2.28.2010

 

Il tuo polacco di chiama Piotr


Sarebbe bello, domani, sentirci tutti stranieri in Italia. Non dovremmo faticare tanto, dato che molti di noi da tanto hanno difficoltà a riconoscersi italiani, ma domani, il senso dovrà essere diverso. Per una volta, potremmo sentirci orgogliosi della nostra estraneità che si andrà ad unire a quella di chi, straniero, lo è davvero.

Vincere il razzismo è un’impresa ardua, tanto quanto lo è abbattere l’ignoranza che sta alla base dell’essere razzisti, ma ci si può provare non solo aderendo o partecipando allo sciopero di domani, ma evitando e combattendo anche i “piccoli” razzismi quotidiani. So che è difficile in un paese come l’Italia, che del razzismo e della xenofobia ha fatto l’arma vincente per andare al governo; ma difficile non è impossibile.

Per comprendere quanto possa apparire vincente l’istigazione al razzismo, da parte di questo governo, basti pensare che per parare la marea di melma fatta di corruzione, ladrocinio, mafia e malaffare che avrebbe potuto seppellire questa abominevole classe dirigente italiana, il tizio del consiglio ha ricordato al suo popolo che “la sinistra vuole aprire le porte agli stranieri.” Forse appare minimo utilizzare l’altrui disperazione come spauracchio per una massa informe di cittadini in catalessi, ma dobbiamo ricordare il resto.

Il resto è la storia recente, fatta di leggi razziali, di segregazione nei CIE, di sfruttamento e schiavitù, di diritti umani calpestati, di migliaia di donne, uomini e bambini morti in silenzio, inghiottiti dal mare, essiccati dal sole nel deserto libico. Vite umane spese al pari di merce di scambio: la parvenza di tranquillità per un popolo che non vuol vedere, contro la promessa di un’autostrada o un mutuo ventennale da pagare a Gheddafi.

E come per tutte le cose, per cambiare, bisogna partire dalle piccole cose: il linguaggio per esempio. Sarebbe bello, per esempio, se si smettesse di affibbiare alle persone che lavorano per noi, o con noi e che spesso ci abitano accanto, nomi comodi e di fantasia. Non è possibile che tutti i senegalesi si chiamino Giuseppe, Giovanni o Gigi; quando va di lusso Mustafa. Impararne il nome – anche se a volte è davvero impossibile da pronunciare – è un primo passo importante. Mi piacerebbe sentire un giorno, la signora che mi dice spesso quanto sia bravo “il suo polacco” a potare le piante da frutto, dirmi che “per fortuna ha incontrato Piotr, che è un ottimo potatore”. Sarebbero davvero piccole cose, che però potrebbero portarci a quelle più grandi, quella sorta di necessario “razzismo al contrario”, teso ad isolare il diverso – da noi tutti stranieri anche in patria – a metterlo in minoranza. Segnare il confine tra la loro bassezza e la nostra civiltà.

Dichiarazione universale dei diritti umani:

Articolo1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Rita Pani (APOLIDE STRANIERA)


2.27.2010

 

Che la sua legge sia uguale per tutti

La legge è uguale per tutti. Non sono viola, ma se avessi potuto questo pomeriggio ci sarei stata anche io. Senza illusioni, naturalmente, ma con ostinazione.

Perché mi ricordo una puntata di Anno Zero di nemmeno tanto tempo fa, in cui lo scrivano di leggi per il tizio del consiglio, sbraitava che il suo padrone non mirava alla prescrizione per il processo Mills, dove è imputato di corruzione. Oggi l’avvocato si dichiarava stupito del fatto che i giudici talebani non avessero rimandato, fino a prescrizione, il processo - che tanto ormai non ha più senso portare avanti – in quanto i tempi ormai son chiari, e prescrizione sarà.

Sempre perché la legge è uguale per tutti, per l’udienza del primo marzo, avvisa il collegio difensivo di Palazzo Chigi o Grazioli, il tizio corruttore si avvarrà del legittimo impedimento. Eppure giusto ieri, il malavitoso “pretendeva l’assoluzione”. Gliela darà minzolini, tanto, e avrà più valore di quanto non ne abbia una sentenza di un tribunale italiano.

Tempo fa iniziai a scrivere dell’idea avuta da un carissimo Compagno e amico, il quale durante uno dei nostri incontri di chiacchiere, vino e sigarette, spiegò a noi che lo stavamo ad ascoltare con attenzione, che forse un modo per spiegare a chi non ha voglia di capire, facilitato dal pensiero indotto fornito comodamente a casa dalla TV, ci sarebbe.

Ed è anche semplice: una legge di iniziativa popolare per chiedere che le leggi “particolari” approvate a favore e tutela dei parlamentari italiani, fossero estese a tutti i cittadini italiani. Lo stesso principio di “La legge è uguale per tutti”, quindi, ma non la legge intesa come quella alla quale dobbiamo attenerci noi comuni mortali, ma quelle, appunto, scritte su misura per lui.

Non solo il legittimo impedimento, ma l’assistenza sanitaria, il sistema pensionistico e ogni benefit possibile e immaginabile; la possibilità di non essere licenziato dal datore di lavoro nemmeno se sei un mafioso o un assassino, un corruttore, un evasore fiscale, un maniaco sessuale, e chi più ne ha più ne metta.

Sarebbe un buon modo per livellare, e soprattutto per spiegare, a chi ancora si illude di essere informato dalla tv militarizzata di stato o privata, che siamo andati ben oltre l’egocentrismo malato di mussolini, capace almeno di inviare mille lire e un suo ritratto alle famiglie che a lui si rivolgevano imploranti, data la mancanza del parente che tardava a tornare dalla Russia.

Bisogna essere creativi per battere questo governo, che nonostante le ultime mazzate prosegue e persegue il suo intento. Non avremo le dimissioni di un grumo di mafiosi, ma è in uscita il libro di berlusconi, l’ennesima mossa propagandistica dell’amore che vince sull’odio. Una raccolta di più di 50.000 messaggi ricevuto dal tizio dopo la farsa del duomo, quella per cui mezzo mondo sta ancora ridendo di noi. 50.000 frasette idiote e melense scritte da qualcuno che immagino, a breve, potrà garantirsi un volume nella vetrina di tutte le librerie.

Troviamo il modo di riprenderci quello che ci hanno tolto, ma – sebbene ammirevole e necessario – non illudiamoci che basti aderire ad un movimento per sua stessa ammissione apolitico, o invadere una piazza una tantum. Iniziamo a combattere allo stesso piano: non si può ripulire dalla merda, restando candidi e profumati.

Rita Pani (APOLIDE)


2.26.2010

 

Concentrato di ovvietà

Meno male, non ne potevo più di sentir chiamare i giudici “toghe rosse”. Si cambia, ora i giudici sono insultati dal tizio del consiglio con epiteti più oltraggiosi: “talebani”. Ci vuole sempre un po’ di novità, persino nell’indignarsi, sennò ci viene a noia. Anche se, devo ammettere, ho trovato molta più energia nell’osteggiare il dipendente del TG1 che ha letto una notizia scritta dall’ufficio di propaganda stampa del governo, come se ancora, nonostante tutto, i cittadini non avessero ben compreso il regime fascistoide che governa il paese. Quasi come se nutrissimo la speranza di vedere gli schiavi liberarsi.

Io sono sempre molto contenta quando il tizio si espone in prima persone, e molto di più quando sceglie di farlo stando seduto accanto a qualcuno della lega. In questo caso cota, che probabilmente per i suoi parenti più stretti, deve anche avere un senso. È piacevole pensare a un leghista (Roma ladrona, Padania ai padani) muto, che deve subire le dichiarazioni vaneggianti di un criminale megalomane, concentrato sempre e solo su sé stesso e i suoi affari legali e no. Sarebbe stato diverso se avesse promesso una bottiglia di Barbera ad ogni elettore della lega, e invece ha chiesto per sé l’assoluzione, per un processo che non si concluderà mai grazie alle leggi incivili di protezione, che gli stessi leghisti sono stati costretti a votare. Poi il povero cota si è consolato con l’ennesimo falso attentato, ma non c’era la TV e quindi non ha valore.

Mi piace perché la lega è nata proprio in seguito al primo crollo della Repubblica italiana dovuta al conclamato sistema di tangenti e ruberie e si è moltiplicata cavalcando l’onda di “Roma ladrona”. Vederla oggi banchettare con i nuovi ladri, più avidi, ingordi ed esperti dei loro maestri – sarò pessima – lo trovo davvero godibile.

