4.26.2010

 

Sardinia mob fest


Ci si rilegge il primo Maggio.
Ciao a tutti, R.

Vado al Sardiniamobfest.

 

Votare o non votare?

Se avete voglia date uno sguardo a quest’articolo su Repubblica e poi provate a rispondere – come se fosse un sondaggio – alla domanda: “Meglio elezioni anticipate o andare avanti con la riforma della giustizia giusta e su misura per lui?”

È un sondaggio retorico, ovviamente, tanto quanto la disputa è fasulla. Il governo non cadrà, perché non è un governo ma un consiglio di amministrazione, che paga i suoi membri con bonus e premi produzione. Non più danari, che è immorale, ma macchine e puttane.

Qualche giorno fa, davanti a una piccola folla di giornalisti e telecamere, il tizio del consiglio d’amministrazione, ha pagato un ministro della Repubblica italiana, per “aver fatto fuori” il Presidente della Camera. Un bel SUV grigio metallizzato, importato direttamente dalla Russia dell’amico Vladimir. Che ci crediate o no, anche questa è una riforma. L’ultima volta che tentò di comprare i senatori della squadra avversaria, per poco rischiò la galera! E non perché il prezzo pattuito era un essere umano, ma solo perché non stava bene far capire ai telespettatori che i culetti con cui si sollazzano in TV erano passati per le mani di questo branco di vecchi maiali.

Chiudono le piccole aziende e il lavoro finisce? Ci vuole il federalismo fiscale. Tranquilli quindi, che non si andrà a votare. Mai come ora bossi ha il potere di ricattare il tizio del consiglio d’amministrazione, e state certi che non rischierà di perderlo. Il fatto poi che nessuno sappia davvero cosa sia il federalismo fiscale, non ha importanza. L’importante che sia uno slogan capace di irretire il popolo padano, che in quel termine – federalismo – vede la libertà promessa: anche quella di cacciare l’invasore, rendendogli impossibile la sopravvivenza dignitosa. Soldi padani, prima ai padani.

Anche se sarebbe meglio non dirlo, per non rovinare l’idilliaco clima politico che arroventa questo inizio primavera, la povertà in Italia uccide, proprio come uccide nel sud del mondo dimenticato. La povertà è reale e tangibile. Si muore di fame o per il freddo, si muore per strada. Si muore quando si perde il lavoro, quando non lo si ritrova più e allora perché non chiedersi ancora una volta se sia il caso o no che Fini si dimetta, o che si vada a votare? Perché non pensare a una “nuova architettura per uno stato moderno” da attuarsi con la cancellazione della seconda parte della nostra Costituzione?

Dinnanzi a questa visione del nichilismo italiano, e di tutta l’inconcludenza politica non ci resta che attendere l’opera dell’opposizione che nostro malgrado ci rappresenta. E qualche piccolo assaggio l’abbiamo già avuto: Bersani che invita ad una sorta di alleanza con la destra di Fini … ma io di questo non riesco proprio a scriverne. Non sono adatta ai racconti di fantascienza, magari di più a quelli di avventura. Che ne so? Gli operai che s’incazzano davvero? L’occupazione e l’autogestione delle fabbriche? Lo sciopero generale e generalizzato ad oltranza che blocchi il paese per intero, meglio di quanto è stato capace di fare un vulcano in Europa?

Rita Pani (APOLIDE)


4.25.2010

 

SEMPRE E PER SEMPRE ANTIFASCISTA


Sono felice di non essere stupida e di riuscire a comprendere oltre il senso delle parole, della propaganda di questo stato gretto, meschino e fascista che non mi avrà mai. Con grande sforzo – e sprezzo del pericolo – ho assistito all’oltraggiosa apparizione di quel tizio che si pettina dal falegname del consiglio, e ho subito compreso perché ha scelto di palesarsi ben riparato dallo scudo televisivo. Lui sa che non è più gradito nemmeno al suo specchio. Alla fine della farsa, il solito sondaggio di Sky TG 24 nel quale il 72% dei telespettatori si dichiaravano concordi all’oltraggio che evidentemente non si sono nemmeno resi conto d’aver subito.

Quel che ha detto il tizio non era esattamente quel che sembrava, se le parole hanno ancora un senso. Dieci minuti di spot per il suo astruso concetto di libertà. Il tizio ha finto di non sapere che oggi, 25 Aprile, è la festa della Liberazione, e non la festa della libertà, come già in passaggio minacciò di volerla trasformare. E vedete? Non c’è bisogno di mettere mano alle leggi, basta presentarsi in televisione e mistificare, per riuscire a lobotomizzare un popolo già perduto. La Liberazione non l’ha mai nominata, l’ha cancellata, trasformandola in qualcosa di a lui più utile e consono. Promettendo più ai suoi sodali, che non al popolo, di cancellare 65 anni di democrazia e sì Libertà, in una delle sue creature aziendali moderne, snelle, efficienti per il suo tornaconto personale.

Altro esempio difficile da sopportare con la vista e l’udito, il ministro fascista della guerra, il quale senza pudore e alcuna ragione, è riuscito ad accomunare i Partigiani della Resistenza ai mercenari dell’esercito italiano, attualmente impegnati nelle guerre al soldo degli americani. Non si deve tollerare quest’altro oltraggio, fingendo di non notare la differenza tra chi in guerra morì per liberare il proprio paese, e chi in guerra ci muore per occuparne uno al solo scopo di depauperarlo e derubarlo delle loro ricchezze naturali.

Tutto questo è potuto accadere perché si è troppo presto persa la memoria, e tutto questo potrà ancora peggiorare se alla memoria non si tornerà, non un solo giorno all’anno, come se fosse Pasqua o Natale, ma ogni giorno fino a quando finalmente non li avremo fatti tornare tutti da dove troppo presto, li abbiamo fatti uscire.

Ora più che mai diciamo a chi ancora non l’ha compreso che l’antifascismo è un valore assoluto. E qualcuno lo ricordi pure a Bersani, prima che sia troppo tardi. (Ma forse lo è già)

Rita Pani (APOLIDE ANTIFASCISTA)


 

4.24.2010

 

Resistendo per la R-Esistenza

Sarebbe una giornata per ricordare, per ringraziare. Invece sembra di vivere oggi come allora. Un’ urgenza. Triste che ci sia chi vorrebbe destinare questo giorno all’oblio, triste che un paio di generazioni siano riuscite a dilapidare un’eredità così preziosa ed importante come la libertà. Doloroso lo scempio che di questo termine s’è fatto. Potevano essere i nostri padri, o i nostri nonni, quei ragazzi di vent’anni, in montagna, armati poco e male, vestiti peggio. Uccisi, imprigionati, o alla fine vittoriosi. Qualcuno resta e non si stanca di raccontare, qualcuno – per fortuna – è morto prima di vedere quanto del loro sacrificio abbiamo sprecato. Qualcuno purtroppo è morto dopo aver saputo, che l’Italia avrebbe potuto sdoganare i fascisti, affidare il paese a berlusconi, o peggio ancora a bossi e calderoli. Quindi tocca a noi, provare a raccontare ancora e ancora a coloro che verranno, ci tocca conservare i libri di storia, e non farli sbiadire mai, prima che qualcuno ne cambi le vicende narrate, raccontando favole di mostri buoni e fatine cattive. Tocca a noi, perché oggi i ragazzi di vent’anni non hanno i vent’anni di ieri, perché oggi la libertà non è più essere liberi, ma essere servi o schiavi, o peggio ignoranti. Bisogna spiegare che la libertà non è quella che immagina berlusconi, - la sua – e nemmeno quella degli amici suoi che sì, vogliono essere liberi di continuare ad arricchirsi a dispetto delle leggi e di noi. La libertà è parlare, pensare, scrivere, suonare, cantare, lavorare, esistere ognuno a modo suo e nel rispetto dell’altro.

Questo ci hanno dato i Partigiani della Resistenza il 25 Aprile, sconfiggendo il fascismo e aprendo la strada alla democrazia.

… Questo lo scrissi in occasione di un 25 Aprile di qualche anno fa. L’unica cosa che non torna è che ora, la Resistenza, è stata davvero cancellata dai libri di scuola. Ho preso questo quasi a caso, in un archivio di quasi dieci anni. Avrei potuto prenderne un altro, quello in cui, per esempio, scrissi dello stupore provato ascoltando l’invito del Presidente Napolitano, ad aver pietà per i fascisti che morirono per mano partigiana. Lo stesso in cui ricordavo al presidente che per me, il fascista buono è solo quello morto. E state certi che anche domani qualcuno ci rivolgerà lo stesso invito, e noi risponderemo proprio come se fosse una novità.

