12.31.2012
Discorso alla nazione 2012
Voglio farvi gli auguri, per un 2013 almeno vivibile.
Proveremo a R-Esistere ancora, anche nell'anno che verrà sebbene la voglia di lasciare che tutto vada come pare debba andare, a volte è fortissima. E' nostro dovere, infondo, sopravvivere un attino in più del nemico.
Vi abbraccio tutti, e vi faccio tanti cari auguri, ringraziandovi per l'affetto che mi date.
Rita Pani
Proveremo a R-Esistere ancora, anche nell'anno che verrà sebbene la voglia di lasciare che tutto vada come pare debba andare, a volte è fortissima. E' nostro dovere, infondo, sopravvivere un attino in più del nemico.
Vi abbraccio tutti, e vi faccio tanti cari auguri, ringraziandovi per l'affetto che mi date.
Rita Pani
12.28.2012
C'è chi scende e c'è chi sale
Nella grande mole di messaggi che ho ricevuto in questi
giorni, molti di voi hanno lamentato il silenzio, su ciò che inesorabilmente
accade. A tratti mi son sentita anche colpevole per l’esigenza di tacere o
meglio di non indagare oltre le trame della storia farsesca che stanno
scrivendo sulla nostra pelle. Ora sono in difficoltà, quella che assale quando
sai che dovrai misurarti con un compendio di minchiate.
Da dove si parte? Dalla prima cosa seria e reale. Il
cambiamento italiano troppe volte annunciato, è finalmente arrivato. Dopo anni
di mafia in Parlamento, ora arriva l’antimafia. Forse è così che si pensa di
dare vita all’alternanza, di dare forma alla promessa.
Se prima si scendeva in campo l’antagonismo sale in
politica, se prima la società civile eravamo noi, trasformati in terroristi
spacca vetrine, ora la società civile è Montezemolo. Vuoi vedere che l’Italia
cambia davvero? Me lo dicevo oggi sentendo un pidiellino preoccupato per la
salita in politica del Procuratore Grasso, ritenuto addirittura inquietante da
chi la mafia l’ha istituzionalizzata. Poi però mi son ricordata che nell’ormai
lontano 2006 “Vuoi vedere che l’Italia cambia davvero?” era stato lo slogan
della campagna di Bertinotti e del P.R.C. e mi son ricordata ancora che fu
proprio quello l’ultimo anno in cui votai, con il naso turato e una maschera
antigas, violentandomi per non essere violentata. Fu l’anno in cui decisi che
mai più avrei votato se non mi avessero restitutito la dignità di cittadina, il
diritto costituzionale al libero volto e alla libera scelta. Ma queste son solo
chiacchiere.
L’Italia va, di cambiamento in cambiamento per restare
sempre uguale. Leggevo oggi i piagnistei per l’occupazione delle TV da parte
del debosciato, e anche qua ho notato il cambiamento in me. Per quel che mi riguarda
potrebbe andare anche a Vojager a spiegare la sua mummificazione o alle
previsioni del tempo, tanto io non lo vedrò mai. Monti potrà anche regalarmi l’agendina
quando andrò a comprare la bombola per la stufa a gas, tanto non la userò
abituata come sono a riempire il monitor e il frigo di post it.
Il Vaticano appoggia Monti, e pure questa pare essere una
novità, proprio come se da sempre l’ingerenza di questo staterello tanto
abusivo quanto straniero, non avesse coadiuvato l’Italia a finire sbranata da
tutte le mafie, la loro, parimenti potente, compresa. E forse è per coadiuvare
la campagna elettorale, e per rasserenare il clima politico, che manda avanti
Don Piero e il suo manifesto contro le donne. Per far un po’ di fumo, per far
partire l’ennesima protesta intelligente dell’italiano che reagisce: “la
protesta delle minigonne”. Un modo come un altro per svagarsi dalla fame e
dalla carestia, e soprattutto per far passare in silenzio l’inutilità di una
tornata elettorale in cui il voto dei cittadini conterà meno di una mazza.
“Rita, mi aspettavo una tua sulle ultime dichiarazioni del
tizio sui gay e sugli extracomunitari …” E mi vien da sorridere. Che si
dovrebbe dire degli extracomunitari, dopo aver appreso che due corpi decapitati
sono stati ritrovati sulle coste palermitane. Forse viaggiavano come
clandestini nei container caduti in mare tempo fa. Ed è proprio con queste
quattro righe scarne, che il nostro paese si è posto il problema dello
sterminio quotidiano di innocenti e disperati. Perché indignarsi per le
stronzate di un coglione, e restare zitti e indifferenti dinnanzi a tanto
abominio? Abbiamo un mare che non è solo una fossa comune per vite
insignificanti, ma anche per relitti dei quali, novanta volte su cento non
sappiamo nulla, se non il cancro e la moria che poi ci coglie e ci vince.
Ma ci vogliono bene, ed è proprio per salvaguardarci dalla
fatica di pensare alle nostre vite fottute, che oggi un tg ci domandava: “Secondo
voi il trattamento ricevuto da Veronica Lario, la quale percepirà 100.000 euro
al giorno per essersi separata dal debosciato, è equo?” Il 67% dice di sì.
Quindi cosa ci è rimasto da dire?
Rita Pani (APOLIDE)
12.22.2012
I due marò ringraziano il popolo italiano. A me no
L’aereo
atterra a Ciampino in diretta TV, e l’unica differenza tra questi eroi e gli
altri che ci hanno abituato a vedere, è solo il fatto che loro scendono dall’aereo
sulle loro gambe; gli altri, in genere, dentro una scatola di legno avvolta dal
tricolore.
No,
non è vero. È diverso anche il fatto che a differenza degli eroi morti, questi
hanno un palco sul quale salire, per ringraziare, per dirsi emozionati e grati
per l’impegno dello stato che ha dato loro la possibilità di “respirare aria di
casa”, di “avere questo permesso per passare il Natale a casa”. La cronista ce
li racconta, e sottolinea l’emozione dei marinai accolti in pompa magna dal
capo della marina, dal ministro in persona. Loro possono fare quel che nessun
altro eroe, tornato a casa morto per una guerra insulsa, che si ostinano a
chiamare guerra di pace, può fare:
ringraziare tutto il popolo italiano.
E io
mi disgusto. Io non voglio far parte di questo popolo italiano, io non voglio i
vostri ringraziamenti, io non voglio essere complice di un abominevole
assassinio. So che è solo una formula, una sorta di litania, quella cortese
forma da protocollo che gronda emozione e gratitudine, ma io i vostri
ringraziamenti non li voglio nemmeno pro forma. Fortemente rifiuto.