Per essere totalmente bipartisan, ammetto di trovare un certo godimento anche nelle risposte delle altre forze politiche, alle esternazioni idiote e irresponsabili di quel tizio che hanno mandato a governare l’Italia come fosse cosa sua. Casini per primo, capace di non dire nulla di intelligente millantando una stupidità assai inferiore di quella davvero posseduta. Uno che è riuscito a pagare per farsi coniare lo slogan “L’estremo centro” tanto furbo non deve essere.

Poi c’è Bersani, che in risposta a una domanda sulle asserzioni criminali del tizio del consiglio, riesce a dire che “una persona per bene, cerca di ottenere l’assoluzione e non la prescrizione.” Lui sì, una faina! Sicuramente l’italiota di Voghera capirà la sua fine allusione.

E alla fine mi sono domandata con molta mestizia: “Ma è possibile che in Italia l’unico che non sembra tanto sveglio, debba essere quello che dice la cosa più sensata?” Ho sentito sempre e soltanto Di Pietro dire l’ovvietà che manca nella politica da cronaca nera dell’Italia: “Accertato che c’è stata corruzione, berlusconi si deve dimettere.”

Accertato che siamo in mano a una cosca mafiosa dedita al crimine e al malaffare, perché “le basi” non chiedono le dimissioni del governo tutto intero? E non le opposizioni – sarebbe troppo facile – ma quelli che ancora credono che basti incarcerare un negro, o chiudere un campo rom per avere salva la vita.

… Lo so, è ovvio pure questo: perché sono leghisti oppure fascisti.

Rita Pani (APOLIDE)


 

1999 o 2000?

Leggete bene: “Condanna annullata all'avvocato: la corruzione da parte della Fininvest è avvenuta a fine '99 e non a inizio 2000. Confermato il risarcimento a Palazzo Chigi.”

Stanno così le cose. E le sentenze vanno rispettate. Mills è stato corrotto da berlusconi, ma il reato è prescritto perché durante i tre gradi di giudizio, nessuno si era accorto che il reato era stato commesso nel 1999 e non nel 2000. Fa ridere? No. Quel che mi fa sbellicare è che Mills, per essere stato corrotto da berlusconi, (il tizio del consiglio), dovrà risarcire la presidenza del consiglio (con a capo lo stesso corruttore) di 250.000 euro.

È normale, in Italia può accadere. In fondo berlusconi aveva pagato a Mills 600.000 dollari per tacere, e quindi se pure ora rende 250.000 euro, che sarà mai? Infatti Mills si dichiara soddisfatto della sentenza, forse perché pensa che il suo corruttore, alla fine, un po’ di sconto glielo farà, e se non uno sconto almeno un giroconto.

Tipo: “Hallo Mills, sono silvio, senti … ti ho appena fatto un bonifico di 250.000 euro per pagarmi il danno di immagine … non sia mai che ci debba rimettere di tasca … non preoccuparti, tanto poi rientro della cifra … alla prossima catastrofe, oppure facendo finta di fare un ponte, o anche con qualche centrale nucleare.”

Che brutto film sta diventando la nostra storia! Peggio di uno di quelli che faceva credere che Alvaro Vitali fosse un attore, perché Edwige Fenech faceva vedere le tette. La storia dei paradossi che ci lascerà solo macerie da raccogliere, e molte più di quelle dell’Aquila.

Rita Pani (APOLIDE)

2.25.2010

 

Soccorso Rosso


Mi piacerebbe che bastasse il titolo a spiegare il tastino “donazione”. Mi piacerebbe dirvi che l’ho fatto con serenità e a cuor leggero. Ma mentirei.

Mi sento dire spesso “grazie” per quello che scrivo, e in questi giorni, come già mi è capitato di scrivere, io avrei voluto ringraziarvi uno per uno, “per i vostri ringraziamenti.” Sapere di avere con voi un appuntamento quotidiano mi ha aiutato ad alzarmi ogni mattina, a navigare a vista nella selva degli annunci di lavoro, a non demordere di fronte alla miseria umana che ci circonda, … e ancora proseguo e proseguirò.

Ma inizio a temere di poter perdere anche quest’ultima occasione di partecipare a Resistere, a combattere, se pure con la parola, contro l’imbarbarimento che ci opprime. E allora sì, mi sentirei davvero fallita.

… Se volete, se potete … se come me sapete quanto può essere difficile, a volte, la vita.

A pugno chiuso, e testa alta,

R.


 

Va, distruggi il male ... va

L’ho visto per un momento, ieri, quel tizio del consiglio esibirsi in televisione. Prima delle idiozie che diceva – che sembrava di essere nel 1918 quando il Piave mormorava che non passa lo straniero – mi ha colpito il suo aspetto. Avete presente le signore che hanno passato gli ottanta con gioia? Io le amo, quando insistono a imbellettarsi le labbra, e le tracce rosse del rossetto, vanno a colmare rivoli di rughe. Loro mi mettono allegria, perché ci tengono alla vita. Fanno tenerezza. Ecco, così mi è sembrato il volto ormai deforme e colorato di quel tizio, ma a differenza di una nonna che non s’arrende, mi ha procurato un fastidioso senso di repulsione.

Appare così, truccato peggio di una vecchia puttana, come se fosse il capo dei capi della protezione civile, pronto a fermare con le sue mani, la frana che sta demolendo il sistema mafioso italiano. È il suo modus operandi, non tanto per tranquillizzare gli italioti confusi, quanto per mettere una pezza ai suoi rapporti con la lega. Il leghista medio, quello che sposta i mattoni con abnegazione e serietà, che davvero lavora e campa la famiglia, quello che non conosce nulla se non faticare per guadagnarsi il domani, mal sopporta di sapere che in fine a governare non è né il suo bossi, né il suo maroni, ma un grumo di malavitosi al soldo delle mafie; e le mafie – ne sono convinti i leghisti – sono roba da sud.

Eccolo allora, con accanto una delle sue scimmiette ammaestrate, e fatte ministre, tentare di riportare la pace in Padania: «La sinistra vuole spalancare le porte ai cittadini stranieri, vuole un'invasione di stranieri perchè pensa che si possa cambiare il peso del voto che ha visto la vittoria dell'Italia moderata». Come a dire, al leghista di Voghera, che il problema è sempre quello: il negro. Il negro è più negro della mafia, della camorra e della ndrangheta. Aspettiamo qualche giorno, e troveremo sui giornali qualche ragazza violentata dal nord africano, qualche villa assaltata dagli slavi. Fa parte del “gioco”, della politica, della campagna elettorale.

«Siamo già tutti sottoposti al controllo dei telefoni - aggiunge il premier - È oggi è uno stato di polizia. È un sistema barbaro». Questa invece la perla per tutti gli italioti. Non pare grave il fatto di essere ormai consci che la mafia non è più Totò u curtu, o Pasquale Barra detto o’animale, ma bensì dell’utri il senatore e cosentino o’americano che siede accanto alla cassaforte dell’Italia. È grave, secondo il tizio, che le telefonate che ce lo possono raccontare siano di dominio pubblico. L’italiota prenderà per sé solo il timore di essere intercettato mentre al telefono dice alla moglie di gettare la pasta, o all’amante parole dolci in memoria dei minuti appena rubati.

Poi, sebbene inespressivo, il tono della voce cambia – vorrebbe farsi serio – e si trasforma in condottiero chiamando “i suoi” a farsi esercito del bene contro il male, i paladini dell’amore che vince l’odio, che avranno il compito di spiegare ANCHE A ME, che cosa ha potuto l’amore. Che cosa ha fatto.

E credetemi, ho molta speranza. Fossi capace pregherei Dio di darmi questa immensa opportunità: trovarmi di fronte un soldato paladino dell’ammmore che mi viene a spiegare cosa ha fatto il suo Re. Oh che bel sogno! Che desiderio …

Rita Pani (APOLIDE)


2.24.2010

 

Gli italioti e il sesso

Lo sapete no? Ho bisogno di buone notizie, e oggi ringrazio Repubblica per avermene offerto una, insieme al caffè.

Vinto il terrore psicologico della crisi economica, superato il timore di avere la mafia al governo, da domani sarà possibile convincersi che nemmeno l’imbarbarimento dei costumi è un nostro problema; grazie a uno studio sociologico che ci spiega come la sessualità degli italiani, non sia stata corrotta da un ventennio di nani, puttane, e ballerine.

