3.12.2012

 

Lettera aperta alla Fornero: lei mi fa orrore!

"Non si può dare il salario minimo agli italiani, o si siederebbero a prendere il sole e mangiare pasta al pomodoro"

In linea di massima, illustrissima signora Ministro Fornero, sono d’accordo con lei. Forse l’unico punto che mi lascia scettica è la scelta degli ingredienti. Fossi stata in lei, e nelle catene d’oro che ama mostrare peggio di una Maria Antonietta con meno classe e più supponenza, avrei detto: "Non si può dare il salario minimo agli italiani, o si siederebbero a prendere il sole e mangiare pasta al caviale a 180 Euro il piatto."

Quanto ha ragione signora Ministro!  E che bello, finalmente, sentire in Italia un ministro che parla con cognizione di causa. È vero, troppi ne abbiamo visti di italiani abbronzati anche a Febbraio, col muso ancora sporco di pomodoro e aragosta, venire a parlarci di carestia e sacrifici. Immagini cosa sarebbe questo nostro paese, se per assurdo a tutti fosse garantito di poter vivere esattamente come fate voi, parassiti ingrassati e pur sempre affamati.

Lei vede lontano, signora Ministro, e questa volta ha visto bene, e le riconosco il coraggio della sua arroganza. Lei sa di cosa parla, perché non passa giorno che lei si renda conto di quanto male ha fatto al nostro paese garantire a pusillanimi come voi di poter passare sui nostri cadaveri restando pressoché impuniti. Ogni giorno, dinnanzi ad un nuovo avviso di garanzia, o di un’inquisizione, gli italiani col muso ancora sporco si chiudono a riccio proteggendo il loro sodale che rischia il fastidio di anni di tribunali, per i tempi delle prescrizioni giudiziarie che sono ancora troppo lunghi, e che impediscono di vivere i frutti del proprio lavoro con la dovuta serenità.

Ha ragione signora Ministro. Sarebbe un paese morto il nostro, se si desse ad un lavoratore qualunque, la possibilità di stare in piedi o di sostentare la famiglia senza dover rubare, se tutti avessero un tetto sopra la testa, se le banche prestassero i soldi senza tassi da usura agli imprenditori che altri imprenditori hanno ridotto alla fame. Quale paese potrebbe mai sopravvivere in regime di giustizia sociale?

Ci sono già troppi italiani che hanno approfittato del salario garantito, e per giunta non sono stati nemmeno riconoscenti, non hanno saputo accontentarsi. Hanno dovuto rubare tutto ciò che era possibile rubare, a volte anche a loro insaputa, perché la crisi fa paura più ai ricchi che ai poveri – come disse un suo collega – che i poveri, ci sono già abituati alla povertà. I ricchi avrebbero troppa sofferenza e difficoltà di adattamento alla condizione normale.

Sarebbe bello e umano che lei si vergognasse, ma non è contemplato in questo nostro tempo in cui nessuno, alla fine, le taglierà la testa come la storia insegna e la civiltà – la nostra e non la sua – proibisce. Se le fosse una donna, un essere umano o una persona, con la memoria dei morti che il vostro sterminio ha mietuto e miete quotidianamente, andrebbe in un supermercato a guardare la gente che guarda gli scaffali; le donne che prendono in mano un prodotto e lo ripongono, pensando che in fondo si può fare a meno anche degli spaghetti, illudendosi che al fine se ne avrà agio dimagrendo, ed essendo pronte, d’estate ad andare a prendersi un po’ di sole, che almeno è gratis se non hai la stupidità di pagare per avere un po’ d’ombra da un ombrellone affittato.

Sono orgogliosa di non aver ceduto nemmeno per un attimo alla compassione, davanti alle sue lacrime egocentriche, date dall’emozione di essere davanti a una telecamera, con l’ansia di apparire perfetta stretta nel suo collare d’oro, addobbata come un albero di Natale dai suoi orecchini di diamanti. Lei mi fa orrore: è solo un sicario, pagata dalla mafia dello stato per ultimare lo sterminio che quel verme che vi ha preceduto non ha avuto il coraggio di perpetrare.

Mi piacerebbe finire inneggiando a Piazzale Loreto, ma non lo farò perché ho rispetto di tutti i Partigiani che hanno lottato e sono morti per consegnarci uno stato democratico che noi, colpevolmente abbiamo consegnato alla feccia come voi. Non siamo degni di Piazzale Loreto. Quel che le auguro, signora Ministro, è di arrivare a conoscere una vita di stenti, di non sapere come mettere insieme il pranzo con la cena, e di guardare sua figlia negli occhi con la disperazione che dà sapere di non poterle più garantire un futuro.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
per quel che vale, mi associo
 
quando si comincia a scivolare (con gli esempi) dall'alto si finisce per cadere sempre piu' in basso ? i servizi sono essenziali come il lavoro per le famiglie? i tagli alle amministrazioni stanno demolendo gli ultimi pezzi di speranza di risollevarci dalla melma che questi 20anni di fascismo hanno spalmato in tutto il paes? a Modena saranno privatizzati gli asili nido? questo il primo passo e creera' un precedente drammatico? i prezzi e il monopolio delle strutture della chiesa (esentasse) una robetta se siamo convinti che non cambi nulla? nho è grave, quando i bimbi sono costretti a dire le preghierine mattina pomeriggio e sera? chi volesse puo' anche non andare, certo? così se la mamma lavora? star a casa significa crisi per l'economia famigliare? oltre a questo ci sono aziende e cooperative che CHIUDONO anche per le allegre gestioni di amministratori furbetti? la CMR cooperativa muratori a rischi fallimento? questo il risultato del sistema applicato e la cancrena del disfattismo sta infossando intere generazioni senza scampo? siamo stati gabbati e fottuti? grazie sopratutto a coloro che hanno sostenuto un branco di sporchi affaristi che oggi tronfi sguazzano nell'oro mentre i soliti poveracci hanno rimesso le lancette indietro di 50anni? chissa' se tornera' la memoria e riuscira' a svegliare qualche cellula celebrale? la dieta è cominciata il vecio saluta
 
