8.31.2010

 

Oddio: c'è una tenda a Roma!

Ma sì, indigniamoci un po’ per le escort invitate a far finta di imparare il Corano da Gheddafi. Chiedo scusa, che gaffe! Ho scritto escort anziché hostess. Devo aver confuso i capi di stato. In effetti anche il tariffario è differente, il leader libico se la cava con assai meno di quanto non debba sborsare il tizio italiota. È anche vero però che cambia la prestazione: una hostess deve star seduta ad ascoltare un esaltato chiacchierare di religione, una escort se le dice male deve infilare le mani dentro le mutande del tizio gommoso.

E che dire, che ancora non sia stato detto sul pericolo di risvegliarci tutti islamici? Per fortuna che c’è la lega a incitarci in difesa delle nostre origini cattoliche! Loro possono, sempre in virtù delle rivendicate origini celtiche e del solito montanaro che con rito celtico sposò la sua mucca in un paesino della bergamasca.

C’è persino qualche romano, rimasto offeso dalla tenda piazzata davanti all’ambasciata libica a Roma. In realtà, ogni volta che Gheddafi arriva in Italia per dare una stretta alle palle del tizio, c’è chi invia lettere di protesta ai giornali, dichiarandosi indignato per l’orribile spettacolo di una tenda da campeggio in un parco romano, o nel centro della capitale.

Il problema dei problemi è sempre la prospettiva con la quale li si osserva; e il problema si aggrava quando la prospettiva non è variabile, ma unica e imposta dal regime.

Lo capisco, leggere la cronistoria delle hostess assoldate e istruite per partecipare ad una lezione di Corano, tenuta da Gheddafi scortato dalle sue amazzoni, ci rassicura quanto leggere delle escort assoldate e istruite per partecipare a un rito orgiastico con quel tizio alto come un fantino. È rassicurante perché ce li mostra, in fondo, miserabili come fossero due coglioni. Costretti a pagare per esibirsi uno come profeta, l’altro come maiale.

Il problema reale, quello che non si mostra mai abbastanza, ogni volta che il leader libico arriva in Italia con le sue tende, con le sue amazzoni o con i suoi cavalli sono gli affari che intercorrono tra i due. Non affari di stato, come si potrebbe pensare, ma affari privati e personali, tra chi uno stato comunque lo regge davvero anche se a modo suo, e un tizio che dello stato ha fatto un interesse privato. Quel che è difficile mostrare integralmente è che non è l’Italia ad essere in affari con la Libia, ma è diventata moneta sonante per gli affari delle aziende del tizio del consiglio. E purtroppo non solo l’Italia, che stipula mutui trentennali (a spese nostre) a mo’ di tangente per garantire al tizio di espandere i suoi interessi privati nel paese di Gheddafi, o garantirlo per esempio agli amici e soci di IMPREGILO. Quel che è peggio è che troppo spesso la moneta gettata sul piatto della partita a mo’ di fiches sono le vite umane di migliaia di migranti, che Gheddafi lascia andare o trattiene, proprio come fosse un rubinetto di petrolio da aprire e chiudere all’occorrenza, come la Russia di tanto in tanto fa con il gas – e anche in quel caso sempre per lo stesso motivo: gli affari privati di un disgraziato a cui molti di voi hanno consegnato il potere.

Continuiamo pure, quindi, ad aver paura dell’Islam. Lo vuole la lega, quella cattolica, che pur non approvando “la festa dell’amicizia tra Italia e Libia” riconosce il merito dello sterminio perpetrato da Gheddafi. Ho scritto sterminio? Chiedo scusa: volevo dire controllo delle coste.

Rita Pani (APOLIDE grazie a dio sono atea [cit.])


8.30.2010

 

Solcando questo mare di merda

È sempre più bella quest’Italia, una, unica e indivisibile. Meravigliosa da nord a sud, isole comprese. La amo proprio la mia Italia, e maggiormente quella sarda, così simile a tutto lo stivale, col suo traffico, con le coste deturpate dalla marcegaglia, con i dipendenti delle poste che fanno girare le balle, con un sistema ospedaliero governato dalla mafia, con la sua povertà, e che pure, a tutti i costi cerca di venir fuori, come se potesse una volta ancora riemergere dalle acque limpide del mare, e fingere di essere viva e reattiva.

Che orgoglio scoprirsi italiotizzati fino al midollo!

Le più belle scoperte le facciamo casualmente, del resto è sempre stato così fin dai tempi di Newton e della mela.

Appena uscita dall’ospedale, questa mattina, insieme al Pietrino - (calcolo biliare) che mi vive dentro - siamo andati al supermercato tenendo in mano il foglio degli alimenti che serviranno ad alimentare il piccolo fossile. È un tipo esigente e quindi sorretta e supportata da Mauro, si girava attenti tra gli scaffali, scegliendo le pappe più idonee a non far incazzare di nuovo il sampietrino che occupa abusivamente la mia cistifellea.

Non è stato un compito facile, ma ho trovato molta umanità nella signora che mi vendeva le triglie, che accortasi degli evidenti segni sulle mie braccia, anziché pensare che fossi una tossica mi ha chiesto con gentilezza se avessi fatto appena un prelievo, ed evidentemente, provando pena per me, ha provato anche a infilare due triglie in più nel cartoccio, anche quando chiaramente sia io che Mauro avevamo detto: “basta così!”

È fantastico essere malati. Ti fa scoprire tutto un mondo che da sano non potresti mai conoscere. È fantastico quasi quanto essere innamorati, perché finalmente ti si tatua sulla pelle quella frase che spesso abbiamo sentito dire, ma che quasi mai abbiamo compreso: “essere malati, ed essere innamorati, sono lussi che non tutti possono permettersi.” Mi sono sentita bene, finalmente. Mi sono sentita per la prima volta dopo tempo perfettamente integrata nella società: non posso permettermi di amare tanto quanto non posso permettermi di essere malata. Il primo caso non ve lo spiego, ma il secondo è palese: gli alimenti che devo assumere per il mattoncino che ho in corpo, sono gli stessi che le signore attente alla linea acquistano temendo la cellulite e la ciccia intorno ai fianchi. Per questo credo che i prezzi siano equiparati ai listini di Bulgari. Ora non so nemmeno quanta invidia potrei far scaturire nelle signore di cui sopra, se dicessi che grazie al “cogoro” [sasso] sono passata da una XL a una M. Quindi “facendo un rapido calcolo” credo che anche dimagrire sia un lusso che non tutte si possono permettere: è fantastico scoprire improvvisamente di non avere più nulla da mettersi addosso.

Ma se non avessi speso un piccolo capitale per dar da mangiare al bastardo, non avrei ricevuto le domande della signorina alla cassa: “Vuole approfittare dell’offerta Tenderly?” E poi, dopo il mio rifiuto la domanda finale, bellissima, capace di ridestare tutto il mio amor patrio: “Vuole partecipare al concorso?”

“Quale concorso? Cosa si vince?”

“Si vince un posto di lavoro”

“Oh sì, certo! Questa proprio non me la voglio perdere.”

E siamo qua, io e Pietrino, con la cartolina Despar accanto: Vinci il tuo lavoro … in palio 4 posti di lavoro al mese… i nominativi riportati sulle cartoline estratte vinceranno un posto di lavoro con contratto d’inserimento della durata di un anno, presso uno dei soggetti promotori del concorso. I vincitori dei premi, potranno anche cedere il premio vinto a terzi, con le modalità previste dal regolamento…I clienti riceveranno una cartolina ogni 30 euro di spesa, accumulati in un unico scontrino…

Eccoci, siamo tornati a casa io e il fossile. Stiamo bene, soddisfatti e felici di vivere ancora insieme, in questo paese di merda e sempre più dubbiosi sull’opportunità di contribuire a ripulirlo. In giorni come questi, mi vien da pensare che la cosa migliore da augurare a tutti quanti noi, sia quella di finire di affogarci dentro.

