3.22.2010
Gli venisse un cancro (davvero)
Luigi Di Bella era un professore che a ridosso degli anni 2000, tentò di far riconoscere i suoi studi per la cura del cancro. Era un omino che sembrava uscito dalla matita di Matt Groening, ma di un altro tempo, di un’altra scuola.
Non ho alcuna cognizione in materia per poter dire se la teoria del Professor Di Bella fosse efficace oppure no, ma mi ricordo che come per tutte le cose in Italia, si formarono subito due curve di tifosi antagonisti, che facevano il tifo o osteggiavano – anche pesantemente l’omino. Parte della destra di allora fu a tratti feroce, e il tutto finì nel silenzio dopo molti anni quando l’allora ministro della salute e sana e robusta costituzione era il fascista storace (sì è stato ministro della salute anche lui).
Oggi ho tenuto il computer spento per quasi tutto il giorno, ho letto pochissimo delle dichiarazioni del tizio manifestante del consiglio, ho visto solo – me ne avete mandato un’infinità - le immagini chiarificatrici del nuovo manuale interpretativo dei numeri, rispetto ai partecipanti a pagamento della ignobile farsa di sabato a Roma. Una cosa però non poteva sfuggirmi, l’ultima promessa: "Sconfiggeremo il cancro entro tre anni!"
Lo ha detto stando accanto agli ex di AN, quelli che del professor Di Bella fecero polpette. Poca cosa, direte voi, rispetto all’immagine di Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia, calpestato dalle scarpe di un gregge ignorante. Per me invece è importante.
Chissà quanti di quelli che dopo la promessa hanno osannato tra applausi e grida, hanno avuto un parente o un amico che di cancro ci è morto. Chissà quanti di loro stessi, si saranno imbattuti negli ingranaggi della sanità italiana, che se sei povero o nasci nella regione sbagliata, di cancro ci muori. Nessuno sembra essersi voltato indignato per andare via. I cento euro, erano comunque da guadagnarsi fino in fondo.
Un popolo che non accusa il colpo, o lo sputo in faccia che questo maniaco del consiglio infligge ogni volta che erutta qualcosa dal suo orifizio, è un popolo perso. Un popolo che non esige rispetto, è finito. Temo che a poco servirebbe ribadire il disastroso stato della ricerca scientifica in Italia, ancor meno il degrado della sanità, meno che mai parlare del futuro che ci prospetta la devastazione della scuola e della cultura.
C’è poco da far satira, e nulla da ridere. Assai meglio imparare a odiare sempre più forte, e iniziare a mandare l’odio a memoria, perché forse così la prossima generazione potrà salvarsi. Mi piace ricordare che in America, alla fine, chiamarono il Professor Di Bella (oncologo) Dr. Hope. Anche ieri berlusconi lo hanno chiamato Pagliaccio.
Rita Pani (APOLIDE odiante)
Quello sciacallo divorerebbe le carni della madre per quattro voti in più.
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