5.29.2010

 

I bambini violentati lievemente

… E non si potrà arrestare chi compie atti di violenza sui minori di lieve entità. Questo hanno scritto alcuni senatori del pdl, nel decreto sulle intercettazioni. Scritto a voce bassa, così bassa che nessuno avrebbe dovuto saperlo e infatti non scritto nemmeno nell’elenco pubblicato sul sito del senato.

Eravamo rimasti alla regola che i bambini non si toccano mai, ora siamo al punto in cui i bambini si possono toccare lievemente. È il concetto di lieve entità applicato alla violenza su minore che mi spiazza. Come se potessero esserci violenze, che come graffi, sono guaribili in sette giorni e un cerotto di Topolino sul ginocchio.

Mi dispiace non sapere i nomi dei redattori dell’emendamento, mi sarebbe piaciuto esporli in questo scritto, magari aggiungendo le fotografie,esattamente come si fa in America quando si espongono le liste dei criminali sessuali che abitano un quartiere, sui pali della luce e sulle bacheche dei supermercati. Perché forse non saranno loro stessi dei bastardi pedofili, ma certamente saranno conniventi.

Non credo infatti che questo emendamento possa essere considerato “ad personam” sebbene inserito nella vergognosa legge fascista “ad criccam”, e considerata anche la predilezione del tizio per le giovanissime figlie di mamma da portare in vacanza. Penso, peggio, che questa nuova indicibile porcata sia un favore ai maiali della chiesa, ormai sempre più esposti al rischio di essere giudicati dagli uomini, visto che Dio pare essere assai distratto.

Scoperti col sorcio in bocca, i probi senatori pro pedofilia del pdl hanno provveduto a emanare una nota con la quale si spiega che, nel caso non ci fosse stato questo aggiustamento, la legge avrebbe rischiato di essere incostituzionale, perché in Italia, è possibile violentare anche una donna lievemente senza per questo rischiare di esser messi in galera.

Per fortuna almeno questa volta non hanno osato dire: “È l’Europa che ce lo chiede”, che come spiegazione ha sempre l’effetto di sortire il far spallucce dell’italiota: “Ah! Beh se lo chiede l’Europa, allora …” Visto che propri qualche giorno fa il Presidente della Repubblica aveva chiesto che con urgenza si legiferasse a favore della protezione dell’infanzia, c’è da sperare che per una volta, una almeno, tenga la penna sul taschino e non firmi l’obbrobrio. Ma come dice l’antico detto, e trattandosi di Napolitano, chi visse sperando morì …

… Si potessero almeno lievemente evirare …

Rita Pani (APOLIDE)


5.28.2010

 

Come finisce la storia

Lo so, è ridicolo come un vecchio scorreggione che non riesce a trattenersi nemmeno a tavola. Come il nonno rincoglionito che mette in imbarazzo il nipote davanti agli amichetti. È il tizio più ridicolo e imbarazzante che abbia rappresentato l’Italia all’estero negli ultimi 150 anni, ma questo non lo assolve. Troppo facile immaginarlo mentre vestito da Napoleone, che in ciabatte percorre il corridoio di un manicomio, dando ordini alla cavalleria. Quel tizio è colui che da troppo tempo governa – dissipandola - l’Italia.

C’è storia e storia, in Italia. C’è la storia scritta dai fatti e dal tempo, e quella riscritta su misura per cancellare la nostra memoria. E c’è anche la storia che si sta scrivendo, giorno dopo giorno, con la complicità del silenzio che si fa intorno. Non è importante che il vecchio tizio sia talmente allergico alla verità, da rifarsi a citazioni storiche inventate da dell’utri nei falsi diari di mussolini. È importante che il tizio a capo del governo dell’Italia, per rassicurare i suoi elettori e la feccia che lo circonda, possa tanto impunemente quanto velatamente dichiararsi fascista.

D’altronde, che la Costituzione italiana fosse diventata carta igienica, era palese solo per chi ancora sa cos’è la Costituzione, e credetemi se vi dico che non siamo poi in tanti. C’è chi pensa che sia una cosa inutile, voluta dai comunisti, e scritta in accordo con l’Unione Sovietica; e non sta a me – nemmeno ne ho voglia – di spiegare cosa sia.

Le dichiarazioni di ieri di quel malfattore opportunista, senza pensiero e senza morale, sono state solo l’ultimo tentativo di stringere intorno a sé i fascisti – quelli veri – che è riuscito a portare a governare l’Italia, cancellando sessant’anni di storia, giorno dopo giorno, reato dopo reato, e persino interpretare il ruolo del vecchio nonno scorreggione non è un caso o una banalità. Serve a minimizzare il pericolo, a rallentare la presa di coscienza, a nascondere ancora per un po’ che il fascismo è ormai conclamato.

Si pensi alla distruzione della cultura, al revisionismo storico intensificato dalla chiusura dei musei storici della Resistenza, al taglio dei fondi per le associazioni che ancora s’impegnavano a mantenere la memoria. E peggio, al varo di leggi razziali, alle piccole grandi deportazioni, alle forze di polizia autorizzate ad uccidere col massacro e la tortura, al ladrocinio generalizzato di tutta la classe dirigente, e in ultimo – l’Italia che ripudiava la guerra – al ministro della guerra, il fascista mai pentito la russa, che dà ordine di rappresaglia all’esercito italiano che nonostante il ripudio è in guerra in Afghanistan.

Questa è la storia che stanno scrivendo, ma a me continua a piacere quella che altri scrissero per noi: i partigiani. Mi piace perché ne conosco il finale.

Rita Pani (APOLIDE)


5.27.2010

 

Ora ci siamo ... (facciamo finta che)

La donna che con circospezione affonda l’occhio nel cestino dei rifiuti della Stazione Termini, potrebbe essere nostra madre. Ha una gonna blu, e un maglioncino nocciola ben stirato. Al collo una collanina d’oro e due fedi al dito, segno che ha perso il marito. Non ha più gli orecchini, ma i segni sui lobi lasciano pensare che deve averceli avuti fino a poco tempo fa. Forse ora stanno nella vetrina di uno di quei “compro oro” che si moltiplicano in ogni città.

Iniziai a vedere queste persone molto tempo fa, quando la vita ha iniziato a portarmi di luogo in luogo. Il primo padre lo vidi a Bologna e mi colpì perché aveva la barba fatta e la cravatta. Quattro o cinque anni, almeno, e ne scrissi perché l’idea che avevo fino ad allora era che chi finiva così per strada, dovesse essere come un personaggio uscito dalle pagine di un romanzo. Maleodorante, con la barba lunga e le unghie delle mani nere e quasi incancrenite.

Ci sono cose per cui impariamo a fare il callo, cose che col tempo non ci toccano più quasi facessero parte della vita. Una volta, mi ricordo, erano i tossici che ci venivano incontro per strada con la mano tesa; chiedevano le cento lire per il panino, e noi che potevamo gliele davamo ben sapendo che sarebbero state parte di una dose di eroina. Colpevolmente mi ricordo che imparai a dire no con la testa, senza nemmeno guardarlo negli occhi, o a infilare automaticamente la mano in tasca, quando il viso mi era familiare: un vicino di casa o un ex compagno di scuola.

Ai genitori di qualcuno che infilano il braccio dentro ai cesti dei rifiuti, però, non riesco ad abituarmi e neppure riesco a fare finta di non vederli. Anzi, spesso mi soffermo – sebbene con discrezione – e cerco in loro qualcosa di me, trovandoci qualcosa di chiunque. A volte la prima cosa che noto è il passo incerto e lento di chi soffre d’Alzheimer, una tragedia che purtroppo ho avuto modo di vedere da vicino, e so già che domani a quell’uomo che inciampa, non saranno dedicate nemmeno le quattro righe di una breve di stampa: “Dramma della solitudine … trovato morto per strada.”

Come durante il ventennio fascista sparirono dai giornali le notizie di cronaca nera, per rendere l’Italia un posto magnifico nel quale esser felici di essere capitati, così ai giorni nostri la prima cosa da far dimenticare è stata la povertà. A Orte c’era un barbone, un sardo emigrato e dimenticato al quale ogni tanto facevo visita fingendo di passare da lì per caso. Un giorno sparì e domandando in giro mi dissero che di notte, le guardie e la ASL “avevano liberato la stazione”, proprio come un tempo facevano i vigili con l’accalappiacani nelle ronde contro i randagi.

Sono stati così gli ultimi due anni della politica italiana: la negazione dell’evidenza, la creazione di un mondo immaginifico, una sorta di proiezione dell’irreale capace non solo di quietare le coscienze, ma di non lasciar trapelare nulla di quanto stesse accadendo intorno a noi, tra ruberie e associazioni a delinquere che autorizzate dal voto vuotavano le casse dello stato come un comune rapinatore vuota la cassa di una banca.