Rita Pani (APOLIDE)


8.26.2010

 

Ma che è? La rivoluzione?

Ci sarà l’autunno caldo, dicono alla fine di questa estate rovente. L’autunno che è già iniziato a Melfi o al Lingotto, o il caldissimo autunno che non finisce da anni, di operai sui tetti, di insegnanti che fanno lo sciopero della fame, di lavoratori e lavoratrici che a furia di cavarsi il sangue da dare allo stato, muoiono.

Il fatto che durante l’estate si sia preferito seguire, di volta in volta, l’interminabile telenovela di governo, descritta dai giornali con una terminologia propria delle telenovelas, o gli amori vip, e da ieri persino l’inchiesta sulla cellulite delle “famose” con tanto di “inviati” sulle spiagge non significa che le cose non siano accadute, che i lavoratori non abbiano continuato a morire, che i disoccupati non abbiano continuato a votarsi alla morte.

È che la propaganda funziona, e soprattutto resta il fatto che si diventa ogni giorno più individualisti, e si sviluppa sempre più il senso di protezione verso sé stessi. Fingere di non sapere mette al sicuro dal terrore di congetturare su un futuro possibile, il nostro, simile a quello del precario che dopo 25 anni di incertezza ha smesso di mangiare, sperando di poter risolvere il suo caso, e tornare a lavorare. Lo so, per me è abbastanza semplice parlare, dal momento che nel futuro uguale già ci sto. Per questo, un trafiletto di qualche riga basta a raccontare di un’altra precaria che, iniziato lo sciopero della fame, dichiara di “voler morire in piedi”. Basta anche perché se pure verrà letto, sarà presto dimenticato da chi così non ci vorrebbe finire mai.

È un esercito quello dei senza lavoro, si allunga la lista di quelli che perdono la casa e la famiglia, sono sempre di più i poveri; non quelli che sembrano usciti da un romanzo di altri tempi, ma i nuovi poveri, quelli che non sanno più come mangiare, come curarsi, come garantire la vita ai loro figli. Eppure, i giornali patinati della propaganda dedicano 25 pagine alla famiglia del re “finalmente” in vacanza, tra moto d’acqua e lo sfarzo delle ville, tra tette nuove nuove, e nipoti felici di nonni “sempreverdi” e in forma smagliante. L’italiota preferisce regalarsi un sogno, che guardare la poco romantica immagine dei tetti affollati, delle fabbriche presidiate, delle scuole occupate.

Ieri sera ho letto le dichiarazioni di propaganda che quel cretino di tremonti ha rilasciato a Rimini durante il sabba di comunione e liberazione. Nonostante la gente che muore, secondo il ministro (?) è ora di rivedere i diritti dei lavoratori, che sono troppo onerosi, che l’Italia non si può più permettere. Secondo lui, persino la legge 626, quella che in teoria dovrebbe salvare la vita a chi ancora lavora, è troppo costosa per il padrone. Ma peggio, per tremonti, sarebbe ora che l’Italia e l’Europa si adeguassero al resto del mondo. Vale a dire: “perché essere costretti a delocalizzare in Vietnam o in Bangladesh quando possiamo fare dell’Italia un nuovo Vietnam o un nuovo Bangladesh?”

E dopo aver letto queste dichiarazioni, aggiornando la pagina del giornale on line, mi è apparsa la foto di una macchina dei carabinieri in fiamme, con un titolo in neretto: “Contestato maroni, scontri con la polizia.” Per un attimo ho avuto un tuffo al cuore: “Dai! Cazzo … Inizia la rivoluzione!”

Poi ho letto bene: era la Berghem fest della lega, e a mettere a ferro e fuoco la città, ad incendiare le macchine dei carabinieri, della polizia locale, a prendere le botte erano i tifosi dell’Atalanta. Contestavano il ministro per l’ingiustizia schifosa della tessera del tifoso.”

E allora … andate a cagare.

Rita Pani (APOLIDE)


8.25.2010

 

Piave: la trincea anti gay

E noi scaveremo un fossato intorno al Piave per non far passare i gay. Questo fiume non è un’alcova. E dopo, nel fossato, se gireranno le balle al sindaco progressista missiato, ci metteremo anche una colonia di coccodrilli.

Il popolo esulta. (Che ve lo dico a fa?)

Il mese scorso il sindaco democristiano (quindi buon cattolico) aveva detto che i gay sono malati e deviati, che avrebbero dovuto essere cercati, identificati, e se clandestini pure espulsi. Ma era stata una boutade un po’ infelice, per cui ha sentito il bisogno – da buon cattolico – di scusarsi. Ora scava la trincea, perché chiedere perdono, per un cattolico è importante. Arriva sempre, previa recitazione di una manciata di pater, Ave e Gloria. Ci si sente immediatamente mondati della colpa e pronti a caricarsene un’altra, tanto c’è sempre un confessionale che funziona meglio di una lavatrice.

Non ho altre considerazioni da aggiungere in merito, sarebbero tutte ridondanti. Però questo accanimento mi ha ricordato un tale che conobbi qualche anno fa. Era il padre di una ragazza che aveva suscitato in me molta tenerezza, e alla quale mi affezionai perché aveva stimolato il mio senso materno e protettivo. L’uomo era un cerbero che le odorava le vesti ogni volta che la poveretta varcava la soglia di casa. Lei fumava, certo, ma fumavo anche io e quindi per salvarle le chiappe dal fetente, ogni volta l’accompagnavo a casa e aspettavo che lui aprisse la porta, per poterlo salutare tenendo in mano una sigaretta accesa. La ragazza sparì improvvisamente dalla mia vita, e per molto tempo pensai che si fosse ammazzata o che fosse scappata, poi seppi per caso, chiacchierando con altri amici comuni, che il bastardo lo trovarono morto in campagna dentro la sua auto, con indosso un paio di calze a rete rosso rubino.

Fu come un’immagine accelerata di un film, che ricompone i pezzi per offrirci il finale: la ragazza senza trucco, con le maglie sobrie, con il viso smunto, gli occhi tristi e le scarpe da vecchia. Come se, possedendo e mostrando al mondo la sua immagine normale, avesse potuto indurre il sospetto sulle bizzarre abitudini paterne.

Sì, scavare una trincea, un fossato per impedire ai gay di essere gay mi lascia il sospetto che sotto i pantaloni sobri dell’omino democristiano, possano in realtà essere celate mutande di pizzo, calze a rete e giarrettiere. Sarebbe in fondo questo molto cattolico, dal momento che tutti sappiamo, purtroppo cosa si cieli sotto gli abiti talari.

E peggio ancora, sappiamo cosa si celi dietro il neurone italiota, che corre veloce al contrario. Tutti pronti a combattere guerre per le religioni, anche quando si dichiarano atei. Tutti pronti a dire “io non sono razzista, ma se scopro che mio figlio è culattone …”

Molti pronti a votare per bossi o borghezio, così attivi contro i diversi, da lasciarmi il dubbio sulle loro calze.

Rita Pani (APOLIDE)


8.23.2010

 

Basta un'ora, che ce vo?

Oggi è stata una giornata importante per il paese, anche se in pochi se ne sono accorti, distratti come son stati dalle minchiate di alemanno o dalla proposta di bocchino (nel senso di uomo politico), il quale ha proposto al tizio di allargare la maggioranza fino a “certa parte” del PD, ma pure oltre, fino al geometra che da anni si occupa della ristrutturazione del suo condominio, e al garzone del bar che gli consegna il cornetto a domicilio.

È stata una giornata importante, perché per la prima volta tre operai della più grande fabbrica italiana, si sono recati al lavoro scortati dai carabinieri e da un ufficiale giudiziario. Importantissima, perché comunque quei lavoratori, pur avendo varcato i cancelli, non hanno potuto riprendere le loro mansioni, in quanto indesiderati “alla proprietà”.

