10.26.2011

 

Il miracolo è compiuto


Ci sono voluti vent’anni per vedere realizzarsi il sogno italiano, quello nato patinato di fronte alle telecamere che ai sogni avevano preparato la popolazione, con pazienza e spirito di abnegazione. Anni e anni di tette e culi per paralizzare i neuroni, di prosciutti “firmati” in mezzo ai quiz che regalavano i soldi. Il sogno di arrivare, senza che a nessuno fosse chiara la meta, ma con la certezza di non dover faticare.

Una lunga e certosina erosione della volontà popolare, intesa proprio come coscienza e buon senso. Ore e ore di televisione a inebetire, a preparare il terreno per l’affondo del più grande ladro di cui la storia avrà tanto da raccontare, se i maya non ci avranno azzeccato, e se qualcuno sopravvivrà a questa ecatombe.

Vent’anni appena per portarci nel terzo mondo, col cemento, con le mafie e le eco mafie, col malaffare e la corruzione, con la piratesca politica di un grumo di potere massone e criminale. Vent’anni per trasformare il linguaggio, le menti, per uccidere la democrazia, per privarci dei diritti, per ucciderci di doveri, per instaurare la disparità sociale che garantisce la vita a pochi eletti, speculando sulla morte dei disgraziati.

L’Italia del miracolo è finalmente visibile agli occhi di tutti, con la pioggia che ci fa sembrare Pakistan, tra fango e morti, con una sanità che ci fa sembrare Africa, con la povertà che ci trasporta in India, con la spazzatura che galleggia a Roma, con i monumenti che franano, con le strade che hanno più buche di quelle albanesi.

La filosofia della “casa della libertà”, dell’essere padroni in casa propria, la politica del fare, della modernità  e dello svecchiamento di un paese da ringiovanire, venivano regalate da un vecchio maiale ringiovanito contro natura. Ma non era un regalo; si firmavano cambiali per il futuro.

Pagavano i settentrionali, perdendo la loro identità per rivendicarne un’altra, quella padana, che di fatto li ha impoveriti e resi succubi di un grumo idiota e ignorante che hanno smantellato la storia di rivalsa che ebbero dopo la povertà inflitta da un altro catastrofico ventennio. Ha pagato – e sta pagando – Roma, che ha affidato il suo patrimonio culturale a un ex fascista rozzo e ignorante, e a un governo di ripuliti che non vedevano l’ora di porre le mani sui danari, e vestire il potere che non avrebbero mai sognato di poter detenere. Paga il sud, che almeno ci è abituato ad essere italiano solo quando serve esser modello negativo da schifare, o esempio di tutto quello che non è da sognare.

Poi noi la televisione l’abbiamo spenta e abbiamo ripreso a pensare. Ma non ci stanno a che noi si possa smettere di sognare, e così sul Corriere oggi c’è un sondaggio: vogliono sapere cosa ne pensiamo noi della legge, che rivede l’eredità di chi possiede un’azienda. Siamo favorevoli o contrari al testamento?

Ho scritto anche io una lettera stamattina: ci ho scritto che sono favorevole, e che farò testamento. Sperando di schiattare dopo di quel massone mafioso, lascerò anche io tutto ai suoi figli, che alle mie, io, ci tengo sul serio. Alle mie bambine lascerò solo una preghiera: state lontane da questo paese di merda, non tornateci più nemmeno in vacanza. Siate capaci di sognare davvero di essere parte integrante di una società civile. Ovunque essa sia.

Rita Pani (APOLIDE)
  

Comments:
E mentre la tv del Grande Fratello avanza, i migliori se ne vanno!

http://www.balcanicaucaso.org/Media/Multimedia/Corte-Internazionale-e-Kosovo-un-occasione-perduta
 
IL PADANO NON È UN POPOLO

di ANTONIO CASSESE
per la Repubblica 2/10/2011

Firenze, 22 ottobre 2011. Addio ad Antonio Cassese. Si battè per i diritti umani. E' morto questa notte nella sua casa di Firenze. Aveva 74 anni. E' stato presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia e primo presidente del Tribunale speciale per il Libano. Era un collaboratore di Repubblica. Dedicò la vita a combattere contro ogni violazione dei diritti fondamentali delle persone. Napolitano: "Maestro di cultura giuridica". Frattini: "Mente illuminata, uomo coraggioso". Pubblichiamo il suo ultimo articolo.

