3.01.2013

 

Un piccolo e amarognolo rigurgito comunista


Ne è morto un altro all’Ilva, tanto per non far credere che l’Ilva uccida solo di tumore. L’ho letto piccolo piccolo su un giornale, tra le note di un mafioso, quelle di un buffone, e di un vecchio stanco che non sapeva più che pesci pigliare. C’è scritto pure che aumenta la disoccupazione, e che i giovani son destinati a non lavorare, mentre invece quelle come me, che galoppano verso i 50 anni …  hai voglia di sperare.
Ci raccomandiamo di non smettere di sognare, forse per farci coraggio, o per non appesantire l’aria troppo difficile da respirare, ma non sappiamo più nemmeno cosa ci piacerebbe sognare. Forse che ci assista la salute, che sennò non ce la potremo pagare. Forse di riuscire ancora ad avere un po’ di pane, che la carne poi chissà che schifezza contiene, sempre ammesso che sia carne.
Dicono che ora si può iniziare a sperare, che finalmente la gente ha il potere. Ma com’è che non riesco ad esultare? Forse perché sono una pennivendola bugiarda, così sfigata da non avere nemmeno un padrone, o perché sento dire sempre le stesse cose, e mi spaventa tutto quello che nessuno dice più.
Nemmeno fan finta di prometterci pane e lavoro, come se ci dovesse bastare di sapere che soldi, ora, ne prenderanno un po’ meno – loro- Ben venga, ma a noi?  Quando ci toccherà che qualcuno parli di noi? Basta ai privilegi – e come non essere d’accordo? – ma a noi, quando ci restituiranno almeno un diritto? Ci basterà davvero placare la nostra sete di sangue altrui, senza accorgersi del nostro che versiamo?
Sono tutti così certi della nostra conclamata disperazione, che non hanno più esigenza nemmeno di prenderci per il culo, ormai. Nessuno ha vinto davvero, siamo noi ad esser vinti.
Si può davvero pretendere di riorganizzare lo “Stato nel lavoro”, con tre righe e mezza di programma da campagna elettorale? Se sì, fatelo, cacchio, perché io non so rubare. Si può parlare davvero di strategia dei cavi del telefono, di cessazione del monopolio, del riordino dei mercati, quando ogni giorno ricevo almeno due o tre telefonate dalla Romania: “Buonciorni sono Antonij da Telecomitualia …” Che nemmeno siamo più buoni per un call center ormai?
Quante domande in così poco spazio, e nemmeno una risposta.
Però che bella questa giornata, son ricominciate a piovere le e-mail con gli inviti a partecipare alle nuove costituenti comuniste. Succede praticamente dopo ogni legnata elettorale, proprio come se oltre me ci fosse rimasto un altro comunista al mondo. Sembra che arrivi con le urne il risveglio dal letargo, e leggo quelle parole che una volta avevano senso … una volta. “Ti ricordi Compagno Marco, quando ti dissi che l’aggettivazione avrebbe ostacolato la necessità di ricreare un grande partito di massa che avesse a cuore gli strati deboli della società … etc, etc, etc …” Certo che ti ricordi, fu quella sera che poi mi mandasti a cagare, dicendo che ero troppo vetero comunista anche per te, e che dovevo guardare avanti …
“Compagn* siete invitati a partecipare alla prima riunione per la nuova costituente COMUNISTA … [cut] … si deve uscire dall’aggettivazione, rifondando un grande partito di massa, capace di contenere tutti i diversi strati deboli …. [Cut]
Ne è morto un altro all’ILVA, spero ci sia qualcuno di noi fuori dai cancelli. Perché noi c’eravamo sempre, noi non mancavamo mai. Noi non ci siamo più.
Rita Pani (APOLIDE)
PS Compagno Marco: vai a cagare!

Comments:
un detto che si usava per dar speranza alla vita "finche' ci saro io la morte non ce' quando ci sara' la morte non ci saro' piu' io" oggi non serve non abbiamo piu' il diritto di vivere!? sono riusciti a farci perdere la speranza di poter respirare aria pulita? non volevo crederci c222o saluti dal vecio!
 
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