Una giornata straordinaria, per la risposta sindacale e dei lavoratori (?), la cui reazione è stata immediata: un’ora di sciopero dalle 14 alle 15: gli operai hanno sfilato in corteo all'interno dello stabilimento di Melfi. Secondo la Fiom hanno partecipato i lavoratori del secondo turno, secondo l'azienda solo il 5,2 per cento nella prima ora.

Sì, devono davvero aver tremato marchionne e i suoi, e ancor di più devono essersi sentiti soli e sensibilizzati dalle dichiarazioni delle altre sigle sindacali, per una volta tanto schierati con i lavoratori, ma solo perché il padrone, a loro dire, rischiava di comportarsi “peggio della FIOM”.

Una giornata fondamentale per sancire l’assoluta assenza della politica e peggio che mai di un governo padrone, fatto dai padroni, per i padroni, che è stato capace in pochi anni di demolire qualunque garanzia e qualunque dignità per il lavoratore, oltre che cancellare di fatto “il diritto al lavoro”. Basti pensare che interrogato dai giornalisti, il ministro sacconi ha detto di “non voler commentare”, chiedendosi tuttavia se “fosse giusto che un lavoratore impedisse a un altro di lavorare” ( e non mi pare questo il caso). In fondo chi è lui per avere un’opinione in proposito? Sarà mica il ministro del lavoro?

Sarebbe stato un giorno importante in modo diverso per l’Italia, se la FIAT di Melfi fosse stata bloccata ad oltranza, e a macchia d’olio tutte le altre fabbriche più o meno importanti del paese. Sarebbe stato davvero un bel giorno per potersi contare, per stabilire che alla fine “noi” siamo più di loro. Quelli che non ci stanno ad essere schiavi.

La gente muore o è moribonda, c’è chi muore di lavoro in nome del profitto, c’è chi si lascia morire perché non ha più prospettive di vita, c’è chi la vita non riesce più nemmeno ad immaginarsela, perché le regole dei mercati, gliel’hanno scippata.

E allora discutiamo delle grossissime coalizioni, delle trame segrete di tremonti e bossi, oppure confrontiamoci sul punto: è giusto o no radere al suolo Torbellamonaca?

Rita Pani (APOLIDE)

PS … Sono più resistente di quel che pensassi … non posso mangiare anguille arrosto e non posso bere alcolici. Sono sicura che ci sarà qualcuno “contento” per me ;-)


8.22.2010

 

Un cinese che vende aquiloni

C’è un cinese che vende aquiloni in spiaggia. Lo si sente arrivare da lontano, come i furgoncini dei gelatai nei film americani. Spinte dal vento, tutte le mattine arrivano le note di Jingle bells, o Stille Nacht, tanto che se fossi confusa, mi sentirei in Australia. E come nei film americani, i bambini gli corrono incontro, solo per vedere – senza toccare – le sue mercanzie. Ieri, l’omino cinese, avendo un aquilone difettoso, lo ha regalato a un bambino, il primo e il più grosso, che era arrivato da lui.

Si fa presto felice un bambino con lo stupore. Incredulo è corso dalla mamma, reggendo in mano quei pochi grammi di estasi: “Mamma! Me lo ha regalato il marocchino.” Altri bambini si sono avvicinati a lui, campione di fortuna, guardandolo con sospetto oppure con ammirazione, proprio come se fosse stato il vincitore di una lotteria. A tutti mostrava orgoglioso il suo trofeo: “Bello eh? Me lo ha regalato il marocchino, e non lo so perché.”

In vero, la mamma, sollevando il suo corpo pesante da una spiaggina che pareva essere stata inghiottita dalle sue carni, ha guardato verso il venditore ambulante, che dopo aver abbozzato un mezzo sorriso ha ripreso il suo cammino, accompagnato dalla musichetta di Jingle bells, amplificata da un piccolo megafono. Non mi pare che abbia ringraziato, e nemmeno che abbia detto a suo figlio di farlo, anche se lui ancora eccitato, continuava a dire che non sapeva perché il marocchino glielo avesse regalato. Riaffondata sulla seggiola di plastica, ha ripreso a raccontar della sua zuppa, che come la fa lei, non la fa nessuno e che alla nuora, che nemmeno le sta simpatica, ha dovuto dargliene un piatto: “E che ci vuoi fare? L’ha vista e poi … su fragu … [l’odore ndr]”

Oggi il papa ha detto che il messaggio cristiano prevede l'accoglienza delle "legittime diversità umane”. A memoria potrei dire che è vero, che è previsto. Per coscienza potrei dire che non bisogna essere necessariamente cristiani per accogliere le diversità umane. Intanto la Francia espelle i rom, ma sono espulsioni volontarie, dicono quelli che parlano bene, e quelli che parlano peggio rammentano anche che in fondo i rom sono stati pagati per lasciare la Francia. Noi che scriviamo, diciamo invece che c’è una postilla alla miseria, ossia che se non accettano di esser pagati, saranno comunque allontanati gratis. All’Italia prudono le mani. Noi siamo più avanti di tutti, respingiamo all’origine o importiamo gli schiavi che fanno sempre comodo, persino i bambini, e laddove non si riesca a respingere, fingiamo che il problema non esista, nella nostra più civile tradizione di nascondere la polvere sotto i tappeti.

Si avvicinano le elezioni, e il ministro per il razzismo detta i ritmi della solita propaganda: sicurezze e criminalità. Via tutti quelli che non hanno né casa, né lavoro comunitari o no. Teoricamente, essendo anche io di fatto una persona senza casa e senza lavoro, dovrei preoccuparmi, invece per una volta provo una sorta di speranzosa attesa, nell’essere finalmente in grado di chiedere asilo politico al Venezuela. La sicurezza che si scontra contro il dovere dell’accoglienza. Inutile dire come andrà a finire, il film lo abbiamo già visto. Ci saranno di nuovo le rapine in villa, le donne stuprate all’uscita delle metropolitane o negli angoli delle strade rese sempre più squallide e buie dalle amministrazioni comunali costrette a spegnere i lampioni la notte. Saranno sempre meno i negri morti ammazzati dal lavoro in nero, e lasciati per terra dai colleghi che fuggono perché schiavi in nero anche loro.

C’è un cinese che vende aquiloni sulla spiaggia, e ci saranno le elezioni. E c’è un bambino che davvero unisce tutte le diversità: se vendi sulla spiaggia sei un marocchino. Se sei un diverso sei un uguale ai diversi. E mentre la mamma continuerà a cucinare la zuppa, il cinese marocchino diventerà semplicemente un extracomunitario, e quindi un criminale.

Rita Pani (APOLIDE)


8.21.2010

 

Col pene!

Cari paladini della libertà, vi immagino eccitati dietro i vostri monitor, convinti di aver risolto la vita, perché un tale che fino a ieri vendeva profumi dell’Avon porta a porta, vi ha promesso scranni e danari. Non ci vuole nulla, vi avrà detto, e vi avrà anche spiegato che il danaro sarà commisurato agli obiettivi raggiunti: “scovare e colpire i comunisti”.

Trovare me è stato semplice, basta digitare Rita Pani su Google per sapere che non ho mai abiurato il mio pensiero, la mia formazione, la mia forte convinzione. Quel che forse non c’è scritto su Google, però, è che sono mediamente intelligente e che quindi non favorirò mai il vostro presunto raggiungimento dell’obiettivo. In sintesi, cari paladini, potete postare sui miei blog commenti alla velocità pari a quella della fase finale della masturbazione di cui vi immagino esperti, ma non li vedrete mai pubblicati.

