6.04.2013
Anche i ricchi piagnucolano
Ho
sempre sostenuto che certa gente, in galera, non ci debba andare. Siamo in
Italia, l’Italia che nonostante tutto continua a votare quel vecchio
debosciato. L’Italia in ostaggio delle mafie, del crimine organizzato, dei
venditori di fumo, degli urlatori isterici e dei peracottari.
Certa
gente, in galera, sarebbe come Don Raffaè … servito e riverito dalle guardie in
attesa delle briciole, di una mancia per arrotondare, di un favore per il
figlio o per il nipote. Certa gente, in galera, godrebbe del privilegio che dà
una “certa” notorietà, quella stessa che spinge la gente a farsi fotografare
con la feccia più odiosa che c’è, con un sorriso grande stampato in faccia da
rigettare immediatamente sui Social Network per avere quei tre minuti di
notorietà riflessa. Siamo l’Italia che quando muore un tale famoso si accalca
fuori dalla camera ardente non per il rispetto dovuto alla salma, ma con la speranza
di trovare un microfono al quale donare la propria voce addolorata: “Per me
Little Tony era tutto.”
E
già scrissi tempo fa della nostra semplicità: quella che ci fa gridare “In
galera! In galera!”
Poi
leggi il lamento di emilio fede, povero diavolo, che non riesce ad arrivare
alla fine de mese con la ridicola pensione che Mediaset gli paga: 15.000 euro
al mese. Stretto dalle spese per gli avvocati pagati per difendersi in un
tribunale per essere stato un servo infedele di un vecchio maiale, “assaggiatore
di ragazzine” per l’imperatore, piagnucola la sua povertà.
“In
galera!” continua a gridare la semplicità, pur sapendo che dati i suoi 80 anni,
in galera non ci andrà mai, e quindi resterà, poveretto ed impunito.
Certa
gente merita la pena giusta. Condannati a vivere con 800 euro al mese, in una
casa in affitto, in un posto freddissimo d’inverno e rovente d’estate. Magari,
data l’età, con il coniuge affetto da Alzheimer, che fugge via da sé stesso
ogni giorno più lontano. Trovarsi solo, nella povertà reale di milioni di noi,
che hanno imparato l’arte di riciclare anche il pane duro, perché ha capito che
il cibo vale più di un monile. Vivere la vita semplice di chi anche dopo aver
lavorato una vita, non avrà la pace che merita dal riposo, dalla semplicità di
una passeggiata al tramonto, o una serata passata a leggere un libro bevendo un
bicchiere di vino.
Non
vi sarebbe galera più dura e crudele per questa gentaglia che la semplicità
della vita nella quale troppi di noi ormai si trascinano. Perché la differenza
tra noi e loro è che almeno noi, tutto sommato, sappiamo ancora gioire del
nulla, per loro sarebbe solo disperazione, fino all’ultimo giorno della vita,
che mi augurerei fosse lunghissima.
Rita
Pani (APOLIDE)
Comments:
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Rita siamo tutti ospiti del tempo e quando il destino decide si verrra' sfrattati come giusto che sia laciando libero il posto? esiste una differenza sostanziale di coloro che vivono schiacciando i piu' deboli sfruttando il suo potere! non sono catttolico non credo ad altre robe\inculcate da generazioni ma i due\mucchi che parlava don\zeno\saltini sono distinzione di qualita' della vita e del tempo e coloro che soffrono non avraanno goduto nemmeno piccole gioie per mancanza dell'essenziale lottando per trovare la realta' perche' anche l'illusione puo' far male quando sei vecchio e ci pensi? saluti da franco al vecio!
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