8.29.2012
Pari e dispari
Vede professore, non si sa se sia vero che per operare la
polverini sia stato chiuso un intero reparto ospedaliero, ma io son malfidata e
protendo per l’ipotesi verista. Vede professore, questo è grave, ma di più lo è
la risposta non risposta, una di quelle voci che paiono arrivare dagli oscuri
corridoi, secondo la quale, non sarebbe poi così strano, dato che sono
procedure ormai collaudate, non per trattamenti di favore verso i pari della
società, ma a tutela dei dispari. In sintesi, se per operare la polverini fosse
stato requisito un intero reparto ospedaliero, questo sarebbe stato a vantaggio
del malato comune, affinché non si recasse a lui disturbo.
Vede professore, converrà con me che non sarebbe poi strano,
se il parente di un malato ricoverato in un angolo di corridoio, sopra una
barella e dimenticato, prendesse bene la mira per essere sicuro di non
sbagliarsi, no?
Fino a qualche tempo volevate darci le brioche, ora siete
andati un passo oltre. Avete prima abolito le differenze sociali unificando le
classi, riducendole a solo due: i pari e i dispari; poi avete creato un modello
classista, dove ai pari tutto è garantito e i dispari, volendo, possono pure
morire per mano loro.
Vede professore, la vostra fortuna è la nostra disgrazia. L’assoluta
certezza che la ribellione sia quella di uniformarsi a nuovi modelli che di
ribelle non hanno proprio nulla. Cedere alla tentazione del qualunquismo,
istigati dalla vostra arroganza, dai vostri patti clandestini, dalle vostre
politiche ricattatorie. Voi potete fare i pari così che la gente sogni di
scannarvi, certi che tanto non lo farà mai. Sognano grillo ormai, hanno un nuovo
paladino, e son certi che prima o poi arriveranno vittoriosi alla meta.
Io le scrivo perché ho smesso di sognare tanto tempo fa,
quando ho iniziato a far la fame pur di non prendere nemmeno una briciola delle
vostre brioche avvelenate. È un lusso che posso permettermi perché so che
morire non è poi così tragico. Ma c’è chi non lo sa e spera ancora, quindi voi
potete. La polverini può.
La vostra fortuna è che noi si ulula alla luna, e tutta la
merda della società dei pari, la chiameremo casta. Che importa poi, se il 90%
degli italioti usa quel termine senza conoscerne l’origine? Che importa se del
restate 10, solo 5 hanno letto il libro? Va bene così, la speranza vive così e
si alimenta.
Vede professore, ora abbiamo i minatori del Sulcis e il loro
esplosivo. La gente inizia a vedere in loro la nuova rivoluzione, ma io che da
quel territorio arrivo, so come finirà: un paio di promesse, molte
manganellate, e l’esercito a mostrare i muscoli. Poi arriverà un po’ di danaro,
e i pari se lo mangeranno, senza nemmeno gettare le brioche dalla finestra.
Perché ogni regione d’Italia ha la sua Salerno Reggio Calabria, e alla Sardegna
son toccate le miniere.
Che peccato non poter più sognare nell’attività politica di
tante brave persone armate fino ai denti, che vi facciano veramente paura. Lo
sognavo già vent’anni fa, ma ormai è tardi; io sono dispari, e i miei 48 anni
pesano il doppio dei vostri. Chissà, magari nella prossima vita.
Rita Pani (APOLIDE che comunque, se andrà via qualcuno,
almeno, lo porterà con sé)