9.07.2018

 

E se tornassi?


E se tornassi alle origini?
Era più bello scrivere qua. C'era più vita.
C'era l'essere compagni.
Penso spesso con nostalgia al periodo delle lotte, delle parole
anche quelle che non erano misurate.
Il fatto è che io comunista lo sono ancora, lo sono sempre stata.
Io, comunista ci morirò.
Ma morirò sola
Rita Pani (APOLIDE)

9.10.2013

 

R-Esistenza trasloca

Con un po' di malinconia, questo blog resterà così. Con questo ultimo post.
Ricordo ancora la prima volta, il primo post sulla piattaforma blogspot, poi blogger, ed era davvero una notte buia e tempestosa.
Poi la sperimentazione, gli altri canali di comunicazione, i libri, e i milioni di contatti, che negli anni mi hanno donato lunghe e belle amicizie, molte soddisfazioni e qualche dolore.
Comunque è solo un trasloco questo commiato, e l'invito a continuare a leggere quel che ho da dire, con il dovere e la speranza di poter continuare a dare il mio piccolo contributo al libero pensiero ...
Se vi va, da oggi in poi, mi troverete sul mio sito personale
Vi aspetto.
A pugno chiuso
Rita Pani (APOLIDE)

9.05.2013

 

Videoricatto

Non è la prima volta che mi capita di accomunare il tizio mummificato di Arcore, a Gustav von Aschenbach protagonista del meraviglioso film di Luchino Visconti, “Morte a Venezia”. Muore seduto al Lido, mentre ancora brama la bellezza dell’efebo Tadzio, con la tinta nera dei capelli che gli cola sul viso, imponendo un senso di pena in chi per tutto il film è rimasto a seguirne il crescere del desiderio. Il declino di un uomo.
Proprio quel colore nero che macchia il viso, rendendolo ridicolo e pietoso allo stesso tempo, mi fa spesso pensare alla non accettazione del tempo e delle età, così come l’ultima foto di propaganda che ritrae un vecchio ormai sfigurato, più simile alla salma imbalsamata di Mao, che non a quello che doveva essere, quel tizio, in una normale e sana vecchiaia, è per me fonte di ilarità, ma –mea culpa – alcuna pietà.
Ed ogni volta che appare in uno schermo, che ce lo propinano in un giornale – operazione quasi simile allo stalcking – ogni volta che la propaganda rifila l’immagine ridicola di un uomo che non ha saputo godere della fortuna di essere in grado di garantirsi una serena vecchiaia, circondato dagli ori, dal lusso, dagli affetti – si è anche riprodotto – o immerso nel suo danaro a mo’ di Paperone, oltre il senso nauseabondo, e lo schifo per la sua innegabile viscidità, predomina sempre l’ilarità un po’ triste di chi, come me, non ha mai nemmeno riso fino in fondo guardando un film di Fantozzi.
Eppure l’Italia trema. Così raccontano oggi i giornali; c’è preoccupazione, Napolitano è già al lavoro in cerca di un piano “B” per salvare le sorti di un paese alla deriva, che per uscire da questa crisi, ormai, non può che sperare in una guerra, forse quella mondiale che ci stiamo preparando a vivere, che possa azzerare ogni cosa, che possa devastare ancor più, per dare l’occasione di risorgere e di ricostruire. L’Italia trema per l’ennesimo video ricatto, che il vecchio e ridicolo malavitoso, avrebbe già registrato col suo linguaggio da venditore di aspirapolvere dedicato alle “casalinghe di voghera”, che ancor prima di farsi un bidet alla mattina, si spalmano di creme e si riempiono di ombretti, infilando anche loro un po’ di rossetto tra una ruga e l’altra del labbro.
Il mondo ride e nemmeno più si domanda dell’assurdità di un paese in cui, anche un condannato per frode ed evasione fiscale può essere speciale. Così speciale da poter tenere una nazione intera stretta per le palle, tanto da toglierle il respiro.
Che ne sarà di noi quando anche gli altri processi – non ultimo quello per l’utilizzazione finale di giovani prostitute minorenni – avranno conclusione? A quanti altri video ricatti da farsa e operetta saremo costretti nostro malgrado a subire?
E soprattutto, quando finalmente la finiranno di venderci questa montagna di minchiate come se fossero cose serissime, capaci di governare davvero una nazione intera?
Mai credo, nemmeno dopo che finalmente avrà trovato pace dentro la sua capsula d’azoto. Mai, fino a quando ci saranno ancora “casalinghe di Voghera”, e vecchietti che pensano d’averci un toro dentro le mutande, solo perché in grado di farselo duro con un po’ d’aria compressa, e quindi illusi di poter stare seduti ad un lido a guardar i culetti masticare un perizoma.
Finirà quando questa gente avrà fame davvero. Forse.

