e i giocatori bari.
Solo un dubbio mi resta: “Prc e PdCI saranno fatti fuori prima o dopo la finanziaria?” Durante? Prodi ammetterà finalmente la sua democristianità restando alla guida del governo o cederà la mano a Rutelli? Che ministero avrà Follini?
Come ho scritto l’altro giorno resto in attesa del 16 settembre, giorno in cui finalmente verrà svelato l’undicesimo segreto di Fatima, ovvero se la legge sul conflitto di interessi potrà davvero impedire a berlusconi di smettere i panni di ballerino, cantante capellone e tornare a farsi gli affari suoi al governo, vista anche l’aria che tira in Spagna. Se disgraziatamente la legge in fase di scrittura non dovesse essere consona, basterà meno di un anno per ricominciare tutto da dove avevamo lasciato.
Tuttavia dispiace sentire dire che “questa è la politica” e ancora di più dispiace sentire che “tanto sono tutti uguali”, frasi spesso dette con la sconsolata alzata di spalle. Questa roba non somiglia per nulla al senso della politica e se davvero sono tutti uguali lo sono perché noi non siamo francesi.
Probabilmente se fossimo stati un po’ francesi, avremmo obbligato Prodi e Fassino a leggere almeno una volta per intero il programma dell’Ulivo.

Rita Pani (APOLIDE)


9.07.2006

 

Modello Cow boy

A vederlo così ho pensato ci fosse già stato all’Oktoberfest, invece ci deve ancora andare. Partirà a breve e per salutare i fedeli ha pensato bene di sfoggiare il capellino modello “Papa cow boys”.

Come si intitolerà la sua prossima enciclica? “Eziam angeli fagiolarum mandis?”

Ma a qualcuno verrebbe di rivolgersi ad un tizio con un cappello simile chiamandolo “Santità?”

Rita Pani (APOLIDE)


 

Terrore

La somma delle persone nate in Iran, essendo terroristi, equivalgono ad al Quaeda. E’ il nuovo teorema bush, dettato dal maestro texano in una diretta televisiva in mondo visione. Non ci posso fare nulla, la memoria torna a quel pomeriggio, dove un se pur troppo bianco, affascinante Clinton, spiegava al mondo intero che un rapporto orale non era un rapporto sessuale, e che al massimo se reo doveva essere, poteva essere accusato di uso improprio di sigaro cubano. L’unica domanda che il telespettatore poteva porsi era: “Ma ora che è al tavolo della sala ovale, ci sarà sotto una stagista inginocchiata?
Che nostalgia!
Era lontana anche allora l’America, loro avevano il sex gate, noi avevamo conosciuto la corruzione di tangentopoli, loro avevano Kennet Star, noi Antonio Di Pietro. Oggi l’America appare ancora più distante. Irraggiungibile. Non c’è più il sogno americano, viviamo l’incubo americano.
Non ho visto molto dell’enunciazione del teorema di bush ieri sera ma quel poco mi è bastato, poi ora ho letto alcuni articoli e il problema pare essere conclamato. Un folle, con un viso poco intelligente innesca altre micce come se il mondo non fosse già una polveriera pronta a scoppiare e sono certa che dentro gli estintori ha messo stelle filanti e coriandoli perché il piromane ama stare seduto a guardare ardere le fiamme.
L’Iran a suo dire è un paese di terroristi guidato da un terrorista e non avrà mai la bomba atomica, a costo di cancellarlo dalla faccia della terra tirandoci sopra un centinaio di megatoni nucleari. Lui è bush non Mahatma Gandhi
Io queste cose le avevo già sentite quando gli americani si accingevano a democratizzare l’Iraq. D’accordo, ora è in atto una guerra civile sempre più silenziosa, quasi relegata all’oblio, dalla quale apprendiamo solo e semplicemente la scarna contabilità dei morti quotidiani, ma Saddam è battuto, il popolo iracheno libero di morire, ma morire da libero è differente che morire sotto dittatura.
No, non sono state molto interessanti le folli dichiarazioni di ieri, semmai sarebbero da centellinare quelle di oggi, con la ventata di novità che racchiudono; l’America ammette l’esistenza di carceri segrete gestite dalla CIA e mai più cappucci, mai più cani ringhianti, forse nemmeno più soldati che orinano sul Corano, nessuna umiliazione sessuale per i prigionieri, niente più cavetti elettrici o torture. Finalmente si cambia! Niente più carceri a Guantanamo, in mezzo ad un deserto qualsiasi oppure volanti, solo carceri nelle quali, finalmente, nel 2006 anche i soldati americani si atterranno alla Convenzione di Ginevra stipulata nel 1949. Ovviamente il cambiamento non sarà repentino, hanno bisogno di ancora un po’ di tempo … Solo un po’, 57 anni non è poi tantissimo.