La prima buona notizia, in controtendenza con ciò che saremmo portati a supporre è che “il matrimonio non è la tomba dell’amore” ma anzi, chi vive in coppia tromba assai più di chi non viva solo. (Da non credere!) L’altra ottima notizia emersa dallo studio, che mi ha lasciato stupita e liberata, è che “finalmente non si tromba più solo per procreare, ma anche per piacere.”

Sono sempre grata a chi impegna il suo tempo e la sua energia per produrre studi di questo tipo, che colmano il vuoto del nostro poco sapere. Apprendere da una ricerca sociologica che gli italiani si fanno le seghe, (senza aver più paura di restare ciechi o pieni di bubboni verdi sul viso) mi ha emozionato come l’avvio dell’acceleratore di particelle.

Certo si evince che l’uomo (inteso come maschio) ancora confonde il piacere della donna con l’orgasmo, e qui gli studiosi, rivelano qualcosa che si stenterebbe a credere: “nove maschi su dieci pensano che le compagne raggiungano sempre l'orgasmo, ma se lo chiedi a queste, è vero solo per sette su dieci. Se la matematica non è un'opinione, qualcosa non va; infatti, a domanda diretta, due donne su tre ammettono di aver simulato ogni tanto l'orgasmo.”

Insomma, una lettura che potrei anche decidere di non risparmiarmi, questo "Rapporto Kinsey italiano", una sorta di favola bella, da leggere per stupirsi, e che forse avrei dovuto leggere qualche tempo fa. Per esempio chi mai avrebbe potuto sospettare, che per mantenere insieme una coppia, bastasse che la donna la desse all’uomo ogni volta che egli ne faceva richiesta, magari avvolgendola in mutande croccanti come carte di caramelle? E chi avrebbe mai detto che portare sulla testa due metri e mezzo di corna può essere fastidioso? E che dire del fatto che una donna mal sopporta di sapere che il suo uomo va a puttane?

Sono quelle cose a cui la mente semplice delle persone, difficilmente arriverebbe a comprendere se non ci fossero tanti sociologi pronti a sacrificarsi per noi.

L’ultimo dato che mi pare giusto citare è quello inerente il sesso orale. Pare non essere più un tabù, e che lo si pratichi da almeno sessant’anni, ma in maggioranza all’interno della coppia consolidata. Soltanto il 5% “lo compra”. La cosa che non emerge dallo studio sociologico, è che a volte chi lo vende diventa ministra. Ma questa è un’altra storia.

Rita Pani (APOLIDE scienziologa)


2.23.2010

 

Malavita democratica

In effetti, mancava il riciclaggio di denaro sporco tra le azioni compiute da questo governo del fare. Oggi lo abbiamo, con l’ennesimo senatore malavitoso del pdl, per cui si chiede l’arresto. Si vocifera addirittura un interessamento diretto della ndrangheta, e in epoca di par condicio, mi sembra anche una buona cosa. È la prova della tenuta di una democrazia ormai matura, dove tutte le associazioni criminali, sono equamente rappresentate in Parlamento; non soltanto la mafia e la camorra.

Non sto facendo della facile ironia, è un dato di fatto. Come è un dato di fatto che il governo che tutela gli interessi delle cosche mafiose, nei più disparati livelli, è lo stesso che da giorni ci promette meno corruzione, più norme e addirittura liste elettorali prive di criminali. Volendo ci promette anche di più, se consideriamo l’intento e l’urgenza con le quali lo stesso governo, s’impegna a mettere mano alla costituzione, per traghettare il paese verso la modernità.

Non mi crea alcuno stupore quindi, l’invito del Presidente della Camera, che forse ha scordato di essere parte integrante del partito di maggioranza, che potrebbe finire per riunirsi nella sala mensa di un carcere. Non mi crea nemmeno stupore la leggerezza quasi divertita, con la quale ormai quotidianamente, apprendiamo dai giornali di uno scandalo oppure di un altro, di una richiesta d’arresto, di dimissioni presentate per convenzione, e respinte sempre con decisione.

Quel che mi stupisce, è non aver mai sentito nessuno delle opposizioni chiedere a gran voce le dimissioni di un intero governo, palesemente al servizio di una lobby di malavitosi. Anzi, ogni volta che si parla di riforme costituzionali, tendono ad aprire piccoli varchi di luce, con promesse di discussioni, di convergenze, di disponibilità al dialogo. E da quando, di grazia, si dialoga con la malavita? Questa era un’operazione che in altri tempi e in altri contesti, forse, avrebbe potuto fare don Vito Ciancimino.

Per fortuna, tutto sommato, qualcosa in Italia si muove e questa mattina, anche Montezemolo, ha espresso concetti condivisibili come per esempio: “Eppure la politica ha certamente una precisa responsabilità: quella di non avere introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello stato.” "il compito di una politica alta e responsabile non può che tornare ad essere quello delle riforme, del profondo senso dello Stato e del suo buon funzionamento, della ricostruzione di un tessuto civile dove il malaffare sia l'eccezione e non la regola della mediazione".

Che sia che ci siamo trasferiti tutti in Svezia, e non ce ne siamo accorti?

Rita Pani (APOLIDE)


2.22.2010

 

Terribile incidente

Sentivo due vecchi raccontare un fatto accaduto qua vicino, ma non so dove. Un uomo ha lasciato la macchina in folle ed è sceso per chiudere il cancello. L’auto si è mossa lungo la discesa e lo ha ucciso. “Una disgrazia” ha detto un uomo all’altro. Un terribile incidente.

E si sa, le cose capitano, un incidente, una disgrazia, per fatalità e a volte, persino per involontaria responsabilità dell’uomo.

Leggo sui giornali che anche in Afghanistan c’è stato un terribile incidente, per il quale il comandante in capo delle forze alleate di occupazione pacificatrice, McChrystal, si dice profondamente rattristato. Durante un attacco aereo di pacificazione democratica, un convoglio è stato disgraziatamente attaccato uccidendo 33 persone umane, tra le quali anche donne e bambini. Non è colpa di nessuno, sebbene presto sarà avviata un’inchiesta pro forma. La responsabilità della strage accidentale, potrebbe essere imputata al fato. I tre minibus spazzati via dalle bombe intelligenti e pacifiche degli americani, erano sospetti.

Il comandante McChrystal, comunque tiene a ribadire che il compito delle forze internazionali di pace, è quello di proteggere la popolazione civile, e che “questi errori” minano la fiducia degli afghani.

Ma anche la guerra ormai ci ha addomesticato, forse perché l’abbiamo sempre vissuta come una realtà virtuale, e gli incidenti non si contano più a meno che siano così tragici da non poterne fare a meno. Quando all’inizio ci prospettarono la prima guerra teletrasmessa, le notizie conservavano un po’ di pudore per cui un bambino dilaniato da un ordigno era chiamato “effetto collaterale.” Ancora persisteva quel poco di vergogna rispetto al gesto atroce dell’uomo sull’uomo. Ora che siamo evoluti nella barbarie, ci considerano abbastanza “adulti” da poter far spallucce davanti a un “tragico incidente”.

Da quando abbiamo abdicato alla nostra umanità, viviamo tutti un po’ più sereni. Così sereni che non ci verrà più in mente di scendere in piazza per chiedere di non essere complici in guerre d’occupazione. Così sereni da non sentire più l’urgenza di chiedere di vivere in pace. Così sereni che il comandante in capo degli assassini di 33 persone possa essere anche il “Premio Nobel per la Pace.”

Rita Pani (APOLIDE)


2.21.2010

 

Amenità domenicali

Potevano essere giorni pesanti con l’indignazione per la finale del Festival di San Remo, che pare abbia fatto arrabbiare la maggioranza degli italiani, al punto di provocare la nascita di movimenti spontanei per la salvaguardia della canzone italiana. Il fatto è che io proprio non ne so nulla, se non quelle poche cose che, volente o nolente, ho appreso dai giornali. Per esempio sembra che ci sia molta soddisfazione a La Maddalena, per la vittoria del pupazzo di maria de filippi: “quasi una riscossa rispetto al G8”. Ho letto anche che Bersani è stato contestato. Lì per lì mi è anche un po’ dispiaciuto, in fondo, pensavo, a me Samuele Bersani piace come cantante. Poi però mi sono ricordata della potente macchina del PD, in trasferta sanremese per stare accanto ai gggiovani, e mi sono ripresa. Ho letto che il pubblico era davvero inviperito per il risultato di quella scimmia nullafacente del principe de noantri, e che avrebbe voluto fischiare in modo bipartisan anche il ministro ligure scajola, ma sono intervenuti dei figuri ad ingiungere al pubblico di smettere (forse con la minaccia di foto segnalazione nella scuola Diaz più vicina). Sempre per mantenere il regime di par condicio, ho saputo che il terzo classificato è un pupazzo che viene fuori dalla fabbrica di mostri di Rai 2. L’unica cosa che ho visto (su Repubblica TV) è stata la falsa contestazione di un’orchestra sorridente che lanciava per aria gli spartiti. Complimenti, proprio di grande effetto.

