6.22.2012
Assassini colposi
C’è
qualcosa di ammirevole e sconvolgente, in una madre che in lacrime è felice per
aver visto finalmente condannati gli assassini del proprio bambino. C’è
qualcosa di terrificante in una condanna a 3 anni e mezzo per aver tolto la
vita a un bambino, soprattutto quando gli assassini sono gli stessi che noi
paghiamo per tutelare la legge. C’è qualcosa di abominevole in questa condanna
ridicola che festeggiamo per la sua eccezionalità, abituati come siamo, in
questi paese, ad assistere impotenti ai soprusi dello stato, che ancora
vogliamo definire democratico, per non aggravare ancor di più le nostre
coscienze.
È colposo,
l’omicidio, quindi non volontario dice la legge che dobbiamo comunque
rispettare. Hanno esagerato con gli anfibi e i manganelli, tenendo un ragazzo
ammanettato per terra, colpendo alle cieca perché “lui” sembrava una furia. Non
volevano uccidere, dicono, e l’avvocato di una degli assassini, noto per essere
un deputato del Parlamento Italiano a servizio di sua maestà,si dichiara dispiaciuto
perché non è stato possibile sapere “quanta” droga avesse ingerito il furioso
bambino. Quasi a dire che, più fosse stato drogato, meno pietà dovremmo avere. Non
volevano uccidere, ma hanno comunque cercato di depistare – come fa lo Stato,
in Italia – hanno provato a rendersi zelanti fautori della Pubblica Sicurezza,
paladini del bene contro il male: un ragazzo. Poi, siccome è stato un omicidio
capitato per caso, un atto scaturito dall’eccesso di zelo di una pattuglia di
esaltati, è subentrato anche l’indulto ad alleggerire una pena ridicola; ma
anche questo, che ci piaccia o no, è una legge dello stato, per la quale più
volte ringraziammo l’allora ministro Mastella, su cui è meglio tacere.
Ora,
la felicità per questa singolare vittoria del bene sul male, la si deve non
solo alla magistratura, ma a una madre e una famiglia che fin da subito ha
reagito e alla società civile (quel poco che ne resta) che non ha mai voltato
la testa dall’altra parte, e non ha permesso che l’omicidio “andasse prescritto”
nella memoria collettiva. Questo pare sia diventato il nostro compito ultimo:
partecipare perché almeno si conservi la
memoria, in un paese che è spinto quotidianamente all’oblio di tutte le cose e
di tutte le nefandezze, e l’oblio è un seme che attecchisce facilmente,
concimato abbondantemente da un’informazione deviata.
Per
esempio questa fotografia di Federico, salvata questa mattina (22.06.12) dalle
pagine del Corriere della Sera dall’articolo sulla condanna definitiva dei
poliziotti assassini. La didascalia è emblematica: “morto in circostanze ancora
da chiarire”, casomai qualcuno anziché leggere l’articolo si fermasse alla
fotografia. E mi chiedo: “Sarà una devianza colposa, o c’è del dolo?”
Non
so. So però che son differenti gli articoli sul “mostro” assassino di Melissa. Ci
hanno mostrato tutto di lui, persino la barca sulla quale – scrivono abbondantemente
i giornali – passava i suoi periodi di riposo. Ci mostrarono le prime immagini
dalle quali era impossibile comprendere il suo volto, alla fine svelato come un
felice coupe de theatre. Brutto, scuro, rugoso e arcigno; rassicurante come
solo un mostro può essere; soprattutto per noi che da tempo ci guardiamo le
spalle soprattutto dalla Polizia.
Non
scordiamo di essere società civile, non scordiamoci dei mostri e degli
assassini. Non scordiamoci mai delle vittime e delle loro famiglie che
attendono il giorno di poter piangere di sollievo in un’aula di tribunale. Stefano
Cucchi, per esempio: non scordiamoci di lui.
Rita
Pani (APOLIDE)
Comments:
<< Home
non ci sono troppe parole ricordo che troppi nella forze dell'ordine scordano di essere al servizio del cittadino? al contrario NON DIMENTICANO DI ESSERE AL SERVIZIO DEL POTERE? cè rimasto qualche virus fascista in giro e spesso emerge unito alla violenza? una tristezza cordialmente dal vecio!
Posta un commento
<< Home