Vorrei tuttavia esortarvi a continuare a scrivermi ugualmente, per il diletto mio e degli amici miei, ai quali passo volentieri i messaggi più interessanti, e soprattutto quelli nei quali con tutto il coraggio da spammatori quali siete, vi firmate col vostro nome: silviopertutti, per esempio.

Ricordo che qualche anno fa, in occasione delle elezioni poi vinte da Romano Prodi, il vostro padrone già organizzò dei corsi di formazione professionale per spammer; anche in quell’occasione ci divertimmo molto leggendo i vostri messaggi di patetica e totale ammirazione per il re. C’era chi colto da crisi mistica, un giorno, non sapendo più cosa ribattere a chi lo incalzava citando date e accadimenti, di stragi, ruberie, mafia, corruzione, arrivò a scrivere che bisognava votare il tizio che a differenza di Romano Prodi era “bello”. Ringraziammo il cretino per mesi, e per mesi conservammo quel messaggio stampato, come una cartolina estiva si conservava un tempo, per aiutare il ricordo del bel tempo d’estate.

Cari paladini (precari, disoccupati, figli di mamma, vecchi speranzosi di esser miracolati sul pisello come lui) in quel periodo ai tizio boys venne promesso un euro a post, non importava fosse un commento ad un blog (che ricordo al cretino leghista essere diverso da un forum), o un’email. Questa volta non so se data la crisi che non c’è e non c’è mai stata, il prezzo sia aumentato o diminuito, ma spero per voi che abbiate firmato un contratto inoppugnabile, per ché i vostri colleghi idioti, quei soldi non li videro mai.

Una volta mi sarei anche dispiaciuta di riscontrare la vostra esistenza, ma in questo periodo giuro che vi sono grata solo per il semplice fatto di esistere. Imbecilli, servi, amebe prive di pensiero e personalità, incapaci di formare persino l’incipit di un’opinione personale, imboniti da piazzisti a loro volta imboniti dal piazzista dei piazzisti. Chiedere a me di vergognarmi, perché conservo la coerenza di un’opinione, è quanto di più divertente e ridicolo abbia mai potuto sperare di sentirmi dire almeno una volta nella vita.

Non conoscete la storia, (e nemmeno la geografia) non conoscete nemmeno il significato delle parole. State là a ripetere a memoria le minchiate che vi ha venduto un malfattore che insieme al paese ha messo in ginocchio anche voi. Solo che il paese non si arrende e non si piega, voi ci state fino ai calli e anche di più, perché vi hanno insegnato che è stando in ginocchio che si diventa ministri. E non avete proprio capito un cazzo.

Rita Pani (APOLIDE che non ha nulla a che fare col PD. Pure questo vi hanno insegnato sbagliato)


8.20.2010

 

Paul il polpo, Harry il coccodrillo, Stellina la Zoccola

C’è un vertice a Palazzo Grazioli. Roba tosta. È in gioco il futuro del tizio e della nazione tutta intera. Molto nervosismo, narrano i cronisti. In pratica si tratta di trovare il modo di "rilanciare da subito la sfida sulle leggi che immediatamente costituiscono uno scudo per il tizio e rilanciare le riforme costituzionali sia in campo giudiziario, sia per arrivare all'elezione diretta di un capo dello Stato con poteri di governo, come in tutte le democrazie occidentali più consolidate …” che tradotto per gli italioti, significa sancire l’inizio di una nuova dittatura.

Il problema però restano i numeri. Nonostante il lavorio estivo per l’arruolamento di fuoriusciti, spie e traditori, sembra che non vi sia la certezza della matematica, e quindi ormai si parla apertamente di elezioni anche all’interno della stessa maggioranza. Quel che resta di bossi è stato il più chiaro di tutti – figuriamoci quindi il resto – ipotizzando che saremo chiamati ad astenerci dal votare entro i prossimi mesi di Novembre o Dicembre.

Non essendoci in letteratura esempi di voti invernali, questa proposta ha creato qualche perplessità tra gli stessi membri della lega, che temono un riversarsi degli elettori nelle piste da sci.

Inoltre a Palazzo Grazioli, è scoppiato il panico quando gasparri ha appreso dell’esistenza di Harry il coccodrillo, che in Australia è stato assunto in qualità di oracolo, per le previsioni del risultato elettorale per le prossime consultazioni.

Non avendo contezza delle probabilità, avendo col tempo alienato qualunque parvenza di serietà degli istituti demoscopici italiani, e avendo per anni commissionato falsi sondaggi d’opinione, anche il governo italiano, memore del polpo Paul e del suo primato durante gli ultimi campionati mondiali di Calcio, ha variato i punti all’ordine del giorno, per trovare un animale indovino che potesse finalmente dipanare la contorta situazione politica e istituzionale italiana.

Convocato d’urgenza, il padre della legge porcellum, esperto e proprietario di svariati animali esotici proibiti dalla legge italiana, e padre putativo di una scimmia, ha proposto di assumere con contratto di consulenza il suo maiale di fiducia: “è un tipo affidabile, già decorato per il suo impegno contro l’Islam, e anche per la compagnia che è capace di fare quando alla sera ci si ritrova al trogolo …”pare abbia detto il ministro.

Sembra che la discussione sia andata avanti per ore, tentando di tirare sul presso della consulenza: se per Paul infatti bastavano delle vongole, e per Harry sono stati sufficienti due polli, nella migliore delle tradizioni italiane il maiale di calderoli avrebbe avuto un prezzo assai superiore.

Come sempre a risolvere la situazione pare sia stata la volontà del tizio, il cui potere è e resta indiscusso per tutti i suoi servi, ghedini compreso. L’idea è venuta guardandosi intorno: “cribbio! Siamo a palazzo Grazioli?” ha domandato il tizio. E allora anche l’Italia avrà il suo animale indovino, licenziate pure i dipendenti dell’ISTAT.

Questa sera, verrà presentata alla stampa Stellina la Zoccola.

Rita Pani (APOLIDE)


8.19.2010

 

In attesa delle truppe

Pensavo, rileggendo i giornali dopo lungo tempo, di trovare ancora in primo piano la morte di un vecchio assassino, reso eroe o martire, come si usa fare in Italia, nella migliore delle tradizioni cattoliche e italiote. Dati i precedenti, per esempio la morte di Taricone, che occupò le prime pagine dei giornali per settimane, credevo davvero che avrei dovuto sorbirmi per giorni il piagnisteo ossequioso di chi, in fondo, forse è stato liberato da un peso.

Invece no. C’è il padre con la figlia: lui che non vuole trovare la Camera “senza truppe” al ritorno dalle vacanze; lei con le tette di fuori, in uno scoop gentilmente concesso da uno dei giornali di suo padre.

È cambiato ancora il linguaggio, cambiano le metafore, e si è passati repentinamente da quella calcistica a quella bellica. Qualche mese fa, ci avrebbero detto che il tizio stava pensando alla nuova formazione, che aveva iniziato la campagna acquisti. Ora invece siamo alle truppe, ai soldati - ma moderati – da convincere a tradire, e passare al nemico.

Come se ci fosse bisogno di equilibrare, in questo paese che più che squilibrato ormai appare schizofrenico. Non era cavallo da cavalcare il cadavere del vecchio assassino. Non avrebbe nemmeno fatto vendere giornali, come un giovane morto lanciandosi col paracadute, che “tanto avrebbe ancora potuto dare” alla società, perché in questo paese – per fortuna – c’è ancora chi conserva memoria di tutte quelle nefandezze delle quali si sa, pur non avendo contezza.

E cadono i giornali, quelli che si differenziano “dal giornale” ma che ormai restano allineati nel voler dire e non dire, col cerchiobottismo capace di catturare un popolo e l’altro.