Insomma, ho studiato.

Ora però, lasciamo da parte le cose serie e torniamo alle facezie domenicali, che ogni tanto non guasta alleggerire un po’ il clima – e lo dico anche per me.

Il giullare del consiglio, in piena foga propagandistica annuncia che "nelle nostre liste non inseriremo nessun personaggio che sia compromesso in modo certo". Tradotto in italiano, per gli italioti significa che nemmeno dell’utri è compromesso in modo certo, dal momento che la certezza della colpevolezza di un reo, è stabilita dopo tre gradi di giudizio. Come non sapranno gli italioti, il tempo necessario per aver “certezza” a volte, anche grazie alle leggi scritte dagli avvocati dell’imputato del consiglio, è così lungo che i reati cadono in prescrizione. Semplificando, dall’italiano all’italiota, state certi che i compromessi, i ladri, e i corruttori, le mignotte, le igieniste, le ballerine e il geometra, saranno candidati alle prossime elezioni.

E dopo San Remo, San Fratello, amena località sicula sorvolata in elicottero da bertolaso dopo le frane e gli smottamenti. E come se stesse al bagaglino, il capo della protezione civile italiana, in odor di ministero continua a dire: “Su di me fango.” E porca miseria! Certo, d’altronde come recita l’antico adagio: “Chi va al mulino s’infarina.”

Comunque rassicura: “Lo stato c’è e ci sarà.” Come all’Aquila.

Rita Pani (APOLIDE)


2.19.2010

 

Miracoli preelettorali

Però un po’ è vero che è il governo dei miracoli. Di solito avvengono sempre in periodo preelettorale, e durano quanto un sospiro. Il miracolista finale è sempre lui, capace persino di farmi ridere, in queste giornate grigie di pioggia. Credo che ad oggi, nulla sia stato più divertente di leggere le dichiarazioni del plurinquisito del consiglio, il corruttore per antonomasia, con le quali promette pene più dure per i reati di corruzione. Non so perché ma il paragone, per me, resta sempre Pacciani. Ecco, per me è come se il mostro di Firenze, diventato ministro per la famiglia, avesse garantito l’evirazione per i violentatori.

Non male nemmeno la promessa del miracolo della pulizia e della legalità istituzionale, in un momento in cui persino l’ultimo garzone di Palazzo Chigi, si sente in dovere di tornare a casa la sera, portando via con sé almeno una risma di carta o un blocchetto di post-it. Niente malavitosi nelle liste elettorali. S’è offeso persino cosentino o’ammericano, che si è sentito in dovere di fare finta di dimettersi. Dimissioni ovviamente non accettate dal padrino del consiglio.

È il periodo dei miracoli, canterebbe Lucio Dalla. Per quasi due anni in Italia sembrava essere scomparso lo smog, ma d’improvviso e solo dopo qualche denuncia da parte di qualche cittadino ormai con la salute fottuta, torna lo smog bipartisan, e il nord fermerà le auto per un’intera domenica. Avreste dovuto sentire formigoni, tutto eccitato, dire davanti a un microfono, col sorriso sulle labbra: “Milano è meno inquinata di Londra!” … che culo!

Il miracolo elettorale fa sì che le figlie vadano in aiuto al padre – succede sempre – e a loro dà voce il megafono della propaganda: il TG1. “Il fango non ti sporcherà.” Tranquilla, figliola, verrebbe da dire: papà il fango lo vede dall’elicottero. Ma chi non si commuoverebbe davanti a una figlia che giura sulla purezza del padre? Lo fece anche la figlia di Totò Riina, una volta, ma il popolo per bene inorridì. Come si permetteva, la figlia di un mafioso, di essere affezionata a suo padre? Certo c’era differenza, i mafiosi uccidevano e speculavano, i vertici della protezione civile non uccidono. I morti su cui speculare li hanno gratis, un dono di natura.

Rita Pani (APOLIDE)


2.18.2010

 

L'Italia è una struttura piramidale

Tant’è che questa mattina, quando ho letto che il tizio malavitoso del consiglio, candidava letta al Quirinale, mi sono chiesta: “E mò, chi ha ammazzato questo?” Insomma, se per essere sottosegretario devi essere mafioso, se per essere ministro devi aver rubato milioni o essere stata nel letto del re, davvero pensavo che per fare il Presidente della Repubblica (prossima ventura), ci volesse almeno un omicidio in curriculum.

Mi ero sbagliata, per fortuna. Era tutto assai meno grave di quanto avessi immaginato. Si tratta delle ultime limature al nuovo sistema Italia, “Stato S.p.A.” che nemmeno dovrà condurre dalla stanza dei bottoni, ma con una più comoda carica di senatore a vita, che gli permetterà di dare ordini ai sottoposti anche solo telefonicamente, mentre continuerà a fare provini per le ministre, deputate, consigliere comunali o regionali, future.

L’Italia cambierà l’articolo uno della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica a struttura piramidale, al cui vertice siederà berlusconi o il suo legittimo discendente.” Tutto il resto non conta, e ne siamo coscienti, tal volta persino complici. Basta vedere negli anni l’assortimento delle liste elettorali, dopo la riforma della legge “porcata” elettorale, che nessuno si azzarda a cambiare. Finiti gli avvocati, i medici, i mafiosi, le ballerine e le amanti, si è passati al geometra di fiducia, l’igienista ballerina, e chissà magari un domani troveremo in parlamento anche la massaggiatrice, l’esperta in eventistica danzante (sic!), la cuoca, la cameriera, l’addetta al montaggio e smontaggio della coroncina di sughero reggi capelli.

Più si sarà vicini al vertice della piramide e più si avrà potere, per cui si potranno candidare i figli, e i parenti affini fino al terzo grado di parentela, l’autista, il giardiniere di fiducia e magari anche lo stalliere.

Stesso sistema rodato ormai da anni nei consigli regionali, dove si applica un concetto assai approssimativo di “federalismo”, che prima o poi si paleserà sempre più simile a una sorta di “affiliazione” alla piramide madre. I casi sono tanti, e il più emblematico in Sardegna – la mia terra – messa in mano da conterranei dementi, al figlio del commercialista del capo piramide.

E a proposito … pare che il re sia molto risentito contro i comunisti che divulgano le intercettazioni telefoniche, dice che è una vergogna.

Siccome io penso, al contrario, che sia una vergogna fingere ancora di non sapere … leggete

Ma la più bella del giorno, in questo patetico paese delle banane ormai putride, è questa:

Il coordinatore del Pdl, sandro bondi, assicura che nelle liste del suo partito alle regionali ci saranno solo candidati di «provata moralità e competenza». «Stiamo lavorando con l’onorevole La Russa e l’onorevole Verdini». Apcom del 17 febbraio 2010

Rita Pani (APOLIDE che si modera)


 

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Non ci si può esimere dall’essere ottimisti, e anche noi rosse cassandre disfattiste e invidiose, quando è tempo dobbiamo fare un passo indietro, un inchino e tanto di cappello. Non so da quanto non si leggeva sui giornali italiani un dato positivo al rialzo. Sempre il meno davanti ai numeri a farci incupire sempre più. Oggi finalmente balza all’occhio quel +229% e in un solo anno, e nemmeno un applauso, nemmeno una ola. Di tanto è aumentata la corruzione, in un solo anno e si stima che solo la Colombia abbia saputo far meglio. Ma siamo un popolo che reagisce, e con un altro intero anno di sistema berlusconi, non è escluso che riusciremo anche a salire sul gradino più alto del podio.

Messe da parte Monica e Francesca, la cervicale di bertolaso, le ragazze russe che sanno anche parlare, resta la mafia e un altro milione di euro che pioverà in Sicilia, senza sapere chi, mentre franavano le montagne si stesse sfregando le mani.