Avevo
già scritto ieri, di questo vortice contrario che ci inghiotte tutti quanti, di
questo paese ormai servo, ed oggi – qualora ce ne fosse stato bisogno – ne abbiamo
avuto una dimostrazione in più.
Tollero
poco e male quei figli di famiglia che tornano morti dalla guerra, perché l’Italia
la guerra la ripudiava, e una guerra non si può chiamare pace, soprattutto quando
si combatte in un paese illegalmente invaso al solo scopo di conquistarne il
petrolio, o gli accessi al mare per gli oleodotti, ma almeno la farsa
patriottica un senso l’avrebbe, se non altro per quei genitori che i figli non
li abbracceranno più. Il tricolore potrebbe essere l’unico loro conforto, le
autorità un modo per far sentire riconoscenza. Ma oggi?
Due marinai assoldati per scortare una petroliera privata … due marinai che devono
essere processati per omicidio. Quale sarebbe l’eroismo? Cosa differenzia un
assassino da un altro?
Due assassini son tornati a casa dopo aver ucciso dei pescatori, che faticando in
mezzo al mare campavano le famiglie. Non dico che lo stato italiano avrebbe
dovuto dimenticarseli in un Resort in India, ma avrebbe dovuto risparmiare a
tanta gente che di ingiustizia soffre e muore, la farsa della vittoria delle
diplomazie, lo spettacolo indegno di uno stato che sembra davvero aver scordato
qualunque fondamento di civiltà. Lo stato italiano ha pagato in danaro, poteva
farli arrivare in silenzio, magari facendo finta di avere almeno rispetto per
le famiglie dei pescatori che i loro cari non li vedranno più.
Ma
ormai non c’è più nemmeno la decenza.
Rita
Pani (APOLIDE)
E.C. Chiedo scusa, ho erroneamente scritto (poi corretto) che i nuovi eroi erano 3 ... fortuna che incece erano uno di meno
E.C. Chiedo scusa, ho erroneamente scritto (poi corretto) che i nuovi eroi erano 3 ... fortuna che incece erano uno di meno
12.21.2012
21.12.12 non è successo nulla, nemmeno la rivoluzione
21.12.12 e non è successo niente. Neppure dopo l’approvazione
della “legge di stabilità” l’ultima terrificante trovata per far finta che
fosse davvero necessario dissanguarci.
Ad ascoltare i cronisti politici dei vari telegiornali c’è
da farsi l’abbonamento semestrale alla risata convulsa. Uno è riuscito ad usare
il condizionale parlando delle future – probabili – elezioni. Proprio come se
fosse una cosa seria, proprio come se il futuro non fosse già stato scritto.
E rideremo molto, durante la campagna elettorale già
iniziata; rideremo per non piangere, come è nostro solito fare per salvarci la
vita, per conservare vivo il pensiero, in questo paese che sempre più
centrifuga tutti noi girando al contrario.
“Sono quattro i consiglieri di pdl e lega non indagati per
peculato”. Che ci crediate o no, così iniziava un servizio del telegiornale
questa mattina: perché ormai ciò che fa notizia è quella che un tempo veniva
considerata la normalità. Ovviamente non è uno scherzo, ma è solo utilità.
Rafforzare il concetto che sono tutti uguali, condurrà il gregge a votare il
diverso, il nuovo che avanza e che porterà l’imprenditoria che ci ha mangiati
vivi direttamente in Parlamento, dove le regole – finalmente – potranno scriversele
da soli. I berlusconi si moltiplicheranno, e si spartiranno quel miserabile
futuro che nessuno riuscirà più a creare, dopo che il nostro stato e la nostra
economia è stata ceduta in nome dell’Europa. Ci saranno quindi i marcegagli, i
montezemoli, i berlusconi, e la storia la conosciamo già.
“Alitalia, è necessario un altro salvataggio.” Salvataggio
due punto zero. Finiti i primi miliardi ora è tempo di mangiarsi i secondi. E
mi pare ridondante dire chi dovrà cacciarseli da bocca quei miliardi.
Un primo esempio si è avuto già oggi, appunto con la legge
di stabilità, che è riuscita a trovare i soldi anche per finanziare
finmeccanica, ma si è scordata delle promesse ai malati di Sla, o la scuola e
le università. Si sono scordate le emergenze sociali e si son distribuite le
solite piogge di danaro laddove si è potuto, verso la TAV, verso le pedemontane
del Piemonte, o l’interminabile autostrada per la Toscana – che mangia più
soldi da decenni della Salerno Reggio Calabria.
Nel frattempo ci sarebbero anche le novità vere, come
Ingroia che si candida e che chiede a Landini di fare lo stesso, o a Santoro. E
che ci crediate o no, ieri lupi – quella cosa patetica – a proposito del
decreto “liste pulite” non solo garantiva il nuovo modello trasparenza voluto
dal tizio più torbido che c’è ma con forza asseriva la stranezza tutta italiana
di poter correre il rischio di trovare tra un paio di mesi un giudice in
Parlamento, che fino a poco tempo prima aveva indagato sul futuro premier. Una
cosa inconcepibile che gli italiani dovrebbero comprendere. Inaudito.
Sì viene da ridere anche se non si dovrebbe. Ma la risata
non ci proibisce di avere la forza di mandarli veramente tutti a cagare, dal
momento che è impossibile spedirli a cavare carbone in Siberia, magari a piedi
nudi. Come mandarli a cagare? Semplicemente rifiutando la scheda nel seggio
elettorale, perché non sarà certo la presenza di Ingroia, o di una decine di
persone per bene che potrà impedire al capitalismo arrogante e ignorante di
continuare a fare ciò per cui sono dotati, continuare a rubarci il pane da bocca,
guardandoci morire di fame, magari scommettendo su chi sarà l’ultimo di noi a
soccombere.
Purtroppo non possiamo nemmeno più dire che questa gente non
ci rappresenta, ma dobbiamo dire che queste istituzioni non ci rappresentano,
dato che oggi 21.12.12 è stato riscritto
l’articolo 81 della Costituzione … in silenzio, o solo con la labile voce di Di
Pietro che comunque ha perso anche lui il diritto di gridare.
Facciamocene una ragione, non esistiamo più a prescindere
dai Maya.
Rita Pani (Ha senso dire APOLIDE)
12.19.2012
Per fortuna che si vota ancora
3,9 miliardi
di euro stanziati per il salvataggio della Monte dei Paschi di Siena. 11
miliardi di euro, in totale, spesi per salvare le banche private italiane. La
cifra è praticamente quella che lo stato italiano ha reperito sanguisugando i
cittadini italiani con l’IMU.
