4.16.2012

 

Il tempo ultimo


Ora è il tempo ultimo. Come se sapessimo che quel treno che sta per arrivare è la nostra ultima occasione. Che peccato il silenzio in questi giorni, nei quali le voci che si accavallavano anche all’estero, erano sempre le solite, quelle di coloro che ci hanno portato fino a qui, fino alla stesura dell’ultimo capitolo di questa ridicola farsa, di ladri e di saghe, di sacre famiglie, mafiose oppure no. Di tutte le voci, una ne eleggo ad emblema dell’assurdo che stiamo vivendo, ed è quella di scajola. Ha avuto l’ardire di esigere un colpo di reni, perché finalmente di rimetta ordine nel sistema del finanziamento ai partiti. Ma forse non si tratta di coraggio, forse è solo un rigurgito di arroganza di chi è certo che qualunque bestialità, qualunque bestemmia si possa vomitare in questo paese devastato, resterà impunita. Il giornalista che lo ascoltava non lo ha preso a schiaffi, nemmeno gli ha sputato in faccia. Si è limitato a riprodurre, amplificare e divulgare la bestialità, con un poco di reverenziale rispetto quanto bastava perché a nessuno venisse in mente di dubitare della “propria” sanità mentale.

Il tempo è ultimo. Sarebbe questo il nostro di comprendere per poter esigere. Il tempo per fare ritorno ad una vita “normale” fatta di cose “normali”, quelle cose che abbiamo scordato caduti nel vortice surreale fatto di slogan e tette, mignotte e mafiosi, debosciati e ladri, leghisti. Potremmo finalmente unire i fili degli accadimenti in questa storia recente e vissuta, e riordinare con logica e raziocinio i nostri destini; riprenderci il rispetto che meritiamo, e la nostra dignità. Curare il cancro che tutto si è mangiato. La cosa più normale, che ci manca è la politica, e fino a quando non avremo ripristinato quella, tutto resterà ancora così.

Cadere nel tranello di pensare che “tutto uguale”, che “la politica è tutta una merda” è l’errore più grande nel quale purtroppo in tanti son caduti. Con un po’ di attenzione, e forse anche con un po’ di “senno di poi”, ora dovrebbe essere chiaro a tutti che gli ultimi dieci anni in Italia, non vi è stato alcun atto politico, alcuna discussione politica, nessun movimento politico, e quasi nessun partito politico. Negli ultimi dieci anni, la politica è stata congelata, scambiata colpevolmente con le gesta di un grumo di criminali, affaristi, mafiosi, ed apprendisti stregoni, che dopo aver compreso quanto fosse facile rubare il pollo, si son portati a casa tutta la stia.

Non si tratta più di andare alle urne ed accontentarsi di votare il meno peggio, quello che ha un po’ meno rogna degli altri, ma non si sa bene con quanti rognosi esso sia venuto a contatto e quale sia il suo grado di contagio; si tratta di riprendere in mano le sorti del paese attraverso la politica. C’è bisogno di smettere di credere nel vangelo berlusconiano che ha degenerato il pensiero e il senso della politica, C’è bisogno di fare e di pensare. C’è bisogno di un partito politico di massa che possa tenere uniti i bisogni delle persone (e non a caso non dico gente, termine anch’esso ormai svuotato dal suo senso).

Dobbiamo spezzare gli schemi imposti da vent’anni di propaganda mafiosa berlusconista, che ha insegnato a desiderare il danaro, che ci ha reso schiavi del danaro che anche quando non c’era bisognava inventarselo, rincorrerlo, rubarlo perché l’importante era averlo e non guadagnarlo. È provato ormai che il teorema secondo il quale “un deputato doveva essere ben pagato perché non cadesse in tentazione” era un alibi ben costruito e di fatto una stronzata. Per avere dei deputati che non rubano, in Italia, bisogna rieducare al lavoro. Il deputato deve essere visto come un lavoratore al nostro servizio, pagato con un contratto a progetto, che vada a scadenza quando il suo compito è finito. Pagato quanto si paga un impiegato che svolge il suo lavoro di concetto. Non è un attore, non un calciatore, non un mostro creato in un laboratorio televisivo al quale tutto è perdonato perché ci aiuta a scordare la miseria.
  
Per riavere in mano le sorti del paese, bisogna educare le generazioni future, che dovranno svolgere il compito che ora spetta a noi. Non è vero – ed è palese – che per risolvere la crisi si debba tagliare sulla vita nostra, ma al contrario bisogna investire. Nella scuola che deve insegnare sempre di più e meglio, nel lavoro che deve renderci autonomi, in grado di finanziare i servizi dello stato a cui tutti dovremmo avere accesso. Investire nella cultura capace di cancellare la barbarie inflitta dalle televisioni di regime, macchine mostruose capaci di succhiare via il cervello fin dalle più tenere età.

