11.21.2012
Salvatore Usala che ha scelto di morire
Mi
chiedevo che ne sarà della nostra umanità, se oggi veramente Salvatore Usala
dovesse morire a Roma. Mi chiedevo quali parole pronuncerebbe il professore, o
il Presidente della Repubblica, o il Papa – Sua bontà – che proprio oggi ci fa
sapere che al Presepe non c’era il bue e nemmeno l’asinello.
Mi
chiedevo anche in quanti sappiano chi sia Salvatore Usala, questo Cristo, e
quale sia il suo Calvario. Mi chiedevo anche – perché mi faccio un sacco di
domande – quanti siano i malati di Sla che il governo impegnato a salvarci
dalla crisi economica, ha deciso di sacrificare in nome della spending review.
E
dov’è giovanardi? Lui paladino della vita embrionale, padre salvatore di quello
spermatozoo scappato dal mucchio, magari in atto di peccato, dov’è? Dov’è
quello stato che ci impone la sofferenza che ci vieta di morire, e poi ci
uccide fischiettando?
È molto
probabile, però, che se pure Salvatore dovesse morire non seguiranno che le
nostre parole, quelle di questo scampolo di umanità che ancora si dimena più
flessibile di una canna sul bordo del fiume, più esile di un giunco. Così
pochi, siam rimasti, che la nostra voce non c’è nemmeno bisogno di spegnerla,
anzi proprio come un tempo, siamo utili alla dittatura che dietro alla nostra
ostinata resistenza si nasconde.
Nemmeno
se Salvatore vivrà ci saranno parole che riescano a spiegare perché un malato è
abbandonato a sé stesso. Quale sia il meccanismo per cui un governo imposto,
che non sa far altro che imporsi, non possa abolire lo scialacquo delle
province inutili – per esempio – ma condanni a morte un esercito di malati.
E
che ne sarebbe della nostra umanità, se si continuasse l’enunciazione di tutti
i diritti negati, a fronte dei vergognosi privilegi tutelati? Perché se è vero
che Salvatore oggi si staccherà la spina, c’è chi si impicca in silenzio, chi
si getta dal balcone, chi si spara in testa o chi semplicemente sparisce, in
impeto di grande dignità. Tutto nel silenzio colpevole di uno stato che pure
non sa far altro che occuparsi di danaro.
Non
ne sarebbe nulla, ovviamente, perché l’umanità si è persa quando hanno
trasformato intere generazioni in un esercito di codici a barre, addestrati a
consumare ancora prima che emettessero il loro primo vagito.
A
breve sarà chiaro che il disegno è cambiato, che non dobbiamo più consumare,
che i poveri, gli ammalati, “gli improduttivi” devono soccombere, ma sarà
troppo tardi, ormai. Forse per far finta che ci sia ancora una speranza Renzi e
Bersani continueranno a discutere, il pdl fingerà ancora di essere un partito
politico, magari sarà risolto anche lo strano caso del Ragionier Bunga Bunga,
ma noi non ci saremo più. Ci sarà un altro mondo, ancora più surreale di
questo, fatto da briatori e montezemoli, UniCredit e banche intese, e le
malattie saranno solo roba da ricchi, per chi se le può anche comprare.
Oggi
è il giorno in cui forse un uomo si ucciderà in piazza staccando la spina del
suo respiratore. Mi piacerebbe tanto sapere come sta andando la sua protesta,
sapere se è ancora vivo e tiene la moglie per mano … ma la notizia sui giornali
non c’è.
Rita
Pani (APOLIDE)
Comments:
<< Home
ci si commuove quando si frequentano ammalati che subiscono violenza sulla loro pelle e le parole restano inutili (di circostanza) dato che la realta' a noi non sembra cos' dura? grave per le vittime del sistema fino a quando non tocchera' a noi? possiamo dire che la speculazione il profitto ci ha reso cavie come è stato detto tante volte passando nella totale indifferenza perche' da una parte siamo arrivati al "vuoto assoluto senza piu' misure?" mentre dall'altra pochi previlegiati si sommano\spartiscono sacchi di danaro continuando nei loro infiniti\teatrini dispersivi e inutili se non per tenere occupate menti annebbiate dal nulla? uno stato vegetativo di imbecillismo collettivo? sembra funzioni come per magia sembriamo anche contenti per dovuto rispetto? che tristezza!? saluti dal vecio.
Posta un commento
<< Home