Non
lo dicono in televisione, penso per una questione di salvaguardia della
sicurezza nazionale, anche se poi non è che ci sia in giro tanto pericolo. Ora
andremo alle urne e ci sentiamo tutti più garantiti dalla democrazia che ci
darà il grande potere della ics.
Oddio!
Non proprio ora. Andremo alle urne, quando il tizio vorrà.
Siamo
ostaggi del volere di uno squilibrato, che fa cadere un governo per ritardare
un processo penale, e che blocca un parlamento perché deve recuperare il tempo
perso, e deve tornare in TV a vendere le pentole a chi non ha più nulla da
cucinarci dentro.
Saranno
le elezioni più ridicole che la storia italiana potrà mai scrivere, finte fin
dal principio, inutili e farsesche. Elezioni di facciata, sempre per far
credere al cittadino di averci partecipato, sia come candidati che come
elettori.
Le
cambiali firmate con l’Europa sono andate in scadenza, e ora son pronti per la
riscossione. Monti candidato per volere dell’Europa. Imposto, perché davvero il
più ligio e responsabile dei burocrati. Non ha interessi privati, svolge il suo
compito senza guardare in faccia a nessuno. D’altronde è così, freddo e
meticoloso, che deve essere un sicario.
E
pure se questa burla dovesse vincerla il PD, già immagino il grande senso di
responsabilità di Bersani che cede il passo al professore – per il bene del
paese – già immagino le dichiarazioni dei passi indietro, del lavorare con e
per … il bene del paese.
Il
resto, in certi casi è ammirevole coscienza civile – Ingroia per esempio, o i
compagni che si candidano credendo ancora in un futuro possibile – in altri
casi una pantomima deprecabile, di gente che perso il palcoscenico se ne è
inventato un altro, gente che pur di mantenere lo status del titolo nobiliare
di “onorevole” ha già venduto abbondantemente sé stesso e ora sarebbe disposto
a vendere persino la madre.
Ma
anche ciò che potrebbe essere ammirevole, resta solo parte integrante della
ridicola farsa. Siederanno in parlamento ad assistere alle imposizioni delle “banche”,
ululando alla luna.
Da
giorni i telegiornali hanno riscoperto il termine “società civile”. La prima
volta che l’ho sentito, senza quel tono di disgusto usato per paragonarla al
terrorismo, son rimasta piacevolmente stupita: “Sta a vedere”, ho pensato, “che
finalmente qualcuno si è accorto dell’urgenza!”
Poi
di nuovo, un giorno dopo l’altro, ancora la società civile, che dovrebbe essere
la prossima futura ad entrare in Parlamento, a supportare Monti nel suo compito
di sterminio non ancora terminato. La società civile è, a detta del nuovo che
avanza, quella parte moderata fatta dai montezemoli, e da tutti quei grandi
imprenditori che grande hanno fatto questo paese.
Uno
scippo terribile, ci hanno rubato quasi l’identità, ma per fortuna non si
mangia, e quindi potremo farne anche a meno.
Rita
Pani (APOLIDE)
12.18.2012
Ma che palle la realtà
L'IMU
è stata introdotta dal Governo berlusconi con il d. lgs. n. 23 del 14 marzo 2011
(articoli 7, 8 e 9) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nº 67 del 23 marzo 2011
che ne stabiliva la vigenza a partire dal 2014 limitatamente agli immobili
diversi dall'abitazione principale (art. 8, comma 2°, d. lgs. 23/2011)). Etc.
Etc. Etc.
Passeggiare
nella storia dovrebbe essere un toccasana, assai poco divertente e faticoso,
rispetto al blaterare ossessivo e conveniente al quale ci hanno assoggettato. Il
problema è che pure posti dinnanzi alla storia – qualora capitasse di volerla
ripercorrere – troverete sempre l’imbecille che non la saprà leggere, e che
troverebbe in quel 2014 la prova della non colpevolezza.
Basterebbe
invece una lettura attenta, per far di quell’escamotage la prova provata della
colpevole cialtroneria di un malfattore.
A
Marzo 2011 il resto della novella italica era già stato scritto, il pusillanime
vagava per l’Europa insieme al suo fido Tremonti a firmare accordi sulla
cessazione delle nostre vite, e tornava in Italia a raccontare le sue vittorie
schiaccianti, negando l’esistenza della carestia.
C’era
anche tutto il resto, ovviamente, quello che poi è stato visibile a tutti, di
furti e ruberie, di debosce e malaffare, di feste e vacanze, di cose che a
furia di sentirle raccontare ci son venute a noia. E se solo si avesse voglia
di riandare a leggere dei decreti e dei provvedimenti economici dell’ultimo
nefasto governo del malaffare, si potrebbe comprendere come Monti non sia stato
altro che il sicario assoldato per portare a termine ciò che il pusillanime non
aveva trovato conveniente fare; anche mantener fede agli accordi da lui stesso
assunti con l’Europa a cui ci aveva dato in pasto, per salvare le banche –
anche le sue – e il capitale – soprattutto il suo.
Ma
che palle la realtà!
Per fortuna
ora sono chiare le strategie della prossima campagna elettorale, e il popolo
avrà di che blaterare dell’occupazione dispotica delle televisioni di proprietà
del debosciato che già impazza, di nuovo come Vanna Marchi, ad irretire il
poveretto che sta là seduto e imbambolato, o a far incazzare il combattente
feisbucchiano che posterà sdegno e raccapriccio dopo essere stato per ore a
sorbirsi la maschera di cera davanti alla TV.
E la
chiamerà politica, e sarà fiero del suo impegno nella lotta per aver seguito le
fandonie di un vecchio malato mentale, al quale potrà ribattere ripercorrendo
la storia del Rubygate, delle troiette dell’Olgettina, della moglie separata
(non ancora divorziata) che un giorno disse della malattia mentale del marito,
dei pompini delle ministre, della storia dal sapore porno anni 70, che bastava
una tetta per illuminare gli occhi di tutti coloro che da lì a poco, ne
avrebbero fatto un mito a cui regalare l’impero. Votandolo!
Quindi
oggi si leggono i giornali, senza leggerli davvero. Senza provare un certo
disgusto per le altre cose che pure stanno scritte ma che in pochi noteranno. Per
esempio il sondaggio che dà il vecchio pusillanime in salita di tre punti dopo
solo due apparizioni – senza stigmate – in TV. Per esempio, che con la nuova
strategia della maschera di cera già si stiano prendendo accordi per un’altra
taumaturgica apparizione nel tempio immacolato di San Toro, che rappresenterebbe
una delle poche voci rimaste, degne d’essere ascoltate.
