6.18.2012

 

Date un obolo alle banche


L’ultimo euro di donazione col telefonino, lo diedi in occasione della devastazione del Bangladesh. Dopo si seppe che quei soldi – i nostri – in Bangladesh non arrivarono mai; si fermarono a Roma per rimettere ordine sui conti della Protezione Civile, che aveva i bilanci disastrati e tutti, ormai, sappiamo perché.

Da quella volta in poi, non feci più mistero sul fatto che mai più avrei dato una sola briciola attraverso intermediari. Ovviamente, il cittadino per bene, il buonista di stampo veltroniano, mi accusò di essere una sorta di mostro tutta chiacchiere e distintivo, oltre che una troia comunista – insulto che come una maglietta bianca, s’intona con tutti gli altri colori.

Ora si scopre che, ripianati i bilanci della Protezione Civile, pagate le case, le massaggiatrici in perizoma e senza preservativo per il direttore bertolaso, cinque milioni di euro donati da chi ancora voleva credere di partecipare in qualche modo alla ripresa della vita di un popolo devastato da un terremoto, sono stati succhiati via con metodo affaristico dalle banche. Si scopre, per dirla in maniera più semplice e diretta, che i cittadini italiani sono stati truffati per l’ennesima volta, ma peggio delle altre giacché la truffa non ha riguardato soltanto chi ha subito l’estorsione, ma anche quei cittadini che da tanta generosità avrebbero avuto avere aiuto. Un aiuto concreto. Un aiuto subito (come recitavano gli spot televisivi, ed esortavano i telegiornali).
È una storia molto italiana, una di quelle che fanno molto schifo e tuttavia, una di quelle alle quali, ormai, abbiamo fatto il callo ma che spero, possano finalmente insegnarci qualcosa. Certo è facile inviare un sms e rinunciare a un euro della ricarica telefonica. Produce anche una certa serenità, ponendo al riparo la coscienza dal dolore e dando la sensazione di aver fatto quanto fosse nelle nostre possibilità e addirittura di più, in questo periodo in cui anche prima di fare una telefonata si riflette sulla sua reale utilità. Si inizi a pensare, ora, che ogni vota che una scritta in sovraimpressione ci invita ad elargire una donazione, essa non è altro che un’estorsione. Si pensi che non sappiamo cosa andremo a finanziare col nostro euro, se una casa per un ladro, una troia per un maiale, o il pizzo per una mafia.

E anche questo, alla fine, lo dobbiamo all’eredità lasciata dal ventennio che abbiamo vissuto e che viviamo in attesa di celebrare un altro decennio ancora. Con la terra che continua a tremare, con le case che continuano a cadere, con le piogge che ricoprono le vite di fango, in una terra sempre più destinata a diventare una landa desolata, svuotata dalle scorribande di predoni incravattati.

Dovremmo esigere la certificazione delle associazioni benefiche, una sorta di bollino blu per chi si prodiga e fatica per il prossimo, mentre già siamo obbligati a distinguere tra preti buoni e preti cattivi, tra chiesa cristiana e chiesa massonica, tra mafia semplice e mafia di stato, senza avere mai davvero la certezza di saperlo, alla fine,  chi siano i buoni e chi siano i cattivi, ma non voglio pensare che “rubano tutti, rubano tutto”, spero che ancora ci sia qualcosa di onesto in questa Italia che ancora trema.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Quanta verità nelle tue parole! Mi ricordano la barzelletta che girava nel 1963 per la fame in India: uno a me, uno a te, uno all'India. Il funzionario indiano giunto appositamente a Roma poiché in India non era arrivata neanche mezza rupia, scoprì che, in apposita stanza, due solerti sottosegretari dividevano equamente il maltolto: una banconota a me, una a te e (gesto dell'ombrello) una all'India... Sono passati quasi 50 anni ma la truffa riesce sempre grazie a tanti boccaloni.
Jozsef Bocz
 
tanto piu' vicino al potere tanto piu' lontano all'onesta'? ci hanno demolito la competenza la forza il carattere la capacita il talento l'entusiasmo rendendoci duttili al potere dei dominanti stabilendo loro quello che possiamo o non possiamo e sopratutto quello che dobbiamo fare? se il popolo si sveglaisse dovremmo fare una rivoluzione d'emergenza? manca una roba solo; il coraggio, resta lo sdegno non è poco? saluti dal vecio
 
E' una riflessione giusta, doverosa direi. Io, cattolico dichiarato, credo di non essermi mai servito delle "strutture statali" per dare un piccolo contributo. Ho cercato di seguire un'altra strada, che credo possa dare qualche sicurezza in più e qualche certezza in più: l'aiuto diretto, addirittura pro manibus, a coloro che veramente ne hanno bisogno. Una lezione imparata con il terremoto d'Irpinia, quando si ritiravano i risparmi per aiutare le persone e si scopriva poi che latri vendevano fondi di magazzino a peso d'oro. La barzelletta dell'amico sull'India io la conoscevo a proposito del Vaiont, ma credo si possa applicare a molte altre situazioni analoghe. Credo sempre che l'onestà, la rettidudine, la generosità non siano scomparse nel nostro popolo: sono diminuite certo e messe in ombra dai comportamenti scandalosi e dall'ottundimento delle coscienze indotti e provocati in ogni modo. E quando non posso fare altro, mi ritornano in mente le parole del parroco, quando tanto tempo - ero giovane universitario di belle speranze - vennero in delegazione a propormi di candidarmi a sindaco del mio piccolo paese. Rifiutai ed ho sempre rifiutato per molte e valide ragioni. Ma la sua risposta-ammonimento che non ho più dimenticato e mi ritorna sempre in mente fu: "Augusto, ricordati però che se tutti gli onesti si rifiutano di fare politica, cosa resterà? A farla resteranno solo i disonesti e che altro faranno se non disonestà?". Ecco, dunque, il da fare, qualsiasi credo si abbia: l'impegno quotidiano, un comportamento onesto, visibile, anche se piccolo. Una rete di testimonianze, che possano dire agli altri che onestamente si può vivere e si deve vivere e che alla fine si vive anche più sereni e a volte contenti e felici. Catene di solidarietà vere ed identificabili, appunto, non nebbiose e strane e tali che con due euro si tacita la propria coscienza sì, ma si contribuisce, per mancanza di controlli a truffe, approfittamenti e veri e propri latrocinii sulla pelle della gente in buonafede e dei poveri e bisognosi reali. Ciao, Rita. E non demordere.
 
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