Se da un lato si sussurra che non c’è più un governo, che ormai le crisi istituzionali vengono pilotate dai falsi dossier pubblicati dai giornali di proprietà del tizio, che le pensioni da 1000 euro al mese non esistono, che la gente si vende i reni perché non ha più di che campare, dall’altro si rilanciano sui quotidiani on line, le altre notizie sempre volute dal tizio, della figlia che sta tette al vento ai Caraibi, che il dieci agosto la sera del del suo compleanno «quando a precedere una cena con menu messicano c'era un cocktail Margarita. Poi, finito di mangiare, ha iniziato a ballare inscenando per gli amici e i parenti anche una sorta di scherzosa lap dance con una scopa, bruciando così le calorie che eccedevano quelle consentite dalla dieta».

Un colpo al cerchio e uno alla botte, e tutti gli animi resteranno quieti.

Il paese si fotte, ma tant’è … è ancora agosto. Ci penseremo a Settembre, quando le truppe saranno schierate.

Rita Pani (APOLIDE)

PS … sempre a Cagliari in attesa di rimuovere l’indesiderato che mi galleggia sulla cistifellea, ma sto bene e ho nuovamente Internet ;-)


8.16.2010

 

Una minchiata al giorno ...

Da qualche giorno, e per un altro tutto intero ancora, sarò fuori da Internet. Di solito quando capita così, ne approfitto per “depurarmi”. Oggi, percependo il silenzio che mi circonda, pensavo di poterlo arricchire con tutto il mio non sapere, come se il vociare di un giornale, potesse distogliermi dal suo ascolto. Ferragosto è passato infatti, ma l’estate prosegue con il sole che picchia, i negozi chiusi, e quelli aperti che sembrano essere sopravvissuti ad un’invasione di locuste.

Quando arriva la sera, mi sottopongo all’estorsione della TIM il tempo necessario per scaricare la posta, ed eccola la, la notizia, una di quelle che il silenzio lo squarcia eccome: “Tasseremo i cortei”.

A partorire la geniale idea è stato il sindaco di Roma, il quale ha anche avvisato che comunque le modalità della minchiata “sono allo studio”. In sintesi, il sindaco della Capitale, non comprende perché tutti vadano a protestare a Roma, e soprattutto perché la pulizia delle strade, dei cessi chimici, e dei vigili urbani, tocchi pagarla a loro.

Nemmeno un attimo che subito si sono levate le voci degli altri partiti, sia di governo che di opposizione. La tizia della Regione Lazio, in un momento di lucidità si è persino ricordata che Roma è piena di ministri e ministeri, di solito bersagli delle manifestazioni e dei manifestanti. La lega, probabilmente dopo lunga esposizione al sole padano di Ponte di Legno ha citato la libertà di manifestare sancita dalla Costituzione, e IDV ha ironizzato.

In effetti il sindaco di Roma non ha tutti i torti, se non fosse che da sempre il governo delle libertà ha giurato meno tasse per tutti, quindi dato che anche Repubblica ha repentinamente chiesto l’opinione dei suoi lettori, mediante l’ormai consueto sondaggio “sei favorevole o contrario all’ennesima minchiata”, ho deciso di dare – gratis – un paio di contributi al collegio di saggi che dovrà essere pagato dai cittadini romani per mettere a punto la strategia vincente.

Potrei proporre per esempio che i cittadini che decidessero di protestare a Roma, si portassero i vigili urbani da casa, o anche il cesso chimico.

Ma meglio io proporrei un autotassazione. Prima però, bisognerebbe spostare la Capitale a Milano, in modo che fosse più breve il tragitto per portarli tutti quanti a Piazzale Loreto.

Rita Pani (APOLIDE che non è satira)


8.14.2010

 

E' che mi devo divertire

C’è il dottore, che ogni volta che mi saluta, mi dice che devo divertirmi. Io lo so che ha ragione lui, ma in questi giorni non posso proprio perché non ho i mezzi per seguire la politica italiana, come vorrei. È assai meglio di un lunapark. Oggi finalmente ce l’ho fatta a fare un giro in giostra, tra il conflitto di interessi di verdini, e le mirabolanti dichiarazioni di quel che resta di bossi, o peggio ancora di la russa, che pur di giocare con la vita degli altri a soldatini ha dimenticato persino d’essere un fascista.

Ho riso, si l’ho fatto. Dice bossi che ormai lo strappo tra il tizio e fini non si può ricucire. Anzi, dice: “Il tizio ci sta lavorando per ricucire. O ricuce o si va a elezioni. Ma dopo il casino che c'è stato come fanno a ricucire?” Che sia per via dell’ictus che non ricordi le memorabili dichiarazioni in canottiera? O gli editoriali del suo giornale per deficienti “la padania” che scriveva di quanto il tizio fosse mafioso, poneva quesiti sui soldi della Banca Rasini – la banca della mafia – che riciclò il danaro per la costruzione di Milano 2. Roba antica antica quanto Attila, che mi torna in mente ogni volta che bossi fa conteggi a mente, e minaccia la discesa delle orde padane verso Roma. «Il tizio farebbe il braccio di ferro. Porterebbe in piazza la gente, sono tanti. La Lega, se si unisce, Piemonte, Veneto e Lombardia, sono milioni di persone, sono anche incazzati». Penso che se li vedessi davvero, milioni di elmetti cornuti discendere in Piazza, il divertimento sarebbe assicurato.

Mi piace – e mi diverte – molto il linguaggio di bossi, così vicino alla gente che non capisce un cazzo, da apparire quasi innovatore; istituzionale. Spero che un giorno, l’Italia lo possa eleggere presidente della Repubblica (l’Italia il coraggio lo avrebbe), solo per stare ad attendere con ansia, il discorso di Capodanno.

La gente è incazzata – e riconosco che questo è vero – e lo è perché sente il peso della povertà. Vogliono i soldi in Padania, li attendono tutti insieme al federalismo, alla svendita del patrimonio pubblico, alla selezione naturale della razza che verrebbe applicata in seguito al dissipamento delle risorse già dissipate. Ci sono luoghi, per esempio, laddove chi non è Italiano ariano, non ha nemmeno diritto all’assistenza sociale, esportare il modello alle altre regioni sarebbe un buon modo per selezionare i cavalli da corsa, dai muli da soma. La lega promette, e il leghista scende in piazza per sostenere il tizio che hanno voltato, l’unico possibile per far finta di attuare il programma promesso. I soldi del nord, al nord. O lui o nessun altro.

Milioni di elmetti cornuti a difesa di verdini, al quale BANKITALIA contesta un conflitto di interessi pari a 60 milioni di euro, oltre che il sospetto di riciclaggio. Milioni di persone in piazza, perché qualche folle con la camicia verde o la maglia con su scritto Milano (caso mai non ricordasse dove si trova) ha promesso, latte, mucche e danari.

Sì, non si può parlare di elezioni o governo tecnico, perché il governo ha ancora troppe cose da fare. Concorda anche la russa, che riprende a parlare di “sicurezza”. Ma non solo: «Se qualcuno - ha continuato il ministro - mi dicesse che non posso contrastare l'immigrazione clandestina, che non posso fare leggi come quelle che abbiamo fatto per la confisca e il sequestro dei beni ai mafiosi, che non possiamo tentare di continuare a risanare l'economia come abbiamo fatto con la manovra, che non possiamo continuare sui temi etici come vogliamo e via di questo passo, piuttosto che vivere di stenti prenderemo in considerazione l'ipotesi delle elezioni anticipate».

Ecco appunto, dottore. Me lo dici sempre che mi devo divertire. Questa sera mi pare proprio che ce l’ho fatta a farcela.

Rita Pani (APOLIDE)

PS… tutto procede bene. Ancora un po’ di giorni e risolverò ;-)


8.13.2010

 

Schizzetti di fango

Da dire ce ne sarebbe tanto, soprattutto ora che Montezemolo si candida di fatto a capo dell’opposizione, ricevendo il plauso del PD per le sue dichiarazioni estemporanee. Pare che anche lui si sia accorto che il tizio mafioso del consiglio vinca le elezioni per abbandono dell’avversario. Ha detto anche che “Questa legislatura si sta chiudendo con un conflitto istituzionale, e tra schizzi di fango, senza precedenti”.