So
che è inutile consigliare di spegnere le TV, e inutile è anche dire che solo
non guardando certa merda teletrasmessa, si darebbe forte il segno di un popolo
che resiste e non vuol essere addomesticato.
Ma che
palle la realtà, che spezza la fantasia! Quasi fosse matematica: il
debosciato+ascolti+pubbicità=danaro
La
realtà non esiste più, me ne faccio una ragione, restando soddisfatta di sapere
cosa è politica e cosa non lo è; soddisfatta per riuscire ancora a non restare
impigliata negli ingranaggi di questa dittatura che impone il non pensiero. Soddisfatta
ancora, per riuscire a continuare a distinguere un comico in disarmo da un
politico, un debosciato malato mentale, da un politico, un ladro da un
politico, una storia fantasy scritta malissimo da un testo sacro di storia.
Rita
Pani (APOLIDE)
12.15.2012
Sostiene il papa
Ora
sappiamo perché nel mondo aleggia questa cupa coltre di morte, di odio, di
guerra e di terrore: è colpa dei gay. Lo ha detto il Papa Benedetta Sedici.
Ho
passato bei momenti a leggere i tweet su fai una domanda al papa, pontifess,
anche se a volte pensavo che qualcuno avesse esagerato, perdendo del tutto il
buon gusto. Mi sbagliavo. Nessuna esagerazione.
Sto
avendo molti problemi a scrivere ultimamente, inizio e non finisco, perché mi
hanno detto che devo misurare le parole, poi quando leggo certe dichiarazioni
altolocate mi domando: “Ma com’è che io devo stare attenta alle parole, e
questi possono esprimere impuniti qualunque bestialità?”
I
"tentativi" di rendere il matrimonio "fra un uomo e una donna"
"giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione" sono
"un'offesa contro la verità della persona umana" e "una ferita
grave inflitta alla giustizia e alla pace", sostiene il Papa.
Non
è forse questa una bestialità, oltre che un insulto nei confronti delle persone
che vivono liberamente la propria natura, e la propria individualità?
Come
potrebbero due persone che si amano ferire la pace e la giustizia?
La
giustizia. Si stracciasse le vesti dorate, la Santità , e imponesse la
giustizia dell’uomo nei confronti di chi abusa dei bambini, di chi uccide le
donne – per amore e solo per amore - di chi stermina popolazioni intere, nel
nome del Dio Danaro, l’unico a cui ogni uomo indecentemente si vota.
Ama
il prossimo tuo come te stesso. Che bel consiglio venne dal cristianesimo
dimenticato, dalle dottrine insegnate ai bambini così come si insegna una
filastrocca senza senso.
Che
ne sa un uomo che mai ha diviso la sua vita più intima, la sua quotidianità, il
suo respiro con un'altra persona, cosa sia l’amore che ti fa sentire famiglia,
al di là del riconoscimento anagrafico, spesso utile solo ad avere la
protezione di uno stato che diversamente ti abbandona, senza diritti, nemmeno
quello di sapere di che morte muore il compagno che vegli durante gli ultimi
giorni della vita?
Sarebbe
bello, utile e comodo, affibbiare ai gay la responsabilità d’averci reso tutti
barbari e mostruosi, ma non è così. Lo sappiamo noi e lo sa lui, che pontifica
con la sua voce virile, il giorno dopo aver incontrato Rebecca Kadaga,
promotrice in Uganda della legge sulla pena di morte per i gay … e l’ha pure
benedetta, Benedetta!
L’uomo
ha ucciso l’umanità, e sta finendo di sterminare le ultime briciole rimaste,
con le intimidazioni, facendo leva sulla colpevole ignoranza, corrodendo chi è
già corroso dalla religione cattolica che oltraggia il cristianesimo.
Come
ai tempi della Santa inquisizione, stiamo ancora qua a sentir blaterare di riti
magici e sortilegi, brandendo le spade contro ogni diritto civile dell’umanità,
persino quello di scegliere di non mettere al mondo vite che sarebbero perse,
considerate nulle – in Italia - e
private dei diritti minimi e fondamentali della sopravvivenza. O peggio, il
diritto di smettere di soffrire, in un epoca in cui un malato è considerato una
voce in perdita per il Santo bilancio dello stato, che lo condannerà a morte
certa. Ma la chiameranno morte naturale.
Guardi
a Gerusalemme, Papa Benedetta, guardi alla Palestina, e poi me lo venga a
raccontare che è tutta colpa dei gay. Forse mi aiuterebbe a decidere di
smettere di misurare le parole, che poi, misurate non son neppure belle. Me lo
dica ancora, che è colpa dei gay, se la giustizia è in pericolo. Per fortuna
che va in giro vestito come il mago Otelma, almeno nessuno lo prenderà sul
serio, tranne quelli con la tunica che molestano i bambini …
Rita
Pani (APOLIDE)
12.13.2012
D'ovunque ma non (di) qui
Con
questo mio scritto che rendo pubblico, chiedo aiuto a qualunque figura
istituzionale estera, mondiale o extraterrestre, che possa indirizzarmi, per
chiedere e ottenere che io non sia più annoverata, nemmeno per errore, tra i
cittadini italiani.
Nell’ultima
settimana, questa Repubblica ha subito l’ultimo ed estremo capovolgersi della
storia, lasciandoci nell’impossibilità di individuare l’istituzione alla quale
rivolgere le nostre istanze.
Abbiamo
vissuto l’ultimo anno sotto estorsione, rapinati dei nostri ultimi spiccioli,
indebitati oltre ogni misura; oggi scopriamo che i nostri sacrifici, il sangue
e la vita di chi se l’è tolta nell’impossibilità di proseguire la
sopravvivenza, sono vanificati dalle necessita di sua eccellenza onorevole
silvio berlusconi, ex presidente del consiglio, già presidente del Milan, di
posticipare la sentenza del processo denominato “Rubygate”, e che porterà
sicuramente Tinto Brass alla vittoria di un premio per il porno dell’anno, come
fu per i giornalisti americani Carl Bernstein e Bob Woodward vincitori del
premio Pulitzer per lo scandalo Watergate.