Ora ci siamo. Nei vecchi con l’Alzheimer abbandonati, con i vecchi che rubano al supermercato, che attendono la cicca della nostra sigaretta o l’ultimo pezzo di un panino di gomma impossibile da mangiare. Ci siamo, e leggiamo che il povero bimbo Nathan Falco resterà traumatizzato non per il nome impostogli dai genitori, ma per aver perso lo yacht sequestrato al padre indagato per contrabbando. Ci siamo e assistiamo al varo incrociato della finanziaria che ci toglierà la scuola, la sanità, i trasporti e i servizi minimi per la sopravvivenza, e al varo dell’yacht del figlio del tizio (un varo quasi in sordina) che comunque ci ricorda che abbiamo (NOI) per troppo tempo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, ovviamente grazie ai governi di sinistra, che come scusante è sempre la migliore.

Dal tempo del tossico e delle cento lire, però, abbiamo imparato anche a camminare per strada guardando per terra, e lo abbiamo insegnato anche ai nostri figli. E questo ci ha fregato, ci ha aiutato ad imparare a fare finta che …

Rita Pani (APOLIDE)


5.25.2010

 

Esortando l'italiota

Ora, italiota, dimmi come ti senti quando i criminali che hai votato ti annunciano che dovrai fare sacrifici. Non tu italiota medio borghese, che regolarmente evadi il fisco, che sfrutti nella tua azienda l’extracomunitario, che non hai problemi ad andare a fare il pieno alla macchina, tanto te lo paga l’azienda; o tu, italiota che “gli altri” hanno privilegi e tu rubi lo stipendio. Tu, italiota che vorresti essere un piccolo borghese e invece sei uno schiavo, che hai votato i criminali in attesa d’essere almeno un po’ uguale a loro.

Dimmi come ti senti quando il terreno sul quale pensavi di aver ben radicato i piedi, inizia a franare nell’incertezza del domani. Pensa italiota, pensa. Lo so che non è semplice, che non ci sei abituato, che hai difficoltà a discernere a separare la merda dalla nutella, ma prova a fare uno sforzo. Pensa a quando andavi al supermercato e sceglievi i prodotti per il colore della confezione, e guardati oggi, mentre giri tra una corsia e l’altra a gettare lo sguardo sul cartellino del prezzo. Tu, italiota, non sei come il tizio. Tu sei come noi.

Ascolta il tizio che ti parla, italiota. Pensa a tuo padre, a tuo zio, a tuo nonno col cancro, che a mala pena hanno potuto permettersi una visita presso uno di quelli ospedali che hanno i letti anche nei locali caldaie, e poi ricorda che lui, il tizio, forse poteva anche non essere operato “perché ha una grande fiducia in sé stesso”. Ce la puoi fare italiota a comprendere che tu, tre specialisti per un cancro non potrai vederli mai, e ti dovrai accontentare e sperare che il medico che ti prenderà in cura sia uno di quelli che ancora fa il suo mestiere con passione e dedizione.

Guarda alla vita, italiota, alla tua. Ascolta la tua compagna che ti dice quanto le piacerebbe avere un bambino, e ascoltati mentre le rispondi che: “non ce lo possiamo permettere.” Ragiona sul fatto che oggi, per certe donne, avere un figlio è come era un tempo avere una pelliccia. Guardati mentre fotti il tuo collega perché non sai quanto ancora potrà durare il tuo contratto. Poi pensa a quanto sia fondamentale la legge sulle intercettazioni telefoniche perché tu, come me, non dovrai più sapere quanto criminali siano i mafiosi e i piduisti che hai mandato a depredare il paese (e la tua vita).

Coraggio italiota imbecille! Ce la puoi fare un’altra volta ancora ad andare a votare e mettere la tua firma – una croce – sul simbolo (fallico) che tanta speranza ti ha dato, se non altro di non cadere in mano ai comunisti, quelli sporchi e cattivi che forse avrebbero potuto continuare a garantire a tuo padre d’essere curato e a tuo figlio di essere erudito. Hai sentito? C’è la crisi, come in Grecia ma un po’ meno, come nel mondo ma meno che in Portogallo. Anche i partiti prenderanno meno soldi, un euro in meno per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali. Lo sai italiota che votammo un referendum per non dar più nemmeno un centesimo a questa banda di ladri? E poi, tu che dici? In proporzione, toglieranno più dalle tue briciole o dal loro piatto farcito?

Dai italiota, provaci davvero a contare, e se non ce la fai mentalmente, usa le dita delle mani e dei piedi: posto che servono 24 miliardi di euro, quanti ne servirebbero se si potessero recuperare i miliardi che si sono fottuti soltanto negli ultimi due anni, grazie anche al tuo voto da idiota?

Ce la puoi fare a comprendere chi sei,italiota, ne sono convinta.

Rita Pani (APOLIDE)


5.24.2010

 

Rifiuti e umani

Oggi ho visto la politica italiana fuori dal finestrino del treno, e addosso alla signora che mi sedeva accanto, che ha messo le calze a rete ecru per far pendant con la vistosa fasciatura che portava ad un ginocchio. Io guardavo Roma avvicinarsi e la trovavo meno bella del solito, perché di tanta bellezza sarda ho ancora pieni gli occhi. Anche la signora guardava, e anche lei trovava meno bella Roma, con i nomadi sparsi lungo i binari. Una tenda da una parte, un gioco di bimbi, una baracca improvvisata a ridosso di un giardino poco curato o di un orto abusivo – che però è dei romani.

Io però non guardavo i nomadi, semplicemente frugavo i miei pensieri e mi infastidiva il brusio di fondo delle inutili chiacchiere altrui, che a un tratto mi hanno attirato. Come quando la signora, posando la mano sulla gamba del suo amante (eh sì, erano loro i clandestini) gli ha detto: “Ma che è quello schifo? Sono zingari?” Ha annuito l’uomo, indicando il triciclo con una ruota diversa, abbandonato sotto un fico. “Ma che gente è quella che fa vivere i bambini così?” Il resto lo potete immaginare, e credo possiate immaginare anche quanto questi due fossero profumati.

Ma chi è la gente che fa vivere così un bambino? Io la risposta la sapevo, ma non gliel’ho detta, perché questi giorni ho visto anche il mare sorridermi, e iniziava già a mancarmi quando mi sono addormentata in aereo. O forse sono stata zitta perché avrei dovuto ricordare che chi permette a delle persone di vivere a due metri da un binario, poco ha a che spartire col genere umano. È la negazione della politica italiana, fortemente voluta da persone che fanno moda persino di una garza che ha permesso che questo accadesse, trattando altri esseri umani come se fosse spazzatura.

Sono stati tutti coloro che non si sono mai chiesti dove andassero a finire gli zingari, come a Napoli non si chiesero mai dove andasse a finire la spazzatura. Sono stati tutti coloro che hanno preteso che si tenesse pulito intorno a casa loro,usando le ruspe sia per gli zingari che per la spazzatura, infischiandosene di quali altre case sarebbero state sporcate, o di quali altre vite si sarebbero inquinate.

È la politica italiana, della sparizione delle cose, e delle persone, dei problemi e delle soluzioni. L’italiota che fortemente non vuole sapere né di ieri né di domani che s’incazza per aver pagato 14 euro per mezz’ora di treno, ma solo se non ha trovato posto a sedere. Perché se è seduto e occupa un altro sedile con la sua borsa finta di Luis Vuitton, per 14 euro almeno hai la comodità. E che schifo, gli zingari!

Rita Pani (APOLIDE)


5.22.2010

 

La Rivoluzione è partecipazione

Alla fine troveranno il modo, e sarà quello più rapido, consono e conveniente: per il tizio. Il modo per fare cosa? “ … la qualunque”. D’altronde da più di due anni viviamo sotto un regime strenuamente impegnato a risolvere le ultime questioni inerenti l’impunità del capo banda del consiglio, senza nemmeno una reale urgenza, dal momento – è bene ricordarlo – che pure se si arrivasse ad una condanna, data l’età avanzata e i tempi biblici della giustizia italiana, mai farebbe nemmeno un’ora di galera. È triste, ma si può dire che tutto questo immobilismo, la caduta dal precipizio subita dall’Italia e dalle nostre vite, siano dovute al tentativo di conservare la presunta verginità del più losco individuo che la politica italiana, ha avuto negli ultimi 150 anni.

Il decreto sulle intercettazioni, sarà riscritto per l’ultima volta e avrà un finale horror: potrà essere intercettato chiunque non abbia a che fare, in modo diretto, con gli affari del padrino del consiglio, o che si accinga a compiere o abbia compiuto un reato qualunque, ma non in complicità o su mandato dello stesso. In nome dell’urgenza l’italiota si riterrà soddisfatto. Di solito, infatti, in questi frangenti possiamo avere la fortuna di sentire dichiarazioni “italiotiche” del tipo: “ signora mia, in qualche modo si doveva pur risolvere la questione … e allora meglio così che non far nulla.”