Rita Pani (APOLIDE)

9.04.2013

 

Malnutrito


Malnutrizione: Condizione morbosa dovuta a prolungata insufficienza alimentare (denutrizione, anoressia), a un’alimentazione abitualmente inadeguata o carenziale o, al contrario, eccessiva, oppure a incompleta utilizzazione del cibo (malassorbimento). [Enciclopedia Treccani]

Così, quindi, è morto Stefano Cucchi. Lo dicono i giudici, quelli sani, quelli non colpiti dal morbo comunista. Non so come in sentenza abbiano spiegato i lividi, i segni evidenti di un pestaggio. Probabile però che derivassero dagli sforzi dei secondini, che avrebbero voluto alimentarlo per forza a suon di schiaffi.
L’indignazione questa volta è civile, quasi sussurrata scuotendo il capo, con le mani strette in tasca mentre la voce tombale e roca del ministro Cancellieri, spiega in TV che bisogna fermarsi un momento e riflettere sulla costituzionalità della legge Severino. Quella sulla decadenza della mummia.
È un silenzio quasi forzato dal timore di offendere una famiglia già fin troppo offesa, dalle istituzioni, dai servi del regime, dalla disparità che ormai è diventata regola in un paese che prima di tutto ha rinnegato la sua civiltà.
È un silenzio forzato dalla consapevolezza che a nulla varrebbe urlare ancora, memori delle dichiarazioni sul sangue di un altro ragazzo che diventa “un  cuscino rosso”, o la droga che porta alla morte, se non per intossicazione per i rischi ai quali espone – non ultimo il pestaggio della polizia.
Si ha quasi la sensazione che ogni atto, ogni gesto “politico” sia una sorta di provocazione studiata al fine di spingerci alla guerra civile, utile a garantire la legalità di ogni porcheria futura. Non ha altro senso tutta questa arroganza di un potere difficile da rispettare e da sopportare.
Ma per fortuna siamo italiani, e ci conserviamo civili – almeno noi.
Noi abbiamo imparato presto che in certi frangenti NON bisogna cedere alle provocazioni, è la prima cosa che ti dicono col megafono, quando in fondo a una via si vede la celere schierata, mentre alle tue spalle il vociare dei fascisti infiltrati dal regime si avvicinano a passo veloce, battendo le spranghe contro i caschi.
E sì, noi, sfortuna loro Resistiamo, non cediamo a nessuna provocazione, fino alla fine, fino alla morte, fino alla vittoria. Loro.


Rita Pani (APOLIDE)  [Vi è della triste ironia, in fondo al testo. Doloroso ma utile precisare]

9.02.2013

 