Buona Liberazione a tutti, con l’augurio che arrivi davvero il tempo di liberarci ancora.

Rita Pani (R-ESISTENZA)


4.23.2010

 

Per i figli, si fa tutto

La crisi c’è e si vede. Non la possono più negare, sebbene CONFINDUSTRIA dica che tutto va meglio del previsto. C’è e bisogna in qualche modo arrangiarsi per continuare ad avere un’esistenza dignitosa per sé e soprattutto per i nostri figli. È un momento che dà tristezza a molti di noi, che vedono le bollette da pagare riempirsi di polvere come un soprammobile, per questo non mi sento proprio di condannare chi meglio di me, riesce a sbarcare il lunario.

I ladri. Io non so rubare. Ho subito il torto d’essere stata educata in modo gretto, condizionata dalla nascita dal cattolicesimo imperante, con quella cantilena di regole numerate, e sciorinate a mo’ di ritornello: settimo non rubare.

Rubano i vecchi nei supermercati: formaggi impacchettati e petti di pollo, infilati nella tasca interna della giacca, proprio là dove una volta infilavano il portafogli che oggi è un oggetto superfluo, di cui si trasporta solo il peso della finta pelle che ne ricopre il cartone.

Rubano le madri, per i figli. E chissà perché rubano anch’esse da mangiare. Sempre più spesso si vedono in giro bambini con le scarpe e i maglioni troppo grandi. Ci cresceranno dentro, pazientemente. Ma per crescere hanno bisogno di mangiare e per questo le madri rubano. Ne ho visto una che piangeva proprio ieri, aveva un barattolo di Milupa dentro il passeggino, e la vecchiaccia che l’ha vista – sicuramente ligia alle regole di dio – ha dovuto fare la spia.

Bisognerebbe ammettere che ormai la vita non è facile per nessuno, ed essere comprensivi e solidaristici, guardando ai figli altrui come se fossero nostri. Questo ho pensato stamattina leggendo che a Perugia si indaga su un assegno di 500.000 euro che Anenome avrebbe dato al ministro scajola, per l’acquisto di una casa per sua figlia.

Ma ammettiamo anche che non siamo così ecumenicamente avanti. Non abbiamo ancora raggiunto quel grado di civiltà che ci renda tutti uguali davanti alla vita. E c’è una sostanziale differenza tra chi si lorda e la mani e l’anima volgarmente rubando da mangiare, e chi invece “distrae” fondi per garantire un prezioso tetto sopra la testa della figlia. La differenza è che i primi vanno in galera o almeno in tribunale, i secondi fanno i ministri della Repubblica Italopadana.

Rita Pani (APOLIDE)


4.22.2010

 

La mafia È il governo

Che c’è di strano, se Totò Riina inizia a pensare alla grazia? In un paese serio la notizia si sarebbe trovata sulla rubrica “Forse non tutti sanno che …” della Settimana Enigmistica, come un fatto curioso, ma in Italia campeggia su ogni quotidiano, infarcita di “si dice” e “parrebbe che”. È questo infatti, il modo con cui di solito, si inizia a sussurrare qualcosa che accadrà, un lento e progressivo ciarlare erosivo delle coscienze, che quando il fatto sarà compiuto, non avranno più nulla da dire se non un laconico: “Che schifo!”

Non riesco a trovarci nulla di incompatibile, in questa richiesta, con l’attuale situazione italiana. La mafia, governa l’Italia.

Anche questa frase ha praticato l’erosione delle coscienze. Non so se ci avete fatto caso, ma la ripetiamo così spesso, che ormai equivale a dire “Piove. Governo ladro!” quasi una sorta di modo di dire. Sono anni che conosciamo l’evoluzione di quella che un tempo – al tempo di Lima e Andreotti, per intenderci – era una “semplice” collusione tra stato e mafia. È sotto gli occhi di tutti, con i processi, con i pentiti, con la guerra alla magistratura, con le dichiarazioni istituzionali di un tizio contro Saviano.

Tutti i giorni, almeno una volta al giorno, leggendo i giornali possiamo scontrarci contro la realtà, eppure? Piove! Governo ladro. E si passa ad altro, magari senza astenerci dal firmare questo o quell’appello “contro o a favore di …” che ci fa sentire partecipi.

Quando un governo si appresta a varare l’ennesimo condono edilizio, ad hoc per la Campania, terra martoriata dalla camorra, ci si dovrebbero attendere prese di posizione dure, ribellioni, lotte. Quel che invece passa la propaganda del governo della mafia, è la voce di una signora che ci ricorda come “la casa dia dignità” alla persona. Quando un governo si appresta a sanare l’abusivismo edilizio di un territorio massacrato dalla mafia o dalla camorra, ci si dovrebbe ricordare dei morti di Messina, delle promesse della protezione civile, dei soldi sperperati, di quei cittadini offesi per essere stati trattati da alluvionati di serie b. La signora, non avrà mai il sospetto che nessuna casa potrà mai darle una dignità che evidentemente, non ha mai avuto o ha perso votando per la mafia.

Quando lo stato fa un favore alla camorra, ci si dovrebbe ricordare che la camorra renderà un favore allo stato, magari facendo sparire l’immondezza dalle strade di Napoli per andarle a depositare nei parchi nazionali, o lasciando che i roghi perenni intossichino più di quanto già non sia, la terra intorno. E gli esempi sarebbero davvero troppi da elencare.

Tornando al principio, quindi, perché oggi dovrei stupirmi sapendo che Riina vuol uscire di galera? In fondo ha già pagato, no? Ha dovuto cedere lo scettro.

Rita Pani (APOLIDE)


4.21.2010

 

Antichi sentimenti, giovani deficienti


Nutro molte speranze sull’avannotto di bossi (quello scemo); lo confesso. In un certo qual modo, a volte mi stupisco di pensare con gioia ai giorni in cui finalmente, spuntata la pinna dorsale, si farà ministro. Non so però se attualmente mi diverta più lui o chi di fronte a lui s’indigna, perdendo l’occasione di rifarsi sul malcapitato, che con un po’ di creatività potrebbe essere ricacciato nello stagno dal quale a tutti i costi si cerca di farlo uscire.

Per esempio, ieri, si è rimasti molto male nell’apprendere che durante i prossimi campionati mondiali di calcio, l’avannotto non tiferà per l’Italia, ma nessuno si è soffermato ad analizzare la motivazione: “Il tricolore, per me, identifica un sentimento di cinquant'anni fa”. Sarebbe bastato questo per ricollocare la larva nello sputo d’acqua dove potrebbe tranquillamente farsi trota.

Sarebbe bastato chiedere all’erede del regno padano: “Perché proprio cinquant’anni?” per vedere le sue branchie aprirsi e chiudersi in modo forsennato. Posto che il tricolore italiano è nato 63 anni fa, perché è un sentimento che ne identifica solo cinquanta? Che ne è stato dei rimanenti 13 anni?

La spiegazione sta nella stupidità del sentimento che identifica il leghista. Esso ha una formazione sub culturale fatta di slogan che non si aggiorna in tempo reale, per cui ormai da 13 anni, sono rimasti fermi al mezzo secolo che hanno combattuto. Per esempio: quando un leghista vuole insultarmi, mi dice spesso che l’Italia – NOI – (comunisti n.d.r.) abbiamo governato per cinquant’anni. Diranno che a Roma i politici rubano da cinquant’anni … insomma, è come se per i leghisti, “cinquant’anni” fosse l’unica misura del tempo conosciuta, e peggio, per loro la storia d’Italia è tutta concentrata in quel breve lasso di tempo. Volendo essere più cattivi ed incisivi, si potrebbe anche dire che: “Il tricolore, per me, identifica un sentimento di cinquant'anni fa”, non vuol dire un cazzo, ma essendo io una signora, e anche magnanima, non lo dirò.