Schizzi di fango, ha detto. E a me invece sembrava proprio merda. Siamo combattuti e ci districhiamo su più fronti, invasi dalle informazioni pilotate da destra o da manca, a seconda di come la si voglia ascoltare. Per esempio, a destra c’è allarme: “fini e la tulliani separati in spiaggia”, mentre a sinistra ogni giorno di più si scrive l’ennesimo capitolo della saga di Don Vito Corleone, con il tizio mafioso ormai sputtanato anche dall’ultimo dei picciotti addetti al furto delle gomme e retrovisori delle auto in sosta.

Peccato che è quasi Ferragosto, e gli schizzi di fango secchino presto, cotti dal sole, perché ne piove un po’ ogni giorno, e –ribadisco- a me sembra sempre merda.

Che ne so? L’altro giorno, per esempio, l’orecchio ha colto una notizia al supermercato: “La corte dei conti – indagando sui poteri speciali affidati alla protezione civile, ha stabilito che a Pompei non vi era uno stato di emergenza.” Considerato le migliaia di anni che quei poveracci stanno là, accartocciati e inceneriti, non è che ci volesse poi molta fantasia, ma bertolaso è riuscito a dire quasi fischiettando che il Vesuvio è un pericolo e non si sa mai. Fango su di lui.

A radio padania invece dicono che il fascismo non è poi così male. Fango? Tra l’altro due esponenti della lega sono in vacanza all’isola dell’Asinara, il ministro per il razzismo, e quel’altro ebete di castelli. Proprio accanto ai lavoratori della Vinyls di cui non parla nessuno, per non infangare l’immagine di questa bella Italia. Non è comunque una vacanza di tutto riposo, scrive qualcuno, perché maroni dovrà anche presentare un libro.

Meno male che è Ferragosto, e ci aiutiamo un po’. Dicono che c’è molta cultura in giro, che qualcosa finalmente si muove. Molta musica, e io inizio a chiedermi che ne sia dei teatri, o delle piazze con i palchi e le luci, e la gente in piedi o seduta per terra. Guardandomi in giro, mi domando: “ma com’è che la musica si fa solo nei bar?”

Oggi passando nei pressi di Carbonia, ho visto un grande manifesto: 15 Agosto, festa della pizza. A memoria ricordavo che il 15 di Agosto era la festa dell’Assunta, e ho capito tutto. Valeva la pena di cambiare santa.

Rita Pani (APOLIDE)

PS. In attesa che passi Ferragosto e di risolvere il problemino ;-)


8.10.2010

 

Eppur sembra vita.

Ieri notte ho visto la gente che faceva la fila per comprare un gelato, in una stradina in cui, un bar dopo l’altro lasciano andare i suoni della gente che vuole dichiararsi viva a tutti i costi. Proprio come me, ieri notte, che a guardarmi seduta su una panchina, con un bicchiere di succo d’ananas tra le mani, sembravo vivere.

Quando con la macchina costeggio il Poetto, la fila infinita di ombrelloni spettinati dal vento, potrebbe dirmi tutta la vita che c’è. E se passo alla sera, guardando le figure in movimento delle persone fasciate di lycra che corrono lente, e sudano, tenendo i gomiti ben allineati accanto al torace, potrei pensare che in fondo non c’è nulla che non vada, in questa vita.

I ragazzi senegalesi o nigeriani, che trasportano le loro mercanzie, vanno avanti e indietro per la spiaggia, e non negano un sorriso a nessuno. La sera poi, li ritrovi accanto a te, con un mazzo di rose in mano, e cantano guardandoti negli occhi: “Rose rosse per teeeee …” sembrano così contenti che ti contagiano il sorriso.

Ovunque volendo puoi trovare musica, e ovunque c’è musica la gente è contenta. Anche io lo sono sembrata, seduta a un tavolino con i piedi posati sulla sabbia, o a un altro, sotto un portico dove spirava un’arietta fresca che veniva dal mare.

Anche sentire le voci della gente che parla, mette allegria e dà speranza. Adoro, per esempio, la classica cadenza cagliaritana del mio amico Giulio – ah sì, che allegria! – ma che dire di tutte quelle altre nuove, quasi esotiche siano esse spagnole o dell’est? Potrebbero dirti, volendo, che qua sì c’è l’integrazione. La civiltà.

Sì, a guardarsi intorno sembra vita.

Io bevevo succo d’ananas perché devo seguire una dieta rigida in attesa di operarmi di calcoli biliari, e stavo seduta su una panchina perché era forte il dolore.

Gli ombrelloni al Poetto li vedo svolazzare tutti insieme e assiepati negli spazi dove non si deve pagare per vivere il mare che avrebbe dovuto continuare ad essere di proprietà dei cagliaritani, e non di chi ti fa pagare 7 euro e cinquanta per due birre, 15 per un ombrellone. La gente poi, corre per tenere in forma il suo fisico, per essere sempre in linea con i canoni estetici necessari a sopravvivere, per salvaguardare la loro salute, sulle stradine e i sentieri che hanno devastato la salute di un territorio, che lo hanno snaturato e devastato.

I ragazzi senegalesi o nigeriani, a volte corrono veloci come lepri, ricoperti dalle loro mercanzie, e preoccupati di non abbandonarle per strada. Corrono veloci per non finire rinchiusi in uno dei lager italiani, per non finire deportati. E camminano, camminano; fanno chilometri per tutto il giorno per finire alla notte a guardare anche loro la parvenza di vita altrui, forse sognando di averne una uguale un giorno.

Proprio come quelle ragazze dell’est, che servono da bere o da mangiare ai tavoli, che sorridono sempre, che fanno incazzare chi un lavoro non ce l’ha, non perché qualcuno glielo abbia rubato, ma solo perché gli italiani sono schiavi sì, ma di serie A.

È così poca la vita che vedo intorno! Persino la mia. Viviamo nel mondo di Orwell. La vita vera l’ho vista ieri, nel reparto radiologia di un ospedale di Cagliari: braccia appese al collo, colli stretti in collari di gomma piuma, vecchi immobili con lo sguardo perso dentro una TV. E c’era canale 5. C’era maria de filippi che regalava sogni d’amore a chi forse riusciva persino a scordare che era seduto là, in attesa di smettere di soffrire.

… Poi la donna col camice azzurro si avvicina a me: “Io prende tuo sangue, signora stringe pugno …” e veniva dalla terra di Drakula. E non era una che ce l’aveva fatta. Era una schiava anche lei, di proprietà di chi all’ospedale la noleggia per una manciata di euro all’ora.

Rita Pani (APOLIDE)

PS. Io sto tutto sommato bene, lo spasmex fa miracoli, e dato che ad Agosto il mondo si ferma a mangiar gelati o far bagni di sole, mi opererò a settembre. ;-)


8.06.2010

 

La fantapolitica di Rita Cotogna Fantapolide

Negli anni, mi sono anche molto divertita con le parole, mentre osservavo l’Italia declinare. Ho coniato neologismi come italiota, entrato ormai nel linguaggio di quelli che pensano come noi; mi sono inventata il “tizio del consiglio”, e provai molta soddisfazione quando persino Robecchi scrisse del “tizio” in un suo articolo. Negli anni, molti, troppi anni di barbarie berlusconiana, colpevolmente mi sono divertita ad ironizzare sulla fantapolitica, descrivendo scenari ridicoli e inimmaginabili, come se si vivesse tutti nel Fantabosco di Tonio Cartonio o Milo Cotogno.