Far nulla. Ecco mi viene in mente la crisi economica, per esempio. All’inizio era solo una leggera depressione, ora che è diventata follia psicotica, bisogna correre ai ripari. Il paziente è grave, è pure in pericolo di vita, ma si sa che in questi casi non si deve perdere la speranza. È chiaro che aggiungere del Tavor al Prozac non è sufficiente; e allora vai col litio. Niente nuove tasse, meno soldi ai ricchi, non si toccano le pensioni, non si mettono le mani in tasca agli italiani. Un bel condono edilizio, oltre che i soliti tagli alla sanità e agli enti locali. E quando si dice il caso … il tizio palazzinaro del consiglio, pensa di aggiungere un altro po’ di bungalow abusivi nella sua villa abusiva in Sardegna.

A proposito, sono in Sardegna. Fervono i preparativi per le prossime inutili elezioni provinciali, e proprio ieri notte ho visto una cosa che in Umbria non vedevo più da tempo: gli operai che asfaltano le strade durante la notte, sotto l’occhio vigile di quattro pattuglie di vigili urbani in servizio straordinario notturno. Litio. Immagino la sorpresa di chi questa mattina calda di sole, si sarà ritrovato a percorrere la strada verso il mare, scivolando sereno e senza i sobbalzi provocati dalle buche e dalle voragini. Di contro, immagino anche le bestemmie di tutti coloro che a breve riceveranno le multe per eccesso di velocità, rilevate dagli autovelox che ormai spuntano più in fretta e più rigogliosi dei funghi. (meno tasse) Ma in qualche modo, quell’asfalto, dovrà anche essere pagato, così come lo straordinario lavoro dei vigili.

Nel frattempo noi ci siamo accorti che c’è un problema di limitazione della libertà di stampa, e per fortuna non ci stiamo. Ho visto tanta bella gente partecipare alla rivolta del post it che tappa la bocca. Ho visto tante belle faccette sorridenti nelle gallerie fotografiche dei giornali on line, faccette buffe, simpatiche, ammiccanti, truccate, seducenti …

Una volta una persona mi scrisse che non comprendeva tutto il mio imperituro amore per Che Guevara. Mi disse che oltre tutto era pure un uomo sporco e che puzzava perché non si lavava mai. Oggi ho ricevuto una mail, con la quale una ragazza mi inviava il link della sua foto su Repubblica, rivendicando orgogliosamente la sua partecipazione alla rivolta. E sì, aveva l’aria di aver fatto almeno una doccia prima di apparire sul giornale.

La rivoluzione credo possa attendere ancora, quindi mi perdonerete se io – già che ci sono – me ne andrò al mare. Magari mi porto un post it, perché la rivoluzione, in fondo, è partecipazione.

Rita Pani (APOLIDE)


5.20.2010

 

Ci avanza il regime

Troveremo – forse – un modo carbonaio per raccontarci le cose? Non lo so, e questa mattina è una di quelle in cui mi sono detta che forse nemmeno mi importa, perché tanto per capire davvero cosa accade in prossimità delle nostre vite, importante sia guardarsi intorno. Poi la legge sulle intercettazioni – urgente e necessaria per la privacy di tutti i cittadini – non è così grave, dato che i cronisti se pure ligi al dovere di dire, non finiranno in carcere.

C’è fermento, si moltiplicano gli appelli, le richieste di firme dei cittadini per tentare di bloccare un provvedimento che invece sappiamo arriverà fino in fondo, e che forse sarà anche retroattivo. Della banda di criminali e rapinatori che sta al governo, in fondo, è come se avessero individuato soltanto i pali, vogliamo o no mettere al sicuro tutto il resto? Noi firmiamo, e facciamo circolare le petizioni, probi e impegnati.

E già ci sentiamo così orfani di Santoro, che si sente il bisogno di iniziare a sputargli in faccia i dieci milioni che sembra aver preso per “divorziare consensualmente” dalla RAI (ma solo a me non è convenuto divorziare?) Ma se anche gli avesse presi? Per me non sarebbe poi così immorale, anzi, mi piace pensare a questo come una sorta di esproprio proletario. Le motivazioni di Santoro sono forti e condivisibili, e la dicono lunga sulla libertà e sulla democrazia che ormai da tempo non abbiamo più. Dicono meglio di quanto possa fare io, che a volte è anche lecito dire basta. Tentiamo di conservarci “società civile” in un paese che di civile non ha quasi più nulla, nemmeno i suoi cittadini. L’esempio dell’oscuramento di RAI News 24 di qualche giorno fa, ne è la prova tangibile. Ormai non serve più, a questo governo fascista, di fingersi liberale, democratico e garantista.

Credo che alla fine anche io cambierò il modo di raccontare le cose, tornando alla politica reale e che mi piace di più: quella fatta dall’umanità che osservo sempre più spesso con disgusto, e che sempre di più mi isola e mi porta a scegliere e selezionare, a capire Santoro e la sua scelta. Quella che mi induce a pensare che non tutti siamo uguali, e non tutti abbiamo gli stessi diritti. Nelle democrazie, i diritti vanno di pari passo con i doveri, concetto ostico per troppi italiani.

Non si può davvero chiedere la libertà – sia anche quella della stampa – se poi non si fa alcuno sforzo per rendersi liberi.

Per esempio leggevo la notizia del finanziamento della regata della Maddalena (delle ruberie dei fondi del G8 è pure inutile dire) con i soldi rubati alla mia terra – il Sulcis, l’Africa della Sardegna – e mi tornavano alla mente gli operai di Portovesme, che inviperiti e con la bava alla bocca, lamentavano di essere stati fregati da berlusconi, quando hanno coscientemente votato per il figlio del suo commercialista, affidandogli il governo della Regione. E pensavo: uno di questi, avrà davvero avuto il coraggio di firmare l’appello contro il decreto sulle intercettazioni? Uno di loro, starà già pensando a Santoro come un venduto e un traditore?

Probabilmente sì, perché ormai anche in Sardegna c’è troppa Italia.

Rita Pani (SARDA)


5.17.2010

 

Buon lunedì di cose tutte belle.


Buon lunedì amici e compagni! L’anticiclone delle Azzorre bussa e si fa strada verso le nostre vite, lasciando filtrare – finalmente – un raggio di sole, che spazzerà il freddo dalle nostre r-esistenze.

Buon lunedì: mi sento ottimista. I morti in guerra non sono mai inutili, e due nuovi eroi almeno servono per far chiedere a calderoli: “ma davvero serve stare lì?” è la prova provata che la speranza è l’ultima a morire. Sono anni che ci chiediamo a che serva partecipare a una guerra di invasione al soldo degli americani. Sono anni che ci sentiamo dire che noi - che sappiamo che la guerra non è pace – siamo anti italiani, e persino terroristi, e che per capo abbiamo Gino Strada che la pace la porta davvero. E che importa se la domanda di calderoli è fatta di opportunismo? Prendiamola per buona, che oggi è lunedì, tanto seppelliti gli eroi, non ne parleranno più fino alla prossima bomba, fino alla prossima morte – ma che sia dalla parte giusta, che i civili e i bambini non contano.

È lunedì, il sole va e viene ma l’Inter ha vinto lo scudetto. I familiari delle vittime della Saras (Sarroch – CA) ringraziano tutti i sardi che hanno voluto festeggiare con bandiere, caroselli di auto e cotillon. Se avesse vinto la Roma, sarebbe stato uguale, o la Juve con la FIAT che fabbrica e vende auto in Romania a prezzi stracciati, mentre in Italia chiude le fabbriche e vende la 500 a prezzi da Mercedes classe A. O il Milan! Se avesse vinto il Milan, pensate che bello vedere anche i compagni esultare per berlusconi presidente.

Ieri era domenica, in piazza San Pietro si è riunita la folla di fedeli per dare solidarietà al Papa. C’era da confondersi, poteva anche essere presa come la giornata dell’orgoglio pedofilo. Invece no! La chiesa deve mondarsi dai suoi peccati, “il male spirituale a volte contagia anche la chiesa” (e mica solo spirituale, povere creature). Dà speranza anche questo! Se non fosse per i giudici comunisti e miscredenti che hanno chiesto la rogatoria per vedere se nelle casse del Vaticano siano finiti i danari versati – a loro insaputa, ovviamente – da Anemone, sempre più simile ad una sorta di Robin Hood al contrario.

E povero scajola! Buon lunedì anche a lui. La moglie dice che è solo un granello di sabbia nella tempesta, e che sta zitto per non inguaiare altri più coinvolti di lui (come la mafia insegna). Non è potuto nemmeno andare in chiesa, ieri, ha fatto tardi ma è sereno. Poi la moglie ne è certa: berlusconi vuol bene a suo marito, e allora … via coraggio, ce la puoi fare!