Eh la storia! La storia! Se solo ogni tanto ci si ricordasse della storia che abbiamo pur letto una volta almeno nella vita, saremmo tutti più pronti alla dotta citazione, e al sorriso, soprattutto. Pensate un po’ sempre alle branchie dell’avannotto, se qualcuno gli avesse ricordato che il primo esemplare di tricolore, fece la sua apparizione in Italia (a Milano) nel 1796, come emblema della Guardia Civile Milanese, e che appena l’anno dopo, il tricolore milanese divenne la Bandiera della Repubblica Cispadana …

Ma è pur vero che il problema era un altro: la nazionale di calcio. E in Italia, ci si può incazzare al punto di consigliare l’esilio in altri laghi alla trota scema di bossi, per il pallone; ma non lo si fa quando l’imbecille, per esempio, oltraggia la vita umana di chi muore per disperazione.

Rita Pani (APOLIDE quattro mori)

(La foto di un avannotto non gli avrebbe reso giustizia, meglio un asino)


4.20.2010

 

Una cortesia ...

Per chi mi chiede amicizia su Facebook, passando da questo blog

Ho raggiunto il limite imposto da FB delle 5.000 amicizie quindi chiedo cortesemente a chi volesse, di aggiungersi autonomamente alla Fan Page senza inviare ulteriori richieste.

Grazie a tutti
R.

 

Tanto c'è fini ...

Ci spero ancora. Un giorno finalmente l’Enterprise passerà sopra il mio cielo, e il capitano Kirk mi riporterà nel mondo reale col suo teletrasporto. Ha più senso per me pensare di vivere in un universo parallelo, che decidermi a prendere atto di vivere in quest’ Italia.

Sempre più spesso mi capita di leggere, “a sinistra”, l’incitamento e la speranza riposta in gianfranco fini, e inorridisco. Ho sempre detto che se mai un giorno ci fossimo liberati di quel tizio e dei suoi complici leghisti sarebbe stato per opera dei fascisti – quelli veri – ma saperlo non significa certo esserne felici; anzi! Quel che non si legge “a sinistra”, e che allo stesso modo fa inorridire, è la voce di un’opposizione che non c’è più. Comprendere che “la sinistra” è immobile con i gomiti posati al davanzale della finestra, ad attendere che il governo faccia opposizione a sé stesso, provoca il massimo dello sconforto. L’unica consolazione è che c’è tempo ancora, perché non accadrà nulla.

So che magari non è importante, ma per esempio, a me continua a fare effetto leggere i numeri del lavoro che scompare. In Telecom, hanno stabilito di tagliare in soli due anni 6.800 posti di lavoro, ma fini, per fortuna è deciso a “fare una minoranza interna al governo”, in modo da poter partecipare al baratto/ricatto tra il tizio e la lega. Sul piatto non ci sono i 6.800 lavoratori, ma qualche contentino per il popolo padano, le leggi da sartoria per il tizio, e magari qualche poltrona in più per i fascisti di fini. Cambierà solo il modo, ma il fine resterà lo stesso. Tutto avverrà sottovoce, con discrezione, con le briciole lanciate per caso se e quando se ne presenterà occasione. Quindi ieri succede, in quest’Italia, che dopo la richiesta “in senso federalista” della padania, il ministro dell’istruzione della Repubblica Italiana si affretti ad annunciare che già dal prossimo anno – almeno nella scuola – si potranno bandire non solo gli insegnanti negri (qualora ce ne fossero) ma anche i meridionali. Il popolo padano della Repubblica Italiana, esulta. Succede che quel che resta di bossi, ministro della Repubblica Italiana dichiari a un giornale spagnolo il suo sogno secessionista, e il tizio del consiglio, per tranquillizzare l’Italia tutta dall’Emilia in giù, confermi la stima “per la saggezza” e la lealtà sempre dimostrata da bossi, dopo la fortunata era del memorabile discorso in canottiera.

Non passa giorno che qualcuno si uccida, o minacci di darsi fuoco portandosi dietro l’esplosione di un intero palazzo? Che problema c’è? Si smette di parlare di riforme istituzionali, perché qualcuno gli spiega che forse non è più conveniente minacciare gli italiani ritrovarsi per chissà quanto tempo, questo gatto attaccato ai coglioni (passatemi la metafora colorita). E si passa ad altro, ad una cosa qualunque. Per esempio di nuovo il decreto sulle intercettazioni telefoniche, riveduto e corretto per far tacere definitivamente la stampa, e dar un contentino ai giudici che si dichiarano, anch’essi, soddisfatti. Basterà un grave indizio per far partire il registratore. Tutto bene, parrebbe, se non fosse che noi non ne sapremo mai nulla, e se pure in quei nastri registrati ci fosse la voce del tizio con tutta la sua colpevolezza, nessuno lo processerà mai. E se bossi vuole le manche del nord, il processo a dell’utri spinge per la totale immunità parlamentare. La crisi, la casa, il lavoro? Robe vecchie di sinistra. Una sinistra che per fortuna non serve più … tanto c’è fini.

E mi fermo, perché mi ricordo che io l’ho letto davvero su un sito in cui c’era la falce e il martello. L’ho letto davvero che “per fortuna ora si poteva riporre un po’ di speranza in fini”…

Rita Pani (APOLIDE … Piazzale Loreto)


4.19.2010

 

Non dare scandalo

Grazie a Claudio Messora, del sito Byoblu abbiamo appreso meglio quale sia il rapporto di berlusconi con le regole: non esistono. Non c’è legge terrena o divina che tenga, per la sua immensa arroganza. Lui può tutto data la sua napoleonica concezione di sé.

Una volta un amico prete, mi spiegò quale fosse la posizione della chiesa dinnanzi ai divorziati che avessero voluto accostarsi al sacramento dell’eucarestia. Il buon uomo – che era prete davvero – mi disse che in certi casi si poteva fare. Mi fece l’esempio di una donna “costretta” dall’abbandono del marito, a cedere suo malgrado al divorzio. Mi spiegò anche che comunque sarebbe stato meglio, se la donna avesse evitato di “dare scandalo”, frequentando una diversa comunità presso la quale, il suo stato non fosse noto. Una sorta di “cuore non vede, occhio non duole”, nella ferrea regola dell’ipocrisia cattolica. Obiettai. Lui mi ricordò che Dio tutto vede e tutto sa, compresa la situazione di dolore dell’anima della povera donna.

Già una volta postai una foto: l’unto dal signore, già divorziato e padre di un paio di famiglie legittime e illegittime, prendeva la comunione durante la messa funebre per il suo amico e compare craxi, ad Hammamet. Lui poteva anche allora, ricordandoci che per Dio, evidentemente, non siamo esattamente tutti figli di Dio, ma che anche per quel padre esistono i figli e i figliastri.

Il cardinale bertone non ha detto nulla. La CEI non si è espressa. Nessun emerito cardinal Ciccione è pronto a spiegarci questa nuova teologia? A me piacerebbe sapere.

Il Papa ha detto ieri che i media sono ostili alla fede. Io penso che la chiesa non abbia bisogno d’essere aggredita dall’esterno per essere distrutta. È abbastanza quel che fa da sé. La donna abbandonata, fedele, ligia ed osservante che per non dar scandalo deve andare a prendere la comunione con i tratti del viso travisati e magari in una catacomba, si sentirà benissimo davanti alle immagini del tizio più peccatore che c’è, che mostra a tutti davanti a una telecamera che lui è più grande di Dio. Lui ha spiegato a voi, comuni e mortali cattolici, che Dio quando dettò le regole delle vostre cattoliche vite, almeno un’eccezione la fece.

Vi ha detto, quel tizio, quanto lui sia molto più cattolico di voi, che non potete. Vi ha esortato a votare per lui, vi ha imposto la sua immagine proba di cattolico praticante. E lo è davvero perché a differenza di voi, e proprio come il papa, ha addirittura una chiesa privata, e un prete al suo servizio. Ha persino un mausoleo entro il quale –si spera- sarà sepolto dopo morto. E nemmeno questo si può fare in Italia, a meno che la tua famiglia non ti riporti a casa, ridotto in cenere, dentro un vasetto sigillato. Ma lui può.

Se solo il cardinale volesse confessare! Suvvia, ce lo dica che è il tizio, il dio sceso in terra di cui da un paio di migliaia di anni si va fantasticando. Io non ci crederei, ma almeno avrebbe più senso di tutte le altre idiozie che ci andate propinando.

