3.09.2013

 

Un letto d'ospedale


E ora che abbiamo smesso di ridere per le migliaia di trovate geniali date alla satira dall’ultimo gesto di quel tizio, debosciato e falso cieco, torniamo seri. Voglio ribadire un’altra volta la mia utopistica speranza: che un Tribunale del Popolo, possa condannare lui e tutta la sua feccia sodale, prestissimo, a vivere una vita “normale” come la nostra, in modo tale che si renda conto di cosa possa significare aver bisogno delle cure mediche, di un letto in ospedale (non per sottoporsi a uno dei suoi restauri annuali), di una visita medica specialistica.
Siamo forse troppo abituati all’arroganza megalomane di questo essere infame, che in un paese “normale” – lo si è detto troppe volte – sarebbe già rinchiuso in una galera e dimenticato, e che certo non avrebbe potuto per una volta ancora non solo candidarsi al Parlamento, ma prendere i voti necessari ad essere eletto. In un paese normale non ne avrebbe preso nemmeno uno, di voto, nemmeno quello di un suo familiare. Non mi importa l’obiezione, la conta dei voti persi dal partito del malavitoso; tengo il conto di quelli presi e sento addosso tutta l’umiliazione per la nazionalità che mi è toccata in sorte, che a volte mi ripugna.
Siamo abituati alla disparità. Ad essere succubi di questo sistema mafioso, assoggettati come schiavi che non riescono a liberarsi, ed anzi sperano di liberarsi donando ad altri la propria schiavitù.
In quale altro paese al mondo, parte del parlamento eletto potrebbe mai pensare di scendere in piazza per protestare contro una magistratura che indaga, e lavora, con tutte le difficoltà date dalle leggi fortemente volute dallo stesso malavitoso che ha potuto farle scrivere direttamente ai propri avvocati/parlamentari?
Non c’è al mondo un paese ridicolo come il nostro, impoverito dalla nostra pochezza e dalla mafia altrui. Ogni giorno offesi e umiliati ci accontentiamo di ridere, o di gioire quando finalmente lo Stato (buono) sferra un colpo all’altro stato (quello marcio, quello suo e di tutti quelli che ancora una volta lo hanno votato), e siamo tutti Ilda Bocassini per un giorno.
Forse sta qua l’errore. Forse dovremmo esigere di essere curati quando stiamo male, andare in ospedale scortando i nostri cari, spesso vecchi, ed esigere (con una mazza chiodata in mano) che a loro venga trovato un letto, e non accontentarsi più di una barella accatastata in un corridoio. Difendere con la forza gli ospedali che chiudono.
Siamo il paese dove devi attendere anche se hai un cancro che ti mangia dentro, dove i malati di Alzheimer hanno come assistenza solo quel che resta della famiglia, dove i malati psichiatrici spesso sono a totale carico della famiglia, dove i disabili sono a carico della famiglia. Un paese in cui per essere curato hai due opzioni: o conoscere qualcuno per saltare la fila, o pagare. Un paese in cui la sofferenza si tace per decenza o per propaganda. Un paese in cui l’ingerenza della chiesa impedisce le cure e sentenzia la morte di chi potrebbe essere curato. Lo stesso paese in cui però la chiesa ti impedisce di decidere di morire. Il paese della sanità che non esiste, del malato che non ha più diritti.
Esigiamo lo stesso diritto di quel buffone, che proprio non ci sta ad essere processato.
Se fosse possibile almeno fargli provare un poco di vergogna! Ma questo non avverrà mai, perché gente così non sa proprio cosa sia la coscienza. Quindi vergognatevi voi – coglioni – che ancora una volta avete avuto il coraggio di votarlo.
Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Hai veramente ragione e ti ammiro per quello che scrivi sul tuo blog io sono convinto che chi vota o difende(ghedini esempio)o e disonesto o a le mani in pasta e questi sanno benissimo la schifezza che difendono,ma a loro interessano solo i soldi o il potere:non vedo vie di uscita se non quello di informare lagente di come siamo messi.manca una informazione vera dai giornali e tv cosa che manca.
Tanti complimenti da un tuo lettore per il tuo impengo e la costanza.scusa per l'ortogafia sono un pensionato con la quinta elementare.
Saluti Angelo
 
Si va al lavoro anche con la febbre, e solo quando non ce la si fa proprio più ci si assenta con certificato medico, e seduta stante arriva la visita fiscale e ti riducono lo stipendio, eccetto che si tratti di congiuntivite. Nel caso la visita fiscale è un’offesa! Lavoratori informatevi!: un certificato medico con diagnosi di cancro vale un cazzo!
Vedrete che lo svergognato, proprio se costretto, si farà trasportare in tribunale in barella. E poi ci sarà la manifestazione in piazza contro i giudici carnefici.
Andiamoci tutti in massa questa manifestazione, circondiamo la claque e facciamo da coro di fischi e pernacchie.
Non è forse ora di dire basta?

 
siamo scivolati in una spirale senza fondo gli sviluppi prevedono che ancora non è finita quindi si continua a scendere nella bolgia dell'indifferenza? pochi ricchi che gestiscono milioni di poveri e tutto sembra normale? un popolo che adattandosi accetta umiliazioni\violenze\offese\prevaricazioni da anni? affrontiamo con coraggio questi mangia pane a tradimento\facciamoci sentire\ siamo in emergenza!? siamo oltre la normalita' adesso basta!! saluti dal vecio.
 
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