Ha forse torto Giorgio Napolitano a dimenticare il «diritto universale dei popoli all'autodeterminazione», come ha detto l'onorevole Roberto Calderoli? No, è Calderoli che ha torto quando rivendica quel diritto per il così detto popolo padano. Né la Costituzione italiana, né il diritto internazionale conferiscono l'autodeterminazione agli abitanti della Padania. La nostra Costituzione è chiarissima. L' articolo 5 proclama che la Repubblica è una e indivisibile, anche se attenta alle esigenze dell'autonomia e del decentramento. E infatti neanche l' Alto Adige, una regione con una forte minoranza linguistica, e i cui leader politici avevano invocato per anni la secessione, l'ha ottenuta, perché contraria alla nostra Carta costituzionale. Ma nemmeno il diritto internazionale, ancora impregnato delle idee lanciate nel 1914-15 dal presidente statunitense Wilson e da Lenin, riconosce alcun diritto al "popolo padano". Attualmente il diritto internazionale accorda l'autodeterminazione "esterna", e cioè il diritto all' indipendenza eventualmente raggiungibile attraverso la secessione, solo a tre categorie di "popoli":
(1) quelli coloniali;
(2) quelli sottoposti a dominio straniero o ad occupazione militare (come il popolo palestinese o quello del Sahara ex spagnolo sottoposto all' occupazione del Marocco);
(3) ai gruppi "etnico-razziali-religiosi" discriminati così gravemente a livello politico e sociale dalle autorità centrali da non essere in alcun modo rappresentati nelle assise di governo (è quel che succedeva alla maggioranza di colore in Sudafrica all' epoca dell' apartheid).

Ora, è chiaro che il "popolo padano" potrebbe tutt'al più ricadere nella terza categoria. Ma così non è, per due ragioni. Ove anche quel "popolo" costituisse una minoranza etnico-razziale-religiosa, il che non è, è un fatto che non solo non è discriminato politicamente e socialmente ma che ha addirittura tre ministri al governo. Per una ragione simile qualche anno fa la Corte Suprema del Canada negò l'autodeterminazione al Québec - che pure costituisce una minoranza linguistico-religiosa - appunto perché quella minoranza non era affatto discriminata a livello politico centrale. Ma la ragione determinante è che la Padania è solo un'entità geografica, anche se ha le sue tradizioni e ha dato vita ad un partito politico. Quindi, parlare per essa di autodeterminazione e secessione è parlare a vanvera. Ovviamente Calderoli nemmeno potrebbe invocare il diritto all'autodeterminazione "interna", che è il diritto universale ad un sistema rappresentativo, pluripartitico e democratico: sistema questo che è già pienamente operante in Italia. Sarebbe opportuno che si smettesse di inquinare il discorso politico con fumose ed inconsistenti chimere, che creano aberranti aspirazioni, distraendo dai tanti gravi problemi che affliggono l'Italia. E forse sarebbe utile che alcuni nostri politici si leggessero qualche manuale elementare di diritto costituzionale e internazionale.
 
Amen.
 
dato che la situazione verificatesi ha provocato fastidi malessere e poverta' generalizzata? si potrebbe discutere amichevolmente ? non di eredita' mha dei danni al paese e alla nostra qualita' della vita? quindi? promuovere una action class contro questi demolitori di diritti e arraffoni di pubblico danaro? forse è troppo per questi dis-onorevoli faccendieri? servirebero adeguati e immediati... interventi per rivendicare i gravi disagi subiti? saluti dal vecio
 
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