La crisi si risolve mettendo un freno all’arricchimento dei potenti, dei grandi mangiatori, dei ladri del potentato che per potersi arricchire ancora di più e con meno fatica, la crisi l’hanno inventata. Anche questo è palese, visto che fino ad oggi per quanto lo sperpero dei soldi pubblici sia sempre emerso, mai è stato né punito né il danaro recuperato. Chi ha rubato prima ancora di pagare con la carcerazione, deve rifondere il nostro danaro nelle nostre casse. Occuparsi della cosa pubblica, deve essere un compito che si assolve con religiosità. Rubare persino una penna, deve essere vissuto come un’aberrazione, come uno scandalo. Non è facile, in un paese in cui alla fine, persino la pedofilia di un vecchio maiale, è stato vissuto come un gesto meritorio, da ammirare se non da emulare.

Le nostre energie non devono più essere sprecate dietro al movimentismo annichilente dei grilli e dei “civili” che finiscono per apparire servi del sistema, che rompono ma non costruiscono, che hanno garantito al berlusconismo di arrivare laddove voleva arrivare, cioè a depauperare il senso politico di un popolo da schiacciare. Le nostre energie devono essere spese per tornare ad occuparsi della cosa pubblica sapendo che pubblico è anche mio, e che per questo è nostro dovere, se non obbligo almeno morale, di vigilare.

La crisi si risolve ridando dignità al lavoro, e al lavoratore. Investendo perché tutti si possa vivere del proprio lavoro, e spendere consapevolmente grazie alla propria fatica. Si deve ridare senso alla fatica stessa, in modo tale che tutti si sia disposti a sudare e faticare, sapendo che grazie alla stanchezza si potrà avere l’attimo di riposo. La schiavitù non può e non deve essere tollerata in un’epoca in cui si guarda a Marte, in cui si inventano lozioni per mantenere la pelle giovane, il pene eretto, ma non si cura una malattia rara. La persona deve essere centrale, perché la persona possa contribuire al “normale funzionamento” dello stato.

Esigiamo questo impossibile. Possiamo farlo. Nessuno più deve credere di essere intoccabile, nessuno più deve imporci un nome da delegare a rubare, nessuno più dovrà mancarci di rispetto. Nessuno – statista o imprenditore – banchiere o mafioso – presidente o sicario – dovrà sentirsi sicuro di poterci sputare in faccia la propria arroganza. Noi siamo quelli che abbiamo (oddio io proprio no) i nostri pochi soldi nelle banche, noi siamo quelli che apriamo i cancelli, noi siamo quelli che guidano gli autobus, noi siamo quelli che insegnano (poco e male) ai nostri figli, noi siamo i genitori dei figli costretti a viverci lontani. Noi siamo quelli disperati che dovrebbero fare patrimonio della loro disperazione. Ed avere quell’impossibile che faccia indietreggiare il nemico, farlo ritirare.

Potere al popolo. Questo si può. Potere a un popolo che almeno, dopo questo tempo, e l’oltraggio inflitto a chi per la nostra libertà, per i nostri diritti, e per le nostre certezze diede la vita, sia riuscito a comprendere, a diventare consapevole. Potere a un popolo capace almeno di dire basta.

Cacciamoli. Senza sé e senza ma. Scriviamola noi la legge elettorale. Imponiamola. Riprendiamoci lo stato, e la nostra dignità. Non c’è bisogno nemmeno di uccidere.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Sei romantica, idealista... sono quelli come te che, storicamente, riescono a cambiare le cose (chi +, chi -...) ;-)
 
Come ha ragione Rita, il problema è che siamo (Italiani) troppo divisi. Quante associazioni, movimenti,partiti ci sono che vanno nella stessa direzione? Tanti... troppi. Le persone dovrebbero mettersi veramente insieme e fare una rivoluzione pacifica... iniziando dalle urne delle prossime amministrative e boicottando tutti i partiti che finora hanno solo fallito.

Ciao
Gianni
 
Proprio oggi mi hanno offerto un lavoro: 3 ore a settimana a 6 euro e 45 centesimi lordi a ora per fare le pulizie in due uffici postali di due paesi a 10 km da casa mia. Mezz'ora in un ufficio e mezz'ora nell'altro e in mezz'ora dovrei: pulire 2 bagni, tutte le vetrate degli sportelli, spazzare e lavare i pavimenti, svuotare i cestini, buttare la spazzatura e spolverare tutti i piani d'appoggio.
Non accetterò...ancora non sono arrivata alla fame, ma ...questi son lavori che farei provare a tutti i nostri politici, compreso quello stronzo di scajola!
Poco credibile l'ipocrita. Mi chiedo dove abbiano imparato a recitare così bene!
Paola
 
sara' ripetitivo ma in questo caso serve ri-appropriarsi dei nostri diritti, lasciando la tastiera e imbracciando qualsiasi strumento di convinzione? bastano i numeri di presenti per farci capire? piu' siamo piu' contiamo! grazie sempre Rita!!
 
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