10.11.2006

 

Cioè

Secondo una ricerca effettuata dall’università La Sapienza, i giovani hanno molti più interessi culturali rispetto ai loro genitori. Certo, la fruizione di libri e spettacoli teatrali dovrebbe tener conto della qualità piuttosto che della quantità: meglio una qualsiasi novella di Maupassant alla lettura dell’opera omnia di Totti o del recente “libro” di Materazzi.
La cosa, dunque, potrebbe anche esser positiva se solo non ci si soffermasse poi a valutare un altro studio, condotto dall’Invalsi, che ha testato le conoscenze dei più giovani. I risultati di questo test sono, a dir poco, devastanti.
Infatti, nell’ambito delle Scienze è evidente una certa qual confusione: molti ancora non hanno optato per la concezione copernicana dell’universo e probabilmente, a casa, ogni qualvolta si predispongono a fare qualche gita, sacrificano delle capre affinché il favore degli dei gli sia propizio.
Tuttavia, è nella Matematica che la preparazione si dimostra oltremodo carente: chiedere di tabelline, unità di misura e geometria a questi ragazzi, sembra essere cattiveria gratuita mentre il loro sguardo, spento e rassegnato, rimanda la memoria alle foto dei seviziati nel carcere di Abu Grahib.
Se qualcuno, non sapendo come regolarsi con la bilancia, ha difficoltà nel calcolare un perimetro, diventa sensibilmente più difficile estorcere una definizione di diametro o il risultato di una somma con decimali, in quanto la virgola ricorda materie letterarie e ciò ingenera confusione. Si sconfina poi nel campo del paranormale se ci si azzarda a chiedergli di riconoscere un triangolo rettangolo che, nella loro testolina, sono due figure geometriche ben distinte e, nel loro candore, mai si sognerebbero di farle accoppiare contro natura per produrre un ibrido mostruoso.
Note dolenti anche per la lingua italiana che continua a essere materia ostica se è vero che molti soggetti, pur reiterando nell’intercalare “cioè”, non sono in grado di spiegarne il significato; infatti, alla domanda: “Che cosa significa cioè?”, hanno risposto: “Cioè... perché cioè significa qualcosa? Cioè... ma che... davvero? Mi state prendendo in giro? È una domanda a trabocchetto? E, niente niente allora, magari, adesso verrete a dirmi che anche mamma ha un significato, vero?”
Per quel che concerne la Storia, un giovane su tre reputa che la Stele di Rosetta sia un tramezzino realizzato con pane particolarmente raffermo, e mentre solo la metà risponde esattamente alla domanda: “dimmi un argomento a piacere”, un significativo 49% è rimasto inebetito dal termine argomento, di fronte al quale gli esaminandi hanno assunto la stessa espressione che doveva avere l’uomo preistorico quando vide il fuoco per la prima volta. Al rimanente un percento, il verbo “dimmi” ha probabilmente rievocato il trauma di qualche abuso recentemente subito, producendo come unico effetto la chiusura in un ostinato mutismo che psicologi e assistenti sociali riusciranno difficilmente a scardinare nei decenni a venire.
Non va molto meglio passando a temi di più stretta attualità: la stragrande maggioranza dei giovani, pur ammettendo di non conoscerla, pensa comunque che Valentina ne abbia combinate di veramente grosse, se così tanta gente di ogni età manifesta apertamente di non amarla, addirittura bloccando le autostrade e innalzando espliciti cartelli con la classica contrattura da sms che caratterizza il corrente gergo giovanile: “NO TAV”.
Tuttavia, sono in molti a ritenere che lo spropositato interesse dedicato dai media a questa Valentina, sia dovuto niente altro che a un’abile strategia editoriale atta a pubblicizzare il prossimo calendario di Max.

dirtyboots


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