Rita Pani (APOLIDE)


4.17.2010

 

Nemmeno più la livella

E le cronache riportano il piccolo miracolo di oggi, durante un funerale, l’unto dal signore dopo aver accarezzato a lungo i capelli di una donna anziana e provata dal dolore e dalla malattia, è riuscito anche a farla sorridere. Chissà, forse le ha raccontato una barzelletta. Ne sa così tante, lui! Le tiene in tasca, una per ogni occasione.

Io credevo davvero nella “livella”, pensavo veramente che la morte segnasse l’uguaglianza. Invece ci sono i vivi, che anche nel momento della morte, vogliono illudersi che saranno diversi – migliori – per sempre. Lo ha detto Pippo Baudo. Pare che per lui persino il paradiso sia diverso, diviso per caste e professioni; ha detto lui che ci sarà il paradiso degli artisti. Una volta era peccato bestemmiare in chiesa, ma oggi, evidentemente non è più così, anzi, scatta anche l’applauso. In televisione invece no, non si può. È così vietato che se ti scappa uno Zio mentre sei al Grande Fratello, te ne torni a casa tua, quella senza sauna e piscina. Perché la televisione educa, e non si deve dare il cattivo esempio.

Non c’è speranza per te M.F. Nemmeno un nome ti hanno dato, perché ti sei impiccato per la cassa integrazione. L’unto dal signore avrebbe potuto fare anche a te un miracolo, raccontarti la barzelletta dell’Italia che è in crisi percepita per via delle chiacchiere della sinistra sovietica. Avrebbe magari potuto illuderti ancora un po’ che la tua necessità fosse quella di cambiare le regole della magistratura, di abolire le intercettazioni telefoniche, di avere il legittimo impedimento in modo tale che lui avesse il tempo, tra una mignotta e l’altra, di pagare qualcuno per occuparsi del paese che muore ogni volta che uno come te, si impicca.

In televisione trasmettono l’addio al padre della televisione. C’è tanta ressa intorno, facce sgomente, facce sorridenti, c’è sempre quello che fa “ciao” con la mano, e che magari si sente fortunato. C’è quello che telefona all’amico: “Guardami! Mi vedo nel megaschermo, sono proprio io, mi vedi?”

A M.F manco il nome gli hanno dato, e lo hanno fatto per lui, per la sua privacy, e per quella della famiglia che forse non vedremo mai. Perché la televisione educa, e non deve dare il cattivo esempio. Si sa solo che venerdì si è impiccato con la corda che la figlia utilizzava per saltare.

Io non lo so se esiste il paradiso. Molte delle persone a cui voglio un bene infinito però ci credono, e a volte pensando a loro mi dico che mi piacerebbe tanto sbagliarmi. Mi piace pensare che io non abbia capito niente, e che loro un giorno ci andranno davvero a stare bene come mai in terra sono stati. E spero vivamente nel buon senso di chi officerà i funerali di M.F. Che non gli venga la malsana idea di augurare a questo povero disgraziato di finire nel paradiso dei cassintegrati. Quello sarebbe l’inferno.

Rita Pani (APOLIDE)

Postilla: Mario Fraisano 44 anni ... ci hanno messo un po', ma alla fine almeno il nome te lo hanno dato. Bisogna accontentarsi.


4.16.2010

 

Tanto per ...


 

Conferenza stampa della cupola del consiglio

Parto dalla fine del siparietto miserabile che doveva essere una conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri.

Il ministro per il razzismo, maroni ha detto: "Un anno fa Lampedusa bruciava e nel centro di accoglienza c'erano oltre 200 immigrati, che appiccavano il fuoco … Oggi i clandestini sono pari al numero zero: non ce n'è uno”

Questo è il governo dei fatti e delle mistificazioni, che dimentica di dire perché a Lampedusa non ci sono clandestini. È molto semplice, perché ora a bruciare sono i migranti rispediti in Libia, essiccati dal sole del deserto o chiusi nei lager costruiti in cambio di un mutuo ventennale, che l’Italia ormai in mutande paga a Gheddafi.

Il tizio padrino del consiglio insiste sulla mafia: "la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta" anche per i film e le fiction che ne hanno parlato, come "le serie della Piovra" e in generale "la letteratura, Gomorra e tutto il resto".

Non lo nomina nemmeno Roberto Saviano (al quale non perdono il fatto di aver pubblicato proprio con Mondadori, e di aver contribuito all’ulteriore arricchimento del tizio), proprio come farebbe un mafioso, proprio con quel suo fare “superiore” da capo cosca.

Proprio oggi, giorno in cui al processo d’appello per il senatore dell’utri, già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati chiesti undici anni di galera. Sarebbe più facile, in caso di condanna, spiegare al gregge che il senatore è colluso con un circolo privato di discutibili figuri, non troppo pericolosi. Una birbanteria compiuta con leggerezza.

Ma che ci indigniamo a fare? Ieri ho seguito un’intervista di un telegiornale a totò cuffaro, che festeggiò con i cannoli la sua condanna in primo grado a soli cinque anni di gabbio. Come se fosse una star del cinema, beccata ad uscire ubriaca da una discoteca, ad una domanda sul suo nuovo processo – sempre per collusione mafiosa – rispondeva, in pratica, che i suoi avvocati lo avrebbero difeso e avrebbero vinto come l’altra volta. In effetti una bella vittoria dimostrare di essere collusi con la mafia e non mafiosi famosi come quelli nei film.

… Minacciano nuove elezioni, vogliono estirparsi quel poco che resta persino di destra, io nemmeno lo scrivo come andrà a finire, tanto in cuor nostro lo sappiamo già.

Rita Pani (APOLIDE)


 

La stagione dello shopping

E per il tizio del consiglio ricomincia la stagione dello shopping. Deputati e senatori di AN tutti in fila, come cavalli in fiera, stabiliranno il loro prezzo per restare o per andare. Funziona così la politica, esattamente come il calcio mercato, fino a poco tempo fa l’unico rimasto in cui fosse possibile mercificare l’uomo. Lo fece già il tizio, quando decise di far cadere il governo Prodi, solo che all’epoca se ne parlò per quasi tre minuti, perché i giocatori deputati che voleva prendere nella sua squadra erano tutti avversari, e il pagamento più che con i danari sarebbe avvenuto con le puttane, o con le piccole star da far passare in questo o quel programma della RAI. Se ne parlò pochissimo, in vero, anche perché con una certa fretta le intercettazioni telefoniche vennero distrutte, dato che erano assai più esplicite di un film di Tinto Brass.

Quindi tutto diventa sempre più uguale a ieri, così uguale che dubito molto ci si lascerà andare allo sdegno nel comprendere ancora meglio come i destini di un’intera nazione siano in mano a un malfattore e quattro cafoni della lega, usi al ricatto. D’altronde sempre più gente, quando vuole insultare chi ancora parla di politica, ti rinfaccia con disprezzo di essere legata ancora “all’ideologia”.

Parola brutta “ideologia”, e quasi una bestemmia “ideale”. Pensate che cosa potrebbe accadere se ancora la politica fosse legata all’ideale! Una tragedia. Ci sarebbero politici che credono in quel che fanno, per esempio, o potremmo ritrovarci governati da una maggioranza che pensa – a suo modo – alla cosa pubblica. Roba vecchia, dio ce ne scampi.

Così il declino dell’Italia continua a scriversi tra un pranzo e una cena, una di quelle dove si fanno affari, che finisce spesso con una partita di Monopoli, nella quale ci si scambiano stazioni e centrali elettriche, condotte idriche, e se pure si dovrebbe finire in galera poi si esce presentando un biglietto o tirando i dadi tre volte.

Ma che schifo l’ideologia! Una cosa così vecchia, quasi ridicola. Ridono persino questi nuovi illuminati quando leggono “comunista”. Ma come si fa, dicono, a dichiararsi comunisti nel 2010?. Già, davvero, ma come si fa, quando si è in mano a certa feccia, che ha scambiato l’Italia con una delle sue aziende, quasi mai in regola col fisco e con le leggi vigenti in materia di lavoro? Ma chi è il matto che conserva ancora un’ideale, mentre il paese muore e bisogna fare in fretta per raschiare il fondo del barile, assaltando le banche e le aziende ancora dello stato, e che ormai simboleggiano il vero potere?