Per chi ha letto il resoconto dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, sarà facile comprendere, per gli altri resterà il catechismo, che narra la storia di trappole e mire eversive, delle toghe rosse e dei miracoli aquilani, che ora si sa, potrebbero anche stati resi possibili dalla mafia stessa.

Non si può non essere ottimisti, in un paese in cui il capo della protezione civile lascia il parlamento durante i lavori, per recarsi in elicottero in Calabria, e dove una televisione di stato gli affibbia il cronista personale, che lo seguirà ovunque per mostrare al popolo le sue gesta. Ovunque, tranne che al centro massaggi, ovviamente.

E quel 229 resta là, appeso insieme alle altre vicende italiane, a fare da sfondo alla nuova campagna elettorale, quasi ignorato perché la storia sta insegnato che per essere colpevole devi aver rubato, e poco, per fame.

E così, nel giorno del positivismo, lo stesso in cui la corte dei conti ci spiega l’incremento della corruzione e del malaffare, in Val di Susa si combatte per evitare che l’ennesima ruberia devasti un territorio, e chi resta a terra è solo un ragazzo, massacrato dalla polizia.

Ed è difficile non pensare alle parole di bertolaso, che si dichiara vittima del sistema, quasi un alluvionato dalla tragedia che sta vivendo. Non si può fare a meno di ricordarlo mentre vola in Calabria a risolvere altri guai arrecati dall’uomo. Loro sono eroi, servitori dello stato, uomini del fare miracoloso, mentre i 300 di Val di Susa, saranno invece ricordati come i facinorosi appartenenti al partito del NO, quelli che con le loro battaglie ostacolano la crescita del paese, impedendo che circoli il danaro per le infrastrutture. Comunisti.

Rita Pani (APOLIDE)


2.16.2010

 

Lo amavo proprio Berlinguer


Oggi mi è capitato di vedere una vecchia foto del sorriso di Berlinguer; sono stata a lungo a fissarlo. Era un sorriso rassicurante, aveva uno sguardo deciso e sereno. Certe volte mi serve di ricordare, e allora vado a rileggere le trascrizioni dei suoi comizi, meglio ancora rivedo i filmati, e nonostante siano passati troppi anni ormai, la sua voce mi resta ancora familiare. Come tutti i comunisti ho amato molto Berlinguer, ed è un amore imperituro.

Sono nostalgie che mi assalgono spesso, soprattutto quando più pressante si fa la campagna elettorale e sempre più mi domando se la mia mano sarà capace di fermarsi a una sola “ics”, o si farà vincere dalla tentazione di scrivere ancora e ancora, tutto il peggio che il cuore mi dice e che possa stare sulla scheda.

Quando c’era Berlinguer, noi mangiavamo bambini e avevamo tre narici. I fascisti erano fascisti ma non si azzardavano a esporre le loro icone maledette e proibite dalla legge (legge 20 Giugno 1956 n° 645 attualmente ancora in vigore). Oggi abbiamo Bersani, ma è a San Remo per il festival, perché dice che è importante stare in prima fila con i giovani, e i fascisti regalano i calendari di mussolini, per aggiudicarsi un voto.

Poi ci sono i comizi, e il tizio malavitoso del consiglio li fa in televisione. Si presenta non più a promettere posti di lavoro a milioni di cittadini, ma a promettere impunità per tutti. I comunisti ora vogliono le tasse, vogliono rimettere l’ICI, tassare i grandi patrimoni, tracciare il danaro così che non si possa più evadere il fisco allegramente, bloccare l’abusivismo edilizio. Oggi questo tizio non ha nemmeno più bisogno di promettere pane agli affamati, e nemmeno brioche; oggi promette direttamente caviale. Spazi verdi e abusi edilizi per tutti coloro che se li possono permettere. Gli altri non contano, lobotomizzati ripeteranno a loro volta la filastrocca: “volete rimettere l’ICI…”

A me è successo; ho avuto la fortuna di sentirmi fare questa obiezione. E come ve lo racconto l’orgasmo provato quando ho ribattuto: “scusa, ma tu non stai in affitto?” Piccolezze e digressione, perdonate.

Berlinguer smetteva a volte di sorridere, e si faceva serio, con le rughe attente intorno agli occhi, con i suoi capelli che sembravano essere liberi di andare, come se ci fosse sempre vento.

Oggi tutti sorridono, e hanno le bocche piene di denti. Sorridono tutti allo stesso modo dai manifesti che deturpano le nostre città. L’esercito dei cloni privi di carisma e personalità, che promettono rastrellamenti di negri, sicurezza, famiglia, fatti, e meno tasse. Il lavoro non è più importante, la scuola non c’entra più, la sanità chi se ne frega. Delle addizionali IRPEF non ne parla mai nessuno, nessuno ti promette di abbassarla, tanto chi la paga è solo il lavoratore dipendente, per gli altri ci sarà un condono prima o poi.

Ha detto il tizio sorridente del consiglio che la sinistra ci fa sfigurare nel mondo. Lui invece lo amano anche in Germania …

E mentre scrivo mi passa la voglia, perché vado lunga, divento noiosa persino a me stessa. Mi ricordo Berlinguer, ma non mi ricordo se poi lui c’era andato a San Remo. Forse però, no.

Rita Pani (APOLIDE che senza il P.C.I. non vota)


 

Chiedo a voi.

Ciao a tutti,
dato il periodo non troppo facile e felice, in molti mi hanno consigliato di aggiungere l'AdSense(*) a questo blog. Sapendo però quanto esso possa essere fastidioso, ho pensato di chiedere a voi un parere.
Che mi dite? Fatemi sapere, anche privatamente scrivendomi una mail
grazie!
R.

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2.15.2010

 

Tira più un pelo di f ...

Per carità! Che altro ci sarebbe da aggiungere su tangenti, mazzette, appalti truccati, nepotismo, favoritismi, ladrocinio, malcostume, malavita, mafia, sopruso, malgoverno, malaffare? Davvero nulla, ormai ne siamo pieni fino alla radice dei capelli.

Quello che mi stupisce delle intercettazioni che ancora abbiamo la fortuna di leggere, è il linguaggio di coloro che a vario titolo sono stati delegati all’amministrazione delle nostre vite. A volte, leggendo, ricordo le intercettazioni ambientali fatte a casa di Pacciani, e in confronto il contadino maniaco di Mercatale, mi sembra un nobile decaduto. Lui dava della “diavola” alla moglie e pregava Dio.

Peccato che così presto siano state distrutte le intercettazioni telefoniche tra saccà e il maniaco sessuale del consiglio; noi curiosi e amanti della semantica, avremmo avuto molto su cui riflettere. Quel che è trapelato era assai poco, s’intuiva solamente che la donna, per certi esseri, non è altro che un pezzo di carne appesa al gancio dal macellaio, che con la luce giusta sembra essere magra, sanguinolenta e senza nervature.

Poi venne il tempo di Patrizia, capace puttana, che riuscì anche a far credere all’italiano medio che un vecchio bavoso potesse essere in grado di “far male”. Memorabile la frase “all’inizio mi hai fatto male”. Nel mio cinismo avanzato, mi sono sempre domandata chi dei due fosse più cretino: lei che ultra quarantenne fingeva di essere vergine, o lui che ultra settantenne pensava di essere messo così bene in arnese?

Ora è tempo della signorilità di bertolaso e i suoi scudieri, pronti a fornire una cavalla dai lucidi finimenti. Non solo a lui, ma anche ai sottoposti. Quindi possiamo sapere che in un albergo a sette stelle non ci dovrà andare “una stellina del cazzo, che magari nemmeno la fanno entrare”, oppure potremo sapere che Monica ha fatto vedere le stelle a bertolaso. Leggiamo e immaginiamo queste figure racchiuse tra le brume del paesaggio, col bavero del cappotto alzato, che stanno fuori dalla porta a pensare ai 500 punti che guadagnano solo perché, al di là della porta, un uomo attempato usa una donna, e che dopo andranno a ravanare i cestini in cerca dei preservativi, forse mai usati

Quelli che pensano bene, col neurone succhiato da 15 anni di berlusconismo, obietteranno che non sono affari nostri, delle puttane e dei puttanieri, delle altrui trombate, del divertimento del re. Io che penso misero, mi ricordo che la Protezione Civile S.P.A. era cosa fatta, e invece oggi è sparita dal decreto, non perché è immorale anche rubare, ma solo perché non è bello far capire alla gente che c’è chi è così sazio del nostro danaro, che una figa vale di più.