Rita Pani (APOLIDE)


9.05.2006

 

Abbronzatissimi

A volte vorrei avere i mezzi per commissionare sondaggi, per riuscire a levarmi finalmente un dubbio corrosivo. Sono io ad essere strana o sono loro?
Per esempio: voi avete “terrore” di vedere sbiadire la vostra abbronzatura? Cosa sareste “disposti a fare” per poterla mantenere più di 28 giorni?
Mi piace pensare che voi, come me, non foste al corrente che l’abbronzatura dura 28 giorni. Sarebbe già questo molto rassicurante. Poi che accade al ventinovesimo giorno? Ci si sveglia mozzarellosi di punto in bianco? Ho trovato un interessante articolo sull’argomento, nel quale un’esperta svela i trucchi per rendere imperitura la nostra abbronzatura. Spero che anche voi ne possiate usufruirne con successo in modo da avere meno problemi in futuro, e soprattutto spero che anche voi possiate decidere di firmare l’appello al Ministero per i beni culturali, per la salvaguardia dell’ esperto, con la speranza che venga incentivata la professione e che non rischi di estinguersi, come è capitato al metalmeccanico.
Scusate per la digressione, torno subito in argomento. Dunque la prima regola è quella di non buttarvi sotto le lampade appena rientrati dalle vacanze, potrebbe essere dannoso per la pelle; meglio approfittare di ogni momento per cogliere gli ultimi raggi di sole. L’esperta consiglia la pausa pranzo o una breve esposizione in un parco. Nell’articolo non è scritto, ma è palese che se siete agricoltori, manovali edili, stradini o asfaltatori l’operazione sarà semplificata e si allungherà di molto il vostro periodo abbronzato. Non lavatevi, o almeno non fatelo come siete abituati a farlo: non strofinate, non utilizzate detergenti aggressivi ma soprattutto meglio la doccia abbronzante che la doccia classica; questa infatti spara acqua mentre la doccia abbronzante vi spruzzerà addosso una delicata polvere self tan. Non chiedetemi cosa sia, non sono esperta e non ne ho la più pallida idea, ma suona così bene che viene da fidarsi a scatola chiusa. Se siete agricoltori, manovali edili, stradini o asfaltatori, immagino che sarebbe meglio una doccia con l’acqua, ma per ovviare all’azione deleteria dell’aggressione detergente potrete rimediare usando un paio di cucchiaini di olio d’oliva che sfregherete con delicatezza sul vostro corpo rude, muscoloso e puzzolente, oppure potrete immergerlo in una vasca da bagno dove avrete lasciato per un po’ in infusione tre o quattro bustine di te.
L’abbronzatura, spiega l’esperta, è esterna ma “come tutto” nasce da dentro, quindi bisogna mangiare arancione. Pesche, albicocche, carote, arance e cachi. Se sei agricoltore e ti stai chiedendo dove picchio si possano trovare arance e cachi tra Luglio, Agosto e Settembre, sappi che l’esperta è esperta in abbronzatura e non in agricoltura, ad ognuno il suo mestiere.
Ma l’estate non ci regala solo quel colorito sexy da afrocubano con le chiappe marmoree e le cosce sode come due prosciutti di Parma … Chiedo scusa.
Ma l’estate non ci regala solo il colore della pelle, ci omaggia anche di una schiarita ai capelli; sarebbe un peccato quindi, mantenere l’uno e perdere l’altro. Niente paura, l’esperta è stata prodiga di consigli anche in questo senso. Abbiamo due opzioni: possiamo correre dal parrucchiere a fare delle mèches o ricorrere all’uso della birra (bionda) a temperatura ambiente. Se siete agricoltori, manovali edili, stradini o asfaltatori dovrete solamente resistere alla tentazione di metterla in frigo e bervela dopo una decina di ore di duro lavoro sotto il sole cocente, ed utilizzarla invece per lavarvi i capelli.
Ho fatto una rapida sintesi dei consigli dell’esperta ma è importante segnalare che per esempio dopo aver fatto la doccia con un paio di cucchiaini d’olio di oliva dovrete cospargere il vostro corpo con altro olio (mandorle, cocco, carota ma assolutamente NO al SINT 2000 o Castro GTD 505.01) evitare l’aria condizionata, mangiare cavoli, zinco e selenio. Buon appetito!
E come disse l’esperta: E che l’estate sia con voi tutto l’anno! (Ma non sarà mica la moglie di Rutelli?)