Impoveriti
dell’ossigeno, dopo un anno di governo concentrato a ripianare i debiti, e far
fede agli accordi europei, firmati dall’ex presidente del consiglio sua
eccellenza illustrissima silvio berlusconi e l’allora ministro per l’economia,
il chiarissimo e reverendissimo onorevolissimo giulio tremonti, nell’ordine
oggi fondatori di due nuove formazioni politiche, Forza Italia e il movimento delle 3L rischiamo di dover
assistere alla cancellazione di uno dei diritti fondamentali dei cittadini
italiani: il Festival di Sanremo, che teletrasmesso in concomitanza con la
farsa delle elezioni amministrative, rischierebbe di confondere lo spettatore,
il quale sarebbe chiamato allo sforzo sovraumano di tele votare per un cantante
e votare per un partito politico.
Ci è
oggi impossibile distinguere, in effetti, chi canti cosa, chi faccia parte
dello spettacolo, quale sia delle due la figura più ridicola.
Ci è
soprattutto difficile comprendere quale sia stato lo sforzo del nostro
sacrificio, a cosa siano state sacrificate le vite di chi è morto e di chi
continua a morire. Per giovare a chi siano stati cancellati i diritti minimi
garantiti a tutti i cittadini italiani, primo fra tutti quello fondante della
Repubblica italiana: “Il lavoro.”
Mi è
impossibile, per dignità, continuare a far parte della cittadinanza italiana.
Per questo, vi prego di aiutarmi, indicandomi un iter lecito perché il mio nome
possa sparire da qualunque registro anagrafico di questa barzelletta di paese,
affinché dato che nulla mi è più garantito, nulla nemmeno sia dovuto. Meno che
mai, poi, il mio sacrificio.
Rita
Pani (D’OVUNQUE)
12.12.2012
Brutto figlio d'ossimoro. Tu e tua sorella
Non vorrei
dire nulla, ma son giorni difficili, passati a farmi mille domande senza
trovare risposta, e guardando alla storiella italiana, sempre con la
convinzione che poi, nella migliore delle nostre tradizioni culturali, quelle
che ci tramandiamo da padre in figlio, e che ci hanno fatti grandi come siamo,
prima o poi salterà fuori qualcuno a dirci: “Sorridi! Sei su scherzi a parte.”
Poi
c’è chi mi dice, di star tranquilla, di non preoccuparmi perché nulla sembra
reale, anzi, fantascientifico e quindi perfettamente aderente alla realtà, per
cui alla fine non accadrà nulla perché tutto è già accaduto.
Io
invece son qua e sono preoccupata, perché è davvero grave quel che ho fatto, e
che mi ha portato tanti guai. Al termine di lunga indagine, pare che io abbia
non solo diffamato una persona – fatto già di per sé grave – ma peggio avrei
diffamato un partito politico.
Ora
il problema è che l’avrei diffamato dandogli dell’ossimoro.
Badate
bene, non ho scritto: “Brutto figlio di ossimoro!” Ho scritto: “è un ossimoro.”
Come
dovrei difendermi?
È possibile
difendersi da un’accusa del genere?
Vado
a colpi di Zingarelli o Devoto Oli?
E se
mi rinviano a giudizio per aver diffamato mezzo mondo, e pure quell’altro… chi
mi garantisce che chi mi giudicherà sappia cosa vuol dire ossimoro.
Fino
a ieri pensavo che il problema stesse nella poca conoscenza della Costituzione
Italiana, oggi mi viene il dubbio che magari c’è gente che la Costituzione l’ha
pure letta, ma non l’ha capita. In fondo, c’erano scritte tante parole
difficili.
Parole
come democrazia, diritti, lavoro, cittadini … roba che non si può nemmeno
abbreviare scrivendo un SMS.
Mi
sa che son fregata.
Rita Pani (APOLIDE ASSAI)
12.09.2012
Ricapitolando ... scende in campo
“L’Italia
è il paese che amo … scendo in campo …” Era il 1994, me lo ricordo bene
perché nasceva mia figlia, la piccolina, che ora è abbondantemente maggiorenne.
Poi mi ricordo ancora tutto o quasi. Mi ricordo principalmente del lavaggio del
cervello che in tanti subivano dalla televisione, e mi molesta ancora la
memoria di quelle risate registrate che spezzavano spettacolini di pessimo
gusto che la gente, quella con tre g, assimilava come fosse una meritoria opera
di contro informazione. “Striscia la notizia” si chiamava l’arma di distruzione
della coscienza civile, e il suo agente di contagio era il Gabibbo. Non so se
esista ancora, ma non lo escluderei. C’era ancora Enzo Biagi, e resisteva
qualche esemplare eroico di giornalismo, prima che la devastazione fosse
portata a compimento con la corruzione, con l’acquisizione delle testate libere
o la loro distruzione. Poi venne l’editto Bulgaro, Biagi (Enzo, quello
buono) morì, e il resto è storia sbiadita.
Corre
l’anno 2012, gli ultimi spiccioli se avessero ragione i Maya, mia figlia a
breve compirà 19 anni, è adulta, bella, fidanzata, e non chiede più il permesso
per vivere. Voterà, addirittura. E noi siamo ancora qua, con una ventina d’anni
addosso in più, con i polpastrelli consunti dalla fatica, senza più un lavoro,
senza più un’auto da guidare, senza sogni da fare. “Scendo in campo per
vincere.”
Non
saprei nemmeno da dove cominciare, mi torna in mente per prima cosa la Banca Rasini poi
di conseguenza Publitalia 80 e la catena monta l’anello successivo, Vittorio
Mangano, lo stalliere di Arcore. Poi l’intercettazione in cui si parla
della bomba fatta trovare davanti casa sua, il prospettato rapimento dei figli,
la discesa in campo col partito costruito da Dell’Utri, in seguito senatore
condannato per concorso esterno ad associazione mafiosa.
E la
gente con le tre g: “Proviamolo, se non va bene potremo sempre tornare alle
urne. In fondo Berlusconi è ricco di suo, non avrà bisogno di rubare. Hai visto
cosa è riuscito a fare delle sue aziende, lo farà anche per l’Italia. I
comunisti ci toglieranno la proprietà privata, Berlusconi invece toglierà le
tasse.” E molte di queste cose, oggi le dicono anche per Grillo, il non
candidato che ha un non partito che raggiunge il 20% del campo in cui tutti
vogliono scendere, perché non c’è nulla da zappare.
Ma
senza divagare, adagiata qua, prendo pezzetti di memoria, senza neppure
chiamarla storia, senza cronologia, solo sentimento …
- Mandare
la polizia a stanare gli studenti, minacciare gli studenti in occupazione
promettendo l’intervento della polizia: “Stiano attenti …” disse, e io me lo
ricordo. Perché poi la scuola italiana si finì di devastare, e ora si ricorda l’eccellenza
della signora Gelmini, perché chiodo scaccia chiodo, e il chiodo Moratti non se
lo ricorda più nessuno. Iniziò lei a togliere denari al pubblico per darlo ai
privati. I figli degli operai? Facessero gli operai.
