4.04.2013

 

Un pensiero depresso


Come se fosse una primavera che i fiori, anziché sbocciare volessero seccare. Questa sembra la vita che scorre veloce come le auto a zig zag tra i cumuli di spazzatura. E dove non c’è spazzatura, c’è quel vecchio che tiene nascosta la bottiglia dietro il cassonetto, e beve come un ladro per conservare la sua dignità. La vita scorre veloce, come la madre che si lancia dal balcone, dopo aver avvelenato la figlia. E la vita cade senza potersi più rialzare.
Veloce, come il tempo che passa mentre stai disteso a letto, al buio, a dormire senza sognare perché tanto in piedi, pure se c’è il sole non avresti nulla da fare. Ti giri due volte e già s’è fatta sera.
La vita scorre veloce, in quel vecchio malato che ormai è arrivato così lontano che il tuo viso non lo ricorda più. Conserva solo il tuo nome nella memoria scomparsa, ma non sa più di che colore sono i tuoi occhi, perché il tempo è passato ed è andato troppo lontano. Non sa più quale sia il suono della tua voce, se non quello squittio con cui lo chiamavi da bambina.
E noi siamo qua, e corriamo stando immobili, aprendo finestre in un mondo fasullo che basta ad accontentarci, a dirci tutto quello che potremmo essere ma non saremo mai. Ci basta o ce lo facciamo bastare.
Non esigiamo più nulla, ci siamo arresi alle brutture che ci circondano. Il vecchio con la bottiglia nascosta ritrae le gambe sul marciapiede per far passare le signore che vanno di fretta, e poi le allunga ancora riprendendosi lo spazio, e io sono certa che se pure restasse disteso, nessuno lo calpesterebbe, invisibile com’è.
La donna che si è gettata dal balcone, per fortuna è morta, così nessuno le potrà mai scavare l’anima per scoprire quale fosse la sua disperazione, quale fosse il suo dolore, quale sia stato il suo martirio da offrire in pasto a chi si sentirà fortunato al punto di posare le labbra sul capo del proprio bimbo, ringraziando un dio qualunque per non aver provato lo stesso bisogno.
Il vecchio forse scorderà anche quel modo vezzoso in cui una bambina, gli correva incontro ogni giorno squittendo: “Paaapaaaa”, o scorderà la tenerezza delle manine che frugavano nelle tasche della sua giacca, in cerca della meraviglia di trovarci qualcosa. E non saprà cosa è diventato vivendo la vita sua, ormai distante da tutti, amato da pochi, dimenticato dal mondo.
Circondati dalla spazzatura, dai monumenti che crollano, dal degrado urbano, dal degrado morale e culturale, continueremo a sbagliare persino i sogni da fare.
Non più che il domani sia migliore per tutti noi, ma nefasto e devastante per tutti loro … e i sogni non si avverano mai.
…  Nemmeno quello di esigere la vita. Ne abbiamo diritto ancor prima di vagire. Dicono.

Rita Pani (APOLIDE)



Comments:
Rita nulla avrebbe potuto descrivere meglio il peggio del nostro momento chi vuol capire capisca ognuno ha un suo pezzetto di vita tutti pero' abbiamo un comune destino ci hanno rubato la possibilita' della tranquilla felicita' di vedere i colori rendendo tutto grigio come una foresta fossile riemersa dal pliocenico! ci sentiamo demoliti anche nei piu' piccoli del nostri valori oppure dovremmo sentirci ictus\celebro\lesi inconsci del nulla che ci circonda? dovremmo maturare " il tempo viene il tempo va il tempo finisce e corre veloce viviamo il tempo" magari svegliamoci in emergenza! Buona Vita sempre dal vecio!
 
C’è stato un tempo che gli italiani erano orgogliosi di esserlo (e nonostante), oggi si vergognano di dichiararsi e addirittura maledicono il caso che li ha fatti nascere in questo paese. Gli italiani non sono più nemmeno brava gente, sono indefinibili cialtroni fin nei piani più alti e distruttori di ogni patrimonio, culturale, morale e non risparmiano nemmeno l’ambiente. Desolati giriamo lo sguardo a trecentosessanta gradi, i rari ancora sani, quelli ancora brava gente, e non scorgiamo che degrado inemendabile. E’ questo che deprime, non il timore di essere o divenire poveri. Una poveraccia con un nugolo di telecamere e giornalisti che ci legge e rilegge il compitino scritto per lei contro una istituzzzzzione (con tante zeta, secondo lo stile collinare) dello Stato (esse maiuscola, secondo tradizione); un salva cavaliere ostinato; una brava persona (ingenua, come solo le brave persone possano esserlo) tratto in inganno e messo alla gogna dai soliti cialtroni; e i mucchi di spazzatura e il vecchio nascosto dietro un cassonetto nasconde la sua bottiglia di dignità, la merce rara… e dai balconi piovono fiori secchi di disperazione…
“e noi siamo qua, e corriamo stando immobili, aprendo finestre in un mondo fasullo che basta ad accontentarci, a dirci tutto quello che potremmo essere ma non saremo mai…arresi alle brutture che ci circondano… nemmeno quello di esigere la vita. Ne abbiamo diritto ancor prima di vagire. Dicono”.

 
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