Rita Pani (APOLIDE)


2.13.2010

 

Lettera a Veronica

Cara Veronica,

con un certo stupore sento la necessità di scriverti per esprimerti tutta la mia solidarietà. Non avrei mai pensato di potermi sentire così vicina a te. Ti sono vicina perché anche io, in questo periodo, vivo le tue stesse angosce e i tuoi stessi dolori.

Anzi, in un certo senso mi sento anche un po’ più fortunata di te, non avendo messo al mondo dei figli durante questa mia lunga convivenza. Oggi come te, mi troverei costretta a combattere una lunga e costosa battaglia, per assicurare a ognuno di loro l’equa ripartizione dei miei debiti.

Sono molto contenta che i giornali tempestivamente ci tengano informati delle tue vicissitudini coniugali, aiutando tutte le donne come noi a cercare di sentirci vicine e unite nella tragedia. Proprio questa mattina, infatti, apprendendo della volontà di quel maiale di tuo marito di portarti via la casa di Macherio, pensavo a te con dispiacere, dal momento che anche io sono stata minacciata un paio di volte d’esser messa fuori da questa casa ammuffita in affitto. Ma poi la sorte mi ha detto bene – almeno una volta – e proprio oggi, il mio coinquilino ha deciso di fare i bagagli e andare incontro a nuove e più allucinanti avventure. La spartizione dei beni è sempre dolorosa, ahimè. Non riesco nemmeno ad immaginarti mentre fai memoria per ricordarti tutto ciò che possedevate in comune. Mi dispiace molto per te, e ancora una volta mi sento fortunata, non possedendo una mazza tranne una Peugeot di 6 anni, valutata 3.800 euro da Quattroruote. A lui andranno i preziosi quadri del Van Gogh de noantri, a me resteranno le icone di Fidel castro e Che Guevara. Non avendo danari per riscattare la mia metà di auto, ho pensato di tenere la parte davanti, che almeno ha il motore.

Cara Veronica, non cedere. Tieni duro. Sempre attraverso i giornali (che non ringrazierò mai abbastanza) ho letto che hai chiesto 43 milioni di euro all’anno per gli alimenti, e mi sembra una cifra ragionevole. In questo caso forse tu sei più fortunata di me, che non essendo sposata non ho nulla a pretendere. Sono contenta che tu non ti trovi come me, senza lavoro e senza prospettive. Me lo immagino quel maiale di tuo marito che ti dice: “Ma in tutti questi anni, tu hai lavorato solo un anno e mezzo, che cazzo vuoi?” Loro non hanno idea della fatica che si fa per fargli andare alle convention in ordine e con la camicia stirata, e farli trovare la cena a tavola quando tornano alla sera dal lavoro, e la casa in ordine, fare le conserve di pomodoro … Quindi, mi raccomando, non scordare mai la fatica che hai fatto per dare ordini alle cameriere, e resta ferma nella cifra di 43 milioni di euro.

… Peccato, mi stavo anche divertendo a scrivere fino a qui. Fino a quando ho iniziato a rivolgermi al giornalista – parte che poi ho cancellato – per dirgli che forse le storie di tradimento e abbandono da raccontare dovrebbero essere quelle mie e delle tante, tantissime persone come me, a cui dopo aver sacrificato parte dell’esistenza non resta null’altro che il rammarico e la delusione. Avrei detto al giornalista che se si fosse guardato intorno, forse avrebbe compreso quanto ci si possa sentire oltraggiati, sapendo come sappiamo, che mentre c’è chi si domanda se domani mangerà, o per quanto potrà fare dignitosamente ricorso al “soccorso rosso”, c’è chi lotta per spartirsi il danaro sporco accumulato in una vita sporchissima e spesso a spese di tutti noi.

Rita Pani (APOLIDE LIBERATA)


2.12.2010

 

Brevemente: a me fa schifo.

'Faremo un'eccezione per chi porta belle ragazze''

''per chi porta le belle ragazze possiamo fare un'eccezione''

Due dichiarazioni umoristiche del vostro presidente del consiglio, simpatico come una colonscopia, durante un incontro bilaterale Italia Albania.

È evidente che lui, in qualità di miglior utilizzatore finale degli ultimi 150 anni, non si sia mai posto il problema, mentre pagava per una prestazione sessuale, quale dramma si celi dietro la prostituzione albanese. È facile che non sappia quante giovani donne albanesi sono morte ammazzate nell’ultimo decennio in Italia. Non sa, perché non se ne è mai interessato, delle bambine rapite in Albania, per essere rivendute in Italia a maiali come lui, camuffate da giovani donne.

Non è da compatire, tanto meno da scusare, come fosse il vecchio nonno un po’ andato di testa, che provoca imbarazzo emettendo flatulenze a tavola. È solo un idiota, convinto davvero di poter dar fiato alla bocca senza pensare, convinto anche di essere sempre in mezzo a suoi pari, magnaccia, mafiosi e criminali, ad una rappresentazione al Bagaglino.

A me quest’essere fa schifo.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Guido non si tocca ... le pensioni magari sì

Una commedia dell’equivoco, degna di Woody Allen in “Prendi i soldi e scappa”. “Apite con calma, vi tengo sotto giro.” Oggi ci si interroga: “Avrà detto ripassata o rilassata?” Quel che si sa, e che non dovremmo sapere, è che hanno preso i soldi e non sono nemmeno scappati, anzi attendevano sorridenti di poterne prendere altri, gentilmente offerti dallo stato alla Protezione Civile S.P.A. magari in occasione di una eventuale e prossima catastrofe naturale. Ma non è importante, in molti forum le persone dichiarano la loro curiosità: “Chi sarà Francesca?” E c’è persino – manco a dirlo – chi non crede ai problemi di lombo sciatalgia del factotum del Re: “È tutta invidia!”

Tutto questo, anziché diventare un tassello del mosaico che raffigura questo stato malavitoso, finisce per essere solo un ritornello cantato fino allo sfinimento, così tanto a lungo che le parole paiono perdere il loro senso. L’invidia si aggiunge alla giustizia a orologeria, ai giudici comunisti che si dovrebbero vergognare, e il re diventa il buon padre di famiglia che al di sopra della legge impone: “Guido non si tocca.”

Poi per fortuna arriva la neve. Sembra quasi un dono del cielo, a darci una tregua dopo l’incessante pioggia di merda. Nevica a Roma, nevica qua a Narni, nevica in tutta Italia e anche le pagine dei giornali si riempiono di fiocchi e di fotografie. E devi girare di tanto la rotellina del mouse per arrivare a leggere dei farmaci scaduti e sepolti in discariche abusive nel profondo nord d’Italia, della crisi raccontata per sommi capi dall’Istat, dell’assessore milanese del pdl arrestato perché ladro e tangentista, che assai più elegante dei suoi maestri della prima repubblica anziché infilare la tangente nelle mutande la portava dentro un pacchetto di sigarette.

Come sempre ci lasciamo rapire, dalle noemi, dalle Brendone, dalle troie alla Farnesina, dalle patrizie, e si attende con ansia di dare un volto alla signora Francesca, che dubito molto possa somigliare a una lanciatrice di giavellotto della ex DDR, e concentrati come siamo nella ricerca del ridicolo, con un attaccamento cinico e sadico, non ci sforziamo abbastanza per ricercare il resto, sepolto oggi sotto la neve.

Per esempio questa dichiarazione del protettore del consiglio: "al vertice europeo ho posto il problema dell'età pensionabile, visto che c'e' l'esigenza da parte di tutti". Se non fosse abbastanza chiaro, ha aggiunto: "Le pensioni stanno pesando sempre più bilanci di tutti gli stati".

La sintesi è fin troppo semplice da fare, ma io non la farò. Non sia mai che traendo le dovute conclusioni io possa passare da invidiosa. (Per il comunismo ho fatto outing)

Rita Pani (APOLIDE)


2.11.2010

 

Ripasso

Ciao, sono stanca, sono arrivata ora. Senti, puoi mandarmi Mandingo che vorrei dargli una ripassata? Ah, no, non funziona così. Noi “atterriamo” al massimo su un divano e se siamo stanchi ci togliamo le scarpe e ci accontentiamo. Noi, quando avviene un terremoto che in meno di un minuto si porta via 308 vite, non ridiamo nel letto, pregustando il ricco piatto degli appalti truccati. Forse l’unica cosa che mi consola è di non aver ceduto alla tentazione di essere solidale inviando un euro col telefonino alla protezione civile. Sono orgogliosa di non aver contribuito a pagare Francesca, o i divani per la casa di qualche ladro, ristrutturata con i soldi pubblici, o di non aver contribuito a fornire una BMW serie 5 per un “bandito.”