Sì, oggi mi sentivo ottimista. Deve essere stato quel raggio di sole che solo per un attimo ha bucato il grigiore del cielo sopra la mia testa. Come se l’anticiclone delle Azzorre, affacciandosi sopra questa povera Italia, ad un tratto ci avesse ripensato: “dio che merda! Fammene andare da qui!”

Rita Pani (APOLIDE)


5.16.2010

 

La finanziaria era light

Era settembre del 2009, il ragionier tremonti prometteva una finanziaria “light” con solo lo 0,1 di grassi e zero colesterolo. Tre articoletti, nessun taglio: solo aggiustamenti, e soprattutto nessun “assalto alla diligenza”. D’altronde l’Italia era vittima di una crisi psico/economica, e per curarla non ci sarebbe voluto altro che una sorta di Prozac e un po’ di sano ottimismo.

Era solo settembre del 2009, l’altro ieri, e il ministro col suo fare da ragazzino stupido fattosi uomo cretino, elargiva positività a piene mani: «nessun governo, di destra o di sinistra, democratico o autoritario, era in grado di superare la prova della Finanziaria italiana, con 3 mesi di indiscrezioni,anticipazioni, smentite, scontri e discussioni. Non c'è più quello spettacolo ignobile che erano le Finanziarie». Ma anche: «Non vuol dire che sottovalutiamo l'impatto della crisi, ma che l'Italia sta reagendo meglio di altri Paesi». Non mancarono nemmeno le rassicurazioni del tizio del consiglio che all’epoca tenne a precisare che l’opposizione, essendo anti italiana “faceva il tifo per la crisi”. E ancora il ragioniere: «Sulla base di quanto incasseremo attiveremo un fondo istituito a Palazzo Chigi per far fronte a voci di spesa fondamentali», riferendosi allo scudo spaziale fiscale.

Per quanto possa sembrare autunno, siamo a maggio e di tempo ne è passato. La crisi psicologica è diventata psicosi maniacale, la gente si ammazza e muore in silenzio, svenata o impiccata. Si sale ancora sui tetti, si fanno i reality show, ci si ripromette di fermare il Giro d’Italia che passerà accanto alla fabbrica di Terni che sta chiudendo pur essendo in attivo, ci si ostina a ricercare l’unico modo di esistere anche solo per un attimo, apparendo in TV.

D’improvviso, il ragioniere, si accorge che servono 25 miliardi e giura che li troverà senza nemmeno aggiungere una nuova tassa. Il ministro è sempre quello della finanza creativa, non scordiamolo. Era quello diventato famoso per essere il commercialista dei pezzi grossissimi, che creava stratagemmi per eludere il fisco restando ai margini della legalità. Faceva magie e a quanto pare continuerà a farle. Basterà chiudere gli occhi, e la scuola che vedi ora tra un attimo non ci sarà più. Guarda la tua busta paga, conta fino a tre, e quando la riguarderai ti accorgerai che le tasse regionali (il federalismo fiscale esiste già) sono raddoppiate. Finalmente arriva il momento tanto agognato della pensione e… puff! È sparito il TFR. Poi un telegiornale ti dirà che mica siamo sfigati come in Grecia e tu dirai: “Ah, bhe, allora …” E quando andrai a far benzina, ti accorgerai che di lunedì in lunedì il prezzo aumenta sempre, perché l’accordo con i petrolieri lo hanno fatto per noi: che si aumenti il prezzo, ma solo una volta alla settimana! E nemmeno una nuova tassa, perché loro – i governanti – non sono come i comunisti: il partito delle tasse.

Sarebbe fare demagogia spicciola, ricordare che nel frattempo, per esempio, è iniziata la “caccia al tesoro di verdini”? Forse sì, ma allora che cos’è la proposta di calderoli, di ridurre del 5% quello che i deputati e senatori guadagnano legittimamente? Una proposta seria sarebbe stata quella di espropriare TUTTI i beni di ladri e corrotti, e condannarli ai lavori forzati, magari in un call center di quelli che il padrone, per farti produrre, usa la frusta. No, meglio di no. A pensarci bene, con tutto quello che questi spendono in orge e puttane, c’è il rischio anche che godano. Sempre meglio la miniera.

(E state tranquilli, il loro 5% non lo toccheranno mai.)

Rita Pani (APOLIDE)


5.15.2010

 

Se mi vuoi spiare, spiami

Sottotitolo: chemenefotteame?

Rita, attenta perché pare che brlusconi possa leggere tutti i post che lo riguardano su Facebook, e schedarti …”

Grazie, mi avete avvisato in tutte le lingue del mondo, e questo vuol dire affetto, ma: che me ne fotte a me, se il tizio mi spia? A prescindere dal fatto che per essere spiati da questo regime nel quale viviamo, non si doveva certo attendere che il tizio pagasse uno schiavo per aprire un profilo su Facebbok – è notoria l’incapacità di quel vecchio, persino di accendere un computer, figuriamoci usarlo – perché mai dovrei accettare un’ulteriore limitazione della mia libertà?

Se il tizio vuol spiarmi, si accomodi pure, legga e si faccia una ragione del fatto che possiamo ancora dire tutto il nostro disgusto, la nostra indignazione, la nostra rabbia e persino il nostro odio, verso di lui e quelli come lui che da più di 15 anni ci sottopongono alla barbarie berlusconiana. Comprenda lui – o chi per lui – che il gregge non è del tutto instupidito dalla sua propaganda, dai suoi troppi denti, dalla promessa della libertà di delinquere. Ci siamo e siamo in tanti, e se fosse vera la leggenda metropolitana, potrebbe essere anche una bella occasione per ricordargli che c’è chi spera di vederlo sparire.

Brutta cosa quella di correre ai ripari, di fortificare le impostazioni per la privacy non per proteggere noi stessi da millantatori o troll, ma solo per la paura di “essere schedati”. Schedati da chi? Da questo Stato di indagati e pregiudicati? Da questo Stato in mano a una banda di delinquenti e criminali? Da chi non solo ruba i soldi ma ruba la vita di tutti noi, costruendo strade con rifiuti tossici, che risolve le emergenze ambientali inquinando paradisi naturali? Da chi in 15 anni si è costruito una macchina perfetta che stampa soldi meglio della zecca?

E poi dov’è il senso della nostra indignazione? Il giorno dopo “Rai per una notte” ci siamo dichiarati tutti pronti a farla fuori dal vaso. Abbiamo finito la pipì o ci seccava raccoglierla?

La libertà non è quella che intende berlusconi, la libertà è un bene prezioso che bisogna prima conquistare e poi difendere. Non siamo liberi, dobbiamo liberarci.

Rita Pani (APOLIDE)


5.14.2010

 

Chi sbaglia paga e i cocci sono suoi

Il tizio del consiglio ha detto che “licenzierà” chi ha sbagliato. Nulla di nuovo, dunque, il padrone è libero di licenziare il dipendente disonesto, solo che qua non si tratta di uscieri o ragionieri, ma di ministri e vertici militari, uomini dei servizi segreti e pezzi importanti di questo Stato … di cose.

La scelta appropriata dei termini, nel linguaggio utilizzato per propaganda, ancora una volta è importante: “licenziare e sbagliare.” Il primo darà all’italiota la sensazione di essere protetto e vendicato, il secondo vestirà di un’improbabile sobrietà il tizio più criminale, e meno sobrio, del consiglio degli ultimi 150 anni. Inutile spiegare la gravità di certe affermazioni, quasi pleonastico ricordare che di solito soltanto a un padrone è permesso licenziare un dipendente infedele o disonesto, e qua non si sta parlando di uscieri che hanno impropriamente utilizzato una linea telefonica, o di ragionieri che distrattamente hanno scritto male una virgola. Si parla di ministri, uomini ai vertici militari, nei servizi segreti, nani e ballerine (che quelli in Italia ormai stanno ovunque).

Chi sbaglia paga, dunque, col licenziamento. L’italiota esulta. La lega tace, al massimo acconsente, sta in un angolo e attende che si compia il gioco delle tre carte. Perché il disegno è chiaro, o almeno dovrebbe esserlo. Il padrone del consiglio ha già “licenziato” scajola, e gli basterà “licenziare” un altro paio di ministri per poter dichiarare fallimento e farci tornare un’altra volta a votare. Si ripresenterà con una sorta di nuova verginità, quasi paladino della morale (proprio quella nuova che già prometteva in campagna elettorale), e vincerà ancora. Scorderanno gli italioti, che i mafiosi condannati per mafia non sono stati “licenziati” mai e nemmeno lui si è licenziato dopo la miriade di “sbagli”.

L’instabilità economica del paese, le “riforme” che è impossibile fare per mancanza di danari, lo sfacelo del paese, la povertà dilagante sono come bombe pronte a esplodere, per l’incapacità di un governo che in più di due anni non ha mai governato se non la cosa sua. Anche questo è sempre più palese in Italia, e proprio per renderlo meno evidente è più comodo farci gridare al ladro, e liberarci da “chi sbaglia” a piene mani, per poter tornare un’altra volta ancora portandosi dietro sempre gli stessi ladri o qualcuno ancor più scaltro e intelligente che si accontenti di rubare un po’ meglio e un po’ meno col benestare del re dei ladri.