Le chiamano riforme, loro. Ci vogliono le riforme, dicono. E a me viene il dubbio: Fini si è messo di traverso perché escluso dalla ripartizione di queste ultime briciole di potere economico, o perché ha avuto un rigurgito di quell’ideale così diverso dal mio, ma pur sempre fondato su qualcosa di politico? Questo dubbio svanirà presto, quando finalmente sarà chiaro il suo intento. Un passo avanti con fermezza sarà indice di un singulto politico. Se il passo sarà indietro allora non ci resterà che scoprire quale sia stato il suo prezzo.

Rita Pani (APOLIDE)


4.15.2010

 

A che serve l'Italia

“E' chiaro che le banche più grosse del Nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice 'prendete le banche' e noi lo faremo”

E se glielo dice la gente …

L’ha detto bossi, che in questi giorni si accorda col tizio del consiglio, per una spartizione a due dello stato italiano. Napolitano è confuso e invita al dialogo bipartisan; ma più bipartisan di così, si muore! La questione è talmente tragica che persino gli ex di AN iniziano a prendere una posizione decisa, soprattutto di fronte alla possibilità che il prossimo premier possa essere espressione della lega: “meglio un premier gay che leghista.”

Questa non è solo evoluzione, ma anche un avanzamento deciso verso la civiltà. Pensate che solo fino a qualche tempo fa, si sentiva dire: meglio fascista che frocio. Ora come restare indifferenti a questa meravigliosa mutazione? C’è davvero di che essere orgogliosi.

Mi piace seguire l’ennesima minchiata delle riforme italiane. Mi piace perché soddisfa il mio lato cinico/demenziale. A volte cedo alla preoccupazione, ma solo un attimo, da quando ho deciso di cancellare la parola “disperazione” dal mio vocabolario. Leggo con attenzione, sorrido e spero che anche la mia figlia minore presto scelga di lasciare questo paese e di non tornare più se non in vacanza, e comunque in Sardegna – che non est Italia.

Sì, a destra – quella vera – sono molto preoccupati, al punto che hanno deciso di darsi da fare creando un “pensatoio trasversale” (sembra, ma non è una minchiata) con un sito internet collegato “acheservelitalia” col quale si ricercano adepti e pensatori. È una bella domanda “a che serve l’Italia”, una di quelle che potrebbero ridurre gasparri in un ammasso di cenere da autocombustione. E se solo fosse affidata a lui, la reggenza del pensatoio, più che trasversale, potrebbe essere ribaltato. Mi piace davvero l’idea di un “pensatoio” di destra, e non vedo l’ora di poter iniziare a leggere i contributi dei liberi “pensatori” di destra che a volte sono anche più esilaranti dei leghisti.

Intanto quel che si sa è che c’è l’accordo per il nuovo ministro per l’agricoltura. È giusto che vada alla lega dal momento che deve sostituire un leghista, e poi l’agricoltura riporta alla mente il verde dei campi coltivati. A proposito, dopo la geniale trovata del sindaco di un paesino del trevigiano, che farà estirpare le rose rosse piantate dalla precedente amministrazione di centro sinistra, pare che per legge, i pomodori, si dovranno raccogliere prima dell’avvenuta maturazione. Tale decreto verrà in seguito esteso anche ai peperoni.

Rita Pani (APOLIDE)


4.14.2010

 

Il mostro sacro

Se solo una volta avessi letto la parola mostro, associata a un prete pedofilo, oggi starei meglio. Se solo almeno una volta calderoli avesse chiesto la castrazione chimica di un prete pedofilo, oggi sarei quasi disposta ad associarlo alla categoria del genere umano. Invece no.

Strano però che nemmeno la stampa ci abbia pensato, eppure siamo abituati a leggere le cronache di “mostri e di orchi”, come siamo abituati anche a vederne le facce sulle pagine dei giornali. In genere sono vecchi e brutti, e hanno anche l’aria di essere sporchi; quasi sempre vivono nel degrado dell’ignoranza e della povertà. Perché anche questo ho notato: quando il mostro è un appartenente del ceto medio o della borghesia, è semplicemente un uomo dedito agli abusi.

Da ieri invece, tentano di insegnarci che se i mostri e gli orchi sono preti o alti prelati, hanno subito una degenerazione della loro malattia: l’omosessualità.

Non si perde mai abbastanza tempo a cercare “le ragioni” del mostro. Lo si sbatte sui giornali, si sviscera e si dona l’orrore; quel tanto che basta a far inveire tutti i calderoli, fino a far esplodere il giusto sdegno del popolo che arriverà ben presto a schierarsi a favore della pena di morte contro questi bastardi (che bastardi lo sono davvero). Tanto per essere chiara, e intellettualmente onesta, voglio dire che anche io non sono immune. Anche io ho elaborato una mia teoria risolutiva nei confronti della “mostritudine”. Non prevede assolutamente roghi o gogne in piazza, ma molto silenzio e buio tutto intorno.

Di solito, i mostri, hanno famiglie conniventi. Spesso le mamme dei bambini abusati sono complici omertose, perché spose di quegli orchi brutti anche da vedersi, o sorelle abusate a loro volta, tutte inclini a voltarsi dall’altra parte e fingere di non sapere quale abominio si compia intorno alla loro vita. Questo, agli occhi dello spettatore aggraverà e lo sdegno e la reazione. Anche la mia, in effetti, perché sono madre, e da madre ho sempre pensato che con molto silenzio e buio, se una cosa così fosse accaduta intorno alla mia vita, i carabinieri li avrei chiamati per costituirmi soltanto a cadavere ancora caldo. Senza clamore.

La sparata di ieri, del cardinal bertone che di Cristo deve aver scordato persino il volto, dice molto più dell’idiozia espressa. È semplicemente un alibi maldestramente pensato per calmierare le coscienze di chi magari sospettando del suo parroco, è disposto ancora a prendere un ostia dalle sue mani. (A me farebbe uno schifo atroce) Un alibi, volendo, teso a mal celare la connivenza che da sempre esiste nella chiesa, per un motivo semplicissimo: chi abusa di un bambino, è stato nella maggior parte delle volte, un bambino abusato.

Per logica, cardinale, questo significa che i vostri seminari nel tempo, non sono stati altro che fabbriche di mostri, nelle quali oltre alla dottrina, alla bibbia e alla teologia, insegnavate ai malcapitati la lunga tradizione di orrore che oggi finalmente sta emergendo in tutto l’immenso squallore.

Per me siete mostri, col vostro oro o le scarpe di Prada, diversi per aspetto dal vecchio sporco e rugoso, ma uguali nell’animo. Semplicemente mostri, che come orchi in agguato avete atteso che le vittime sacrificali vi fossero offerte in nome di Dio. Questo, quasi, vi rende persino peggiori.

Rita Pani (APOLIDE)


4.13.2010

 

Indiana Jones e i predatori del lavoro perduto

Per fortuna che io sorrido. Sorrido spesso, al punto che certe volte devo fermarmi un momento per chiedermi: “Ma che cazzo ridi?” Così mi ricordo che la vita è una cosa seria, e riprendo i fili della mia esistenza.

Dopo aver seminato l’Italia di miei curricola, finalmente il telefono inizia a suonare; quasi da non credere: due volte in 20 giorni. È una buona media, se continua così sono certa che entro il mese di Dicembre del 2023 anche io riceverò la telefonata della vita.

La prima telefonata non si scorda mai: pagando la modica somma di 5.000 euro avrei potuto partecipare a un corso di formazione per diventare “qualcosa”. Ora non è importantissimo cosa, visto che la signorina dall’altra parte del filo, mi elencava una serie infinita di possibilità che avrebbero potuto portarmi in breve tempo a una certa tranquillità. Mi spiegava che se non altro, dopo aver fatto il “corso” avrei avuto più sicurezza in me stessa … e comunque già questo sarebbe stato un passo avanti per una mia eventuale futura carriera (in che campo non è dato sapersi)

Sono educata, sorrido. Non rido mai troppo forte, anche perché poi potrebbero essere altri a dirmi: “Ma che cazzo ridi?”

La seconda telefonata ieri. Molto professionale, da un uomo che forse era un ragazzo, educato, cordiale, non eccessivamente adulante. Aveva l’aria di aver letto davvero non solo il mio curriculum, ma anche molta della mia produzione “letteraria”, e non nascondeva il fatto di avvicinarsi abbastanza – non sono estremista come lei, ma quando ci vuole … - al mio pensiero. Credo che si fosse appuntato gli argomenti più importanti da non scordare nella sua telefonata d’abboccamento, e così riconoscevo le “dotte citazioni”.