Una volta azzardai l’ipotesi delle strane alleanze che avrebbero potuto crearsi in un’ipotetica era post berlusconista, con la creazione di una nuova coalizione molto più grossa di quella che governò la Germania: i cattofasciocomunisti. In questa coalizione, ricordo, vedevo bene anche la partecipazione del PQQ, il Partito dei qualunquisti, quantunquisti. Mi divertivo ancora a cercare di dare senso alle minchiate che eravamo costretti a subire proni.

Oggi non mi diverto più, perché il Fantabosco è realtà, solo che non c’è nessuno ridicolmente simpatico come Tonio Cartonio.

Oggi i cattofasciocomunisti prendono vita nelle parole di Rosi Bindi, che fino a ieri mi era sembrata sana di mente, o non corrotta da Vermio Malgozzo, mangiatore di blu mele, schiavo di Grifo Malvento. “Se si va alle urne alleanze anche con Fini e Vendola”, annuncia. E allora? Eccoci quindi nel Fantabosco.

Verrebbe facile scrivere: “l’avevo detto, io”, ma non mi darebbe nessuna soddisfazione, come non me ne dà sapere che più di una volta avevo previsto che a far cadere questo governo, sarebbero stati i fascisti. Come non mi procura nessuna gratificazione guardare al cratere lasciato da una sinistra dissipata dall’interesse di quartiere e distante dalla visione dell’interesse comune a una nazione intera che a mio avviso – e faccio un’altra previsione – farà una fine assai più tragica di quella che già ha fatto la Grecia. Più tragica, dato appunto il proliferare del morbo italiota.

È normale che andremo a votare presto, è normale anzi che a votare non ci andremo, perché stanchi, nauseati, abbandonati, e persi. Sarà normale riconsegnare una volta ancora il paese al tizio, mentre le varie costituenti comuniste esistenti ormai da tre anni, ancora dibatteranno sulla data e il luogo in cui ritrovarsi per iniziare a ragionare. E se pure finalmente troveranno il giorno e il posto giusto, ci sarà una scheggia comunista che non sarà d’accordo con l’aggettivo da porre accanto al nome comunista. Ecologista? Operaio? Nuovo o della Libertà?

Troppo difficile far nascere il P.C.e B. (Partito Comunista e Basta), impegnarsi in un governo che ripulisca il paese da un decennio di leggi nefaste, ristabilisca la democrazia tornando al proporzionale, ammettendo che il bipolarismo in Italia non solo non è possibile, ma è una farsa atroce. Metter mano finalmente alla legge sul conflitto di interessi che ristabilisca il minimo della decenza in un settore strategico come l’editoria. Ridare dignità al lavoro, ai lavoratori, alle politiche sociali …

Ho riletto le ultime tre righe e mi sono fermata, sentendomi obsoleta, stanca, demoralizzata e vinta. Mi verrebbe voglia di scrivere che il prossimo presidente del consiglio sarà Tonio Cartonio, ma ho paura. Magari poi si avvera anche questo.

Rita Pani (FANTAPOLIDE COTOGNA)


8.04.2010

 

Lecite de-pressioni

"Ammetto di aver esercitato molte pressioni ma erano tutte lecite. Ero vittima di un'ingiustizia ma non sapevo che cosa fare, ho cercato di salvare la mia corsa elettorale"

Tutto deve apparire legittimo, quando a parlare è lo stato. È lecito non pagare le tasse, per il tizio del consiglio più evasore fiscale degli ultimi 150 anni. È lecito fare pressione sui giudici. È lecito pagare e ricevere tangenti, quando si è impegnati a miracolare i cittadini abruzzesi vittime di un catastrofico terremoto. È lecito sbertucciare le istituzioni, quando a farlo sono loro stesse, anche se non è esattamente una sorta di autoironia che salva la vita, anzi, a volte la vita la toglie, quando lo stato, per esempio, sbertuccia la magistratura.

Quando non è proprio lecito, è senz’altro all’insaputa. Dopo la casa di scajola all’insaputa, e tutte le altre più o meno regalate con la mediazione immobiliare del Cardinalissimo, Reverendissimo sepe, e la famigerata “cricca”, oggi è la volta di Arcibaldo Miller (che scrivo maiuscolo solo per l’ilarità che mi provoca) capo degli ispettori del ministero di grazia e giustizia, che a sua insaputa è andato a cena col massone, faccendiere, pluripregiudicato, pensionato sfigato flavio carboni.

Non ricordo su quale giornale, oggi ho letto che fini dovrebbe dimettersi dalla sua carica, per il sospetto possesso o vendita di una casa a Montecarlo. Mi è venuto da ridere. Ho anche letto, infatti, che per i giudici le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza sono attendibili. Quasi come se a fini non toccasse nemmeno una briciola di quel “legittimo” o di quella “insaputa” che regolamenta il parlamento italiano. Se è vero che le dichiarazioni di Spatuzza sono attendibili, è vero che il partito del tizio di Arcore è una propaggine della mafia, è vero che dell’utri è un mafioso (due condanne consecutive lo stabiliscono già) ed è vero che la nostra non è una Repubblica ma un mandamento mafioso.

Nessuno, tranne Antonio Di Pietro, tuttavia, si è mai sognato di chiedere le dimissioni del padrino del consiglio, e anzi, in queste ore in cui si compie una piccola battaglia di guerra tra mafie col voto di sfiducia del sottosegretario caliendo, indagato per associazione segreta, l’opposizione spera in un governo tecnico e di transizione.

Quando gli atti non sono leciti, o all’insaputa, sono proprio porcate che spesso passano in silenzio, perché ormai ammetto che tenere il conto della pesa della merda nella quale navighiamo (e mi scuserà la merda) è diventato un compito troppo oneroso per chiunque.

Per esempio vietti … eletto in modo bipartisan al CSM. Sono in pochi a ricordare che è a lui che dobbiamo leggi come il legittimo impedimento, o l’abolizione del falso in bilancio. In pochi hanno compreso che lo Stato, è stato demolito totalmente.

Attendiamo s-fiduciosi l’esito scontato delle votazioni alla camera.

Rita Pani (APOLIDE)

PS… Nessuna illusione per il futuro, ma tenterò di stare comunque in piedi. Poi Cagliari è molto bella quando viene sera ;-)


8.03.2010

 

C'è del marcio nelle Regioni (ma và?)

Questo post voglio cominciarlo dalla fine: granata, ma perché non te ne vai a cagare?

I giornali “insospettabili” hanno iniziato il catechismo per gli elettori che a breve – se pure va tutto benissimo – dovranno tornare alle urne, per riconsegnare il paese nelle mani dei fascisti quelli veri. Da un mese ormai, i “finiani” vengono descritti come i nuovi paladini che potrebbero andare bene anche alla “sinistra moderata”, che oggi sempre più sembra quel che langue per la nostalgia democristiana.

Ci sarà chi, dopo aver letto le dichiarazioni di granata, vicepresidente della commissione antimafia, si sentirà tranquillizzato per aver finalmente un nuovo panorama da osservare, e di lui ammirerà il coraggio. "E' stato violato il codice etico, non tutti hanno esercitato sulle liste il controllo che sarebbe stato doveroso". E parla di "infiltrazioni e zone d'ombra" sia tra le candidature che tra gli eletti. "A settembre riferiremo alle Camere" dice a proposito delle infiltrazioni mafiose, all’interno delle Regioni.

Anche a metà di questo post, vorrei scriverne la conclusione: granata, ma perché non te ne vai a cagare?

Riferiranno alla camera a Settembre ciò che noi diciamo e scriviamo da almeno un decennio. In uno stato governato dalla mafia, che si regge su ricatti mafiosi, che opera con metodologia mafiosa, che fa pagare pizzi e tangenti, che è riuscito a condannare a morte Spatuzza, che ha nel suo parlamento e nel suo senato condannati per mafia, dovremmo stupirci ora per le dichiarazioni di un sottosegretario, che parla “quasi fosse un pentito?”