In fondo al tizio serve solo guadagnare un po’ di tempo, estromettere i nemici interni alla sua cosca per raggiungere l’unico obiettivo rimastogli: andare ad abitare al Quirinale.

Questo, a mio avviso, è! E come al solito spero fortemente di sbagliare (nella accezione più pura del termine).

Rita Pani (APOLIDE)


5.13.2010

 

Non è tangentopoli. (Di più)

Per esempio si potrebbero prendere gli indirizzi da Repubblica, e organizzare dei presidi permanenti – pacifici e civili - davanti a ogni portone, indicando così all’italiota medio dove vive questo o quel ladro. Perché è di ladri che stiamo parlando, e io non ci sto né a chiamarli onorevoli, né generali, né senatori, né dottori: sono ladri.

Dice il tizio del consiglio, che non è tangentopoli due. Mi fa strano, ma una volta tanto concordo. Tangentopoli era una cosa seria, organizzata da criminali seri che seguivano delle regole e dei tariffari. C’era la regola della percentuale, per esempio, e non si poteva rubare oltre quella. Di questa percentuale, poi, solo una parte andava al ladro capo di partito, il resto finanziava il partito. C’era poi la consuetudine di fare almeno finta di elargire al popolo l’opera, che fosse un finto ospedale o una strada mai conclusa, una piazza o una fontana, un po’ di asfalto sulle strade; cose così.

Quindi questa no, non è tangentopoli, semmai semplice e ingorda pirateria. Una sorta di “banditopoli”, nella quale si susseguono gli assalti alla diligenza. Non hanno più nemmeno bisogno di danaro, rubano cose, estorcono l’agio e il lusso … la casa.

Facile cadere nella tentazione della demagogia – che non è poi quella pessima cosa che siamo portati a credere – confrontando le differenze sostanziali del semplice popolo costretto a salti mortali e sacrifici indicibili per avere un tetto sopra la testa, o peggio, pensare che nel contempo c’è chi si deve lambiccare il cervello pensando a come fare a mantenerne una anche ammuffita, o chi ci si barrica dentro per non farsi cacciare, visto che insieme al lavoro gli è svanita anche la possibilità di dichiararsi in vita. Troppo facile.

Sarà più difficile una reazione qualunque, data la censura attuata dai telegiornali di propaganda che certe notizie manco le danno, e dato anche l’intento di proibire per legge di darle. A breve sarà impossibile persino parlare delle ruberie dei banditi di governo e dei loro sodali. Inoltre hanno sguinzagliato quella strana cosa di brunetta, affidando a lui il compito di sedare ancora un po’ il già catalettico popolo italiota. Sta contando le auto blu, per vedere se davvero qualcuno ne approfitta, e se davvero sono troppe. Quelle grigie e quelle nere non entreranno nel novero, mica è scemo! D’altronde non scordiamo che si autoproclamò aspirante Nobel. Quando la cortina fumogena poi sarà svanita, noi saremo già passati ad altro.

E ci sono due cose delle quali sono certissima: la prima è che bisognerebbe andare a stanarli e condannarli ad una lunga, lunghissima vita da homeless; la seconda è che nonostante tutto, pure se si tornerà a votare, l’italiota li voterà ancora.

Rita Pani (APOLIDE)


5.12.2010

 

In garanzia

Certo ci vogliono le garanzie, metti che entri in questura convinto di dover testimoniare e invece non ne esci più. Ha fatto bene scajola, perché a volte può davvero succedere: è successo anche a Stefano Cucchi, assassinato dalla polizia. E che bacchettate mi darebbe il ministro dell’interno e del razzismo! Mi direbbe che non si tratta “della polizia” ma di qualche mela marcia da isolare. E se avessero già approvato il decreto col quale spezzeranno le dita di noi blogger, avrei anche dovuto rettificare, domani, pena la chiusura del blog. Avrei dovuto scrivere che in Italia non c’è il razzismo, e che il ministro è il migliore degli ultimi 150 anni.

Intanto si sono liberati due posti nelle galere italiane: sono usciti Stefano Gugliotta, massacrato da una mela marcia (forse due) e anemone, il bravo imprenditore amico degli amici. Il secondo è uscito per decorrenza dei termini, cioè non si è fatto a tempo a lasciarlo in galera. Eppure è strano, perché quando si iniziò a parlare della costruzione di nuove carceri, tutta la “cricca” voleva metterci sopra le mani. Le mani, i piedi sono un’altra cosa. Un uomo che non si perde d’animo l’anemone, appena fuori ha ripreso la vita esattamente da dove l’aveva interrotta: il centro massaggi in cui bertolaso si faceva massaggiare indossando un solo preservativo. ( Sì, questa cosa mi è rimasta impressa, che ci volete fare?) Tanto ancora il decreto non c’è e domani non dovrò dire che mi sono confusa, e volevo dire asciugamano, e che bertolaso è il miglior “problem solver” degli ultimi 150 anni.

Poi le garanzie ci vogliono un po’ per tutto, per un contratto d’affitto, per un prestito in banca, per la lavatrice e anche per il gratta formaggio elettrico. Volete forse che non ci vogliano per l’acquisto di una casa? La garanzia che qualcuno la paghi per te a tua insaputa. E pare che la prassi in Italia fosse abbastanza consolidata. Colpa nostra, ignoranti, che non ci teniamo al corrente delle nuove normative. Se solo l’avessimo saputo che bastava chiamare anemone per ricevere il contributo di 500.000 euro a fondo nero perduto, ci saremmo risparmiati un sacco di seccature. Ma forse è una garanzia solo per i dipendenti ministeriali … informatevi bene ;-)

Rita Pani (APOLIDE GARANTITA)


 

Un dovere morale


Mi sono fermata vicino a Sangemini, per parlare al telefono. Guardavo con un occhio dal retrovisore, l’asfalto bagnato, per rassicurarmi che nessuno mi venisse addosso. Soltanto quando la sosta era quasi al termine ho voltato lo sguardo dall’altra parte, verso una distesa verde che sembrava infinita, e che si allungava fino ai contorni di Terni, e di Cesi sulla montagna. È l’immagine che oggi mi ha insegnato molto di me e delle cose, dell’attenzione che bisogna riporre guardando alla vita nella sua interezza. L’altrove è come l’altrui e non è detto che debba per forza esserci estraneo, basta volerlo vedere per farne parte.

Siamo in tanti come me, che la vita la mordono anche ridendo, che l’umanità non la perdono nonostante la vita, e che se rinascessero cento volte ancora, per cento volte farebbero le stesse scelte, guardando oltre il limite della loro rabbiosa resistenza, rivendicando con forza la loro diversità rispetto alla miseria reale che è solo quella di un’umanità privata della sensibilità dell’essere, semplicemente umano.

L’ho imparato da una sola parola: “grazie!”. Me lo avete detto tante volte oggi, da avermi lasciato confusa, non comprendendo perché foste voi a dirlo a me, anziché il contrario, come è giusto che sia e che sarà. Poi me lo avete spiegato, nomi sconosciuti, amici di sempre, nuovi affetti che si fanno grandi.

Poi ancora, mi sono imbattuta nel sondaggio di sky tg 24 … sorrido … e ho capito perché accanirsi è e resterà un dovere morale. Di tutti noi, che ci piace essere uguali tra i diversi.

Rita Pani (APOLIDE)


5.11.2010

 

Pausa

Smetto un momento di R-Esistere, perché in questi mesi ci ho provato e ci ho riprovato, ma a volte è anche giusto ammettere la sconfitta e confessare la stanchezza. Fino ad oggi potevo riconoscermi il merito di riuscire ad anteporre l’interesse altrui al mio, ma ora non posso più farlo; sarebbe disonesto sia nei miei che nei vostri confronti, che con tanto affetto mi seguite.

In fondo è politica pure questa, anzi è un buon modo per spiegare che la politica è la vita di tutti noi. Ho perso il numero dei curricola inviati, ma so bene che mi hanno risposto in due per dirmi che non erano interessati. Purtroppo sono italiana, ho 45 anni e … già, “i clandestini che non lavorano normalmente delinquono …” La verità è che i clandestini si possono sfruttare in modo indicibile, gli italiani no, e allora ecco che è semplice dare la caccia al clandestino che ruba il lavoro, anziché sfrangiare di mazzate il padrone sfruttatore.

La politica è quella che regolamenta le nostre esistenze. La verità è che ho pubblicato tre libri, che piacciono e sono letti ma per avere quel pochissimo che mi spetta dovrò rivolgermi a un giudice. Perché anche questo si può fare in Italia, stipulare contratti che non si rispettano, tanto un condono fiscale via l’altro e passa la paura.

