6.01.2013

 

Poi, quando muore un Compagno ...

“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.”
Noi, siamo i comunisti; la frase è di Enrico Berlinguer.
Erano altri tempi, diranno certi uni; e certo che erano altri, visto che Enrico non c’è più, ma era un tempo che avrebbe portato altro tempo: il nostro. Quel tempo in cui annaspiamo, ci trasciniamo reduci e dispersi, annichiliti nel vuoto creato nelle coscienze. Stanchi, soli, incapaci di riporre la speranza sul futuro, arresi al punto di gettarla via, regalandola al primo che passa, capace di irretire come un bravo venditore.
Quando muore un Compagno, allora ci ritroviamo, ci riconosciamo, ci commuoviamo accompagnati dalle note di canzoni di nostalgia, dal rosso che ostentiamo o che offriamo come fosse un fiore da gettare sul feretro al suo passaggio, in segno d’amore o rispetto. Quando muore un comunista, si torna ad essere comunisti per un attimo, in memoria.
Don Gallo: Bella Ciao! Franca Rame: Bella Ciao! E mille bandiere rosse. Idealmente c’era la mia voce, la mia bandiera, il mio pugno chiuso era là. Senza amore, ma con rabbia. Quel sentimento che tiene vivo l’impegno di una vita, quell’impegno che può rendere dignitoso continuare a vivere sentendosi un po’ meno reduci e dispersi.
Si chiama “ideale”, e senza averne uno è difficile potersi dichiarare vivi. Per questo hanno insegnato il contrario, per questo hanno fatto credere alle nuove generazioni che non avesse senso credere in qualcosa di diverso da Dio. Credere nella capacità dell’uomo di conoscere i riconoscere l’altro uomo, di farsi parte di uno e di tutto, di lottare per la giustizia sociale, per l’uguaglianza e per la libertà dell’uomo è un ideale al quale non mi son mai sentita di rinunciare, nonostante la propaganda abbia insegnato ai più a deridere – quando non insultare – chi ancora oggi ha il coraggio di ostinarsi a dichiararsi comunista, anche quando i Compagni vivono, o lottano, o muoiono uccisi dal lavoro, dalla disperazione data dal fallimento di un sistema capitalistico, che poteva esser vinto con la giusta reazione, ma che è stato riesumato e peggiorato grazie proprio alla demolizione e demonizzazione degli IDEALI.
Quando muore un Compagno ci ricordiamo di tutto, di ciò che eravamo, dei nostri sogni abbandonati, delle lotte vinte e poi perdute, dei diritti e persino dei doveri. Onorato un Compagno, si torna alla vita di rimpianto, al lamento del “se”, all’’impegno che si potrebbe anche profondere ma che tanto sarebbe inutile. Alle bandiere rosse ripiegate con cura nei cassetti, insieme alla nostalgia della maglietta – sempre quella come una divisa – e delle scarpe comode riposte come una reliquia – caso mai ci fosse ancora da manifestare.
Credo che se volessimo onorare davvero Enrico, Don Gallo, Franca – e tutti i compagni che ci hanno lasciati da quando l’altro tempo diventava il nostro, basterebbe ricordarsi che essere comunisti non è altro che l’essenza stessa de nostro essere esattamente ciò che siamo. Compagni.
A Pugno chiuso,

Rita Pani (APOLIDE COMUNISTA)

Comments:
Purtroppo con gli ideali della gente qualcuno ci si è arricchito dimenticandosi di quello che doveva fare!
 
« Il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato [cioè di] quella classe della società che trae il suo sostentamento soltanto e unicamente dalla vendita del proprio lavoro, e non dal profitto di un capitale ».

E' questo il comunismo di cui stiamo stiamo parlando.
Cioè della teoria o della pratica, per cui necessita di precisare:
1 - cosa prevede la dottrina in merito alle condizioni della liberazione del proletariato?
2 - come avviene?
3 - tali condizioni prevedono atti di lotta politica o atti di lotta armata?
4 - la liberazione avviene tramite la presa democratica del potere oppure tramite l'abbattimento violento del sistema.

Mi spiace ma non capisco proprio di quale comunismo parliamo.

Se parliamo di un mondo giusto ed uguale per tutti, di gente buona che si aiuta, di civile convivenza, di sistema economico equo, mi spiace ma NON è di comunismo che stiamo parlando, potremmo, per coerenza, usare altri termini come "cristianesimo attuato" o democrazia attuata.

Infatti la parola democrazia racchiude gìà tutte le connotazioni positive che potrebbero soddisfare l'ideale di uno pseudo-comunista di matrice socialdemocratica.

Comunismo significa combattere con ogni mezzo fino all'abbattimento dell'imperialismo. Fa paura questa parola vero "IMPERIALISMO" eppure proprio di questo parliamo quando parliamo di economia del profitto del capitale... Altra brutta parola "CAPITALISMO"
Mi spiace ma non è Enrico, Franca, Don Gallo che dovremmo ricordare ma queste due parole che tutti i cosiddetti comunisti hanno dimenticato da tempo: IMPERIALISMO E CAPITALISMO.
 
Sì, ma prima di lasciarsi andare ai proclami, sarebbe bene intendere il senso delle cose.
 
per darkred.....
non ci serve la trascodifica del vocabolario per sapere cosa sono gli ideali!!Sono con te Rita, a pugno chiuso
 
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