2.01.2013
Chi si accontenta gode
Il
tetto ai superstipendi nella pubblica amministrazione sarà innalzato a 302.937 euro
con un aumento del 3,1% (circa 8mila euro) rispetto al 2012. E’ quanto emerge
da una circolare della Funzione pubblica sui limiti retributivi nella quale si
ricorda che questo il trattamento annuale del primo presidente della Corte di Cassazione
per il 2012. Nel 2011 il trattamento era a quota 293.658 euro (usato come
riferimento per il 2012).
Rapporto
Eurispes: oltre la metà degli italiani non è più in grado di sostenere la
famiglia
Forse
sto per scrivere qualcosa di dannatamente ideologizzato, demagogico e pure
populista, ma non sarebbe sbagliato che certa gente stesse ora in mezzo alla
strada a raccoglier con le mani, la
spazzatura che ci sta ricoprendo.
A
questa notizia risponderemo come sappiamo fare noi, tutti insieme al mio tre,
come si usa oggi nei comizi post moderni del post politica: “Vergogna!” “Ladri!”
“In galera!” e ci sentiremo subito meglio.
La
metà degli italiani è una cifra abnorme, ma detto così in una riga sotterrata
da altre notizie amene, tra lo strano caso degli occhiali della signora
Clinton, e la commozione di Belen, tra la prima cena di Balotelli a Milano e
Napolitano che s’impunta: “Nessuno tocchi Bankitalia!” sfugge via, come se non
ci riguardasse. Eppure, io ormai da un anno non lavoro più, non guadagno più i
352 euro netti che per undici mesi mi hanno aiutato a campare. Faccio famiglia,
ora, una di quelle non più in grado di sostenersi, che hanno intaccato e finito
i risparmi, ma che hanno la fortuna di avere un tetto sopra la testa, molte
copertine di pile, e i guanti che lasciano libere le dita.
Un
aumento del 3,1% per i superstipendi in questo periodo storico? Non è un
insulto, ma la giusta punizione per la nostra ignavia, o colpevole stupidità. Un
calcio sulle palle per tutti coloro – e tanti ancora ce ne sono – che troppe
volte si son detti: “Tanto, peggio di così non può andare, dovrà per forza
migliorare.” Ora che è chiaro che andrà ancora e sempre peggio, attendo di
sentire la prossima formula magica, capace di continuare a dare la speranza. Ora
che è chiaro che siamo poveri anche noi, che pure un panino e un piatto di
pasta riusciamo a metterlo sul tavolo, e a volte anche una bottiglia di vino,
attendo di sentire il prossimo slogan da strillare.
Si
potrebbe forse far ricorso ad una nuova petizione, per far sì che i vecchi non
debbano morire. Che a tutti sia dato avere un genitore, un nonno e magari anche
un trisavolo da indebitare, per continuare ad avere il diritto di essere
consumatori, così come ci hanno insegnato negli ultimi trenta o quarant’anni,
oppure imparare le nuove mode alternative, come il baratto delle cose vecchie
che non ci servono più o il food sharing, che sempre più prende piede nell’Europa
ridotta alla fame.
Iniziano
a sorgere i siti Internet dedicati alla nuova tendenza (molto trendy) di cedere
qual che ti avanza in frigorifero; un formaggio mezzo ammuffito che non
consumerai, le mele rattrappite che fanno impressione solo a guardarle, le
sottilette di prossima scadenza, comprate in abbondanza col tre per due, che se
ne compri quattro confezioni risparmi un casino, e ti sembra di aver battuto il
gigante.
Ecco,
perché il problema è proprio questo: la colpevole stupidità. Siamo così
impotenti dinnanzi alla realtà che se non ce la trasforma il regime, ce la
trasformiamo noi, arrivando persino a far moda della fame. Per questo ci basta
strillare. Siamo un popolo che si accontenta e che gode.
Rita
Pani (APOLIDE)
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Ciao, ti leggo sempre e anche io non ho più un euro, ma ti chiedo, oltre ad indignarsi che si può fare?? L'Italia non è un paese da rivoluzioni...
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