12.23.2011
È l’ora dei miracoli che mi confonde …
La cantava Lucio Dalla, e mi ritorna in mente spesso oggi
che si avvicina il Natale. Tutto è miracoloso intorno a noi. I cingalesi con le
rose in mano, sembrano un po’ meno cingalesi che rompono le balle. Anche gli
iraniani che vendono accendini, sembrano degni d’esser visti con i loro
zainetti colorati sulle spalle e i cesti pieni di mercanzie. No, non si
comprano né rose, né accendini, ma almeno la gente li manda a fare in culo con
più cortesia. Col sorriso di comunanza che dà questa crisi che non risparmia
nessuno, nemmeno gli ambulanti a Cadorna che scappano seguiti dai vigili
urbani, mentre cercano ancora di vendere qualcosa rispondendo al cronista che
pone domande scontate, forse alla ricerca di una storia da raccontare.
Miracolo! È nato il nuovo Knut, si chiama Siku ed è nato in
Danimarca (al freddo e al gelo) è già una star e si narra di molte persone che
prima o poi si metteranno in cammino per andare ad adorarlo, dentro uno zoo,
come il suo predecessore berlinese. Siku è il regalo che ogni bambino vorrebbe
avere, scrivono i giornali, e io mi confondo. Fortuna che diventerà grande come
un orso polare, e nessun genitore, nemmeno il più italiota oserebbe mai
mettersene uno in casa. Abbandonare un cane dalmata in autostrada o gettare un
pesce pagliaccio dentro il cesso è un conto, ma l’orso polare se mostra i denti
non fa poi tanta tenerezza!
Mi confondo: al telegiornale c’è una mamma felice, perché
dice che è riuscita a fare un regalo alla propria figlia. Certo s’è limitata,
ma le ha comprato una collana da Tiffany. Sì, di nuovo Tiffany e al
telegiornale, al punto che passata la confusione mi viene una domanda più
concreta: quanto avranno pagato per questo spot pubblicitario? Poi il cronista
geniale chiude il suo pezzo d’inchiesta dicendoci che abbiamo speso l’8,1% in
meno dell’anno scorso, per i regali, ma sono aumentati gli acquisti di lusso.
Chi ascolta resta un po’ così, confuso come me nell’ora dei miracoli, forse
perché non si ferma abbastanza a pensare che è normale, normalissimo e banale.
Chi non può spendere non spende ed abbassa la media, chi può spendere e
sperperare continua a farlo come ha sempre fatto ed anche di più. La matematica
a volte è semplice.
Come da tradizione è Natale e bisogna essere più buoni. L’allenatore
dell’Italia (nazionale di calcio e non governo) oggi ha convocato un giocatore
del Gubbio per premiarlo: fu contattato per truccare una partita. Gli vennero
offerti 200 mila euro, lui rifiutò e denunciò l’accaduto. Da qui il premio che
ogni giocatore vorrebbe vincere, ossia indossare la maglia azzurra! Sempre più
confusa da tanto miracolo:l’onestà. Peggio, un gesto moralmente normale che
viene premiato, come se fosse eccezionale. A confermarci quindi che ormai, il
nostro è un paese al contrario.
Non so da dove venga la tradizione dell’essere più buoni
soltanto a Natale. Forse risale ai tempi delle tredicesime, quando c’erano i
danari da spendere per fare regali inutili e a volte persino terrificanti.
Forse risalgono ai tempi in cui si sprecava il cibo che avrebbe potuto sfamare
un intero villaggio africano. Forse è una storia che viene da là, da quando ci
educavano allo spreco più sfavillante, a ingolfarci di cibo per poter poi
arricchire le ditte produttrici di integratori alimentari e cibi chimici ma
dietetici …
Ma ora che c’è la crisi, non sarà che potremmo sentirci esentati
dall’essere più buoni? È che non mi riesce proprio, non ancora, almeno.
Buone feste.
Rita Pani (APOLIDE)
Comments:
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noi viviamo in un " mondo di fantasie e illusioni" il difficile e trovare la realta? BUONA VITA A TUTTI dal vecio!!
Sono “fieramente” ateo, costituzionalmente ateo, ma Cristo è altra cosa che il cosiddetto padre. Cristo merita stima e simpatia.É morto da povero cristo tra due ladruncoli, sbarellato su una croce, e perciò il Natale lo voglio ancora vivere come una festa. La festa della nascita di un poeta e sognatore, e perdente. Infatti mi viene da chiedermi: “Ma chi glie lo ha fatta fare?”, per la stronzeria di questa umanità feroce.
È festa, ma faccio fatica ad accettare che tutto sarebbe da perdonare perché è Natale… E No! Be’, vaffà…!
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È festa, ma faccio fatica ad accettare che tutto sarebbe da perdonare perché è Natale… E No! Be’, vaffà…!
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