La verità è che puoi dare sette anni della tua vita al “compagno” senza firmare alcun contratto – che santa romana chiesa non vuole – e ritrovarti da un giorno all’altro a dover far fronte a una vita che non si può sostenere, senza aver nulla a pretendere e accollandoti anche tutte le responsabilità che egli non ha voluto onorare. Tanto è facile: basta farsi dichiarare sconosciuto al postino e smetti di esistere per i tuoi creditori.

E quando la politica è anche una questione morale, non significa che sia solo la morale di chi ci governa, ma al contrario dovrebbe essere prima la morale di tutti noi. Vado fiera di averne ancora una e di non aver mai pensato di vivere diversamente.

Quindi ora, come dicevo, smetto un momento di occuparmi del mondo e proverò ancora ad impegnare le poche energie rimaste per capire come fare a non perdere la mia onestà e soprattutto la mia dignità, e un tetto sopra la testa.

A presto, spero.

Rita Pani (APOLIDE)


5.10.2010

 

L'orsetto padano

Ho in mente una canzone di Elio, quella che finisce con: “Mi presento son l’orsetto ricchione, e come avrai intuito adesso …” (Il vitello dai piedi di balsa).

Mi è venuta in mente perché un lettore mi ha segnalato l’ennesimo obbrobrio della padanità italiota: un associazione di “genitori padani” che appunto si chiama “orsetti padani”. Una sorta di nuova hiltlerjugend con i palloncini verdi, che si occupa di indottrinare il bimbo padano fin dalla più tenera età. Sono andata a visitare il sito (di cui non scrivo il link per sommo disgusto, confidando nella capacità di ognuno di utilizzare google) e non sono stata capace, questa volta, di sorridermi addosso.

Un manifesto prettamente nazista, edulcorato da cuoricini svolazzanti e parole ad uso mimetico, col quale “gli orsetti padani” si prefiggono l’obbiettivo di far crescere i loro pargoli ariani, entro i confini della loro razza e “cultura”: Siamo qui per aiutarli a diventare grandi in armonia con l'ambiente d'appartenenza, per far conoscere loro la natura, a storia e le tradizioni del territorio in cui vivono, per far praticare sport e vivere belle avventure insieme a tanti amici, per far sì che possano pensare e vivere "padano" in tutta libertà.” Tutto, ovviamente, scritto in verde.

So che in fondo non vi è nulla di sconosciuto in tutto questo; però, un piccolo sobbalzo dovremmo farlo, pensando che in questo modo si preparano alla vita le future generazioni, che porteranno ad un processo evolutivo al contrario. Non so quando, ma prima o poi il grafico dell’evoluzione darwiniana sarà riscritto, partendo dalla scimmia per tornare alla scimmia (padana).

Vanno orgogliosi i “genitori padani” di aver già fatto diventare grizzly alcuni degli orsetti, ora maggiorenni. E io me li figuro con la camicia verde della guardia nazionale padana o adepti delle ronde padane, che alla sera tornano a casa felici di aver adempiuto al loro dovere padano. Chissà, magari anche il figlio scemo di bossi si è formato all’interno di questo zoo, e noi non lo sappiamo. Magari è una sorta di “scuola di Frattocchie” che prepara gli statisti di domani.

Purtroppo “gli orsetti padani” sono una novità solo per me. L’associazione guasta bambini già da parecchi anni, e questo dovrebbe dirci quanta fatica dovremo ancora fare per riuscir a fare dei nostri figli, degli esseri semplicemente umani. Sforzi sovraumani, se si guarda con attenzione quel che ci circonda. Un esempio banale? A che serve educare i nostri figli al rispetto dell’altro (chiunque esso sia) se poi da giorni campeggia sui giornali on line una foto di due calciatori che esprimono tenerezza, con l’invito esplicito al lettore di denigrarne la presunta omosessualità?

Siamo indietro purtroppo. Molto indietro e dovremmo intuire cosa farà l’orsetto padano.

Rita Pani (APOLIDE)


5.09.2010

 

Povero Peppino, ucciso dalla mafia.

Mi piacerebbe che non fosse solo retorica, il Compagno morto che lotta insieme a noi. Mi piacerebbe che si ricordasse ogni giorno che in questa povera Italia ci sono state persone morte lottando per consegnarci un mondo migliore. Ma sentirsi umani a comando, un giorno all’anno in memoria, pare sia il massimo del lusso che riusciamo a permetterci.

È così grande il rispetto che porto a certe figure italiane, che a volte per decenza e vergogna mi trovo a pensare che tutto sommato è meglio che siano morte, e spero che almeno riposino in pace. Lo penso – e l’ho scritto molte volte – quando guardando a sinistra mi tornano alla mente le parole di Gramsci o di Berlinguer. L’ho pensato oggi, anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato. Lui non voleva la mafia nel suo paesello, nella sua regione e temeva per l’Italia tutta.

Se fosse sopravvissuto? Se avesse passato un inferno in terra e si fosse ritrovato all’oggi che viviamo? Anche a questo penso spesso, per altri motivi che è inutile raccontarvi, ma non sono pensieri che fanno buona compagnia.

Il tizio della cupola del consiglio ribadisce spesso che di mafia non bisogna parlare, perché lesiva dell’immagine del nostro paese. Il padrino si scaglia contro Saviano, contro la cultura dell’anti mafia che lo avversa, contro chi osa dire che la mafia è la garantita da lui. Lo sappiamo, ci sdegniamo, qualcuno lotta davvero, qualcuno si associa in maniera virtuale e solidaristica, qualcuno la vota e poi piange, quando crollano le case, quando la gente muore, quando lo stato mafioso ruba il bottino e si eclissa. Qualcuno esulta di fronte all’arresto eccellente, che ormai sembra più un regolamento di conti tra cosche che non una meritoria operazione dello stato.

In fondo troppe volte siamo restati immobili e basiti davanti alle dichiarazioni di quel tizio senza vergogna e senza decenza, o dei suoi affiliati: lunardi disse che con la mafia bisognava convivere, egli stesso, abbracciando l’unico senatore ancora in carica sebbene condannato a 9 anni per associazione esterna ad organizzazione mafiosa, ci ricordò che Vittorio Mangano era stato un eroe. E malgrado la morte del Compagno Peppino Impastato, non è successo niente; noi che abbiamo la pretesa di lottare insieme a lui, non abbiamo fatto niente.

E anche oggi mi sento colpevole per aver un’altra volta sorriso, nell’apprendere che col bene stare del ministro per i beni culturali – il poeta sandro bondi – un parrucchiere in odore di mafia ha prima sovrinteso i lavori del G8 alla Maddalena (i cui danari sono stati rubati dallo stato mafioso) e dopo si è occupato del restauro degli Uffizi. Eh, ma il ministro non andrà a Cannes, perché a suo dire, il film di Sabina Guzzanti “Draquila”, offende l’Italia. La mafia invece no.

Povero Peppino, ucciso dalla mafia per noi. Se avesse letto e scritto solo poesie sarebbe ancora qua a guardare distante questo paese che forse merita di morire lentamente, e non si merita più eroi.

Rita Pani (APOLIDE)


5.08.2010

 

Crisi sistemiche

Ah però! Finalmente il miracolo. Il tizio del consiglio, d’improvviso si accorge che l’Italia è in emergenza economica. Speriamo solo che per risolverla non mandi bertolaso o l’esercito. Certo è strano, dato che proprio il giorno prima dell’evidenza del disastro, era riuscito ad auspicare anche la “revisione” delle agenzie di rating, colpevoli d’aver espresso viva preoccupazione per la tenuta dell’Italia.

Devono avergli spiegato, finalmente, che non è salutare continuare a insistere sulla protezione dei suoi complici in maniera così spudorata, e ora che il crollo del sistema capitalistico tocca tutta l’Europa, sarà più facile scaricare la responsabilità e far accettare all’italiota tutto quello che verrà, compresa la manovra di tremonti che ci toglierà anche le mutande. L’italiota, che ha sempre negato d’essere in crisi, anche quando ha avuto difficoltà a fare la spesa ala supermercato, si sentirà meglio ora che la crisi è divenuta “sistemica”. Di solito un bell’aggettivo tanto incomprensibile quanto forbito, funziona sempre da digestivo.

Il resto va come deve andare, a colpi di propaganda e show televisivi, in cui i ladri spiegano di aver rubato a loro insaputa, di aver approfittato del danaro pubblico in completa ignoranza, di aver mal di schiena per il lavoro che fanno per noi. E chi di noi non è disposto a comprendere? Almeno tutti coloro che come me – e come bertolaso – ogni tanto devono ricorrere alle cure di un fisioterapista. Anche se, devo ammettere che non è mai capitato che il mio fisioterapista, prima di manipolarmi, s’infilasse un preservativo. Ma che ne so? Magari bertolaso soffriva di artrosi al pene e s’imbarazza a raccontarlo. Tutto può essere.