Vorrei riuscire a spiegare a un berlusconiano cosa significano le parole del loro padrone, quando dice che “i dipendenti pubblici” non devono ribellarsi allo stato. Vorrei spiegargli il senso di una frase che è l’ennesimo oltraggio alla democrazia, ma poi mi ricordo che non servirebbe a nulla, perché un berlusconiano non è attrezzato per comprendere e pensare.

Sono stanca davvero, e quello che più mi spaventa è la forte comprensione che sento per chi alla fine decide di mettere fine a una vita che non ti promette nulla. Quale speranza può avere un paese incapace di reagire? Basta guardare lo sguardo vacuo dei politici che impostano la parvenza di serietà o di serenità davanti a una telecamera, ascoltare il cerchiobottismo delle loro dichiarazioni, l’inconsistenza dei loro contenuti per comprendere che siamo soli. Lo svilimento arriva quando uno si sente dire: “ Delbuono si è dimesso per molto meno” … Marrazzo si è dimesso per quel qualcosa in più, mentre il governo “blinda” bertolaso, e accusa “i dipendenti pubblici” (la magistratura) di non essere fedele al padrone al quale, tra l’altro, si deve l’instaurazione del nuovo corso erotomane sessuale.

Ora alla Maddalena si sente la disperazione degli operai sardi, assunti in edilizia insieme agli schiavi rumeni, che hanno perso il lavoro promesso, che non sanno come tornare a casa e pagare l’affitto, semplicemente perché un terremoto col suo carico di morte e disperazione, ha servito su un piatto d’argento un giro di affari assai più ricco della ristrutturazione scenografica di un piccolo arcipelago già abbastanza devastato dall’invasore, negli anni. La loro fame e la loro disperazione a causa di una “corruzione gelatinosa” che ormai nel pacchetto da rubare non può mancare di contenere una troia.

Ci sono le elezioni tra poco. Io voterò per “PIAZZALE LORETO”.

Rita Pani (APOLIDE)


2.10.2010

 

Cronaca nera

I Compagni Giudici della cellula di Firenze hanno inferto un nuovo colpo allo stato arrestando il numero due della Protezione Civile, ora presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. … Devo smetterla però di aprire così i miei post. Finirà che il TG1 mi fotte l’idea senza neppure pagarmi i diritti.

Insomma, avevo provato a spiegare giorni fa il vero intento celato dietro la privatizzazione della Protezione Civile, e la frettolosa volontà di nominare bertolaso ministro. Non rivendico il merito, per carità! È talmente banale lo svolgimento delle italiche faccende, che intuire non ci fa sembrare più intelligenti, ma semmai ancor più stupidi.

Se non bastasse questo a comprendere lo stato di degrado criminale che ci governa, si potrebbe aggiungere un’altra notizia fresca, fresca: hanno approvato la localizzazione dei siti per il nucleare e il decreto d’esercizio. “Con la prossima nascita dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e la predisposizione della strategia nucleare, gli operatori potranno proporre i siti per la realizzazione degli impianti e presentare i progetti per le relative autorizzazioni.”

A dare inquietudine è l’utilizzo del termine sicurezza. Qualcuno sarà portato a pensare che significa “tranquillità” per noi cittadini, impianti sicuri che producono aria di montagna e acqua di sorgente, oltre che l’energia che ci farà lavorare e risparmiare. Invece significa solamente che di tutto lo scempio che verrà, di danaro e di territori devastati, noi non dovremo sapere nulla. Sicurezza, in questo caso, significa l’impedimento della protesta civile, della nostra ferrea opposizione.

Come per la Maddalena, il Ponte sullo Stretto, la ricostruzione dell’Aquila (avete capito ora perché si ebbe necessità di militarizzare il territorio?) il danaro pubblico uscirà dalle casse dello stato per andare a riempire le tasche dei soliti noti, quelli come Impregilo, per intenderci. Probabilmente assisteremo a molte pose di molte prime pietre, che resteranno là a futura memoria, e che tra una ventina d’anni produrranno materiale per studio e inchieste sul malaffare istituzionalizzato che sta caratterizzando questo barbaro periodo storico.

Volendo appesantire ancor di più la giornata di oggi, già nata triste per conto suo, mettiamoci anche che è di ieri la decisione di sospendere le trasmissioni a carattere politico un mese prima delle prossime elezioni, e avremo fatto tombola! E non illudetevi, non si potranno fare davvero, anche se alla fine si parlasse solo e soltanto di cronaca nera. Mai nulla, in Italia, fu più politico.

Rita Pani (APOLIDE)


 

E non succede niente

L’Italia diventa pian piano un paese di disperati, le persone si danno fuoco, si impiccano nei parchi pubblici, perché non sanno più come fare a vivere, e non succede niente.

Gli operai sfilano per le strade delle loro città, arrivano a Roma dalla Sardegna, vengono picchiati dalla polizia e non succede niente.

Di fatto si nega l’accesso all’istruzione per le fasce meno abbienti della società, di fatto si nega il diritto costituzionale allo studio, ma non succede niente.

Nelle aule dei tribunali, si parla chiaramente di uno stato associato alla mafia, si fanno nomi, si citano date, si elencano fatti, si mostrano documenti, ma non succede niente.

Un comitato d’affari si spartisce la gestione della cosa pubblica, negando il diritto alla trasparenza con tecnicismi degni delle più capaci cupole del malaffare. Si privatizzano i ministeri, accentrando il potere e il danaro nelle mani di un uomo solo, e non succede nulla.

Ogni assassino che si rispetti, si sente in dovere di dichiarare davanti a un microfono, fuori dal tribunale dopo una pesante condanna: “sono tranquillo, mi aspettavo questa sentenza!” e anche a lui sembra che non sia capitato niente. Anzi, male che vada sarà ospite in TV.

La volontà espressa dai cittadini per mezzo dei referendum vengono spazzate via dall’arroganza dello stato padrone, e si parla di nucleare, e si parla di immunità parlamentare. Non succede niente.

Le grandi aziende dei grandi abusi, i morti ammazzati che devono ancora morire per la gestione dell’inquinamento che crea danaro, che inquina le falde acquifere, inquina il cibo che diamo ai nostri figli, sono in mano agli stessi che poi ricostruiscono le città crollate dopo un terremoto, e che forse loro stessi avevano costruito, che guidano i centri del potere economico che si arricchisce mentre gli operai si ammazzano. E nemmeno ci accorgiamo che non succede niente.

Ma se la Lazio è terzultima in classifica, allora scoppia la rivoluzione, e si tirano le bombe, e si fa la guerra con la polizia.

Rita Pani (APOLIDE)


2.09.2010

 

L'università del pensiero liberale

La notizia non è tanto quella che il palazzinaro del consiglio abbia inaugurato un’altra magione in Brianza, ma semmai che la stessa verrà adibita anche a sede dell’ “Università del pensiero liberale.” Me la figuro, ricca e piena di futuri robot berlusconizzati, doppio petto blu e cravatte Regimental per i maschietti, tubini neri e poco trucco per le aspiranti ministre. Una sorta di “Frattocchie” al contrario, nel quale si entra decerebrati e si esce dottori liberal pensatori.

È un sogno che il megalomane rincorre da tempo, e finalmente – anche noi, che in fondo amiamo essere cinici e bastardi – vediamo realizzarsi. Mi chiedevo per esempio quali potessero essere gli indirizzi di studio, e in effetti qualcuno mi viene in mente, ma è troppo volgare perché si possa scrivere. Insegnare il pensiero liberale applicato alla mafia, economia e tecnica dell’evasione fiscale liberale? Indubbiamente, per insegnare il pensiero liberale si dovrà fare ricorso alla storia, che sarà studiata sui sacri testi patinati scritti ed editi dallo stesso padrone dell’Università brianzola, dove si prediligeranno immagini taroccate del tizio del consiglio più tarocco degli ultimi 150 anni: “L’uomo dei miracoli.”

Qualche sera fa stavo in un’osteria in compagnia di un amico; arrivati abbastanza presto eravamo gli unici avventori, e mi veniva spiegata la storia di quel locale. Pare che fosse di proprietà di una ballerina un po’ troia che aveva fatto i soldi essendo passata dal letto del duce (un po’ come molte ministre del nostro tempo), ereditato in seguito da un nipote, esponente del pdl (quando si dice la gratitudine per gli avi), che aveva deciso di aprire l’osteria dedicandola col nome, alla memoria della parente ormai morta e consumata da tempo. Sprecavamo le battute guardando le immagini della baldracca sparse ovunque e con poca cura, quando all’improvviso entra una donna abbastanza giovane. Mi è bastato uno sguardo per comprendere che probabilmente anche lei doveva essere stata una parente: le movenze non mentono mai.