Mentre parlava, per un attimo ho avuto il sospetto che avesse partecipato a uno di quei corsi da 5.000 euro, perché dava davvero l’impressione di essere capace di fare il suo lavoro. Non ha mancato nemmeno di farmi notare quanto mi stessero bene i ray ban sulla fotografia.

“Sì, va bene, lei è molto gentile e la ringrazio, ma dato che lei ha in mano il mio curriculum, immagino che mi stia chiamando per offrirmi un lavoro … quindi, di cosa si tratta, se posso chiedere?” (eh, l’educazione è un fardello pesante da abbandonare).

Un brevissimo silenzio e lui risponde: “Niente!” (e mi viene da ridere) “Pensavamo di offrirle una collaborazione gratuita con la nostra ... XYZ … lo so che magari non è esattamente quello che aveva in mente, ma per lei potrebbe diventare una grande occasione … la sua visibilità … talento … capacità … e sti ca e contro ca …”

È inutile, l’italiano è sempre un passo avanti rispetto all’Italia. Qualche giorno fa, al cospetto dei criminali di Confindustria, il ministro sacconi (di cosa mettetecelo voi) si è meritato l’ovazione della platea annunciando la prossima revisione totale dello statuto dei lavoratori. Io domani non mi dichiarerò stupita, né indignata, quando a riscrittura ultimata ci renderemo conto che sarà stata di fatto depenalizzata la riduzione in schiavitù con l’articolo 1: Il padrone non è tenuto alla corresponsione di un salario né settimanale, né mensile. Lo schiavo non avrà nulla a pretendere. Nemmeno un pugnetto di riso.

… essendo io una signora, non vi dico come ho concluso la telefonata: lascio alla vostra fantasia.

Rita Pani (APOLIDE ridens pe nun piagne)


4.12.2010

 

Io mi vergogno (Io sto con Emergency)

Quando uno stupido fa qualcosa di cui si vergogna, dice sempre che è suo dovere. (George Bernard Shaw)

[ver-gó-gna]

A s.f. (pl. -gne)

1 Turbamento dell'animo provocato da un'azione, un discorso, un pensiero che è o può essere fonte di disonore o riprovazione, o che è considerato indecente, impudico, impuro.

Io, se fossi frattini, mi vergognerei. (Se fossi stata una parente di gasparri , da tempo avrei chiesto di staccare le macchine.)

Chissà se all’ospedale di Carugate, nei pressi della civilissima Milano, è possibile abortire con la pillola! Mi piacerebbe davvero saperlo, avere contezza sulla fine riservata ai poveri embrioni. Quel che è certo è che una bimba di 13 mesi è stata lasciata morire, perché suo padre – schiavo in Italia da ormai da 13 anni – ha perso il lavoro e non ha potuto rinnovare la tessera sanitaria.

Quest’Italia xenofoba è ormai capace di nascondere agli occhi distratti del suo popolo anestetizzato, il nazismo che avanza, che lascia al caso del mare, o a una burocrazia contro ogni regola civile e costituzionale, il compito di selezionare le razze. Può capitare così che migliaia di vite giacciano in fondo ai nostri mari, o che un medico scelga di essere dio, col potere di dare o togliere la vita, restando immobile a guardare una bimba che muore, quando forse semplicemente una flebo di Plasil e un antibiotico (che noi diamo anche al cane) avrebbe potuto salvarla.

Non è il primo caso di un bimbo che muore in Italia, perché ci sono medici che hanno rifiutato di curare il figlio di un clandestino o di un disgraziato che semplicemente aveva perso il lavoro, dopo metà della vita passata ad essere schiavo. E se un medico scorda il suo giuramento, è solo perché qualcosa – forse una legge dello stato scritta oppure no - glielo permette.

Si vergognerà sacconi? L’assessore alla salute e alla sana e robusta costituzione della regione Lombardia, verrà fuori a dirci che “vorrà sapere tutta la verità, perché se questo fosse accaduto davvero in Italia si vergognerebbe?” No. Non credo. Penso che come scrisse George Bernard Shaw, dirà che è stato un dovere del medico.

Siamo l’Italia che esporta la democrazia, che uccide in tempo di pace, che fa la guerra ma la ripudia, che usa il silenzio per placare le coscienze e che quando parla – allora sì – ci fa vergognare. Per fortuna siamo anche l’Italia che sostiene Emergency e che sa che forse se ci fosse stata una guerra anche qua, la bambina nigeriana avrebbe continuato a conservare il diritto alla vita, perché in un ospedale di Emergency sarebbe stata curata.

Ma siamo un paese al contrario, in cui a vergognarci di essere italiani siamo noi che ci manteniamo inclini alla civiltà, nonostante la feccia fascista che ci governa.

Rita Pani (APOLIDE)


4.11.2010

 

Il paese non è in declino ...( che culo! )

Riflettano un po’ gli imprenditori che pensano di impiccarsi perché trascinati nel fallimento delle loro vite, prima ancora che in quello delle loro imprese, da questa manica di malfattori e incapaci. Avete votato uno che non conserverebbe nemmeno un po’ di pudore di fronte al vostro corpo appeso a una trave. Non vi è stato declino – ha detto – e quindi che morite a fare? Il paese non è in declino, e chi lo dice è un detrattore.

Ha detto anche che le famiglie hanno retto bene, a questa crisi che c’è o non c’è a seconda della platea che ascolta, prona. È vero, ci sono famiglie che hanno addirittura raddoppiato le loro entrate: le famiglie mafiose o criminali, coadiuvate dalla mafia istituzionalizzata. I cravattai che hanno visto triplicarsi il loro giro d’affari, e le famiglie dei profittatori.

Riflettano anche gli iscritti della CISL, perché qualcosa vorrà pur dire il fatto che un sindacalista riceva un’ovazione ad un convegno organizzato dal gotha degli industriali italiani. A Bonanni è bastato sparare sulla CGIL che pure di sindacato conserva solo la parvenza, e promettere di svendere ancor più i diritti ormai persi dei lavoratori.

C’è maggior bisogno di libertà nel lavoro, si dice, con la naturalezza con cui ormai il termine stesso viene stuprato senza alcuna remora. Ed è sempre la loro libertà, che si tratti di vita o di lavoro, a noi ne è rimasta ben poca. Loro la libertà la pretendono lasciando a noi una labile parvenza.

Riflettano coloro che sperano ancora di veder mantenute le promesse, sul fatto che a loro nulla è stato promesso, da un tizio che ancora non dispera di raggiungere la massima soddisfazione della sua megalomania. Meno tasse e più o meno giustizia. Quel che ci serve per vivere finalmente liberi da ogni obbligo civile e morale. Più potere a chi governa, che il Parlamento è solo un intralcio. Perché noi a sinistra parliamo troppo, e pensiamo. Riepilogando: libertà di schiavizzare chi su quattro soldi le tasse le dovrà pagare, libertà d’evasione fiscale e di delinquere, in uno stato libero in cui governa l’uomo solo di cui in tanti credono davvero di sentire il bisogno. Libertà di schiavitù. Perché che stato è quello che con le leggi e i regolamenti, fino ad oggi in qualche caso, è riuscito ad opporsi persino all’abuso edilizio?

Ma per fortuna ci sono anche le buone notizie: ha sputato ancora su Napolitano che pure gli ha mangiato direttamente dalla mano, ha ancora avallato l’ipotesi di limitare oltre la libertà di stampa, sputato sul CSM e si è assunto il merito dei nuovi ed inutili patti contro le armi nucleari di Russia e America, e per non far preoccupare i cretini ha raccontato anche la barzelletta ormai divenuta prassi istituzionale.

Mi pare che basti.

Rita Pani (APOLIDE)


4.10.2010

 

E Gesù prese il pane ...


E Gesù prese il pane, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli …

Leggo invece che al convento tedesco di Ettal, in Alta Baviera, i buoni pastori di anime facevano ingoiare agli allievi, le lucertole vive e tutte intere. Per essere precisi, nemmeno le lucertolone piccole come un dito che alla mia gatta piace strapazzare, ma “tritoni”, più simili alle nostre salamandre.

