6.26.2013

 

Puttana, al limite, tua madre e tua sorella



È obbligatorio esprimere la stima e il rispetto per chi – dignitosamente, per scelta autonoma e non per schiavitù etc, etc … - svolge il mestiere più antico del mondo, onde evitare le solite sterili polemiche.
Detto questo, non c’era bisogno certo di una ridicola manifestazione, mortificante per un’intera nazione, per stabilire il puttanesimo berlusconista.
Quello della peggior specie, che non vende il suo corpo (francamente, quale perversione potrebbe mai portare qualcuno a voler comprare giuliano ferrara?) ma la propria dignità.
Puttane non solo quelle 4 o cinque che ieri si son recate a “manifestare” in Piazza Farnese, ma tutte quelle che vorrebbero esserlo, votando sistematicamente un partito palesemente malavitoso. Troie navigate, quelle che con un condannato fanno affari sulla nostra pelle, proprio il giorno dopo della condanna, che avrebbe dovuto esortare il condannato stesso ad iniziar a scavare la buca con i piedi, fino a sotterrarsi per la vergogna.
Già, vergogna! Che sarà mai?
Quella che non provano tutti coloro che riducono un fatto di malavita a qualcosa di “privato e personale”, quella che non provano i “minus habens” quando stigmatizzano la malavita di un pedofilo, depravato, debosciato con “l’invidia comunista” .
Invidia di che? D’aver bruciato una ventina di milioni di euro per pagare puttane, cedere a ricatti, pagare la falsità di un’amicizia di comodo e d’interesse? Pagare il presunto amore dei figli, che stanno per mandarti in esilio, per prendere il tuo posto?
La vergogna che non prova certa gente, ad essere italiana in quest’Italia; un paese ormai ridicolizzato davanti al mondo intero. Reso un paese da barzelletta, grazie al barzellettiere meno divertente dell’ultimo secolo.
Ecco, oggi se io fossi stata una Puttana – una di quelle serie – avrei fatto causa per danni a quelle quattro o cinque bambole gonfiate di plastica o di merda, per il ridicolo “Puttana pride” che ha riempito le pagine dei giornali, e a quanto apprendo anche gli ormai inutili talk show.
Quanto è triste questo puttanesimo, assai più di quella vecchia donna che vedevo seduta all’ombra di un ombrellone, d’inverno e d’estate sulla stradina sopra casa mia, appena prima di dove di solito si fermava la neve, e che sembrava averci trascorso tutta la vita là, giocherellando con la sua collana d’oro tra le dita. È più triste un giornalista che ha scordato il suo mestiere, e calcola ogni parola che dice e che scrive in buona valuta. È più triste la madre che alla stessa maniera vede il corpo della figlia; carne da vendere al porco.
È triste assai di più quel popolo che il calcolo nemmeno lo sa fare nella tasca sua, e che dimentica che chi cede al ricatto di una ragazzetta lungimirante e scaltra, ha ceduto a ricatti ben più onerosi, che stiamo pagando noi, e che continueranno a pagare i nostri figli e i nostri nipoti. Si pensi soltanto alla perenne tangente che dovremo pagare alla mafia, per un fantastico ponte sul nulla che non si farà mai, e poi si tirino le somme di tanta disgraziata povertà.
Chissà, che non rinsavisca anche quella madre che ieri mi ha scritto di quanto sarebbe fortunata, sua figlia, ad avere un domani un pappone dal quale farsi mantenere.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Bellissimo articolo Rita,
nessuno avrebbe potuto esprimere neglio il mio pensiero. Grazie.
 
Sublime concetto che esprime una triste realta' l'ambiguita' di un popolo bigotto\ questo paese sta annegando nel mare di illegalita' fino a subire una crisi di burlesconismo con assoluta naturalezza "guai se non ci fosse" anzi ben vengano i suoi ghiribizzi e le sue maniacali perversioni? questo vuole la gente e siia! aggiungo la benedizione del silente\clero! saluti con tristezza dal vecio.
 
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