Rita Pani (APOLIDE)


 

LA MUTAZIONE ANTROPOLOGICA DELL’IRPINIA


Ormai non c’è più alcuna differenza tra gli stili di vita e di comportamento, totalmente consumistici, degli individui che vivono in un piccolo paese delle zone interne dell’Italia meridionale, e gli abitanti di un’estesa metropoli come Roma, Milano, Torino, eccetera.
Invece, 25/30 anni fa il divario era molto maggiore, direi quasi abissale; oggi si è ridotto in modo colossale livellandosi verso il basso.
Il predominio assoluto, e assolutistico, dell’economia di mercato, ha generato effetti di alienazione e di omologazione superiori a qualsiasi altra forma di dittatura o di sistema totalitario, dal fascismo al nazismo, e via discorrendo. Ciò che in Italia non era riuscito al regime fascista di Mussolini durante un intero ventennio, è riuscito al modello di produzione e di consumo neocapitalista nel giro di pochi lustri. Ciò è accaduto anche in Irpinia, una terra immobile ed immutata per secoli, stravolta e sconvolta in poco tempo, soprattutto a partire dai primi anni ’80, anche per effetto di accelerazioni causate dall’evento sismico e dai processi economico-sociali innescati dalla ricostruzione delle aree terremotate.

Lo “spaesamento” del mio paese natale…

Oggi, il mio paese natale è un luogo di vita alienante, sempre meno comunità a misura d’uomo, e sempre più una realtà a misura di bottegai affaristi e speculatori.
Certo, da noi convivono vecchi e nuovi problemi, piaghe antiche e secolari, come il clientelismo politico-elettorale, la camorra e nuove contraddizioni sociali quali, ad esempio, la disoccupazione, le devianze giovanili, l’alienazione, l’emarginazione sociale e la disperazione che sono effetti provocati dalla modernizzazione puramente economica e materiale di una società che è diventata ormai una società di massa.
Purtroppo, già da diversi anni, anche nelle nostre zone i giovani muoiono a causa di overdose di eroina e fanno uso di sostanze stupefacenti, oppure si schiantano in automobile il sabato sera, dopo una serata trascorsa in discoteca, e via dicendo…
Persino il fenomeno dell’emigrazione si è “aggiornato” e “modernizzato”, nel senso che si ripropone in forme nuove e, forse, anche più drammatiche e più gravi del passato.
Infatti, una volta gli emigranti irpini, e meridionali in genere, erano lavoratori analfabeti o semianalfabeti, oggi sono in grandissima parte giovani con un elevato grado di scolarizzazione.
Inoltre, mentre gli emigranti del passato sovvenzionavano le loro famiglie rimaste nei luoghi di origine, a cui speravano di ricongiungersi il più presto possibile, i giovani di oggi che emigrano verso il Nord lo fanno senza più la speranza, né l’intenzione di far ritorno alla propria terra natale, anzi molto spesso formano e crescono le loro famiglie altrove, laddove si sono economicamente sistemati. Insomma, si tratta di un’emigrazione di cervelli, ossia di giovani intellettuali sui quali le nostre comunità hanno investito molte risorse per farli studiare.
Pertanto, questa è la più grave perdita di ricchezze e di valori per le nostre zone!...
Quelle che un tempo erano piccole comunità a misura d’uomo, depositarie di una memoria storica secolare e dotate di un profonda identità fondata soprattutto sulle tradizioni locali e particolaristiche, oggi si sono disgregate e addirittura atomizzate, avendo perso rapidamente la propria dimensione umanistica e popolare, avendo smarrito la propria originale identità socio-culturale, localistica e dialettale, senza tuttavia assumerne una nuova, con inevitabili e devastanti ripercussioni in termini di alienazione sociale e di vuoto esistenziale.