Porgi l’altra guancia … Non fare agli altri …

Gli allievi del convento di Ettal erano esentati dal seguire questo pacifico consiglio, in quanto l’abate del convento sbatteva direttamente tutta la faccia degli alunni su un pulpito.

Piccole anticipazioni dell’ennesimo chiacchiericcio sulla chiesa, che verrà pubblicato sul settimanale tedesco Focus in seguito alle indagini partite sempre per l’aberrante usanza di educare i ragazzi – a questo punto oserei dire: quando va bene – con le molestie sessuali.

Essendo fatti accaduti in Germania, non si hanno notizie di un interessamento solidaristico di Angela Merkel, e tantomeno di levate di scudi di tutto il governo. Nei paesi civili, lo stato è lo stato, la chiesa è la chiesa. In quelli ancora più civili, come la Germania, la chiesa si auto sostiene con i contributi dei fedeli, e quando i fedeli perdono la fede, la chiesa perde i danari. Per questo i 15 bastardi indagati si sono dimessi e non sono stati protetti dal “Santo Padre”.

Lasciate che i pargoli vengano a me …

L’avvocato Pfister che a giorni presenterà il dossier completo agli organi indaganti ha parlato con monaci, telefonato con ex-allievi e valutato 75 accuse scritte, ha detto a Focus, riferendosi agli abusi subiti dalle vittime, che ora sono tra i 30 e i 60 anni : "Vi si riferiva di orrori così anormali che la notte non potevo dormire”.

In tutto il mondo ormai si propaga il chiacchiericcio, mentre in Italia si mormora solo di qualche caso isolato, forse perpetrato per volere di Satana impossessatosi del corpo di qualche buon pastore. Per fortuna! Noi ci distinguiamo sempre in tutto e per tutto: le battaglie per non educare le giovani generazioni all’uso del profilattico, le battaglie anti abortiste, le sparate dei celti sulla pillola abortiva, e non ultimo l’obbligo di sepoltura per un mucchietto di cellule abortite con la pastiglia, mentre se sei vittima di un aborto spontaneo alla terza settimana puoi anche smaltirlo con lo sciacquone del cesso che non sarai una peccatrice. E state tranquilli che quando verrà eretto il monumento agli embrioni, ci sarà l’anima candida che andrà a deporci sopra il candore dei gigli.

… Non so perché, ma mi vien da pensare che alla fine “occhio per occhio” non è poi così sbagliato.

Rita Pani (APOLIDE APOSTATA grazie a Dio SCOMUNICATA)


4.09.2010

 

Rai uno e la propaganda della lega

A differenza del professor Lynn, continuo a sostenere che il popolo leghista, sia un popolo di minus habens.

E così questo pomeriggio, dopo lunga riflessione, mi decido ad accendere la Tv su RAI uno, dopo aver ricevuto qualche preoccupata segnalazione: nel programma di Sposini si sosteneva una discussione sulle differenti intelligenze legate alle varie razze italiane. Non è stato facile ma sono rimasta ad ascoltare per una ventina di minuti, avendo però perso la parte in cui si diceva che i negri sono inferiori ai bianchi. La sintesi della teoria dello “studio” del professore che da febbraio esalta il popolo leghista è ovviamente che al nord sono più intelligenti che al sud.

C’è un inviata specialissima al nord, una donna da ammirare per la sua schiena dritta e la sua dignità, che alla stregua di una prostituta si aggira in un nordico paese ad intervistare un brindisino e qualche esemplare autoctono: “E’ vero che al sud sono meno intelligenti che al nord?” E si ritorna in studio ad incalzare il dibattito tra nordisti intelligenti (c’è pure l’ideologo della lega) e sudici fuori norma in quanto dotati di minime capacità intellettive. Anche Sposini ha la schiena drittissima, proprio come se avesse ingoiato un palanchino, e infatti per osteggiare l’idiozia del professore britannico tira fuori l’asso nella manica, collegandosi con un altro esponente dell’intellighenzia del sud: Albano.

Ora sarebbe facile lasciarsi prendere dall’ironia, fare esempi su borghezio o calderoli, sul figlio imbecille di bossi, ma tutto è assai più preoccupante di quanto appaia, una preoccupazione che va ben oltre il limite di civile sdegno che potremmo essere portati a provare dinnanzi a tanta più spazzatura di quella di Napoli spacciata per scienza in TV, in un orario in cui il pubblico è di solito il più debole e il più indifeso.

Il problema sono le riforme che verranno. Il problema è il populismo della lega che ormai ha acquistato il potere del ricatto, su quel debosciato criminale che a tutti i costi deve restare abbarbicato al potere per non perdere la sua verginità al casellario giudiziario. La televisione di stato sta iniziando ad insegnare al suo elettore telespettatore che anche i meridionali potrebbero tornare ad essere un problema, e non a caso, in qualche regione della Padania si inizia a parlare di graduatorie per le scuole riservate agli intelligentissimi cittadini del nord. Ho già detto che io le immagino le riforme che verranno, e io so che le faranno, circondati dall’ignavia e dall’ignoranza che sempre più veloci galoppano in questo paese che di civile ormai conserva solo la protezione.

Esortarvi a spegnere la televisione sarebbe inutile, anche perché spero che lo si sia già fatto, o che ci si limiti come me a seguire i Simpson. Non ci resta che spiegare a chi oggi è stato infettato con la propaganda leghista teletrasmessa dalla TV di stato, quale è il vero senso di tale malefico virus, ossia un domani nazista in Italia, con un federalismo che puzza sempre di più di nazionalismo becero.

Rita Pani (APOLIDE)


4.08.2010

 

Federalismo fiscale (Italian Style)

Mi dispiace per i lavoratori della Vinyls di Portotorres, finalmente visibili all’Italia per mezzo della televisione. Ho provato a fare uno strappo alla regola e guardare Anno Zero, ma non ho potuto. Quando di fronte alla tragedia creata dall’ingordigia dei potenti e dalla loro incapacità, che porta la gente a scegliere di uccidersi, un tizio che fa il ministro per l’economia, dice che certi accadimenti, sono “commoventi” ma anche importanti per spiegare la forza del paese, si può restare indifferenti. Io non ci riesco, e preferisco smetterei ascoltare per non lasciarmi andare a pensieri insostenibili, come per esempio impacchettarli tutti, e farli morire di stenti mentre zappano la terra arida di un sud qualunque. Che poi mi chiedo perché non gli sia stato chiesto di definire meglio il concetto di “famiglia” che regge l’economia dello stato. (I figli che fanno la fame succhiano le pensioni dei padri)

Chiacchiere e chiacchiere, come se si stesse al bar a discutere di cazzate con la stessa tenacia con la quale si discute dei massimi sistemi, per scoprire poi (leggo le agenzie in tempo reale) che il federalismo fiscale sarà attuato da qui a dieci anni. Non è tanto rispetto alle normali transizioni italiane, ma è troppo rispetto a una realtà che comunque si vuole continuare ad ignorare. Sappiamo bene che la parola “federalismo” in Italia è solo una parola, e forse ci scordiamo che da tempo è già in atto. Lo sa meglio di me, per esempio, un pensionato o un dipendente qualunque che quest’anno ha scoperto col CUD di essere stato rapinato di somme ingenti, grazie all’addizionale IRPEF a favore delle regioni, che in sintesi sarebbero le tasse che aumentano a dismisura localmente, lasciando la libertà al tizio re di dire ogni volta che può che lui, le tasse, non le ha aumentate.

Non mi interessa più incazzarmi ascoltando per l’ennesima volta tutte le idiozie che ormai propinano da anni, nemmeno se lo fanno in una cornice che dovrebbe dare loro una parvenza di serietà. Il punto centrale è la gente che muore, o perché il lavoro non lo ha, o perché invece lo ha, ma la logica del profitto stabilisce che una vita umana è sacrificabile in nome del danaro – poco da dare in cambio rispetto a quello che si può mettere in tasca.

E se non basta vedere un uomo che piange perché non sa come campare la famiglia, per far alzare i toni della (protesta) discussione, e se non basta sapere che la gente si impicca, allora decisamente non serve che si ritorni ad ascoltare un cretino, così bravo a far da commercialista mago agli evasori fiscali, da essersi meritato la seggiola da ministro per l’economia. Perché forse non tutti sanno che, questo era il compito del mago tremonti: imbrogliare il fisco camminando sul bordo della legalità.

