1.31.2009

 

Italiani go home

Dall'inizio dell'anno ad ora, per lavoro, ci sono:
89 morti
89150 infortuni
2228 invalidi

Mi chiedevo come sarà stato per quei 300 lavoratori italiani in Inghilterra, sapere che per strada da giorni infuria la protesta, razzista, del “lavoro inglese agli inglesi?”
Allora ho letto un po’ di cronache, ma ammetto d’essere rimasta in molti casi delusa, dal tentativo tanto puerile, quanto ridicolo di minimizzare l’accaduto. Però poi l’ho scoperto come si sentivano questi lavoratori ospitati su una nave albergo nei pressi della piattaforma petrolifera in costruzione, e cito a memoria: “qualcuno mostrava il dito medio, qualcuno faceva il gesto dell’ombrello all’indirizzo dei fotoreporter”.

Poi le scusanti erano anche accettabili: la ditta ha portato con sé solo i tecnici specializzati. Forse in Inghilterra non ce ne sono. Certo è strano questo mercato del lavoro, perché i famosi scarpari italiani, portano all’estero solo il loro buon nome, e la loro reputazione, per pagare operai locali 3 euro l’ora, e rivendere le scarpe a 250 euro (ma quelle più a buon mercato) nei negozi italiani, alle signore che non hanno ben capito che qualcuno le sta truffando, mentre chi vince un appalto per un lavoro all’estero pagato preferisce portare le sue professionalità. Che sia perché le professionalità locali costerebbero di più? Non so rispondere, e continuerò a vivere nel dubbio.

Certo, io pensavo che un po’ ci sarebbero rimasti almeno male, memori anche delle volte in cui abbiamo sentito dire che gli stranieri i posti di lavoro li rubano a noi, in patria, nella raccolta dei pomodori, nelle campagne in generale, appesi alle impalcature, o come un ragazzo che conobbi tempo fa, con una laurea in ingegneria elettronica e un’altra in ingegneria meccanica, assunto prima per l’installazione di impianti d’aria condizionata e mai pagato dal datore di lavoro, e dopo assunto per smanettare un computer e pagato 300 euro “perché lui è straniero.”
Ma in Inghilterra dicono che il razzismo, espresso con cartelli che noi ben conosciamo “tornatevene a casa vostra” sia solo un fenomeno legato alla crisi economica, che fa paura …

Noi in Italia, questa scusa non possiamo accamparla, perché per fortuna la crisi non c’è e per superarle ormai tutte le strategie sono state “messe in campo”: social card con ricarica bimestrale per qualche fortunato possessore, soldini per comprare una macchinina nuova, ma pochi, ritoccare le pensioni. Anzi no, questa no. Il ministro delle finanze non aveva parlato col ministro del welfare e c’è stato un piccolo fraintendimento. Ma le banche sono sicure. Sicurissime, lo ha detto sempre il ministro delle finanze, quindi dobbiamo fidarci. Sì, sì.

Rita Pani (APOLIDE)

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