1.14.2012

 

Ci hanno rubato


Da sempre ci avete rubato. Ci rubavate l'acqua, quando era il tempo della siccità, del razionamento, dei campi che diventavano deserto. C'erano i piani idrici, e le industrie avevano la priorità. Prima l'acqua al polo industriale di Portovesme, poi, se ne restava alle case. Passavano le autobotti per approvvigionare i serbatoi che come funghi decoravano i tetti e i balconi delle case. Tanconi neri di polietilene, o azzurri a deturpare ciò che già aveva l'estetica della miseria operaia.

Ci avete rubato la salute, con i fumi neri, con i fanghi rossi, con i metalli pesanti, con quelle polveri che a seconda del vento ricoprivano i tetti, le auto e foderavano i polmoni della gente che, ignara, continuava a respirare. Ci avete rubato il mare, inquinandolo di fanghi rossi, di fuoriuscite di putridume tossico.
Hanno rubato la vita a centinaia di persone, morte o sopravissute alle leucemie, diventati vecchi anzitempo, con le protesi alle ossa, o ai denti corrosi dalle chemioterapie.

Siamo sempre stati terra di conquista - ma ammettiamolo - ci siamo anche lasciati conquistare dalla possibilità di avere quel lavoro sicuro, quello che bastava a campare la famiglia, a noi che non avevamo molte pretese, che bastava poter spendere nei negozi che da sempre sono spuntati come funghi.
Siamo stati terra di lotte operaie, abbiamo contribuito a creare quelle condizioni di lavoro umano, per scordare il passato ormai dimenticato, della tirannide fascista e della silicosi che svuotava gli uomini dei loro polmoni.

Dopo non era più l'acqua ma l'energia, che le industrie pagavano a cifre irrisorie, dopo aver ricattato lo stato, abbassato i costi di produzione per continuare ad arricchirsi lasciando la speranza agli operai di poter ancora provare a sopravvivere, mentre il tempo cambiava.

Il tempo della nuova economia, così vecchia da far paura. Vecchia come l'800 quando si lavorava per mangiare e tenersi in forze per lavorare.

Avete rubato la storia di un popolo che ha lottato, e che colpevolmente si è piegato al sogno berlusconiano, delle belle auto che sfrecciano sulle nostre strade inadeguate, il sogno delle barche che da mezzo al mare ci guardano da lontano, come se non volessero sentire il nostro odore.

Ci avete rubato le spiagge, le coste con le bombe americane, quelle che giacciono in fondo a quel mare dove a noi è fatto divieto nuotare. Avete testato uranio impoverito e regalato altro cancro, sfruttato le nostre risorse, ed oggi è miseria.

Altri americani se ne vanno chiudendo l'Alcoa, fabbrica che ha chiuso il suo bilancio in attivo. Un migliaio di sognatori resteranno a casa, non vivranno più. Qualcuno forse si ucciderà come si usa fare quando vince la disperazione - e in Sardegna più che in altri luoghi. Qualcuno non avrà nemmeno la pensione, ma erediterà una bella malattia da combattere ancora, come una volta, forse, ha combattuto per conservare il diritto di lavorare e di ammalarsi.

Ci hanno rubato tutto, noi lo sapevamo, qualcuno lo gridava, in troppi hanno voluto fingere di non sapere, perché alla fine la vita è quella che spera nel domani. Ma ci hanno rubato anche quello. O forse glielo abbiamo lasciato rubare.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Il futuro...
Noi ce lo siamo fatti rubare, sicuramente, colpevolmente.
Resta il fatto che loro ce lo hanno rubato, consapevolmente.
Quasi quasi meglio vivere da coglione che da furbo, anche se dura di meno...

an mi
 
ripetiamo le stesse robe ma le parole volano? l'importante non e' quello che diciamo? ma il bisogno di esserci e non essere trattati come responsabili delle loro colpe? ci hanno tolto la possibilita' di invecchiare restando vivi? saluti dal vecio.
 
Abito vicino a Marghera, quindi con situazioni simili a quanto hai raccontato.
Però non sono riusciti a rubarmi proprio TUTTO.
Mi è rimasto il cervello per ragionare, mi è rimasta la voce per urlare e ... mi è rimasto il forcone con mani che fremono.
 
No, Giovanni56,tra non molto ce li ritroveremo sul palcoscenico del degradante avanspettacolo, e in platea gli italioti in massa plaudente... i tanti pecoroni.
 
Vero... ci hanno rubato tutto mi viene in mente una poesia di Trilussa la ninna nanna della guerra.
Una strofa in particolare.
"... pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone..."
Il popolo, popolino italiota fin quando salva la propria di pelle se ne frega (tipicamente fascista cosa concezione) del resto.
Fino all'estinzione probabilmente.
Ma noi ancora abbiamo da lottare a dispetto di quel "popolo".
 
'O forse glielo abbiamo lasciato rubare.'
Toglierei il "forse".
Subito dopo la guerra perchè loro erano i salvatori e poi perchè i parroci ci dicevano che era giusto così. E ci siamo ridotti a sentire un nodo dentro ogni volta che Gaber cantava "La mia generazione ha perso" o De Andrè cantava la canzone del Maggio. E la colpa più grave è stata pensare a dare benessere ai nostri figli senza insegnare loro a ribellarsi.
 
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