Rita Pani (APOLIDE)


4.07.2010

 

Le verdi riforme padane

Un po’ l’ho già scritto ieri, ma oggi, a “summit” concluso, vorrei scriverne ancora un po’, giusto per ribadire lo stato d’aberrazione nel quale viviamo. Certo, la politica è sempre stata un’arte dello scambio e del compromesso, ma ora siamo ben oltre. Una volta magari ci si accordava per una certa flessibilità in materia economica, contro un congruo contributo all’industria vicina al politico, che comunque garantiva la sopravvivenza dignitosa dell’operaio. Si cedeva forse dinnanzi a norme troppo permissive per il ceto medio, per garantire un buon contratto al pubblico impiego. Si rubava – certo – ma oggi come oggi, quasi viene da riconoscere persino ai democristiani un certo pudore. So che è facile cedere alla tentazione del “si stava meglio quando si stava peggio”, ma mi piace ricordare che l' unica e vera politica per l’emergenza abitativa, con la reale costruzione e distribuzione di case popolari, in Italia, fu fatta da Fanfani. Ed è solo un esempio, forse anche banale.

Ora invece sappiamo quale accordi sono stati presi alla reggia del re, ieri sera: la giustizia contro le riforme del paese. L’Italia. Queste paiono oggi le priorità dello stato in emergenza in cui disgraziatamente viviamo. La priorità di mettere mano alla giustizia, per garantire la libertà di ladrocinio, contro le riforme … quali? Cosa avrebbero pensato i cittadini italiani, se oggi a pretendere di riformare lo stato, fossero stati gli indipendentisti dell’IRS? Oddio, sarebbero stati certamente più fortunati dal momento che l’IRS vanta tra i suo appartenenti, menti pensanti e onestà d’ideali. Invece vi è toccata la lega, e solo perché ha preso abbastanza voti in una frazione di Italia che in proporzione al tutto è grande come una caccola.

Affidare le riforme alla lega, è esattamente come quel che scrissi quando rabbrividii dinnanzi alla legge bossi/fini: è come voler affidare il ministero per le pari opportunità o la famiglia a Pacciani, il Mostro di Firenze. Pensatele un po’, le verdi riforme di un ministro populista e nazista, e non perdete l’occasione di rabbrividire anche voi; fa bene, aiuta.

Sono quelli di “tortura il clandestino”, sono quelli delle leggi incendiate, della proibizione del kebab, della caccia al negro, del divieto di sedersi sulle panchine se minori di 60 anni soprattutto negri, dei professori per le scuole autoctoni, delle graduatorie per residenti e, sono quelli delle ronde, delle spranghe che sono andati scuola nella Carinzia di Haider. Sono però anche quelli responsabili di aver sempre fatto l’esatto contrario di quello che promettevano al loro popolo ignorante, che promettevano padanità e sicurezza, lavoro e benessere, sfruttando gli schiavi di giorno e massacrandoli la notte. Sono quelli che promettevano più armi in ogni casa, perché anche sparare al clandestino è legittima difesa.

Ecco, ora l’opposizione se può, ci dica che è pronta al dialogo, perché da qualche parte bisognerà pure iniziare ad incazzarci davvero.

Rita Pani (APOLIDE SARDA)


4.06.2010

 

Un summit a casa del padrino

Ma non è bellissimo? In questo momento è in corso una riunione al vertice per segnare il destino e il futuro dell’Italia. Quanta speranza potremmo provare, in un frangente come questo, se fossero vivi ancora Togliatti e Berlinguer! Il problema – e ammetto che mi scappa da ridere – che a discutere del nostro destino davanti a laute libagioni, ci sono berlusconi, bossi, e il figlio suo, quello scemo eletto alla Regione e che, stando così le cose, ritroveremo il prossimo giro in parlamento.

Non ho bisogno di microspie o intercettazioni per sapere il tono della discussione: i legaioli promettono mano libera per salvaguardare l’operato della cosca di governo, e il cambiamento delle regole, in modo che il tizio del consiglio possa diventare il tizio della Repubblica, così che possa prendere possesso della casetta al Quirinale, e trasformare le stanze della reggia in un lupanare. In cambio la lega avrà il governo dell’Italia che tanto odia. In effetti questa teoria è scappata – come un peto – all’altro ministro legaiolo, calderoli, il quale ha anche cercato di tranquillizzare gli animi dicendo che la lega non pensa più alla secessione.

E queste sì che sono notizie! In effetti, perché rischiare d’essere presi sul serio, e ritrovarsi a dover condurre un branco di italioti alla rivolta, quando il paese lo puoi demolire dal suo interno, stando ai posti di comando?

E quindi adesso si ricomincia, e il PD non perde la sua occasione di tacere. Nemmeno più la sensazione delle braccia che cadono, a leggere le dichiarazioni di Bersani in merito al senato federale, e alla diminuzione del numero dei deputati; le braccia già da un pezzo le abbiamo per terra. “Vengano in aula con una proposta seria,” ha detto. Proprio come se avessimo un Parlamento funzionante. Proprio come se Bersani non si fosse accorto che le decisioni del governo, ogni volta che ci si radica la cosca, vengono prese nei summit tra affiliati a casa del padrino, che nemmeno ha bisogno di andarci più a Palazzo Chigi, se non per farsi trastullare.

Stiamo in attesa di sapere come andrà a finire l’ennesima partita di poker, il ministro dell’agricoltura contro il decreto sulle intercettazioni telefoniche? E il piatto siamo noi.

Rita Pani (APOLIDE)


4.05.2010

 

Caritatevole

Suonano anche oggi le campane della chiesa, ma non vedo tante macchine parcheggiate, come per esempio è stato ieri. Erano tante, come quando qua in paese muore qualcuno molto giovane o molto importante. Oggi è Pasquetta, e la sessione temo andrà deserta nonostante il tempo non sia clemente. Le tradizioni in Italia restano importanti, e che piova o faccia vento, il lunedì di Pasqua bisogna uscire, andare a mangiare le fave col pecorino.

Anche il Papa è andato al lago di Albano per un giorno di relax, anche se poi, poveretto, gli tocca sempre di lavorare e affacciandosi alla finestra ha detto: "Chi viene ordinato ha la missione di messaggero della vittoria di Cristo sul male e sulla morte".

E quanto sono importanti le parole! No, non sto pensando all’aberrante pratica pedofila che ha generato il chiacchiericcio intorno alla chiesa, e nemmeno alle connivenze tra stato, chiesa e mafia. Nemmeno penso all’evasione fiscale, al riciclaggio di danaro, alla pretesa assurda che la chiesa ha di estorcere danaro ai contribuenti in tutto il mondo, in un modo o in un altro, o a Renato De Pedis sepolto tra gli aspiranti santi nella Basilica di Sant’ Apollinare a Roma.

Sto pensando al messaggero di Cristo don Vagno, vice parroco di Potenza, che la morte di Elisa Claps, l’ha vinta davvero, ignorando d’aver visto molti mesi fa, il suo cadavere mummificato nel sottotetto della sua casa di Dio. Penso a Cristo che fa alzare Lazzaro, che gli ordina di camminare, e poi al suo messaggero che ritrovandosi davanti a un cadavere è capace di un gesto pietoso: riporre gli occhiali accanto al corpo, per poi girare le spalle, andandosene fischiettando.

Ci diranno che è solo un uomo, e come tale fallace. Ci diranno che è sua la responsabilità e la debolezza. A lui basterà confessare non tanto di fronte alla legge (chi se ne frega?) quanto davanti a Dio per essere perdonato. In fondo non l’ha uccisa lui, l’ha semplicemente lasciata là a finire di marcire, ma con gli occhiali ben riposti.

"Come Gesù è stato annunciatore dell'amore di Dio Padre, anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo …” ha detto il Papa. Peccato che lo abbia fatto così in ritardo e don Vagno non ne abbia potuto approfittare! Se solo l’avesse saputo, caritatevolmente, avrebbe potuto dare un po’ di conforto a una madre, a una famiglia intera, che per diciassette lunghissimi anni ha dovuto vivere sperando di potersi ricongiungere alle ossa della loro figlia, sorella.

In fondo, cosa sono diciassette anni, rispetto all’eternità?

Rita Pani (APOLIDE APOSTATA)


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