12.13.2012
D'ovunque ma non (di) qui
Con
questo mio scritto che rendo pubblico, chiedo aiuto a qualunque figura
istituzionale estera, mondiale o extraterrestre, che possa indirizzarmi, per
chiedere e ottenere che io non sia più annoverata, nemmeno per errore, tra i
cittadini italiani.
Nell’ultima
settimana, questa Repubblica ha subito l’ultimo ed estremo capovolgersi della
storia, lasciandoci nell’impossibilità di individuare l’istituzione alla quale
rivolgere le nostre istanze.
Abbiamo
vissuto l’ultimo anno sotto estorsione, rapinati dei nostri ultimi spiccioli,
indebitati oltre ogni misura; oggi scopriamo che i nostri sacrifici, il sangue
e la vita di chi se l’è tolta nell’impossibilità di proseguire la
sopravvivenza, sono vanificati dalle necessita di sua eccellenza onorevole
silvio berlusconi, ex presidente del consiglio, già presidente del Milan, di
posticipare la sentenza del processo denominato “Rubygate”, e che porterà
sicuramente Tinto Brass alla vittoria di un premio per il porno dell’anno, come
fu per i giornalisti americani Carl Bernstein e Bob Woodward vincitori del
premio Pulitzer per lo scandalo Watergate.
Impoveriti
dell’ossigeno, dopo un anno di governo concentrato a ripianare i debiti, e far
fede agli accordi europei, firmati dall’ex presidente del consiglio sua
eccellenza illustrissima silvio berlusconi e l’allora ministro per l’economia,
il chiarissimo e reverendissimo onorevolissimo giulio tremonti, nell’ordine
oggi fondatori di due nuove formazioni politiche, Forza Italia e il movimento delle 3L rischiamo di dover
assistere alla cancellazione di uno dei diritti fondamentali dei cittadini
italiani: il Festival di Sanremo, che teletrasmesso in concomitanza con la
farsa delle elezioni amministrative, rischierebbe di confondere lo spettatore,
il quale sarebbe chiamato allo sforzo sovraumano di tele votare per un cantante
e votare per un partito politico.
Ci è
oggi impossibile distinguere, in effetti, chi canti cosa, chi faccia parte
dello spettacolo, quale sia delle due la figura più ridicola.
Ci è
soprattutto difficile comprendere quale sia stato lo sforzo del nostro
sacrificio, a cosa siano state sacrificate le vite di chi è morto e di chi
continua a morire. Per giovare a chi siano stati cancellati i diritti minimi
garantiti a tutti i cittadini italiani, primo fra tutti quello fondante della
Repubblica italiana: “Il lavoro.”
Mi è
impossibile, per dignità, continuare a far parte della cittadinanza italiana.
Per questo, vi prego di aiutarmi, indicandomi un iter lecito perché il mio nome
possa sparire da qualunque registro anagrafico di questa barzelletta di paese,
affinché dato che nulla mi è più garantito, nulla nemmeno sia dovuto. Meno che
mai, poi, il mio sacrificio.
Rita
Pani (D’OVUNQUE)