Dopo qualche minuto, anche la tavolata accanto alla nostra si è composta e ci è voluto meno di un minuti per capire che tutta la gentaglia seduta accanto a noi era berlusconiana; prima ancora che aprissero bocca. Vecchi impomatati, donne in nero e strass (che all’osteria ci sta proprio bene) e il capotavola, doppiopetto blu e cravatta Regimental. La cosa tragica era che lo avevo proprio di fronte, e preso dal suo discorso, quasi un comizio, sembrava quasi certo di convincere anche me, col suo sorriso prestampato e qualche ammiccamento. “Famiglia, territorio, conquistare il territorio, famiglia, amore e odio.” A loro l’amore, ovviamente, mentre al PD restava l’odio.

Quando la persona che mi accompagnava ha capito che non restava più troppo tempo perché io rovesciassi il tavolo, siamo andati via concordando sul fatto che per forza di cose, doveva essere un conciliabolo di berlusconiani. E la riprova l’ho avuta l’altro giorno, quando lo stesso sorriso ammiccante e un po’ da maiale, e senza nemmeno una della miriade di rughe che segnavano il suo volto all’osteria, mi si è fatto incontro da un manifesto appeso per strada; anche questo con un chiaro riferimento alla famiglia.

Allora ora mi chiedevo: se ora che ancora non hanno studiato nella prestigiosa università del pensiero liberale, sono così inclini ad essere uno fotocopia dell’altro, cosa ci riserverà il futuro tra soli tre anni?

Rita Pani (APOLIDE)


2.08.2010

 

Lo scacchista

A Battipaglia quattro operai dell’Alcatel che non sanno che fine faranno, minacciando di darsi fuoco. Mi fa male pensare che sia questa, ora, la lotta operaia. Mi fa male pensare che si arrivi a scendere dai tetti, per cospargersi di benzina e minacciare di darsi fuoco. Non ha senso, perché tanto chi in teoria dovrebbe essere chiamato a pagare per la vostra morte, non solo resterà impunito, ma continuerà a vivere e distruggere, senza portarvi nella propria coscienza.

C’è molto di più di quello che ci si fermi a guardare in quest’Italia incancrenita, dove il governo anziché governare, si impegna a giocare una partita a scacchi con la vita di tutti noi. La riforma della giustizia, per esempio, andrebbe guardata ben più a fondo andando oltre alle parole di un giovane ministro che ha fatto carriera passandosi in mano le carte siciliane del re, o i suoi avvocati che scrivono le leggi su misura. E’ solo una mossa dell’alfiere, in attesa della risposta dell’altro scacchista, di volta in volta il popolo sovrano, la Consulta o il Presidente della Repubblica.

Lo scacchista studia la sua mossa e prevede quelle del suo avversario e prepara la sua strategia.

Si deve difendere dai reati commessi, ma nello stesso tempo studia come non ritrovarsi più in fallo, e per gratitudine non vorrà sacrificare più nemmeno un pedone. Questo è il senso della nuova, silente operazione di privatizzazione di ogni singolo apparato dello Stato partendo dai ministeri.

L’esercito, la protezione civile, e ora i beni culturali passeranno alla gestione segreta e privata di un piccolo conciliabolo di fedeli servitori, per dare vita alla libera e non più punibile circolazione del danaro pubblico. Perché mai ritrovarsi una volta ancora a dover rispondere di corruzione, peculato, interesse privato come sta accadendo, per esempio, con lo scempio della Maddalena? Perché rischiare di doversi trovare nuovamente di fronte a fenomeni come i No Tav, o i No Dal Molin, quando si fingerà di costruire centrali nucleari? Perché rischiare che un giudice comunista eversore vada a ficcare il naso negli appalti truccati, e nello sperpero di danaro pubblico? Meglio allora rendere tutto “una questione privata”, dove non sarà più fatto obbligo di rendere conto a nessuno.

I nostri slogan, sono vecchi rispetto a questo nuovo modo di devastare la politica. Noi stiamo ancora fermi a chiedere “pane e lavoro”, “giustizia e legalità”, “libertà e democrazia”, mentre dovremmo iniziare a lottare per riprenderci lo stato. Siamo agli albori di una nuova stagione, quella della libertà di ladrocinio, che ci priverà degli ultimi diritti acquisiti con più di mezzo secolo di democrazia. Un segnale inquietante sono le informazioni della scuola, reperibili prima sul canale privato della gelmini su youtube, che non sul sito del ministero, e dopo toccherà alla sanità altro settore capace di garantire facili e lauti guadagni per i pochi eletti che da anni si spartiscono il potere di farci morire senza nemmeno dignità.

Non possiamo lasciare che questi quattro malavitosi, trasformino l’intero stato in una loro azienda privata.

Rita Pani (APOLIDE)


2.06.2010

 

E rispondo alle vostre domande

Di solito, quando devo scrivere il post per il mio blog, apro questa pagina bianca che che sembra riempirsi come una pozza di pioggia. Oggi è diverso, le parole si formano con tutta la lentezza che mi dà la difficoltà di parlare di me. In più di dieci anni di blog, non è mai stata abitudine riversare in pubblico i dolori privati, sebbene nonostante i miei modi schivi e “cinghialeschi”, non sempre sia riuscita a nascondere del tutto sia la gioia che la mestizia. Ultimamente, soprattutto utilizzando Facebook, la corazza da cinghiale è venuta un po’ meno, facendomi scoprire una realtà di affetto e stima che dubito persino di meritare.

Capita perciò che oggi, mi ritrovi nell’impossibilità di rispondere a tutti coloro che mi chiedono quale sia “il problema” e se ci sia qualcosa che si possa fare per me. Da qui la necessità di questo faticosissimo post.

In fondo il mio problema è quello che vivono milioni di donne senza tutela, che hanno impegnato parte della loro vita, tentando di costruire “vita comune” – sia essa dettata da un sentimento, o semplicemente dall’ideale e dal senso del dovere. Da un giorno all’altro capita di ritrovarsi da sole, senza aver nulla a pretendere, e soprattutto calpestate dall’arroganza di chi se ne va, insalutato ospite, con la coda tra le gambe, la coscienza mefitica e il senso di colpa.

Questo è quello che è capitato a molte, questo è quello che sta capitando a me, e questo è quello che sto cercando di affrontare e che in questi giorni mi ha fatto forse esagerare un po’ (nel social network) nel lasciarmi andare a dolorose esternazioni, forse a riprova che dietro il cinghiale, in fondo stava nascosta solo una persona.

In questo momento di abbattimento morale, non mi aiuta forse avere presente la realtà della vita, non mi è di conforto “il sapere”. Avere contezza della difficoltà che mi attende a trovare un lavoro (gran brutto momento), di aggravare ancor di più i canoni già magri da sempre della mia sopravvivenza spicciola, non aiuta ad avere illusioni di un futuro sereno e roseo, ma quello che invece mi ha sempre aiutato e sostenuto è proprio il vostro affetto e la vostra stima, espressa non solo dalle persone “poche ma buonissime” che in qualche modo fanno parte della mia vita, ma anche da coloro di cui non ho imparato il viso o di cui conosco solo un nik name.

Non mi chiedete più “cosa posso fare per te”, perché non accetterei e non vorrei nulla di più di quanto già state facendo, persino con le poesie che trovo al mattino nella mia posta, con le gif colorate, con abbracci e baci sparsi, con i vostri “grazie” che mi danno anche il senso di utilità.

Mi hanno insegnato che tutto ciò che è onesto è anche dignitoso, e per questo sono sicura che alla fine troverò un lavoro qualunque che possa permettermi ancora di continuare a fare quel che davvero, non vorrei mai smettere di fare: scrivere, sapendo che c’è chi ha il piacere di leggere le mie parole.

Spero di essere stata capace di rispondere alle vostre domande, chiudo questa parentesi personale, mi rinfilo dentro la pelliccia da cinghiale e tornerò lunedì più decisa che mai.

Ancora grazie infinite a tutti voi, e una piccola preghiera soprattutto per i lettori su Facebook: non commentate questo post.

Rita Pani (APOLIDE)


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