6.11.2013

 

Io ri-e-leggo Berlinguer

Qualche giorno fa parlando con un mio giovane amico, ho detto che a volte, quando ho bisogno di rendere giustizia ai miei pensieri, mi rileggo i vecchi discorsi di Enrico Berlinguer. Poi capita che, posando gli occhi con attenzione sulla vita, anche quella che mi circonda, gli occhi mi si riempiano di lacrime.
Lui mi ha guardato curioso, e poi ha sorriso dicendo ciò che la sua gioventù gli aveva suggerito: “Era un comunista, vero? O mi sbaglio?” e dopo m’è parso di vedere della compassione, in quel disegnar di labbra.
Non gli ho detto d’aver pensato a lui con la stessa bonaria compassione, nemmeno che non avrei potuto mai dirgli “un giorno capirai ciò che ti sto dicendo”, perché so che davvero lui non lo saprà mai.
Delle tante chiacchiere sentite ieri, a proposito dei risultati elettorali, una mi è rimasta impressa, una è stata quella che vedeva tutti concordi, giornalisti e affiliati alle bande della neo politica: “la destra ha perso, perché ormai è chiaro che se berlusconi non ci mette la faccia, la destra non vince.”
Poi ho sentito un’altra analisi “politica” – da raccapriccio – che in sintesi indagava sulla portata di consensi tra il debosciato di Arcore e Beppe Grillo, il quale non era riuscito a “portare a casa il risultato” nemmeno mettendoci la faccia (e le sgradevoli urla isteriche) e che quindi – testuale – “berlusconi era il vincitore”.
Ecco perché so che il mio giovane amico, non potrà mai comprendere perché guardando intorno, e dentro la vita mia e degli altri, a volte piango. Perché queste “analisi politiche”, sono dannatamente reali. Perché questa è la “politica” reale oggi, che ha forgiato, e sta forgiando le generazioni future, le donne e gli uomini di domani, che già oggi fanno parte di quella politica che ci dovrebbe governare.
Chiudono le fabbriche, chiudono i negozi, la gente non ha più accesso alla sanità, le scuole non insegnano, la cultura è stata abrogata, la casa non solo non è un diritto, ma ormai è più conveniente non possederla, eppure nulla accade. Non c’è più Berlinguer fuori dal cancello di una fabbrica a difendere il diritto al lavoro e alla dignità. Non vi è più nessuno, se non quello che al cospetto dei minatori rinchiusi in galleria incita: “Uscite da qui, tornate dalle vostre famiglie e se vinceremo avrete il reddito garantito.”
Ecco, mio giovane amico perché tu non comprenderai mai un certo tipo di lacrime: perché Berlinguer, davanti ai cancelli della FIAT – per esempio – chiedeva lavoro, non prometteva elemosine.
Quando ho bisogno di rendere giustizia ai miei pensieri, rileggo Berlinguer. Mi disseto. Ripulisco me stessa dalle tossine delle metafore sportive, dallo svilimento della parole, dalla pochezza morale di questi personaggi da romanzetti gialli, da raccontini edulcorati sulla mafia che può anche essere buona, dall’opera erosiva di una propaganda che tende sempre più ad automatizzare il pensiero della gente, dalle urla isteriche dell’ultimo imbonitore che vende se stesso facendo credere di regalarti, in cambio il futuro.
29 anni fa, moriva Enrico Berlinguer. Ed ogni giorno continua a morire un po’.
Rita Pani (APOLIDE)



Comments:
Hanno fatto così brutta fine gli ex, che talvolta penso che se Berlinguer fosse ancora vivo...
 
Concordo Rita sono sempre i migliori a lasciarci Enrico lo ricordo anch'io come uomo e come politico unico! Abbiamo perso purtroppo la nostra identita' e la nostra storia è stata demolita; eravamo alle sei di mattina (per la luce a far foto) a Dubrovnic una donna sentendoci parlare italiano haa cominciato con una sequela di offese e gesti\denigratori catalogandoci mafiosi\berluconiani\maledicendoci imbarazzato ho cercato di spiegare che se dipendesse da me lo eliminerei nel frattempo si è creato un gruppo di curiosi sostenendo la donna come se avessimo noi la colpa di essere itAlieni? guardando e osservando le pecore ho detto; maleducata\volgare ma ha ragione? siamo noi a permettere tutto questo letamaio! un saluto dal vecio!
 
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