3.20.2012

 

Violenterò il Papa




L’ho detto molte volte il mio imbarazzo e il mio divertimento, dinnanzi alla domanda: “Che fai nella vita?” Ho imparato a tenermi sul vago rispondendo che scrivo, perché se si dico che faccio la scrittrice, di domanda ne segue sempre un’altra: “Sì, ma per vivere?”
Già, per vivere?
“Io muoio di scrittura.”
Mi è capitato in sorte di essere una scrittrice, di avere un’arte, di essere annoverata – Dio solo sa come – persino in quella categoria che un tempo, quando aveva senso, veniva circoscritta nell’intellettualismo e non necessariamente perché ho gli occhiali; una sorte avversa giacché di contro, sono anche drammaticamente onesta.

Scrivere. È così piena, questa Italia, di scrittori, che non è più una specialità saper disegnare con le parole. Una penna e un pezzo di carta, un computer con il “Word” e il gioco è fatto. Puoi farti il tuo libro con quattro semplici click, e venderlo persino che tanto hai un sacco di amici su Facebook. È facile quindi che la gente non sappia quanta fatica ci vuole, quando sulla carta che riempi ci versi tutta l’anima che hai. Quando le persone che racconti ti hanno vissuto dentro, accompagnandoti giorno per giorno, premendo per uscire da te che ne sentivi  l’odore, che ne conoscevi le voci, le movenze, che sentivi ridere o piangere la sera quando finalmente riuscivi a riposare. La gente non sa quanta fatica ci sia in un foglio riempito di ciò che vale la pena dire, urlare e persino insegnare. Dare un senso alle parole è fatica, è lavoro. Io sì – senza umiltà alcuna – affermo con forza: Muoio di scrittura.

Morivo. Perché adesso basta. Basta così di cercare il senso alle cose da dire. Il pensiero anche se è donato, è un dono che lascia offesi. Non è importante scrivere bene, avere un’ arte, essere anche intellettuali. Non è importante soffrire come soffre il suono delle tue parole, riuscire a disegnare la gioia in un paio di occhi grigi s’offrono al mondo. Non è importante che il lettore arrivato all’ultima pagina, senta di avere appetito, di volerne ancora, di desiderare sapere – per esempio – che ne sarà dell’amore di Hermes e la Poeta.

È importante solo quanti ne hai ucciso. Quanto hai rubato. Di chi è stato l’ultimo pene che hai tenuto tra i denti, e di chi erano quelli che ti son passati sopra, prima. È importante aver ucciso un’amica dopo una notte di droga e di sesso, di aver fatto rapine, di aver compiuto una strage, di essere abbastanza puttana da riuscire a far credere a un vecchio tizio debosciato, d’averci un toro dentro le mutande.

Non è più tempo d’essere artisti, di morire d’arte, di sentirsi mortificati perché il tuo lavoro giace dentro un magazzino dal quale non riesce a uscire, perché non è un prodotto che vada bene in questo mercato dove si vende solo la merce avariata. A che serve raccontare la vita, quando ci hanno insegnato che abbiamo il dovere morale di sognare, perché la fama non sta in quel che hai donato, ma nel riuscire ad esistere sotto i riflettori di una televisione marcescente, o sulle pagine di un giornale che nessuno ammetterà mai di leggere. La fama non sta in quel che hai donato, ma solo in ciò che hai mis-fatto.

È solo che ormai tutto è compiuto. Schettino scriverà un libro, dopo aver fatto una strage. Coi cadaveri ancora caldi sulla coscienza, dirà al mondo che non è Capitan Codardo, e non lo farà gratis, ovviamente. Vivrà della sua arte d’essere stato capace di essere un incapace.

Ho voglia di vivere. Avrei voglia di vivere della mia arte, ma visto che ormai tutte le cose sono state inventate, ora che ormai tutto è già fatto, non mi resta altro che fare di più: Violenterò il Papa. A questo, credo, ancora non abbia pensato nessuno. Magari svolterò, e la prossima volta che mi chiederanno: “Che fai nella vita?”
Potrò rispondere con orgoglio: “Sono una scrittrice.”

Rita Pani (Apolide)

Comments:
Rita ringrazio di poter leggere parole piene di verita'! fatte da una persona che esprime e trasmette "speranza" amica di ogni destino, ti accomuno alla bellezza di una pesca settembrina, frutto di una deliziosa terra! quello che nessuno puo' cancellare finche' ognuno di noi avra' vita? il rispetto e la gioia della verita' una virtu' che tu esprimi portata dal cuore col senso del tempo! attimi di vita anche quando si comincia a morire. grazie infinite rispettosi saluti dal vecio!
 
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