4.14.2012
Tutto in macerie
Non
ricordo chi disse che eliminare berlusconi sarebbe stato facile, ma difficile
eliminare il berlusconismo. Chiunque fosse, aveva ragione.
La
mezzanotte è passata, non ho tolto il post sull’ossimoro dei fascisti
libertari, né mi sono scusata con un fascista, né tanto meno intendo farlo da
qui al prossimo millennio. Ma tant’è, non c’è gioia e non c’è sorriso. Molta
pena e desolazione accorgendomi che in fondo non mi ero sbagliata di tanto. Un
tale, a commento, ieri ha scritto che la colpa del procrastinare del “berlusconismo”
era la nostra; di chi ancora ne parla anche ora che “non è più presidente”,
facendo sì che esso resti “vivo” nell’immaginario collettivo.
Credo
che se un giorno si volesse cambiare la Capitale d’Italia, la scelta giusta sarebbe L’Aquila.
È la città che meglio di tutte potrebbe rappresentarci. Il nostro emblema. Una
città sulla quale ancora è possibile calpestare le macerie dello sconquasso
subito, difficile da ricostruire, abbandonata a sé stessa, posta nelle singole
mani delle persone di buona volontà che nulla possono contro il sistema che vorrebbe
ancora demolire, ancora lasciare tutto così com’è. Dimenticare, o fingere di
vivere una vita normale chiusa dentro case di cartone che non reggono l’acqua
che piove.
L’Italia,
come l’Aquila, derisa da chi si frega le mani goloso del bottino che potrà
arraffare, non curante delle vite mietute all’improvviso, dal terremoto o dalla
crisi. Morti e dimenticati, a volte scientemente ignorati per non urtare il
quieto vivere di chi nemmeno si accorge di non aver più una vita, di averla
ipotecata e ceduta a terzi, che non gliela renderanno mai. La vita è una, e
anche questo tendiamo a scordare.
L’Italia
è un cumulo di macerie sul quale continuano a volteggiare gli avvoltoi. Sempre
loro e sempre gli stessi, con i loro problemi e le loro urgenze: cambiare le
leggi per facilitare le loro esistenze, sia di gruppo che singolarmente. Una
legge per non finire in galera, una legge per non perdere i danari (i nostri)
una legge per favorire i padroni, e la terra continua a tremare, portandosi via
la vita degli schiavi sfruttati, dei piccoli imprenditori depredati, dei
lavoratori dimenticati nel limbo dell’esodo verso la pensione, che non arriverà
mai.
Pensavo
a L’Aquila, dopo aver sentito discutere sulla tassa da porre per poter
finanziare la protezione civile, e molte cose sono riaffiorate alla mente. Per
esempio gli appartamenti di bertolaso, le sue ruberie, il silenzio che gli si è
fatto intorno. Gli appalti truccati per la ricostruzione tarocca, i
finanziamenti avuti da stati esteri per la ricostruzione dei pezzi di storia
demoliti dalle scosse, e mai arrivati nelle casse dei comuni. I soldi inviati
da certe sottoscrizioni, di cui è difficile tenere traccia.
Questo
sono le macerie d’Italia, lasciate da berlusconi e dal suo sistema, da
bertolaso e dai loro complici, dalle associazioni a delinquere che in prima
persona, ora, dovrebbero col maltolto finanziare la protezione civile italiana,
che dovrà essere riformata con decreto legge dei professori.
A L’Aquila
poi ci fu il comitato delle carriole. Cittadini inermi che sfidavano l’esercito
per riconquistare il centro storico della loro città distrutta e abbandonata. Scritto
così potrebbe anche far scaturire un sorriso, invece, a pensare che è proprio
così, che è storia e realtà, sfugge una lacrima.
Tutta
Italia dovrebbe essere invasa da carriole, per portare e gettar via. Quest’Italia
manca di troppe cose e abbonda di troppe macerie.
Rita
Pani (APOLIDE)
Comments:
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Il problema è dove buttare vie le macerie! L'Italia ne è piena. Inquiniamo un altro sito in un qualunque posto del mondo con i nostri "mali"?
Mah. Di una cosa sono convinta ed è che il problema "monnezza" non è un problema solo di Napoli o Palermo.
Paola
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Mah. Di una cosa sono convinta ed è che il problema "monnezza" non è un problema solo di Napoli o Palermo.
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