11.23.2012

 

Pantaloni rosa e camicie nere


L’ho vista anche io una scritta su un muro, a caratteri di memoria fascista che diceva: “Froci nel forno”. La guardi e pensi alla portata della stupidità. Poi, mentre te ne stai seduta davanti a un carabiniere, col tuo avvocato accanto e alcune carte in mano, mentre le loro voci cantilenano diciture burocratiche cacofoniche e noiose, leggi il proclama sulla razza ariana che vorresti lanciare dalla finestra aperta, che guarda altre finestre aperte, come in un film di Kubrick.

Leggi ancora le farneticazioni di un ragazzo e ti domandi: “Chissà che vita ha avuto, cosa gli hanno raccontato. Chissà se ha letto questo o quello, se mai gli hanno raccontato il rumore che fanno le ossa che si rompono in un corpo troppo magro.”

Poi il carabiniere ti rivolge la domanda, posi le carte sopra il tavolo, e non hai alcuna smania di spiegare, di difenderti, di urlare. Perché le ragioni ormai ti sembrano rimbombare nella mente, senza più senso, ribadite per iscritto su pagine e pagine di carta virtuale, o durante gli interminabili percorsi della vita, camminati con diverse compagnie fatte di gente di mille colori e di mille pensieri. Tutte cose già dette, tutte cose già lette. Sempre le stesse a ripercorrere una storia che seppellimmo troppo in superficie e riesumata quando si è reso necessario, rigettarci all’inferno.

Oggi piangiamo un bambino che ha preferito morire, immagino perché troppo brutto il futuro che riusciva a immaginare, vivendo in questo presente. Piangiamo lacrime sperando che queste possano restituirci alla nostra umanità, cercando fortemente un colpevole per l’assurdità di una morte, che possa in qualche modo assolverci, e condanniamo a pagare un’intera generazione di studenti o compagni di scuola nel quale si può trovare un capro espiatorio che ci lasci liberi nel dolore.

Lo piango anche io, e lo piango a modo mio, con l’amarezza che mi porto dentro da giorni e che non riesco a lasciar andare. Lo piango, pensando che forse non ho fatto abbastanza, che forse questo mio cocciuto modo di strillare la scomodità della realtà è stato inutile. Non piango la sua morte, ma piango la sua vita di bambino domandandomi quale sia stato il terrore che deve aver provato del domani, per scegliere di non arrivarci mai. Non mi importa di sapere quanto crudele può essere un ragazzo, semmai mi domando dove fossero quei genitori che non hanno avuto modo di accorgersi come si stavano costruendo i loro figli.

Piangere per una vita è puro esercizio di stile, se non ci rendiamo disponibili a salvare la prossima. Rifugiarci nell’assurdità di un fatto è solo alimento per la nostra buona coscienza, se renderemo possibile il prossimo nefasto accadimento.

Un bambino è stato ucciso da tutti coloro che non hanno avuto il tempo, che si son girati dall’altra parte, che hanno pensato bene di non iniziare nemmeno a combattere una lotta impari contro il sistema, contro l’ignoranza, contro il Golia che è questo nuovo fascismo lasciato libero di emergere e radicarsi ancora nel letto di miseria culturale appositamente creato per tenerci tutti al giogo, sottomessi e impotenti. Un bambino è stato ucciso dalla solitudine che si prova, quando ci si ostina ad alzare la testa, e si vede che tutto intorno il mondo è a capo chino.

Possiamo metterci i pantaloni rosa tutti i giorni, e tutti i giorni mostrarcene fieri e orgogliosi, ma non servirà a nulla, se non strapperemo le camicie nere.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Rita fingiamo di essere umani? fingiamo di contare ancora qualcosa? fingiamo che questo paese non sia sprofondato come una nave alla deriva perche' volutamente il comandante e l'equipaggio erano distratti da altro? fingiamo che la poverta' i servizi la delinquenza strisciante siano casualita' nel quotidiano? fingiamo di non essere neanche padroni del nostro corpo dei nostri pensieri? fingiamo che il nostro cervello possa funzionare con l'aria pestilenziale e putrefatta del sistema che ci ha portato a questo livello? sopratutto che la colpa è nostra nella maggior percentuale? nulla di tutto questo si ricollega al caso, è stato pensato programmato e voluto e sara' portato alla stazione finale come i treni che avevano la sola andata senza ritorno per i tanti incolpevoli dei campi\di\sterminio? questo è stato detto e ridetto tante volte ma rimbalzava contro un muro di gomma sostenuto forze dall'incoscienza che ci ha distratti mentre seguivamo i teatrini delle marionette\political\malaffarose ridendo e commentando? adesso siamo alla stazione e scendendo sprofondiamo nella melma che ci toglie anche il respiro? come da programma è vicina la fine? dispiace e fa male la realta' è troppo\dura ma non si cambia perche' non è illusione\fantasia\sogno è amara verita'!? saluti dal vecio
 
Su "Repubblica" di oggi, un bellissimo articolo di Aldo Busi sull'argomento.
 
Sono venuto a controllare il tuo blog.
Vedo con piacere che funziona ancora.
Il nostro gruppo è stato attaccato dai soliti mafiosi fascisti.
Vedi:
http://testimonedeltempo.blogspot.com/
Un saluto da
magocamillo
 
Sono completamente d'accordo con te questo periodo fa riemergere il fascismo, gli estremismi capitalistici e questo ragazzo ne è rimasto vittima, non è l'unico purtroppo, vittime lo sono tutte-i coloro che alzano la testa, e anche qui hai detto bene.
 
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