12.20.2011
Colazione, pranzo e cena da Tiffany
Arriva
la favola del Natale, e la racconta la Ministra Fornero. Ma la favola ha i
verbi falsati dal condizionale, che tutto lascia appeso, proprio come le palle,
proprio come a Natale.
"Servirebbe
aumentare i salari" raccontò la Fornero senza nemmeno una lacrima, e
invero nemmeno un sorriso...
Ma
non si capisce più, cosa sia favola e cosa sia storia, cosa sia vero e cosa no.
Perché
arriva Natale, e le notizie sono contrastanti, al punto che non si comprende
più se sia doveroso alzare i salari o aumentare l'orario di apertura di
Tiffany, giacché, raccontano i giornali, la gente sosta per ore in fila, a Roma
come a Milano, per "fare un tuffo" nel lusso per dimenticare.
E
comunque vengono descritti i visi soddisfatti per il sacrificio fatto, stando
in piedi per strada, col vento gelido che arriva da nord. Tutti escono con quel
pacchetto dal verde azzurro inconfondibile, e -scrivono - tutte si sentono un
po' Audrey Hepburn. In fondo, conclude l'articolista, almeno a Natale si
possono spendere duecento euro "tutti per noi" anche per dimenticare,
indossando poi il ciondolo d'argento appena conquistato.
Ecco
magari con un salario più alto, il direttore di Tiffany a Roma come a Milano,
non avrebbe lamentato il vuoto intorno ai banchetti delle pietre preziose,
quelle che restano là solo come terapia - guardare ma non toccare - per far
dimenticare, e per continuare comunque a sognare.
è la
favola di Natale, quella che in questi giorni bisogna a tutti i costi
raccontare, al ptunto che altre parole appaiono e scappano via, come se non
fosse consentito disturbare.
Emergency
per esempio, ne racconta un'altra. Di ospedali nati per dare soccorso ai
migranti extracomunitari, ai clandestini sfruttati e dimenticati che in Italia
non ha accesso ai servizi sanitari Ma le strutture di Emergency di giorno in giorno si riempiono di italiani
che forse hanno finito proprio tutto, persino la capacità di sognare o di
dimenticare.
Buffo
però! Una volta erano più bravi in Grecia a raccontare le favole; è quel popolo
a vantare il possesso della tradizione con Esopo, ma ora siamo noi quelli più
bravi e abbiamo avuto persino un tizio che ce le ha raccontate per quasi
vent'anni, tutte buffe e divertenti sebbene quasi tutte uguali, e con un finale
scontato che faceva all'incirca così: "La crisi è passata! W la
figa!"
Ora
in Grecia preferiscono i racconti neorealisti, quelli che narrano di un popolo
impegnato a sopravvivere, a fare i conti con la criminalità dilagante, che al
Natale non ha tempo nemmeno il tempo di pensare. Dicono di giovani che odiano
il proprio paese e che se ne vorrebbero andare.
Sì,
è proprio buffo, perché il neorealismo l'abbiamo inventato noi.
Rita
Pani (APOLIDE)
Comments:
<< Home
Ah poter vivere ancora, almeno per un solo giorno, la favola del Natale.
Impossibile!
Questi non sono più i tempi della memoria che ancora può commuovere. Ora la memoria ti porta a scorrere tutte le tappe del degrado, e fino a bloccarti con lo sguardo sul cumulo della macerie accumulate mentre un vento impetuoso ti spinge a guardare verso un futuro al quale vorresti voltare le spalle.
Come potrebbe essere possibile? in mezzo a questo chiasso di gente smemorata… E confuso tra i “normali”, quelli che diceva Sartre “reclama(no) la parte di vita eterna alla quale (hanno) diritto. Poiché loro (hanno”) diritto a tutto: alla vita, al lavoro, alla ricchezza, al comando, al rispetto e, infine, alla immortalità”… mentre io non sono “né un nonno, né un padre, e nemmeno un marito. Non (voto) e a malapena (pago) qualche imposta: non (posso) fregiarmi né dei diritti del contribuente, né di quelli dell’elettore, e nemmeno dell’umile diritto alla onorabilità che vent’anni d’obbedienza conferiscono all’impiegato. Il fatto della mia esistenza comincia(…) realmente a sconcertarmi. Che non (sia io) che una semplice apparenza?”.
Le cose inesorabilmente capitano Anche le più atroci continueranno ad accadere in qualsiasi momento. Perciò smemorarsi è la scelta! Non ricordare nemmeno la metà delle cose che abbiamo visto e fatto in questi ultimi stupidi anni.
E la vita continua a scorrerci accanto con boati, stridor di denti, zaffate di fumo, brividi di terrore… e tutto sarebbe da perdonare perché è Natale?
Ma vaffà…!
Posta un commento
Impossibile!
Questi non sono più i tempi della memoria che ancora può commuovere. Ora la memoria ti porta a scorrere tutte le tappe del degrado, e fino a bloccarti con lo sguardo sul cumulo della macerie accumulate mentre un vento impetuoso ti spinge a guardare verso un futuro al quale vorresti voltare le spalle.
Come potrebbe essere possibile? in mezzo a questo chiasso di gente smemorata… E confuso tra i “normali”, quelli che diceva Sartre “reclama(no) la parte di vita eterna alla quale (hanno) diritto. Poiché loro (hanno”) diritto a tutto: alla vita, al lavoro, alla ricchezza, al comando, al rispetto e, infine, alla immortalità”… mentre io non sono “né un nonno, né un padre, e nemmeno un marito. Non (voto) e a malapena (pago) qualche imposta: non (posso) fregiarmi né dei diritti del contribuente, né di quelli dell’elettore, e nemmeno dell’umile diritto alla onorabilità che vent’anni d’obbedienza conferiscono all’impiegato. Il fatto della mia esistenza comincia(…) realmente a sconcertarmi. Che non (sia io) che una semplice apparenza?”.
Le cose inesorabilmente capitano Anche le più atroci continueranno ad accadere in qualsiasi momento. Perciò smemorarsi è la scelta! Non ricordare nemmeno la metà delle cose che abbiamo visto e fatto in questi ultimi stupidi anni.
E la vita continua a scorrerci accanto con boati, stridor di denti, zaffate di fumo, brividi di terrore… e tutto sarebbe da perdonare perché è Natale?
Ma vaffà…!
<< Home