Diritto alla difesa

Violante: "berlusconi ha diritto alla difesa".
Onorevole Violante, forse era distratto, immerso in altre faccende più importanti, tanto da non ricordare nemmeno gli anni in cui, pure lei era del mestiere: quello della giustizia. Comprenderà se noi miserabili, di fronte a certe affermazioni, si arrivi a sospettare persino il dolo. Quello che potrebbe indurci a credere che lei, questo pregiudicato, voglia salvarlo a tutti i costi nonostante la condanna definitiva.
Mi costa dover ricordare a lei, che meglio di altri dovrebbe sapere, che in Italia se c’è un Pregiudicato che il “diritto alla difesa” l’ha sfruttato tutto fino all’abuso, e alla violenza, questo è proprio berlusconi.
Insinuare che tale diritto sia stato negato a un delinquente, che recando con sé i suoi avvocati in Parlamento, elevandoli al grado di legislatori, dando mandato a loro di stravolgere i codici di legge a suo ab-uso e consumo, proprio per difendersi dalle malefatte già in atto e da attuare, è oltraggioso nei confronti di tutti i cittadini italiani (o persone che in Italia non conoscono altro che le galere nelle quali vengono gettate, appena salvate dal mare).
Nessuno mai, in Italia, ha avuto tanti diritti quanti è riuscito a costruirne per sé il pregiudicato, delinquente, che lei, ex giudice, chiaramente vuol tutelare. Le ricordo, onorevole Violante, che proprio per garantirsi tutti i diritti esistenti o fittizi, legali o illegali, un solo delinquente per vent’anni e fino ad oggi, ha tenuto in stallo una nazione intera, instaurando quella decadenza reale nella quale viviamo nostro malgrado, consolandoci almeno un po’, proprio con quella Decadenza che finalmente potrebbe almeno in parte risarcire la nostra dignità.
Nostra, cioè di chi i diritti, tutti i diritti, se li è visti scippare proprio a causa della pretesa di un  criminale, di avere ogni diritto solo per sé.
Sarebbe quasi squallido da parte mia, onorevole Violante, ricordarle i diritti negati alle persone uccise in carcere, spesso giovani o padri di famiglia, massacrati o morti impiccati per la disperazione. Vorrei rivendicare, invece, il diritto di avere di diritti, per quelle persone che hanno avuto la sfortuna d’essere incarcerate all’inizio dell’estate, e che per via delle ferie, dei tribunali che chiudono, dei giudici che godono del loro diritto alle ferie, in carcere sono stati dimenticati, mentre le famiglie, per pagare il diritto all’assistenza legale, per far mangiare i propri figli avendo l’unica fonte di reddito in carcere, prima hanno venduto persino le sedie di casa, ed ora stanno pensando come sopprimere i propri figli e poi gettarsi da un balcone, in preda all’unico diritto che pare essere rimasto a noi – popolo i quest’Italia: la disperazione.
A volte, onorevole Violante, voi che state seduti comodamente nelle vostre stanze sigillate, impermeabili alla vita, scordate che non c’è bisogno di mille parole per ferire una nazione intera; ne basta una: diritto.
Noi, cittadini italiani, abbiamo diritto al lavoro, alla sanità pubblica, all’istruzione, a difenderci nei tribunali; avevamo anche il diritto al voto, allo sciopero, all’assistenza domiciliare in casi di infermità. I nostri figli disabili avevano diritto alla pensione, all’istruzione assistita. I nostri genitori vecchi avevano diritto alla salvaguardia della loro dignità …
E se diritto va sempre di pari passo col dovere, allora oggi lei, onorevole Violante, avrebbe il dovere di vergognarsi, e di avere il coraggio non di rettificare, ma di chiedere scusa ad una popolazione intera, che diritti non ne ha più.


Rita Pani (APOLIDE)

8.29.2013

 

Service Tax: onore al genio

E dinnanzi al genio mi fermo, chino il capo in segno di rispetto. Allargo le braccia, mi arrendo conferendogli tutto l’onore che merita. Ammettiamolo miei cari: la Service Tax è genio.
“E ora si passi al salvataggio del culo flaccido del criminale”, perché anche questa genialità subiremo noi poveri derelitti, depressi, finiti.
C’è del genio anche nelle dichiarazioni roboanti che hanno seguito la più grande sodomizzazione di massa del secolo, e queste meritano di essere citate letteralmente, per non perderne nemmeno una briciola:
Al Fano su Twitter: "Missione compiuta". L’ex tizio: "Premier rispetta i patti". Monti: "Si sono arresi alle pressioni dei pidiellini"
Sempre l’ex tizio : "Ora gli italiani hanno maggiore fiducia nel futuro".
Eh sì, non c’è che da sentirsi speranzosi per aver impedito che gente come quella puzzetta rancida di brunetta pagasse quanto dovuto allo stato, ripartendo i suoi oneri tra tutti noi. Non più solo i proprietari di manieri, ville, palazzi ma anche gli affittuari di stamberghe ammuffite e spesso pericolanti.
Missione compiuta quindi, nel pieno principio del trasformismo berlusconista, uno di quei danni che ormai sarà difficile riparare, anche ad avvenuto decesso del suo ideatore. In fondo è a lui che si deve la capacità dell’italiota di ingoiare rospi grandi come cavalli. Mi ricordo ancora il modo in cui davanti al pubblico pagato, spiegò agli italioti fiduciosi che lui aumentava l’IVA per non essere costretto ad aumentare le tasse. “L’IVA è un’imposta, non una tassa”. E il pubblico pagato si spellò le mani con gli applausi.
Il genio. Amo la genialità. È un genio che viene da lontano, in fondo, dal suo esordio politico che bene avrebbe potuto spiegare che non era saggio affidare le sorti di un paese ad un criminale, farabutto e imbroglione. Era il giorno in cui spiegò la sua idea per non far fallire la FIAT: marchiare le auto Ferrari. Che nemmeno a un cinese sarebbe mai venuto in mente. “Quale italiano non vorrebbe possedere una Panda Ferrari?” Eh già quale?
Ma non guarisco, e ancora mentre scrivo son tentata di aprire il sito delle agenzie di stampa, per vedere se nelle ultime news si sentono gli echi delle prime rivolte di piazza, delle prime barricate di strada, poi la tentazione passa perché so già che anche questa volta, come tutte, a capo chino faremo la coda alla posta, col nostro bollettino in mano per pagare ancora noi, quel che ai ricchi non si può proprio toccare … la parolaccia finale mettetela voi. Io le ho finite.