La “modernizzazione” del Sud come effetto della “post-modernizzazione” del Nord…

Sul piano strettamente economico, quella irpina non è più una società agraria, ma non è diventata qualcosa di veramente nuovo e diverso, ovvero non si è trasformata completamente, e spontaneamente, in un assetto industriale vero e proprio, pur vantando antiche vocazioni artigianali e commerciali, come quelle che animano le dinamiche e lo sviluppo, forse troppo poco regolato e razionale, dell’economia del mio paese.
Oggi, a quasi 26 anni di distanza dal terremoto, la società irpina è più o meno un “ibrido”, sia dal punto di vista economico-materiale, sia sotto il profilo sociale e culturale.
Certo, occorre precisare che sul versante propriamente economico-produttivo, la “modernizzazione” delle nostre zone, che fino a pochi decenni fa erano dominate da un tipo di economia agraria, latifondistica e semi-feudale, è avvenuta in tempi rapidi e in modo convulso e controverso. Ciò si è determinato all’interno di un processo di “post-modernizzazione” del sistema capitalistico su scala globale, ossia in una fase di ristrutturazione tecnologica in chiave post-industriale, delle economie neocapitalistiche più avanzate dell’occidente, con il trasferimento di capitali e di macchinari ormai obsoleti in alcune aree arretrate, depresse e sottosviluppate dal punto di vista capitalistico-borghese come, ad esempio, il nostro Meridione. Voglio puntualizzare che anch’io, come Pasolini, credo nel progresso, ma non nello sviluppo, soprattutto in questo tipo di sviluppo selvaggio ed irrazionale che è generato dalla globalizzazione economica neoliberista.

Una speranza di palingenesi terrena, non ultraterrena...

Voglio concludere la mia analisi condotta in pieno stile pasoliniano, cioè in modo “corsaro” e “provocatorio”, con il richiamo ad una speranza e ad una volontà di palingenesi spirituale della mia terra, l’Irpinia, a cui sono visceralmente legato, nonostante tutto.
L’opera e le idee di Pasolini erano disperate, ossia prive di speranza, almeno in apparenza; in realtà erano pervase da un profondo sentimento di religiosità, scevro tuttavia di qualsiasi forma di moralismo o di fondamentalismo. La religiosità pasoliniana era indubbiamente laica.
D’altronde egli era un intellettuale marxista e marxisticamente ha cercato di analizzare e descrivere la realtà del suo tempo, con coraggio, lucidità ed onestà morale ed intellettuale.
A mio parere, il compito dell’intellettuale è certamente quello di provare ad interpretare e a conoscere la realtà, ma è anche quello di tentare di migliorarla.
Insomma, bisogna comprendere e spiegare il reale, l’essere, ma c’è ancora più bisogno di comprendere e spiegare, dunque attuare, l’ideale, il dover-essere. Ma, da solo, l’intellettuale è impotente, per cui deve riferirsi e agganciarsi alle forze materiali e sociali presenti e operanti nella realtà in un determinato momento storico.
In tal senso, la speranza di rinascita spirituale dell’umanità, a partire dalla mia umanità, deve esplicarsi in un progetto di trasformazione concreta, da proporre e promuovere politicamente, ossia in sede terrena, non ultraterrena.
Si può e si deve cominciare dal basso, dal piccolo, dal semplice, per arrivare in alto, per pensare ed agire in grande, cambiando magari il mondo in cui viviamo.

Lucio Garofalo


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