Il metodo mi fa schifo al pari di chi lo utilizza. Si tenta di fare presa nella parte sana della società che da anni si oppone, senza alcun appoggio politico – inesistente – contro questo stato di mafia. è un nuovo tipo di propaganda, che non prometterà più soldi facili e felicità ai suoi elettori, ma legalità e moralità, oltre ovviamente la libertà che non guasta mai.

Che un fascista di governo, ora venga a parlare di “lotta alla mafia”, dopo aver demolito i giudici, aver tentato di impedirne il lavoro, dopo aver continuato a sostenere gli appartenenti alla mafia presenti nelle istituzioni approvando le leggi che tutti conosciamo, utili solo a tenere gli onorevoli fuori dalle galere, non mi lascia nulla da dire, se non ciò che è stato il mio primo pensiero …

Tuttavia bisogna andarci piano, perché siamo ad Agosto, e anche i giornali soffrono il caldo e temono l’apatia generalizzata che fa calare le vendite. Quindi dopo quasi un anno, ecco la seconda parte delle avventure erotiche del tizio più maiale e impotente del consiglio degli ultimi 150 anni, descritto a letto non con una ma ben tre puttane, e mi sembra tanto una sorta di tentativo di salvare capra e cavoli, nella più triste delle operazioni di cerchiobottismo alle quali ormai siamo abituati.

E allora, forse, non è solo granata che dovremmo mandare a cagare.

Rita Pani (APOLIDE)


8.02.2010

 

Ogni volta che ho preso il treno


Ogni volta che ho preso il treno, negli ultimi anni … ogni volta che prendo il treno dopo un avviso di garanzia per mafia a questo o quel picciotto di governo, e si ferma in galleria per favorire il transito delle frecce rosse o argento, guardo il buio fuori e aspetto il botto. Ora poi, che non ho più timore d’esser presa per visionaria perché scrivo di P2, dato che è appurato esista la P3, ogni treno che prendo, lo metto proprio in conto che un giorno possa accadere d’esser staccata con una spatolina da una parete o da un vetro del vagone.

30 anni, dalla strage di Bologna, e a commemorare forse ci sarà un telegramma del Presidente della Repubblica. Lo stato non ci sarà, perché è uno stato fascista, e perché commemorare i morti di una strage fascista, potrebbe fuorviare chi pensa che il senso civico e morale sia roba da comunisti.

Poi il governo è impegnato a barattare le nostre vite con le sedie e il potere.

C’è gente che ancora spera di sapere come morirono i loro cari, in Italia, da almeno 50 anni; anzi nemmeno c’è più perché ormai è morta da tempo. In alcuni casi, son figli oppure nipoti. Tutti ancora a chiedere giustizia o verità per le stragi che da sempre, in Italia, sono state fasciste.

30 anni poteva essere un buon momento, se lo sono detti sempre tutti i familiari delle vittime, in Italia. Perché è allora che scade il segreto di stato, che tutti si può sapere chi ci fosse dietro questo o quell’evento che ha segnato la nostra storia, portandoci fino alla conclamazione del cancro che ci governa. Invece no, una proroga tira l’altra, e andrà così, forse fino a quando anche Andreotti renderà l’anima al diavolo.

E sale la polemica, per l’assenza annunciata dei rappresentanti (ossignore!) dello stato, oppure c’è soddisfazione, perché gente così è meglio non avercela vicino. Dovrebbe esserci invece la certezza di quel che è oltre la propaganda che continua a raccontare il nirvana che ci avvolge. Gente senza dignità che ormai non ha più nemmeno il coraggio di mostrarsi senza lo scudo della scenografia perfetta, che li renda attori della meraviglia miracolosa di una nazione da fiction.

Ricordiamo le 85 persone morte per mano fascista, dato che è possibile farlo ancora, dopo la breve parentesi che lo impedì, quando a governare la città di Bologna, fu il fascista guazzaloca. Sì, perché anche di questo, questa feccia è stata capace, ordinare la cancellazione della verità, istituendo il vago. E ora che tutto traballa, prestate attenzione quando salite sul treno, tanto lo sapete anche voi – confrontando la storia passata con quella recente – che questi non hanno abbastanza fantasia per inventarsi nulla di nuovo.

Rita Pani (APOLIDE)


8.01.2010

 

Venti milioni di italioti

Venti milioni di uomini pronti a battersi, dice, quel che resta di bossi, il padre dell’avannotto collocato alla Regione Lombardia, con la più becera operazione di nepotismo italiota, garantito dal voto di un considerevole numero di padani.

Venti milioni di padani spiegati l’altra sera in televisione da quel demente di salvini (ammesso che si scriva così), che per non confondersi e sapere di sé, indossava una maglia nera con una scritta cubitale: “MILANO”. Diceva infatti che il giorno successivo, durante l’inaugurazione di una nuova sede della lega, in un paese padano, la gente avrebbe chiesto al suo bossi, dei soldi e delle pensioni. E questo – a suo dire – era il segreto della lega.

Venti milioni. Una caccola. Ovviamente sono numeri tirati a caso, come ovviamente tutto quel che circonda bossi è un’immensa cazzata, ma tutto ha una sua valenza. Circuire e sedare il popolo padano, che riuscirà a continuare a pensare solo e soltanto alla più grande bufala degli ultimi 150 anni di storia italiota: il federalismo fiscale. In nome di questo, infatti, la lega ha fatto digerire al suo popolo dall’elmetto cornuto, persino la connivenza col governo più mafioso che l’Italia ricordi, quello – per intenderci – capace di far apparire Andreotti un dilettante.

Venti milioni? Forse sono pure di più se mettiamo nel novero tutti coloro che leggendo le dichiarazioni del tizio, a proposito della sua “separazione” da fini, hanno creduto che si potrà finalmente istituire un clima di pace, serenità e collaborazione, proprio come quando si è separato da Veronica, tenendo ben segreto l’accordo economico stipulato in tutta fretta davanti a un giudice e con un piccolo esercito di avvocati.

Più di venti milioni di italioti, se ci mettiamo anche quelli che con colpevole ingenuità, riescono a guardare con soddisfazione a fini, che giurano: “Seeee … prima era fascista, ora non lo è più. È andato persino in Israele!” Inutile spiegare che è in atto la politica dello strizza palle, ovvero la guerra tra bossi e fini, per stabilire chi riesca a mordere meglio e più forte quel che resta delle palle del tizio, impegnato a rassicurare i suoi paladini della libertà, promettendo di restare all’infinito, fino all’occupazione abusiva del Quirinale. Ha affittato un castello, per esempio, ma giura che non andrà in vacanza.

Assai più di venti milioni, sospetto. Me ne sono resa conto ieri, mentre attendevo di imbarcarmi sul volo d’apolide per Cagliari. Il ritardo di mezz’ora e lo spostamento di gate (di quasi 5 metri) del volo per Barcellona, ha provocato un’immediata e vibrante protesta, contro l’inciviltà della “povera Italia”. Le voci inviperite, le urla e gli schiamazzi sono cessati all’improvviso applauso. Ma mi ero illusa. L’applauso atro non era che un gentile omaggio a Pippo Baudo, arrivato puntuale per imbarcarsi sul mio stesso volo. “Ho visto Pippo Baudo” ha detto la moglie al marito, la mamma alla figlia, la fidanzata al suo amore, e tutti insieme si sono precipitati a far capannello, per vedere un vecchio triste e con i capelli stinti. E una volta a bordo, se non avessi visto la rada chioma sul sedile davanti al mio, avrei pensato che era in atto un’epidemia di dissenteria, che in 40 minuti di volo, portava al bagno una cinquantina di italioti.

Una cinquantina di quei venti milioni e forse più.

Rita Pani (APOLIDE SARDA)

PS … Oggi Cagliari profuma di pesci arrosto, magari scoprirò dove stanno cucinando ;-)


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