Può essere pure che persino l’opposizione sia a una svolta. Da quando non si fa che parlare di unità a sinistra si moltiplicano le separazioni e le scissioni dell’atomo. L’altro giorno le dichiarazioni di Letta sul suo progetto per rendere il PD un partito più sexy, ed ora Franceschini che minaccia separazione per l’esigenza di riprendere a camminare, parlando all’Unità delle minoranze … (sic!)

E qua sono costretta a fermarmi, perché per quanto mi riconosca una grande apertura mentale, ho dei grossi problemi ad approcciarmi col masochismo. Non è pratica per me. Magari aspettiamo un po’: oggi parla Veltroni, e c’è un sacco di attesa e speranza. Sì, sì!

Rita Pani (APOLIDE)


5.06.2010

 

Cassandrismo sovietico

Dopo aver letto il mattinale della questura, bisognerebbe scegliere la notizia importante e le altre da trasformare in brevi di cronaca. Poi ci si ricorda che non è il mattinale della questura, ma sono le pagine politiche dei giornali, e spunta un sorriso cinico e amaro. In fondo son due anni che ci muoviamo tra fango e congiure, chiacchiericci e rumori mediatici. Che ci importa? Sembra così lontana la Grecia.

E non vi azzardate a dire a voce alta che è in arrivo l’Argentina, perché vi guarderanno male, vi tacceranno di “cassandrismo” sovietico, e vi ricorderanno la generosità del tizio del consiglio, che secondo me tiene acceso il motore del suo aereo privato, pronto a partire per la sua villa di Antigua insieme alla banda di fedelissimi ladroni.

Non capiscono, i tifosi del tizio, perché in Grecia ci sia tutto quel casino. “ … nessuno vuol fare sacrifici e tutti vogliono solo diritti …” scrive una commentatrice su un sito di propaganda. Nell’immaginario collettivo di questa massa informe di cretini, infatti, i soldi stanziati come aiuti dall’Europa, verranno distribuiti secondo il fabbisogno del popolo greco, che ingrato non ci sta a lavorare gratis. Troppo difficile spiegare il sistema del capitale che si regge con l’indebitamento degli stati, e troppo difficile spiegare che nell’effetto domino che si verrebbe a creare, tutti i paesi poveri dell’Europa andrebbero a picco. Poi verrebbe fuori tremonti a ricordarci come se pure messi malissimo stiamo sempre meglio di questo o quell’altro, e quindi … inutili tutti gli allarmismi. Anzi è strano che non abbia ancora distribuito un proclama agli organi di propaganda, ma non dispero. Lo farà.

È tanta la stabilità dell’Italia che può permettersi il lusso di occuparsi delle cose veramente importanti, come per esempio il codice della strada approvato oggi e rispedito al senato. È un provvedimento molto importante anche in materia di crisi, dal momento che limita le sanzioni contro gli autisti delle auto blu, già denominati poveri cristi da un rappresentante del governo, che non possono rischiare di vedersi decurtare i punti patente, per colpa del datore di lavoro che magari per un ritardo li incita a commettere infrazioni al codice della strada. È un giorno importante per gli autisti delle auto blu, che mentre sfrecciano sulle corsie d’emergenza delle autostrade italiane, o ti costringono a rischiare la cunetta nelle pessime strade statali, non dovranno più temere d’essere fermati da una pattuglia della Polizia Stradale e andare così ad aggravare la crisi del lavoro perdendo i punti sulla patente e il lavoro.

Intanto l’unico a parlare di Grecia (o di Argentina) è stato Epifani durante il congresso della CGIL. Ci ha provato a spiegare il rischio che provoca l’emergenza sociale nel nostro paese da terzo mondo, ha provato anche a chiedere al governo del fare affari di attuare politiche per il lavoro. Lo ha fatto, credo, perché è il segretario dell’ultimo sindacato che un po’ somiglia a un sindacato, sapendo che nulla accadrà. Siamo in Grecia anche noi, con un governo capitalista, fatto di capitalisti, che come in Grecia non ha fatto altro che garantire l’interesse privato. Attendiamo la nostra piccola Atene.

Rita Pani (APOLIDE)


5.05.2010

 

E' quasi Colombia

Atene brucia, a Roma solo una leggera perturbazione. A Genova si dà il via alle celebrazioni per il centocinquantesimo dell’unità d’Italia. Nel frattempo, lentamente, diventiamo Colombia. Il ministro si è dimesso – con grande senso di responsabilità, ci dicono – perché non è stato nemmeno capace di raccontare bene una bugia. Noi che non mettiamo a ferro e fuoco la capitale, sorridiamo della stupidità. Ci piace la satira, ci aiuta a sopravvivere.

Poi adesso c’è una nuova pagina politica che si apre, anzi due: la carfagna si sposerà entro l’anno e vorrà anche dei figli. Quella cosa amorfa di bondi, invece, ha una compagna che gli prepara le valige e odia le poesie. E so’ cazzi, perché io l’ho letto sul Corriere della sera, e quindi deve essere una cosa importante, perché il Corriere non è un giornale dell’ufficio di propaganda.

Fa ridere davvero la vicenda di scajola. È stato sacrificato perché è stato il popolo della libertà a chiederlo. Loro mal sopportano i ladri che si fanno beccare! Rovinano tutta una categoria. Loro forse non sanno – non hanno memoria – chi sia Flavio Carboni, che a distanza di tanti anni assurge ancora agli onori della cronaca per aver contribuito a svendere gli ultimi scampoli di Sardegna alla mafia e alla P2. Quando si sono mangiati la Maddalena per intenderci, o quando hanno messo in mano alla mafia un settore importante come le energie rinnovabili, che se prese seriamente potrebbero garantire alla mia Isola l’indipendenza energetica.

In Grecia c’è la rivolta. In Italia l’isola dei cassintegrati. Ci spiegano che ormai per perpetrare la protesta si devono usare modi nuovi, strumenti mediatici capaci di bucare i teleschermi per raggiungere il cuore della gente. I lavoratori sono andati ad occupare l’ex carcere, per dare più durezza alla protesta. La Marcegaglia invece occuperà la Maddalena, isola devastata e violentata per arricchire la mafia di stato, in questo nuovo modello di colonizzazione e sfruttamento.

Ieri un amico mi diceva che “aveva paura” che scajola, al termine di questa faccenda fatta di misteriosi benefattori, si sarebbe suicidato. L’ho guardato con affetto bonario, riconoscendo in lui il limite della generosità data dall’onestà. Ho provato a tranquillizzarlo: per provare un tale senso di vergogna, che possa spingere fino a un gesto così estremo, conditio sine qua, non è essere dotati di coscienza. Non mi pare questo il caso. E vorrei che si stesse tranquilli anche per storace, condannato a 18 mesi di galera che non farà mai. Essere pregiudicati non è un problema, semmai una virtù.

Il problema è che anche Roma starebbe bruciando se si avesse voglia di vedere come questo governo dedito alla corruttela più sfacciata, sia in grado di far apparire una manica di dilettanti persino un cartello della droga colombiano. Meglio correre ai ripari, meglio darsi alla politica quella vera, alle interviste di bondi che spiega come berlusconi sia in fondo un uomo di sinistra, umile e ospitale, e quanto Fini sia cattivo, e duro. Uno che persino abbandonò il suo portavoce, Sottile, (quello che si scopava le aspiranti ministre nei divani della Farnesina n.d.r.) cosa che berlusconi non avrebbe mai fatto. E poi ripassare per la carfagna, anche lei decisa a porre un limite a bocchino (frase inquietante) col quale ormai non vuol più avere niente a che fare.

Eppure anche questo non è secondario, e non è nemmeno satira. Sono pezzetti estrapolati dai giornali di propaganda, quella vera, che si trovano dal parrucchiere e nei supermercati e rilanciati dai quotidiani. Quelli patinati meglio degli altri servono a tenere buona la massa, spiegando che se domani l’Italia colombiana vivrà un altro fascismo, sarà stato solo perché il re buono e comprensivo sarà stato fatto fuori dalla congiura dei fascisti. È una corsa contro il tempo, perché il tizio ha capito che il nuovo duce arriverà in Italia per acclamazione popolare, grazie proprio alle sue pratiche colombiane, e non sarà di certo lui.

Rita Pani (APOLIDE)


5.03.2010

 

Libertà di stampa

Sono stati resi pubblici i dati di Freedomhouse sulla libertà di stampa, per il 2010. L’Italia anche quest’anno fa la sua porca figura piazzandosi al 75° posto, molto dopo Tuvalu (io me lo sono cercata su google), ma per fortuna molto prima del Burundi e questo ci riempie d’orgoglio.

