6.24.2010

 

C'è qualcuno che non vuol capire

Ogni tanto mi assento, presa come sono dalle mie cose in caduta libera, poi torno e leggo i giornali, ma per comprendere ho bisogno di tornare indietro, come se fosse una di quelle storie dalla trama complessa, che non ti puoi distrarre.

Questa volta sono dovuta risalire ancora più indietro, aiutandomi anche col mio personale archivio di storia recente. Era il due dicembre del 2009, quando il ministro all’inutilità brunetta convocò i sindacati per un tavolo sui contratti del pubblico impiego, e per la prima volta nella storia italiana – già dimenticata – la CGIL non venne nemmeno invitata. Fu un fatto grave, ovviamente, ma che non fece trasalire l’italiota né tanto meno scatenò l’ira delle opposizioni, se non per una breve dichiarazione di qualcuno, che sembrava la prima copia di un ciclostile da ribadire nel tempo: “ è inaudito.”

Me ne sono ricordata leggendo le dichiarazioni del padrone di FIAT, il quale a un giorno dal referendum sulla dignità dell’uomo operaio ha chiaramente detto che “lavorerà solo con i sindacati che hanno firmato l’accordo a 90°, e che siccome non vuole correre rischi con operai aventi diritto ad essere umani, continuerà a sfruttare l’operaio polacco, per la produzione della Panda. Ho trovato anche molto bella e incisiva la presa di posizione di Confindustria: “C’è un sindacato che non vuole capire!”

Io direi invece che ha capito benissimo, e che il termine “capire” si sia usato un po’ alla maniera paternalistica, come quando si chiede a un bambino di smettere di rompere le balle, e alla fine si sbotta: “ma allora non hai capito!” Ecco questo deve essere stato il senso.

Tra qualche anno, forse, qualcuno si prenderà la briga, come ho fatto io questa mattina, di tornare a saltellare indietro nella storia recente, e scoprirà che col modello Pomigliano si è stabilita una regola non scritta con la quale il capitalista (per i più giovani consultare il vocabolario) avrà sovvertito ogni regola civile in materia di lavoro.

Accadde ancora qualche tempo fa, quando il ministro del lavoro (che nemmeno esiste più perché tanto non serve) era quel leghista di maroni, il quale ha stabilito la regola di ignorare lo sciopero generale, e peggio tentò in ogni modo di renderlo illegale o superfluo. La tragedia è che ci è pure riuscito, per cui oggi in tanti sono pronti a dichiarare lo strumento dello sciopero inutile e obsoleto. Difficile quindi pensare ad un modello argentino da importare in Italia, con un paese fermo ad oltranza, con i capitalisti obbligati loro a porsi a 90° gradi dinnanzi all’operaio. Difficile pensare che ancora per molto sentiremo parlare di operai, dato che nemmeno si riescono più a nominare quando muoiono uccisi dal lavoro. Anzi, in realtà pure questa è diventata regola, e scritta nelle leggi di questo paese governato da affaristi e criminali, a cui la crisi economica conviene ogni giorno di più.

S’ingrassano mentre noi dimagriamo. Il lato buono della cosa è che passeremo in modo straordinario la prova costume.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Ciao Guevina, anch'io da un lato condivido il fatto della prova costume, ma solo nella speranza che dimagrendo ancora a questo popolo di "nuovi schiavi" verrà la voglia, ed un pizzico di orgoglio, per insorgere al fine di RISORGERE e di spazzare via il canaglime e la sporcizia che lo ha sommerso.
"...Il grande capitale allora si fermerà/quando sarà distrutta/l'intera umanità!" Ciao. Antonio.
 
Oltre i cancelli di Pomigliano, dove il lavoro rende liberi..
Oltre i soliti sindacalisti aziendali..
"OLTRE"..
 
Oltre i cancelli di Pomigliano, dove il lavoro rende liberi..
Oltre i soliti sindacalisti aziendali..
"OLTRE"..
Hola Amiga :-)
 
Oltre i cancelli di Pomigliano, dove il lavoro rende liberi..
Oltre i soliti sindacalisti aziendali..
"OLTRE"..
Hola Amiga :-)
 
Oltre i cancelli di Pomigliano, dove il lavoro rende liberi..
Oltre i soliti sindacalisti aziendali..
"OLTRE"..
 
Impeccabile!
 
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