1.07.2009

 

Epifania, tutte le feste si porta via

Le bombe continueranno a cadere dai cieli di Gaza, ma presto avremo la sensazione che anche quella guerra è finita. Sarà quando un’altra tragedia occuperà le prime pagine dei giornali, e gli indicatori dell’auditel faranno emergere il dato negativo del nostro interesse. La conta dei morti diverrà una breve di quattro righe, fino a quando anche questa non avrà più tanto senso.

Succede così con tutto, la cronaca è come un meteo, con le pressioni alte o basse che vanno e che vengono, e ritorna il sereno. Potrebbe durare anche più di un temporale o un’abbondante nevicata, una guerra, basta che serva a coprire qualcos’altro che non ci vogliono dire.

L’epifania finalmente si è portata via le feste, e la vita, anche la nostra, ha ricominciato a girare con le sue minacce e con le sue promesse disgraziatamente mantenute. Per esempio a Roma per la fine dell’anno campeggiavano i manifesti del comune che recitavano pressappoco così: “I numeri di alemanno, 6216 espulsioni nel 2008. Roma riparte.” Forse è per questo che della ragazza stuprata durante la festa del capodanno organizzata a Roma dal comune, si troverà traccia nella rubrica “ Forse non tutti sanno che …” di un numero della Settimana Enigmistica di un prossimo futuro.

Una guerra a volte può far comodo, ci fa sentire fortunati, e non perché noi possiamo vivere il nostro tempo scandito da noi stessi, e non solo per tre ore al giorno durante le quali sei sicuro che se vai fuori a ritirare i panni stesi nessuno ti bombarda, ma perché i nostri soldati stanno ai capolinea delle metropolitane o nelle discariche dell’immondizia. Quelli impegnati in guerre di pacificazione o imposizione della democrazia non li vediamo più. Certo poi magari anche i generali si incazzano e iniziano a parlare della perduta dignità, iniziano a comprendere che un soldato non è armato per sparare ai gabbiani e ai topi, ma che importa? Mica sono in guerra!

Finirà la guerra e ci resterà la barzelletta più ridicola dell’ultimo decennio, la CAI che ora si chiama Alitalia, e che con grande sorpresa di tutti si assocerà a Air France. Ci resteranno i disoccupati non richiamati al lavoro, e qualcuno, ma solo i più fortunati, si ricorderanno di quella volta che un tizio con le orecchie troppo grandi per un viso umano disse che lui aveva una cordata. Tutta italiana. Gli altri no, non ci faranno caso; sono coloro che non si sono accorti delle nuove addizionali IRPEF che forse alemanno avrebbe dovuto mostrare nel manifesto “i numeri di alemanno …” quel 7,5% di tasse in più che i cittadini romani hanno dovuto sborsare alla fine dell’anno. Tutti i cittadini, anche coloro che non hanno una casa (e ovviamente solo coloro che le tasse le pagano davvero).

Se la guerra non finirà così in breve tempo, come il passaggio di una perturbazione, probabilmente non ci accorgeremo nemmeno che entro domani, la riforma dell’Università, voluta dalla gelmini sta diventando legge, malgrado l’onda, malgrado la protesta, malgrado qualcuno abbia provato a conservare almeno un briciolo dei propri diritti.

Rita Pani (APOLIDE)

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