5.10.2013
Per fortuna non ho tempo
Per
fortuna ho molto da fare in questi giorni. Così tanto che mi resta poco tempo
per pormi domande, per cercare ancora il senso delle cose. Ieri, per esempio,
più volte mi tornava in mente il tragico e triste anniversario della morte del
Compagno Peppino Impastato, ucciso dalla mafia democristiana; avrei voluto
mettere su carta quei pensieri, ma la sintesi alla fine sarebbero state due
parole per chiedere scusa, per vergognarmi, per sentirmi ancora vinta. Certo
avrei potuto sorridere insieme a quasi tutti della morte di Andreotti, ma a che
sarebbe servito, se chi è vivo è forse assai peggiore di lui?
Per
fortuna ho giorni complicati, nervosi, pieni degli affetti di cui la vita mi ha
privato, di cose stupide da fare. Così che non ho tempo a sufficienza per
domandarmi ancora come sia stato possibile ridurre l’Italia così. Non ho tempo
per ostinarmi a pensare a un governo incomprensibile che ha ucciso anche gli
ultimi spiccioli della volontà popolare, che ha oltraggiato milioni e milioni
di creduloni che sono andati a votare, che ha ucciso l’ultima speranza di
potercela fare a tornare ad esigere almeno un briciolo di dignità.
Ho
letto ieri: “Siamo tutti Peppino Impastato”. Chi lo ha scritto o è un coglione,
o un folle. Noi non siamo nemmeno l’unghia incarnita di un piede di Peppino
Impastato. Noi non meritiamo nemmeno di nominarlo, perché noi la mafia la
tolleriamo, anzi! Fingiamo di non sapere nemmeno che esista davvero. La mafia
che basta a noi, è quella che ci raccontano in TV come fosse un film a cartoni
animati.
Il
primo atto ufficiale del nuovo commissario alla giustizia (che già detto così
fa ridere) è stato quello di andare a Secondigliano, in carcere, a trovare
nicola ‘ o americano, in arte Cosentino. E nessun cittadino ha vomitato.
Quindi, no, noi non siamo proprio Peppino Impastato.
È morto
Andreotti, e non aggiungo: finalmente! Anzi, che dio – quello suo – lo abbia in
gloria. Era un criminale? Un mafioso? Un delinquente abituale? Sì, ne sono
certa avendo letto molti atti processuali, ma era un signore, uno vero, uno che
col senno di poi merita almeno il rispetto per la sua decenza. Mai avrebbe
pensato di organizzare un’adunata sediziosa in un piazza di Brescia, pagando i
figuranti assunti a giornata dall’ufficio casting di mediaset, o di deportare
vecchi randagi ricoverati negli ospizi, con dieci euro e un panino, per
applaudire e strillare “ziliviozilvio”. Sì, Andreotti era un criminale, ma
almeno dignitoso nella sua criminalità, non un poveraccio rozzo, ignorante, e
debosciato, che nonostante anni e anni di finta Resistenza, e falsa democrazia,
sta ancora là a dirigere la cosca che nessuno vuole davvero combattere e
vincere.
Quindi
sì, per fortuna che avrò ancora giorni pieni, nervosi e impegnati, perché è
sempre più difficile restare calmi e sereni, quando si trovano le risposte alle
domande che nessuno, ormai, ha più voglia di farsi.
Rita
Pani (APOLIDE)
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è proprio così nessuno da anni si fa domande nessuno ha il coraggio di darsi risposte guardandosi allo specchio per paura di veder piangere l'altro! saluti e buona vita a tutti quelli a te vicini!
dal vecio
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