Grande Rita. Meglio non potevi dire. Questo scritto più che altri mi ha toccato fino alla commozione. Questa vil razza padrona, dovrebbe essere spazzata via. L'arroganza del benestante diventa insopportabile quando si condisce con il privilegio. Se esistesse un Dio gli troncherebbe le braccia dal busto e gli farebbe cadere la lingua, ma ahimè non c'è. Allora se il popolo non troverà la voglia di una rinnovata "lotta di classe",del giustizia della ribellione, questi bastardi faranno sempre più la voce grossa e affonderanno i loro coltellacci nella carne viva delle coscienze della povera gente. Resistenza
 
Grande Rita. Meglio non potevi dire. Questo scritto più che altri mi ha toccato fino alla commozione. Questa vil razza padrona, dovrebbe essere spazzata via. L'arroganza del benestante diventa insopportabile quando si condisce con il privilegio. Se esistesse un Dio gli troncherebbe le braccia dal busto e gli farebbe cadere la lingua, ma ahimè non c'è. Allora se il popolo non troverà la voglia di una rinnovata "lotta di classe",del giustizia della ribellione, questi bastardi faranno sempre più la voce grossa e affonderanno i loro coltellacci nella carne viva delle coscienze della povera gente. Resistenza
 
Posso mettere la mia firma a questa lettera? Roberta da Sydney
 
I PATACCARI DELL'IDEOLOGIA DEL "LIBERO MERCATO".


«Lo schiavo romano era legato al suo proprietario da catene;
l’operaio salariato lo è al suo da invisibili fili.
L’apparenza della sua autonomia
è mantenuta dal continuo mutare dei padroni individuali
e dalla fictio juris del contratto».
(K.Marx)

Secondo l'idelogia del libero mercato, gli schiavi del salario, non hanno diritto a produrre come quanto e cosa serve loro, per le loro vite di esseri umani, e non di schiavi del salario. Insomma, essi si devono piegare alle condizioni poste in essere della "competizione internazionale", cioè, al peggior sfruttamento.
Agli occhi dei dirigenti dell’industria, del commercio e della finanza, dei lacchè della politica, così come a quelli del mondo accademico e giornalistico, non interessa nulla della condizione dei salariati, si tratta solo di questioni di “compatibilità”, cioè di livelli di sfruttamento della manodopera; in ultima analisi un problema di costi e controlli, giammai di salvaguardia e di umanizzazione del lavoro. L’essere umano ottiene la loro attenzione solo nell’ottica dell’interesse capitalistico, che guarda ai livelli produttivi, assenteismo, pause, turni, avvicendamenti, cioè all’utilizzazione della manodopera conforme ai calcoli e previsioni, ai parametri del saggio di profitto, ecc. Ecco il punto: l'umanizzazione del lavoro, all'interno del capitalismo, e quindi del sistema del lavoro salariato, è una...chimera. L’idea di una società laddove gli uomini non siano più in condizione di essere di fatto gli schiavi di altri uomini, di non essere merce in vendita e vite a perdere, è vista dagli stessi sfruttati, una utopia. I Lavoratori saranno sempre alla mercè degli sfruttatori/mantenuti del capitale, finchè non capiranno, che non è la riforma del lavoro il loro obiettivo finale, ma bensì, il rovesciamento del sistema capitalistico la loro meta finale, e dunque, la loro liberazione dallo stato di cose presenti. I salariati, diventeranno la parte "avanzata" dell'umanità, quando capiranno che essi non hanno nessun interesse a mantenere questo sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, e a non cadere nel gioco mediatico, ipnotico dei quaquaraquà politici di turno. E sopratutto, quando si decideranno, ad organizzarsi politicamente (POLITICAMENTE), come classe per se, i cui interessi sono in netto contrasto dai padroni dell'industria, del commercio, della finanza, e dell'apparato politico/istituzionale eretto a loro difesa, allora avranno iniziato, nella direzione giusta, il percorso della loro liberazione dal giogo dei padroni. Saluti.

Luigi

http://diciottobrumaio.blogspot.com/2012/03/il-comunista-e-il-cane.html
 
... Tengo a precisare, per evitare che qualche stronzo di dirigente tenti di cavalcare il cavallo contro la mia tesi semplicemente reclamando il merito di tutta la categoria per l’eccellenza di molte aziende italiane che effettivamente lo sono, che quanto affermo accade in quelle dove intermedia una trafila di individui tra la proprietà e i dipendenti di base.. sembrano masserie senza padrone. A differenza di tante piccole aziende dove responsabili e maestranze vengono quotidianamente sottoposti individualmente a continui test di professionalità e capacità produttive in modo diretto dal padrone stesso, e se esse soffrono, malgrado la passione e il costante impegno, è perché devono sostenere tutto il carico dell'imbarazzante "sistema Italia".
Al presidente Squinzi, La informo che non ho mai avuto riscontro a questa stessa lettera dal suo predecessore Emma Marcegaglia, forse perché ha qualche schettino nell'armadio.
Ministro Fornero, Lei piange.. come se fosse pagata per piangere il morto e non per resuscitarlo…
Legga tutto: http://www.montemesolaonline.it/Lettera_Aperta_direttori-stupidi.htm
 
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