2.05.2013

 

E ridurremo la spesa pubblica


Vivo il mio scrivere quasi come un’umiliazione; è così banale quel che metterò su questo foglio, che mi piange il cuore.
C’era altro di più ridicolo ed oltraggioso, nel discorso choc di quel tizio impresentabile, che la gran cazzata sulla restituzione dell’IMU – in contanti. C’era l’affermazione che recitava pressappoco così: “Abbasseremo le spese dello stato.” Mi conservo pura, e per un attimo ho sperato che qualcuno, un giornalista, un politologo, un cretino qualunque balzasse in piedi puntando il dito: “Zitto un po’, come ti permetti?” – Non è accaduto.
È accaduto di peggio, semmai. Qualche momento dopo, i giornalisti e gli analisti politici, a favore o contro il tizio si sono espressi sull’argomento, con numeri e tabelle, facendo sì che la cazzata cosmica incommensurabile, divenisse una cosa seria.
Qualcuno ha detto persino che in effetti, numeri alla mano, in uno dei precedenti governi malavitosi, la spesa pubblica vide una flessione di quasi due punti.
Se solo ci fosse stato un professionista coraggioso, non asservito, libero mentalmente avrebbe tirato fuori altri numeri, altre tabelle e altre classifiche edificanti per il paese imputridito da un ventennio di malavita al potere. Quelle sulla corruzione.
Come possono ancora parlare di voci di bilancio, di tagli da attuare, di riforme da fare quando è ormai chiaro a tutti che le spese dello stato son cresciute proporzionalmente alla corruzione e al ladrocinio?
Come si può avere l’ardire di continuare a prospettare tagli al bilancio della sanità, per esempio, ed esporli sui giornali, magari accanto alle cronache “formigonesche” della Regione Lombardia? Come possono prospettare la chiusura di aeroporti “non strategici” quando cadono gli aerei romeni taroccati Alitalia, la compagnia di bandiera “salvata” dal tizio che con un lampo di genio riuscì persino a coniare lo slogan che l’avrebbe salvata: “Amo l’Italia volo Alitalia” –
Che prometta di restituire l’Imu, lo so, fa quasi più ridere di quella volta che promise di sconfiggere in cancro in tre anni – con piccole e comodissime rate, senza interessi – ma è assai più interessante che colui che della corruzione ha fatto legge, prometta di ridurre le spese dello stato. Lui che usava gli aerei dello stato per aviotrasportare le truppe di puttane e cantanti alle sue feste eleganti in Sardegna, o lui che ha fatto della bufala del ponte sullo Stretto di Messina, la più grande tangente mai pagata alla mafia da uno Stato sovrano. Tangente che i governi a venire scaricheranno sulle spalle di due generazioni di italiani.
Sentirlo parlare di riduzione delle spese dello stato, avrebbe dovuto essere la molla per una pioggia di sputi in faccia, pensando alla scuola e allo sperpero della gelmini, a Er Batman, ad ogni piccola porzione di paese governato dai suoi accoliti, che in ogni dove hanno legittimato il peculato, la corruzione, il ladrocinio, e la razzia.
Certo, la cazzata sull’IMU è più semplice da elaborare, persino più divertente da poterci ricamare su per giorni, ma la realtà del silenzio che si crea intorno alle altre cose è più preoccupante.
Per fortuna o per disgrazia – ancora non so - nessuno è così stupido da voler davvero governare quel che resta di questo paese, e nessuno è così cretino da rischiare di fartelo capire.
Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
sembra una colossale balla ma va letta bene? il tombale lo vivremo tutti come la fine di un paese ucciso da criminali legittimati da regole fasciste di un nuovo regime? magari mi sbagliassi mha....l'aria che tira è questa!?saluti dal vecio
 
Da anni seguo i blog più intelligenti, anche se non proprio in armonia con le mie idee. Molti post e commenti li ho copiati e raggruppati in file intestati all’anno. Ora li scorro rapidamente e quel che si evidenzia è l’affievolirsi della mia partecipazione, nel senso che commento sempre più raramente e più debolmente. Il file 2013 è desolante: contiene solo copia dei post più interessanti, talvolta anche solo dal punto di vista della buona scrittura…
Questa è disperazione, mancanza di ogni speranza, di una pur minima capacità di partecipazione.

 
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