10.16.2012
Economy 4 dummies
La
fine del tunnel si vedrà l’anno prossimo, ma non sarà una luce intensa e
accattivante, più un lumino funebre, un barlume di luce senza speranza. Non lo
dicono i numeri, di cui capisco poco o nulla, lo dicono le parole, a volte così
tragicomiche da rendere l’atmosfera intorno davvero disperante.
L’altro
giorno il Sommo capo Draghi ha detto che “c’era un certo ottimismo” che
tranquillizzava l’Europa. Oggi invece si dice che nel 2013 la ripresa ci sarà
sebbene il PIL resterà sempre negativo. Altra piccola briciola di speranza
potrebbe essere data dalla scomparsa – prematura – dello spread: parola caduta
in disarmo, come una delle migliaia di nuove star uscite dal mostrificio
berlusconiano, uno di quei “cantantattoriballerini” famosi per un giorno e
mezzo, che poi finiscono ad allietare le serate della sagra della bruschetta e
del vino novello.
Sì,
hanno cancellato lo spread, e proprio quando anche la signora della frutta e
verdura, che vendeva con la sua bancarella all’angolo della via, aveva forse
iniziato a intuire che era tutta una fregatura.
D’altro
canto, per lo stato, non conveniva più usare lo spread come arma di distrazione:
ingenerava troppo terrore costringendo anche chi è ancora in grado di gettar
via soldi, al risparmio forzato. Perché spread alto era sinonimo di casse
vuote, e casse vuote è ancora qualcosa che riesce a preoccupare l’italiota
medio, quello, per intenderci che posto dinnanzi ai soliti e impressionanti
aumenti del carburante dice: “Che i frega a me? Tanto io sempre 20 euro ne
metto!”
La
fine del tunnel la vedremo quando finalmente prenderemo atto – noi cittadini –
del fatto che essa non sia mai esistita, o meglio, che come fu per l’AIDS (a
mio parere) è stata un mostro costruito da abili menti, così preparate a
crearla ma non tanto capaci di governarla. Una di quelle strane creature, come
i virus, scappati dal controllo dell’uomo che hanno finito per sterminare l’umanità.
So
poco di economia, è vero, ma trovo sempre più interessante seguirne l’evoluzione,
leggendo tutto quel che capita a riguardo, studiandola come faccio sempre con
cocciutaggine, come se fosse qualcosa di vivo. Quel che insegna questa “crisi”
è che così come è sempre stato c’è chi ci guadagna, e questo è palese. Guardando
meglio in Italia, però è tutto più surreale.
Le
statistiche dicono che durante i periodi come questo che stiamo vivendo,
aumentano i furti e le rapine, e allora perché stupirsi dei furti e delle
rapine che lo stato, con la complicità del potere economico, politico e
industriale, compie quotidianamente? È normale che sia così. Chi ha le mani più
vicine al barattolo della marmellata, arriva primo e si sporca le dita. C’è chi
fiuta l’affare, ci sono i vari Batman che più candidamente raschiano le
briciole che cadono sul fondo, e poi ci sono quelli che a crearla, la crisi,
hanno partecipato e che quindi più di tutti vantano il diritto di arricchire
loro stessi.
Quel
che invece ci costa comprendere è che solo noi potremmo avere il potere di far
cessare l’epidemia. Smettere di acquistare ciò che non è strettamente
necessario, dopo aver tolto i soldi dalle banche. Tutti, compresi i miei 14,80
euro rimasti al bancoposta (sorrido), probabilmente nemmeno sufficienti – ma chi
se ne fotte – per il calcolo delle spese a fine anno.
Invece
non è così; qualche tempo fa, in occasione di una mia battuta ironica per le
code in attesa del nuovo iPhone 5 una
signora mi ha scritto piccata: “Sei invidiosa perché probabilmente non puoi
permettertelo. Io lavoro e ancora ho uno stipendio, e quindi sì, vivo un giorno
da leone, anzi da leonessa.”
E
come si può arrivare a spiegare a questa signora che per far finta di essere
leonessa ha dovuto farsi pecora? Forse solo con quello che ho scritto sin qui,
omettendo di dire che tanto, se non toglieremo noi i soldi dalle banche, presto
infilando la cartina nel bancomat, dal monitor si solleverà un pernacchione. E
come dire che forse è solo per non dirci questo, che ancora ci addomesticano
con luci fuori dal tunnel, previsioni d’ottimismo, e relative soddisfazioni
europee?
Io l’ho
detto o almeno ci ho provato, ma si sa che io di economia non ne so una mazza.
Rita
Pani (APOLIDE)
Comments:
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tanto per dire, se una "razdora" quelle signore che di conti non sanno molto ma sanno che gestire l'economia della famiglia devono "primo lavorare e produrre tutti" secondo devono spendere meno di quello che guadagnano" terzo nessuno deve permettersi di rubare agli altri" sembra il sistema itAliota della politica? difatti abbiamo un "debito stratosferico" ma la politica a quanto pare non soffre ne' di crisi ne' di lavoro ? sono unici pagati a non far nulla quasi come i collaboratori del clero? sembra che tutti pratichino l'arte del rubare pero'.... sempre per colpa degli altri? pazienza fino a quando non cambiera' l'aria? alora nè vedremo delle belle? vha mho lha questo è il paese di bengodi, messomale dove pochi se la sgavagnano sulla pelle di tanti che la fame la soffrono anche se non sembra (non vogliamo aammettterlo?) saremo sempre di piu' e dovremo svegliarci dal'astinenza? saluti dal vecio.
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