Sappiamo bene che questa limitazione della libertà è dovuta al regime fascista che governa subdolamente il paese, unito al problema del monopolio dell’editoria italiana, e forse meglio sappiamo che in Italia, la questione non è avvertita esattamente come un problema. Chiunque sia possessore di un telecomando, infatti, si sentirà padrone di scegliere, e quindi libero. A lui poco importa quale sia il prodotto propagandistico di cui fruisce, ma sarà orgoglioso di optare per il TG1, aborrendo il TG4. Ti dirà semmai, che non è vero che non c’è libertà, perche tu (proprio io) puoi ancora scrivere su un blog.

E in effetti molti di noi provano a combattere proprio attraverso la parola spalmata su un foglio virtuale, e lo fanno con convinzione e dedizione, confessando a loro stessi, nel massimo dello sconforto, la consapevolezza di quanto inutile o poco incisivo possa essere. La politica ormai, è solo una mera questione di numeri, e fortuna loro siamo rimasti in pochi veramente senzienti. Ci lasciano in questa parvenza di libertà, solo ed esclusivamente perché non siamo nocivi per la loro.

Certe volte, leggendo i giornali, ho come l’impressione che più grave della limitazione della libertà di stampa, sia la quasi totale mancanza di libertà di discernimento. Perché è vero che ancora ci sono giornalisti capaci di fare il loro mestiere con passione, ma qualunque sia la storia che loro si impegnano a raccontare, non sortisce alcuna reazione. Come se il lettore fosse ormai totalmente privo di volontà.

Ma c’è anche lo svilimento della parola, usata e abusata, che ha finito per perdere il suo significato. Così, ogni giorno, leggiamo sulle pagine politiche dei giornali, della terribile questione immorale che negli ultimi due anni di barbarie berlusconiana, è spesso usata per nascondere i problemi reali del paese, assimilandola quasi come se fosse il gossip sulle nuove tette della nuova amante del re, senza nemmeno essere capaci di pensare alla ribellione. Additiamo il ladro, e andiamo avanti – tanto rubano tutti – subiamo i soprusi di un governo che garantisce solo sé stesso – ci hanno insegnato a chiamarla casta, e quindi è normale così.

Ho come l’impressione che se anche le cose cambiassero, e si fosse veramente liberi di raccontare i fatti per quello che sono, non cambierebbe nulla; anche perché è proprio la politica ad aver cambiato linguaggio. Prendete per esempio la corruzione di scajola: se davanti a un ministro ladro l’opposizione (tranne IDV) chiede che il ministro “chiarisca o che si dimetta”, sarebbe stato diverso con una stampa più libera?

Ora qua in Burundi ci attende la campagna per la normalizzazione del nucleare. Presto a suon di spot di propaganda ci insegneranno che dalle centrali nucleari si produce acqua minerale che rigenera la fauna fluviale e che dà nuova linfa ai pioppi, ci insegneranno che potremo sprecare energia elettrica perché costerà meno di un francobollo, e soprattutto che un ulteriore aumento delle patologie cancerogene saranno comunque inferiori alle altre nazioni europee, e tanto male che vada ci si potrà far trapiantare del midollo, nelle cliniche d’eccellenza italiane, sempre migliori delle altre nazioni europee.

A ricordare che tutto questo sarà in mano a scajola, resteremo noi. Liberi cittadini, liberi scrittori che hanno scelto di non prostituirsi, liberi giornalisti freelance che tengono indosso mutande di ferro. E non serviremo a nulla, se non a ribadire, sempre tra noi, ciò che purtroppo ci è noto da tempo.

Rita Pani (APOLIDE LIBERA)


5.02.2010

 

Ha da venì Baffone

Dice: “E ma con te non è possibile parlare, sei stalinista.” Io stalinista non lo sono stata mai, preferivo Lenin, ma devo ammettere che ultimamente mi ritrovo spesso nell’antico detto: “Ha da venì Baffone.” Quando il sogno si fa erotico vedo anche i cavalli dei cosacchi abbeverarsi a Piazza San Pietro, ma questo è un altro discorso.

Dice: “Ma scajola si deve dimettere?” “No, rispondo, deve andare in galera.” Ma forse è sempre Stalin che mi influenza, e mi fa vedere le bianche steppe. In fondo potrebbe essere reale anche la versione del ladro, perché no? Lui, ingenuo, pensava che una casa in centro a Roma, potesse essere venduta ad equo canone, e non era certo tenuto a sapere che qualcuno, si era offerto di aggiungere quasi un milione che mancava. D’altronde sono cose che capitano.

Dice che io non posso davvero pensare di risolvere le cose come avrebbe fatto Stalin, perché ci siamo evoluti, perché siamo cresciuti, perché (accidenti!) abbiamo abbattuto il muro di Berlino. E io fingo solo di dissentire; in effetti concordo. Più evoluti di così! Quest’anno è un anno importante per l’Italia. Ci prepariamo a festeggiare i 150 anni dell’unificazione. Lo facciamo con i secessionisti al governo che non danno nemmeno per certa la loro partecipazione. Dice – calderoli – che non è sicuro che un ministro leghista presenzierà il 5 maggio a Genova, e che portare la bandiera è solo folklore, a meno che non facciano la vera unità d’Italia con federalismo. Intanto i costi per le parate, i frizzi i lazzi e i cotillon stanno lievitando, ma questo non è importante, tanto prima o poi si saprà chi se li sta rubando.

Dice: “La devi finire con ‘sto comunismo, che è cosa antica, che è una dittatura, che vi mangiate i bambini, che è morto … che non è più tempo.” E quando sono quasi convinta, mi leggo l’intervista di Letta sul PD. E finalmente ci siamo:

“Dobbiamo diventare più sexy". Enrico Letta, il vice-segretario del Pd, ammette che il Pd non è abbastanza attraente in questo dibattito politico monopolizzato dagli scontri interni alla maggioranza [CUT] "Dobbiamo darci un profilo più attrattivo, in grado di catturare l'attenzione oltre che di sviluppare un ragionamento. Posso dirlo? Dobbiamo diventare più sexy"

E a questo punto mi è difficile dire altro. Me ne sto qua, aspettando di trovare la smentita, di leggere da qualche parte che stava scherzando, che si era fatto una canna (buona), che l’ha detto così per vedere l’effetto che fa. Ma era serio, purtroppo, anche se ammette che “diventare sexy” è solo il primo passo, e io vi giuro che non voglio sapere quale sarà il secondo.

… Ha da venì Baffone …

Rita Pani (APOLIDE COMUNISTA)


5.01.2010

 

Buon Primo Maggio a tutte le privilegiate madri lavoratrici

Quindi, donne, sappiate il vostro privilegio di poter essere lavoratrici e madri, comodamente adagiate nelle vostre splendide vite. Voi, che non solo avete gioito della maternità, ma anche del privilegio di stare per mesi a casa ad allattare ed accudire il vostro pargolo. Così parlò mariastella, e nessuno le diede un cartone, nemmeno quando spiegò che lei sarebbe stata una buona mamma, anche tornando subito al lavoro, prima dalla sua casa vicino al lago e poi direttamente a Roma, al ministero. Una mamma meglio di voi, privilegiate, che anziché portare il bambino in fabbrica, preferite stare a casa.

Buon primo maggio a tutte! Buon primo maggio mariastella, con l’augurio che tu possa trovarti presto a fare i conti col mondo che stai contribuendo a costruire.

Nessuno deve aver raccontato a mariastella di quanto possa sentirsi privilegiata, una donna, che solo per la grave colpa di essere in età fertile, nemmeno viene assunta col timore che possa un giorno decidere di procreare. Qualcuno dovrebbe provvedere a raccontare a mariastella, che il privilegio di avere ancora un lavoro, spesso si interrompe proprio quando la lavoratrice sente – per citar parole sue – crescere in sé quella forza che solo la maternità riesce a dare a una donna. E se solo mariastella fosse degna di ricoprire la carica che un tizio, chissà come, le ha affidato, saprebbe dello stato pietoso nei quali versano gli asili nido nei quali, le privilegiate donne lavoratrici, non possono accedere o pagare.

Sarebbe bellissimo un mondo svedese anche in Italia, dove il privilegio della madre di poter stare a casa col figlio, si tramuta nel privilegio di avere la disponibilità di un nido in ogni posto di lavoro. Ma siamo in Italia, appunto, e abbiamo questo tipo di zotici al governo che non perdono mai occasione di tacere.

Così rispose mariastella

Però le donne normali che lavorano dopo il parto sono costrette a stare a casa.
Lo giudico un privilegio.

Un privilegio? Non è un diritto?
Una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici.

Un po’ di ottimismo, donne! Basta solo un po’ di sano ottimismo per arrancare ancora nella vita, tanto più che per fortuna ha usato quel termine “normali” che sta a sottolineare quanto anormale possa essere lei. Buon primo maggio a tutte le donne che solo per esse nate donne potrebbero spiegare meglio, a questa capra ignorante, quale sia il significato del termine sacrificio.

Ora che ci penso, anziché scrivervi avrei potuto telefonarvi … siete rimaste così poche …

Rita Pani (APOLIDE)


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