Rita Pani (APOLIDE) 

8.26.2013

 

Questa merda non è politica

Non sopporto più la stupidità che vuole farsi scienza. Meno sopporto chi vorrebbe dimostrare il suo coraggio e il suo valore con falsi attacchi al sistema, che nulla fanno se non legittimare la stupidità che dilaga.
Allora mi sento di ricordare il fondamento del declino, giacché pare che l’ovvio sia stato dimenticato. Il pdl NON è un partito politico. I suoi affiliati NON sono politici. Quell’associazione di capitalisti, malavitosi, ladri di polli, e puttane (nel senso più largo e puro del termine) nasce per assecondare l’interesse privato di questa associazione, e il suo capo/padrone. I servi che oggi si dannano davanti alle telecamere in difesa del padrone inseguono il loro tornaconto personale, piccolo o grande che sia. L’interesse economico di false imprese nate per succhiare danaro pubblico e privato, l’interesse personale di chi ha sistemato la famiglia fino alla terzo grado di parentela nella pubblica amministrazione (succhiando ancora danaro pubblico), chi si è arricchito ripulendo la merda del padrone, chi si è elevato socialmente passando dalla quarta fila di un balletto sgangherato alla poltrona da ministro.
Tutto questo, NON può essere confuso con la politica, sebbene tutto questo stia finendo di uccidere un paese già morto.
NON sopporto più che le pagine dell’informazione politica siano piene di chiacchiere da ombrellone, sulle sorti di un “gangster de noantri” e che altri propongano soluzioni “politiche” a una politica che ormai non esiste più.
“Se cade il Re” … Il problema della caduta del Re sarebbe solo quella della perdita del danaro. Non ci sarebbero più i soldi per finanziare gli spettacolini chiamati comizi, con il pubblico pagato, anziché essere pagante. Non ci sarebbero più le “convention” nei palazzi ricchi di marmi e arazzi. Non ci sarebbe più la sicurezza di poter ancora lucrare sulla vita di tutti noi, destinati a morire di fame, e perché no, di guerra. Dovesse cadere il Re, finirebbe un sistema malavitoso che fino ad oggi ha solo garantito l’arricchimento e il privilegio di un’associazione di malavitosi, che annovera tra i suoi iscritti/soci, purtroppo, sempre più gente che non ha saputo resistere e ha partecipato alla spartizione del bottino.
E questa – devo dirlo ancora – NON è politica.
L’appello che mi sovviene è sempre il solito: avere il coraggio di spezzare le catene e riappropriarsi della propria dignità, soprattutto da parte di chi divulgando le notizie sul Clan come se fosse politica, insegnano ai cittadini meno scaltri che tutto questo è politica.
Il coraggio di abbandonare il Parlamento, dichiarando a chiare lettere che non si è disposti a partecipare a questa guerra tra bande.
Il coraggio di vivere l’emergenza che ne seguirebbe, che a differenza di questa che già viviamo potrebbe avere anche una fine.
E ora che l’ho scritto, non mi sento meglio, perché so che al brusio di “eh sì eh già” non seguirà nulla, e due minuti dopo, si tornerà a credere che tutta ‘sta merda sia politica per davvero.

Rita Pani (APOLIDE)

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