8.26.2012
Come un gelato al lampone
All’inizio
della stagione estiva, i venditori di cocco camminavano spediti sulla spiaggia
e urlavano: “Cocco! Cocco fresco”, poi a metà della stagione gridavano ancora,
con minore convinzione. Qualche tempo dopo, semplicemente lo dicevano: Cocco
fresco”. L’altro giorno uno di questi uomini con il frigo sulle spalle e la
camicia sudata fino ai pantaloni, mi ha guardato, e ha mosso appena un po’ le
labbra: “Cocco.”
Il
ragazzo del Senegal che per primo mi disse: “Torno in Senegal a Settembre, che
almeno là c’è lavoro”, non lo vedo più dalla fine di Luglio. Mi piace pensare
che sia tornato prima al paese suo, e che ogni tanto pensi a noi, poveretti, a
come siamo ridotti.
Eppure,
a sentir le favole del telegiornale, questo per noi dovrebbe essere il momento
della ripresa; hanno detto che mai la storia d’Italia aveva visto un consiglio
dei ministri, ad Agosto, protrarsi così a lungo: ben otto ore. Era una cosa
importante, e si parlava di noi e della nostra crescita. Per esempio finanziare
le grandi opere, defiscalizzarle, il Ponte sullo stretto o la Salerno Reggio Calabria. Cose
nuove e mai sentite, cose che davvero lasciano sperare. La mafia. Poi però non
se ne è fatto più nulla per fortuna. In otto ore i ministri hanno deciso che
per crescere bisogna privatizzare: le poste e la cultura. Bisogna fare un
concorso per la scuola, con dodicimila nuovi disgraziati che staranno almeno
trent’anni in una graduatoria che non si accorcia mai, e che anzi diverrà
sempre più lunga visto che le scuole continueranno a chiudere.
Le
favole son belle, perché lasciano in bocca un sapore dolce come il gelato di
lampone.
La
realtà è amara, quella sì, che non viene bene nemmeno a raccontarla.
Cosa
sarà mai la privatizzazione della cultura?
La
svendita dell’arte e dei musei, la chiusura delle scuole e il finanziamento
alle scuole private che – cosa che non si dice mai – è libera di assumere il
corpo docente e trattarlo come il corpo di uno schiavo, sottopangandolo,
sfruttandolo e ricattandolo. Perché se vai da un preside di una scuola
cattolica a protestare, quello ti mette alla porta, esattamente come accade in
un call center o in un supermercato, o in uno di quei posti dove si vendono
panini di merda con in regalo il giocattolino per il bambino.
Raccontavano
la favola della finanza impegnata in operazioni anti evasione: le merci
taroccate erano state sequestrate al porto di Palermo. Tutta merce che veniva
dalla Cina, così simile all’originale da poter restare confusi. Gli orologi
finto Rolex, dicevano, quelli che in questo periodo si vendono ai turisti sulle
spiagge.
Raccontano
la favola delle liberalizzazioni, senza dirti che nel mondo reale, quando ti
svendi un paese al Fondo Monetario Internazionale, poi il debito lo devi
pagare.
All’inizio
della stagione, i senegalesi vendevano collanine colorate sulla spiaggia, e
accendini, e cavigliere. La stagione, nonostante Beatrice, c’è ancora, ma i
senegalesi non ci sono più. Siamo rimasti noi, ed è rimasta la campagna
elettorale, son rimaste le elezioni e nessuno da votare.
Rita
Pani (APOLIDE)
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distinguere la realta' dall'illusione non è roba semplice? siamo un paese purtroppo plagiato da manipoolatori scaltri e sottilmente svegli? hanno capito di che pasta siamo fatti e ci plasmano secondo necessita? la vita è nostra e nessuno dovrebbe usarla per esclusivi interessi personali, invece sono millenni che ci raccontano la favola dell'oca che tetta latte? se così non è pazienza saranno capaci di inventarsi qualsiasi roba? anche che esser poveri affamati e senza lavoro si vive bene? alora possiamo star tranquilli, siamo fregati fottuti e contenti? chi dovremo ringraziare lo vedremo? saluti dal vecio.
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