1.21.2013

 

Il presentabile


Insisto: me lo devo. Perché il cronista al telegiornale ci avvisa che sta per aprirsi la “ricca pagina politica” e c’è pure ospite il vicedirettore di un giornale. I convenevoli e poi la prima domanda politica: “Lei crede che davvero Cosentino sarà candidato perché in grado ancora di ricattare i vertici del partito?” La domanda già di per sé poteva essere sufficiente a far sgranare gli occhi a quelli come me, ma la risposta non si è fatta attendere: “Sì, anche io penso che Cosentino sarà candidato, ma non posso affermare che abbia materiale per ricattare …”
Se questa è politica, che ne è della cronaca giudiziaria? C’era anche quella, per amore della verità. C’erano le dichiarazioni della giudice Bocassini, che sta processando il candidato alla carica di Imperatore, per concussione e prostituzione minorile, e le dichiarazioni del deputato avvocato, che chiedeva la sospensione del processo. Sospensione che di fatto non ci sarà, anche se la sentenza del Presentabilissimo, verrà enunciata solo a cose fatte. E le cose, son le elezioni democratiche di una Repubblica democratica. Questo l’accordo che un imputato ha stipulato con il tribunale che lo giudica.
Potrei dilungarmi ancora, mentre dall’altra stanza giunge l’eco di percentuali di sondaggi ai quali, io, non so perché non partecipo mai. C’è chi scende, c’è chi sale, c’è chi si candida e chi no. Chi è troppo impresentabile, chi invece farà un sacrificio sebbene sia un perseguitato dai giudici. Ci sono servi nuovi che sostituiscono i vecchi, ormai troppo usati per poterli riproporre a un “pubblico” ormai annoiato. Minzolini, per esempio. Presentabile, nonostante sia stato cacciato dal posto di lavoro che lo stesso padrone gli aveva procurato, per aver rubato i soldi dalla cassa. Presentabile, sì.
E allora mi dico che forse non sbagliavo quando ragionavo al contrario. E nemmeno si sbaglia a ragionare sulle cose e sul loro contrario. Stiamo qua a rivendicare il diritto di avere diritti, e non sappiamo più bene nemmeno quali essi siano. Al lavoro, alla sanità, all’istruzione … tutto così vago, così miserabile. Quasi chiedessimo il diritto alla sopravvivenza. A me non basta più.
Voglio avere il diritto di contrattare con i giudici che mi perseguitano. Voglio rubare e restare impunita per avere il diritto d’essere candidata, proprio come se mi si salvasse il culo, o mi si desse la possibilità di far soldi devastando il paese che mi ospita. Voglio avere il diritto di non aver obblighi né morali, né civili. Voglio il diritto di delinquere ed essere chiamata onorevole. Non voglio lavorare, voglio lo stesso diritto al privilegio che ha maturato questo esercito di schiavi e malviventi  a cui tutto è dovuto e nulla richiesto.
Voglio una semplice vita normale, di un italiano qualunque, felice di aver evitato di prenderla in culo, semplicemente sodomizzando quello che veniva prima di lui nella fila.
Perché alla fine, è proprio così che funziona, salvo poi lamentarsi quando qualcuno arriva dietro di noi.
Rita Pani (APOLIDE) 

Comments:
sempre se è vero (io ci credo) a me hanno insegnato nessuno ti da nulla senza chiedere! abbbiamo lottato anche con botte\camionnette coi caroselli della celere che difendevano i padroni contro chi scioperava? lotte dure vere che univano i pretendenti ai diritti "pane e lavoro" adesso (sig) viviamo d'illusione come zomb\celebrolesi\vuoti si tifa accontentandoci di confrontare un delinquente a un altro? il debosc contro il bersolano ? lontano dalla sinistra come il debosc lontano dalla rettitudine? il male piu' gorosso è se non facciamo una vera rivoluzione loro saranno sempre in lotta per chi ruba\saccheggia\delinque di piu' e noi sempre piu' nella miseria costretti a nuotare nelle melma? preferisco lottare che nuotare e questo (concordo) sarebbe l'attimo da cogliere senza lasciarcelo sfuggire? pero' cè chi vive ancora sperando nell'acqua santa di una qualsiasi madonna di plastica? saluti dal vecio
 
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