Lo
so, dovrei scrivere un pamphlet, almeno 200 pagine di dichiarazioni allucinate
e allucinanti, ma non servirebbe assolutamente a nulla, perché non sono bastati
venti anni di allucinazioni.
Il 2010
doveva essere l’anno della sconfitta del cancro, e della fine dei lavori
sulla Salerno Reggio Calabria, l’Alitalia doveva essere di nuovo la
compagnia italiana per eccellenza e avrebbe già dovuto iniziare a renderci i
soldi che lo stato diede ai suoi 4 o 5 salvatori della patria. Le ragazze che
cercavano lavoro, oggi dovrebbero essere le mogli di facoltosi imprenditori sul
modello dei figli del discesista in campo, le Olgettine, anziché testimoni in
tribunale, tutte imprenditrici di loro stesse grazie ai danari del Priapo che
le salvò da prostituzione certa.
Saltellando
da uno scampolo di memoria all’altro, nella storia che ha creato il deserto di
questo Natale senza luci intermittenti, mi torna in mente che la crisi
economica non c’è, che è giusto non pagare le tasse, che i giudici spesso sono antropologicamente
diversi, mai più con Bossi, Bossi il miglior alleato di sempre, mai più con la Lega , Angela Merkel la culona
inchiavabile, le corna nella foto ufficiale … e l’Aquila.
L’Aquila
ricostruita che sta ancora là, con le rotonde erbose a segnare il passaggio dei
grandi del mondo. Le torte e lo spumante nel frigo delle case tutte uguali,
destinate a venir giù al prossimo soffio di vento. L’aggregazione giovanile
trasferita nei centri commerciali, i centro storico che diviene simbolo, in
tutto il mondo, di cosa non si deve fare dopo un terremoto …
La
svendita dell’Italia ai regimi capitalistici europei e mondiali, la firma di
contratti che ci terranno sottomessi per cinquant’anni ancora, la dissipazione
del danaro pubblico, l’instaurazione del sistema di corruzione che governa ogni
appalto italiano, e che quindi nega i diritti minimi ai cittadini …
Che
peccato dovermi fermare qua. È troppo lungo, e un post quando è lungo non lo
legge nessuno …
In
realtà mi fermo anche perché mi sembra tutto così insensato che, ogni riga rifletto
e mi dico:
“Ammazza
che palle … ma chi cacchio vuoi che non sappia tutte queste cose?”
Poi
mi rispondo e so che dovrei andare avanti, ma è anche vero che non ne vale la
pena. Tutta fatica sprecata.
Rita
Pani (APOLIDE)
12.08.2012
Ricomincia ... dacapo
Sembra
di vivere dentro un film di Antonio Albanese, e non necessariamente dentro “Quantunquemente”
ma peggio in “Ricomincio da capo.” Ogni giorno ci svegliamo e viviamo lo stesso
giorno, frullati come dentro una centrifuga capace di riportarci indietro nel
tempo, sempre uguale, snervante, avvilente e sconfortante.
Non
so nemmeno bene come la stampa riesca a scrivere ogni giorno le stesse cose,
fingendo che siano nuove. Non comprendo come, anche nel Parlamento Italiano,
gli uomini e le donne che in teoria rappresentano la popolazione italiana,
riescano ad assumere quei toni seriosi e categorici per esprimere le loro
rivendicazioni.
Ogni
giorno ci svegliamo e siamo fermi allo stesso punto, quasi pietrificati,
annichiliti dall’impotenza, soggiogati dalla teatralità che ci fa credere di
essere in qualche modo partecipi, proprio come davanti a una puntata qualunque
di un qualunque reality show. Affiliamo le dita per affidare alle tastiere dei
nostri computer opinioni e pareri che resteranno là, immobili come tutto il
resto.
Il
fiume di inchiostro scorre sulla carta, e si mischia e si ingrossa, alimentato
dagli altri affluenti di inchiostro, a volte rivoli quando l’argomento deve
essere inghiottito in fretta e dimenticato. Il fiume più maestoso resta quello
del nulla, che si gonfia e ci sbatte in faccia annegandoci tutti con la sua
tinta.
Da
vent’anni ogni giorno ci svegliamo, e troviamo la pozza nera di parole a
raccontarci di sua maestà, il vecchi Priapo, che va via e ritorna, che va a
trovare il Milan, che va in tribunale, che è in Africa a ringiovanire, che crea
una nuova holding “5B” per mettere più al sicuro il capitale suo e dei suoi
figli – un rivoletto inghiottito presto dal fiume di nulla – che per il bene
del paese tornerà, che lo farà per la gente che glielo chiede, per il paese che
ama, per riformare la giustizia che si accanisce contro di lui, per sconfiggere
i comunisti.
Da
vent’anni ogni giorno c’è qualcuno che ogni mattina ci fa trovare a colazione
le reazioni più o meno sdegnate della sinistra italiana, che oggi c’è, domani
non c’è, che poi va e che poi torna, che sempre si mostra pronta a sconfiggere
il nemico, il presidente del Milan, il padrone di Mondadori, quel tizio che è
in Africa a dimagrire, l’ex amico del giornalista, il protettore di povere
ragazzine, di nani e di ballerine. Ogni giorno ci svegliamo e c’è un Bersani
che promette di salvarci tutti dalla catastrofe che incombe, e alla quale la
stupidità italiota non riuscirà ad opporsi.
Ieri
guardavo le dichiarazioni di voto in quel ridicolo teatro che è diventato il
nostro Parlamento, e rabbrividivo. Sembrava che qualche regista bastardo avesse
riportato indietro una vecchia cassetta VHS, e ci stesse facendo uno scherzo
sottile. Sembrava persino che Casini dicesse cose sensate, in confronto alle
chiacchiere reiterate – ogni giorno le stesse – ripetute a casaccio come le
litanie. Chiacchiere antiche in un paese nuovo. Un paese in cui le donne hanno
imparato dalla politica che per sopravvivere si devono prostituire in casa
propria. In cui come in tempo di guerra ci si vendono i quattro oggetti
preziosi che si erano tenuti in ricordo degli antichi fasti. Il paese in cui si
accetta di non aver più diritto ad istruire i propri figli, per farli elevare
socialmente, perché non esiste più nemmeno l’accesso alla speranza del futuro.
