3.05.2012
D'amore non si muore
La primavera è nell’aria, si annusa ormai da un paio di
giorni nell’odore dei cadaveri delle donne che perdono la vita, uccise per
gelosia. Follia passionale, la chiamano, e io mi domando quale passione possa
esserci nello sterminio di una famiglia, nel privare della vita un figlio, un
padre, una madre o due ragazzi che stavano là, nella primavera che arriva,
quasi per caso.
I giornali raccontano i fatti, colorandoli come possono
visto che non c’è più un Buzzati, che ti avrebbe fatto appassionare per quel
sangue o per quel foulard stretto intorno al collo, così minuziosamente
descritto che ti viene da controllare nel cassetto se per caso o per disgrazia
ne possiedi uno simile anche tu.
“Non voleva perdere la donna che ancora amava”, scrivono. E
di quale amore, di grazia? Che tipo di amore è quello che uccide per gelosia?
No, l’amore è cosa seria, l’amore può anche togliere la vita – perché no? –
quando però vuole liberare, per esempio, dalla sofferenza della malattia troppo
lenta da sopportare.
Negli ultimi dieci anni gli omicidi in famiglia sono
triplicati, e le vittime sono donne al 70%. La percentuale dei bambini nemmeno
la voglio sapere, perché uno solo sarebbe già abbastanza. C’è chi studia il
fenomeno, attribuendolo massimamente alla crisi economica, alla lungaggine
delle separazioni e dei divorzi, o al fatto che ormai amarsi o non amarsi più,
sia cosa da ricchi. Come in ogni studio che si rispetti la terminologia usata è
scevra di ogni romanticismo, solo numeri incolonnati ed è consolante, perché
almeno l’Eurispes non ha la pretesa di chiamarlo amore.
Poi però ci sono i media, che fiutano il “trend” e non se lo
lasciano sfuggire. La fredda cronaca si riscalda col melenso bricolage di
ricostruzioni e docufiction, con i parenti delle vittime che raccontano le loro
care ammazzate dai bruti, col sorriso della nostalgia e dell’amore sempre
amato, fino alla fine, quando finalmente possono essere liberi di salutare il
pubblico lasciando scendere una lacrima.
E ci sono le didascalie dei giornali, sotto le fotografie
del mostro in manette: “il camionista ubriaco”, l’assassino di Verona, il
mostro di Canicattì. E ci prepariamo a questa lunga scia di morti primaverili,
a ridosso dell’otto di marzo, giorno in cui – per fortuna – ci saranno nuove
eroine da ricordare, tra una mimosa e l’altra, tra un menù e i consigli per non
sfigurare in quell’unica giornata dedicata alle donne, tutte le donne
finalmente presenti.
Omicidio suicidio choc a Piacenza … e di nuovo il frugare
tra il fango della vita altrui, ma erano extracomunitari e lo si fa solo per
far numero, per aumentare questi fiori primaverili, per dare adito alle
chiacchiere sui perché e sui per come e inventare scenari che nessuno potrà mai
confermare, non risparmiando l’orrore del colpo alla schiena e degli altri sei
o sette sparati quando la donna era a terra: sei o sette? E che importanza ha?
Era tanto sangue, e gli uomini in tuta bianca nel recinto della scena del
crimine si muovono proprio come un film americano, che per un attimo ci tiene
compagnia e ci distrae, mentre ancora in sottofondo, qualcuno vaneggia d’amore.
L’amore è un’altra cosa.
Rita Pani (APOLIDE
con le balle girate)
Comments:
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sentivo giusto questi numeri: di circa 600 omicidi all'anno in Italia, 300 avvengono fra persone che si conoscono e di questi 200 in famiglia. se da un lato il numero complessivo degli omicidi è in calo da anni, il numero di quelli in famiglia è in aumento.
è una roba deprimente che rispecchia la foto della non-cultura? di un paese dove esiste un maschilismo diffuso e propagandato da secoli? siamo arenati ai tempi dell'inquisizione? credo che non usciremo mai da questa melma? le stesse leggi spesso tollerano la violenza con sentenze inaudite? si evidenziano fragilita' e paura nel maschio, altro che sesso forte? piuttosto da psico-analisi? saluti da franco al vecio
Lei ha un talento innato per farci vergognare a volte come italiani, altre volte come uomini o semplicemente distratti.
Voglio proporre su mc questa sua nota in occasione dell'imminente "celebrazione". Ho una bimba di tre anni e vorrei che il mondo cambiasse.
Voglio proporre su mc questa sua nota in occasione dell'imminente "celebrazione". Ho una bimba di tre anni e vorrei che il mondo cambiasse.
Avrei voluto scrivere un pensiero sulla festa della donna,che di solito speradisole pubblica nel suo blog,ma rinuncio perchè non saprei cosa dire per la violenza disumana che si consuma quasi ogni giorno sulle donne e bambini.Senza considerare lo sfregamento delle mani dei giornalisti.:sembra che dicano anche oggi abbiamo da lavorare: i loro cuori non vengono scalfiti neanche da un piccolissimo rimorso per la speculazione che usano.
Buon giorno.
PS.Scusi l'intromissione.
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