Ieri
ho ascoltato parlare questi signori che pretendono di rappresentare le mie istanze,
di governare la mia vita; hanno parlato della società civile rappresentata da
Montezemolo. Hanno detto che i comunisti non mangiano i bambini ma non
torneranno, hanno detto ancora che non racconteranno più le favole, hanno detto
che son felici del ritorno della deboscia del vecchio Priapo … hanno detto che
ci sono grati per il nostro sacrificio. Hanno detto anche che finalmente in
Italia c’è una legge per l’incandidabilità dei politici condannati, poi hanno
aggiunto che però anche dell’utri, condannato per mafia, potrà candidarsi, così
che anche domani continui ad essere esattamente come oggi.
Io
per fortuna son sveglia da anni.
Rita
Pani (APOLIDE)
12.05.2012
Datemi una seggiola e vi solleverò il mondo
Datemi una seggiola e vi solleverò il mondo
Ci ho ripensato oggi, ridendo, dopo aver letto le
dichiarazioni del neo Assessore per i beni culturali della Regione Sicilia, lo
scienziato Antonino Zichichi, che ha un sogno: “La Sicilia piena di centrali
nucleari.” Poi mi è tornato in mente dopo aver letto la bellissima dichiarazione
del sottosegretario Polillo: “In
Germania le cose vanno bene, perché la gente lavora.” Un’altra conferma l’ho
avuta dalle dichiarazioni di Clini, il quale vuol proibire per legge – urgente –
di costruire nelle zone idrogeologiche a rischio. La certificazione è arrivata
invece dal ministro Patroni Griffi: “Nessuna stabilizzazione di massa per i
precari della pubblica amministrazione. 7300 esuberi nella P.A. e in massima
parte nella scuola.”
Ho sempre avuto il dubbio sulla vera finalità di queste dichiarazioni
idiote. Tenendo in considerazione il fatto che di solito escono dalle bocche di
professori illuminati, o addirittura scienziati, tendevo a pensare che si
trattasse di un tentativo sottile di elargire al popolo vessato almeno un po’
di buon umore, ma dopo le dichiarazioni dell’ultimo arrivato alla seggiola del
potere, lo scienziato vero Antonino Zichichi, si è fatta forte in me la
convinzione che l’assurgere a cariche di potere, piccole o grandi che siano,
sottopone al rischio di contagio da virus che provoca aerofagia cerebrale.
Diversamente tanta idiozia non potrebbe spiegarsi davvero, né tanto meno la
leggerezza con la quale, questa gente mette a rischio il suo buon nome e la sua
rispettabilità – sempre ammesso che ne abbiano mai avuto una.
Una centrale nucleare in Sicilia? Sì come no? Magari alle
pendici dell’Etna, vulcano attivo della Regione più sismica che c’è. Poi non
una soltanto, ma tante, tante, tante. Una Sicilia piena fino all’orlo, anche
per conservare meglio il panorama di tanta bellezza – che c’è nonostante tutto
il resto.
In Germania la gente lavora. Qua invece siamo una manica di
fancazzisti che appena esce un po’ di sole, se ne va al mare con un piatto di
spaghetti a cantare canzoncine neomelodiche col mandolino. Magari
piagnucolando, che siamo anche un po’ tutti choosy! Il fatto che il lavoro non
ci sia per via della “spending review,” del capitalismo spinto che favorisce lo
sfruttamento della schiavitù legalizzata e il lavoro nero, è fattore del tutto
secondario.
Come deve essere sconosciuta la legge al ministro Clini, che
se facesse in modo di far applicare quella già esistente, si ricorderebbe che
di norma, prima anche di sollevare un muretto a secco per recintare l’orticello
di pomodori, è necessario presentare la relazione geologica sullo stato del
territorio nel quale si vuol costruire, per ottenere la licenza edilizia.
E infine l’occupante della seggiola della Pubblica
Amministrazione, che deve licenziare gli esuberanti precari a vita, mentre il
suo collega Profumo promette tablet e getta via danaro con l’ennesimo “concorsone”
che non assegnerà mai gli 11 mila posti promessi (a fronte di oltre 320.000
candidati). Qua ci vorrebbe un altro scienziato che sapesse almeno un poco di
aritmetica per comprendere che se non fosse per colpa del virus intestinale che
colpisce il cervello, tutto questo non avrebbe alcun senso, tranne quello di
continuare a tenere sotto scacco un intero paese, prendendolo indegnamente per
il culo.
Certo, c’è da ammettere che ancora glielo permettiamo; in
fondo, son divertenti. Malati, ma divertenti.
Rita Pani (APOLIDE)
12.04.2012
Riforma delle pensioni: al lavoro fino alla morte
Signora Fornero, la prego mi aiuti: ho due figlie, la
maggiore per fortuna ha già espatriato, ma ancora non riesco a convincere la
piccola a lasciare questa landa desolata governata da voi. Pensavo, che se lei
potesse emanare ancora qualche editto, forse la mia bambina potrebbe finalmente
convincersi che persino in Burkina Faso, potrebbe avere un futuro migliore che
qui.
Ho appena letto – una riga sì e una no, che leggere tutto
sarebbe stato uno spreco – la sua ennesima riforma del sistema pensionistico, e
ho capito – come se ci fosse bisogno di ulteriori evidenze – che lei proprio
non ha idea di cosa sia il lavoro. Ho anche dedotto, o meglio fortificato la
mia convinzione – che voi vogliate continuare a sanguisugare il lavoratore, con
la speranza che egli crepi prima di poter riavere, anche in minima parte il
maltolto.
Se non fosse una tragedia, le giuro che lei sarebbe davvero
esilarante, e con lei tutto quel manipolo di scaltri affaristi al soldo del
capitalismo, che siedono abusivamente al governo di questo ormai ridicolo
paese.
Lavorare fino a 70 anni, ma volendo arrivare anche a 75.
Perché no?
Vede signora, lavorare non significa alzarsi la mattina con
comodo, farsi venire a prendere dalla macchina comoda che non rispetta il
traffico e i semafori, andare a chiudersi in una stanza fresca d’estate e calda
d’inverno, posando il santo culetto santo su una poltrona in pelle umana,
delegando ogni cosa da fare a uno schiavo sottoposto, magari uno stagista
pagato a un euro l’ora, quando è fortunato, o pagato nulla quando è ricattato.
Lavorare è fatica. Il lavoro logora le membra, il cervello, le mani. Lavorare
fa ammalare, spesso non dà abbastanza nemmeno per mangiare, o per aiutare i
figli a crearsi quel futuro che comunque, con una legge idiota come quella da
lei partorita, gli verrebbe negato.
Immagini un maestro elementare, a 70 anni circondato da una
miriade di ragazzini chiassosi, esperti di Internet appena smesso il biberon,
veloci di mente e curiosi. Immagini un Carabiniere in pattuglia che vede il
ladro scappare per una campagna impercorribile col veloce mezzo (magari a corto
di benzina) che sceso dalla macchina, si lancia all’inseguimento. Immagini l’operaio
alla catena di montaggio – già è vero, quelli ormai son quasi estinti:
obiettivo raggiunto! – Immagini l’autista di un autobus, guidare nel traffico
stoicamente dopo i 70 anni. Immagini una persona che da una vita ogni mattina
si alza alle cinque del mattino, inverno ed estate, con la neve o con la
pioggia, percorrere sempre la stessa strada, fare sempre gli stessi movimenti,
un professore dire sempre le stese cose, e poi immagini sé stessa, condannata
dalla vita a viverne una reale …
Poi me lo venga a raccontare che è tutta una questione di coefficienti,
che bisogna dare di più per avere il minimo, che è giusto farsi derubare ogni
mese di quasi la metà dello stipendio per finanziare uno stato ingordo,
derubato da un manipolo di ladri a cui non avete il coraggio di imporre di
ripagarci tutti, con gli interessi, di quel che si sono portati a casa.
La prego signora Forneno, mi aiuti a convincere mia figlia
che è ingiusto il suo sacrificio, mi aiuti a spiegarle sempre più e meglio che
se ne deve andare da questo paese di merda. Ci convochi tutti i giorni,
attraverso i giornali e la TV ad ascoltare una delle sue mirabolanti e geniali
trovate. Almeno per questo, la prego, si renda più utile. Non ci vuol nulla, in
fondo, nemmeno uno sforzo … le sue idiozie hanno l’aria di venirle con massima
spontaneità.
Rita Pani (APOLIDE nauseata)
12.03.2012
Niente favole, compagno Pierluigi
C’era
una volta un grande partito, caro Compagno, e oggi non c’è più. Lo so, i tempi
son cambiati e il muro è crollato, infatti siamo tutti qua, sotto le macerie
sfiniti e impolverati.
Ti
ho seguito ieri sera durante il tuo discorso di ringraziamento, per il
risultato inatteso così grande, e a tratti ho persino sorriso. Mi stai
simpatico, l’ho sempre ammesso, e in alcuni casi posso anche avere stima di te,
se non altro per la tua intelligenza, ma no, tranquillo: non ti voterò. Ho una
coerenza da rispettare prima di tutto, per poter esigere di cambiare davvero
questo paese devastato.
C’era
una volta un paese, caro Compagno, che oggi non c’è più e anche quel che ne
resta traballa pericolosamente, o frana, o si sommerge, o si uccide, o crolla e
resta a pezzi, o non mangia, o non lavora, o non studia, o non cura le
malattie.
Niente
favole mi dici, ed è un bel principiare. La verità innanzi tutto da dire a
chiare lettere a questo popolo – ti dico già – non vorrà ascoltare. La verità è
coraggiosa in un periodo in cui la codardia fa salvezza. In un periodo in cui è
una favola persino la terra che calpestiamo.
C’era
una volta la verità, caro Compagno, ma poi anch’essa divenne una bugia.
“Dare
occasione alle nuove generazioni”, per esempio, è la bugia più veritiera che ci
sia. Una volta, quelli che le bugie le sapevano dire, si limitavano a gridare: “Largo
ai giovani!” e abbiamo visto quale uso se ne fece delle giovani. “Giovani”
divenne un capo buono per tutte le stagioni, abusato per indurre speranza,
quella che c’è solo nelle favole.
Sei
stato bravo, in effetti, nuove generazioni è un modo nuovo per raccontare
sempre la solita verità, quella che non si sa bene dove inizi la bugia.
La
verità sarebbe stata quella di dire che si daranno occasioni alle persone,
tutte le persone, perché il grado di rovina di questo paese ormai non distingue
più tra chi si possa salvare e chi no. Tutti stiamo in pericolo, chi è vecchio
e malato e non si può curare, chi è giovane e non può mangiare, chi è di mezza
età e non può far più né l’una, né l’altra cosa.
Le
nuove generazioni e la politica? Sembra una favola anche questa, a sentire come
si esprimono in tal senso le nuove generazioni, create dai mille revisionismi
storici, che non sanno nulla del recente passato perché tutto sommato ha fatto
comodo a tutti lasciarli crescere all’oscuro del sapere. Ma certo, era di
questo che parlavi! Delle facce fresche da portare in parlamento a sostituire
quelle ormai noiose che non fanno più audience, che anzi un po’ ci fanno
incazzare. Eppure anche questa favola è già stata raccontata e proprio da voi
con le candidature dell’ultima campagna: la Madia , per esempio, e mi perdonerai se non ho
notizia delle giovanilistiche migliorie apportate da lei e dal suo contributo. Perdonami
sì, perché probabilmente la mia è solo ignoranza. Magari ha fatto qualcosa, e
io ero distratta. Magari …
C’era
una volta la politica, caro Compagno, e so che tu lo sai. Ci vuole il coraggio
della verità per governare, è vero. Un concetto che ho spesso ribadito e che mi
ha fatto avere stima di te. Solo che poi arriva il momento di sfoderare le
palle, di mettersi di fronte al paese e dirgliela questa verità. Quella che tra
noi ci diciamo sottovoce, in maniera quasi carbonara, stando attenti che
nessuno ci senta. Noi che nella verità stiamo immersi fino al collo e un poco
di più.
C’era
una volta un partito che non aveva bisogno di rendersi americano per vivere di
partecipazione. Un partito di massa che con gli operai ci stava fuori dai
cancelli. C’era una volta un partito che esigeva diritti e rispettava i doveri.
C’erano una volta dei leader che non ebbero bisogno di ringraziare i nemici per
aver fatto sembrare vera una disputa che vera non era.
Così
caro Compagno ho letto il tuo ringraziamento a Matteo Renzi, che un tempo,
quando le favole non c’erano e ancora era vero l’impegno e la militanza, nel
partito che c’era non ci sarebbe stato.
Ma
questo è un altro discorso, questa è politica, questa è molta nostalgia.
Attendo
fiduciosa di sentirle le verità, magari raccontaci subito quella di Taranto o
di Portovesme; son giorni strani in cui mi preme sapere del domani.
Auguri!
Rita
Pani (Comunista)